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Autore: BlackMist96    09/02/2021    0 recensioni
[Fantasy]
Nel momento del bisogno, un personaggio misterioso che si fa chiamare "Pinguino", assembla un gruppo di razze e classi diverse.
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Salve a tutti, questa è la mia prima storia su EFP, tuttavia questa storia non è di mia realizzazione, ben si di un mio amico che si è ispirato alle nostre sessioni di Drizzit, un gioco di ruolo parodia di D&D che molti di voi conosceranno. Io mi sono limitata a correzioni o piccole aggiunte, il resto è interamente di produzione del mio amico.
AVVISO che molti nomi e fatti sono ispirati a film, serie tv e anime hai quali il mio amico si interessa maggiormente, come Star wars, film e serie tv marvel, ecc...
Spero la storia sia di vostro gradimento :)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Poche ore dopo la battaglia sulla Linea di Fuoco

 

A est, confine con il regno di Gulfingard, Su una collina era collocato un enorme maniero, circondato da mura e cancello di un robustissimo legno. Naturalmente per la Termagante non c’era bisogno di passare dal cancello visto che poteva volare, anche se a fatica a causa della ferita di quel maledetto Negromante. Riusciva a ricordare il suo nome, le sue compagne l’avevano più volte nominato, Tyranus. Al ricordo di quel nome, alla Demone scattava l’ira e più si arrabbiava più volava veloce verso l’entrata di quel maniero. 

Atterrò con violenza davanti al cancello difeso da due guardie che avevano una lunga veste nera con uno stemma sulla spalla, un teschio che veniva incrociato da delle lance, il simbolo del Clan dei Necromanti. 

“Cosa volete Termagante?” Chiese una guardia.

“Voglio vedere il Vostro capo clan.. SUBITO!” disse infuriata la demone. 

“Lord Viren non è nel Maniero e lei non entrerà qui dentro con quel tono, chiaro?” Disse il secondo Necromante di guardia che ben presto si pentì di quello che aveva detto. 

 

Dentro il maniero c’erano decine di Necromanti che camminavano nella sala principale che collegava con l’ingresso. Dall’entrata si poteva vedere una scalinata di una ventina di gradini, ricoperta da un tappeto rosso che portava al piano superiore. Tutto era illuminato da candele. Al lato delle scale c’erano altre due stanze che portavano agli alloggi dei membri del Clan e ai sotterranei. Al piano di sopra c’era la stanza dei comandanti e del capoclan Lord Viren, oltre alla biblioteca e alla stanza dove ogni operazione del clan veniva registrata. 

La porta dell’ingresso venne sfondata con I corpi delle due guardie che miracolosamente erano state risparmiate dalla Termagante, ma sicuramente dovevano passare un po’ di tempo in infermeria. La Termagante entrò, tutti I presenti avevano l’attenzione su di lei. 

“Tra voi, branco di inetti, c’è un comandante?” Chiese in modo aggressivo la Termagante. 

Uno si avvicinò al demone: “Mi chiamo Hardyas, se vuole vedere uno dei comandanti prima deve dire a me.” 

Hardyas era un Necromante giovane, La sua veste era come quella di tutti, Nera con lo stemma sulla spalla, aveva una cicatrice sul viso causato da una spada probabilmente, I suoi capelli castani raccolti in una coda, gli occhi erano grigi con riflessi verdi. Si prendeva cura del viso, probabilmente visto che aveva solo il pizzetto tra il labbro inferiore e il mento. 

La Termagante si avvicinò al Necromante e disse: “Voglio parlare con un Comandante non con uno che conta meno di un escremento di un ratto.”.

Hardyas stava per afferrare la sua Falce che portava sulla schiena ma qualcuno dalla scalinata gridò il suo nome. Tutti I Necromanti si voltarono e quando videro l’uomo con una veste elegante Rossa con ogni rifinitura della veste dorata, si chinarono al suo cospetto. 

“Benvenuta Termagante, perdoni il nostro seguace. Al Signor Hardyas manca un po’ di disciplina e cortesia.” Disse l’uomo che iniziò a scendere le scale con le mani dietro la schiena. Il suo passo era rilassato. Sul volto aveva qualche ruga, probabilmente era uno dei più anziani anche se era ancora giovane. Capello corto nero, I suoi occhi erano rosso acceso, innaturali. Al fianco aveva una spada lunga. 

