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Autore: Little Firestar84    26/01/2021    18 recensioni
Quella sera, c’era qualcosa di magico nell’aria - Ryo l’aveva capito appena aveva visto Kaori scendere le scale, fasciata in quel lungo abito nero, conturbante e seducente nella sua semplicità, il colore che, come per un incantesimo, faceva risplendere ancora di più la carnagione lattea della donna.
Ryo, Kaori, uan serata apparentemente come le altre, eppure così diversa, destinata a travolgerli e cambiare radicalmente le loro vite... mentre noi ascoltiamo Benvenuti in Paradiso di Venditti...
One shot ispirata, e scritta in collaborazione, con la nostra Klausaeba...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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A volte, le cose capitano. Ascolti – o riascolti - una canzone. E la tua mente vaga, ed inizi a pensare. Ecco, sono loro, me li immagino così. Così è successo alla nostra Klausaeba, con “Beneventi in Paradiso di Venditti, e mi ha chiesto se volessi scrivere qualcosa partendo da quelle parole. “Ma sì, vediamo,” le ho detto alle 20.13 di lunedì sera su Facebook.

E poi, è iniziata la magia: a quattro mani, in un paio d’ore, complice anche l’ immaginetta di loro tutti belli eleganti – in versione Mr. & Mrs. Smith – che troverete lungo la storia, abbiamo buttato giù lo scheletro di questa one-shot, spesso scrivendo le stesse cose nello stesso istante, o completandoci le frasi a vicenda, mentre le immagini  di queste vicende ci fiorivano davanti ai nostri occhi.

E allora… allora, buona lettura.

Mr. and Mrs Saeba by Karasu https://www.pixiv.net/en/artworks/81170384

UN ANGOLO DI CIELO

Quella sera, c’era qualcosa di magico nell’aria - Ryo l’aveva capito appena aveva visto Kaori scendere le scale, fasciata in quel lungo abito nero, conturbante e seducente nella sua semplicità, il colore che, come per un incantesimo, faceva risplendere ancora di più la carnagione lattea della donna invece di sbatterla. Lui le aveva sorriso, sicuro di sé nonostante l’impaccio di quello smoking che era stato obbligato ad indossare, e aveva silenziosamente ringraziato Saeko per avergli affibbiato l’incarico di guardia del corpo di un potente magnate in visita in Giappone con la viziatissima figlia adolescente, perché, non fosse stato per quella serata di gala, chissà quanto a lungo avrebbe dovuto aspettare prima che i suoi occhi potessero incontrare quella meravigliosa visione. Non parlava solo della bellezza fisica di Kaori, ma del modo in cui lei ora si poneva, quella nuova luce che le risplendeva negli occhi, la sicurezza di essere amata e desiderata e sì- anche di essere bella.

Quella sera, tutto sarebbe cambiato, in meglio, finalmente. Ne era certo.

Il matrimonio di Miki e Falcon, con i fatti tragici che ne avevano fatto seguito, aveva rappresentato un punto di svolta nella loro relazione, e le due settimane che ne erano seguite erano state intense e convulse, con la preoccupazione, presto superata, per le condizioni di salute dell’amica,  lavoro - tanto lavoro, una volta tanto – poi, ma soprattutto la conturbante novità dell’evoluzione del loro rapporto, quel gioco dell’oca che Kaori temeva non sarebbe mai giunto alla fine, ma che aveva visto invece entrambi arrivare al traguardo come vincitori.

Erano state due settimane di carezze rubate quando i loro amici distoglievano lo sguardo, di sorrisi complici e tocchi sfuggenti quando passavano l’uno accanto all’altra, di dolci baci leggeri e quasi timidi, scambiati sul divano mente fingevano di interessarsi a cosa trasmettesse il televisore, oppure a tarda notte, davanti alle loro stanze, prima di darsi la buona notte e separarsi, e sognare, ognuno disteso nel proprio letto, ciò che fino ad allora non avevano mai osato contemplare apertamente fino in fondo - una vita, un futuro, insieme. Alcune volte Ryo si faceva invece più ardito, e prendeva nella sua la mano di Kaori, beandosi dolcemente del rossore che le graziava le gote, e finivano per passare la notte insieme, addormentandosi l’uno nelle braccia dell’altra. In quelle notti, lui  le accarezzava dolcemente la schiena con la punta delle dita, il tocco delicato come una piuma, e lei, posando l’orecchio sul torace del suo uomo, si lasciava cullare dal battito del cuore e dal respiro di Ryo, ed insieme scoprivano e godevano di quella loro nuova realtà, l’essere due eppure una cosa sola, una realtà in cui nonostante fossero ancora lungi dallo spogliarsi - sia dei capi che dello loro intrinseche insicurezze – avevano scoperto una profonda intimità.

