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Autore: runami_ lu99    08/02/2021    3 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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VENTESIMO CAPITOLO:
SAGA DEL PAESE DI ORCHIDEA: CONCLUSIONI PARTE 2






Alèk aveva gli occhi che brillavano di un color rosso rubino, la sua rabbia era cresciuta a dismisura e ora nessuno avrebbe potuto fermarlo. Lykan aveva assunto la forma di un Licantropo: era diventato più grosso e il pelo era diventato nero. Il nemico guardò il suo avversario con occhi iniettati di sangue e si posizionò su quattro zampe conficcando i lunghi artigli al suolo, ululò al cielo per l'ennesima volta.
-I miei complimenti, è la seconda volta che uso il mio asso nella manica per sconfiggere qualcuno, l'ultimo è stato il padre di Jonathan, ma non ha vissuto abbastanza da potertelo raccontare- disse Lykan ridendo.
-Stai cercando di intimidirmi con le parole solo perché a fatti non ne sei in grado?- chiese Alèk sfottendolo, il licantropo ringhiò di rabbia prima di lanciarsi all'attacco, ad ogni passo il terreno si rompeva sotto la sua potenza. Il fratello dei Black si mise in guardia giusto in tempo prima che lui gli arrivasse di fronte e cercasse di colpirlo con un artigliata della mano destra, fortunatamente riuscì a schivarlo in tempo, ma subito dopo lo colpì al fianco con la sinistra e lo spedì poco più lontano. Lykan non gli lasciò un attimo di respiro e lo seguì seduta stante atterrandolo con una mano. Intanto si sentì un boato fragoroso e la parte superiore dell'orfanotrofio saltò completamente in aria avvolta tra le fiamme, pezzi di legno volarono sul campo di battaglia insieme a vari oggetti che vi erano all'interno. Lykan si voltò basito non capendo cosa fosse successo, Alèk sputò sangue dato l'impatto con il suolo, ma strinse i denti: non poteva farsi mettere sotto. Afferrò il polso di Lykan, sfruttando il suo momento di distrazione e lo torse talmente tanto che lui dovette lasciarlo andare a causa del dolore. Alèk rotolò all'indietro per allontanarsi e posando le mani al suolo lo fece diventare liquido, il nemico sprofondò completamente in esso e il ragazzo ne approfittò per farlo ritornare allo stato originale e intrappolarlo. Passarono pochi secondi e il terreno cominciò a tremare, Alèk aggrottò le sopracciglia fissando dritto davanti a lui il punto in cui Lykan era stato sotterrato, la superficie del suolo si spaccò e il mezzo lupo saltò fuori con un agilità fuori dal normale, atterrò su quattro zampe per poi rizzarsi dritto in piedi.
-Seriamente pensavi che avrebbe funzionato?- chiese stirandosi le braccia, Alèk digrignò i denti infastidito.
-Non lo sai che i licantropi non si possono uccidere con metodi tradizionali?- continuò mostrando le zanne appuntite in un inquietante sorriso, il ragazzo sobbalzò a quelle parole.

-Hey principessa dove ti sei fatta fare il marchio della gilda?- chiese Alèk rivolgendosi ad una Priscilla impegnata a leggere.
-Qua di fianco all'ombelico- rispose senza dargli troppe attenzioni.
-Cosa leggi di bello?- domandò sedendosi accanto a lei e sbirciando.
-Il mito della fenice, voglio controllare una cosa- disse cercando tra le righe.
-Cioè?- chiese nuovamente inclinando la testa, Priscilla sbuffò innervosita.
-Voglio vedere se la fenice è un animale veramente immortale oppure no- rispose secca, Alèk rise.
-Sei preoccupata per la nostra sorte? Guarda che gli animali mitologici mica muoiono- affermò lui.
-Invece ti sbagli, prendi il vampiro o il licantropo: il primo se viene trafitto da un palo di frassino dritto al cuore muore, però entrambi hanno come debolezza l'argento, tu avvicina un crocefisso o un proiettile d'argento a uno dei due e vedrai che succede- rispose lei dandogli uno schiaffetto dietro la nuca.
-Ahia e questo per che cos'era!?- si lamentò lui.
-Per la tua stupidità- rispose secca tornando a leggere.


