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Autore: NorwegianWoodFields    11/02/2021    2 recensioni
Artù, un ragazzo viziato seppur di buon animo, è da sempre vissuto nell'agiatezza e si ritroverà a fare i conti con la realtà più cruda, quella dei comuni mortali, a vivere senza la sua stabilità economica e privilegi vari, cominciando a capire cosa significhi dover provvedere a se stesso, più o meno da solo, senza alcun appoggio da parte del padre.
Merlino è un ragazzo che si fa in quattro con i suoi lavori part time tentando di sostentarsi ed aiutare la madre. Conosce da sempre la realtà nella sua forma più cruda, eppure questo non gli ha mai impedito di essere una persona dalla serenità travolgente.
Entrambi cominciano con il piede sbagliato carichi uno di aggressività e l'altro di pregiudizi. Le "ragioni" della loro ingiustificata antipatia sono effettivamente inconsistenti: si contendono le attenzioni della stessa ragazza, Viviana.
Presto però, la sorte farà si che debbano cominciare a passare molto tempo insieme per lavoro. Scopriranno di essere tanto simili nonostante le loro evidenti differenze. Questa velocità con la quale si legheranno subito in un'amicizia e la rapidità con cui la chimica tra loro esploderà, sarà causa di dubbi esistenziali, paure e rivalutazioni di aspetti abbastanza personali del proprio essere.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Quando l'uscita con Viviana arrivò, Merlino volle metterla alla prova, facendo finta di essere completamente ignaro su tutto. Non sarebbe stato di certo lui il primo a lanciare l'input per un chiarimento. Se lei fosse stata una persona corretta, avrebbe esposto il tutto senza bisogno di domandine a trabocchetto. Ma se così non dovesse essere stato, allora la ragazza aveva veramente qualcosa da nascondere ed in questo caso lui ed il suo collega erano finiti in una situazione ambigua, con una persona a cui piaceva stare con un piede in due scarpe.

Viv non espresse nessun tipo di incertezza, non disse nulla che avesse potuto far intendere che in quel momento desiderasse uscire con più persone, senza impegno alcuno. Lei non sapeva affatto che lui ed Artù lavoravano insieme, che avevano deposto l'ascia di guerra e che cominciassero a confrontarsi, era rimasta a quando entrambi non facevano altro che starnazzarsi insulti a caso addosso. Era chiaro perciò che, pur sbagliandosi di grosso, per qualche arcano motivo si stava approfittando di questa inimicizia per non parlare e non toccare l'argomento.

Sarebbero bastate una manciata di paroline ed Emrys avrebbe potuto farle venire il desiderio di sprofondare sotto terra, ma non aveva voglia di stare a discutere e non le disse nulla.

La verità era che sentiva che la questione dovesse prenderlo di più. In tutto quel tempo non era stato a struggersi per lei, per capire se la ragazza lo volesse o meno, se fosse interessata oppure no, bensì per assodare che la sua persona fosse stata ferita nell'ego, nell'orgoglio. Non gli importava nulla perciò di chi lo avesse abbindolato. Non era li per tentare di scenderci a patti o perché si sentisse tradito, né era uscito per lei, ma per se stesso, non gli importava nient'altro se non provare alla propria persona, che i suoi strani presentimenti su Viviana si fossero rivelati reali.

Il moro si sentì un po' in colpa quando prese atto del suo egoismo, ma in fondo sapeva da sempre che quell'attrazione era tanto futile e passeggera. Con lei era stato come tentare di accendere dei ciocchi di legno enormi ed umidi con il semplice ausilio di un pezzo di cartone, niente ramoscelli secchi né rami. La carta era appariscente nella sua grande fiammata, ipnotica, ma durava pochissimo e nessuno si sarebbe aspettato di dar fuoco a dei ceppi bagnaticci con quella cosa effimera. Perciò forse non avrebbe dovuto sentirsi uno stronzo per aver avuto pensieri tanto egoisti.

Ci tenne a specificarle fin troppo educatamente che non intendeva più continuare a sentirsi con lei e a conoscerla, l'espressione della ragazza a quelle parole, divenne come quella di una mocciosa sbruffona che non sopportava di perdere e pestava i piedi a terra con isteria. Una persona simile era meglio farla uscire dalla propria vita, senza rimorsi, anche se era comprensibile provare un minimo di autocommiserazione nel pensare di essere stato appresso, anche se per poco, ad una tipa del genere.


 

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Come al solito il biondino era già avvolto nella sua morbida vestaglia rossa, dopo il lavoro sarebbe dovuto andare con Morgana a comprare un dannatissimo cappotto per quella razza di orgoglioso, ma avevano rimandato di qualche giorno per degli impegni improvvisi della sorella. Lui era assolutamente una persona corretta doveva senza alcun dubbio rimediare.

L'altro si stava sfilando la felpa, aspettando un momento adatto per raccontare di Viviana al collega, gli si avvicinò passandogli il tubetto di fondotinta.


 

“Potresti? Per favore?” Chiese Merlino, senza specificare ulteriormente la richiesta, l'altro annuì e si alzò mentre Emrys gli dava le spalle.


 

“Si stanno schiarendo!” Constatò Pendragon, accorgendosi che le macchie sulla pelle candida del ragazzo si stavano man mano ingiallendo, pur rimanendo ancora abbastanza evidenti.

Il moro annuì euforico mentre Artù prendeva un po' di prodotto.


 

“Senti, non so se ci sei già uscito ma...dovresti lasciarla stare!” Si azzardò a consigliare il biondino, accorgendosi di quanto potesse suonare inopportuno, solo una volta ascoltata la propria voce pronunciare quelle parole.


 

“Cioè, fai come vuoi ovviamente, è che l'ho richiamata ieri sapendo che in settimana vi sareste visti. Volevo metterla alla prova chiedendole di uscire, mi aspettavo un ' Non voglio più sentirti, il mio cuore è di Merlino! ' Ma mi ha solo confuso ancora di più, accettando!“ Ci tenne a precisare, imitando disastrosamente una voce femminile. L'altro scoppiò a ridere un po' per quel tentativo bizzarro di emulare un tono acuto ed un po' per la situazione ai confini della realtà con Viviana.


