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Autore: Atlanteidos    26/01/2021    0 recensioni
Hatfield House non prende il nome dai suoi proprietari, ma dal suo costruttore: non di meno, Rose e le sue cugine l'hanno sempre considerata come una seconda casa.
Quando si riuniscono lì tutte insieme, per la prima stagione della piccola Leslie, nessuna di loro è ancora consapevole di cosa il futuro ha in serbo per loro: solo una cosa è certa, il matrimonio ne deve essere l'atto finale, soprattutto per le sorelle Duvette.
Fra convenzioni e convinzioni, libri, gentiluomini e una famiglia preziosa, la stagione delle ragazze di Hatfield House, attraverso lo sguardo di Rose.
© Tutti i diritti riservati - eventuali riferimenti a persone o eventi reali, odierne o del passato, sono puramente casuali.
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 12
Una festa di fidanzamento

 
Mr. Hatrow, quella sera, giunse alla festa di fidanzamento del suo amico e della sua giovane promessa, ad Hatfield House, con la speranza di trovare un momento per poter chiedere perdono a Rose, Miss Griffiths, del suo disdicevole comportamento durante il balletto.
Hatfield House era addobbata a festa, come non mai, ma nonostante lo sfarzo delle decorazioni l’essere in un ambiente che, nei mesi precedenti gli era ormai divenuto familiare, lo rassicurò rispetto a quello che stava per fare.
Mentre lasciava il cappotto e il cappello all’uomo all’ingresso, non poté fare a meno di pensare ad un’altra festa di fidanzamento, forse meno lontana di quanto avrebbe mai pensato nel futuro, forse proprio in quello stesso luogo.
Suo fratello erano mesi che aveva preso a guardarlo in tralice, ogni qual volta Elizabeth iniziasse a proporgli giovani signorine che, a suo parere, avrebbero rappresentato un ottimo partito.
Una pratica che non era nuova a casa Hatrow, nonché fortemente incoraggiata da sua madre, che nonostante la vecchiaia avrebbe continuato a vivere per sempre pur di vedere sposati entrambi i suoi figli, ma che da ultimo l’aveva toccato più che in altri tempi.
Un tempo si era reputato troppo giovane per fare certi pensieri, e se non molto recentemente non aveva mai trovato alcuno con cui potesse prefigurarsi passare i prossimi dieci, venti o cinquanta anni della sua vita.

Ad accoglierlo, nel salotto riservato ad occasioni come quelle, più grande e lussuoso di quello in cui i Duvette solevano riceverlo, Charles e Miss Duvette, l’uno più raggiante dell’altro.
Se Charles era sempre stato un uomo affascinante, sin da quando non erano poco più che ragazzi, Mr. Hatrow non poteva che riconoscere come Miss Duvette, anche se non come la minore delle due sorelle, era di una bellezza particolare, più popolare che raffinata, con il volto e gli occhi tondi, i capelli scuri e un sorriso largo e genuino.
Non avrebbe potuto davvero desiderare per il suo amico una compagna migliore, allegra e onesta, senza un grammo d’interesse nelle ossa, nonostante il cospicuo patrimonio in possesso del suo futuro marito.
Una volta Miss Griffiths gli aveva detto, durante uno dei loro pomeriggi passati a seguire la coppia con lo sguardo per Hyde Park, che sua cugina aveva le stesse possibilità di sposare un gentiluomo che quelle di convolare a nozze con un panettiere, per la disperazione dei suoi genitori.
Lei, al contrario della giovane coppia di futuri sposi, sembrava non essere da nessuna parte, e Mr. Hatrow dovette reprimere la preoccupazione che sentì al pensiero che non fosse lì.
Ma come avrebbe potuto, dal momento in cui quella era casa sua, e l’occasione celebrata era il fidanzamento della sua cugina preferita?
- William, sei arrivato! Come va? -
Gli disse, facendoglisi incontro, Charles, Miss Duvette alle calcagna.
La ragazza gli rivolse un sorriso cortese, che però non le arrivò agli occhi.
