Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: DhakiraHijikatasouji    06/02/2021    0 recensioni
Siamo in tempo di guerra, anno 1916. Nessuno però sa che sotto un bunker una donna sta partorendo e un bambino alla luce sta dando. Questo cucciolo però non sa che dovrà crescere affrontando un’orribile infanzia da orfano dove scoprirà la sua vera natura che in tutto il racconto non riuscirà a negare a sé stesso. Soprattutto quando incontrerà l’aspirante artista Bill Kaulitz. E lì riuscirà a capire tutti i ritratti del mondo…del loro mondo.
INCEST NOT RELATED
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
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Kapitel 12


Due giorni dopo...

Bill aprì gli occhi su quel letto ombreggiato dalle gocce di pioggia poggiate sui vetri. Dopo ciò che era successo tra loro, Bill se n'era ugualmente andato perché voleva lasciare il tempo a Tom di realizzare la propria responsabilità, poi, appena si erano rivisti...

- Tom!- Il ragazzo si era affacciato dalla finestra della propria stanza e vide Bill che lo chiamava. Aveva una rosa bianca in mano e gli sorrideva. - Buongiorno, principessa sul pisello!- Bill era scoppiato a ridere e Tom si stava ancora strofinando gli occhi.

- Mi sa che stai confondendo i ruoli- Poi si era stiracchiato poco elegantemente sollevando le braccia. - Perché sei qui?-

- Per corteggiarti. Che c'è, solo perché sei tu che comandi a letto non puoi ricevere questa bellissima rosa?- Gliela porse e Tom si allungò per afferrarla. Bill continuava a fissarlo con finto sguardo innocente mentre sbatteva le palpebre ripetutamente. Tom comprese e sbuffò divertito.

- Mi dai un momento?-

- Ti ho dato due giorni- Calcò bene su quel lasso di tempo non cambiando per niente espressione e facendo ben intendere la sua impazienza. Tom sorrise e si sporse per baciarlo.

- Comunque tu devi essere matto, potevano esserci i Winkler-

- Sono matto, ma so anche che quel matto del prete celebra la messa tutte le mattine e che quei matti dei Winkler non se la perderebbero per nulla al mondo. Io ho di meglio da fare-

Tom era uscito qualche minuto dopo, aveva preso Bill per mano, lo aveva riportato dentro e aveva raccomandato alla servitù di non disturbarli perché avevano da parlare di un sacco di cose. Certo, ci avevano messo del tempo infatti. Spogliarsi non era sempre una cosa veloce, e poi gettarsi sul letto e dimenticando tutto ciò che era appena accaduto negli ultimi giorni. C'erano volute delle ore, tanto che non avevano sentito il bisogno di mangiare. Quando accadeva una cosa come quella, era come entrare in una dimensione magica dalla quale ti illudi di non uscire mai, come un sogno che credi vero, poi ti svegli e realizzi che la realtà è un ricordo dimenticato che riaffiora improvvisamente e ti deprime. Tom ancora dormiva placidamente accanto a lui, forse era l'unico che era riuscito a chiudere occhio. Bill aveva troppi pensieri che gli vorticavano in testa, poteva dire di aver dormito davvero male. Era stato l'ennesimo pianto della piccola Marleen a svegliarlo e adesso, guardando Tom, pensava che per lui doveva essere davvero difficile mettere sua figlia e lui sullo stesso piano. Bill riteneva che Marleen dovesse venire prima in qualche modo, però allo stesso tempo non desiderava di perdere questa guerra tra loro e la società. Ma cosa avrebbero fatto da quel momento in poi?

- Ciao- La voce assonnata di Tom gli giunse alle orecchie e le sue labbra a baciargli il collo risalendo lentamente sul mento.

- Ciao...- Bill era serio e Tom ci mise poco ad accorgersene. Prima rideva, si era lasciato andare, e adesso sembrava aver improvvisamente cambiato umore.

