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Autore: armen66    26/01/2021    1 recensioni
Un moderno universo dei giovani leoni.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Chapter Text

Il sacco militare sulle spalle, l'uniforme che tira a sinistra per le troppe decorazioni, il braccio destro con la manica svolazzante, vuota in fondo.
 Il tenente Jaime Lannister scese dall'aereo che trasportava anche dei feriti in barella, a loro la priorità di sbarco. Lui era un ferito, guardando il moncherino si chiedeva se più nel fisico o nel morale.
 Appena scesi, alcuni familiari abbracciavano i soldati rientrati; Jamie si guardò intorno, per lui nessuno. Un eroe di guerra senza gloria.
 Era un aeroporto lontano dal clamore dell’hub della capitale, una pista secondaria.
 Congedato con onore, aveva offerto abbastanza alla patria, volontario forzato in terra di combattimenti per sfuggire alla minaccia che poteva distruggere lui stesso e quanto di più caro aveva al mondo.
“Non accetto di vedere il nostro nome infangato.”
Aveva detto Tywin Lannister, suo padre, il vecchio leone, voce calma fatta di acciaio.
“Fai la tua scelta su come difendere l'onore dei Lannister, subito.”

 

Così Jaime era partito, alle ferree condizioni di Tywin; l'autista li aveva portati al centro di addestramento senza dare a Jaime il tempo di tornare a casa, buttare qualcosa in valigia, salutare il posto e dire addio a Cersei.
“Non pensare di rivederla! Siete la vergogna della famiglia, meno male che tua madre è morta e non ha dovuto subire questo affronto.”
Aveva dichiarato Twyin, lasciando Jaime davanti la porta del comandante con un tono che non lasciava adito a dubbi.
 Tornare alla vita militare gli era sembrato strano dopo alcuni anni - era stato un titolo da prima pagina su tutti i mass media quando Jaime, giovane cadetto appena maggiorenne, aveva ucciso con la spada della divisa di ordinanza il primo ministro, mentre l'uomo era in preda a una follia distruttiva e minacciava di far esplodere una bomba – nascosta nelle fognature - nella piazza affollata per una festa nazionale.

 

Tywin si era riportato il figlio maggiore a casa e lo aveva arruolato nell'azienda di famiglia, nonostante Jaime fosse riluttante a seguire le orme paterne e ritenesse Cersei più qualificata.
 Ma su questo Tywin non aveva voluto sentire obiezioni.
“Sei l'erede maschio ed è tuo dovere.”
Jaime aveva chinato il capo, rassegnato; all'apparenza era sicuro e spavaldo, avendo avuto il coraggio e la prontezza di salvare centinaia di persone, ma dentro di sé c'era la consapevolezza di aver perso il controllo della propria vita.
 Perché la verità era stata manipolata con una insolita alleanza tra i soldi di Tywin e il rigore morale di Ned Stark, ministro degli interni, e Jaime fatto passare come l’eroico ufficiale che aveva ucciso l'uomo che aveva assassinato il primo ministro. Il cadavere di un vagabondo servì al gioco.

 

Cersei aveva ascoltato il suo racconto, alcuni mesi dopo il fatto, una sera in cui erano soli nella grande casa sulla costa occidentale, la dimora storica di famiglia, i domestici al minimo e il padre lontano per un altro viaggio di lavoro.
 Jaime aveva pianto, lacrime amare, perché la sua vita appena affacciato all’età adulta era una grande bugia e Cersei lo aveva abbracciato, più vicina, più stretta del solito e a Jaime era sembrato di essere di nuovo libero, perché la ragazza più bella del mondo, la sua gemella, la sua Stella lo stava baciando dolcemente sulle labbra.
“Sei bellissima.”
Mormorò, bocca contro bocca, cuore contro cuore, e lei continuava, per bere alla fonte delle sue labbra, la sete che diventava sempre più ardente, che si estendeva dal viso al petto a tutto il corpo.
“Jaime, abbracciami, ti prego.”
Gli occhi verdi di Cersei erano Il mare nei momenti di tempesta, la stessa che stava sbattendo i loro corpi l'uno contro l'altro, dove qualcosa di morbido attutiva l'impatto di una parte così rigida da causare dolore.

 

Quando la tempesta si placò, Jaime e Cersei si ritrovarono nudi, ancora abbracciati, le gambe intrecciate ed un gusto nuovo sulle labbra e in mezzo alle cosce.
 Rivoli di sudore e le gambe di Jaime avevano tremato per alcuni minuti, non voleva credere che per la prima volta nella sua vita aveva fatto amore e proprio con la persona che amava di più.
 Cersei, obbligata a rompere l'incanto per dirigersi al bagno, buttò le gambe oltre la sponda del letto e vide la traccia rosa sulle lenzuola chiare.
 Jamie seguì lo sguardo che sembrava turbato; si era ricordato che non avevano usato nessuna protezione,che non avevano con loro nessuna protezione.
“Mi spiace, sorellina.”
Cersei si voltò e gli sorrise.
“Non preoccuparti, sono sempre regolare e oggi non abbiamo corso rischi.”
Da quella volta in poi ripresero a dormire vicini ogni volta che Tywin era assente e a trovare un modo, nei giorni sicuri, per congiungersi finché Cersei non si fece prescrivere la pillola con la scusa di leggeri disturbi. Per alcuni anni la loro vita era stata piena.