Non che la cosa lo stupisse, viste le modalità con cui si era separato da sua cugina durante il loro ultimo incontro: per il suo comportamento, senza dubbio riprovevole, e finché non si fosse scusato, meritava ben più che una fredda accoglienza.
- Charles! – esclamò, stringendo la mano all’amico, prima di piegare appena la testa in direzione della sua fidanzata – Miss Duvette, vedervi in una così lieta occasione mi rende molto felice. Posso affermare con una certa sicurezza che difficilmente ho avuto occasione di fare da chaperon ad una coppia così ben assortita – aggiunse poi, non perdendosi lo sguardo compiaciuto del suo amico alle sue parole e Miss Duvette arrossire appena.
- Non posso che definirmi un uomo fortunato – gli rispose Charles, voltandosi a guardare la sua fidanzata, il cui viso si aprì finalmente in un sorriso genuino.
- Concordo pienamente – fece infatti, prima di voltarsi verso la sala da pranzo, da cui proveniva la voce di Mrs. Duvette, appena più che alta che qualche secondo prima – Penso sia meglio che vada a controllare quello che sta accadendo, a dopo Mr. Hatrow -
Mr. Hatrow non fece in tempo a risponderle, che la giovane era lontana, mentre il suo fidanzato la seguiva con lo sguardo, prima di voltarsi di nuovo verso di lui.
- Meglio che vada anch’io, a dopo Will! –

Dopo essere stato così congedato dai due futuri sposi, e con Miss Griffiths ancora assente dalla sala, Mr. Hatrow fu abbordato dal vecchio socio d’affari di suo fratello, Mr. Cruise.
Suo padre era stato fra i primi a prendere l’uomo sul serio quando non era che un giovane imprenditore, e suo fratello, quando aveva preso in mano l’azienda di famiglia, non aveva fatto altro che rafforzare i loro legami d’amicizia e commerciali con la famiglia Cruise.
L’uomo, ai suoi occhi, era negli anni divenuto più conservatore e timoroso di quanto anche suo fratello avrebbe gradito, ma la sua esperienza negli affari e la fiducia che inspirava ancora nei clienti, soprattutto dopo che loro padre era venuto a mancare, aveva fatto in modo che la loro collaborazione rimanesse costante nel tempo.
C’era stato un tempo in cui le loro famiglie avevano addirittura pensato ad un matrimonio fra lui e la giovane figlia di Cruise, quella che si era da poco sposata, ma la sua resistenza quanto quella della ragazza, che come gli aveva rivelato tempo dopo sua cognata “non lo reputava proprio per niente attraente”, era stata sufficiente a sventare quello che senza dubbio non sarebbe stata una coppia felice.
Mr. Cruise gli stava raccontando, un bicchiere di vino in mano, come sua figlia si fosse ben sistemata ormai nello …Shire con il suo nuovo marito, Mr. Jeremy Hill, un giovanotto che gli era sempre sembrato più amabile che sveglio, soprattutto nel campo degli affari, ma che per sua fortuna viveva di una rendita tutta legata alla terra.
L’uomo era proprio nel mezzo della descrizione della vastità delle proprietà del genero, quando un movimento sul fondo della sala attrasse l’attenzione di Mr. Hatrow.
Miss Griffiths, Rose, era appena entrata nel salotto, ridendo per qualcosa che stava dicendo l’uomo che teneva a braccetto.
Improvvisamente la voce di Mr. Cruise non divenne che un rumore di sottofondo, mentre il suo unico focus diveniva la coppia a poca distanza da loro.
Miss Griffiths era come sempre elegante e sobria, con la nonchalance di chi non sa di esserlo, i capelli in una acconciatura elaborata ma comunque non del tutto domanti, gli occhi luminosi ed espressivi e, com’era inevitabile, vista la sua naturale attitudine, con un’espressione intelligente sul volto.
Nella sua vita aveva incontrato centinaia di donne, e alcune probabilmente le si sarebbe potute definire anche più belle di Miss Griffiths, ma nessuna mai, a suo parere, aveva la sua stessa capacità di rimanere impressa nella mente, come uno splendido paesaggio, e di attrarre la curiosità e attenzione altrui come lei.