- Che hai?-

- AAAAAAAHHHH!!- Un urlo di donna li fece trasalire entrambi e non ci misero neanche due secondi a scendere dal materasso, vestirsi alla meno peggio e correre fuori. Il presentimento che la cosa riguardasse Saphira balenò nelle loro menti come un fulmine a ciel sereno e si precipitarono immediatamente nella sua stanza. Appena entrarono, si gelarono sul posto. Saphira era nel letto che respirava davvero male, piena di sudore, e Marleen strillava sul suo grembo siccome stava prendendo il latte e le braccia della mamma non la stavano reggendo più. Sarja era lì impanicata che non era in grado di agire. Saphira aveva gli occhi vitrei, non riusciva ad emettere una parola. Tom si precipitò immediatamente al piano di sotto per chiamare il dottor Listing. Bill si avvicinò al letto senza sapere che fare. Pensò che fosse opportuno prendere in braccio Marleen e di non farle né vedere né percepire sua madre in quello stato. Ci mise tutta la delicatezza possibile, dato che non aveva mai tenuto un neonato tra le braccia e si affidava all'istinto, sperando di averne.

- Vieni qui, piccola- La bambina continuava a piangere logicamente, ma Bill tentò di cullarla e di fare in modo che smettesse, perché le sue urla, per quanto giustificate, non permettevano di riflettere lucidamente. - Basta piangere, su...devi essere forte...- Le asciugò le lacrime e Marleen permase con un broncino. Era la prima volta che Bill aveva modo di osservarla bene: aveva gli occhi indefiniti, né grigi come la madre né marroni come il padre...parevano un miscuglio di entrambi. Erano davvero belli. Anche la sua pelle era di una carnagione media, non era pallida o abbronzata, ma al tatto molto delicata. Bill le afferrò una manina e lei gli strinse un dito istintivamente. Sorrise. Non seppe perché, quella era la situazione meno opportuna per sorridere, ma quella bambina gli aveva provocato una sensazione nuova, qualcosa di inspiegabile che si era creato a guardarla negli occhi. Era la figlia di Tom. - Ciao...- Le sussurrò dolcemente, come se l'avesse appena partorita lui, e Saphira, nella sua difficoltà respiratoria e il panico, fu in grado di percepirlo.

- B-Bill...- La voce della neomamma gli giunse molto debole dal letto. La ragazza stava provando a dirgli qualcosa e doveva essere molto importante. Il moro si avvicinò ponendosi in ginocchio per guardarla negli occhi e le strinse la mano.

- Non sforzarti a parlare, sta arrivando il dottore-

- I-io...devo dirte...dirtelo...Bill- Bill alzò lo sguardo su Sarja che aveva iniziato a piangere in silenzio, con la mano tremante sulla bocca e gli occhi rossi. Gli stava montando una spiacevole sensazione nel petto, un presentimento, un presagio forse. Ma lui doveva reagire, doveva farlo per chiunque lì dentro, soprattutto per Tom e Marleen.

- Ti ascolto- Anche gli occhi di lei si bagnarono di lacrime, le quali cominciarono a scendere fino a toccare il cuscino giù umido del suo sudore. - Sarja, prendi del ghiaccio- Le passò un panno che aveva trovato lì e la domestica inizialmente non lo afferrò. Era così presa dalla paura che sapeva di dover fare qualcosa, ma si era come bloccata. La voce di Bill le era giunta come ovattata, ma alla fine era riuscita a muovere il braccio e a prendere con la mano tremante quel dannato panno.

- Bill...- Tossì. - Se...se dovessi...morire...cough cough! Desidero che tu...ti prenda cura di...Marleen- Il moro sgranò gli occhi abbassandoli poi sulla piccola creatura che teneva tra le braccia e che si stava ciucciando una mano. Saphira le poggiò la mano sul corpicino caldo. - La amo...più di qualsiasi altra cosa al mondo...e lei merita l'amore... quello che io non ho potuto avere...- Anche dagli occhi di Bill le lacrime presero inevitabilmente a scendere sul suo viso. Si era promesso di non piangere, di resistere fino all'ultimo ma...