“Ma Gran Comandante Thrawn questo essere…” Provò a giustificarsi Hardyas.

“SILENZIO!” esclamò il Gran Comandante Thrawn. “Porta Via I tuoi due compagni stesi per terra e fai ripulire questo casino!” Ordinò il Gran comandante. “Obbedisco Signore.” Disse Hardyas che fece cenno ad un altro Necromante di avvicinarsi e portare via le due guardie svenute per terra. 

“Grande Comandante Thrawn dobbiamo parlare in privato!” Disse la Termagante. 

Thrawn l’accompagnò nella sua stanza, vicino alle segrete nei sotterranei, un enorme sala con dei trofei presi da ogni battaglia vinta e Thrawn non aveva perso nemmeno una battaglia, le sue strategie erano opere d’arte. Studiava dai grandi condottieri del passato, uomini, elfi oscuri e Elfi albini di ogni classe le strategie e lui le perfezionava visto che era un uomo e un Necromante perfetto. 

Il Necromante in comando prese una bottiglia, riempì due calici con del buon vino e passò un calice alla Termagante.

“Vi Chiedo scusa Mia Signora, ma il nostro Capoclan Viren, nonchè mio fratello, è fuori per reclutare nuove forze, vogliamo avere un esercito imponente visto la Nostra alleanza. Non vogliamo deludervi.” Disse in tono gentile ed educato Thrawn.

La termagante fece una piccola risata: “L’alleanza rischia di spezzarsi prima che sia nata Grande Comandante.”

Thrawn bevve il suo vino e la guardò confuso: “Mi perdoni mia Signora, ma credo di non seguirla.”

La Termagante bevve il vino e lanciò via il calice contro il muro frantumandosi in mille pezzi: “Un Necromante con una marmaglia di zoticoni ci ha attaccato alla Linea di Fuoco!”. Il tono della Termagante era duro e minaccioso, ma a Thrawn non fece né caldo né freddo. “Credo che si stia sbagliando mia Signora. Ho sotto controllo tutte le operazioni del mio clan e nessun Necromante è in quella zona da molti mesi.” Disse sempre con molta calma Thrawn. 

La Termagante mostrò le ali ferite al Grande Comandante, in quel momento iniziò a insospettirsi, sapeva che quelle ali erano resistenti a qualsiasi arma tagliente o perforante, solo la spada d’oro dei Protettori Dracomanti potevano infliggere ferite del genere, ma sapeva benissimo che questo non era possibile. 

“Crede che una lama di una qualsiasi tipo di arma possa ferire le mie ali?” Chiese furente la Termagante. 

“No mia Signora e non so spiegarmi una simile cosa .” rispose con calma Thrawn

“Ma le assicuro che non c’erano Necromanti in quella zona.” continuò il comandante. 

“Uno c’era! Il Necromante si chiamava Tyranus.” Disse la Termagante alzandosi in piedi, afferrando la sedia facendola volare oltre la stanza distruggendola. A quel tonfo quattro Necromanti che erano di guardia entrarono nella stanza. I quattro puntarono le loro lance contro la Termagante che si mise in posizione di combattimento. 

“Fermi tutti!” Ordinò Thrawn alzando la voce evitando probabilmente un incidente che avrebbe rotto l’alleanza con il regno degli Inferi.

La Termagante voltandosi si accorse che il viso di Thrawn era cambiato, non più sereno ma infastidito. “Sono Grande Comandante di questo Clan da più di trent’anni, ne faccio parte da quando sono nato e credetemi che nessuno dei diecimila Necromanti del nostro Clan si chiama come un personaggio di una fiaba per bambini.” Disse Thrawn seriamente. 

“State insinuando che sto mentendo Grande Comandante?” Chiese la Termagante.

Thrawn si alzò dalla sedia e raggiunse l’unica finestra della stanza che era situata dietro la sua postazione.

“Assolutamente no mia Signora. Credo che avete appena trovato un Necromante che è scappato diciotto anni fa.” 

La Termagante era confusa ma vide dal riflesso del vetro della finestra che Thrawn stava sorridendo.

