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Autore: Vickk36_    05/02/2021    1 recensioni
Gemma è una ragazza alle prese con l’ultimo anno di medicina, determinata e intraprendente come poche. La giovane è impaziente di ottenere la sua laurea al più presto difatti, da quando il suo ragazzo, Andrea, l’ha tradita, facendole smettere di credere all’amore, ed i suoi genitori sono disinteressati alla sua vita, ella non si è concentrata in altro se non allo studio al fine di poter diventare ciò che ha sempre desiderato: Un medico. Ma i suoi obiettivi vengono messi a dura prova da un professore tanto irascibile e misterioso quanto importante, colto e dedito al lavoro: Riccardo Esposito.
I due ben presto, da un odio iniziale, si ritroveranno a far parte di qualcosa di può grande di loro e…di proibito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Dopo la fine di tutte le lezioni universitarie, Gemma era costretta a tornare a casa anche se purtroppo, in quella casa, piena di ricordi ancora freschi e indimenticabili, ci vivevano Michele e Valeria, i quali sicuramente non aspettavano altro che attaccarla insensatamente. 

Lei era stanca di vivere con loro, preferiva vivere da sola che stare con dei genitori che non l'apprezzavano e che attiravano soltanto negatività, proprio quella che lei non non sopportava ma dalla quale ne era profondamente tormentata. 

 

Erano le cinque del pomeriggio e soltanto una cosa le avrebbe potuto evitare di pensare ai suoi genitori: lo studio. 

Molti ragazzi della sua università pensavano che lei studiasse in modo alquanto esagerato ma in realtà non sapevano che lei non lo faceva solo perché amava studiare medicina, ma sopratutto perché voleva isolarsi dal mondo intero. 

Non era una ragazza estremamente introversa ma preferiva stare con se stessa piuttosto che con il mondo esterno. 

Sapeva però, che conoscere nuova gente non le avrebbe fatto male, solo che non era ancora il momento. 

 

Molto spesso Chiara la chiamava per uscire con lei e andare a ballare. 

Chiara era completamente diversa da Gemma: lei amava le feste e stare in compagnia e l'idea di stare chiusa, da sola in una piccola camera la soffocava. 

Chiara, dopo aver pregato Gemma nella speranza che quest'ultima uscisse per una sera con lei e il suo fidanzato, stappò il tappo dello spumante dopo il consenso da parte di Gemma. 

Insomma, erano veramente rare le volte in cui Gemma usciva e si doveva immortalare il momento. Almeno questo pensò Chiara. 

 

"Perché ci hai messo così tanto ad arrivare?" Chiese la madre di Gemma appena quest'ultima varcò la porta di casa. 

Gemma si morse forte il labbro, per evitare una risposta non gradita dai suoi genitori. 

"Sono venuta a piedi" le risposte Gemma, scocciata ed esasperata. 

Non sapeva più che fare, sua madre era ancora più irremovibile di suo padre.

Valeria la fulminò con lo sguardo, sguardo che Gemma puntualmente evitò. 

Non perché ne avesse paura, ormai faceva così ogni giorno da quando era nata, bensì perché non aveva assolutamente voglia di mettersi a tu per tu con sua madre e inoltre non aveva più senso, avrebbe solamente peggiorato la situazione. 

 

"Hai 24 anni, quando penserai di mettere su famiglia?" Le chiese dura sua madre e Gemma non si potè trattenere. Le veniva spontaneo e non riusciva ne a controllare ne a fermare quel flusso di parole piene di rabbia, che uscivano dalla sua bocca.

"Sicuramente non ora o forse mai!" le rispose acida Gemma e infatti come risposta ricevette soltanto uno schiaffo da parte di Valeria anziché conforto in quanto madre. Ma nel vocabolario di Valeria la parola "madre" era inesistente.

 

"Attenta a come parli ragazzina!" le disse Valeria con tono assai minaccioso. Nonostante questo, Gemma non mollò la presa e continuò a sostenere lo sguardo infuocato di sua madre. Era come se fosse una gara a chi staccasse gli occhi per prima e questo sicuramente Gemma non lo avrebbe fatto ma conoscendo sua madre Valeria, nemmeno lei lo avrebbe fatto. Gemma però, non voleva perdere altro tempo e decise di dire solamente tre parole alle quali una negazione era evitabile:

"Vado a studiare" ella mantenne sempre lo stesso tono, ormai era sempre quello che usava e sua madre infatti, non poté fare più niente per trattenerla. 

 

Appena arrivata in camera sua, Gemma si chiuse la porta a chiave e se ne accasciò per pochi secondi, mettendosi le mani in testa. Poi si fece coraggio, prese i libri di anatomia e si concentrò per tre ore piene soltanto su quelli, il resto lo lasciò chissà in quale parte della sua mente.