- Tu vivrai, mi hai sentito? Tu non puoi andartene!- Saphira aveva sorriso davanti a quel viso che per un istante rivide bambino e ricordò tanti momenti insieme a lui. Le litigate, le azzuffate, le coccole, il primo bacio. Adesso tutto ciò che c'era stato quando erano piccoli sembrava essere stata tutta un'illusione. Era arrivato Tom e aveva stravolto completamente le loro vite senza volerlo. Bill si era innamorato di lui e Saphira aveva dovuto rinunciare alla sua seconda possibilità. Adesso poteva dire che non le interessava più: voleva prima che Marleen fosse felice, e sapeva che con l'amore di due genitori che si amavano a loro volta avrebbe ottenuto la realizzazione del suo ultimo desiderio. Era felice della sua scelta, per questo sorrideva. Sarja tornò con il ghiaccio e poco dopo di lei spuntò anche il dottor Listing.

- Eccomi, uscite tutti, per favore!- Aveva intimato con una certa urgenza. Dalle parole di Tom aveva capito che era grave e che doveva assolutamente correre. Bill era andato subito a cercarlo e lo aveva trovato a sedere sulla poltrona davanti al fuoco a riflettere, provando a non andare nel panico, come chiunque, ma Bill aveva notato la lacrima ferma tra l'occhio e la bocca.

- Sapevamo che prima o poi sarebbe successo...- Sussurrò insicuro avvicinandosi. Lo sguardo che Tom gli lanciò lo fece sussultare. Aveva degli occhi più rossi del demonio, come mai glieli aveva visti. Era consapevole di aver detto una frase stupida, e magari avrebbe dovuto starsene in silenzio, e lasciare che quel fuoco ardesse solamente dentro il suo petto. Lo aveva come risvegliato, poiché aveva compreso che nei suoi occhi non albergava solo la disperazione, bensì l'ira. Ad un certo punto sentirono la porta d'ingresso aprirsi. Tom scattò immediatamente in piedi. - Che cosa vuoi fare?- Chiese Bill allarmato.

- Resta qui con la bambina-

- Tom...-

- Resta qui ho detto! E non uscire per nessun motivo al mondo! Non voglio che guardi!- E aveva sbattuto la porta senza lasciargli neanche un secondo per replicare. Bill era rimasto con gli occhi spalancati davanti a quella superficie fredda. Aveva una certa paura. Non sapeva che cosa sarebbe successo e temeva tanto per Tom. - ANDATE VIA!- Lo sentì gridare completamente fuori di sé. Si sedette sulla poltrona chinandosi sulla bambina, come a volerla proteggere da quelle urla. - FUORI! HO DETTO FUORI!- Ad un certo punto si sentì rumori di oggetti sbattuti al muro, grida miste e ovattate, come se due persone si stessero azzuffando. - NON RIMETTETE PIÙ PIEDE IN QUESTA CASA CHE VI AMMAZZO! AVETE CAPITO!? VI AMMAZZO!!!- E di nuovo rumori di mobili e tavoli ribaltati. Sembrava volessero distruggere la casa! Poi silenzio...e il botto di un portone che veniva chiuso fece sussultare e spaventare anche Marleen, la quale ricominciò a piangere. Tom improvvisamente rientrò in stanza. Aveva qualche livido sul viso, il sopracciglio spaccato e sanguinante e la camicia strappata sulla manica. - Dammi la bambina-

- Tom...- Esitò scuotendo leggermente la testa. Temeva un Tom in quello stato, non sapeva se era sicuro per la piccola.

- Ti prego- Ma nel momento che glielo chiese così, con quel tono sommesso, capì che era tornato in sé, che ne aveva bisogno, e gliela passò. Tom la portò al petto coccolandola e sussurrandole che da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene. - C'è il papà adesso...non piangere- L'averla in braccio faceva sì che i suoi nervi si calmassero e dopo un po' infatti Marleen ricominciò a guardare suo padre come l'uomo che le voleva bene e non quello che aveva appena avuto un momento di totale pazzia.

