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Autore: Samurai Riku    01/02/2021    0 recensioni
In questa nuova avventura il Professor Layton e Luke andranno in soccorso della giovane Tracey Layton, nipote del rinomato archeologo, ed insieme tenteranno di venire a capo del mistero che sconvolge la routine del pittoresco borgo di Awen.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Emmy Altava, Hershel Layton, Jean Descole, Luke Triton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Laytonmobile raggiunse dopo un abile manovra di drift il confine naturale del borgo di Awen, sbandando leggermente, ma riprendendo subito il controllo, lasciando che le ruote aderissero perfettamente al terreno inclinato che fa da cornice al bacino prosciugato.
Il professor Layton cambiò marcia, pigiò l’acceleratore aumentando la velocità della vettura; uno scossone fece sobbalzare appena l’abitacolo, ma senza scomporsi mantenne la direzione presa e sorresse anche la tuba.
Tracey, seduta sul sedile del passeggero, si aggrappò ad esso con tutte le sue forze, grata di aver allacciato la cintura di sicurezza. Lo sguardo terrorizzato fisso sulla strada inclinata.
«Questa non è una scorciatoia, zio Hershel!!»
«Punti di vista.» disse serafico «Spesso per risolvere un problema bisogna trovare una soluzione fuori dai comuni schemi logici.»
«Questo supera anche gli schemi stradali, Professore!» commentò Luke dal sedile posteriore.
«Se lo racconto a papà non ci crede…»
«Ricorda, cara nipote. Un gentiluomo fa sempre ciò che serve. Ora reggetevi!» sterzò il volante schivando magistralmente un masso incastonato nel terreno senza rallentare la corsa.
«Aaah!»
Il paesaggio sbilenco del borgo sfrecciava accanto a loro mentre l’automobile rossa macinava un metro dopo l’altro, seguendo quel circuito improvvisato. Il promontorio dove sorgeva il castello si stagliò all’orizzonte in tutta la sua maestosità, sormontando come un antico guardiano i tetti e le piazze del paese.
Per fortuna la neve sembrava non aver attecchito particolarmente lungo quel percorso, ma se così non fosse stato Tracey e Luke dubitavano che sarebbe bastato quel piccolo ostacolo a fermare la guida del Professor Layton.
«Zio Hershel…» intervenne Tracey.
«Sì?»
«Il promontorio non è attaccato al bordo del bacino, lo sai?»
«Vorrà dire che dovremo fare una piccola deviazione.»
Senza scomporsi e senza perdere il sangue freddo, l’archeologo guidò la propria vettura verso la base del pendio, pericolosamente vicino ad alcune abitazioni limitrofe di quella zona del villaggio.
«Zio Hershel, le case! Ci sono le case!» sbraitò Tracey colta dal panico.
«Lo so.» si limitò a rispondere lui, osservando attentamente il percorso. Sterzò lasciando che la Laytonmobile sobbalzasse prima di rimettere le ruote a terra, sul selciato innevato questa volta, e con un’abile sequenza di frizione, cambio, freno a mano e acceleratore riuscì ad imboccare una viuzza non troppo stretta evitando di slittare sulla neve, senza arrecare un solo graffio alla carrozzeria.
«I muri!!» istintivamente Luke si coprì il volto con le braccia.
Tracey non riusciva a staccare gli occhi dalla strada, come ipnotizzata dalle inaspettate prodezze da pilota dello zio.
Sfrecciarono lungo un vicolo costeggiato da ambo i lati da abitazioni e negozi, sbucando in una piazzetta che permise al professore di avere un’idea più chiara su quale direzione prendere per raggiungere l’isola rocciosa. Riprese la corsa, buttandosi nuovamente in un’altra via, tra paesani sconcertati che si scansavano al rombate passaggio dell’insolita automobile.
Dopo un altro paio di spericolate svolte si lasciarono alle spalle il centro abitato, mentre il bolide si lanciò in una sorta di impennata lungo il pendio scosceso del promontorio, arrancando ma senza cedere di un solo metro.
La concentrazione massima di Layton gli permise di superare anche quest’ultimo ostacolo senza eccessiva difficoltà, raggiungendo la cima in breve, sbucando vicino al lato del castello. Da lì fu semplice, come una scampagnata per le allegre campagne inglesi. Con un ultimo sprint raggiunse la facciata frontale del castello, fermando l’auto e spegnendo il motore.
«Arrivati.»
«È stato incredibile!» commentò Luke.
«Concordo… non so se sia un’esperienza che voglio ripetere!»
 
 

Entrarono di corsa nel castello, i passi concitati rimbombavano contro le fredde pareti di pietra mentre precedevano spediti verso la sala comune della scuola. Non vi era nessun’altro oltre a loro, né studenti né personale scolastico, e non sapendo contro cosa si sarebbero dovuti scontrare poteva essere solo un bene.
Superarono le grandi porte di legno della sala e subito fu visibile il passaggio di Jean Descole. Il grande arazzo verde smeraldo raffigurante l’albero bianco che troneggiava sulla parete corta era a terra, malamente piegato su se stesso, come un vecchio lenzuolo da buttare.
Layton, Luke e Tracey raggiunsero la parete, camminando tra le fila di tavoli e panche che ingombravano lo spazio della sala.
«Non c’è niente, nessun punto dove ricomporre il simbolo di Awen.» appurò Tracey osservando la fredda e nuda pietra.
«Siamo sicuri che il punto esatto sia questo?» domandò Luke perplesso.
«Sì, il punto è questo. Osservate qui.» Hershel Layton attirò l’attenzione dei ragazzi sul pavimento. Passò le dita su dei lievi solchi che ne avevano intaccato la superfice liscia, partendo da un punto della parete corta e terminando verso un altro, formando un perfetto semicerchio «Descole deve aver attivato un meccanismo che ha fatto ruotare parte di questo muro.» spiegò, indicando l’arco segnato a terra.
