A
volte, le cose capitano. Ascolti – o riascolti
- una canzone. E la tua mente vaga, ed inizi a pensare. Ecco,
sono loro, me li immagino così. Così
è successo alla nostra
Klausaeba, con “Beneventi
in Paradiso”
di Venditti, e mi ha chiesto se volessi
scrivere qualcosa partendo da quelle parole. “Ma
sì, vediamo,” le ho detto alle
20.13 di lunedì sera su Facebook.
E
poi, è iniziata la magia: a quattro mani, in un paio
d’ore, complice anche l’
immaginetta di loro tutti belli eleganti – in versione Mr.
& Mrs. Smith –
che troverete lungo la storia, abbiamo buttato giù lo
scheletro di questa one-shot,
spesso scrivendo le stesse cose nello stesso istante, o completandoci
le frasi
a vicenda, mentre le immagini di
queste
vicende ci fiorivano davanti ai nostri occhi.
E allora… allora, buona lettura.
Mr. and Mrs Saeba by Karasu https://www.pixiv.net/en/artworks/81170384UN ANGOLO DI CIELO
Quella sera, c’era qualcosa di magico nell’aria - Ryo l’aveva capito appena aveva visto Kaori scendere le scale, fasciata in quel lungo abito nero, conturbante e seducente nella sua semplicità, il colore che, come per un incantesimo, faceva risplendere ancora di più la carnagione lattea della donna invece di sbatterla. Lui le aveva sorriso, sicuro di sé nonostante l’impaccio di quello smoking che era stato obbligato ad indossare, e aveva silenziosamente ringraziato Saeko per avergli affibbiato l’incarico di guardia del corpo di un potente magnate in visita in Giappone con la viziatissima figlia adolescente, perché, non fosse stato per quella serata di gala, chissà quanto a lungo avrebbe dovuto aspettare prima che i suoi occhi potessero incontrare quella meravigliosa visione. Non parlava solo della bellezza fisica di Kaori, ma del modo in cui lei ora si poneva, quella nuova luce che le risplendeva negli occhi, la sicurezza di essere amata e desiderata e sì- anche di essere bella.
Quella sera, tutto sarebbe cambiato, in
meglio, finalmente. Ne era certo.
Il matrimonio di Miki e Falcon, con i
fatti tragici che ne avevano fatto seguito, aveva rappresentato un
punto di
svolta nella loro relazione, e le due settimane che ne erano seguite
erano
state intense e convulse, con la preoccupazione, presto superata, per
le
condizioni di salute dell’amica,
lavoro
- tanto lavoro, una volta tanto
– poi,
ma soprattutto la conturbante novità
dell’evoluzione del loro rapporto, quel
gioco dell’oca che Kaori temeva non sarebbe mai giunto alla
fine, ma che aveva
visto invece entrambi arrivare al traguardo come vincitori.
Erano state due settimane di carezze
rubate quando i loro amici distoglievano lo sguardo, di sorrisi
complici e tocchi
sfuggenti quando passavano l’uno accanto all’altra,
di dolci baci leggeri e quasi
timidi, scambiati sul divano mente fingevano di interessarsi a cosa
trasmettesse il televisore, oppure a tarda notte, davanti alle loro
stanze,
prima di darsi la buona notte e separarsi, e sognare, ognuno disteso
nel
proprio letto, ciò che fino ad allora non avevano mai osato
contemplare
apertamente fino in fondo - una vita, un futuro, insieme.
Alcune volte Ryo si faceva invece più ardito, e prendeva
nella sua la mano di Kaori, beandosi dolcemente del rossore che le
graziava le
gote, e finivano per passare la notte insieme, addormentandosi
l’uno nelle
braccia dell’altra. In quelle notti, lui
le accarezzava dolcemente la schiena con la punta delle
dita, il tocco
delicato come una piuma, e lei, posando l’orecchio sul torace
del suo uomo, si
lasciava cullare dal battito del cuore e dal respiro di Ryo, ed insieme
scoprivano e godevano di quella loro nuova realtà,
l’essere due eppure una cosa
sola, una realtà in cui nonostante fossero ancora lungi
dallo spogliarsi - sia
dei capi che dello loro intrinseche insicurezze – avevano
scoperto una profonda
intimità.