- Hai cacciato i Winkler-

- Sì- Rispose deglutendo per mantenere la calma al sol pensiero. - Lui ha opposto resistenza e nel momento che ho spinto sua moglie fuori, ce le siamo date di santa ragione, fino a che non ho avuto la meglio e non l'ho gettato sul pianerottolo...poi ho chiuso a chiave-

- E adesso che succederà?-

- Che penseremo a Saphira!-

- Tom, quelli possono farti causa, e le parole grate della servitù per averle liberate da questo calvario non ti salveranno!-

- Non m'importa! Saphira potrebbe morire per colpa di quei bastardi! E adesso andiamo da Listing sperando che non ci siano brutte notizie- Tom affidò Marleen a Sarja raccomandandole di darle ancora latte in quanto la piccola doveva essere ancora affamata. Bill sapeva che Tom era una persona impulsiva, e per certi versi anche lui. Quando vedevano una cosa che non era giusta, non si facevano problemi a farlo presente e credeva che Tom non avesse esagerato, che i signori Winkler meritassero più che essere cacciati via, ma purtroppo per la legge non era così. Se si fosse venuto a sapere che lui e Tom avevano una relazione, non ci sarebbe stato più scampo per loro e Marleen sarebbe finita nelle mani dei Winkler. Saphira non avrebbe voluto questo.
Listing uscì dalla porta con un'espressione più abbattuta della volta precedente, e che fece capire che le speranze di chiunque lì dentro erano vane.

- Proprio come temevo, il suo cuore ha subito ulteriori danni e la patologia che ha sembra essere degenerata-

- E questo che vuol dire?- Chiese Tom nella propria ignoranza. Bill, che invece aveva già compreso, si limitò ad abbassare gli occhi in silenzio.

- Vuol dire che ha bisogno del supporto di chiunque le voglia bene e di non essere mai lasciata sola. E' difficile affrontare una cosa del genere da soli- Bill in quell'istante lo guardò storto. Non aveva detto tutta la verità, aveva invece cercato di omettere cosa realmente volesse comunicare. Tom infatti non aveva compreso.

- Prometto che le starò accanto fino a che non guarirà- Aveva detto. Georg aveva sorriso per poi tornare immediatamente serio. Gli permise di entrare logicamente, affermando che il respiro di Saphira era tornato regolare, ma di non farla sforzare.

- Posso parlare con lei?- Si avvicinò a Bill, che in effetti aveva una domanda da porgli. - Perché non gli ha detto la verità? Perché illudere le persone?- Georg abbassò lo sguardo sospirando.

- Tom non è una persona stabile- Il moro assunse un'espressione confusa. - Ha una mentalità molto compromessa. Non ho voluto perciò peggiorare la situazione. Conosco il signor Bücher...era uno psicologo e mi ha detto che Tom è stato "in cura" da lui per del tempo, e mi ha comunicato lui queste informazioni. Saphira in questo momento ha bisogno del supporto delle persone vicine e Tom non sarebbe stato in grado di darglielo a saperla...condannata-

- Sta parlando di Tom come se fosse pazzo!- Bill iniziò ad alterarsi e il dottore doveva prevederlo. - Lei è solo uno dei tanti che non sa e parla a sproposito! Tom è una persona che ha sofferto e né io né lei possiamo permetterci di giudicarlo! Soprattutto lei che è già tanto se sa il suo nome!- Lo guardò negli occhi inquisitorio cercando di inchiodarlo. - E adesso se ne vada- Sibilò come un serpente velenoso. Georg chinò il capo come segno di rispetto, poi lo oltrepassò e scese le scale. Il salone era pieno di sedie spezzate, mobili ribaltati e soprammobili distrutti. Si voltò una seconda volta verso Bill che, dall'alto delle scale, manteneva lo sguardo austero. Georg sospirò scuotendo la testa e abbandonò casa Winkler. Tutto quel caos era la rappresentazione di quello che Tom aveva nella sua testa, e nessuno riusciva a vederlo.

- Dottore, aspetti!- Sarja gli corse dietro con la bambina in braccio e Listing arrestò subito il suo passo. - Guardi, la prego! Temo che abbia la febbre!- Appena Bill udì quella parola si precipitò giù dalle scale e uscì fuori prelevando Marleen dalle braccia di Sarja, senza chiederle niente. Era come se fosse la sua bambina ormai, e nessuno doveva permettersi di trattarla come se lui non c'entrasse niente. Saphira gliel'aveva affidata, perciò doveva sapere tutto di lei. La bambina aveva gli occhi assonnati e Bill le poggiò le labbra sulla fronte. Ella iniziò a piangere.