«Ho capito, c’è un passaggio segreto… ma se ora il meccanismo è dall’altra parte come facciamo ad attivarlo!?»
«Questa è una bella domanda, Luke.» l’archeologo spostò lo sguardo nella sala, osservando i vari elementi che la componevano, cercando qualche indizio che avrebbe potuto aiutarli.
«Zio Hershel.»
«Sì?» si volse verso la nipote che se ne stava in piedi davanti a lui, con il naso all’insù.
«Credo di avere la soluzione al nostro problema, ma non so se ti piacerà.»
Seguì la direzione del suo sguardo, e in alto, appeso al soffitto del salone da quattro grosse catene che lo agganciavano ad altrettanti rispettivi punti per sorreggerne l’imponente peso, pendeva un lampadario circolare di ferro battuto pieno di candele.
Hershel Layton capì in un’istante le intenzioni della nipote «Non vorrai…!»
«Usiamo il lampadario per sfondare il muro!»
Luke la guardò esterrefatto «Cosa vuoi fare!?»
«Non abbiamo molte altre alternative, o sbaglio? Se questo muro gira su se stesso significa che non dovrebbe essere troppo spesso, così da come si può vedere dai segni lasciati a terra. Il lampadario non è appeso troppo in alto dato che l’illuminazione delle candele non è potente come quella di lampadine elettriche, così è ad una media altezza e se riuscissimo a sganciarlo dalle catene più esterne cadrebbe retto solo dai ganci interni e oscillando sbatterebbe contro la parete, frantumandola, se siamo fortunati.»
Il ragionamento filava, eccome se filava. Layton ponderò la situazione, cercando di immaginarsi il piano esposto da Tracey, valutando cosa sarebbe potuto eventualmente andare storto. Sganciare le catene sarebbe già potuto essere di per sé un problema, il peso eccessivo del lampadario avrebbe potuto farlo cascare direttamente a terra prima che oscillasse abbastanza da colpire la parete. Sarebbero potuto cadere e ferirsi seriamente. Vale la pena correre questi rischi?
«Zio Hershel, possiamo farcela!» incitò lei, riportando al presente la mente dell’archeologo «Salendo sulla tavolata centrale e magari aiutandosi con una panca per essere più in alto possiamo cercare di legare degli stendardi al lampadario da usare come corde per arrampicarci. Prendiamo le lance di quelle armature e le usiamo come leve per spezzare la catena, ce la possiamo fare!»
«È molto rischioso, Tracey.»
«Lo so, ma si tratta di fermare quell’invasato e ritrovare poi mia madre e sono pronta a correre ogni rischio possibile!» sostenne senza alcun cedimento lo sguardo serio e preoccupato dello zio, restituendo una scintilla di determinazione mai vista prima.
Non l’avrebbe mai fatta desistere, lo sapeva. E dopotutto che alternative avevano?
Le posò una mano sulla spalla «D’accordo, Tracey. Facciamo a modo tuo, ma promettimi di fare attenzione.» spostò poi lo sguardo sul bambino «Anche tu, Luke.»
La ragazza annuì «Certo, te lo prometto.»
«Anche io, Professore! Non si preoccupi, siamo usciti da situazioni peggiori!»
«Mh. Mettiamoci al lavoro, allora.»
Il Professor Layton staccò dalla parete del corridoio tre lunghi stendardi decorativi legandoli assieme saldamente, in modo da ricavare una corda artigianale. Come suggerito da Tracey sfruttò sia un tavolo che una panca, spostandola sopra di esso, per avvicinarsi il più possibile al lampadario e lanciò oltre il bordo circolare la fune colorata, annodandola e assicurandosi che fosse stabile.
«Dovrebbe reggere.»
I ragazzi presero le picche dalle due armature sistemate ai lati dell’arazzo ormai abbandonato a se stesso e raggiunsero il professore.
Luke porse l’arma impropria al mentore «Ecco!»
«Grazie. Salite prima voi, io sarò subito dietro.»
«Va bene. Luke, te la senti di andare per primo? Una volta arrivato in cima raggiungi l’aggancio della catena a destra.»
«Capito!» agilmente iniziò ad arrampicarsi, mentre Layton per dare una maggior sicurezza teneva la fune ben tesa dal basso.
Tracey lo seguì poco dopo, tenendo in una mano la lancia, senza badare al dolore al palmo ferito e raggiunse a sua volta il lampadario. Lei e Luke si sedettero a cavalcioni sul bordo circolare, tenendosi con le mani in avanti, spostandosi pian piano fino a raggiungere un punto a cui era collegata la catena.
Layton salì a sua volta, andando a posizionarsi alla catena di sinistra rispetto a dove erano saliti. La parete da abbattere era proprio alle loro spalle.
«Pronti?»
«Pronti!»
Infilarono le aste delle armi tra due anelli della catena. Luke e Tracey avrebbero fatto forza assieme, mentre l’archeologo avrebbe dovuto contare solo sulle sue capacità.
«Ricordate di tenervi appena le catene saranno spezzate. Tre… due… uno… via!»
Al segnale di Layton fecero leva con tutte le loro forze esercitando tensione sugli anelli per spezzarli.
Le maglie delle catene erano robuste proprio come sembravano e non cedettero nemmeno di poco, mentre la fatica iniziava a farsi sentire nelle membra e sui volti di Layton, Luke e Tracey.
Riprovarono dopo un altro conto alla rovescia per essere il più coordinati possibile, ma ancora la resistenza imposta dal duro metallo rendeva vano ogni sforzo.
«Gggh…! Non mi sento più le braccia!»
«Non demordere, Luke! Ce la dobbiamo fare!» incitò Tracey a denti stretti, continuando ad esercitare pressione sulla leva.
«Ancora una volta, coraggio!» Hershel impugnò saldamente la lancia, cercando di non farla scivolare dai palmi sudati «Tre… due… uno…!»
Si sentì uno scricchiolio metallico e quasi contemporaneamente le due catene si spezzarono.