Ed adesso… quello.
L’incarico si era rivelato piuttosto
semplice, in realtà, Ryo e Kaori erano stati poco
più che dei baby-sitter
pagati molto profumatamente; l’uomo misterioso che aveva
minacciato il ricco ed
influente imprenditore era stato prontamente localizzato e
neutralizzato dal
loro gioco di squadra, e una volta consegnato nelle sapienti mani di
Saeko -
che ancora una volta si sarebbe presa la gloria per
quell’arresto - la
coppia di sweeper era stata libera di
potersi godere quella serata di festa, trovandosi spesso lontani, con
la
giovane ereditiera affascinata dall’intraprendenza e dal
coraggio di Kaori, e ne
monopolizzava il tempo presentandola a buona parte degli invitati,
dedicandole
caldi elogi.
Ryo l’aveva osservata per gran parte
della serata, la sua Kaori, compiaciuto e deliziato dai sorrisi e dalle
risate
della donna, lasciandole l’opportunità di bearsi
di quelle attenzioni. Poi era
partita una lenta melodia, e nello stesso istante avevano entrambi
voltato il
capo, i loro occhi si erano incontrati dai lati opposti della sala, e
con
sguardo magnetico, Ryo l’aveva raggiunta, liberandola
dall’imbroglio della
coppa di champagne, conducendola sulla pista da ballo, dove avevano
danzato
guancia a guancia, senza dire una sola parola, perdendosi
l’uno nello sguardo
dell’altra mentre sentivano i loro corpi ardenti percorsi da
brividi e scosse
elettriche. Quando la musica era finita e l’orologio aveva
scoccato la
mezzanotte, avevano sciolto quell’abbraccio, e dopo aver
salutato il loro
ospite, che li aveva ringraziati promettendo l’apparizione di
un lauto bonifico
nel loro conto il giorno seguente, avevano raggiunto la Mini,
camminando l’uno
a fianco dell’altra e sfiorandosi le mani di tanto in tanto,
scambiandosi
sguardi e sorrisi complici senza tuttavia dire una sola parola
– tra loro, non
c’era mai stato alcun bisogno di parlare,
i loro occhi ed i loro gesti erano sempre stati in grado
di comunicare
molto più di semplici parole.
Silenzioso era stato anche il viaggio
di ritorno verso casa; non avevano parlato, Ryo aveva abbassato il
finestrino,
lasciando entrare nell’abitacolo la frescura della notte,
mentre fumava una
sigaretta, perso nei suoi pensieri, mentre Kaori, coi capelli
scompigliati
dall’aria, la frangia che le andava negli occhi, si mordeva
il labbro, tenendo
le mani in grembo, conscia di cosa desiderava avvenisse
- finalmente! - tra di loro.
Ryo, che in quelle due settimane aveva
scoperto che poteva e voleva essere
galante con lei, l’aveva aiutata a scendere dalla macchina, e
mentre
percorrevano le scale, l’aveva accompagnata, posando la mano
sulla schiena
lasciata scoperta da quel delizioso abito. Per quanto leggero, il
contatto
aveva fatto rabbrividire Kaori, che si era stretta nelle sue stesse
braccia
prima di sentirsi avvolta dalla carezza dell’aroma muschiato
del dopobarba di
Ryo, che le aveva drappeggiato la giacca dello smoking sulle spalle
nude.
Sorpresa, Kaori aveva alzato gli occhi verso di lui, che le aveva
risposto
guardandola con il sorriso più dolce e disarmante che gli
avesse mai visto sul
volto.