Ed adesso… quello.

L’incarico si era rivelato piuttosto semplice, in realtà, Ryo e Kaori erano stati poco più che dei baby-sitter pagati molto profumatamente; l’uomo misterioso che aveva minacciato il ricco ed influente imprenditore era stato prontamente localizzato e neutralizzato dal loro gioco di squadra, e una volta consegnato nelle sapienti mani di Saeko - che ancora una volta si sarebbe presa la gloria per quell’arresto -  la coppia di sweeper era stata libera di potersi godere quella serata di festa, trovandosi spesso lontani, con la giovane ereditiera affascinata dall’intraprendenza e dal coraggio di Kaori, e ne monopolizzava il tempo presentandola a buona parte degli invitati, dedicandole caldi elogi.

Ryo l’aveva osservata per gran parte della serata, la sua Kaori, compiaciuto e deliziato dai sorrisi e dalle risate della donna, lasciandole l’opportunità di bearsi di quelle attenzioni. Poi era partita una lenta melodia, e nello stesso istante avevano entrambi voltato il capo, i loro occhi si erano incontrati dai lati opposti della sala, e con sguardo magnetico, Ryo l’aveva raggiunta, liberandola dall’imbroglio della coppa di champagne, conducendola sulla pista da ballo, dove avevano danzato guancia a guancia, senza dire una sola parola, perdendosi l’uno nello sguardo dell’altra mentre sentivano i loro corpi ardenti percorsi da brividi e scosse elettriche. Quando la musica era finita e l’orologio aveva scoccato la mezzanotte, avevano sciolto quell’abbraccio, e dopo aver salutato il loro ospite, che li aveva ringraziati promettendo l’apparizione di un lauto bonifico nel loro conto il giorno seguente, avevano raggiunto la Mini, camminando l’uno a fianco dell’altra e sfiorandosi le mani di tanto in tanto, scambiandosi sguardi e sorrisi complici senza tuttavia dire una sola parola – tra loro, non c’era mai stato alcun bisogno di parlare,  i loro occhi ed i loro gesti erano sempre stati in grado di comunicare molto più di semplici parole.

Silenzioso era stato anche il viaggio di ritorno verso casa; non avevano parlato, Ryo aveva abbassato il finestrino, lasciando entrare nell’abitacolo la frescura della notte, mentre fumava una sigaretta, perso nei suoi pensieri, mentre Kaori, coi capelli scompigliati dall’aria, la frangia che le andava negli occhi, si mordeva il labbro, tenendo le mani in grembo, conscia di cosa desiderava avvenisse  - finalmente! - tra di loro.

Ryo, che in quelle due settimane aveva scoperto che poteva e voleva essere galante con lei, l’aveva aiutata a scendere dalla macchina, e mentre percorrevano le scale, l’aveva accompagnata, posando la mano sulla schiena lasciata scoperta da quel delizioso abito. Per quanto leggero, il contatto aveva fatto rabbrividire Kaori, che si era stretta nelle sue stesse braccia prima di sentirsi avvolta dalla carezza dell’aroma muschiato del dopobarba di Ryo, che le aveva drappeggiato la giacca dello smoking sulle spalle nude. Sorpresa, Kaori aveva alzato gli occhi verso di lui, che le aveva risposto guardandola con il sorriso più dolce e disarmante che gli avesse mai visto sul volto.

E adesso, erano lì. Avevano finalmente varcato la soglia della loro casa – il loro rifugio - ed erano finalmente soli. Sapevano entrambi cosa stesse per accadere, tuttavia, si gustarono l’attesa, consapevoli di quanto essa stessa fosse fonte di piacere.