Il pesante lampadario si inclinò, lasciando che la gravità agisse sulla propria massa, infondendogli il moto oscillatorio tanto agognato da Tracey.
«Attenti!» Layton si aggrappò al bordo circolare per non essere sbalzato via dalla perdita di equilibrio e calcolando il momento giusto lasciò la presa, rotolando lungo il tavolo di legno.
Tracey ebbe i riflessi abbastanza veloci da afferrare Luke con una mano e la catena rimasta agganciata al soffitto con l’altra, lasciando cadere l’arma.
Il lampadario si schiantò contro la parete, abbattendo le pietre che la componevano, poco spesse e resistenti, proprio come aveva brillantemente dedotto la nipote del professore.
«Ha funzionato!» esultò Tracey, appesa al soffitto.
«Aaah! Come scendiamo!?» Luke le si era avvinghiato addosso per la paura di precipitare nel vuoto.
«Zio Hershel!! Al volo!!»
L’accademico sollevò il capo, vedendo i ragazzi così in alto che per un istante gli mancò il fiato «Ah! Aspetta…!»
La ragazza lasciò la presa sulla catena, lasciandosi cadere assieme al bambino.
Layton corse sotto di loro, allargando le braccia, riuscendo a prenderli attutendo la caduta.
«Aah! Professore!!» liberatosi di tutta l’adrenalina, la paura per il folle gesto prese il sopravvento sul piccolo Luke, che abbracciò di getto il proprio mentore cercando conforto.
Tracey, più fiduciosa dei suoi calcoli e della prontezza di spirito e riflessi dell’uomo, si limitò ad alzarsi spolverandosi gli abiti e aggiustando per bene il berretto in testa «Ottima presa, zio Hersh!»
Dal canto suo l’archeologo si sollevò, aggiustando la tuba e consolando Luke con un’amorevole pacca sulla schiena «Ragazza mia, non provarci mai più…»
«Questo non lo raccontiamo a mamma e papà, eh!»
«Decisamente no… andiamo, forza. Vieni Luke, sei sano e salvo, non preoccuparti.» lo rincuorò.
L’apprendista si passò una manica sul viso, asciugando le calde lacrime che erano spuntate agli angoli degli occhi «Sì, mi scusi… sono pronto per proseguire!»
«Sicuro?»
«Mh!» poi lanciò un’occhiataccia all’amica «Sei un pericolo pubblico, Tracey Layton!»
Lei puntò i pugni sui fianchi «Come sarebbe, ti ho salvato e protetto!»
«Mi hai spaventato!»
«Scusa!»
Mentre il battibecco tra i due andava avanti, Hershel Layton si avvicinò alla parete abbattuta, scavalcando qualche maceria e facendo attenzione a non sbattere la testa contro il lampadario penzolante. L’intercapedine larga circa un metro portava a una serie di gradini che proseguivano verso sinistra, sempre più in basso, andando così in profondità che era impossibile scorgerne la fine. Le pareti lisce accompagnavano verso la discesa e una serie di fiaccole posizionate ad intervalli regolari segnavano il percorso. Il primo supporto era vuoto, segnale che qualcuno aveva portato con sé la prima torcia come fonte di luce.
«Ragazzi. Proseguiamo.»
 
 

Dopo aver acceso una fiaccola con l’aiuto di alcuni fiammiferi, Layton, Luke e Tracey iniziarono la discesa verso l’ignoto, in quella zona oscura e misteriosa del castello.
Il Professore procedeva avanti, illuminando la via. Tracey, subito dietro di lui affiancata da Luke, decise di portarsi dietro una lancia, perché a suo dire non si poteva mai sapere cosa avrebbero trovato ed era meglio mostrarsi preparati a tutto.
Man mano che scendevano, facendo un paio di svolte, l’aria si faceva sempre più umida e fredda, e la pietra risultava essere meno lavorata, più grezza.
«Se continuiamo così raggiungiamo il centro della Terra!» esclamò Tracey.
«È un antro molto profondo, senza dubbio. Probabilmente va molto in profondità nell’isolotto, se non ancora più giù. Probabilmente abbiamo già superato le fondamenta del castello e le sue segrete.» spiegò Layton.
«Spero solo di non dover rifare tutti questi scalini al ritorno…» sospirò amaramente Luke.
Quel pensiero avvilì anche la ragazza «Oh no, sarebbe una fatica immensa…! Dopo tutto quello che abbiamo fatto, poi!»
La discesa proseguì per qualche altro minuto, o così almeno parve loro, senza avere segni evidenti dello scorrere del tempo non avrebbero saputo definire quanto ci misero a toccare finalmente l’ultimo gradino.
Il bagliore caldo e tenue della torcia rischiarò una sorta di anticamera ricavata nella roccia nuda, ove solo l’arco che introduceva alla sezione successiva sembrava essere passato sotto le mani esperte di maestri artigiani; era ben rifinito, la pietra intagliata finemente e in alto, nel suo punto più alto troneggiava nuovamente il simbolo di Awen, assieme ad una scritta runica.
«Cosa c’è scritto, Professore?»
L’archeologo studiò con attenzione le incisioni «Se ho tradotto bene, la scritta recita: ‘La resurrezione attende la fine dell’eterno riposo, quando il dono sarà restituito’
«Criptico…»
Attraversato l’arco si aprì dinnanzi a loro una vasta sala scavata anch’essa nella dura roccia, grezza e spigolosa. Le pareti erano adornate da antiche spade affisse su di esse, incrociate, ed altre fiaccole accese ad illuminarne la superficie, mentre quattro armature erano poste agli angoli, rivolte verso il centro, come silenziosi ed eterni guardiani del pregiato sarcofago che lì si ergeva. Imponente, interamente in granito ad una prima occhiata, intagliato con sapienza. Sul coperchio era stata ricavata la raffigurazione di un uomo in abiti medievali regali, in posizione di eterno riposo, con le mani giunte al petto. I lati del sepolcro invece raffiguravano seggi eleganti, rivolti verso una tavola rotonda, ognuno con una spada assicurata nella propria guaina agganciata allo schienale della seduta. Quattro di essi erano sui lati lunghi, mentre due su quelli corti. Il soffitto, alto circa tre metri, era anch’esso ruvido e lavorato grezzamente, come se chi ci mise mano non avesse voluto privare la natura della sua unica e semplice bellezza.