- No temi, HA la febbre!-

- Mi permetta di visitarla, signor Kaulitz- Chiese il medico con sguardo e tono quasi sommessi. Il moro non si azzardò ad addolcire per niente il proprio, anzi, assottigliò gli occhi.

- Non si azzardi a mentire con me-

- Non lo farò, glielo prometto-

- Allora va bene, mi segua- Rientrarono dentro casa e Georg visitò la neonata sotto lo sguardo vigile di Bill e Sarja.

- Ha vomitato prima...quando le davo il latte...e piange spesso...sembra che ci sia sempre qualcosa- Georg si tolse lo stetoscopio dalle orecchie.

- Infatti qualcosa c'è- Bill si fece avanti. - La bambina ha la scarlattina- E il suo cuore fece mille capriole a udire quelle parole. La scarlattina? - E' necessario abbassarle la febbre come prima cosa, Purtroppo non posso darle nessuna medicina, è troppo piccola e potrebbe peggiorare la situazione- Nel mentre parlava pensò a rivestirla e a ridarla in braccio a Sarja.

- E come possiamo fare?- Chiese quest'ultima.

- Deve essere immersa nel ghiaccio-

- Nel ghiaccio!?-

- Sì, è necessario per far scomparire la febbre, ma è troppo piccola e ha bisogno della presenza della madre-

- Ma Saphira...- Controbatté Bill.

- Lo so- E tacque. Il moro comprese che cosa stava cercando di dire e annuì convinto.

- Va bene, la ringrazio...e mi scusi per come l'ho trattata prima-

- Scuse accettate. Non è né il primo né l'ultimo, in fondo- Chinò nuovamente il capo. - Con permesso- E si congedò nuovamente, questa volta per davvero.

- E adesso che facciamo?- Chiese Sarja con la bambina strillante tra le braccia. Bill la guardò e bastò quello sguardo perché anche la domestica realizzasse. In meno di un'ora ella aveva riempito una vasca piena di cubetti di ghiaccio e acqua, avevano spogliato la bambina totalmente, mentre Bill si era tolto solo le scarpe. - Sei molto buono, Bill- Gli sussurrò mentre lo aiutava ad entrare in modo che non scivolasse. Il moro stava già visibilmente tremando, si sentiva come trafitto da mille lame.

- D-dammi Marleen- Sarja non se lo fece ripetere due volte e gli mise la bambina tra le braccia, la quale strillava e scalciava infreddolita. Le labbra di Bill si stavano facendo lentamente viola e il fumo bianco usciva dalla sua bocca. In pochi minuti si fece sera. Sarja aveva abbandonato la stanza per andare a controllare Saphira e dare così il cambio a Tom. - Marleen...- La piccola aveva smesso di piangere finalmente e Bill l'aveva tirata un po' su dall'acqua gelida appoggiando la sua guanciotta alla propria. - N-non perme-tterò che...che anche tu...te ne v-vada- Era sempre stato fermamente convinto dell'idea di non desiderare figli, perché non avrebbe saputo che cosa insegnare loro, che regole, che morali. Anche ora che aveva una neonata tra le braccia non ne era a conoscenza ma il suo istinto era quello di proteggerla. Ad un certo punto la porta si aprì ed entrò Tom, abbastanza agitato.

- Bill!- Si inginocchiò vicino alla vasca accarezzandogli i capelli.

- Tom...- Il ragazzo sorrise con le lacrime agli occhi. - Perché...piangi?- E gli passò il pollice sulle labbra tremanti prima di baciarle. - T-Tom...-

- Grazie- Abbassò lo sguardo su Marleen che lo fissava. - E tu? Mi fai prendere certi colpi- Le accarezzò la guanciotta fredda. Bill lo aveva visto davvero preoccupato per sua figlia, era corso subito non appena aveva sentito che c'era qualcosa che non andava, come un vero papà. - Non sembrerebbe avere più la febbre. Aspetta...- Immerse le braccia nell'acqua per prendere Marleen e tirarla fuori. - Asciughiamo questa piccina tutta bagnata- Bill sorrise a quella scena tenera, con gli occhi leggermente arrossati. Molto probabilmente si era preso un bel raffreddore, ma non gli importava. Marleen era salva. Tom la asciugò accuratamente e la rivestì per poi metterla nella culla. Lei inizialmente mugolò un po', ma appena Tom la coprì non si fece scrupoli a girarsi dall'altra parte per addormentarsi in un secondo.