E adesso, erano lì. Avevano finalmente
varcato la soglia della loro casa – il loro rifugio - ed
erano finalmente soli.
Sapevano entrambi cosa stesse per accadere, tuttavia, si gustarono
l’attesa,
consapevoli di quanto essa stessa fosse fonte di piacere.
È
bello averti qui tra le mie braccia amore
È
bello averti qui, amore
A
lume di candela parliamo di noi due
Che
magica atmosfera che c'è questa sera
Di
colpo le tue mani (di colpo le tue mani)
Intrecciano
le mie (intrecciano le mie)
Si tolsero entrambi le scarpe,
sistemandole nella scarpiera accanto alla
porta, e mentre Kaori trafficava per togliersi i vistosi orecchini a
pendente
che stavano iniziando a causarle un grosso fastidio, Ryo, con
l’accendino, fece
ardere lo stoppino di alcune candele profumate alla vaniglia e cannella
che
Kaori aveva disseminato nel loro salotto per, paradossalmente, coprire
l’aroma
di fumo delle sigarette che, nonostante i rimproveri ed i divieti della
compagna,
l’uomo continuava imperturbabile a consumare.
“Ehy, Kaori, vuoi guardare qualcosa o
preferisci…” Ryo non riuscì nemmeno a
finire la frase; si era voltato per
cercare Kaori, e se l’era trovata di fronte, proprio davanti
a lui, scalza.
Teneva gli occhi bassi e si mordeva quel labbro su cui tutta
l’attenzione di
Ryo era focalizzata.
La rossa prese un profondo sospiro, e
dischiudendo delicatamente le labbra intrecciò le dita a
quelle di Ryo. Solo
allora alzò lo sguardo, incontrando gli occhi stupiti ed
incantati del suo
uomo, e mossa dal desiderio, ma soprattutto da un grande amore che era
nato nel
profondo del suo animo e che lei negli anni aveva amorevolmente
accudito e
coltivato, si alzò, come una leggiadra ballerina, sulle
punte dei piedi,
facendo scivolare dalle spalle la giacca di Ryo, e gli
lasciò un delicato
quanto veloce bacio sulla bocca - un bacio come tanti altri che si
erano già
scambiati in quelle settimane, eppure, così diverso. Pregno
di significati.
Incantato, sorpreso da quell’approccio
ardito nella sua timidezza, Ryo chiuse gli occhi, passandosi la lingua
sulle
labbra carnose che avevano appena ricevuto quel fugace tocco;
mugugnò, roco di
desiderio, quando
sentì esplodergli in
bocca il sapore di fragola e vaniglia, quello del lucidalabbra colorato
che
Kaori aveva indossato quella sera.
Gemette, roco, e alle sue orecchie
giunse, ovattato, lontano, il quieto singulto che aveva lasciato le
labbra di
Kaori. Aprì gli occhi, ardenti di desiderio nella loro
oscurità, e ruggì, a
denti stetti, perso nella
visione di lei, con la pelle arrossata dal desiderio ed il fiato corto,
una
mano poggiata languida sul cuore, su quel petto che si alzava ed
abbassava con
un ritmo forsennato, pazzo - pazzi come erano loro, a dare
un’occasione a
quell’amore nato nelle tenebre del loro lavoro, ma da cui non
avrebbero più
potuto sfuggire.
Nell'aria
il tuo profumo, amore
Amore
che fai, amore così non vale
(So
sweet) se il mondo fosse un angolo di cielo
(So
sweet) rimangerei la mela del peccato, amore
(So
sweet) e vola il tuo vestito sul divano
(So
sweet) ti prego non fermare la tua mano, amore
Ma
amore così, amore così non vale
La mano di Kaori si mosse, lenta,
percorrendo la superficie setosa dell’abito nero, e senza che
lei distogliesse
lo sguardo dagli occhi di Ryo, che la fissava come Ulisse stregato
dalla maga
Circe, giunse alla cerniera nascosta sotto all’ascella, che,
lentamente, con
fare seducente, abbassò nella sua interezza. Il capo si
aprì, rivelando agli
occhi affamati di Ryo il corpo seminudo di Kaori, coperto solo da uno
striminzito completo intimo di pizzo nero, e la donna fece scivolare
fra le
dita il leggerissimo tessuto, che lasciò cadere sul divano.