In piedi di spalle, accanto a quell’inviolata tomba, svettava l’enigmatica figura di Jean Descole.
Layton e i ragazzi fecero qualche passo all’interno della grotta.
«Zio Hersh, quella è…»
«Possibile.» osservò il sepolcro, spostando poi lo sguardo sull’uomo mascherato.
Questo parlò dando loro le spalle «Avrei dovuto immaginare che tutte le mie precauzioni non sarebbero bastate a ostacolarti, Layton.» si voltò verso i nuovi venuti «Speravo di poter concludere il mio lavoro con calma, ma devo aver sottovalutato le tue abilità e quelle dei tuoi aiutanti.»
«Qual è il tuo scopo questa volta, Descole?» lo interrogò Layton «Hai trovato il luogo dell’eterno riposo del leggendario Re Artù, ma per cosa?»
L’altro gli rivolse un ghigno sprezzante «Ah! Come sarebbe per cosa? Non puoi negare che questa sia una delle scoperte archeologiche più importanti della storia!»
«Non lo nego, ma a che prezzo? Hai gettato nel panico un intero villaggio. Probabilmente se il meccanismo di difesa della Fata Morgana fosse stato attivato tempo addietro avrebbe avuto un effetto ben più devastante rispetto a ciò che abbiamo visto. Mi chiedo comunque perché agire così nell’ombra, Descole? Perché prendere di mira Amelia?»
Lo scienziato strinse i pugni sotto al mantello dalle tinte cupe «Tsk, come agisco e perché non è affare che ti riguarda. Questo è il mio metodo e la cara Amelia era solo la persona giusta nel luogo giusto. Esperta storica si stava informando sulle leggende di questi luoghi e quale ruolo migliore per agire che nei panni di un’insegnante dal profilo più comune che esista.»
«Hai vissuto con me per due settimane e non mi sono accorta di nulla… è inquietante!»
«Non prendertela con me se hai scarso spirito di osservazione, ragazzina. Se avessi saputo che avevi già contattato Layton mi sarei occupato anche di questo.»
«Gh…!» il solo pensiero di finire tra le mani di quell’assurdo individuo fece rabbrividire Tracey, ed istintivamente strinse la mano di Layton.
«Hai considerato l’idea di lasciar perdere questa ricerca?» proseguì l’archeologo.
«E perché mai?»
«Forse un luogo protetto con così tanta arguzia e attenzione è meglio rimanga segreto e indisturbato.»
Il ghigno sfacciato di Descole proruppe in una risata «Ormai quel che è fatto è fatto e ci troviamo tutti qui! Pensaci, se non avessi affrontato io questa ricerca lo avrebbe potuto fare qualcun altro e magari anche con metodi peggiori dei miei!»
Hershel Layton si accigliò «Cosa intendi dire?»
«Niente che ti debba riguardare.» Descole lasciò cadere il discorso. Fece qualche passo verso il sarcofago, passando le dita lungo le rifiniture del coperchio «Come ho detto ormai siamo qui, non conta altro. Ma sappi che reclamerò mia questa scoperta, ne ho il diritto!» inveì contro l’accademico.
«Come vuoi.» il Professore non parve dar troppo peso a quale nome o pseudonimo mettere accanto al ritrovamento, la sua attenzione venne più che altro attirata sul sepolcro, notando un particolare che fino a quel momento gli era sfuggito. Le mani giunte della riproduzione granitica nel leggendario sovrano erano poste sull’elsa di una spada inguainata adagiata lungo la sua figura.
«Fatemi dunque la cortesia di sparire.»
«Prima dimmi dove si trova mia madre! E ti conviene rispondermi!» proruppe Tracey agitando la punta della lancia corta verso Descole.
«Attenta con quell’arma, potresti farti male, ragazzina. Abbassala, non serve minacciarmi. Tua madre sta dormendo in un ripostiglio in cima alla torre ovest del castello. Va pure a liberarla.» le fece segno con la mano di andarsene.
«È la verità?» non le parve possibile che fosse stato così facile ottenere quell’informazione.
«Non so quanto ci sia da fidarsi, Tracey!» la mise in guardia Luke, di suo molto prevenuto nei confronti dell’uomo mascherato.
«Certo che è la verità, così almeno mi libero di voi!» Jean Descole iniziava a perdere la pazienza, già abbastanza scarsa in partenza, ma le provocazioni dei ragazzi non lo aiutavano certo a mantenere la calma. Deciso a chiudere in fretta la faccenda allungò una mano verso la spada conservata sulla tomba «Per una volta non intralciatemi e lasciatemi prendere ciò che è mio di diritto!»
«Descole, aspetta!» lo ammonì Layton facendo un passo verso di lui «Non toccare quella spada.»
«E perché mai!?»
«Hai fatto tutto questo non solo per la scoperta in sé, esatto? Stavi cercando Excalibur, la leggendaria spada magica dalle proprietà curative.»
«Sì, hai indovinato anche questa volta, Layton.»
«E non ti sembra troppo facile? Ogni indizio per trovare questa cripta era ben nascosto e occultato… e la spada invece sarebbe stata lasciata in bella vista?» L’archeologo fece qualche passo attorno al sarcofago, portando una mano sotto al mento, riflettendo «Penso sia stato fatto il possibile per celare il luogo dell’eterno riposo del Sovrano, tanto che il solo modo per accedervi consiste nell’attivare le trappole piazzate apposta per far desistere chiunque dal provarci.» chiuse gli occhi, scuotendo appena la testa «No, non quadra.» tornò poi a guardare Descole «Temo possa trattarsi di un altro tranello.»