 

“Ti stavo per dire la stessa cosa...di lasciarla stare. E no, fortunatamente il suo cuore non è mio Artù, quella sta bruciata parecchio!” Pendragon scosse la testa, non capacitandosi delle azioni ambigue della ragazza che solo fino a tre settimana fa, si contendevano come due bimbi dell'asilo. Merlino si girò di scatto verso il collega, rimasto con una mano a mezz'aria intrisa di tinta. Emrys stava studiando le sue espressioni ed il suo atteggiamento prima di azzardarsi a proferire parola, pareva non l'avesse presa poi molto bene, desiderò tanto potergli cedere un minimo di menefreghismo, avrebbe anche provato tramite l'imposizione delle mani se fosse servito: pranoterapia! Si fissò i palmi e scoppiò a ridere immediatamente per la sua stessa idea fantasiosa e sciocca. L'altro parve questionarsi sulla sua risata, aggrottando lievemente le sopracciglia.


 

“Non prendertela tanto, pensa che non era una persona che conoscevi veramente, con cui avevi già instaurato un rapporto solido! Non ti sei perso nulla, anzi puoi averci solo che guadagnato!” Disse il moro sventolando una mano con fare placido. Aveva ragione, razionalmente parlando il suo discorso non faceva una piega, ma si sentiva sfiduciato nel beccare sistematicamente rapporti del genere con gli altri.

Artù aveva una personalità così contraddittoria! Spesso diffidente, chiuso e guardingo, ma allo stesso tempo parecchio ingenuo, sciocco e credulone. Puntualmente riponeva fiducia ed alte aspettative solo sulle persone sbagliate, come Viv. Sembrava adorasse circondarsi di gente che tradiva la sua fiducia, avrebbe mai imparato? Oppure quella era la norma? Aveva il terrore che tra una delusione e l'altra, il suo animo sarebbe potuto diventare davvero inconsistente e desolato, proprio come Uther e se c'era qualcuno a cui non volesse somigliare, quello era proprio suo padre.


 

“Dai!” Lo incitò Merlino sorridendo affabilmente.


 

“Tu pensala come un qualcosa di umoristico! È vero che stiamo in una situazione che da ondate a caso di imbarazzo, ma il tuo compito ora è lavorarci un po' di fantasia per convertire il cringe in trash! Il trash è adorabile Artù!”

Era un consiglio ragionevole, ma non era facile guardare ai propri fatti ed interpretarli come se vivesse la sua vita all'esterno di se stesso, come se assistesse da spettatore allo scorrere della propria esistenza per poterla manovrare come più desiderasse. Era strano pensare di poter essere sia pubblico che attore e sinceramente non sapeva se fosse una cosa buona o meno adottare quella strana prospettiva.

Lo stava facendo di nuovo diamine! Meglio prendere quelle parole per consigli ironici quale effettivamente erano e non cominciare come al solito ad appesantirsi i pochi neuroni che aveva, riflettendo troppo, ristagnava nel suo cervello sguazzando ed immergendosi in considerazioni senza altro scopo se non quello di stressarlo malamente.


 

“Dai, adesso non mi ti bloccare come Andreotti, fai un bel sorriso su!” Disse visto che l'altro pareva essersi teletrasportato spiritualmente su un altro pianeta, gli diede un paio di schiaffetti leggeri sulla guancia. Il biondino lo beffeggiò, tirando le proprie labbra in una curva scettica e piccata a simulare un freddo sorriso.


 

“Non sei dal dentista, testa di fagiolo! Questo è mostrare i denti non sorridere!” La risposta suscitò finalmente un risolino sincero a Pendragon ed il collega lo imitò di rimando.

Artù lo rigirò, subito dopo quello scambio amichevole, con la delicatezza di un rinoceronte per completare l'occultamento delle ecchimosi giallo verdognole. Una volta ricoperte del tutto si allontanò cosicché Emrys poté finire di spogliarsi, sfilandosi quindi i pantaloni. Di nuovo parve confondere il proprio lavoro per una passeggiata di piacere nella spiaggia dei nudisti, togliendosi le mutande con una sicurezza ed impudicizia disarmanti. Il biondino si piazzò davanti l'uscita dandogli la schiena, sentendosi di troppo, probabilmente non si sarebbe mai abituato a quella sorta di abusiva esternazione.


 

“Il prof vuole che entriamo prima, hanno comprato dei fari e li voleva provare prima che ci fosse il cambio classe!” Lo avvertì, continuando a fissare la porta chiusa mentre l'altro aveva già indossato la propria vestaglia.


 

“Che figata!” Esclamò per poi avvicinarglisi, intendendo avviarsi verso l'aula, ma quello non si smuoveva.


 

“Rimaniamo qui a fissare la porta?” Scherzò con un tono di voce squillante diritto nelle povere orecchie di Pendragon, che sobbalzò spaventato nel sentirlo così vicino, pensava si stesse ancora cambiando e non aveva affatto percepito il suo approssimarsi.


 

“Ti ho spaventato?”


 

“No idiota!” Mentì, scuotendo la testa rassegnato per poi uscire finalmente dallo spogliatoio raggiungendo velocemente un distanziamento consono, quel ragazzo oltre a non possedere un normale senso di riserbo, pareva non essere a conoscenza della necessità di mantenere un consistente spazio interpersonale tra lui e qualsivoglia interlocutore.


Quando i due entrarono, ad attenderli c'era il prof decisamente entusiasta del nuovo investimento dell'accademia. I modelli si sedettero su un tavolino adibito a base e l'insegnante si precipitò a spegnere le luci ed impaziente ad accendere i faretti, un fascio arancione ed uno celeste avvolse quasi violentemente i ragazzi che inizialmente si sentirono vagamente storditi da tutta quella saturazione lucida puntata addosso, ma dopo un po' parvero abituarcisi.

Il professore fissò la centralina delle luci, come se fosse stato un macchinario extraterrestre e non si azzardò a sfiorarlo nemmeno.