Bramoso di lei, infuocato dal desiderio
di saggiare quelle carni, Ryo abbandonò quella quieta
contemplazione della
bellezza della sua donna, e si gettò su di lei;
afferrò Kaori per la nuca,
stringendola a sé con forza ed ardore, mentre con
l’altra mano si aggrappava al
fianco snello, con una
tale forza che sapeva sarebbe rimasta marchiata dal segno delle sue
dita nei
giorni a venire, ma ne aveva bisogno, per saperla vicina, essere
consapevole
della veridicità di quell’incontro
d’amore.
Le loro bocche si unirono in un bacio
selvaggio, colmo di bisogno e desiderio; Ryo le saggiava come un uomo
divorato
dalla fame che finalmente trovava nutrimento, deliziosa ambrosia di cui
mai più
avrebbe fatto a meno. Kaori
gli portò
però improvvisamente le mani al viso, e mentre accarezzava
la pelle ruvida con
i pollici, lo allontanò da sé. Ryo la
fissò stupito, quasi temendo un suo
rifiuto, che la donna non fosse ancora pronta a superare le sue
ritrosie di
innocente vergine, ma l’uomo capì di aver avuto
torto nel momento in cui quegli
occhi da cerbiatta dalle lunghe e folte ciglia gli dissero tutto quello
di cui
aveva bisogno, e, forse, anche di più.
Lo voleva, come lui voleva lei.
Mordendosi le labbra, quasi temesse di
apparire impacciata, Kaori gli si avvicinò di nuovo, e gli
lasciò un delicato
bacio sul collo, stringendo una ciocca di capelli scuri con la mano
destra. Ryo
sussultò, il pomo di Adamo che gli martellava sotto alla
pelle dorata, mentre
ad occhi chiusi Kaori inspirava il suo odore, sospirando come persa ed
incantata, e con la
mano libera iniziava
a liberarlo dai vestiti…
Provò a sciogliere il nodo del
papillon, e strinse i denti, sbuffando, irritata per quanto si sentiva
impacciata in quel momento, quando non ci riuscì, e Ryo
dovette aiutarla,
portando la mani di Kaori alla piccola clip nascosta dal colletto della
camicia.
“Sai, qualcuno
direbbe che indossare un papillon a clip è
barare…” gli
disse lei, ridendo, mentre faceva scivolare a terra il pezzetto
minuscolo di
stoffa, riferendosi al loro comune e caro amico
dall’impeccabile gusto nel
vestire, Mick Angel.
“Sì, beh,” Ryo
borbottò, mettendole
falsamente il broncio, memore del profondo rapporto tra Kaori e Mick,
prima di
darle un bacio veloce sulla punta del naso. “Adesso proprio
non mi va di
parlare di quel qualcuno…”
“Oh, ma come siamo
gelosi…” Gli
ridacchiò contro la pelle del collo, mentre Ryo continuava
con quel suo falso
broncio bambinesco ed intanto tamburellava con le dita delle mani sulla
pelle
del fianco di Kaori. Le cui mani si erano fatte via via più
ardite: una aveva
sciolto la fascia di raso, che era scivolata con noncuranza ai loro
piedi,
l’altra aveva preso a giocherellare con i bottoni della
camicia, sbottonandoli
uno ad uno. Quando ebbe terminato la sua opera, Kaori fece un passo
indietro, e
contemplò, con le mani intrecciate dietro la schiena, Ryo,
che sbottonò i
gemelli che portava ai polsi e con uno scrollo di spalle
lasciò cadere a terra
il leggero tessuto bianco.