 

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Tre giorni dopo la battaglia sulla linea di Fuoco – Rifugio di Pinguino

 

Una fitta alla testa, un formicolio alle mani e un fischio fastidioso alle orecchie, oltre all’odore di erbe bollite. Questo è quello che riusciva a percepire Tyranus. Era sdraiato su un letto ma non sapeva dove si trovava se era al sicuro o imprigionata da qualche parte, ricordava poco o niente. Riuscì dopo poco ad aprire gli occhi, la vista annebbiata e un piccola fonte di luce gli diede fastidio facendoli chiudere di nuovo gli occhi. Riuscì a muovere le mani, portandosele proprio in faccia.

“Oh sei sveglio Lord Tyranus.” Disse una voce accanto a lui, ma di chi era quella voce? Non riusciva a riconoscerla. Il Necromante riaprì gli occhi ma vide solo un'ombra sfocata di un essere molto basso, non sembrava un nano.

Sentì una mano molto strana, sembrava fatto di squame o qualcosa del genere con degli artigli che lo prese per la nuca per far inclinare la testa. 

“Bevi questa pozione.” Disse la voce. Tyranus sentì una ciotola che veniva appoggiata sulle sue labbra, aprì la bocca e bevve la pozione calda. “Che cosa ho bevuto?” pensò Tyranus, assaporando la pozione. Riconobbe la menta e salvia, ma il resto no. 

“Che… cosa ho….. bevuto?” Chiese un po’ a fatica il Necromante. 

“Una pozione rinvigorente. Tra qualche ora sarai in grado di metterti in piedi.” Rispose la strana creatura.

Tyranus si portò la mano destra sulla fronte e riuscì a piegare il ginocchio sinistro. “Dove mi trovo?”

“Al sicuro. Sei nel rifugio di Mastro Pinguino.” rispose la creatura.

Tyranus riuscì a mettere un pochetto di più a fuoco l’ombra. Vide che la creatura portava una maschera nera, sembrava quella dei medici che avevano a che fare con malattie infettive letali, ma poteva intravedere le squame dietro la testa. Il corpo era coperto da una veste nera e verde con rifiniture bianche. Nella zona delle spalle aveva una sorta di pelliccia bianca, non sapeva che diavoleria era. Si accorse che aveva una coda stile lucertola e al posto dei piedi aveva delle zampe sempre squamose con artigli. Riconobbe che tipo di creatura era: “Sei un Sauriale.”

“Molto bene. La vista non ti inganna Necromante.” Disse il Sauriale, con una piccola risata. “Mi chiamo Lacer Nigrumi, sono un Sauriale, un alchimista e un curatore.”. 

Tyranus provò ad alzarsi ma non ci riuscì, sentì una debolezza assurda. “Lacer, cosa è successo?” chiese Tyranus.

“Beh, io sono arrivato un ora prima di Voi. Ma quello che mi ha raccontato la Dracomante hai consumato tutta la tua energia magica, il Mana, per sferrare un colpo devastante alla Termagante e sei svenuto cadendo nel baratro della Linea di Fuoco. Ringraziala appena la vedi, visto che ti ha salvato la vita.” rispose Lacer. 

Termagante!” Tyranus stava iniziando a ricordare. Era intervenuto dopo che Lory l’aveva rimproverato per aver fatto l’eroe mettendo tutto il gruppo in pericolo. Ricordava di aver lanciato un incantesimo Infliggi Ferite potenziato per ferire le ali del Demone poi il buio. 

“Ma anche se ti ha salvato, eri ad un passo dalla morte. Ho dovuto dare sfoggio a tutta la mia esperienza e sapienza nelle pozioni per ristabilire la tua energia. Tre giorni di duro lavoro.” Concluse il Sauriale

Tyranus credeva di aver sentito male. “Come tre giorni?”

Lacer fece una piccola risata prima di rispondere al Necromante. “Tre giorni. Sei stato in un sonno profondo.  Se non ti imbottivo di pozioni e medicinali probabilmente a quest’ora eri con I tuoi antenati.” 

Tyranus era incredulo a quelle parole, era veramente andato così vicino alla morte per aver dato tutto il suo potere magico. Forse era la punizione giusta per aver messo in pericolo tutto il gruppo. “Gli altri stanno bene?” chiese il Necromante con un filo di voce.  

Lacer si accorse della sua preoccupazione e annui “Stanno benone. Le signore erano un po’ ammaccate ma ora sono come nuove. Quello messo un po’ peggio è il Gigante. Il sortilegio che ha subito gli ha guastato un po’ la mente. Ma con una serie di pozioni, anche lui a breve sarà come nuovo.”

