Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Arwen297    03/02/2021    0 recensioni
Quando si subisce la perdita di qualcuno che si ama, andare avanti con la propria vita mettendo da parte il futuro che si era pensato insieme e i ricordi che ci legano a quella persona può essere a volte molto dura.
Riuscire ad andare avanti e trovare un nuovo senso a tutto ciò che dovrà avvenire e trovare la forza di combattere anche, almeno che, non sia proprio la persona amata a dare un segnale e a spingerci a non arrenderci.
Raccolta di One-shot: sono leggibili separatamente senza problemi ma concorrono a fare una piccola trama comune, in quanto i personaggi sono gli stessi per tutti e tre gli scritti.
Storia partecipante al Contest Fiume - Acquarelli organizzato sul forum di EFP da Juriaka
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La promessa e la conchiglia
Idea di Arwen297

Storia partecipante al contest fiume "Acquarelli"
organizzato da Yuriaka sul forum di EFP


Prompt: genere sentimentale | conchiglia
 
Il rumore delle onde che raggiungono la battigia culla i miei pensieri. Avevo bisogno di rimanere da sola, senza nessuno intorno, da quando non ci sei più, il tempo che mi ritaglio in completa solitudine senza avere amici, i nostri amici, intorno è sempre più lungo e frequente.
Tu non volevi che mi isolassi, non avresti voluto che mi chiudessi così verso il mondo esterno.
Me lo avevi fatto promettere uno degli ultimi momenti che ho potuto passare insieme a te, prima che tu perdessi totalmente la lucidità e la vita ti fosse portata via.
 
«Promettimi che continuerai a vivere, che andrai avanti con la tua vita,
anche senza di me…voglio che tu sia felice Alessia, anche per me che non potrò più esserlo»
 
Questo mi hai sussurrato, quando ormai le forze ti stavano abbandonando. E io da vera codarda ho evitato di risponderti per paura di fare promesse che forse non potrò mantenere.
Una risposta che non ho voluto darti ma che, con il senno di poi mi sto rendendo conto che sarebbe stata una valida motivazione per poter uscire fuori da tutto questo.
Dal dolore che spesso mi schiaccia, togliendomi gli stimoli che potrebbero farmi reagire e facendomi desiderare che il cancro prenda anche me, o che ci prendesse insieme.
Sarei venuta via con te e non avrei dovuto cercare, ora, di sopravvivere.
Senza dover trovare spasmodicamente un motivo per andare avanti che mi sembra quasi inesistente, poiché il mio motivo per combattere eri tu Chiara.
In fondo lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe andata così, i medici avevano dato ben poche speranze, ma hai voluto lottare fino all’ultimo.
In fin dei conti tra le due quella più fragile sono sempre stata io, tu sei sempre stata una roccia, un diamante raro e inscalfibile per la tua tenacia, la tua forza e la tua testardaggine. Io sono sempre stata quella più chiusa e tranquilla.
Ma infondo avevamo due caratteri che si completavano e che bilanciavano l’altro quando e se ci fosse stato bisogno.
Il sole cala man mano nel cielo permettendo alla luce di tingersi di arancione, di rosso e di toni vermigli che colorano a loro volta l’oceano davanti a me.
Stringo un pugno nella sabbia, quasi con rabbia. Perché non trovo affatto giusto che la vita ti abbia lasciata così presto, non trovo giusto che chiunque ci sia lassù, un Dio forse? Non abbia potuto scegliere di lasciarti con la tua famiglia, i tuoi amici ma soprattutto abbia deciso che il nostro futuro insieme sarebbe rimasto solo un sogno irrealizzato.
Lasciando me su questa Terra, con un vuoto immenso che tu avevi riempito da ormai qualche anno, rendendomi la ragazza e poi la donna  più felice di questo pianeta e ciò che avevo sempre desiderato essere.
Con te ho scoperto realmente me stessa e ho imparato a combattere per ciò che mi rende serena senza paura di chi mi circonda o del pensiero della gente.
Ma ora che non c’è qualcosa che mi rende felice, per cosa devo combattere? Ora che sono rimasta sola e che a distanza di mesi la tua perdita arde in me come se fosse il primo giorno, come se fossi appena tornata a casa dopo averti dato l’ultimo saluto al cimitero.
Stringo forte il pugno, fino a quasi farmi male con i granelli di sabbia.
Fino a quasi farmi male con le unghie conficcate nella mia stessa carne.
A te piaceva il mare, venivamo spesso qui quando ancora stavi bene. Quando ancora il mostro non aveva palesato la sua presenza.
È passato solo poco più di un anno da quando abbiamo scoperto il mostro, eppure tu non sei già più qui con me.
Mi mordo il labbro inferiore, infilando la mano in tasca per tirarne fuori una catenina in argento a cui è appesa una conchiglia.
Una conchiglia che avevamo trovato proprio l’ultima volta che siamo state qui insieme, avevi ancora i tuoi bellissimi capelli ramati, con il sorriso luminoso e lo sguardo colmo di felicità che non tradiva affatto ciò che da li a poche settimane sarebbe successo.
Tra le due, quella che ha saputo affrontare tutto con la gioia negli occhi nonostante sapesse il suo destino, per non dare un ulteriore dolore a chi ti circondava e alle persone che amavi sei sempre stata tu.
Non io.
Guardo la conchiglia.
La conchiglia di un murice spinoso particolarmente bello, che il mare ti ha consegnato mentre passeggiavamo sulla riva. Hai voluto a tutti i costi prenderla, hai voluto a tutti costi farne un ciondolo e hai fatto in modo di far bagnare le sue punte nell’argento da un orefice, e hai fatto in modo che lui la bucasse per poterle unire gli anelli.
La stringo, mentre le lacrime iniziano a scendere al ricordo che porta con se questo ciondolo. Non me ne sono più separata da quando prima di chiedermi di farti quella promessa a cui mi sto odiando per non averti risposto, mi hai fatto capire di prendere la catenina che avevi al collo e con lei la conchiglia.
Hai voluto che la tenessi con me, per sempre. Quando io in realtà, avrei voluto tenere te accanto, non questa conchiglia.
I miei occhi azzurri scorrono poco lontano sulla spiaggia soffermandosi sul pietrone su cui ci eravamo sedute insieme.
Riportando alla mente altri ricordi, per quanto belli, per me dolorosi.
Volevamo mangiare dei dolci comprati nella Pasticceria del centro, prima di venire sulla spiaggia e alla fine a furia di ridere, scherzare, ascoltarci ed amarci erano rimasti quasi tutti nel vassoio con cui ci erano stati venduti.
Sorrido, mi sembra quasi di vederti, sentirti qui vicino a me mentre viaggio alla ricerca dei ricordi felici dei momenti passati insieme.
Torno a guardare la conchiglia.
Combattuta se tenerla con me, per sempre, o se donarla di nuovo al mare. A te piaceva il mare, ne saresti felice.
Egoisticamente però, è una delle cose che mi tiene legata a te. Una delle ultime, se non ultima, cosa.
Non ho avuto il coraggio necessario per continuare a vivere in quella che sarebbe stata la nostra casa, se la terapia e le cure sarebbero andate contro ogni aspettativa nel modo giusto.
 