Si guardarono.
Si studiarono.
Senza bisogno di parlare.
Complici.
Senza barriere.
Senza ripensamenti.
[…]e
cade il tuo vestito piano piano
(So
sweet) e noi abbracciati stretti sul divano, amore
Amore
così, amore sarà per sempre […]
Ryo le tese la mano, e senza esitare,
mossa dalla totale fiducia che aveva sempre riposto in lui, e dal loro
profondo
amore, con il cuore in gola, Kaori la prese, intrecciando nuovamente le
loro
dita, in un connubio di bianco e scuro, lasciando che lui la
accompagnasse a
stendersi sul divano; con sguardo complice, Ryo fu su di lei
immediatamente,
puntellandosi su gomiti e ginocchia per non crearle fastidi.
Quella posizione però, così
nuova, così
inequivocabile, sembrò essere troppo per la donna, che si
sentiva come
trapassata dallo sguardò del suo uomo; strinse le cosce, e
cercò di portare le
braccia intorno al busto, per coprire i seni celati da quel minuscoli
pezzetti
di costoso pizzo francese, voltando il capo per sfuggire agli occhi
neri
indagatori di lui.
Ryo fu inizialmente stupito di quella
reazione, ma velocemente capì quale potesse essere una delle
ragioni del
comportamento di Kaori; non si trattava di timidezza o vergogna, a
guidare
quelle reazioni istintive del suo corpo era sapere delle amanti che lui
aveva
avuto prima di lei, donne bellissime, perfette, modelle, ma
soprattutto, ciò
che lui aveva troppo a lungo ripetuto del corpo della donna: quelle
parole, mezzo uomo, travestito, senza
femminilità,
piatta, seno piccolo, fianchi larghi, gli riempirono la
mente, e si chiese
quali effetti avessero potuto avere su una giovane donna che ancora non
era
fiorita, cresciuta senza modelli femminili, insicura nei suoi approcci
col
sesso opposto.
Era stato un vigliacco - e crudele.
“Kaori…”
sospirò il suo nome, l’unico
suono che si poteva udire nella stanza, cercando le sue labbra per
potersi
nuovamente saziare dei suoi baci. “Kaori…
perdonami…” La supplicò, roco, tra
una sensuale carezza e l’altra, mentre la mano destra
scorreva leggera sul
corpo di lei, scoprendolo per la prima volta.
Mossa da quella ammissione, Kaori
sussultò, e mentre rispondeva a quei baci carichi di
bisogno, fece scorrere le
sottili dita tra la folta chioma leonina di Ryo, tirando leggermente le
ciocche. Ryo rallentò il ritmo dei baci, e tranquillizzato
dalla risposta di
lei, da quel corpo femmineo che tutto diceva senza alcun bisogno di
parlare,
spostò le sue mire. Le labbra calde e gonfie andarono alla
scoperta del viso
dell’amata, coprendola di tanti piccoli baci- gote, naso,
occhi, lobi, collo-
mentre lui la sfiorava col naso, inspirando la vera essenza di lei,
donna dal
grande cuore di cui lui ora era servitore.
La bocca si mosse, scendendo verso
l’incavo tra i seni, e mentre afferrava il tessuto
impalpabile della coppa coi
denti, pronto ad abbassarlo, Ryo cercò gli occhi della sua
donna, in cerca di
conferme, e li trovò carichi di desiderio e bramosia.
Perseguì quel lussurioso viaggio,
seguendo i suoi istinti di sensuale predatore, e mentre saggiava
teneramente ma
languido quei globi sodi, una mano osò scendere tra i loro
corpi, alla ricerca
della femminilità celata da un tanga dello stesso tessuto
del reggiseno senza
spalline, e trovò, con una delicata carezza, appena
accennata, il tessuto,
madido del mieloso desiderio di lei.