-Argento- sussurrò tra sé e sé, con gli occhi percorse tutto il campo di battaglia: durante l'esplosione aveva visto volare oggetti dappertutto, era sicuro che ci fosse anche ciò che cercava, poi lo vide in lontananza e sorrise.
-No, hai ragione nessun metodo tradizionale funziona, quindi perché non proviamo così?- chiese correndo nella sua direzione fingendo di attaccarlo con un destro, Lykan tentò di pararsi incrociando le braccia davanti a lui, quando si accorse che l'avversario l'aveva sorpassato finendogli alle spalle, si voltò giusto in tempo per vedere una teiera ed un vassoio, che erano volati sul campo di battaglia, sciogliersi e rimodellarsi per trasformarsi in un pugnale dalla lama piuttosto lunga.
-Una volta qualcuno mi ha detto che il punto debole di un licantropo è l'argento- disse afferrando la guardia e colpendo Lykan in pieno petto trapassandolo da parte a parte, il nemico sbarrò gli occhi incredulo e poi la sua trasformazione svanì, nel momento in cui il suo cuore smise di battere.
-Non amo uccidere le persone, ma tu eri solo una bestia- concluse estraendo la l'arma e gettandola a terra.

 
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Demetra schivò per l'ennesima volta l'attacco di Clelia scattando all'indietro. Ancora non sapeva come contrastarla, però cominciava a capire come funzionava la sua magia e questo la stava aiutando a non essere colpita.
-Thè thè, questo scontro ormai è a senso unico, va bene mi avrai anche colpito poco fa, ma se continui a schivare prima o poi non avrai più forze- disse Clelia spuntando da un portale sul soffitto. Demetra non si limitava solo a schivare i suoi attacchi, ma contemporaneamente studiava i suoi movimenti, per questo qualcosa cominciava a non quadrarle: ogni tanto lei spariva dalla stanza lasciando la rossa completamente sola. Aveva capito che appena i portali venivano attraversati, la persona appariva subito da un'altra parte, questo voleva dire che Clelia ogni volta abbandonava la stanza per andare chissà dove. Demetra assottigliò gli occhi insospettita per vari motivi: non vi erano nè porte nè finestre, la temperatura che percepiva rispetto a dove si trovava prima era più calda di qualche grado, in più continuava a sentire quell'odore in lontananza di terra bagnata; tutti questi fattori la portavano a pensare che fosse in una stanza sotterranea e che non avrebbe potuto lasciarla neanche se avesse voluto. Deviò all'istante un altro attacco da parte di Clelia rotolando a terra, ma si fermò subito dopo tastandosi le costole rotte, con un espressione di dolore: qualcosa non quadrava, più passava il tempo e più faticava a respirare. Sollevò lo sguardo notando Clelia andarle in contro per infliggerle un altro attacco, tentò di schivarlo ma il dolore che provava le impedì di muoversi, in questo modo il nemico la centrò in pieno spedendola contro la parete al lato opposto. Demetra cominciò a sputare sangue in quantità, questo quasi le si bloccava in gola permettendole solamente di fare respiri piccoli e corti.