Tracey e Luke si scambiarono un’occhiata ansiosa. Possibile che il professore avesse ragione, oppure stava solo cercando di far desistere Descole dall’impossessarsi di un antico ed inestimabile reperto?
Celato dietro la mascherina bianca lo sguardo dello scienziato si fece tagliente, puntato dritto contro il famoso archeologo. Non poteva credere a quel patetico tentativo di ostacolarlo, non dopo tutta la fatica che aveva fatto, non di nuovo. Aveva fatto il possibile per giungere fino a lì e per tenere Layton fuori dai piedi, e nonostante ogni suo sforzo quella frustrante situazione continuava a ripetersi, volta dopo volta, scontro dopo scontro.
Adesso basta, era determinato a scrivere la parola fine a questa condizione.
Senza ulteriori indugi afferrò la guaina della spada «Non ho intenzione di starti ancora a sentire, Layton!» e sottrasse l’arma dal suo giaciglio, sfoderandola con un teatrale gesto.
«No, un momento…!» Layton non fece in tempo ad opporsi e prima di poter dire altro un lieve tremito scosse le pareti e il soffitto della cripta, facendo scendere sopra le teste dei presente microscopici granelli di terra e roccia.
«Cos’è stato!?» chiese Luke retoricamente.
Il professore si rivolse a loro «Tornate indietro, presto!»
«Ma…!»
«Vieni, Luke!» Tracey lo prese per mano e corse verso l’apertura ad arco della grotta, ma questa si chiuse davanti a loro appena una liscia parete di roccia scivolò fino a terra, sigillando l’entrata «Ah! Si è chiusa! Apriti, apriti, apriti!» la ragazza iniziò a battere la punta della lancia contro la roccia.
«Dubito che così tu possa tirarla giù, Tracey!»
«Questo non è un buon segno.» La calma serafica con cui Hershel Layton era solito esaminare ogni situazione non lo abbandonò neanche in questa circostanza, ma la sua riflessione venne interrotta da un movimento che percepì dietro di sé. Si voltò appena in tempo per vedere con la coda dell’occhio la figura di Jean Descole che si lanciò contro di lui a spada tratta, intenzionato a colpirlo con tutte le sue forze. Riuscì a scansarsi evitando il colpo, avvertendo però il repentino spostamento d’aria causato dal fendente vibrato con fervore. Slittò indietro di qualche passo per uscire dal raggio d’azione della lama «Calmati, Descole!»
L’altro parve non sentir ragioni, ormai preda di una furia cieca. Slacciò il mantello lasciandolo ricadere a terra e assicurando la guaina sulla sua schiena brandì la spada a due mani tornando all’attacco.
«Non è il momento di duellare…!» tentò di dire Layton, indietreggiando e sfuggendo ad un’altra serie di colpi, finendo però con la schiena contro una parete «Ah…» le mani toccarono la fredda roccia, mentre un lampo di angoscia gli attraversò l’animo.
«Zio Hershel!!» vedendolo in pericolo Tracey non ci pensò due volte a correre in suo aiuto, riuscendo a frapporsi con una scivolata tra i due, alzando l’asta della lancia e bloccando così il fendente mosso dallo scienziato, il quale non sembrava intenzionato ad arretrare.
Ripreso il controllo di sé, l’archeologo mosse una mano contro la parete rocciosa, stringendo tra le dita l’elsa di una delle spade appese come decorazione. Per lo meno sperava fossero solo decorative e che non scattasse l’ennesima trappola. Infilò la lama tra le due armi, permettendo così a Tracey di sfilare la propria senza rischiare di venir ferita. Respinse l’avversario.
 

 
Jean Descole indietreggiò stringendo con così tanta forza l’elsa tra le dita da sbiancare le nocche e sentire il furioso battere del proprio cuore. La rabbia cieca che lo permeava in quel momento aveva chiuso le porte all’ultimo briciolo di lucidità, sentiva solo l’irrefrenabile impulso di sfogare quell’ardore che bruciava dentro, logorandolo. Aveva risolto tutti gli enigmi, era giunto fino a lì, aveva per le mani Excalibur, eppure sentiva di aver fallito nuovamente, per una ragione che ancora non riusciva ad afferrare, troppo impegnato a stringere tra le mani quell’emozione esplosiva e devastante.
Saettò nuovamente all’attacco vibrando un fendente dopo aver sollevato la spada, ma mancò di poco il bersaglio scivolando sul pavimento della grotta. Non vi badò e girando su se stesso per dare maggior slancio al colpo successivo ci riprovò.
Hershel Layton parò ogni colpo, contrattaccando e avanzando per mettere l’altro alle strette e cercare di disarmarlo, più che per ferirlo. Da abile schermidore qual era riuscì a destreggiarsi abilmente, muovendo con sicurezza un piede avanti all’altro, costringendo l’avversario a rispondere seguendo il suo intercedere, in una sorta di danza mortale.
Le lame cozzarono in un clangore metallico, sprigionando qualche piccola scintilla generata dall’attrito. Le braccia di entrambi tremarono per lo sforzo di tenersi testa e non lasciar guadagnare terreno all’altro. L’attuale situazione di stallo permise a Layton di concentrarsi non solo sull’acceso duello, ma anche sulla situazione circostante. Con una rapida occhiata constatò che nipote e apprendista stavano bene, e fu allora che abbassò appena lo sguardo a terra, colto da una sensazione inaspettata cui fino ad allora non aveva badato, troppo concentrato a menar fendenti.
«Acqua?»
Il pavimento della cripta era completamente immerso nel liquido cristallino e freddo, tanto che copriva loro le caviglie e continuava inesorabilmente a salire.
Fu in quel momento di distrazione che Descole ne approfittò per reagire, imponendo più forza e spingendo indietro Layton, e rigirando la spada per colpirlo.
