Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |       
Autore: _DarkFate_    09/02/2021    0 recensioni
── [陰陽] 𝐲𝐢𝐧, 𝐲𝐚𝐧𝐠 |
[Due energie opposte che si completano a vicenda. Interdipendenti, lo yin e lo yang hanno origine reciproca: l'uno non può esistere senza l'altro. Un simbolo di armonia ed equilibrio, prodotto dall'interazione tra le due energie]
──────────
Yixing e Rhiannon non potrebbero essere più diversi. Il loro modo di vivere e percepire la vita è sostanzialmente incompatibile.
Allo stesso tempo però sono così simili che quando si incontrano non riescono a smettere di cercarsi.
Perché la frana ha travolto entrambi e si è divertita a trascinare con sé le loro vite, cambiandole in maniera drastica.
Lay/OC | ot9!AU
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lay, Lay, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

❝𝘐 𝘤𝘭𝘪𝘮𝘣𝘦𝘥 𝘢 𝘮𝘰𝘶𝘯𝘵𝘢𝘪𝘯 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘶𝘳𝘯𝘦𝘥 𝘢𝘳𝘰𝘶𝘯𝘥
𝘈𝘯𝘥 𝘐 𝘴𝘢𝘸 𝘮𝘺 𝘳𝘦𝘧𝘭𝘦𝘤𝘵𝘪𝘰𝘯 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘯𝘰𝘸-𝘤𝘰𝘷𝘦𝘳𝘦𝘥 𝘩𝘪𝘭𝘭𝘴
'𝘛𝘪𝘭 𝘵𝘩𝘦 𝘭𝘢𝘯𝘥𝘴𝘭𝘪𝘥𝘦 𝘣𝘳𝘰𝘶𝘨𝘩𝘵 𝘮𝘦 𝘥𝘰𝘸𝘯❞

─── landslidefleetwood mac

─── landslide, fleetwood mac

   «Sei proprio un coglione.»
Yixing sorride, scuote la testa e balza sul muretto alle sue spalle. L'umidità del cemento attraversa con facilità la stoffa dei suoi pantaloni e presto il freddo gli si insinua sotto le cosce. A Yixing questo non importa e rimane comodamente seduto mentre recupera il suo pacchetto di Marlboro rosse. Ne prende una tra due dita e finalmente fronteggia lo sguardo grave di Junmyeon. Sa di avere esagerato, ma anche stavolta pensa di potersela cavare con delle semplici scuse. Junmyeon era decisamente troppo ansioso.

Yixing si infila la sigaretta in bocca e allunga il pacchetto avanti a sé. Solleva un sopracciglio e le sue pupille si muovono veloci dall'alto verso il basso, come per invitare la figura che gli si staglia di fronte ad accettare ciò che gli sta porgendo.
Rapido, Junmyeon gli spinge via la mano e gli afferra il polso. Si avvicina così tanto al suo viso che ormai tutto ciò che Yixing vede sono soltanto un paio di occhi furenti.
«Non sto scherzando. Devi smetterla.»

Yixing corruga la fronte e con uno scatto si libera dalla presa del maggiore. Recupera l'accendino dalla tasca dei jeans e accende la sigaretta senza smettere di guardare l'altro fisso negli occhi.
«Yixing, dico sul serio. Stavolta pensavo saresti morto, cazzo.»
«Ma non è successo, quindi falla finita hyung

Taglia corto perché in quel momento non ha davvero voglia di sorbirsi l'ennesima lavata di capo. Stanco, recupera le sue cose e scende dal muretto proprio quando le labbra di Junmyeon minacciano di riaprirsi. Lo sorpassa in fretta e lo spinge di lato con la spalla. Non lo fa con forza, gli basta far intendere che vuole rimanere solo.

«Gǔn» biascica poi a denti stretti, più a se stesso che a Junmyeon, dato che utilizza il cinese per non farsi capire. Infila le mani in tasca e procede a passo sostenuto finché non si trova abbastanza vicino a Baekbeom Plaza, lo spiazzo dove avevano parcheggiato le moto. Gli altri sono già lì, seduti ai piedi del monumento, e quando lo vedono arrivare smettono di parlare.