-Thè thè, ti vedo in difficoltà, questo vuol dire che lo scontro è quasi finito- affermò Clelia ridendo. La ragazza si rialzò su due piedi, tenendo costantemente una mano sulle costole fratturate: aveva capito cosa non andava, molto probabilmente, le parti rotte avevano bucato il polmone e ora questo si stava riempiendo di sangue, impedendole di respirare correttamente. Doveva assolutamente concludere quello scontro in fretta: stava aspettando solo il momento giusto, solo il momento in cui lei sarebbe sparita dalla stanza per trasportarsi da un'altra parte. Il nemico tentò nuovamente di colpirla e di intrappolarla all'interno dei suoi portali, ma schivò nuovamente rotolando in avanti, si fermò e tossì sangue per l'ennesima volta, sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere Clelia aprire un portale e dirigersi verso di esso. Quello era il momento giusto. Scattò in piedi correndo verso di lei veloce e silenziosa, quando le fu a pochi metri si tuffò in avanti placcandola e insieme finirono nel portale rosato, l'attimo dopo si ritrovarono appena fuori dall'orfanotrofio: Demetra era a cavalcioni su Clelia e teneva ben saldo l'arco con una freccia puntata dritto in mezzo alla sua fronte.
-È finita qui- affermò la rossa autoritaria.
-Questo è scorretto, come hai fatto?- chiese stupita.
-Ti ho studiato, ho notato che ogni qual volta utilizzavi il tuo portale per sparire, un altro si formava in contemporanea alla creazione del primo. Quindi quello che non capivo era com'era possibile che tu riuscissi a sparire nel nulla creando un solo portale. Da lì ho capito che ti trasportavi in un altro luogo con un portale posto all'esterno della stanza, hai fatto tutto questo per confondermi, ma hai fatto male i conti- rispose caricando sempre più indietro la sua freccia. Clelia si coprì la faccia.
-No, fermati fermati!- gridò allarmata.
-Perché dovrei?- chiese con disgusto Demetra.
-Perché ti prometto che me ne andrò di qui, non farò più niente di male, cambierò in meglio te lo giuro!- esclamò implorandola, la ragazza abbassò per un attimo l'arco e quindi la guardia. Un bagliore luccicò negli occhi di Clelia e si preparò all'attacco finale, ma Demetra se ne accorse grazie ai suoi sensi molto acuti e scagliò la freccia.
-Elemental Hawk Wind!- essa venne avvolta da un turbine potente che le conferì una velocità spaventosa, Clelia fece apparire un portale proprio di fronte a se stessa per proteggersi e uno dietro le spalle di Demetra, per fare in modo che venisse colpita dal suo stesso attacco. La freccia lo attraversò e rispuntò dietro la schiena della rossa. Clelia rise di gusto aspettando la morte della sua avversaria quando però essa si voltò, con una velocità disarmante, afferrò la sua stessa freccia e la incoccò di nuovo nel suo arco raddoppiando la velocità precedente con lo stesso incantesimo.
-Le persone come te non cambiano mai- affermò scoccando il suo attacco potenziato.
-Fly my darling- sibilò prima che la freccia colpisse Clelia in pieno, si creò una gigantesca colonna d'aria che si diresse verso l'alto a causa dell'impatto, si sollevò un polverone che impedì la vista di Ashdown, e quando sparì lei si ritrovò sola in mezzo ad un cratere gigantesco. Si alzò in piedi con fatica tossendo sangue per l'ennesima volta. Poi si guardò attorno notando due figure stese a terra più avanti, si avvicinò con cautela  e sbarrò gli occhi alla vista di tutto quel sangue che ricopriva il corpo del suo compagno.
-Casper!- gridò allarmata, si inginocchiò di fianco a lui, lo vide respirare a fatica e subito si mise al lavoro per richiudere la ferita che aveva allo stomaco: grazie a dio era arrivata in tempo.