È bello averti qui tra le mie braccia amore

È bello averti qui, amore

A lume di candela parliamo di noi due

Che magica atmosfera che c'è questa sera

Di colpo le tue mani (di colpo le tue mani)

Intrecciano le mie (intrecciano le mie)

Si tolsero entrambi le scarpe,  sistemandole nella scarpiera accanto alla porta, e mentre Kaori trafficava per togliersi i vistosi orecchini a pendente che stavano iniziando a causarle un grosso fastidio, Ryo, con l’accendino, fece ardere lo stoppino di alcune candele profumate alla vaniglia e cannella che Kaori aveva disseminato nel loro salotto per, paradossalmente, coprire l’aroma di fumo delle sigarette che, nonostante i rimproveri ed i divieti della compagna, l’uomo continuava imperturbabile a consumare.

“Ehy, Kaori, vuoi guardare qualcosa o preferisci…” Ryo non riuscì nemmeno a finire la frase; si era voltato per cercare Kaori, e se l’era trovata di fronte, proprio davanti a lui, scalza. Teneva gli occhi bassi e si mordeva quel labbro su cui tutta l’attenzione di Ryo era focalizzata.

La rossa prese un profondo sospiro, e dischiudendo delicatamente le labbra intrecciò le dita a quelle di Ryo. Solo allora alzò lo sguardo, incontrando gli occhi stupiti ed incantati del suo uomo, e mossa dal desiderio, ma soprattutto da un grande amore che era nato nel profondo del suo animo e che lei negli anni aveva amorevolmente accudito e coltivato, si alzò, come una leggiadra ballerina, sulle punte dei piedi, facendo scivolare dalle spalle la giacca di Ryo, e gli lasciò un delicato quanto veloce bacio sulla bocca - un bacio come tanti altri che si erano già scambiati in quelle settimane, eppure, così diverso. Pregno di significati.

Incantato, sorpreso da quell’approccio ardito nella sua timidezza, Ryo chiuse gli occhi, passandosi la lingua sulle labbra carnose che avevano appena ricevuto quel fugace tocco; mugugnò, roco di desiderio,  quando sentì esplodergli in bocca il sapore di fragola e vaniglia, quello del lucidalabbra colorato che Kaori aveva indossato quella sera.

Gemette, roco, e alle sue orecchie giunse, ovattato, lontano, il quieto singulto che aveva lasciato le labbra di Kaori. Aprì gli occhi, ardenti di desiderio nella loro oscurità, e ruggì, a denti stetti, perso nella visione di lei, con la pelle arrossata dal desiderio ed il fiato corto, una mano poggiata languida sul cuore, su quel petto che si alzava ed abbassava con un ritmo forsennato, pazzo - pazzi come erano loro, a dare un’occasione a quell’amore nato nelle tenebre del loro lavoro, ma da cui non avrebbero più potuto sfuggire.

Nell'aria il tuo profumo, amore

Amore che fai, amore così non vale

(So sweet) se il mondo fosse un angolo di cielo

(So sweet) rimangerei la mela del peccato, amore

(So sweet) e vola il tuo vestito sul divano

(So sweet) ti prego non fermare la tua mano, amore

Ma amore così, amore così non vale

 

La mano di Kaori si mosse, lenta, percorrendo la superficie setosa dell’abito nero, e senza che lei distogliesse lo sguardo dagli occhi di Ryo, che la fissava come Ulisse stregato dalla maga Circe, giunse alla cerniera nascosta sotto all’ascella, che, lentamente, con fare seducente, abbassò nella sua interezza. Il capo si aprì, rivelando agli occhi affamati di Ryo il corpo seminudo di Kaori, coperto solo da uno striminzito completo intimo di pizzo nero, e la donna fece scivolare fra le dita il leggerissimo tessuto, che lasciò cadere sul divano.

Bramoso di lei, infuocato dal desiderio di saggiare quelle carni, Ryo abbandonò quella quieta contemplazione della bellezza della sua donna, e si gettò su di lei; afferrò Kaori per la nuca, stringendola a sé con forza ed ardore, mentre con l’altra mano si aggrappava al fianco snello, con una tale forza che sapeva sarebbe rimasta marchiata dal segno delle sue dita nei giorni a venire, ma ne aveva bisogno, per saperla vicina, essere consapevole della veridicità di quell’incontro d’amore.