 

“Fantastico! Scusatemi un momento vado a chiamare una collega, ho paura a toccare quel mixer, non vorrei far danni!” Disse apprensivo correndo verso l'uscita.

Il moro si guardò intorno con un sorrisetto sciocco ed infantile, pensava a quanto sarebbe stato divertente se invece di consegnargli dei fari, gli avessero portato per errore, luci pulsanti da discoteca e scoppiò a ridere da solo. Artù fu catturato da quella risata figurando i più disparati motivi per i quali il suo collega avesse cominciato a divertirsi. Fu distratto dalle sue ipotesi mentali, dai contrasti molto netti che i faretti generavano sulle loro figure...ossia quella di Merlino, lui ancora non aveva capacità di ammirarsi senza l'aiuto di un riflesso. Quei chiaroscuri rendevano il suo volto ancora più spigoloso di quanto già non fosse.


 

“I tuoi zigomi mi stanno mettendo in soggezione...” Esternò scioccamente e avrebbe voluto suonasse un po' più come un commento neutro. Emrys lo fissò in silenzio aggrottando leggermente le sopracciglia come se volesse leggergli l'anima, era un tantino inquietante.


 

"Ti piacciono eh?" Disse, interpretando quella frase come un modo peculiare dell'altro di fare complimenti. Il biondino arrossì violentemente a quella patetica insinuazione, che per caso, per puro caso poteva addirittura corrispondere alla realtà. Il moro a quel punto, quasi non riuscì più a trattenere un risolino compiaciuto ai limiti dello scabroso.



"Non ho detto che mi piacciono i tuoi zigomi!" Rispose piccato, sfoggiando l'espressione più vomitevole che riusciva a farsi venire. Merlino scosse la testa compatendolo per tanta fragilità.



“Anche se fosse cosa c'è di strano? Lo sai che oggi come oggi un uomo può fare un complimento ad un altro uomo anche se non gli piacciono gli uomini? Si chiama 'senso estetico, piacere degli occhi, gusto visivo, appagamento...' “


 

"OK OK BASTA! ...Ho capito!" Lo interruppe Pendragon, rinfacciandosi costernato per aver aperto bocca.



"Il mondo non cambia, il tuo orientamento sessuale nemmeno, solo per un complimento, si intende..."



"Eh va bene era un complimento! Che vuoi che ti dica? Ma a me non piacciono gli... insomma io non sono..."



"Infatti non l'ho detto! Ma che problemi hai? Ti scaldi sempre così tanto? Vai in puzza per le stronzate!" Chiese, incominciandosi a sentire vagamente offeso da tanto bigottismo.



"Non ho assolutamente nessun problema con l'omosessualità e company..." Precisò, oscillando nervosamente le mani, mangiandosi le parole per quanto avesse tentato di dirle velocemente pur di non ascoltarsi nel pronunciarle.



"E company?!"



"Ma penso che se insinuano qualcosa su di te, qualcosa che non sei, ti scalderesti!" Continuò ad avvalorare la sua ipotesi, gesticolando come un pazzo, cominciando persino ad imperlarsi di sudore, accorgendosi troppo tardi che il suo stupido cervellaccio aveva fatto voli pindarici cadendo in pieno in un lapsus bello e buono.

Il collega non aveva alluso ad un bel niente e lui invece era partito in tangente proprio come se l'avesse additato. Continuava a sputare frasi da retrogrado come se ci fosse ancora qualcuno che lo controllasse e avesse bisogno di mantenere un certo comportamento e mentalità, per poter passare sotto l'approvazione del padre. Temeva non sarebbe mai uscito da quel tipo di abitudine avvilente e odiava ammetterlo, ma anche quei pensieri tanto ingiusti erano ben radicati in lui e non era questione da poco andare avanti, in fondo erano quasi cinque mesi che non parlava e viveva sotto lo stesso tetto di Uther, cosa era quel piccolo periodo a confronto di tutta un'infanzia e prima adolescenza con certe regole inculcate per bene nel suo cervello?



"A parte che non ho insinuato nulla, lo hai letto tu erroneamente tra le righe, anzi ho affermato proprio il contrario, poi no! Risponderei in modo tranquillo, perché insomma...non è un insulto anche se fosse, lo sai? Nella vita non si sa mai no? Si parla di sentimenti in fondo!"



"Vuoi dire che se io ora ti chiedessi se tu abbia mai provato attrazione per un altro uomo tu mi risponderesti senza esitazione o disagio?" Anche se Emrys non lo aveva insinuato, già che c'erano poteva toccare quel tasto. Era cosciente certo che non era un insulto, ma sapeva anche quanta finta apertura mentale ed ipocrisia girasse per il mondo, avrebbe sfidato chiunque eterosessuale a non rispondere in modo un po' permaloso ed era curioso di scoprire la sua reazione, ne aveva le scatole piene di tutto quel farisaismo e del politicamente corretto!



"Certo che risponderei senza disagio o fastidio..."



"Ti è mai piaciuto un ragazzo?" Chiese in modo diretto, prestando un'attenzione maniacale a come l'avesse effettivamente presa e se cercasse di placare un certo ribrezzo. Tante persone sopravvalutavano la propria apertura mentale, forse il moro era tra questi? Magari predicava bene e razzolava male? Ma se così dovesse essere stato, lo nascondeva davvero bene, poiché l'altro non ne poté scorgere il minimo turbamento in lui.



"No, non mi è mai piaciuto!" Rispose con totale placidità. Artù sospirò, quasi di sollievo a quella replica.



"E allora!"



"Ma allora cosa?" Parlò Merlino vagamente infastidito, non capendo cosa diamine fosse quella reazione da parte del collega.



"Se non ti è mai successo in 23 anni di vita..."



"Che cazzo c'entra? Non ho incontrato tutta la popolazione mondiale in 23 anni di vita, potrebbe ancora accadere, non tutti gli individui hanno piena coscienza della propria sessualità a 12 anni!"

Il biondino rimase in silenzio, tentando di processare tali parole per farsi un'idea. Era d'accordo o non era d'accordo? Non ebbe troppo tempo per pensarci perché l'altro interruppe il lavoro dei suoi pochi ingranaggi, ricominciando col suo solito farneticare.