 
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Priscilla rimase immobile sotto il controllo di Rose che continuava a ridere.
-Ma guardati non ti senti patetica?- chiese lei portandosi una mano davanti alla bocca. La ragazza dai capelli celesti continuava a fissare il nulla con occhi vuoti, pensava: a quanto pare Rose era solamente in grado di agire sulla parte del cervello responsabile dei movimenti, per questo riusciva ancora a pensare e aveva ancora la totale sensibilità del suo corpo; ma la cosa ancora più interessante era che era in grado di usare la sua magia, l'importante era non farsi vedere dal nemico. Silenziosamente fece apparire venti biglie di ferro dietro Rose e controllandone i movimenti, una di queste la colpì precisamente a lato tempia causandole un forte mal di testa. Immediatamente Priscilla fu nuovamente in grado di muoversi e si allontanò in fretta con il fiatone. Rose si tenne con entrambe le mani la parte dolorante e la guardò furiosa.
-Questo non è stato per niente bello- affermò guardandola male, la maga della telecinesi strinse i denti: doveva escogitare un piano per uscire da quella situazione, sorrise sorniona.
-Mi da sui nervi quando una persona senza gusto parla di bellezza- disse la ragazza prendendosi gioco di lei. Rose sbarrò gli occhi come afflitta da quelle parole.
-Tu, stai dicendo a me che non ho gusto?- chiese scioccata.
-Come ti permetti!- gridò contrariata tentando di colpirla nuovamente con una piccola scarica elettrica, questa però venne bloccata da un albero che Priscilla aveva sradicato dal suolo, immediatamente glielo lanciò contro usandolo come un giavellotto, ma questo si bloccò a metà strada.
-Maledizione!- imprecò, stava usando la stessa tecnica di prima, il problema era che ancora non sapeva come contrattaccare, perciò l'unica soluzione era schivare qualunque attacco le venisse rispedito indietro. Nel momento in cui l'albero si voltò per dirigersi verso Priscilla, Rose la colpì in pieno con una scarica elettrica.
-No- sussurrò prima di bloccarsi completamente, di nuovo sotto il controllo della ragazza.
-E questa volta è giunta proprio la tua fine, come per te anche per tutti i tuoi amici- disse l'avversaria ridendo.
-Anche se un pò mi dispiace sai, no, non per te, ma per quel bel ragazzo moro che era insieme a voi... lui si che era proprio bello- continuò sognando ad occhi aperti. Priscilla se avesse potuto avrebbe sbarrato gli occhi: si riferiva sicuramente ad Alèk, solo lui faceva quell'effetto alle ragazze oche come lei.
-Magari potrei chiedere di lasciarlo in vita e trasformarlo nel mio bellissimo schiavetto personale... Ooohh, che meraviglia, sarebbe un sogno!- gridò dondolando qua e la. Priscilla si stava stranamente alterando, se avesse potuto le avrebbe tappato la bocca lapidandola con qualche masso, ma il suo corpo non rispondeva: a quanto pare era in grado di bloccare i suoi movimenti e influire sulla sua magia contemporaneamente e questo lei non lo aveva calcolato.
-Ma tu, non vivrai abbastanza per vederlo- continuò il nemico ghignando sadico e scagliandole contro l'albero per trafiggerla. Priscilla non poteva fare assolutamente niente se non aspettare che quell'attacco la centrasse in pieno. Mancavano ormai pochi centimetri quando un ombra le si parò davanti prendendosi il colpo al posto suo.
-Ma cosa... no- sussurrò Rose stupita. Alèk ora si ritrovava in mezzo al campo di battaglia con un albero che lo trapassava da parte a parte, tossì sangue e poi cadde a terra con un suono sordo. Priscilla sobbalzò alla scena mentre una rabbia ceca cominciava ad assalirla.
-No perché proprio tu!? Tu dovevi rimanere con me! Come puoi proteggere una sciattona come lei!- gridò la ragazza lamentandosi.
-È una mia compagna e le ho detto che l'avrei sempre protetta- sussurrò bagnando ancora il suolo con il suo sangue. Priscilla ebbe uno spasmo che attirò l'attenzione di Rose che rimase basita, poi ricominciò a muoversi come se niente fosse, il suo sguardo avrebbe potuto uccidere chiunque alla prima occhiata. Intanto due giganteschi pezzi di terra vennero strappati dal terreno e sollevati a mezz'aria
-Non puoi, tu dovresti essere sotto il mio controllo, tutta la tua mente dovrebbe essere al mio comando!- gridò Rose stupita. Intanto la ragazza dai capelli celesti levitava appena sopra il terreno a causa del movimento d'aria da lei creato, Alèk sorrise.
-Sai, tra tutti noi Priscilla è quella che ha la maggior forza mentale, nessuno la batte in quel campo- sussurrò. Il nemico tentò di fermare l'attacco, ma non riusciva più a fare niente, si sollevò in aria a causa della potenza della magia della sua avversaria.
-Press!- gridò Priscilla battendo le mani, le due pareti si scontrarono chiudendosi attorno a Rose che perse i sensi sul colpo. Lo schianto che ne seguì spazzò via una porzione di bosco alle sue spalle e Priscilla atterrò al suolo. Si diresse correndo verso Alèk.
-Alèk, che ti è saltato in mente!- gridò.
-Dovevo proteggerti, ed è quello che ho fatto- rispose lui affaticato.
-Saresti potuto morire- ribatté lei contraria.
-Lo so, ma è il mio modo di farmi perdonare per quello che ti ho detto prima- disse riferendosi al piccolo screzio avuto qualche ora precedente.
-Sei perdonato allora- ribatté lei, lui sorrise felice.
-Sono contento, quindi mi concedi una cena Principessa?- chiese lui debolmente, lei scosse la testa e sorrise.
-Sei un idiota- rispose.
-Lo prendo come un sì- ribatté Alèk svenendo per il troppo sangue perso. Priscilla aveva un ultima cosa da fare: cercare Demetra, solo lei poteva curare Alèk.