Le loro bocche si unirono in un bacio selvaggio, colmo di bisogno e desiderio; Ryo le saggiava come un uomo divorato dalla fame che finalmente trovava nutrimento, deliziosa ambrosia di cui mai più avrebbe fatto a meno.  Kaori gli portò però improvvisamente le mani al viso, e mentre accarezzava la pelle ruvida con i pollici, lo allontanò da sé. Ryo la fissò stupito, quasi temendo un suo rifiuto, che la donna non fosse ancora pronta a superare le sue ritrosie di innocente vergine, ma l’uomo capì di aver avuto torto nel momento in cui quegli occhi da cerbiatta dalle lunghe e folte ciglia gli dissero tutto quello di cui aveva bisogno, e, forse, anche di più.

Lo voleva, come lui voleva lei.

Mordendosi le labbra, quasi temesse di apparire impacciata, Kaori gli si avvicinò di nuovo, e gli lasciò un delicato bacio sul collo, stringendo una ciocca di capelli scuri con la mano destra. Ryo sussultò, il pomo di Adamo che gli martellava sotto alla pelle dorata, mentre ad occhi chiusi Kaori inspirava il suo odore, sospirando come persa ed incantata,  e con la mano libera iniziava a liberarlo dai vestiti…

Provò a sciogliere il nodo del papillon, e strinse i denti, sbuffando, irritata per quanto si sentiva impacciata in quel momento, quando non ci riuscì, e Ryo dovette aiutarla, portando la mani di Kaori alla piccola clip nascosta dal colletto della camicia.

“Sai, qualcuno direbbe che indossare un papillon a clip è barare…” gli disse lei, ridendo, mentre faceva scivolare a terra il pezzetto minuscolo di stoffa, riferendosi al loro comune e caro amico dall’impeccabile gusto nel vestire, Mick Angel.

“Sì, beh,” Ryo borbottò, mettendole falsamente il broncio, memore del profondo rapporto tra Kaori e Mick, prima di darle un bacio veloce sulla punta del naso. “Adesso proprio non mi va di parlare di quel qualcuno…”

“Oh, ma come siamo gelosi…” Gli ridacchiò contro la pelle del collo, mentre Ryo continuava con quel suo falso broncio bambinesco ed intanto tamburellava con le dita delle mani sulla pelle del fianco di Kaori. Le cui mani si erano fatte via via più ardite: una aveva sciolto la fascia di raso, che era scivolata con noncuranza ai loro piedi, l’altra aveva preso a giocherellare con i bottoni della camicia, sbottonandoli uno ad uno. Quando ebbe terminato la sua opera, Kaori fece un passo indietro, e contemplò, con le mani intrecciate dietro la schiena, Ryo, che sbottonò i gemelli che portava ai polsi e con uno scrollo di spalle lasciò cadere a terra il leggero tessuto bianco.

Si guardarono.

Si studiarono.

Senza bisogno di parlare.

Complici.

Senza barriere.

Senza ripensamenti.

[…]e cade il tuo vestito piano piano

(So sweet) e noi abbracciati stretti sul divano, amore

Amore così, amore sarà per sempre […]

Ryo le tese la mano, e senza esitare, mossa dalla totale fiducia che aveva sempre riposto in lui, e dal loro profondo amore, con il cuore in gola, Kaori la prese, intrecciando nuovamente le loro dita, in un connubio di bianco e scuro, lasciando che lui la accompagnasse a stendersi sul divano; con sguardo complice, Ryo fu su di lei immediatamente, puntellandosi su gomiti e ginocchia per non crearle fastidi.

Quella posizione però, così nuova, così inequivocabile, sembrò essere troppo per la donna, che si sentiva come trapassata dallo sguardò del suo uomo; strinse le cosce, e cercò di portare le braccia intorno al busto, per coprire i seni celati da quel minuscoli pezzetti di costoso pizzo francese, voltando il capo per sfuggire agli occhi neri indagatori di lui.

Ryo fu inizialmente stupito di quella reazione, ma velocemente capì quale potesse essere una delle ragioni del comportamento di Kaori; non si trattava di timidezza o vergogna, a guidare quelle reazioni istintive del suo corpo era sapere delle amanti che lui aveva avuto prima di lei, donne bellissime, perfette, modelle, ma soprattutto, ciò che lui aveva troppo a lungo ripetuto del corpo della donna: quelle parole, mezzo uomo, travestito, senza femminilità, piatta, seno piccolo, fianchi larghi, gli riempirono la mente, e si chiese quali effetti avessero potuto avere su una giovane donna che ancora non era fiorita, cresciuta senza modelli femminili, insicura nei suoi approcci col sesso opposto.