"Io non ho mai avuto 90 anni! Eppure potrei compierli e tu guarda! Li avrò compiuti solo dopo 89 anni di vita in questo mondo. Come potrei anche non compierli mai e schiattare prima!" Aggiunse Emrys con voce ferma, del tutto serioso e Pendragon non poté fare a meno di ridere per quello strambo paragone del quale non ne capiva molto bene il senso, o dove fosse il nesso con ciò di cui stavano discutendo.


Il moro scosse la testa pretendendo di essersi adombrato, quando era più che palese che si stesse martoriando un labbro pur di non sorridere anche lui. Un leggero sprazzo malizioso ed insinuante illuminò le sue iridi come un lampo, prima di sporgersi verso di lui per prendere un pennarello nero, abbandonato accanto a Artù. Merlino si assicurò che non fosse indelebile, sfilò il tappo con decisione e con l'altro palmo tenne ferma la mano del collega quasi come fosse un pezzo di foglio, gli si avvicinò con la punta di feltro incominciando a scarabocchiare qualcosa sulla pelle.


 

“Sei un moccioso o cosa?” Chiese retoricamente il biondino, tentando di liberarsi con la più svogliata delle volontà da quella flebile stretta, non ci sarebbe voluto poi chissà quanto sforzo in realtà, il fatto era che per quanto lo trovasse fastidioso e spesso inopportuno, innegabilmente quel ragazzo lo incuriosiva. Altamente.


 


"Basta avere questa scritta addosso sai?" Gli disse, una volta completato il suo piccolo scarabocchio rimirandolo come se fosse stata un'importante creazione d'autore.
Pendragon avvicinò la propria mano per poter decifrare le bambinate dell'altro.


 

“No homo” Lesse a bassa voce, non capendo se lo divertisse, incomodasse oppure imbarazzasse, o addirittura tutte e tre contemporaneamente.


 

“È un incantesimo! Finché la scritta sarà leggibile, non dovrai preoccuparti per la tua sessualità, ti consiglio vivamente di non lavarla...se non vuoi che...hai capito insomma!” Spiegò, simulando grande mistero e segretezza col suo tono ed espressioni facciali. Prese il tappo trattenendo un sorriso, chiuse il pennarello e si sporse nuovamente verso il ragazzo per riporlo dove lo aveva trovato. Prima di tornare in una posizione composta, Emrys esitò per un bel po' a fissarlo con una preoccupante espressione da satiro.


 

“Io si che dovrei preoccuparmi, non ho la scritta, cazzo mi sto per ammalare di omosessualità attenzione!” Sussurrò guardandolo furbamente, schernendo la sua piccola logica fobica. L'altro si tirò leggermente indietro per allontanarglisi, era sicuro lo stesse facendo apposta, in qualche modo il moro aveva capito che lo infastidiva tutta quella vicinanza...che stronzetto! Aveva già notato che quello fosse un tipo burlone, parecchio espansivo e quando parlava col ragazzo dai capelli lunghi, Galvano forse? Dava proprio il meglio si se!



"Smettila di dire cretinate e allontanati!" Disse, pigiando su una spalla gracile di Merlino che, lasciandosi guidare da quella piccola pressione, tornò finalmente in una posizione composta e non contento di tutte le libertà sulla distanza interpersonale che si era preso, gli mimò sfacciatamente un bacio.

Non poteva esistere un tempismo migliore per i due docenti, che rientrarono proprio in quel momento. La donna arrivata in soccorso per il mixer delle luci li salutò velocemente, mentre l'insegnante li scrutò con sorpresa, distogliendo lo sguardo subito dopo per non risultare indiscreto, gli faceva un enorme piacere vederli scherzare in modo amichevole.


 

“Sei proprio uno scemo!” Gli sussurrò Artù coprendosi la faccia con una mano, per nascondere le gote arrossate ed il sorrisetto imbarazzato che ne conseguì mentre tentava di ripercorrere l'insolita logica che si celava dietro i pensieri di Emrys. Immaginava fosse un compito difficile comprenderlo.

La professoressa mostrò intanto, quali fossero le manopole per la regolazione dei colori, per la saturazione e l'intensità luminosa, tutto sommato erano comandi abbastanza intuitivi, ma la ricerca di aiuto dell'altro insegnante era da comprendere, meglio essere prudenti e domandare a chi conosceva, piuttosto che dover ripagare di tasca propria quegli aggeggi per colpa di eventuali sbagli.

Il moro si impensierì improvvisamente, tirando i propri tratti somatici in una smorfia indecifrabile, come quando, dal nulla, tornavano inopportunamente alla mente delle situazioni incresciose della propria vita. Ridere con quel ragazzo, scherzarci e parlarci in un modo così semplice e normale stava rientrando nella sua quotidianità e quando ripensava ai primissimi screzi, non poteva far altro se non rimanere imbarazzato e costernato per il comportamento da maleducato che aveva adottato con lui, che per carità, sarà pure stato un tipo un po' bigotto, ma in fondo ci stava bene. Non c'era una motivazione in particolare, d'altronde non serviva, era la sua percezione, la percezione di quando aveva un contatto con il biondino era buona e questo gli bastava. Poteva persino nascere una bella amicizia, chi poteva dirlo!?



"Ragazzi tutto bene?” Chiese l'insegnante, non appena la collega li congedò, tornando a svolgere il proprio lavoro. I modelli annuirono con un sorriso disteso.


 

“Beh è la prima volta che entro e non state bisticciando!" Continuò quasi con fierezza.



"Ci bisticciavamo l'attenzione di una giovine donzella, con la quale ormai entrambi non vogliamo avere più nulla a che fare!" Spiegò Merlino con sicurezza e noncuranza, Pendragon, infastidito che l'altro avesse messo in pubblica piazza i loro fatti, gli lasciò un piccolo schiaffo sulla coscia. Emrys se ne lamentò appena, guardandolo in tralice.