“Ryo…”
sospirò lei, con la voce carica
di desiderio, rinvigorendo l’ego dell’uomo, la cui
bocca tornò su quella di
Kaori, consumandola nuovamente con un focoso bacio, mentre la stringeva
a sé,
pelle contro pelle, cuore a cuore… potevano sentire i loro
cuori, battere
all’unisono con il forsennato ritmo di un branco di cavalli
selvaggi
imbizzarriti, due cuori innamorati, non più la ragazza
ingenua che aveva
conosciuto tanti anni prima o il donnaiolo impenitente un po’
farfallone,
c’erano solo Ryo e Kaori, ed il sentimento puro che li univa.
Mentre lei gli allacciava le braccia al
collo, Ryo abbassò il capo, inspirando la fragranza dei
seni, cercando la
tranquillità in quell’isola di pace, cercando di
placare i sensi di colpa, che
sempre bussavano alla sua porta ogni qual volta osava cercare il suo
angolo di
Paradiso, di cielo in terra: il sangue sulle sue mani, la promessa di
proteggerla, il desiderio di allontanarla perché potesse
vivere una vita
normale… tutto in quel momento andava in fumo, tutto passava
in secondo piano
rispetto all’amore accecante che provava per lei.
Era troppo egoista, troppo innamorato:
non l’avrebbe mai lasciata andare.
Sospirò contro
la pelle lattea, godendosi la sensazione delle dita sottili e delicate
di Kaori
che gli percorrevano lo scalpo, il battito del suo cuore che lo
cullava, il
profumo di vaniglia e sudore che si era unito al suo di muschio. Perso
nelle
sue braccia, provava una sensazione di pace senza eguali, solo lei, con
il
balsamo della sua anima, sapeva acquietare le urla delle vittime
dell’Angelo
della morte che chiedevano vendetta nella sua mente, notte e giorno,
solo lei
sapeva fargli scordare il corpo grondante sangue del suo migliore
amico, il
sorriso pazzo del padre un attimo prima che gli sparasse e lo
cancellasse dal
mondo.
Un suono
gutturale, quasi un singulto, lasciò le sottili labbra della
donna, che
spostandosi per accomodare meglio il peso del suo amato,
sfiorò con la gamba il
caldo, umido e duro desiderio del suo uomo; Kaori spalancò
le labbra e gli
occhi, quasi colta da un’improvvisa epifania: in quei sette
anni, quante volte
aveva assistito allo spettacolo di Ryo che, nudo, sfoggiava, fiero e
mascalzone, la propria erezione? Tante,
troppe, così tante che aveva perso il conto.
Eppure, era,
all’improvviso tutto nuovo, eccitante.
Adesso, era suo.
“Ryo…”
Una parola.
Un sussurro.
Una preghiera.
Udendo il suo
nome pronunciato con tale desiderio, Ryo alzò gli occhi, ed
il respiro gli morì
in gola quando vide la maschera di desiderio e bisogno
che celava i bei lineamenti giovanili di
Kaori. Indietreggiò lentamente, con fare felino, sedendosi
sui talloni, e senza
mai distogliere lo sguardo dalla sua donna, con il cuore gonfio di
emozione,
quasi fosse tornato adolescente alla sua prima conquista,
finì di spogliarsi,
lentamente, gettando dove capitava i pantaloni e gli aderenti boxer
neri, e
mentre lui le rivelava la propria erezione, Kaori fece scorrere una
mano dal
collo fino all’incavo dei seni, dove, nascosto da un
fiocchetto di raso nero,
era celato il gancetto che slacciò, decisa, mostrandosi a
lui, i capezzoli
scuri turgidi e gonfi di desiderio.
A quella vista,
a Ryo mancò il fiato, perse ogni ragione.