Era stato un vigliacco - e crudele.

“Kaori…” sospirò il suo nome, l’unico suono che si poteva udire nella stanza, cercando le sue labbra per potersi nuovamente saziare dei suoi baci. “Kaori… perdonami…” La supplicò, roco, tra una sensuale carezza e l’altra, mentre la mano destra scorreva leggera sul corpo di lei, scoprendolo per la prima volta.

Mossa da quella ammissione, Kaori sussultò, e mentre rispondeva a quei baci carichi di bisogno, fece scorrere le sottili dita tra la folta chioma leonina di Ryo, tirando leggermente le ciocche. Ryo rallentò il ritmo dei baci, e tranquillizzato dalla risposta di lei, da quel corpo femmineo che tutto diceva senza alcun bisogno di parlare, spostò le sue mire. Le labbra calde e gonfie andarono alla scoperta del viso dell’amata, coprendola di tanti piccoli baci- gote, naso, occhi, lobi, collo- mentre lui la sfiorava col naso, inspirando la vera essenza di lei, donna dal grande cuore di cui lui ora era servitore.

La bocca si mosse, scendendo verso l’incavo tra i seni, e mentre afferrava il tessuto impalpabile della coppa coi denti, pronto ad abbassarlo, Ryo cercò gli occhi della sua donna, in cerca di conferme, e li trovò carichi di desiderio e bramosia.

Perseguì quel lussurioso viaggio, seguendo i suoi istinti di sensuale predatore, e mentre saggiava teneramente ma languido quei globi sodi, una mano osò scendere tra i loro corpi, alla ricerca della femminilità celata da un tanga dello stesso tessuto del reggiseno senza spalline, e trovò, con una delicata carezza, appena accennata, il tessuto, madido del mieloso desiderio di lei.

“Ryo…” sospirò lei, con la voce carica di desiderio, rinvigorendo l’ego dell’uomo, la cui bocca tornò su quella di Kaori, consumandola nuovamente con un focoso bacio, mentre la stringeva a sé, pelle contro pelle, cuore a cuore… potevano sentire i loro cuori, battere all’unisono con il forsennato ritmo di un branco di cavalli selvaggi imbizzarriti, due cuori innamorati, non più la ragazza ingenua che aveva conosciuto tanti anni prima o il donnaiolo impenitente un po’ farfallone, c’erano solo Ryo e Kaori, ed il sentimento puro che li univa.

Mentre lei gli allacciava le braccia al collo, Ryo abbassò il capo, inspirando la fragranza dei seni, cercando la tranquillità in quell’isola di pace, cercando di placare i sensi di colpa, che sempre bussavano alla sua porta ogni qual volta osava cercare il suo angolo di Paradiso, di cielo in terra: il sangue sulle sue mani, la promessa di proteggerla, il desiderio di allontanarla perché potesse vivere una vita normale… tutto in quel momento andava in fumo, tutto passava in secondo piano rispetto all’amore accecante che provava per lei.

Era troppo egoista, troppo innamorato: non l’avrebbe mai lasciata andare.

Sospirò contro la pelle lattea, godendosi la sensazione delle dita sottili e delicate di Kaori che gli percorrevano lo scalpo, il battito del suo cuore che lo cullava, il profumo di vaniglia e sudore che si era unito al suo di muschio. Perso nelle sue braccia, provava una sensazione di pace senza eguali, solo lei, con il balsamo della sua anima, sapeva acquietare le urla delle vittime dell’Angelo della morte che chiedevano vendetta nella sua mente, notte e giorno, solo lei sapeva fargli scordare il corpo grondante sangue del suo migliore amico, il sorriso pazzo del padre un attimo prima che gli sparasse e lo cancellasse dal mondo.

Un suono gutturale, quasi un singulto, lasciò le sottili labbra della donna, che spostandosi per accomodare meglio il peso del suo amato, sfiorò con la gamba il caldo, umido e duro desiderio del suo uomo; Kaori spalancò le labbra e gli occhi, quasi colta da un’improvvisa epifania: in quei sette anni, quante volte aveva assistito allo spettacolo di Ryo che, nudo, sfoggiava, fiero e mascalzone, la propria erezione?  Tante, troppe, così tante che aveva perso il conto.

Eppure, era, all’improvviso tutto nuovo, eccitante.

