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Autore: Ghost Writer TNCS    06/02/2021    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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24. Risveglio

«Sono qui per fartela pagare per averci presi in giro!» esclamò Luca, furioso.

Con lui c’erano i suoi uomini, tutti e tre armati. Freyja li scrutò rapidamente, cercando di capire se c’era una possibilità di farli ragionare. L’orco non si sarebbe arreso senza combattere, ma forse poteva convincere gli altri ad arrendersi.

«Hai ragione, vi ho mentito» ammise la poliziotta. «Non volevo prendermi gioco di voi, ma ho dovuto farlo! Avete visto in che condizioni è la colonia occidentale! Era l’unico modo per salvarla!»

«Basta parlare!» gridò il Mastino. Attivò i suoi poteri di chimera mutaforma, diventando ancora più alto e muscoloso. «Me la pagherai!»

Caricò a tutta velocità con gli artigli spiegati, la bava alla bocca. Il vicolo era troppo stretto per schivare, ma questo non scoraggiò Freyja. All’ultimo momento afferrò il suo aggressore per un braccio e lo ribaltò sfruttando la sua stessa forza.

L’orchessa lanciò subito uno sguardo verso gli altri tre cacciatori. Avrebbero sparato? No, per il momento sembravano decisi a non intervenire: probabilmente il Mastino voleva risolvere la questione da solo.

«Luca, ascoltami. Capisco che sei arrabbiato, ma comportandoti in questo modo peggiorerai solo le cose. Credi che i miei colleghi ti lasceranno andare dopo tutto questo?»

«Non mi interessa! Mi occuperò di loro dopo che avrò finito con te!»

Tornò all’attacco con la stessa decisione, ma questa volta con più assennatezza. Le tirò un pugno, ma Freyja schivò. Provò un’artigliata, ma ancora a vuoto. Si allungò in un calcio, si dimenò, ma non servì a nulla.

«Smettila di fuggire!»

Unì i pugni, pronto ad abbatterli su di lei, ma l’orchessa scattò in avanti e lo colpì allo stomaco con un destro. Luca emise un guaito e cadde in ginocchio.

«Tu…»

«Te lo ripeto: arrenditi.» Questa volta il tono della poliziotta era quello di un ordine.

«Mai…!»

L’orco chiamò a raccolta le sue forze, serrò i muscoli e sferrò un poderoso montante. Freyja riuscì a schivarlo per un pelo, ma lo spostamento d’aria fu abbastanza forte da far volare le sue treccine. Contrattaccò quasi d’istinto: un colpo a mano aperta dritto sul mento canino. Il possente corpo del Mastino si sollevò da terra per la forza dell’impatto e stramazzò violentemente sulla schiena. Rimase immobile, incosciente, e dopo pochi secondi tornò alla sua forma originale.

Sistemato il capo, la poliziotta si voltò verso gli altri tre cacciatori.

«Ragazzi, vi prego. Non è troppo tardi per fare la cosa giusta.»

Nonostante il suo tono condiscendente, l’elfo tatuato sollevò la sua arma. «Vaffanculo! Non mi fa arrestare!»

L’impulso stordente lo colpì a tradimento prima che potesse prendere la mira. Riuscì a sparare un paio di colpi in aria, ma poi anche lui rovinò a terra.

Era stato il demone, secondo di Luca, a fare fuoco. Guardò il suo compagno ancora in piedi, scosse il capo e lasciò cadere il suo fucile. Dopo qualche istante l’altro sospirò e fece altrettanto.

Freyja rivolse loro un sorriso di riconoscenza prima di avvisare i colleghi.

«Grazie. Farò in modo che il giudice ne tenga conto.»

«A questo proposito, abbiamo anche un’informazione» affermò il demone. «C’è una spia, nella polizia, che lavora per il Sindaco. È così che ti abbiamo trovata. Non so dirti chi sia.»

Quelle parole gettarono un’ombra sull’animo dell’orchessa. Il sospetto c’era già, ma quell’ulteriore indizio la costringeva a dubitare ancora più seriamente dei suoi colleghi.

«Luca sa chi è?»

