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Autore: kiku_san    13/02/2021    2 recensioni
[WinterWidow // What if? // Post-Endgame]
Lui è un ex-killer dell’Hydra, lei un’ex-spia russa
Quello che desiderano è vivere una nuova vita insieme, libera dagli incubi del passato, ma quello che possono fare è solo procedere per tentativi, cercando di fare del loro meglio: due supereroi che cercano di gestire un’esistenza low profile a New York, tra azione, gelosie, battibecchi e amore.
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1.# E’una messa alla prova?
2.# Intuito femminile. [Guest Star: Falcon/Sam Wilson]
3.# Ringraziami sorella. [Guest Star: Black Widow/Yelena Belova]
4.# Marvel Comics.
5.# Io odio i ragni! [Guest Star: Spiderman/Peter Parker]
6.# 10 Marzo.
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: La raccolta è ambientata nell' MCU con l’unica ma cruciale differenza rispetto al canon ufficiale, che Natasha Romanoff non è morta a Vormir.
E’ passato circa un anno dagli avvenimenti di Avengers Endagame e Bucky e Natasha vivono insieme in un appartamento a Brooklyn. Natasha continua a far parte degli Avengers che si stanno ricostituendo, pur orfani di Iron-man e Captain America. Bucky è stato riabilitato dal suo passato di killer dell’Hydra e sta testando una sua possibile collaborazione con Falcon. Gli episodi raccontano momenti di vita della coppia incentrati sui loro battibecchi e le loro imprese, in bilico tra catastrofe e commedia, all'insegna di equivoci e malintesi.
“Casa Barnes” nasce dopo la raccolta ”WinterWidow_Incontri” e prende l’avvio dall’ultima one-shot di quest’ultima: “#8. New York”, anche se è un progetto che vive di vita propria e può essere letto senza nessun riferimento. Per chi volesse avere un quadro più completo consiglio però di partire leggendo il capitolo citato.


CASA BARNES



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1. E' una messa alla prova?


La telefonata coglie Bucky mentre sta scegliendo con cura delle arance, è Natasha e la cosa gli produce uno spasmo alla bocca dello stomaco, perché lei non lo chiama mai quando è fuori per lavoro.
“Ehi Nat tutto bene?”
“Tutto bene tesoro, sei a casa?”
“No sto facendo la spesa, perché?”
“Niente… Ti ho chiamato per avvisarti che stasera non torno.”
Silenzio.
“Ehi James ci sei ancora?”
“Sì, che è successo?”
“Imprevisti, niente d’importante.”
“Se ci fosse qualcosa d’importante me lo diresti?”
“Certo che sì, senti è solo un intoppo sulla tempistica, tutto qui.”
“D’accordo.”
“Non so se riuscirò a chiamarti di nuovo, in ogni caso non preoccuparti ci vediamo domani.”
“D’accordo.”
Bucky si rende conto di essere ripetitivo, ma non riesce a trovare parole diverse per mantenere una parvenza di calma e tenere sotto controllo l’ansia che minaccia di travolgerlo. Vorrebbe chiederle dove si trova, che cosa sta succedendo veramente, se è in pericolo e cosa può fare lui per darle una mano.
Vorrebbe uscire di corsa e raggiungerla dovunque sia per esserle vicino, per proteggerla, ma sa che non può permettersi di esternare la sua preoccupazione, se vuole che il suo rapporto con Natasha non si incagli di nuovo nelle solite liti, in cui lui l’accusa di gettersi in missioni troppo pericolose e lei di rimando di volerla cambiare, facendola diventare la persona che non è mai stata.
“Ci vediamo domani allora” riesce a mettere insieme, sforzandosi di mantenere un tono di voce il più indifferente possibile.
“Dormi bene tesoro, a domani.”
Bucky stringe i denti, poi si impone di fare un respiro profondo, cercando di recuperare, con mediocri risultati, quella freddezza che caratterizzava il Soldato e che è ancora infiltrata in qualche sinapsi del suo cervello.
Si ficca il cellulare nella tasca dei pantaloni e cerca di ritornare a concentrarsi sulla scelta delle arance, poi passa al reparto cibi pronti che è quello che conosce più a fondo, vista l’incapacità sua e di Natasha di cucinare qualcosa di decente.