 

Jaime fu distratto dai ricordi da una voce che lo chiamava; si guardò attorno, le famiglie erano andate via, l'area arrivi era quasi deserta, un paio di autisti con dei nomi scritti su un foglio o un tablet parlavano tra loro in attesa di qualche volo internazionale, per lavoro o per turismo.
 Gli occhi di Jaime si spostarono verso il pavimento basso e vide la piccola ombra, ancora più schiacciata per il gioco di luce di due lampade che continuavano a saltare.
 Suo fratello, un cappello di lana nera sul capo, una giacca a vento bagnata, una macchia di sporco o grasso sui pantaloni.
“Ho bucato una gomma e sono arrivato in ritardo.”
 “Tyrion! Sei venuto.”
 “Certo, pensavi che nessuno ti avrebbe accolto?”
Jaime rimase in silenzio, di certo non si aspettava suo padre, in India per alcuni mesi, o Cersei, fresca sposa.
 Non aveva più il suo telefono e il numero di Cersei risultava non raggiungibile tutte le volte che durante le prime settimane di addestramento aveva tentato di mettersi in contatto con lei; neanche nella azienda di moda dove lavorava era riuscito, una segretaria rispondeva sempre e prometteva di riferire, Ma Jaime non ci credeva più.

 

Poi all'aeroporto, il giorno della partenza per il Medio Oriente, un commilitone aveva coomperato alcune riviste per il volo e si era avvicinato a Jaime brandendone una.
 Li, in prima pagina, la notizia di taglio basso con la foto.
“Matrimonio da favola e fusione aziendale, Cersei Lannister e Robert Baratheon sposi oggi in un esclusivo resort in Costa Azzura.”
Il cuore di Jaime si era fermato, il suo mondo si era dissolto in polvere nera, sottile come le ceneri del fuoco del grande camino di casa.
 Dopo, in volo, la curiosità lo aveva divorato, aveva supplicato di poter leggere l'articlo, spiegando di essere in conflitto con il padre e per questo non partecipare al matrimonio.
 L'articolo, essenziale, diceva di un rapido fidanzamento e un matrimonio con una sessantina di invitati selezionatissimi, c’era anche una foto di Cersei con accanto Tywin, nessuna con Tyrion.
 Il nome Robert Baratheon ricordava a Jaime un uomo robusto sulla trentina, capelli neri, voce possente, e una risata che sotto aveva spesso una traccia di scherno.
 Cersei sorrideva al fotografo, in un abito bianco elegante, i capelli intrecciati con fiori e una tiara da vera regina.

 

Jaime studiò a lungo l’immagine, cercando di leggere lo sguardo della sorella, se era triste, convinta, rassegnata al matrimonio.
 La mano di Robert possessiva sul fianco di lei, Jaime sentì il sangue corrergli alla testa, Robert la toccava, l'accarezzava, la baciava, la penetrava la prima notte di nozze.
 Un conato di vomito gli rese la gola così acida che dovette tossire a lungo per controllarsi e non sporcare il sedile e l'uniforme.
 Il suo vicino di posto, un veterano, sulla targhetta era scritto Blackwater, lo osservava.
“Stai bene? Sei pallido come un cadavere.”
 “Sì sì, avrò mangiato qualcosa che non ho digerito.”
 “Dimentica la cucina di casa. Andremo in mezzo a ragni e scorpioni. Scommetto che ce li faranno mangiare.” La risata sonora servì a distrarre Jaime, il vicino voleva parlare e lui trovò più facile non pensare.

 

Tyrion aveva un auto sportiva, una vecchia Jaguar rimessa a nuovo dal suo esperto meccanico, l'aveva trovata - gli spiegò - in una missione al Nord dove aveva incontrato una ragazza dai capelli rossi che gli era rimasta nel cuore. Le auto erano la sua passione, aveva imparato a guidare prima di avere la patente.
“il mio fratellino è innamorato?”
Tyrion arrossì e balbettò che lei era troppo bella e troppo alta per guardare uno come lui.
“E poi è una Stark, papà mi costringerebbe subito a sposarla solo per interesse. Se solo fossi come te, avrei tutte le donne del mondo ai miei piedi.”
 “Peccato che a me ne interessi una sola.”
Tyrion non sapeva cosa rispondere, la sua mente arguta, che gli forniva ha spesso la risposta pronta, non poteva aiutarlo di fronte al dolore stampato sul volto di suo fratello maggiore; non era per la mano, i dottori avevano assicurato tutta la famiglia che il decorso post operatorio era regolare e Jamie sentiva dei crampi più che sopportabili con un dosaggio di pastiglie antidolorifiche.
 Decise di cambiare discorso.
“Zio Kevan e zia Jenna verranno per Natale con le famiglie. La zia ha minacciato di abbandonare…”

 

Jamie interruppe bruscamente il fratello.
“E lei?”
 “Non lo so.”
 “Tyrion!” In una sola parola Jaime aveva costruito un discorso intero di dolore e angoscia e solitudine.
“Ti giuro, Jaime, credimi, non dipende da me o da nostro padre.”
 “Allora è lui che comanda. O lei …non vuole vedermi perchè…”
Jaime alzò il moncherino.
 Tyrion frenò di colpo per accostare; fissò Jaime negli occhi, verdi come i suoi, come tutti in famiglia.
“Lo so che è difficile per te, ma anche per Cersei. Siamo stati tutti intrappolati dal vecchio leone. Io ho preso il tuo posto nell'azienda e vivo solo per lavorare. Non ho un attimo di tregua. Non riesco quasi a vederla in questo periodo.”
Jaime si voltò verso il finestrino e non parlò più fino a casa.

   
 
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