L’uomo con cui si accompagnava, invece, non neanche lontanamente definibile alla sua altezza.
Se avesse dovuto trovare un aggettivo per definirlo, non gli sarebbe venuto altro in mente che insignificante: portava i capelli chiari tirati all’indietro, legati in un codino di scarso gusto, e aveva gli occhi azzurri, le gote e le labbra rosse come un cherubino, che gli conferivano un che di infantile.
Era alto appena quanto la sua compagna di quel momento, ed era costruito più come un ragazzino esile che non come un uomo.
Un contrasto a tratti ridicolo con Miss Griffiths, la cui stazza fisica, oltre che morale ed intellettuale, sarebbe riuscita ad affascinare anche il più noioso degli uomini.
Mr. Cruise doveva aver intercettato il suo sguardo, perché anche lui si voltò verso i nuovi venuti, scrollando le spalle.
- Mr. Lewis, eh? Deve aver saputo anche lei, visto che ormai è abbastanza vicino alla famiglia Duvette– esclamò, fraintendendo del tutto l’oggetto delle sue attenzioni.
Mr. Hatrow scrollò le spalle, fingendo disinteresse.
- Suppongo di sì. Mr. Lewis? Il nome mi è familiare -
- Non mi sorprenderebbe. È stato a lungo il segretario di Augustus, Mr. Duvette, ma nessuno avrebbe mai immaginato… -
Mr. Cruise si interruppe nuovamente, per riempirsi nuovamente il bicchiere.
Mr. Hatrow intanto si voltò nuovamente a guardare Miss Griffiths, che sembrava invece non averlo notato e continuava a parlare animatamente con il suo nuovo compagno, che al contrario rimaneva in silenzio, con sul viso solo un mezzo sorriso, ebete, non poté fare a meno di pensare l’uomo, non senza un pizzico di cattiveria.
- Nessuno avrebbe mai immaginato cosa? – disse, per incalzare l’uomo più vecchio prima che perdesse il filo del discorso.
- Ma che finisse proprio con sua nipote! Insomma, un bel salto di condizione, per il giovanotto – gli rispose Mr. Cruise, guardando appena Mr. Lewis, prima di rigirarsi nella sua direzione e scuotere le spalle – ma sa, William, i giovani e i loro amori. Chi può mai prevederli, non crede? – continuò poi, con fare noncurante, ignorando l’improvviso pallore che aveva tutt’un tratto preso il suo interlocutore.
Mr. Hatrow dovette fare un respiro profondo e distogliere lo sguardo dalla giovane coppia, prima di recuperare abbastanza la voce da essere capace di rispondergli.
- Già. Non vi si può fare di certo affidamento -

Rose era stata impegnata tutta la sera, almeno fino al momento di sedersi in tavola, ad accogliere gli ospiti ed aiutare sua nonna, le cui manie di perfezionismo stavano avendo effetti disastrosi sui poveri nervi, a finire di sistemare la sala.
Aveva appena avuto il tempo di scambiare qualche parola con i suoi zii, appena arrivati da Bath, e Mr. Lewis, ormai una figura familiare non solo nell’ingresso e nello studio di suo nonno, ma anche nei loro momenti più intimi, dopo la notizia, in quel momento non ancora resa pubblica, del fidanzamento fra lui e Leslie.
Si era appena seduta, in un posto centrale del tavolo, non molto lontana dai suoi familiari, quando alla sua sinistra notò la figura scura e familiare di Mr. Hatrow, che doveva essere arrivato mentre lei era sul retro della casa e non aveva ancora visto.
Anche l’uomo sembrò prendere nota di lei, non irrigidendosi però nella sua stessa misura, e le riservò appena un cenno, prima di tornare a concentrarsi sul suo bicchiere, che stava giusto venendo riempito da uno dei camerieri che sua nonna aveva assunto specificatamente per quell’occasione.