"AH! Ora capisco! Non c'era un elemento della vostra personalità che cozzava antipaticamente contro l'altro, diciamo che andando appresso alla stessa persona vi sentivate in dovere di odiarvi!” Esternò il prof...a quanto pareva Freya non era l'unica appassionata di gossip li dentro!

Entrambi rifletterono su quelle parole, fantastico come un perfetto sconosciuto fosse riuscito a centrare il punto, li dove anche loro avevano fallito nel comprenderlo, perlomeno coscientemente parlando. Era quello il perno della questione, non si erano davvero antipatici, avevano solo pensato che, dalle loro posizioni, ci si aspettasse un'immatura rivalità e si erano comportati di conseguenza, sbagliandosi di grosso.


 

“Meglio così, avevo paura di ritrovarmi un morto in classe un giorno di questi!" A quelle parole tutti e tre risero.



"Beh, no si vede che qualcosa è cambiato..." Aggiunse, indicando col dito le loro cosce che si toccavano nello stare seduti.



"Avete diminuito la distanza interpersonale tra di voi. Siete più aperti l'uno nei confronti dell'altro. Anche se c'è molta tensione ancora da smorzare!" I due lo guardarono con non poco sconcerto, misto però ad interesse.



"Scusate ragazzi, starete pensando che sono un vecchio impiccione, ma non potete dimenticarvi che sono un illustratore, ci lavoro con la comunicazione non verbale, è più forte di me, perdonate!" Si discolpò l'insegnante, notando che forse stava inquietando i ragazzi parlando in quel modo.


 

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"Allora Verginello, cosa dovresti mai voler comprare tu in un negozio simile?" Lo stuzzicò Morgana, sapendo quanto suo fratello si scocciasse ad essere appellato con quel nomignolo, lui decise di non risponderle direttamente, vagò con lo sguardo in giro per gli scaffali di quel negozio non esageratamente grande e dall'aria stramba, in cerca di una giacca calda e decente.


"Non capisco come faccia Gwen a sopportarti!" Ribatté Artù dopo un po', provocando un sorrisetto malizioso a Morgana che inarcò poi le sopracciglia con fare strafottente.



"Come va la vostra convivenza a proposito?" Aggiunse sinceramente interessato.



"Molte coppie anche dopo anni e anni di fidanzamento crollano non appena iniziano a convivere, beh questo non è il caso nostro, nell'eventualità in cui ti facesse piacere saperlo!"



"Certo che mi fa piacere saperlo!" Rispose con energia.

Chissà perché dovessero sempre trattarsi con quel getto gelido e cinico come se fossero stati dei completi menefreghisti, estranei l'uno della vita dell'altra, entrambi sapevano che in realtà dietro quei modi si nascondesse apprensione, allora perché era tanto difficile parlare e comportarsi mostrando esplicitamente quelle premure fraterne? A volte, solo a volte, il biondino avrebbe desiderato smetterla di rapportarsi con lei in quella maniera sciocca. In un certo senso erano molto legati, a cosa servisse punzecchiarsi così tanto non lo capiva.

Morgana non proferì parola e si avvicinò a dei vestiti etnici, anche se a dire la verità, li dentro non c'era una singola cosa che non lo fosse, ammirò attentamente alcuni capi che la colpirono di più.


 

“Capulana, bello questo!” Esclamò Artù, sfiorando con le dita la stoffa con dei pattern tipici principalmente della cultura mozambicana, voleva semplicemente essere partecipe in uno scambio sociale con sua sorella, non immaginava di pretendere troppo!


 

“Da quando te ne intendi qualcosa di tessuti, moccioso?” Disse, porgendogli precipitosamente la stampella, l'altro la prese, inerme.


 

“In accademia... ricercano molte documentazioni riguardo vestiti, mobili, architetture, armi, animali dipende dal genere della sceneggiatura sulla quale devono lavorare!”


 

“Wow, mi diventerai un tuttologo con questi fumettisti Pendragon!” Rispose sarcastica tirando fuori il proprio cellulare, non poteva acquistare nulla al momento, il progetto della sua ragazza era ancora a metà, ma una volta terminato, sarebbe stato necessario fare delle foto promozionali con dei modelli che avrebbero indossato la linea di gioielli ideata da Ginevra ed era meglio farsi un'idea su quali capi fossero consoni e si sposassero al meglio col suo sapiente design.


 

“Alza un po' la stampella, di grazia!” Chiese, puntandogli l'obbiettivo addosso. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia con fare diffidente per poi coprirsi il volto con la mano libera, come se fosse stato un attore famoso e volesse sfuggire ai paparazzi.


 

“E che cazzo Artù, mi sembri impedito, stendilo addosso, come se te lo stessi provando dai! Altrimenti si accartoccia come una tenda!” Con quel tono che sfiorava l'assolutismo, il biondino non poté far altro se non accontentarla con pigra rassegnazione.


 

“Oh bravo, così Gwen può farsi un'idea!” La realtà era che poteva comodamente scattare una foto senza l'ausilio di suo fratello, ma voleva prenderlo in giro, solo un po'.



"Come va la creazione della sua collezione?" Si interessò lui, fingendo di non sapere mentre la ragazza lo immortalava, era a conoscenza nel dettaglio di come procedesse il tutto, se si fece passare per ignaro era solo per tentare di avere una normale conversazione.



"Ha finito i disegni dei progetti. Ci sta mettendo tutta se stessa, è un'orefice e un'artigiana dalle mani d'oro e credo in lei, nelle sue creazioni, so che andranno benissimo!" Il suo sguardo si illuminava sempre quando parlava di Ginevra, fosse stata così sempre!



"Lo credo anch'io, merita tutto il meglio e anche di diventare santa, avendo a che fare con una strega come te!" La punzecchiò, riponendo la stampella al proprio posto.



"Lei ama questa strega però! E sinceramente parlando...come potrebbe non farlo?" Rispose con tenero compiacimento, sorridendo come una rincretinita.