Si gettò su di
lei, stringendola, fece scorrere le mani, avide,
su tutto il corpo della donna mentre le sue
labbra reclamavano ancora e ancora e ancora i bollenti baci di Kaori
per poi
scendere lungo tutto il corpo, leccare, sensuale, la sensibile pelle
del collo,
mordicchiare i capezzoli e strofinare il naso, col sorriso stampato
sulle
labbra, nell’ombelico, mentre le mani andavano a posarsi ai
fianchi della
donna, sulla delicata striscia di tessuto dello slip.
Si fermò.
Ruvida guancia contro delicata pelle del ventre, inspirò,
sereno, l’aroma del
piacere della sua donna, e la guardò negli occhi, appagato
dalle carezze sul
suo capo; quando lei gli sorrise senza riserve, mordendosi il labbro
mentre un
lieve rossore si affacciava sulle sue guance, sornione, con un sorriso
sghembo,
fece scivolare il pizzo lungo quelle incantevoli gambe lunghe,
lasciando Kaori
completamente nuda ed esposta al suo sguardo ammaliatore.
Il viso di Ryo
rifece lo stesso percorso precedente, ma stavolta a ritroso, partendo
dall’ombelico per giungere alle labbra, e quando furono di
nuovo occhi negli
occhi, Ryo poggiò la fronte contro quella di lei. Prese la
mano sinistra di
Kaori nella sua, e, mentre le loro gambe si intrecciavano, la
portò al cuore,
perché lei potesse sentire il suo, battito - perché lui viveva
solo per e grazie a lei.
Occhi negli occhi, fronte contro
fronte, respiro contro respiro, Ryo si mosse, lento, con cautela, e con
delicatezza ed infinita dolcezza entrò in lei, conquistando,
finalmente, il corpo a lungo
desiderato.
Rimase immobile un attimo, dando al corpo dell’amata il tempo
di abituarsi a
quelle nuove sensazioni. Kaori strinse i denti e una lacrima, che Ryo
cancello
con un bacio, le scese sulla guancia, prima che i lineamenti, con un
sospiro di
sollievo, si distendessero, sottolineando la trasformazione del dolore
in
piacere.
Stringendola a sé, Ryo
sprofondò ancora
e ancora in lei, con lenti e controllati movimenti profondi,
raggiungendo
l’anima stessa di quella creatura meravigliosa, che, seguendo
un ritmo che si
ripeteva sempre uguale da migliaia e migliaia di anni, si univa al suo
uomo; i
loro corpi, quasi fossero nati per unirsi, si rincorrevano, si
cercavano… Ryo e
Kaori non sentivano nulla, persi nella loro personale bolla di amore e piacere, non percepivano i
suoni ovattati che
giungevano dalla finestra aperta, quel sommesso chiacchiericcio che
permeava le
vie ancora cariche di vita di Shinjuku, la loro casa.
Un ultimo ansito, un sussulto, un grido
soffocato con un bacio, e raggiunto l’apice del piacere nel
medesimo istante, perdendosi
l’uno nell’altro, divenendo un’unica cosa
sola in armonia con il creato per un
perfetto istante che durò quanto un battito d’ali,
Ryo, spento, sudato, si
accasciò sul corpo dell’amata, nascondendo il viso
nell’incavo del collo di
Kaori, baciando languido la delicata e sensibile pelle alla giuntura di
collo e
spalla, mentre lei, occhi chiusi ed il più bel sorriso che
le avesse mai
graziato il volto, faceva scorrere le mani nei capelli di lui,
imperlati di
sudore, emettendo un suono che Ryo non poté che paragonare a
delle fusa.
Rammentandosi improvvisamente della
propria mole, Ryo fece per scostarsi e liberarla dal suo peso, ma senza
aprire
gli occhi Kaori lo strinse ancora più forte a sé,
facendo spallucce avvertendo
il suo sguardo interrogativo.
“Ryo… no. Resta
così ancora un po’,”
quasi lo supplicò, sospirando, mentre la mano si spostava
sulla giugulare, sfiorando
con i delicati polpastrelli l’arteria, avvertendo il sangue
pulsare e scorrerle
sotto alla pelle. “Voglio continuare a sentirti
così, vicino a me.” Sentirti
vero, reale, vivo, pensò, senza
aggiungere, consapevole che non avessero bisogno di parole per
comunicare.