 
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Jonathan socchiuse di poco gli occhi e vide un bagliore verde luccicare dalla gemma del suo bracciale, sollevò lo sguardo vedendo Agatha intenta a scagliargli addosso quel tavolo di legno massiccio, improvvisamente il suo corpo si sentì traboccare di energia e rotolò di lato schivando l'attacco. Agatha rimase stranita dal suo repentino cambio d'umore. Nel frattempo due figure apparirono dalla rampa di scale: Alexis e Velvet; non appena arrivarono nel salone si fermarono analizzando la situazione, la prima vide Jonathan a terra coperto di lividi e ferite e subito tentò di soccorrerlo, ma venne bloccata sul nascere da una mano di Velvet che le impedì di perseguire il suo intento.
-Velvet, Jonathan è in difficoltà, se non lo soccorriamo subito potrebbe significare la fine per lui- disse la sorella dei Black, ma Rockbell la fissò seria.
-No, se la deve cavare da solo, lui ha sempre vissuto nella mediocrità, ha condotto una vita quasi totalmente priva di pericoli, per una volta lascialo rischiare- ribatté.
-Rischiare? C'è in gioco la sua vita, non è una partita a Poker, non si può permettere di azzardare. Se non dovesse funzionare e dovesse... morire?- domandò preoccupata.
-Allora significa che aveva raggiunto il suo limite e che non sarebbe potuto andare oltre- rispose decisa.
-Cosa credi che accada a qualcuno, che è sempre stato sotto una campana di vetro dal giorno in cui è nato, quando finalmente viene messo alla prova dal mondo crudele che c'è fuori? Non sopravviverà mai se continua ad appoggiarsi agli altri- continuò, Alex si fermò pensandoci su.
-Si però, in questo modo lui...- non volle nemmeno finire la frase per paura che ciò che pensava succedesse davvero.
-Hanno sempre detto che ciò che non ti uccide ti fortifica... Perché è proprio nel momento in cui rischi la vita che superi quel limite- la fissò e un sorrisetto la apparve sulle labbra.
-E questa si chiama sopravvivenza, abbi fiducia- concluse lasciando la presa sul suo polso, Alex guardò Jonathan a terra, fece un profondo respiro e incrociò le braccia al petto decisa a non intervenire. Agatha rise di gusto quando vide le due ragazze rimanere immobili nonostante la situazione.
-Nemmeno i tuoi amichetti ti vogliono aiutare, non ti senti un pò inutile?- chiese rivolgendosi al ragazzo a terra. Lui non si mosse, continuava a fissare imperterrito il suo bracciale che non ne voleva sapere di smettere di brillare, osservò meglio la gemma intravedendo all'interno di essa delle sottospecie di ombre muoversi, come se fossero vive. Non si capacitava del perché, ma ora sentiva il suo intero corpo traboccare sia di energia che di potere magico: una cosa simile non gli era mai capitata. Si rialzò in piedi, non era mai stato in grado di utilizzare la magia, ma in quel momento sembrava che facesse parte di lui da tutta la vita e forse era proprio così. Guardò Agatha con un espressione mista tra il furioso e il disprezzo: non sapeva come funzionava, non aveva nemmeno idea di che magia fosse, eppure dentro di se sapeva già quello che doveva fare. Agatha si innervosì.
-Come ti permetti di rimanere vivo dopo che ti ho detto che saresti morto!- gridò contrariata scagliandogli contro quanti più oggetti possibile.
-Ho pensato che alla fine la vita è la mia, perciò gli altri non possono decidere il mio destino- ribatté lui, con un movimento sinuoso portò le braccia verso l'alto accompagnandole con il resto del corpo e una parete d'acqua si sollevò dal pavimento proteggendolo, in seguito spostò gli arti in avanti e questa si trasformò in una vera e propria onda gigantesca che travolse l'anziana signora e la spedì all'esterno distruggendo la parete. Agatha tossì per qualche secondo prima di indietreggiare impaurita.
-Quello è lo stesso potere di tuo padre- sussurrò guardandolo con occhi spalancati.
-Come possiedi tale magia? Tu non dovresti essere in grado di sostenere un compito simile!- gridò poi, il ragazzo non capì cosa volesse dire, ma se ne fregò.
-No, no mi rifiuto, se avessi saputo che tu avresti ereditato quel potere ti avrei fatto fuori insieme a tuo padre- affermò, Velvet e Alex si guardarono stranite.
-Di che potere sta parlando?- chiese la seconda ricevendo una risposta negativa dalla compagna. Jonathan si fissò il palmo della mano e poi strinse con forza il pugno, nuovamente fece gli stessi movimenti di prima, ma con delle piccole variazioni e l'area attorno alla governante cominciò a riempirsi di acqua, il livello saliva sempre più, racchiuso in quelle che sembravano pareti trasparenti. Jonathan ruotò con il busto e tutta la massa liquida si mosse creando una forza centrifuga impressionante, Agatha subì quell'attacco, schiacciata dalla pressione con il terrore e l'invidia negli occhi.
-Anche se ora è tuo, sono fiera di andare all'altro mondo per mano di quel potere... Titans Rage- sussurrò con un sorriso inquietante sul volto.
-È il potere di mio padre e spetta solo a me- ribatté fiero lui prima di concludere quell'attacco con un getto ad alta pressione che schiacciò Agatha al suolo. Subito dopo Jonathan si lasciò cadere a terra stremato, le sue forze completamente prosciugate. Alexis corse da lui e gli si chinò accanto.