Mentre sua sorella si avvicinava a dei vestiari che a prima vista avrebbe ricollegato non meglio specificatamente alla cultura russa, ungherese oppure rumena, il biondino si allontanò leggermente, adocchiando un montgomery, probabilmente quello era il prodotto meno stravagante che avrebbe mai potuto trovare in un negozio tale. Aveva tanti quadrati colorati, ma lo spettro di tonalità usate erano abbastanza vicine tra loro, questo lo rendeva un capo quasi monocromatico in fin dei conti, i colori non erano esageratamente saturi tanto da farli sembrare catarifrangenti, tastò il tessuto, pareva tenesse veramente al caldo.

Cercò la taglia adeguata, forse era azzardato, ma almeno quel Merlino avrebbe imparato a non fare troppe storie e complimenti assurdi, ma ad esprimere una preferenza riguardo stili e modelli, quello aveva trovato e con quello lo avrebbe rimborsato, il montgomery di certo svolgeva la sua funzione, quindi, aggiudicato e fine della questione!

Arrotolò malamente il tessuto attorno alla gruccia e si incamminò nuovamente verso la ragazza che aveva appena terminato di fotografare gli abiti di suo interesse.


 

“Ginevra non si fida a prendere vestiti online, nemmeno Uther è a questi livelli! Sciocca come cosa, ma voglio che stia serena!” Disse scherzosa, nel tentativo di distrarlo per poter scoprire cosa fosse quel malloppo che il fratello portava appresso. Artù si adombrò appena sentendo quel nome e a Morgana non sfuggì affatto.


 

“Che c'è? Adesso non si può più nemmeno nominare tuo padre?” Chiese avviandosi verso la cassa, volendo sdrammatizzare la situazione in cui entrambi si trovavano.


 

“Nostro padre!” La corresse, per poi scuotere una mano nel desiderio di lasciar cadere l'argomento, senza che ci fosse il bisogno di esprimersi a parole.

Nell'attesa durante la coda per pagare, la sorella sfilò con decisione il vestito spiegazzato dalle mani dell'altro, incuriosita di scoprire cosa fosse, anche se alla fin fine lo avrebbe comunque visto quando la commessa gli avrebbe tolto l'antitaccheggio, ma voleva assolutamente del tempo per prenderlo in giro ed interrogarlo.

Il biondino si portò una mano in testa quasi schiaffeggiandosi, sbuffando rumorosamente.


 

“Razza di strega...non è per me!”


 

“Oh si questo lo noto, la S non ti entra neanche se ti fanno una fattura! Poi non è il tuo genere. Non potrebbe essere nemmeno un regalo per Leon. Mithian...ti sputerebbe in faccia se le portassi una cosa tanto particolare!”


 

“Sei un'impicciona, che diamine!”


 

“È un regalo?” Lo fissò con sguardo intimidatorio.


 

“Non proprio!” Rispose sfiancato da quella sorta di interrogatorio, lei continuò con una cascata di richieste e lui non poté fare a meno di alienarsi. Una volta arrivato il loro turno, riprese il montgomery con decisione e lo passò alla dipendente.


 

“Vuoi che ti aiuti? Ce li hai i soldi?” Sussurrò seriamente, non più derisoria come lo era stata fino a poco prima, ritrovando finalmente un minimo di discrezione.


 

“Non serve Mo, non serve!” La rassicurò oltremodo mortificato.

I due fratelli uscirono dal negozio ed entrarono infreddoliti nell'auto, il ragazzo accese subito l'aria calda, un po' per loro ed un po' perché il parabrezza si era appannato.


 

“Ti dispiace se passiamo prima da una parte? Sta in direzione di casa mia, ma molto prima!” Le chiese.


 

“Fai quello che devi fare, la macchina è la tua!”

Artù mise in moto appena la visuale tornò spannata e partirono, una radio che nessuno dei due stava ascoltando veramente, fungeva come semplice riempitivo del silenzio tra loro, suonando casualmente musiche attempate.

Più si avvicinavano al bar, più lui sperava con tutto se stesso che non ci fosse stato anche Will di turno in quell'orario, o che se proprio doveva dirgli sfiga, di non beccarsi qualche sfuriata immotivata da parte sua.

Arrivati, il biondino posteggiò e notò una bici assicurata ad una catena, cercò il proprietario con lo sguardo e vide una figura di spalle, abbastanza familiare, camminare spedita verso il locale.


 

“Faccio presto!” Assicurò alla sorella, infilandosi velocemente guanti e cappello, prendendo poi la busta di carta contenente il montgomery a toppe colorate. Scese dalla macchina correndo verso il ragazzo, avrebbe decisamente preferito consegnarglielo per strada, quando lo raggiunse lo richiamò con una potente pacca sulla spalla. Emrys si girò di scatto, quasi spaventato, poi lo riconobbe e si distese.


 

“Artù mi hai fatto prendere un infarto! Non farlo più!” Disse, guardandolo di sottecchi. A Pendragon sembrò più distratto del solito e gli parve di scorgere nei suoi occhi un rimasuglio di irrequietudine.


 

“Ciao!” Rispose semplicemente, notando che l'altro portava un piumino che gli andava un po' lento.


 

“Come mai qui? Sei venuto a farmi la cerchia?” Domandò incuriosito, cercando di mettere da parte i suoi malumori.



"Quale cerchia! Spero tu non abbia comprato questo giacchetto!" Si augurò, indicandolo.



"È di Will, Perché? Mi hai già detto che ti dispiace per quella questione, stiamo apposto!"

Artù gli porse la busta in modo quasi sgarbato, il collega osservò quel gesto, studiò ignaro la carta marroncina e piano piano risalì a guardarlo interrogativamente sul volto.


“Per te!” Aggiunse tentando di mantenere un tono pacato e di non lasciarsi spazientire da tanta lentezza nei riflessi. Per dare più enfasi alle sue parole, avvicinò ulteriormente la busta, sbattendogliela praticamente sul petto. Il moro la prese, con la solita leggiadria che contraddistingueva i suoi gesti, vi sbirciò dentro, mal celando una curiosità quasi bambinesca. Il biondino stava fremendo di ansia, non sapeva che reazione aspettarsi, sentiva che stavolta ci sarebbe rimasto davvero male se lo avesse trattato a pesci in faccia! Lo studiò attentamente cercando di scorgerne segnali positivi, nell'osservarlo gli saltò all'occhio immediatamente, un alone scuro attorno guance e labbra, un orrendo accenno di barba, erano solo due giorni che non lo vedeva e già aveva tutte quelle piccole fratte ispide in viso?