- Sei...un bravo papà-

- Non è una cosa che ho scelto, mi viene naturale. Come mi viene naturale fare questo- Si chinò nuovamente sulla vasca ponendo un braccio sotto le ginocchia e un'altro dietro la schiena di Bill per poi sollevarlo dall'acqua. - Dio...sei gelido- Se ne stupì quasi, domandandosi come aveva potuto Bill fare una cosa del genere.

- Per tua figlia questo e altro- Si guardarono negli occhi, pensando a quanto erano fortunati ad esserci sempre l'uno per l'altro...o meglio, questo era il pensiero di Tom. Gli occhi di Bill denotavano tristezza, soprattutto per le parole del dottore. Tom non era pazzo, non era instabile...era una persona che aveva sopportato dei dolori indicibili e tutt'ora non trovava la pace. Gli poggiò una mano sulla guancia e Tom rabbrividì leggermente. - Ti amo-

- Anche io...terribilmente-

- Sì, può essere terribile a volte- Ridacchiarono e si baciarono ancora delicatamente.

- Puoi dormire qui stanotte- Gli sussurrò sulle labbra.

- Senz'altro, se mi lasci andare-

- Oh sì, scusa- Lo mise giù immediatamente. Bill amava stare tra le sue braccia, ma lo preferiva se non aveva i vestiti completamente fradici e il freddo che gli gelava il sangue. Andò quindi a darsi una sistemata non avendo ovviamente problemi a spogliarsi completamente davanti a Tom, il quale lo osservava e non sapeva veramente a chi rendere grazie per avere conosciuto una persona come Bill. Adesso non provava più quel martellante desiderio di morte, ed era solo merito suo. Il moro tornò in camera con una vestaglia di seta molto femminile e di color rosso carminio. - Ti sei messo quella della signora Winkler-

- Infatti l'ho disinfettata prima- Ironizzò sedendosi accanto a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla. Quei brutti pensieri invasero ancora la sua mente.

- Stai bene?-

- Forse ho solo paura, come ce l'hai tu-

- Già...- Sospirò e rimasero per qualche secondo in silenzio. - Forse so come farti stare meglio- Si alzò e si diresse verso la culla prendendo Marleen, che non si destò. Emise solo qualche lamento. - Tienila con te, come fosse il tuo orsacchiotto di peluche- Bill rise e la prese mettendola sotto le coperte per non farle prendere freddo.

- E' davvero bella, Tom- Si sdraiò anche lui continuando ad osservarla con occhi persi e accarezzandole quei pochi capelli neri che aveva. Tom aveva compreso che tra Marleen e Bill si stava creando un bel legame, e a modo suo ne era contento.

- Mi stai tradendo con lei Bill?- Chiese ironicamente alzando un sopracciglio.

- Per stanotte sì, perché è giusto che tu stia con Saphira, così come ha detto il dottore- Tom annuì convinto di ciò. Se farle compagnia poteva contribuire a farla stare meglio e a curarla in qualche modo, Tom era il primo che si sarebbe fatto avanti. Bill si mise sotto le coperte cingendo la bambina con un braccio, in modo tale che non gli rotolasse via durante la notte.

- Siete bellissimi- E arrossì un poco, soprattutto quando Tom si chinò per baciargli la fronte e fare altrettanto con il nasino alla piccola. - Chiedo a Sarja di portarti qualcosa da mangiare, poi fate dolci sogni d'accordo?- Il moro annuì e Tom si chinò nuovamente a posargli un bacio sulle labbra accarezzandogli il viso.