 

***

"Gigi sbrigati siamo già tutti qui, manchi solo tu!" Le disse Chiara, la quale era impaziente vedere la sua migliore amica in veste diversa rispetto a quella di sempre: elegante. 

Gemma in realtà adorava vestirsi elegante ma purtroppo non aveva mai tempo di farsi carina di più per se stessa che per gli altri. 

Dei giudizi altrui non gliene fregava niente. 

Molte persone le facevano sempre i complimenti perché fin da piccola, voleva essere sempre ben curata. Non usciva di casa anche se aveva un capello fuori posto. 

Magari sembrerà un'esagerazione, ma per lei era fondamentale curarsi in ogni occasione. 

 

Non che quando andasse all'università fosse meno curata del solito, ma non le piaceva attirare l'attenzione di nessuno e non voleva far percepire agli altri che lei volesse provocare in qualche modo i professori. Assolutamente no. Aveva una dignità e in quanto tale non avrebbe mai rovinato la sua carriera da studentessa modella. 

"Ho quasi finito, voi intanto entrate che io vi raggiungo" le poche volte in cui Gemma usciva, lei, Chiara e Leonardo si incontravano sempre nello stesso bar che fungeva anche da discoteca. Ormai erano diventati amici con tutti, persino con il bodyguard. 

 

Gemma e Chiara erano due bellissime ragazze, ma tutti lì dentro sapevano che una delle due era fidanzata perciò scartarono subito la seconda. Gemma invece, aveva dei lunghi capelli mossi di un castano chiaro e gli occhi del medesimo colore; non era esageratamente magra e aveva delle curve invidiabili; le sue gambe erano altrettanto magre e lunghe anche se lei in realtà, non era assai alta. 

Attirava uomini che lei usava per scaricare lo stress accumulato nei giorni. 

Gli uomini erano accecati dalla sua bellezza; quando la vedevano non riuscivano più a toglierle gli occhi di dosso e Gemma lo apprezzava ma fino ad un certo punto, perché capiva benissimo cosa traspariva dagli occhi di tutti quegli uomini: perversione. 

 

Per quella serata indossò un vestito a mezze maniche di un blu elettrico che spezzava con i suoi capelli e i suoi occhi. Era ancora settembre perciò si poteva permettere di indossare quel vestito che tanto amava ma che mai aveva potuto indossare.

Aveva fatto delle leggere onde ai capelli per dare più volume e si era truccata più pesantemente del solito: aveva fatto uno smokey eyes nero agli occhi, non troppo marcato perché riteneva che il troppo trucco non le donava; aveva poi applicato molto mascara e successivamente l'illuminante che secondo lei, non doveva mai mancare. Infine mise una tinta labbra nude per rendere le sue labbra ancora più carnose di quello che già erano. 

Soddisfatta del risultato scese silenziosamente dalle scale di casa sua per andare verso l'ingresso, sperando che i suoi genitori non l'avrebbero fermata e infatti, fortunatamente così fu. 

 

Arrivata a destinazione, si guardò attorno per scrutare la zona e poi si decise ad entrare per incontrare i suoi amici che ormai si erano dati all'alcol. 

Gemma non beveva, non le piaceva e soprattutto odiava perdere il controllo e pertanto ogni volta che veniva in questo posto si faceva dare soltanto un semplice bicchiere d'acqua per non rimanere disidrata. 

Tutti la guardavano come se fosse una pazza e lei e lei non poteva di certo biasimarli. Insomma quale persona veniva in discoteca per bere acqua? E ogni volta che si faceva questa domanda, rispondeva a voce alta:

"Nessuno" 

 

Era seduta in uno sgabello da sola, soltanto con la compagnia del barista che la accompagnava sempre in serate del genere. Poi era soltanto circondata da persone fin troppo ubriache a fatte. Non sopportava questo tipo di persone, ma ovviamente non poteva dire nulla in contrario, era loro la vita. 

Non avendo ancora cenato, ordinò un panino. Voleva allontanarsi da quel posto gremito di persone e di musica ad alto volume. 

"Grazie Nico" ringraziò il suo amico barista e prese al volo il suo panino che finalmente poteva gustarsi da sola e in Santa pace. 

 

Gemma si sedette su una panchina di fronte alla discoteca, dove non c'era nessuno e la musica si sentiva poco. Sapeva che era pericoloso per lei stare da sola in un posto dove chissà quali persone ci sono che potrebbero violentarla e farle del male.

Ma in quel momento era rilassata, lontana da tutti e da tutto, soltanto con quel panino che stava aggredendo con morsi abbastanza grandi per le dimensioni della sua bocca.