Incespicò scivolando, finendo di schiena contro un lato lungo del sepolcro. Usò la spada come supporto, piantando la lama a terra e sorreggendosi all’elsa evitò di cascare a terra, offrendo un facile bersaglio a duellante. Descole mosse un affondo mirando al torace, ma prontamente Layton riuscì a buttarsi di lato, questa volta lasciandosi scivolare a terra per evitare il colpo. La lama dello scienziato scheggiò la superfice dell’imperituro sepolcro.
Nonostante il pericolo mortale appena scampato, il Professor Layton reagì con la calma insita nel suo carattere, reggendo con una mano la tesa della tuba e con l’altra l’elsa della spada. Anche se in una posizione scomoda sotto svariati punti di vista, fu la prima volta che si trovò così vicino al sarcofago, tanto da poterne osservare anche se pur fugacemente i dettagli incisi sulla sua bianca superfice. Era un lavoro talmente ben fatto che si potevano notare i dettagli delle guaine e delle else delle spade in esse riposte, appese ad ogni singolo seggio. Eppure un piccolo dettaglio lo impensierì. Un unico seggio con la sua guaina allacciata alla cinghia ad esso sistemata, ma senza l’elsa.
«Possibile…?»
 

 
Mentre il duello imperversava nel momento e nella situazione meno opportuna di sempre, Luke e Tracey cercavano un modo per uscire da quella preoccupante situazione, mentre il livello dell’acqua aumentava sempre un po’ di più.
Il piccolo Triton stava tastando una parete rocciosa, alla ricerca di un indizio, un meccanismo, qualsiasi cosa che avrebbe potuto fermare quel flusso incessante «Hai trovato qualcosa, Tracey!?»
L’approccio della giovane era un po’ più brusco, dato che a tratti colpiva con la lancia un’altra parete e ribaltava le armature in una sua personale e disperata ricerca «No, nemmeno qui! Niente! Se la stanza si riempie siamo spacciati, Luke!»
«Lo so, non serve dirlo!» lo sguardo del bambino vagò per la stanza, alla ricerca della figura del mentore, ancora impegnato a duellare «Il professore saprebbe di sicuro cosa cercare…»
«Sì, ma zio Hersh è un po’ impegnato a non crepare al momento! Se la sa cavare benissimo con la spada, noi cerchiamo una via di uscita anche per lui… e per quell’invasato.»
Luke annuì stringendo i pugni e riprese la ricerca «Hai ragione… Tracey, da dove pensi che arrivi quest’acqua?»
«Non lo so, forse… una falda sotterranea, tutto ciò che potrebbe essere rimasto del lago che un tempo sorgeva qui. L’acqua è un elemento ricorrente, vuoi vedere che…» la ragazza corse come poté fin dall’amico, con quel liquido trasparente che le arrivava già alla vita «Luke! E se…»
«Se servisse la spada della Dama del Lago a fermarla!?» concluse lui, arrivato al suo stesso ragionamento.
Tracey annuì «Ma se Descole ha attivato la trappola prendendo una spada falsa, allora la vera Excalibur… dov’è?»
 

 
Jean Descole calò la punta della spada dritta su Layton, ancora steso a terra, concentrato sul piccolo rompicapo in cui si era imbattuto.
I riflessi dell’archeologo non lo tradirono nemmeno questa volta e accortosi della mossa avventata dell’altro, reagì con precisione per salvarsi la vita e porre fine a quello scontro. Mosse una gamba riuscendo a fare uno sgambetto allo scienziato, il quale perse l’equilibrio in acqua, cascando a terra malamente. Hershel allontanò con un calcio la spada brandita da questo, alzandosi velocemente e posando una mano sulla sua spalla, più con fare accondiscendente che con l’intento di minacciarlo o bloccarlo «Basta con questo duello insensato, Descole. La situazione è critica, te ne sei accorto? Se vogliamo uscire tutti da qui dobbiamo collaborare.»
L’uomo mascherato afferrò il braccio dell’archeologo con tutto l’intento di ribaltarlo a terra, ma qualcosa lo trattenne. Quella situazione di stallo in cui era anche stato disarmato gli fece riprendere fiato, permettendo all’aggressività di assopirsi in un angolo del suo animo, concedendo alla ragione di riacquistare il controllo della sua mente. Per la prima volta si rese conto di ciò che lo circondava e di essere quasi completamente immerso in quell’acqua gelida. Si rese conto dell’espressione contrita di Layton, chinato verso di lui a chiedergli di fare squadra per una volta, come se niente fosse, come se non avesse appena tentato di privarlo della vita.
Lo scansò rimettendosi in piedi, senza guardarlo negli occhi «E sia… solo per questa volta.»
Hershel Layton annuì «D’accordo. Come vedi prendere quella spada dal sarcofago ha fatto scattare una trappola, la grotta è stata sigillata e si sta riempiendo d’acqua, probabilmente raccolta da sottoterra, facendola filtrare attraverso il terreno.
«Ti prego, risparmiami il ‘Te l’avevo detto’.» tagliò corto Descole.
«Oh, non potrei mai dirlo.»
«Io sì! Te l’aveva detto!! Eccome se te l’aveva detto!!» lo additò Tracey raggiungendoli a fatica muovendosi nel liquido trasparente «Se avessi prestato ascolto non saremmo bloccati qui con l’acqua alla gola! Letteralmente!»
Lo sguardo furente di Descole fu percepibile anche se celato dalla mascherina «Senti, tu…»
Hershel Layton corse ai ripari prima che fosse nuovamente troppo tardi «Mettiamo da parte le divergenze e collaboriamo. Vale anche per te, Tracey.»
La ragazza rivolse un’occhiataccia allo scienziato, incrociando le braccia al petto «Tsk! D’accordo!»
«Professore!» Luke li raggiunse a nuoto «Tracey ed io abbiamo capito perché la stanza si sta allagando e come sarebbe possibile fermare l’acqua!»