Per la mente di Drako ci vorrebbe un miracolo per farla tornare come nuova, altro che pozione.” Pensò Tyranus. Però a quella notizia fece un sospiro di sollievo. Ripensò a quello che aveva detto Lory prima di andare ad aiutare Reyna : ”Ricorda che è solo colpa tua se siamo in questa situazione!”. Era colpa sua se erano state ferite, era colpa sua se Drako aveva subito quel sortilegio. Il Necromante si era sentito così in colpa solo una volta in vita sua, quando non è riuscì a proteggere I genitori di Lilith, la sua famiglia di Elfi Oscuri, dalla furia omicida di una bambina, dalla furia omicida di Lory. 

“Qualcosa ti occupa la mente Lord Tyranus?” Chiese Lacer, riportandolo con I piedi per terra, meglio dire sdraiato nel suo letto. 

“Il senso di colpa. Immagino che per questo non ci sia una pozione, dico bene?” rispose il Necromante, I suoi occhi si stavano ricoprendo di lacrime. 

“Dici bene, Non c’è nessuna pozione. Ma quel che è fatto è fatto, cerca di andare avanti.” rispose il Sauriale che aveva preso delle radici da uno zaino e aveva iniziato a tagliarle a metà con un coltello.

Tyranus lo stava osservando: “E’ colpa mia. Ho messo tutti in pericolo per un mio ordine.”

Lacer ascoltò quelle parole, non sapeva cosa era successo quindi non disse niente, allungò una scodella a Tyranus  con le radici tagliate.

Il Necromante guardò le radici: “Che cosa sono?”

“Radici. Servono per ristabilire il tuo Mana.” rispose con calma il Sauriale.

Tyranus mangiò la radice, il sapore era orrendo. Si concentrò per non sputare o per non vomitare. 

“Ora riposati. Ripasso tra un paio d’ore.” Disse Lacer, prese le sue cose, andò verso l’uscita ma andò a sbattere contro la parete invece della porta. Tyranus lo guardò, non capendo cosa era successo. 

“Accidenti alla Miopia!” Disse Lacer, massaggiandosi la testa. 

E’ miope?” pensò Tyranus. 

Lacer uscì dalla stanza chiudendo la porta. Tyranus ora aveva il dubbio di aver ingerito qualche ingrediente sbagliato. Chiuse gli occhi e cercò di non pensarci. 

 

Lacer scese le scale, vide Lory vicino al caminetto acceso mentre Reyna e Lilith erano seduti al tavolo.

“Tyranus si è svegliato, starà bene.” Disse Lacer.

“Uhm...” si limitò a rispose Lory freddamente.

Reyna osservò l’assassina e capì che era arrabbiata ancora con lui per la decisione di Tyranus.

“Lory era la decisione giusta da prendere.” Disse la Dracomante con calma. Ormai erano giorni che discutevano delle scelte di Tyranus e sulle conseguenze. Lory era sempre più convinta che il Necromante aveva fatto un terribile errore, imperdonabile. 

“Andiamo Lucertolina, per due bravate di quei due idioti di sopra abbiamo rischiato di morire.” rispose Lory avvicinandosi alle due ragazze sedute.

“Drako è un idiota e tutti lo sappiamo. Ma il Maghetto credevo che avesse un po’ di neuroni in quella testolina.” Continuò l’assassina ancora in tono duro.

Lilith si alzò di scatto dalla sedia: “Non l’ha deciso solo lui!” Disse con rabbia la cacciatrice. Si era stufata di sentire l’assassina criticare le azioni di Tyranus. Lory la stava squadrando da sotto la sua maschera. Rimase sorpresa dalla reazione della giovane cacciatrice. 

“Se cerchi qualcuno da dare la colpa per la decisione di Lord Tyranus, dai la colpa a me.” concluse Lilith.

Lory rise a quelle parole, ma non aveva torto. Sia lei che Reyna avevano convinto Tyranus ad agire in quella maniera. “Potresti avere ragione Bambina. Tu e la Lucertolina avete convinto il Maghetto ad agire in quella maniera irresponsabile, ma un bravo condottiero doveva contraddire e dare l’ordine di ritirarsi.” Disse Lory avvicinandosi a Lilith.