- Lo sai, Tom? Questo mi sembra un sogno...e al tempo stesso un incubo-

- Anche a me-

- Tu, io e Marleen...ma Saphira...-

- Lei si rimetterà e ti prometto che saremo una bella famiglia, tutti insieme, e ci impegneremo per crescerla- Spostò il suo sguardo sulla piccola e per questo non notò quello nuovamente rammaricato di Bill. - Non credi anche tu?-

- Certo- Rispose prontamente riassumendo un piccolo sorriso. - Buonanotte, Tom-

- 'Notte amore mio- Accarezzò la sua bambina. - E buonanotte anche a te. Se ci dovessero essere problemi, chiamami- Bill annuì e lo lasciò libero di uscire dalla stanza. Sospirò. Desiderava il meglio sia per Tom che per Saphira, ma lui era a conoscenza della verità e aveva tentato di farla vedere anche a Tom, solo che lui era come un bambino che continuava a credere nelle favole sperando che avessero un lieto fine senza sapere che pure le favole possedevano il loro lato oscuro.

***

Entrò nella stanza di Saphira e la trovò esattamente come l'aveva lasciata, distesa sul letto che guardava il soffitto.

- Sai una cosa?- Chiese debolmente.

- Dimmi-

- Abbiamo delle pareti così bianche in casa...vorrei tanto che Bill le dipingesse come se fossero delle tele...le renderebbe più belle...- Fece un respiro, che per lei sembrava ormai essere una sfida. - Ha smesso di dipingere...pur di stare dietro ai nostri problemi...- E ne prese un altro ancora. - Tom...io sono convinta che...lui sarà la persona giusta...- Gli strinse la mano. - Lui...si prenderà cura di te...e di Marleen...nel miglior modo possibile...-

- Che cosa stai dicendo?- Domandò con un timore così evidente che la voce gli uscì più debole di quella della ragazza. Ella sorrise, come una madre sorriderebbe ad un bambino ingenuo, e allargò le braccia facendogli capire che voleva abbracciarlo. Tom non ci mise molto ad insinuarsi in mezzo ad esse e a sentire il suo profumo. Ricordò qualche flash di quando lo avevano fatto insieme e da quello era nato quel piccolo angelo che adesso riposava con l'altro angelo nell'altra stanza. Il sesso a volte è una cosa che non puoi davvero controllare...o semplicemente Tom non c'era con la testa in quell'istante, tanto è vero che rimembrava poco e nulla, come se fosse stato solo un sogno, pure quello. Delle volte non era nemmeno più capace di distinguere il sogno dalla realtà e si sentiva impazzire.

- Io...credo che tu debba dormire, Tom...-

- No, voglio sapere che cosa volevi dire- Saphira continuò ad accarezzargli i capelli delicatamente senza rispondergli e pian piano, esattamente come un bambino, Tom si addormentò. Saphira rimase sveglia e rivolse nuovamente lo sguardo verso il soffitto. Per un istante rivide quel Giudizio Universale che aveva sempre temuto, fu come un bagliore, e una lacrima cominciò a scendere sul suo viso ma non arrivò a toccare il materasso.

***

Un sole grigio illuminò debolmente Berlino quella mattina verso le 6.00 e fu quello a destare Tom, il quale si era addormentato in una posizione davvero scomoda. Gli faceva dannatamente male la schiena. Quando aprì gli occhi sbuffò per il dolore e percepì ancora la mano di Saphira ferma sui suoi cornrows. Non si era mai destato così presto in vita sua. Sbadigliò e si tirò su per stiracchiarsi. Guardò fuori dalla finestra e vedeva la città di Berlino cominciare a prendere vita, le persone incontrarsi e conversare pacificamente. Si voltò verso il letto e siccome vedeva ancora un po' appannato non era riuscito a distinguere bene. Sapeva che c'era Saphira e sorrise grattandosi la nuca.

- Spero che tu stia dormendo bene- Si alzò per darle un bacio sulla fronte. - Ti è scesa anche la febbre per fortuna- E andò verso il bagno per sciacquarsi la faccia, così da riacquistare la vista. Si asciugò e tornò in camera, ma quello stesso asciugamano gli cadde dalle mani non appena rivolse il proprio sguardo alla ragazza, e percepì lo stesso rumore della bottiglia di vetro di anni fa. Ella teneva gli occhi aperti e le braccia abbandonate sul grembo. L'immagine di Oskar gli ferì la mente come un flash. Quella di Saphira in quell'istante le era così familiare. Non riusciva a muoversi, rimase lì a tremare incerto. Il suo cuore si era come arrestato, non era in grado di emettere una parola. D'un tratto entrò Sarja con le lenzuola e anche quelle finirono al suolo appena vide Saphira senza vita. Lanciò un grido disperato e la prese tra le braccia.