Adesso, era suo.

“Ryo…”

Una parola.

Un sussurro.

Una preghiera.

Udendo il suo nome pronunciato con tale desiderio, Ryo alzò gli occhi, ed il respiro gli morì in gola quando vide la maschera di desiderio e bisogno  che celava i bei lineamenti giovanili di Kaori. Indietreggiò lentamente, con fare felino, sedendosi sui talloni, e senza mai distogliere lo sguardo dalla sua donna, con il cuore gonfio di emozione, quasi fosse tornato adolescente alla sua prima conquista, finì di spogliarsi, lentamente, gettando dove capitava i pantaloni e gli aderenti boxer neri, e mentre lui le rivelava la propria erezione, Kaori fece scorrere una mano dal collo fino all’incavo dei seni, dove, nascosto da un fiocchetto di raso nero, era celato il gancetto che slacciò, decisa, mostrandosi a lui, i capezzoli scuri turgidi e gonfi di desiderio.

A quella vista, a Ryo mancò il fiato, perse ogni ragione.

Si gettò su di lei, stringendola, fece scorrere le mani, avide,  su tutto il corpo della donna mentre le sue labbra reclamavano ancora e ancora e ancora i bollenti baci di Kaori per poi scendere lungo tutto il corpo, leccare, sensuale, la sensibile pelle del collo, mordicchiare i capezzoli e strofinare il naso, col sorriso stampato sulle labbra, nell’ombelico, mentre le mani andavano a posarsi ai fianchi della donna, sulla delicata striscia di tessuto dello slip.

Si fermò. Ruvida guancia contro delicata pelle del ventre, inspirò, sereno, l’aroma del piacere della sua donna, e la guardò negli occhi, appagato dalle carezze sul suo capo; quando lei gli sorrise senza riserve, mordendosi il labbro mentre un lieve rossore si affacciava sulle sue guance, sornione, con un sorriso sghembo, fece scivolare il pizzo lungo quelle incantevoli gambe lunghe, lasciando Kaori completamente nuda ed esposta al suo sguardo ammaliatore.

Il viso di Ryo rifece lo stesso percorso precedente, ma stavolta a ritroso, partendo dall’ombelico per giungere alle labbra, e quando furono di nuovo occhi negli occhi, Ryo poggiò la fronte contro quella di lei. Prese la mano sinistra di Kaori nella sua, e, mentre le loro gambe si intrecciavano, la portò al cuore, perché lei potesse sentire il suo, battito -  perché lui viveva solo per e grazie a lei.

Occhi negli occhi, fronte contro fronte, respiro contro respiro, Ryo si mosse, lento, con cautela, e con delicatezza ed infinita dolcezza entrò in lei, conquistando, finalmente, il corpo a lungo desiderato. Rimase immobile un attimo, dando al corpo dell’amata il tempo di abituarsi a quelle nuove sensazioni. Kaori strinse i denti e una lacrima, che Ryo cancello con un bacio, le scese sulla guancia, prima che i lineamenti, con un sospiro di sollievo, si distendessero, sottolineando la trasformazione del dolore in piacere.

Stringendola a sé, Ryo sprofondò ancora e ancora in lei, con lenti e controllati movimenti profondi, raggiungendo l’anima stessa di quella creatura meravigliosa, che, seguendo un ritmo che si ripeteva sempre uguale da migliaia e migliaia di anni, si univa al suo uomo; i loro corpi, quasi fossero nati per unirsi, si rincorrevano, si cercavano… Ryo e Kaori non sentivano nulla, persi nella loro personale bolla di amore e  piacere, non percepivano i suoni ovattati che giungevano dalla finestra aperta, quel sommesso chiacchiericcio che permeava le vie ancora cariche di vita di Shinjuku, la loro casa.

Un ultimo ansito, un sussulto, un grido soffocato con un bacio, e raggiunto l’apice del piacere nel medesimo istante, perdendosi l’uno nell’altro, divenendo un’unica cosa sola in armonia con il creato per un perfetto istante che durò quanto un battito d’ali, Ryo, spento, sudato, si accasciò sul corpo dell’amata, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Kaori, baciando languido la delicata e sensibile pelle alla giuntura di collo e spalla, mentre lei, occhi chiusi ed il più bel sorriso che le avesse mai graziato il volto, faceva scorrere le mani nei capelli di lui, imperlati di sudore, emettendo un suono che Ryo non poté che paragonare a delle fusa.