Pinguino uscì dal suo studio, aveva sentito la conversazione: “Noto che ormai sono giorni che parlate delle decisioni di Lord Tyranus…”. Pinguino aveva una padella in mano, si avvicinò al caminetto, la posò sulle braci e si voltò verso Lory “giuste o meno è stato l’unico che ha cercato di prendere la situazione in mano. Questo è essere un bravo condottiero Loreley.” concluse Pinguino con il solito tono gentile e calmo.

“Concordo con Pinguino. In più Lord Tyranus si sente in colpa per la sua decisione, questo potrebbe portare anche dei dubbi sulle sue capacità.” intervenne Lacer. “Siete un gruppo che ormai avete affrontato insieme diversi pericoli in pochi giorno, dovete essere uniti.” 

Lory si sedette accanto a Reyna: “E anche l’unico che non si è degnato di ascoltare una opinione diversa dalla sua, il signorino si circonda di gente che lo incoraggi con atti di eroismo ingiustificati che mettono anche a rischio le vite del gruppo, se per voi questo è un bravo condottiero, allora che se li tenga a lungo i suoi sensi di colpa, non mi interessa” detto ciò si voltò leggermente verso il sauriale “Siamo troppo differenti Coccodrillo. Non saremo mai un gruppo.”

Reyna la guardò e poi abbassò lo sguardo sfiduciato, forse aveva ragione. Erano tutti diversi, tutti con caratteri contrastanti e con obbiettivi diversi.

“Essere diversi è così grave?” Chiese Lacer a Lory. Quella domanda entrò sotto la pelle dell’assassina. Si ricordava che nel suo clan di assassini c’erano tutte le razze, Uomini, Nani, Elfi, Gnomi e anche un Sauriale ma non fu mai un problema queste differenze di razze. Il clan agiva come un'unica persona, eccetto Lory che agiva da sola, il suo addestramento per qualche motivo ignoto fu diverso da tutti gli altri, la razza che li differenziava era il problema minore, sotto c’era molto altro, e non era affatto piacevole.

“Essere diversi è il bello delle nostre vite. Meglio esser diversi che tutti uguali. E’ più facile creare un gruppo.” Lacer terminò il suo discorso. Tutti notarono che era anche saggio oltre che un buon alchimista e curatore. Il Sauriale vide Pinguino sorridere a quelle parole, notò che anche le tre ragazze lo stavano osservando e probabilmente l’assassina stava pensando a quelle parole. Forse aveva fatto scattare qualche buon pensiero, forse. A quel punto Lacer stava per mettersi a sedere, peccato che mancò totalmente la sedia e cadde rovinosamente a terra con un sonoro tonfo. “ACCIDENTI ALLA MIOPIA!” Urlò il Sauriale.

Ci mancava anche il cieco.” pensò Lory che alzò gli occhi al cielo. 

Tutta la magia delle parole precedenti era andata a farsi benedire ed ora la scena era totalmente imbarazzante.

Lory guardò per qualche secondo quella scena, no, il suo posto non era con loro, un disagio perenne riempiva la mente e il corpo della ragazza “Non volete proprio capire” 

Pinguino intervenne: “Qualcuno vuole un'omelette per pranzo?”

L’assassina guardò l’uomo con la padella in mano, i pensieri, il disagio, il fatto di continuare a pensare che un idiota con manie di eroismo l’aveva quasi fatta ammazzare, non solo le fecero passare la fame, ma l’odore di quelle uova le fece venire il voltastomaco, non poteva stare un minuto di più in quella sala. Si alzò senza proferir parola, e come un fantasma, uscì dalla sala, salendo le scale con passo felpato si diresse verso quella che da qualche giorno era la sua stanza. Percorrendo il corridoio si fermò per qualche istante davanti alla camera del maghetto. In quel momento la sua presenza era come quella di un demone pronto a divorare la sua preda e farla patire di atroci sofferenze. Era tentata, molto tentata di entrare ed ammazzarlo, la mano fremeva e il coltello in qualche modo la chiamava bramando sangue. Chiuse gli occhi per qualche secondo, facendo sparire quella atmosfera sia fuori che dentro la sua testa, riprese a camminare silenziosamente allontanandosi da quella porta maledetta ed entrò nella sua stanza, chiudendo nuovamente la porta a chiave, “Potrai uccidermi maghetto, ma non finché lui vive” tra sé e sé “Sii  paziente”.

 
   
 
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