- Bambina mia no!- Cercava di scuoterla inutilmente, sperando invano di riottenere qualche accenno di vita. - Ti prego, non guardarmi in questo modo! Di' qualcosa, ti prego!- Dalla porta aperta entrò anche Bill, vestito normalmente, e quando vide il terribile spettacolo, corse subito verso Tom, il quale ancora non si stava muovendo, pareva non respirare nemmeno. Era traumatizzato. Aveva speso la notte...con una persona morta...nel letto...e non una persona qualsiasi...sua moglie...sua sorella...la madre della sua bambina. Nemmeno le braccia di Bill poterono fare qualcosa, Tom era una statua davanti a tutto quello. Sarja ad un certo punto si staccò dal corpo della ragazza per chiuderle gli occhi e la adagiò sul letto continuando a piangere disperata rimproverando il cielo e Dio per questa disgrazia. - Come farà Marleen? Come farà senza una madre?- Tutti lì dentro adesso pensavano anche a quella bambina, che aveva passato con sua madre solo due miseri giorni prima di essere costretta ad abbandonarla per colpa della scarlattina. Quanto poteva essere crudele il mondo...

- Tom...TOM!- Il ragazzo sussultò sbattendo le palpebre e riprendendosi da quei film mentali dei tempi andati. - Tom...- La voce di Bill entrò nella sua mente e gli rivolse uno sguardo, poi lo oltrepassò andando da Saphira. Salì in ginocchio sul materasso e la prese in braccio accarezzandole il viso e il collo bianco. Non sembrava neanche lei, così spenta...ed era così giovane. Alla fine crollò anche lui gridando disperato, con lo sguardo nascosto nell'incavo del collo di lei. Gridò fino a che ne ebbe la forza e pure Bill rimase lì a piangere in un angolino, straziato da quella scena.

- Portate la bambina lontano da qui- Sussurrò Sarja e Bill alzò lo sguardo piangente. - Non appena i signori Winkler lo sapranno, reclameranno la custodia della nipote e faranno qualsiasi cosa per portarvela via. Intanto fate in modo che Marleen non rimanga dentro questa casa un solo minuto di più- Bill comprendeva che era la cosa giusta, ma come faceva? Tom non aveva nessunissima intenzione di separarsi dal corpo della ragazza. - Ci penso io, tu vai a chiamare il prete e...e porta Marleen a casa Kaulitz-

- E tu?-

- Io devo rimanere qui-

- No, tu verrai con me e Tom!- La donna scosse la testa.

- Saremmo troppi ad abbandonare questa casa. Li avete già cacciati e porterete via la loro nipote, se farete lo stesso con la servitù avranno sempre più carte da giocare contro di voi-

- Ma come fai a rimanere al servizio di gente come loro?!-

- I vostri soldi servono per pagare tutto ciò di cui la bambina ha bisogno, per crescerla e per darle tutto ciò che Saphira non ha potuto, non avrete tempo di pagare anche una sola domestica in più. Preferisco così- A quel punto, Bill non se la sentì di insistere. Alzò lo sguardo su Tom che ancora singhiozzava accarezzando il viso freddo e terribilmente pallido di Saphira.

- Non sembra nemmeno lei...- Sussurrò, ed era vero. Come era possibile che una persona da morta cambiasse a tal punto da essere irriconoscibile? Eppure neanche la morte l'aveva resa meno bella. Sembrava una rosa bianca e delicata, sola...che stava finendo i suoi giorni sepolta dalla neve. Bill si fece coraggio e andò a prendere Marleen che dormiva ancora ignara che la sua mamma non c'era più. Quando Bill si ritrovò a guardarla scoppiò nuovamente a piangere prendendola in braccio. E mentre sentiva le urla straziate di Tom nell'altra stanza - siccome Sarja stava cercando di allontanarlo dal corpo esanime della ragazza - accarezzò la guanciotta della piccola. - Non posso sostituire tua madre ma farò di tutto per proteggerti. Sarai felice- E le baciò la fronte delicatamente mentre le ultime lacrime calde scorrevano sul suo viso. 

   
 
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