Rammentandosi improvvisamente della propria mole, Ryo fece per scostarsi e liberarla dal suo peso, ma senza aprire gli occhi Kaori lo strinse ancora più forte a sé, facendo spallucce avvertendo il suo sguardo interrogativo.

“Ryo… no. Resta così ancora un po’,” quasi lo supplicò, sospirando, mentre la mano si spostava sulla giugulare, sfiorando con i delicati polpastrelli l’arteria, avvertendo il sangue pulsare e scorrerle sotto alla pelle. “Voglio continuare a sentirti così, vicino a me.” Sentirti vero, reale, vivo, pensò, senza aggiungere, consapevole che non avessero bisogno di parole per comunicare.

Ryo sapeva.

Perché per lui era lo stesso.

E mentre i suoni di Shinjuku iniziavano a cessare, mentre le vie trafficate si svuotavano, con gli ultimi vagabondi ebbri di lussuria e vino che si ritiravano nelle loro tane, nell’attesa della nuova alba,  una leggera brezza fresca mosse le tende, trasformando quella stanza in un luogo quasi fatato. In quella quiete surreale, cullato dal tocco di Kaori, che ne avvertì il respiro acquietarsi,  Ryo si assopì, l’angelo nero della morte che aveva finalmente trovato in quel caldo abbraccio la sua redenzione e la pace.

Con dolcezza, guidata dall’istinto e dall’amore, dimentica per un solo istante della sua innata timidezza, riscoprendosi improvvisamente donna, rassicurata dalla certezza che ormai Ryo fosse tra le braccia di Morfeo, Kaori gli lasciò un delicato bacio sulla folta chioma, inspirando quel profumo particolare, tutto nuovo, che non era né Ryo né Kaori, ma lui e lei, insieme, muschio e vaniglia e sudore e amore.

“Dormi, amore mio,” gli sussurrò, cullandolo, quasi fosse un bambino. “Questa notte lasciami vegliare su di te.”

E mentre lei socchiuse gli occhi, avvertì una delicata carezza sulla pelle, un tocco soffice, labbra gonfie che le sfioravano il collo con una delicatezza tale da sembrare irreale.

“Anche tu, angelo del mio cuore, anche tu.” Le sussurrò, sorprendendola. Kaori avvampò per quella frase che ad un ascoltatore esterno sarebbe potuta apparire come una sciocchezza tra innamorati, ma che detta da un uomo che nei suoi sentimenti più profondi era così riservato, era come un’esplicita confessione. Negli anni, aveva intuito la potenza dei sentimenti di Ryo per lei, e in quella radura quel sentimento si era poi palesato apertamente con quella frase sibillina, voglio vivere per la persona che amo… ora, quella semplice frase sussurrata nell’oscurità della loro casa, era per lei come miele, erano parole dolci, e rappresentavano tutto l’amore che lui nutriva per lei.

Impietrita, disabituata a sentire simili parole ricolme di dolcezza uscire, dedicate a lei, dalle labbra di quell’uomo,  Kaori a malapena si rese conto che Ryo aveva allungato un braccio, afferrando il plaid che era solitamente appoggiato sullo schienale del divano, facendolo scivolare sui loro madidi corpi nudi, mentre, stringendola contro il proprio petto, li riaccomodava sul divano perché potessero riposare in una posizione che fosse confortevole per entrambi.

Cullati dal vento e dal suono dei loro cuori che battevano all’unisono, trovarono la tanto agognata pace dei sensi, cadendo in profondo e tranquillo sonno, consapevoli che ora che quell’ultima barriera era stata abbattuta, nulla sarebbe più stato lo stesso, e che un nuovo capitolo delle loro vite stava iniziando. Sconfitti tuti i loro dubbi, tutte le paure, tutte le incertezze, sapevano in cuor loro che da lì in poi avrebbero potuto affrontare qualunque cosa, raggiungere qualunque obbiettivo, non vi sarebbe stato ostacolo troppo alto da superare.

Perché erano Ryo e Kaori, ed insieme, erano, e sarebbero sempre stati, City Hunter.

 E, proprio come tanti anni prima Ryo aveva fugacemente desiderato, una famiglia, legati per l’eternità, oltre le vita, oltre la morte.

Per sempre.

   
 
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