È buio e Yixing non riesce a scorgere bene i loro sguardi, ma nella sua testa li vede tutti puntati su di lui. Decide di non darci troppo peso e poggia il piede sinistro sul primo scalino, si abbassa e prende in mano la lattina di birra che Sehun nasconde tra i piedi. Ne fa un sorso e la restituisce al proprietario, picchiettandogliela contro il petto. Sehun lo guarda senza dire nulla, e così fanno gli altri, almeno finché Yixing non indietreggia e tira fuori le chiavi della Yamaha.

«Te ne vai?»
«Sì» risponde, facendo tintinnare il metallo tra le dita. «Ci vediamo domani.»
Li saluta con un cenno del capo e si muove nella direzione opposta, dove vede la moto luccicare in lontananza, sotto il raggio di un lampione.

Si infila il casco e tira su la zip della giacca mentre alle sue spalle il vociare ricomincia a percepirsi. Fa per sollevare il cavalletto, quando una voce più forte, più vicina, sovrasta le altre in sottofondo. «Hyung»
Yixing si volta soltanto perché riconosce che quella è la voce di Baekhyun; dunque solleva la visiera per incontrarne gli occhi preoccupati. «Va tutto bene?» gli dice il più basso, passandogli una mano sulla spalla.

Yixing sospira e volge lo sguardo altrove. Trova in alto la torre di Seoul che, situata a soli 240 metri di distanza, si staglia maestosa proprio sopra le loro teste. In basso la città, luminosa e immensa, che aspetta trepidante il loro rientro.

A quella vista gli viene quasi voglia di chiedere a Baekhyun di prendere la moto e farsi un giro in città; di portarlo lontano da Namsan Mountain Park e dal cumulo scuro di incomprensione che lo circonda. Ma non lo fa, perché Yixing non è abituato a chiedere aiuto o elemosinare compagnia. Per aiutare se stesso sceglie sempre il silenzio e la solitudine. Per questo motivo, quando lo vede andar via, Baekhyun non prova a fermarlo.

Yixing mette in moto la Yamaha nera e in un attimo raggiunge la strada asfaltata. La percorre, iniziando a discendere il monte Namsan seguendo la strada che si immerge all'interno del bosco, sempre più fitto. Guida a lungo e in silenzio, disturbato soltanto dal frastuono dei suoi pensieri. Sente l'aria scontrarglisi contro il petto e va più veloce, rallentando soltanto in concomitanza di qualche tornante più stretto. Quando preme il freno lo fa all'ultimo momento; sente di poterselo permettere perché sa che a quell'ora non incontrerebbe anima viva e perché quella strada la conosce così bene che potrebbe anche percorrerla bendato.

Per raggiungere il suo appartamento a Myeongdong, Yixing deve imboccare una lunga galleria che attraversa interamente la montagna. Quando arriva in città, rallenta; sono le quattro del mattino ma Myeongdong è la principale area del centro di Seoul, e a quell'ora le strade, i palazzi e le luci al neon dei locali continuano a brillare.

Quando raggiunge la sua via però, a tenergli compagnia sono soltanto le luci di alcuni lampioni. Yixing parcheggia e recupera le chiavi del suo appartamento, spalanca il portone e corre su per le scale con la netta sensazione che il cuore gli sia appena salito in gola. Arriva al terzo piano e si appoggia alla porta mentre si sfila sia la giacca che le scarpe.

Sospira a lungo; finalmente può lasciarsi cadere sul divano. Reclina la testa all'indietro e si lascia assorbire completamente dalla sua superficie calda e morbida. Nel medesimo istante si domanda quando rimetterà la testa a posto, o quando tutto la smetterà di essere così piatto. Perché è da un po' di tempo ormai che Yixing si limita soltanto ad esistere, trascinando distrattamente i piedi mentre percorre svogliatamente le fasi della sua vita. Sospira ancora, stavolta perché pensa che non vorrebbe sentirsi sempre così stanco o annoiato.

Con lo sguardo dritto avanti a sé, Yixing fissa ancora il buio.
Poi chiude gli occhi e si immerge completamente nel vuoto.

E aspetta.

Non sa esattamente cosa. Nella sua testa spera in una svolta positiva per la sua vita, ma sa anche che il destino non è solito accontentare le sue richieste. Eppure è fermamente convinto che, arrivato a questo punto, niente potrebbe andare peggio.

Per questo Yixing non sa che ormai è questione di tempo.
Giorni. Ore.

Prima che la frana lo travolga.
 