-Jonathan! Stai bene?- chiese la ragazza preoccupata, lui socchiuse gli occhi e sorrise appena.
-Credo di si, non so cosa mi sia successo- rispose confuso.
-Te lo dico io... Hai vinto- intervenne Velvet avvicinandosi, lo guardò dall'alto in basso, lui voltò leggermente la testa nella sua direzione.
-Ma questo non vuol dire che tu sia diventato forte- precisò distogliendo lo sguardo, Alex rise.
-Dice così ma in realtà è contenta che tu sia migliorato- gli sussurrò ad un orecchio facendolo ridere. In seguito lo aiutò ad alzarsi e insieme si avvicinarono a due figure conosciute: Priscilla e Alèk che nel frattempo erano state raggiunte da Demetra e Casper ancora svenuto. Alèk si era già ripreso ed ora era sveglio anche se era dolorante dappertutto, non appena vide i compagni arrivare, ma soprattutto Jonathan appoggiato ed estremamente vicino a sua sorella, si infiammò.
-Tu, stai attento a dove metti le mani o te le taglio- lo minacciò, Alex lo guardò severa.
-Alèk, smettila non vedi che è ferito, lo sto solo aiutando- lo riprese lei, ma il fratello continuò a fissarlo in malo modo anche quando venne lasciato alle cure di Demetra. Dopo pochi minuti vennero raggiunti anche da Nicolash e Milah la quale, allo stremo delle forze, si lasciò cadere a terra esausta. Ashdown subito non perse tempo e tentò di curare i suoi compagni come meglio poteva e con tutto ciò che aveva a disposizione, fortunatamente si trovavano vicino ad un bosco e trovare piante medicinali non era per niente difficile.
-Vedo che avete avuto tutti un bel da fare- disse Nicolash notando le condizioni dei compagni, poi controllò meglio.
-Dov'è Tyson?- domandò non vedendolo.
-L'ultima volta che lo abbiamo visto è stato quando ci siamo divisi e lui, se non vado errata, aveva cominciato una battaglia contro quel tipo strambo che parla al contrario- rispose Priscilla, Velvet ci pensò su qualche secondo.
-Qualcosa non quadra... noi siamo in nove, ma i nemici in totale erano dieci da quello che la vecchia ci ha detto, quindi almeno che uno di voi non abbia sconfitto due di loro, vuol dire che ce ne resta ancora uno, sempre se Tyson ce l'ha fatta- disse facendo due calcoli.
-È andato a sconfiggere un certo Holus- disse una voce dietro di loro, tutti si voltarono vedendo Noite ferito dirigersi verso di loro. Immediatamente scattarono sull'attenti.
-Tu! Cosa ci fai qui?- chiese minaccioso Alèk.
-Non preoccupatevi non cerco rogne, volevo solo dirvi che il vostro compagno si è diretto in paese, al tizio che parla al contrario ci ho pensato io- disse apatico rigirandosi un bastoncino tra le labbra. I compagni si guardarono confusi.
-Perché mai lo avresti fatto? E perché poi sei venuto a dircelo?- domandò Milah diffidente.
-Non devo spiegazioni a nessuno, quello che volevo fare l'ho fatto- rispose sviando, poi con la coda dell'occhio vide Jonathan giocherellare con il suo bracciale e ignorando le minacce dei maghi gli si avvicinò.
-Posso vederlo?- chiese apatico, il ragazzo dai capelli verdi lo guardò poi glielo porse. Noite studiò con attenzione ogni dettaglio di quel piccolo oggetto.
-Sei in grado di usarlo?- domandò a bruciapelo.
-In verità no, credo di averlo usato per la prima volta poco fa, anche se non ci ho capito molto, Agatha ha detto che era fiera di essere sconfitta da questo potere... com'è che l'ha chiamato?- si chiese Loyalty a voce alta.
-Titans Rage- rispose il God Slayer accennando un sorriso compiaciuto.
-Esatto proprio quello- affermò il ragazzo, Alexis lo guardò stranita.
-Titans Rage significa "furia dei titani" cosa vorrebbe dire?- si domandò incuriosita.
-Non vi sono più notizie di quella magia da oltre trecento anni...- disse Noite pensieroso: lui sapeva tutto sulla magia, conosceva qualunque tipo di potere, da dove derivava e come utilizzarlo, era sempre stata una sua grandissima passione; perciò sapeva bene in cosa consisteva quella magia.
-Quando avrai imparato a padroneggiarlo allora combatteremo- disse facendolo suonare più come un ordine che come richiesta, Jonathan lo guardò spiazzato non capendo il significato di quelle parole. Un boato seguito da uno schianto attirò l'attenzione del gruppo che si voltò verso il paese notando una nube grigia sollevarsi in cielo. I maghi scattarono in piedi e si diressero proprio alla fonte di quel baccano, tutti tranne Casper che venne trascinato svenuto a terra. Tutti gli abitanti si erano rifugiati ai margini del centro abitato per paura di essere coinvolti.
-Che sta succedendo qui?- chiese Jonathan ad un civile.
-Jonathan è un disastro, stanno distruggendo tutto il paese, se qualcuno non li ferma non avremo più un posto in cui andare- rispose il signore.
-Chi sta facendo questo?- domandò, l'abitante non rispose, ma si limitò solamente a puntare un dito tremante verso il cielo. I compagni guardarono in quella direzione e spalancarono gli occhi, rimasero come paralizzati senza poter muovere un muscolo: una cosa del genere nessuno l'aveva mai vista.