Liho, spaparanzato come al solito sulla spalliera del divano, al rumore della porta che si apre vi si precipita con un balzo, impaziente di farsi coccolare da Natasha, ma quando si accorge che l’unico ad entrare è quell’intruso che la sua Padrona si ostina a tenersi vicino, se ne va con tutta l’altezzosità e la freddezza di cui è capace un gatto siberiano, con il pelo nero e setoso che oscilla come il manto d’uno zar, dopo aver lanciato un’occhiata di compatimento all’uomo che sta arrancando con le borse della spesa.
Bucky cerca di reagire al silenzio e al buio che lo accolgono appena mette piede in casa, ma l’appartamento di Brooklyn senza la presenza di lei, gli sembra un luogo come un altro, privo di qualsiasi calore.
Verso sera scalda una porzione di “mac&cheese” nel microonde e si porta il piatto ed una birra davanti alla TV, cercando di distrarsi facendo zapping, mentre Liho si staziona sul davanzale della finestra, miagolando a intervalli regolari la sua delusione e insoddisfazione per come sta andando la serata.
Lo smartphone appoggiato sul divano è un oggetto d’attrazione a cui Bucky non riesce a resistere, ma le occhiate che gli continua a gettare sono assolutamente inutili, visto che l’oggetto rimane inerte e muto.
Alla fine lo prende in mano e cerca nella rubrica un nome che mai avrebbe pensato di chiamare.
“Barnes?” la voce che risponde ha un tono leggermente ironico che gli crea prurito alle mani.
“Ciao Wilson.”
“C’è qualche problema?”
“Non avrei voluto chiamarti, ma ho bisogno di un’informazione.”
“Di che genere?”
“La missione di Nat… Dove è localizzata?”
“Mi dispiace ma l’informazione è top secret.”
“Top secret??”
“Sì, top secret… Strettamente riservata.”
“Fanculo Wilson, so cosa vuol dire.”
“Mi dispiace Barnes ma non posso diffondere informazioni sulle missioni degli Avengers al primo che me le chiede al telefono, capisci vero?”
“Ma che stai dicendo, non sono il primo venuto e neanche uno dei cattivi… Non più perlomeno! Ti ricordi di me? Ho combattuto con voi contro Thanos.”
“Certo, ma questo è il passato.”
“Io e te abbiamo parlato del possibile supporto che potrei darti meno di un mese fa.”
“Ricordo anche questo e tu mi hai risposto che ci avresti pensato e poi sei sparito.”
“Infatti… Ci sto pensando.”
“Bravo, allora chiamami quando ci hai pensato, buonaserata Barnes.”
“Ehi aspetta Wilson… Natalia mi ha chiamato dicendo che la missione ha avuto un intoppo, tu ne sai qualcosa?” non vorrebbe dire quello che sta dicendo proprio a Sam, ma decide di giocarsi il tutto per tutto, “Sono preoccupato.”
“Non c’è ragione, c’è stato solo un ritardo sulla tempistica, niente di grave, dormi tranquillo questa notte perché domani quando ritornerà, Natasha ti strapperà le palle.”
“Che?”
“Parole sue Barnes, mi ha detto di dirti così se tu avessi chiamato per avere da me notizie sulla sua missione” la voce di Sam è seria, ma Bucky immagina chiaramente lo sforzo di Wilson per trattenere una risata.
“Era una messa alla prova?”
“Già.”
“Senti Wilson, è proprio necessario che Nat venga a conoscenza di questa telefonata?” borbotta Bucky sforzandosi di mettere a tacere il suo orgoglio e profondamente consapevole della figura da pusillanime che sta facendo.
“Mi dispiace Barnes ma non tradirei mai la fiducia di Natasha, buona notte.”
La chiamata si chiude bruscamente e Bucky rimane a fissare l’apparecchio sentendosi un perfetto idiota.

E’ pomeriggio quando Natasha rientra a casa scrollandosi di dosso il giaccone bagnato da una pioggerellina fine fine, che da un paio d’ore sta lucidando le strade di New York.
L’unico però che le viene incontro è Liho che l’accoglie con un concerto di fusa morbide.
“Dove è andato il tuo padrone?” chiede la donna facendo rizzare le orecchie al gatto in uno scatto di chiaro sconcerto -Padrone? Di quale padrone stai parlando?-
Quasi contemporaneamente la chiave gira nella toppa dell’ingresso e Bucky entra zuppo di pioggia e quando vede Natasha con il gatto in braccio rimane fermo sulla porta, con l’acqua che gocciola sul pavimento.
“Sei già arrivata?” chiede, preso in contropiede.
“Sì e tu dove sei andato per conciarti così?”
“Ho fatto un giro in moto.”
“Con questo tempo?”
“Quando sono uscito non pioveva.”
“Tutto bene tesoro?”
“Perché?”
“Mi sembri un po’ teso.”
“Io? No, assolutamente no, non ti aspettavo così presto ecco tutto.”
Natasha non riesce a trattenere un sorriso: “Sono stanca e infreddolita, ho decisamente bisogno di una lunga doccia calda, vieni anche tu?” e la voce si arrochisce in un sussurro sensuale, mentre allunga una mano verso l’uomo che ha un’aria palesemente confusa.
-In bagno non ho vie di fuga, potrà uccidermi con più facilità- pensa Bucky seguendola rassegnato, ma quando, sotto il getto caldo che scioglie il freddo e l’umidità, la donna l’abbraccia chiaramente desiderosa di fare di tutto fuorchè ucciderlo, si chiede quale tortura lei stia escogitando per punirlo.
“Sono fiera di te tesoro” gli soffia nell’orecchio Nat.
“Per cosa?” chiede lui diffidente.
“Per non aver interferito nel mio lavoro.”
“Ahh…”
“Avevo chiesto a Sam di avvertirmi se ti fosse passato per la testa di chiedere mie notizie, ma mi ha detto che non ti ha sentito.”
“Non avrei mai chiesto tue notizie a Sam, come ti è venuto in mente?”
“Scusami, devo imparare a fidarmi di più.”
“Già proprio così ed ora vieni qui, mi sei mancata tanto.”
“Anche tu tesoro.”
  
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