   Sono le sette di mattina e Rhiannon è già pronta per iniziare la sua giornata

   Sono le sette di mattina e Rhiannon è già pronta per iniziare la sua giornata.
Stende le gambe e tira le punte mentre si infila distrattamente una seconda felpa; è il 15 Ottobre e a New York sta iniziando a fare freddo.

Uscendo non porta niente con sé, le bastano le chiavi del suo appartamento e la banconota spiegazzata che stringe tra le dita. Leggera, percorre in discesa le quattro rampe di scale che la separano dall'uscita, e mentre lo fa già pensa che al suo ritorno aspetterà l'ascensore per raggiungere nuovamente il quarto piano.

Ora Rhiannon è in strada, ma la prima cosa che percepisce non è il freddo pungente che le stuzzica le narici, bensì il profumo di brioches appena sfornate che la riporta un po' a casa; laddove quelle che in America vengono chiamate bakeries portano il nome di boulangeries.

Svoltando a destra, Rhiannon scruta silenziosa i palazzi iniziare ad illuminarsi e colorarsi di un giallo tenue. Nota il passaggio delle auto iniziare a farsi sempre meno rado e osserva il viola e il rosa scomparire dal cielo per lasciare spazio ad un azzurro sbiadito. Rhiannon trova magico assistere al risveglio della città; osservare come il suo ritmo cambiasse gradualmente, facendosi via via sempre più incalzante.

Procede dritta lungo il marciapiede, qualche passo e Aux Merveilleux de Fred è lì che la aspetta; le vetrine espongono invitanti ciò che è stato appena sfornato e il suo sguardo scorre languido su una fila di croissant dorati.
Ne acquista due, marmellata e cioccolata, e li fa mettere in un sacchetto.

Paga ed è già pronta per rientrare; al posto di una banconota sgualcita, adesso tra le mani stringe la sua colazione. La bolla di calore che percepisce sotto le dita, riesce a contrastare il freddo che impregna l'aria mattutina di New York.

Una volta rientrata apre il sacchetto, afferra il croissant alla marmellata e gli dà un morso. L'altro, che ha preso per sua sorella Liv, viene riposto con cura sull'isola della cucina, accanto al cesto della frutta.

Con la bocca ancora piena si dirige in camera e finisce di prepararsi, raccogliendo velocemente i suoi capelli in uno chignon che sistemerà più tardi. Per adesso sente soltanto la necessità di tenerli legati in una qualche maniera, perché oltre ad essere arruffati, i suoi capelli sono ancora leggermente umidi per la doccia fatta quella mattina.
Al mio arrivo sembrerò una pecora, pensa mentre cerca di dare un senso a ciò che ha appena preso forma in cima alla sua testa.

Fa piano quando torna in cucina, perché nella stanza accanto c'è sua sorella che dorme ancora. Si infila la giacca appesa all'ingresso ed esce di casa per la seconda volta; la borsa in spalla e la testa piena di sogni.

A piedi ci mette all'incirca una ventina di minuti per raggiungere la scuola, ma quella mattina Rhiannon si sente particolarmente pigra, motivo per cui - qualche minuto dopo essere uscita - si trova a far scivolare la schiena contro il sedile di un autobus. Recupera il cellulare dalla tasca della giacca e si prende un momento per sciogliere i nodi delle sue auricolari.

Fuori, la città si muove veloce e a Rhiannon viene spontaneo poggiare la tempia contro il vetro mentre il canto di Stevie Nicks le riempie la testa, accompagnando le immagini sfuocate di Lower Manhattan che le si intrufolano in mezzo alle ciglia.

Attraverso il vetro scorge anche il sorriso sciolto e caldo di una ballerina dell'American Ballet Theatre che vive a New York con sua sorella minore e se ne prende cura.
Continuando a specchiarsi, Rhiannon si sistema qualche ciuffo ribelle che le ostacola la vista mentre inizia a pensare che quel sorriso, il quale mai le aveva abbandonato il volto, adesso è soltanto fastidioso.

Perché quel sorriso non è più suo da tanto tempo ormai. Non le appartiene più esattamente da quando è stata costretta ad accettare il fatto che i suoi sogni sono e resteranno per sempre tali.

E che ciò che vede è soltanto nella sua testa.

─────────────────────────

─── gǔn [滚]: vattene via, levati dai piedi
 

──────────────

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: _DarkFate_