«Non credo. E se anche lo sapesse, dubito che te lo direbbe.»

L’orchessa non poté non concordare.

Chiamò gli agenti di Ziqi City e nei pochi minuti di attesa rifletté attentamente sulle sue prossime mosse. Non poteva dare per certe le parole del cacciatore, allo stesso tempo però non poteva nemmeno tenere per sé un’informazione del genere. Ma a chi poteva dirlo? Al commissario Mantina? A Smidr? Si fidava di loro, ma la sua fiducia era ben riposta?

Quando i poliziotti di Ziqi City scesero dalle volanti, aveva ormai preso la sua decisione.

«Ottimo lavoro, ce ne occupiamo noi adesso» le disse uno degli agenti.

«C’è un’altra cosa: dovete arrestare subito tutti i poliziotti della colonia occidentale» affermò, triste ma determinata. «C’è una spia tra di noi.»

***

C’era voluto un po’ per capire come disattivare il generatore di interferenze. Lo avevano aperto, non senza qualche difficoltà, e avevano esaminato la sua struttura interna per capire come funzionasse. La base su cui poggiava era quasi vuota, c’era solo un tubo che lo collegava al pavimento: presumibilmente serviva ad alimentarlo. Vongai aveva ipotizzato che utilizzasse l’energia geotermica del pianeta – quale altra energia avrebbe potuto tenerlo attivo per tutto quel tempo? – tuttavia non c’era stato il tempo di verificare.

Dopo aver esaminato le opzioni a loro disposizione, erano giunti alla conclusione che la cosa più semplice sarebbe stata tagliare il cavo.

«Ok, vado» affermò Thiago, coltellaccio alla mano.

L’azione in sé non era complessa, a preoccupare i presenti erano le possibili conseguenze di quel gesto: sarebbe scattata qualche misura di sicurezza? Quella che passava nel cavo era elettricità o qualche altra sostanza pericolosa? Ma soprattutto: le biomacchine sarebbero rimaste inerti anche senza l’interferenza?

Il faunomorfo forzò la lama contro il cavo e diede un deciso strattone. Il rivestimento esterno provò a opporre resistenza, ma alla fine dovette capitolare e il collegamento venne reciso di netto.

Tutti si aspettavano… qualcosa. Non sapevano bene cosa, ma erano convinti che qualcosa sarebbe dovuto accadere. Invece non accadde nulla: le biomacchine erano ancora immobili e l’intero bunker era rimasto immerso nella penombra.

«Sta tornando» esalò Yalina. «Sento la magia di Niflheim.»

Vongai toccò il suo smartwatch e questo si attivò immediatamente. «Direi che ha funzionato.»

Albion si avvicinò a una biomacchina e la scrutò con attenzione. Sembrava un po’ deluso. «Sembrano ancora inerti.» Bussò sulla testa, con una noncuranza che fece trasalire la sauriana.

«Allontanatelo da quella biomacchina!» ordinò la scienziata.

«Non l’ho mica attivata!» provò a difendersi il metarpia mentre il gigantista lo spostava di peso.

Vongai sospirò. «Vado ad avvisare Mowatalji, voi assicuratevi che non combini guai.»

Uscita dal bunker chiamò l’elfo, che non nascose la propria soddisfazione.

«Ottimo lavoro. Uno dei nostri è già nei paraggi, vi farà avere il necessario per attivare le biomacchine.»

«Dove dobbiamo incontrarci?»

«Non preoccuparti, vi raggiungerà lui a breve. Buona giornata.»

La sauriana informò gli altri e tutti insieme uscirono dal bunker per ricevere la consegna. Priscilla aveva già avvisato i suoi compagni, il cyborg e il sensitivo, che ora che non dovevano più preoccuparsi delle interferenze avrebbero potuto raggiungerli dal campo base.

I due scienziati e i quattro cacciatori erano in attesa da meno di due minuti quando Priscilla si voltò all’improvviso. Allungò il braccio e nella sua mano apparve un mitra. I suoi compagni reagirono in pochi istanti: Yalina evocò uno sciame, Thiago impugnò un fucile e Warren avanzò di qualche passo, pronto a ingrandirsi.