«Anche se sul secondo punto ci stiamo ancora lavorando.» ammise Tracey.
«Ditemi, coraggio.» incalzò Layton.
«La spada presa da Descole non è Excalibur, ma una riproduzione di Clarent, probabilmente.»
«Considerando anche il parallelismo tra la spada estratta dalla roccia e la spada sottratta al sarcofago di granito.» sottolineò la ragazza «Quindi prendendo la spada sbagliata si è attivata l’ultima trappola di Morgana, ed è probabile che prendendo la spada giusta, la vera Excalibur, la spada donata dalla Dama del Lago, si possa placare tutto! Almeno è così che speriamo.»
«Ottima deduzione. Per nostra fortuna credo anche di sapere dove trovare Excalibur.»
«E dove, Layton? Avanti, parla.»
«Devo ringraziare te, Descole. Se non mi avessi spinto contro il sarcofago probabilmente non avrei mai notato nulla.» disse, mettendosi davanti al sepolcro quasi del tutto sommerso ormai.
«Cosa hai notato?»
Layton indicò il seggio sospetto «Questo. Dovrebbe vedersi anche se è immerso, qui manca la spada. Vedete? C’è la guaina, ma nessun’elsa. Dubito sia stato un errore nella realizzazione dell’opera.»
«Quindi, zio Hersh? Non c’è perché sarebbe il posto di Artù?»
Lui annuì, premendo il palmo della mano contro l’intaglio della seduta priva di spada. Questo scivolò all’interno senza problemi, un leggero tremito scosse il sepolcro, facendo sì che l’intero fianco si aprì, scorrendo verso il basso, andando ad incassarsi nel pavimento, rivelando uno scomparto segreto e anche se immerso, attraverso il liquido trasparente e puro, era ben visibile la leggendaria spada, dalla perfetta forgiatura e proprietà magiche uniche, almeno secondo gli antichi miti.
Rimasero tutti a bocca aperta, Descole compreso, anche se cercò di darsi un contegno. Anzi, spostò lo sguardo lungo tutta la grotta «Non mi sembra che questa scoperta abbia migliorato la nostra situazione.» «Qualcosa non va… e dobbiamo capire cosa in fretta…!» Luke si aggrappò al braccio di Layton per facilitarsi a restare con la testa oltre la superfice dell’acqua.
Il professore lo aiutò tenendolo vicino a sé.
«È evidente che manca una parte per risolvere questo enigma.» disse Descole «Layton, immagino tu abbia notato l’iscrizione all’entrata di questa sala.»
«L’iscrizione, dici?» Hershel ci rifletté su, cercando di dare un senso pratico alle parole riportate in cima all’arco di pietra «Ma certo, credo di aver capito. ‘Quando il dono sarà restituito’, significa che non basta solo trovare Excalibur, ma restituirla a colei che per prima la cedette ad Artù, ovvero la Dama del Lago.»
«E come, scusate!?» proruppe Tracey.
«Le rune ci hanno guidato fino a qui, è possibile quindi che Morgana abbia usato un’altra runa per indicare l’ultimo passaggio per porre fine alla sua maledizione.»
«Esattamente. Forza, mettiamoci all’opera.»
La ragazza spostò lo sguardo dallo zio allo scienziato mascherato «Com’è che ora voi due ve la intendete tanto!?»
«Sciocchezze.» tagliò corto Descole, iniziando la ricerca dell’ultima runa.
L’ispezione coinvolse tutti, tra una boccata d’aria e l’altra con il livello dell’acqua che saliva sempre di più verso il soffitto, si setacciò il pavimento, le pareti, cercando di coprire ogni angolo. Layton tenne con sé Excalibur prima che fosse troppo difficoltoso e rischioso andare a recuperarla dal suo scomparto segreto.
Tracey emerse, tenendo il berretto sulla testa per non perderlo «L’ho trovata! Credo… di averla trovata! Qui sotto!»
«Ne sei certa?»
«Abbastanza, sembra un simbolo troppo ben fatto e vicino pare ci sia una fessura sottile, ma non si vede molto bene sott’acqua.»
«Com’è questo simbolo?»
«Una ‘X’, se è una runa non l’abbiamo ancora vista in paese fino ad ora, zio Hershel.» spiegò lei.
Intervenne Descole «Gebo, fa riferimento ad un dono. È il simbolo giusto.»
«Bene, a questo punto sta a te.» Layton porse la spada a Descole.
Luke lo guardò sgranando gli occhi «Cosa fa, Professore!? Non siamo certi di poterci fidare di lui!»
«Non può scappare da nessuna parte, Luke. Descole, non so perché tu ci tenga tanto ad aggiudicarti questa scoperta, ma spero che dopo tutto questo tu capisca che è meglio che Excalibur resti qui, al suo posto… e penso sia giusto che sia tu a fermare la Maledizione che hai scatenato.»
Senza dire una parola lo scienziato prese la fodera, indossandola. Trattenne il fiato e si immerse raggiungendo il punto indicato da Tracey e come aveva detto, la runa Gebo indicava il punto esatto dove inserire la lama della spada.
Possibile che alla fine di tutto Layton avesse ragione. Proprio lui aveva scatenato quella concatenazione di eventi, coinvolgendo volente o nolente l’archeologo nei suoi piani. Per una volta non gli dispiaceva essere anche colui che avrebbe salvato la situazione.
Ma non avrebbe rinunciato alla spada tanto facilmente.
Sguainò Excalibur, infilandone la lama nella fessura incisa nel terreno, incastrandola perfettamente fino a metà, poi la spada si bloccò. Un rombo agitò le acque e nella parete alle spalle di Descole, ad un paio di metri da lui, si aprì un varco da cui iniziò a defluire tutta l’acqua accumulatasi nella grotta, quasi fino al soffitto.
Layton sospinse Tracey e Luke indietro, per non farli trascinar via dalla forte corrente che si era venuta a creare «Aggrappatevi al sarcofago! Non lasciatelo!» incitò.