 

"Non dovresti mangiare così, potresti affogarti" il panino le volò dalle mani appena sentii quella voce alle sue spalle. La stessa voce di cui era terribilmente innamorata per la sua particolare melodia e il suo intrigante suono. 

La persona che la usava lo era un po' meno però. 

Si girò verso il suo professore e stette zitta per molto tempo, cercando di capire cosa ci facesse lui in una discoteca prevalentemente per ragazzi e non per uomini della sua età. 

Era più sbigottita per questo che per la coincidenza assurda e inaspettata.

 

Riccardo Esposito stava trattenendo la sua risata che minacciava di uscire dalla sua bocca. Conosceva quella ragazzina bizzarra da poche ore e già ne era interessato. Voleva capire cosa frullasse nella testa di Gemma. 

Quest'ultima si schiarì la voce. Era imbarazzata e credeva di essere molto rossa in viso. Quell'uomo le faceva quell'effetto ma ancora doveva capire il perché.

 

Forse perché è terribilmente attraente stupida!

 

"C-che ci fa lei qui?" Gli chiese un po' timida lei. Forse era stata un po' indiscreta perché aveva chiesto al suo professore cose che non la riguardavano. Ma poi pensò che era stato lui ad avvicinarsi a lei, quindi Gemma ne aveva tutto il diritto e pertanto non stava dalla parte del torto. 

Tutti i suoi muscoli erano troppo contratti. 

Provò  a rilassarli ma non ci riuscì forse perché quegli occhi azzurri la stavano scavando dentro. 

Si sentì proprio così in quel momento: esposta. 

"Non pensare male, non sono qui perché voglio ballare o altro...stavo facendo una passeggiata e ho visto te" le rispose lui emettendo una leggera risatina. 

 

Gemma sentendo quel suono e vedendo quel piccolo sorriso accennato da lui, iniziò ad avvertire il suo cuore accelerare e le sue mani sudare. 

Era confusa e spaesata. Non sapeva cosa fare e dalla sua bocca non usciva più niente. Era imbambolata a fissare qualcuno che mai aveva incontrato. Riccardo Esposito per lei era una creatura così magnifica all'esterno. 

Provò a scuotere la testa e pensare a ciò che era accaduto la stessa mattina e subito, fortunatamente, si riprese.

"Ok, adesso può cortesemente andarsene? Vorrei restare da sola..." gli disse lei, cercando di sostenere il suo sguardo mentre ancora tratteneva il respiro. 

Sperava che questa risposta servisse a farlo allontanare così avrebbe ripreso il pieno di controllo di se stessa che in quel momento era completamente scomparso. 

 

"Dovresti portare rispetto ad un tuo professore" le disse lui intimidatorio. Riccardo Esposito non accettava che gli venisse mancato di rispetto, soprattutto dalle sue studentesse. 

"Lei non è nessuno al di fuori dell'Università" rispose Gemma sgarbata, scendendo dal muretto. I tacchi sfortunatamente, non le furono da aiuto poiché il suo piede atterrò in maniera brusca provocando in lei una smorfia di dolore. 

Il suo professore, in quanto medico se ne accorse immediatamente e la afferrò saldamente per la vita evitando così  che lei sbattesse contro il pavimento. 

I loro nasi si sfiorarono ed entrambi avvertirono questo contatto così insignificante ma che provocò ad entrambi una scossa che fece tremare leggermente Gemma.

 

Stettero in questa posizione per molto tempo, tempo che si era fermato ed insieme ad esso anche tutto il resto. Non c'era nient'altro che i loro occhi che si incrociavano e le loro braccia che si sfioravano ripetutamente.

Gemma fu la prima ad interrompere questo contatto, spingendolo via da lei. Riccardo Esposito ne fu sorpreso ma non pentito in quanto aveva paura che la situazione degenerasse, cosa che Gemma non avrebbe mai permesso ma il professore si aspettava di tutto da quella ragazzina.

Ella si grattò nervosamente la testa e prima di spiaccicare almeno una parola sensata, borbottava cose incomprensibili.

 

Il professore non capiva, era anche lui molto confuso, ma ciò che proprio non comprendeva erano gli sbalzi d'umore della ragazza. Prima imbarazzata come una bambina vera e propria e poi sicura di se e con il pieno controllo. 

 

"Buona serata professore e grazie per avermi rovinato la serata" prima che Riccardo potesse accennare anche solo una parola, Gemma era già lontana da lui. 

Gemma era riuscita in un secondo a far cambiare umore pure a lui. 

Era diventato così nervoso che si promise che questa ragazzina non l'avrebbe passata liscia l'indomani mattina quando l'avrebbe rivista.

   
 
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