Il motivo di tutta questa agitazione era l’improvvisa comparsa di un metarpia. Nessuno si era accorto di lui: era come se si fosse teletrasportato a due metri da loro.

Come Albion, non era particolarmente alto, ma sembrava un po’ più robusto e le piume del capo erano di un rosso vivo, squillante. Nella mano sinistra teneva una valigetta corazzata, la destra invece era pronta ad afferrare il calcio di un revolver. Non sembrava avere alcun tipo di armatura e la sua unica protezione dall’aria di Niflheim era una bolla energetica.

«Signori, vi prego» esordì. Il suo tono era quasi annoiato. «Mi sembra una reazione eccessiva.»

«Tu devi essere il fattorino» intervenne Albion, del tutto incurante dell’atmosfera tesa. «In quella valigetta c’è quello che serve per controllare le biomacchine?»

Il nuovo arrivato agitò l’indice nella sua direzione. «Sveglio il ragazzo.» Allungò la valigetta. «Chi vuole avere l’onore?»

Vongai fece per avanzare, ma Priscilla la anticipò. Prese il pacco e poi indietreggiò senza voltare le spalle al metarpia.

«Beh, buon lavoro» affermò il “fattorino”. Il suo corpo prese fuoco e in pochi istanti divenne cenere che si dissolse nell’aria.

I presenti, ammutoliti, rimasero immobili.

«Beh, non la apri?» domandò Albion. «A proposito, avete notato che il suo Martial Law era scarico?» aggiunse riferendosi al revolver dell’uomo.

«Quel tipo non usa proiettili normali» ribatté l’anfibiana prima di porgere la valigetta a Vongai. Se non altro il commento dello scienziato riuscì ad alleggerire un po’ la tensione.

La sauriana sbloccò i ganci e aprì la valigetta.

Tutti quanti si sporsero per vedere cosa c’era all’interno. Era una specie di siringa a pistola con un grande contenitore, ma l’ugello era troppo grande per poter fare delle iniezioni. Nella parte superiore della valigetta c’erano delle illustrazioni che spiegavano come usare lo strumento.

«Io dico di provarla» propose Albion.

Vongai, altrettanto curiosa, prese in mano l’oggetto. «È più pesante di quanto sembri.»

Tornarono nel bunker e raggiunsero la biomacchina più vicina, una di quelle umanoidi. La sauriana controllò un’ultima volta le illustrazioni e fece come indicato: appoggiò l’ugello sul petto dell’automa e premette a fondo il grilletto. Dalla punta uscì una piccola quantità di fluido denso, chiaro e appiccicoso. Vongai ritirò la siringa a pistola e osservò il fluido che si espandeva sul corpo della biomacchina. Bastarono pochi secondi e venne completamente assorbito.

Gli sguardi di tutti erano fissi sull’automa.

Avrebbe funzionato? Quella biomacchina vecchia di millenni si sarebbe attivata?

Un movimento improvviso, come una contrazione muscolare, fece sobbalzare i presenti.

L’essere artificiale si stava lentamente riattivando, ma le sue fibre paramuscolari agivano ancora in maniera scoordinata. Emise dei suoni, forse delle parole, ma in una lingua che nessuno riuscì a comprendere.

Come al solito furono le parole di Albion a spezzare l’enfasi del momento: «E ora che ne facciamo?»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Finalmente gli scienziati sono riusciti a risvegliare le biomacchine, ma questo può voler dire solo una cosa: altri guai per la polizia.

A proposito della polizia, alla fine il buon cuore di Freyja è riuscito a fare breccia in almeno due degli sgherri del Mastino. Questo le ha risparmiato uno scontro, ma soprattutto le ha permesso di scoprire che c’è una talpa nella polizia. Ma chi può essere? Di fatto tutti gli agenti della colonia occidentale sono dei sospetti, e questo farà sicuramente precipitare ancora di più il loro morale: come possono sconfiggere i criminali se non possono nemmeno fidarsi dei loro colleghi?

Nel prossimo capitolo cominceremo a vedere i risultati dell’indagine interna: non mancate!

A presto ^.^


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