Merlino spalancò la bocca nel tirare fuori quel caldo tessuto, sembrava stupito, in quel momento parve essere rincuorato dai suoi malesseri, qualsiasi essi fossero stati, sentendosi però allo stesso tempo un perfetto coglione per aver letto malignamente, anche per un breve istante nei giorni precedenti, il desiderio limpido di Pendragon di rifarsi con quell'incidente della stufetta.

Artù si questionò se le tonalità tra il celeste, blu e violetto gli piacessero? Non che per lui fosse importante se lo aggradassero o meno, ma se aveva incontrato i suoi gusti e lo rendeva entusiasta...tanto meglio!

Quando finalmente il collega riuscì a staccare gli occhi di dosso al montgomery, incontrò il suo sguardo, boccheggiando nell'intenzione di dire qualcosa, ma tutto quello che ne venne fuori fu un'imitazione scadente di un pesciolino rosso dentro una boccia.


"Bene...adesso si che stiamo apposto!" Gli disse, nascondendo un sorrisetto vergognosamente gongolante, tipico di chi aveva azzeccato totalmente nella scelta di un dono e si sentiva appagato nel vedere che il destinatario ne fosse positivamente colpito.


Emrys era senza parole, non se lo aspettava affatto anche perché l'altro non aveva insistito sulla faccenda, evidentemente il collega era uno che andava diretto ai fatti e questo aspetto gli piaceva.

Gli si avvicinò calorosamente, schioccandogli un bacio di gratitudine sulla guancia, irritando involontariamente la sua pelle per colpa di quella barba acerba. Si allontanò subito dopo per guardarlo con un pizzico di affetto.



"Perché non ti passi il rasoio eh!? Hai una ricrescita orrenda!" Quasi gracchiò dopo attimi di silenzio innervosito da tutta quell'espansività, era il meglio che la sua mente potesse formulare in seguito ad un contatto fisico tanto amichevole oltre che ovviamente arrossire come un pomodoro.

Il moro provò quasi tenerezza nel vederlo così vulnerabile ad atti di semplice calorosità umana, sospettò che dietro i suoi movimenti rudi e scostanti ci fosse una timida riservatezza ed una forte difficoltà ad esprimersi, a parte quell'unica volta in cui aveva perso le staffe, a suo modo quel ragazzo era sempre stato cordiale e bonario, doveva abbondare di molto in lui quella sua caratteristica, visto che aveva prevalso anche quando il loro rapporto era deleterio.




"Siccome la prossima volta che ci vedremo, non ho nei miei piani futuri di stare appartato con te e sbaciucchiarti fino allo sfinimento, non vedo come tu possa avere voce in capitolo sulla mia ricrescita! A meno che tu non abbia altre intenzioni! Consultami in caso!" Rispose sarcasticamente.


 

"Merlino?" Lo riprese il biondino in tono turbato e disorientato.



"Si?!"



"Fai un favore all'umanità e stai zitto!" Disse, sfregandosi il naso.



"Vorrei tanto fare il contrario vedi, ma devo proprio andare a lavoro non posso infastidirti ulteriormente!"


 

“Sia lodato il Signore!” Pendragon spalancò gli occhi e portò le braccia al cielo, in un gesto di adorazione sacra. Merlino si morse un labbro a quella visione, scuotendo la testa con finto disappunto.


 

“Grazie...Davvero!” Mormorò pizzicandogli lievemente una guancia con fare disinvolto, per poi riporre il cappotto nella busta e congedarsi con un gesto della mano, si avviò verso il bar con un enorme sorriso, sentendosi più spensierato nonostante le ansie lavorative.

Artù rimase stupidamente imbambolato per qualche attimo, fissando la schiena dell'altro oscillare a causa della camminata. Quando si destò, tornò verso la macchina e se avesse avuto modo di vedersi, gli sarebbe sicuramente saltato subito all'occhio una certa vivacità nei movimenti che si erano fatti più raggianti. Si ritrovò nuovamente con uno sciocco sorrisetto a tirargli le labbra, era andato tutto bene e ne era soddisfatto, sentiva che tolto quel sassolino dalla scarpa gli si sarebbe potuto spianare un bel vialetto verso una piacevole conoscenza.


 

“Chi era quel bel ragazzo?” Chiese Morgana non appena il fratello rientrò nell'auto.


 

“Un collega!” Rispose, tentando invano di diminuire quella citrulla espressione di contentezza dal volto, facendosi uscire il tono più neutro di cui era capace in assoluto.


 

“Perché gli hai regalato una giacca?” Continuò lei, girandosi verso il bar, tentando di scorgere nuovamente quel tipo, beccandolo ancora sulla soglia a squadrarla per un breve istante, le sembrò incuriosito.


 

“Gli ho accidentalmente bruciato il cappotto a lavoro, non potevo rimanere con questo debito, tutto qui!” A quella spiegazione, la ragazza scoppiò a ridere sbeffeggiandolo.


 

“Pezzo di imbranato senza cervello! È molto toccoso quel tizio, come mai lo lasci fare? Non è da te tutta quella toccosità!”


 

"Gli permetto questa toccosità perché...Beh lui è fatto così, lo lascio fare finché non mi dovesse dar fastidio, per ora va bene!" Che tipo di questioni erano mai quelle?



"Quando è entrato si è voltato indietro e ha fatto un'espressione strana quando mi ha visto...Perché? Come me lo spieghi?" Disse quasi come fosse un membro dell'accusa della santa inquisizione, puntando la torcia del telefono in faccia al fratello con la luminosità al massimo.



"E...e io che cazzo ne so!" Disse spazientito, coprendo quel fascio di luce con la propria mano.



"Ma allora anche tu dici le parolacce, per bacco!"



"Spegni la torcia Strega, che pensi di fare? L'ispettore Coliandro? Mi stai accecando!"


 

“Toglimi delle curiosità e dai!” Gracchiò, spegnendo finalmente la torcia, cosicché il fratello poté mettere in moto.