 
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Poco prima:

Tyson si ritrovava steso a terra in una pozza di sangue, Holus se ne stava qualche metro più in la apatico e addirittura annoiato dallo scontro.
-Sei uguale a tutti quelli che ho affrontato fino adesso: uno o due colpi e sei già mezzo morto- disse il nemico fissandolo con il suo sguardo cremisi.
-Non vale neanche la pena parlarti, è una perdita di tempo- disse voltandosi di spalle per incamminarsi e concludere la sua opera di distruzione, ma un suono secco attirò la sua attenzione e guardò Knightbuster con la coda dell'occhio.
-Paragonarmi agli altri è un errore che in molti fanno- sussurrò lui appoggiando l'avambraccio al suolo per usarlo come leva.
-Ma ancora nessuno ha capito che grosso sbaglio sia sottovalutarmi-continuò rizzandosi in piedi e mantenendosi in equilibrio per miracolo, barcollante e con i vestiti ridotti a brandelli si avvicinò alla sua falce bendata e chinandosi la raccolse da terra. Si voltò verso Holus che rimaneva immobile senza alcuna espressione particolare in viso, lo guardò con occhi decisi e testardi.
-Lo scontro è appena iniziato- sussurrò lui stringendo sempre più il manico dell'arma, senza sapere che durante quella battaglia, si sarebbe trasformato in un vero e proprio mostro.







ANGOLO AUTRICE:

Si lo so dovevo pubblicare ieri/ l'altro ieri ma è stato un vero e proprio casino riuscire a finire di scrivere perdonatemi!!!
Comunque sia la maggior parte delle battaglie sono concluse e ora rimane solo Tyson! Cosa succederà nel prossimo capitolo? Eheh surpriseee!
Quale combattimento vi è piaciuto di più di tutti? Io personalmente ogni volta che ne scrivo uno me lo immagino animato e credo che mi avrebbero gasato tutti quanti.
Ma passiamo a cose importanti! Al gentile pubblico ho il piacere di presentare Milah Darkice!! (  https://www.deviantart.com/pangolino99/art/Milah-Darkice-869673512?ga_submit_new=10%3A1612773760 ) personalmente trovo che assomigli molto a Merlin di The Seven Deadly Sins, boh.
Comunque ragazzi vi ricordo che siete ancora in tempo per votare il vostro personaggio preferito e partecipare al "Popular Ranking" il tempo scade il 21 Febbraio allo scoccare della mezzanotte! Presto! Ricordo che troverete tutte le informazioni al capitolo precedente, se avete dubbi di qualunque tipo potete mandarmi un messaggio privato! Alla prossima!!

Hola
Lu!


 
  
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