Ryo sapeva.
Perché per lui era lo stesso.
E mentre i suoni di Shinjuku iniziavano
a cessare, mentre le vie trafficate si svuotavano, con gli ultimi
vagabondi
ebbri di lussuria e vino che si ritiravano nelle loro tane,
nell’attesa della
nuova alba, una
leggera brezza fresca
mosse le tende, trasformando quella stanza in un luogo quasi fatato. In
quella
quiete surreale, cullato dal tocco di Kaori, che ne avvertì
il respiro
acquietarsi, Ryo si
assopì, l’angelo
nero della morte che aveva finalmente trovato in quel caldo abbraccio
la sua
redenzione e la pace.
Con dolcezza, guidata dall’istinto e
dall’amore, dimentica per un solo istante della sua innata
timidezza,
riscoprendosi improvvisamente donna, rassicurata dalla certezza che
ormai Ryo
fosse tra le braccia di Morfeo, Kaori gli lasciò un delicato
bacio sulla folta
chioma, inspirando quel profumo particolare, tutto nuovo, che non era
né Ryo né
Kaori, ma lui e lei, insieme, muschio e vaniglia e sudore e amore.
“Dormi, amore mio,” gli
sussurrò,
cullandolo, quasi fosse un bambino. “Questa notte lasciami
vegliare su di te.”
E mentre lei socchiuse gli occhi,
avvertì una delicata carezza sulla pelle, un tocco soffice,
labbra gonfie che
le sfioravano il collo con una delicatezza tale da sembrare irreale.
“Anche tu, angelo del mio cuore, anche
tu.” Le sussurrò, sorprendendola. Kaori
avvampò per quella frase che ad un
ascoltatore esterno sarebbe potuta apparire come una sciocchezza tra
innamorati, ma che detta da un uomo che nei suoi sentimenti
più profondi era
così riservato, era come un’esplicita confessione.
Negli anni, aveva intuito la
potenza dei sentimenti di Ryo per lei, e in quella radura quel
sentimento si
era poi palesato apertamente con quella frase sibillina, voglio
vivere per la persona che amo… ora, quella
semplice frase
sussurrata nell’oscurità della loro casa, era per
lei come miele, erano parole dolci,
e rappresentavano tutto l’amore che lui nutriva per lei.
Impietrita, disabituata a sentire
simili parole ricolme di dolcezza uscire, dedicate a lei, dalle labbra
di
quell’uomo, Kaori
a malapena si rese
conto che Ryo aveva allungato un braccio, afferrando il plaid che era
solitamente appoggiato sullo schienale del divano, facendolo scivolare
sui loro
madidi corpi nudi, mentre, stringendola contro il proprio petto, li
riaccomodava sul divano perché potessero riposare in una
posizione che fosse
confortevole per entrambi.
Cullati dal vento e dal suono dei loro
cuori che battevano all’unisono, trovarono la tanto agognata
pace dei sensi,
cadendo in profondo e tranquillo sonno, consapevoli che ora che
quell’ultima
barriera era stata abbattuta, nulla sarebbe più stato lo
stesso, e che un nuovo
capitolo delle loro vite stava iniziando. Sconfitti tuti i loro dubbi,
tutte le
paure, tutte le incertezze, sapevano in cuor loro che da lì
in poi avrebbero
potuto affrontare qualunque cosa, raggiungere qualunque obbiettivo, non
vi
sarebbe stato ostacolo troppo alto da superare.
Perché erano Ryo e Kaori, ed insieme,
erano, e sarebbero sempre stati, City Hunter.
E,
proprio come tanti anni prima Ryo aveva
fugacemente desiderato, una famiglia, legati per
l’eternità, oltre le vita,
oltre la morte.
Per sempre.