"Beh che impicciona, ti ha guardato così perché fino a un mese fa sono stato un ingenuo e stavo appresso ad una ragazza, non sa che tu sei mia sorella e avrà pensato male!"



"Male? Perché a lui cosa gli importa con chi esci, se esci, quando esci?"



"Boh magari dice 'ma come, adesso ha già un'altra cotta?' Ma perché ti sto ancora rispondendo, sei indisponente!" Morgana ghignò.


 

“Artù dai! Mi fa semplicemente piacere che tu stia riuscendo a stringere un'amicizia! Soprattutto se eri abituato a stare insieme a Leon e Mithian un giorno si e l'altro pure! Sei in una città nuova, da solo e ti farebbe assolutamente bene, guarda qui come sei disteso adesso!” Dichiarò la ragazza in uno di quei rari casi in cui riusciva a comunicare senza buttare acido addosso, questo tono caldo fece sorridere il biondino.

Il cellulare del ragazzo segnalò una notifica e Morgana si precipitò a leggere, senza che nessuno le avesse dato il via libera. Il proprietario del telefono non si infastidì più di tanto per quell'invadenza, in fondo non aveva granché di personale. Era un SMS, ma chi era che mandava ancora degli SMS?


 

“Pompilio ti chiede se tra un'oretta puoi tenergli Birba, che impegni avrà il signore? Cucina salsicce alla sagra del cinghiale?” Chiese, sorridendo come una ragazzina nel leggere il nome buffo ed antico del mittente.


 

“Digli che va bene.” Rispose, immaginando perfettamente il perché Morgana fosse divertita.


 

“Ce la fai ad accompagnarmi e a stare da lui in tempo?” Domandò, mentre scriveva una risposta affermativa al signore.


 

“Si, si!” Il lavoro come modello era anche abbastanza redditizio, se solo avesse avuto un contratto a tempo pieno... però faceva poche ore e la cosa non poteva renderlo economicamente stabile, arrotondava un minimo facendo il dog sitter, principalmente veniva chiamato da persone nel suo quartiere e dintorni, fortunatamente le voci giravano con una rapidità allucinante. Artù aveva intenzione di presentarsi ad altre scuole o accademie sia pubbliche che private, non appena fosse uscito qualche bando, così da poter raggiungere un buon salario complessivo, che di certo non lo avrebbe fatto arrivare con l'acqua alla gola a fine mese e soprattutto non avrebbe più avuto bisogno del preziosissimo aiuto di sua sorella.

Quando arrivarono sotto casa di Morgana e Ginevra, il biondino frugò pensieroso tra le proprie tasche.


 

“Tieni...lo so che non sono ancora tutti, ma li riavrai!” Sussurrò mortificato, porgendole una busta da lettere, con un abbondante contenuto all'interno.


 

“Pendragon cosa sono questi soldi, cazzo! Abbiamo un patto, te lo ricordi, razza di rincoglionito!?” Urlò lei senza neanche prenderla in mano. Ogni tanto lo aiutava a raggiungere la quota completa del suo affitto e sapendo la situazione difficile in cui si trovava, soprattutto lui, non avendo mai messo da parte qualcosa prima, non aveva di certo fretta né pretese istantanee su un'estinzione dei debiti.


 

“Me lo ricordo Mo...”


 

“Ti ho detto che voglio che ti stabilizzi meglio ok? Non ora, intanto mettili da parte per te, per qualsiasi evenienza o imprevisto. Devi avere il culo coperto, non basta arrivarci a fine mesata! Ne riparliamo tra qualche tempo ok? Non farmi saltare i nervi, che cazzo di fretta hai?” Rispose spazientita.


 

“Lo capisci che mi sento una merda si? Sto approfittando di te, del tuo senso di colpa, perché potrai anche non dirlo, ma lo so che mi aiuti perché ti senti responsabile e non lo sei, vorrei che ti entrasse in quella stupida testa da strega!”


 

“Sei una merda, ma per altre cose, non per questo! Lavoro da più tempo di te, ho più stabilità alle spalle e ti aiuto perché posso e assolutamente dovresti approfittartene!”

Artù sbuffò distogliendo lo sguardo, concentrandosi sul nulla cosmico davanti a se.


 

“Niente toglie il fatto che se stai qui, sbattuto fuori di casa, c'entro io! Ma non per questo mi sento in colpa, non ne ho di colpe!” Non era vero, non era assolutamente vero che sua sorella non provasse neanche il più piccolo rimorso, su questo il bionino ne era certo, ma non voleva mettere il dito nella piaga, sapeva quanto odiasse mostrargli le sue debolezze.


 

“Lo so... lo so!” Artù avrebbe voluto che capisse che non aveva portato lei quel disagio familiare, ma conosceva fin troppo alla perfezione che per alcune questioni ci voleva del tempo per processare ed andare avanti, e Mo aveva bisogno del suo tempo.


 

“Come si chiama quel ragazzo?” Si affrettò lei a cambiare discorso, poggiando la mano sull'apertura del portellone.


 

“Che c'entra?”


 

“Il nome del ragazzo!” Insistette.


 

“Merlino.”


 

“Dovresti uscirci!” Gli consigliò, scendendo dall'auto.


 

“Se ce ne sarà l'occasione!” Le rispose, facendo spallucce.


 

“Se ce ne sarà l'occasione!” Gli fece il verso la ragazza, imitando una voce maschile.


 

“Salutami Gwen!” Decise di ignorare le sue bambinate.


 

“Te la saluto? Credi che non sappia che parli più con lei che con me?”


 

“Salutamela ugualmente. Ciao!” Disse, prima che la sorella lo congedasse, richiudendo lo sportello con inaudita violenza.


 

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carro-texture

 


 

Ciao!

A breve scopriremo cosa sia successo con Uther, nulla di inimmaginabile, anzi molto prevedibile, sia chiaro. Eh si, Morgana è un po' come Tom Nook.

Se c'è un Pompilio alla lettura mi scuso (?)

Ringrazio chi abbia letto, seguito o recensito, a presto!

   
 
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