Nessuno di loro due, molto diversamente da come avrebbero fatto anche solo qualche settimana prima, proferì parola, e Rose, in mancanza di vicini più ciarlieri anche dal lato destro, si limitò a seguire, per quanto possibile a quella distanza, la conversazione che stava andando avanti fra suo zio e Mr. Lewis, che con molta gioia di Leslie sembravano andare straordinariamente d’accordo.
- Mi fa piacere vederla d’umore così lieto, Miss. Immagino un altro evento non dissimile da questo non sia molto lontano – disse all’improvviso l’uomo, dopo averla osservata a lungo da sopra il suo calice di vino, le dita lunghe così strette intorno al sottile stelo di vetro che la ragazza si stupì non avesse ancora ceduto.
Ancora una volta Rose non poté fare a meno di maledire la scelta sfortunata di posti attuata da sua nonna, nonostante la donna non avesse che le migliori intenzioni.
- Certo, non posso che augurarmelo -
Mr. Hatrow annuì, bevendo un sorso di vino, le labbra strette.
- Sono sicuro porterebbe grande gioia nella vostra famiglia, un così lieto evento vicino al matrimonio di Miss Duvette -
Rose lanciò appena un’occhiata a Mr. Lewis e Leslie, seduti qualche posto alla loro sinistra, dal lato opposto del tavolo, e suo malgrado sorrise.
- Non si sbaglia. Mi porterebbe infinita gioia, un lieto fine del genere dopo tante tribolazioni – rispose, a voce più bassa del solito in modo tale da non farsi udire dagli altri commensali e voltandosi a guardare il suo vicino di tavola per trovarlo ad occhi spalancati, e decisamente pallido.
Nonostante le loro precedenti poco piacevoli, per utilizzare un eufemismo, discussioni, Rose non poté fare a meno di preoccuparsi.
- Si sente bene, Mr. Hatrow? -
L’uomo scosse la testa, riacquistando un colorito meno spettrale e sorridendo amaro, volgendosi di nuovo in direzione del suo piatto.
- Sì Miss, solo sorpreso da come le giovani d’oggi cambino direzioni del cuore come si cambia di cavallo durante lunghi viaggi. Talvolta penso solo di essere uno stolto, a credere ancora che i sentimenti possano avere una vita più lunga di quella di una pioggia passeggera -
Rose si dovette trattenere dall’alzare gli occhi al cielo: come si poteva voler trattare con così tanta serietà quello che era stato appena un innamoramento passeggerò fra due giovani?
Persino Mr. Mulligan sembrava aver ormai sportivamente accettato la scelta di Leslie, e aveva diretto la sua attenzione ad una delle tante giovani che, al contrario di sua cugina, erano ora ben più che felici di riceverla.
- Oh, sono sicura nessuno la consideri uno stolto, vista la sua rigidità e severità in tutte le questioni della vita – disse alla fine, bevendo un sorso del vino che ancora le rimaneva nel calice e cercando con lo sguardo la più vicina brocca d’acqua.
Mr. Hatrow le rivolse un’occhiata fra lo sconvolto e l’indignato che lei finse di non cogliere.
- Mi perdoni se reputo l’incostanza uno spregevole attributo per un carattere, soprattutto in questioni di cuore -
- Le rivelerò che, come più volte ho dovuto constatare nel corso della mia vita, spesso, in mancanza di promesse e fatti, non si può reputare incostante colui che, in maniera oggettiva, non ha mai preso un impegno. Non trova? –
- Trovo che lei sia molto diversa dalla persona che mi ero prefigurato, Miss –
Per Rose fu come se le avessero rovesciato addosso un secchio d’acqua ghiacciata, e stava per ribattere piccata, se non che durante la loro discussione dovevano aver alzato la voce oltre quello che sarebbe stato adeguato tenere, e alcuni commensali avevano iniziato a volgersi nella loro direzione.
Entrambi tornare a rivolgere la loro attenzione al cibo davanti a loro e, con in egual misura sollievo e dispiacere, Rose non si vide più rivolta la parola dal signor Hatrow per il resto della serata.
   
 
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