Ho provato, giuro!
 
Ho messo tutto il mio impegno, ma vedere quei mobili, quei piatti. Quel letto che avevamo scelto insieme, che tu avevi scelto.
Rivivere i momenti in cui andavamo in giro a prendere tutto ciò che sarebbe servito per la nostra vita insieme mi soffoca.
Mi sembra di annegare dentro me stessa, senza trovare una via d’uscita. Mi sembra di cadere nell’immensità della sofferenza che la tua assenza mi crea.
Cadere in un volo che puntualmente non riesco a fermare fino a quando il mio cuore si schianta rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi.
 
Come se non fosse già rotto, per giunta!
 
E allora schiacciata dalla mia codardia ho deciso di venderla o quanto meno affittarla tornando a vivere con i miei genitori.
Loro non hanno fatto domande, mia sorella ha capito.
D’altronde come possono solo pensare che io abbia la forza di tornare a vivere lì?
Avrei voluto chiederti di sposarti sai, lo avevo già in programma.
Forse, avrei dovuto farlo prima.
Forse, avrei dovuto fare in modo di sposarti prima che il cancro ti portasse via da me.
Forse, avrei dovuto permettere alle nostre anime di legarsi per l’eternità anche se tu saresti volata via dopo qualche settimana.
Forse, però, saresti volata via felice e io non sarei rimasta qui su questa spiaggia oggi.
Con la mente affollata di se e perché a cui non riesco a dare una risposta, una spiegazione che possa tranquillizzare la mia anima.
Forse non avrei avuto così tanti rimpianti.
Forse non avrei sentito un senso di colpa così lancinante all’accorgermi di quanti errori ho commesso, senza potervi più rimediare.
Avevamo tanti progetti insieme, dovevamo fare un viaggio in Giappone, in America e anche nel Nord Europa.
Avevi il desiderio di avere un bambino un giorno, adottato o se con la fecondazione assistita non era per te importante.
Volevi essere madre e poco importava del giudizio altrui. Delle voci che ti avrebbero definito egoista perché, un bambino, con due madri non crescerebbe equilibrato mentalmente.
Secondo loro.
Avresti dovuto fare la biologa marina, perché della passione per il mare avevi fatto un mestiere.
Tanti avresti, avremmo e avrei che non troveranno più una realizzazione pratica.
Anche io avevo tanti progetti, con te, per me e per me con te. Ma adesso sembrano appartenere tutti ad un’altra vita.
Una vita che non sarà mai più mia.
Anche se tu vorresti che la vivessi e che andassi avanti. Lo so.
Me lo ripeto ogni giorno, mi ripeto ogni giorno quanto dovrei cercare di andare avanti e magari trovare un’altra ragazza con cui condividere le mie giornate.
Ma come posso anche solo pensare di sostituire ciò che eri per me? Come posso anche solo dimenticare un amore spezzato troppo prematuramente e per cause di forza maggiore?
No, non lo so.
Non mi è possibile.
Non mi è possibile capirlo, e forse non voglio nemmeno per paura che capendolo il tuo ricordo si cancelli dalla mia mente senza poterlo più recuperare.
D’altronde delle due, quella coraggiosa, sei sempre stata tu. Non io.
Io non sono stata in grado nemmeno di farti una promessa a cui probabilmente tenevi più della tua stessa vita.
Osservo il Sole scendere maggiormente sulla linea dell’orizzonte, stringendomi nelle spalle per l’aria che già è più fresca. Ripensando al Natale appena passato, sembrano secoli fa.
Eppure sono solo nemmeno sette mesi. Ripenso al Natale, al nostro Natale…e in cuor mio ringrazio i medici che ti hanno permesso di passarlo a casa, con la tua famiglia.
Con le persone che ami.  Per cui avevi sempre un sorriso.
Con me. Con il nostro noi.
Ripenso all’ultimo Natale e, improvvisamente mi sembra di essere nuovamente lì, a festeggiare insieme a tutti gli altri. Ma soprattutto insieme a te.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Arwen297