«Aah…! Fosse facile!»
«Vieni, Luke!» con qualche poderosa bracciata e raccogliendo tutto il fiato nei polmoni Tracey si immerse, nuotando con tutte le sue forze controcorrente, portandosi dietro il bambino, aggrappandosi con lui all’austera figura di Artù, che ignara di tutto ha continuato a riposare nella sua granitica immobilità. Gli sguardi dei due vagarono per quel turbinio alla ricerca del Professor Layton.
Lui raggiunse Descole, aggrappato ad Excalibur, mentre cercava con forza di estrarla dalla sua locazione, pericolosamente vicino allo sbocco dell’acqua.
Il livello scese abbastanza da permettere di respirare liberamente; Layton riuscì a recuperare la lancia abbandonata precedentemente dalla nipote ed usarla come perno, piantando con forza la punta nel terreno, per resistere alla corrente.
«Dammi la mano, Descole!»
«Vattene, Layton!» ribatté lui per nulla intenzionato ad assecondarlo.
«Finirai travolto, avanti!» insistette.
L’altro non vi badò, continuando ad armeggiare con la spada leggendaria nel vano tentativo di impadronirsene. Nella foga del momento perse la presa, rischiando così di venir trascinato via.
Hershel Layton lo afferrò per un braccio, reagendo di istinto per aiutare quello strano nemico, lasciando la presa sul suo unico punto saldo.
La corrente trascinò anche lui, ma solo per un breve istante. Si sentì afferrare per un braccio e voltando appena lo sguardo vide Luke che lo tratteneva, mentre poco più dietro Tracey resisteva aggrappata a sepolcro, trattenendo anche il bambino.
«Non la lasciamo, Professore!»
L’archeologo si voltò verso Descole «Tieniti!» gli gridò serrando la presa al suo braccio.
Ecco di nuovo quella sensazione frustrante riemersa a galla ad opprimergli l’animo. Era giunto fino a lì, aveva trovato quell’antico tesoro, eppure sentiva di aver fallito di nuovo. Un fallimento personale, che non poteva di certo esternare con gli altri, con loro. Non avrebbero resistito a lungo alla pressione dell’acqua, avrebbe finito per trascinare tutti con sé e non poteva permetterlo.
Non andava bene, non sarebbe stato giusto.
Non sarebbe potuto scappare.
Allentò la presa sul braccio dell’archeologo, rivolgendogli un sorrisetto di sfida «Non finisce qui, Layton.» e si lasciò scivolare, sfuggendo alla sua stretta. Trattenne il fiato e svanì seguendo il corso di quello scrosciare impetuoso.
«Descole!» La mano di Layton si chiuse senza afferrare nulla. Nonostante finivano sempre per scontrarsi non poté sperare altro se non che si fosse salvato. Dal loro primo incontro hanno dimostrato di avere modi molto differenti di approcciarsi all’archeologia e alle persone, ma non ha mai desiderato arrecargli nessun danno. Non potendo fare altro per Descole si concentrò a proteggere Luke e Tracey, sforzandosi di raggiungerli e resistendo insieme fino a che il fluire dell’acqua non cessò, lasciandoli fradici e intirizziti.
L’arco si aprì nuovamente permettendo di lasciare la stanza, anche se al momento la sola cosa che il trio riuscì a fare fu sedersi a terra per riprendere fiato e recuperare le energie.
Si appoggiarono con la schiena contro il sarcofago, l’uno accanto all’altro.
«È finita…» sospirò Tracey.
«Sì, direi di sì. La Maledizione della Fata è stata sventata.»
«Ce la siamo cavata anche questa volta, eh Professore!»
«Egregiamente, direi.» lo sguardo di Hershel si posò sulla splendida forgia di Excalibur, ancora incastonata nel terreno, in un simbolico riferimento di ritorno agli antichi miti «Su una cosa Descole aveva ragione. Questa è una scoperta sensazionale.»
«Vuol dire che la vedremo ancora sulla prima pagina del London Times?»
«Solo se lasceranno l’articolo a mio padre, è un affare di famiglia!»
«Oh no, non questa volta ragazzi miei. Credo che la cosa migliore sia mantenere tutta questa vicenda per noi. Informando solo le autorità, ovviamente.»
«Dici…?»
Layton annuì «Sì, non disturbiamo ulteriormente l’antico riposo di Re Artù. Dopotutto era ciò che voleva Morgana, e siamo andati contro la sua volontà anche troppo. Sono certo che Awen tornerà ad essere il pacifico e vivace borgo di un tempo, una volta che l’effetto della Maledizione della Fata sarà passato.»
«E che il muro della sala comune sarà ricostruito!»
«Ben detto, Luke.»
«Spero non ci facciano pagare i danni…» sospirò Tracey «Penso comunque che tu abbia ragione, zio Hershel… sarà un segreto tra noi, la polizia ed Awen.»
«Mh, è la cosa migliore.»
Un pensiero improvviso scosse Tracey «Ah! Devo recuperare mia madre!» si voltò verso l’uscita, ma non si mosse, ricordando un altro importante dettaglio «Dobbiamo risalire fino alla sala comune! Ci saranno duecento scalini!»
«Ah! Me ne ero dimenticato! Non riuscirò mai a farli tutti, sono a pezzi…!» si avvilì Luke, afflosciandosi ancora di più contro il sostegno in pietra. Poi entrambi, come folgorati dalla stessa idea, si voltarono verso il professore.
«Mh? Cosa c’è?» chiese innocentemente lui.
«Portaci in braccio, zio Hersh!» esclamò con non poca prepotenza Tracey.
«Per favore?» cercò di essere più accomodante Luke.
L’archeologo colse al volo l’occasione per raggiungere la leggendaria spada «Credo proprio che mi soffermerò un po’ a studiare questo splendido reperto.»
«Non ci ignorare! Che razza di gentiluomo sei!?»
  
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