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Autore: Abby_da_Edoras    20/02/2021    12 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 5: Lying down

 

And I don't need someone who makes me feel so bad
And I've just enough left to help me pack my bags
Yes I have found something I thought I lost
I found me, I found faith, I found trust

You can't take this from me
Can't you see I won't take this lying down?
And I can hear you when you speak your poison
Bitter words can't hurt me now, I won't take it lying down!

(“Lying down” – Celine Dion feat. Sia)

 

In poco più di un mese Hvitserk era letteralmente rifiorito, anche se il percorso era stato davvero durissimo e doloroso tanto per lui quanto per Aethelred. Ora era di nuovo in sé, pulito e ordinato nella mente e nel corpo, i lunghi capelli adesso legati in una treccia e un’espressione più serena sul volto. Tuttavia le sofferenze che aveva passato avevano lasciato tracce su di lui e non era più il ragazzo vivace e allegro che tutti conoscevano, era diventato un giovane uomo consapevole dei suoi limiti, pacato e a volte malinconico.

Aethelred aveva fatto esattamente quello che aveva dichiarato davanti a Bjorn e, fermo e determinato, si era occupato del giovane vichingo con totale abnegazione, senza lasciarsi impietosire ma anche senza cedere di fronte alle mansioni più faticose e umilianti. Si era trasferito con Hvitserk in una piccola casa appena fuori Kattegat e si era dedicato a lui notte e giorno, in ogni situazione, senza mai esitare, disperare o scoraggiarsi. Eppure di momenti devastanti ce n’erano stati molti, soprattutto nei primi giorni. Il Principe teneva Hvitserk continuamente chiuso in casa per impedire che si incontrasse di nuovo con il suo spacciatore, lo conteneva quando aveva le crisi allucinatorie o di astinenza, lo sosteneva quando si sentiva male, lo aiutava a mangiare, lo lavava e si occupava di lui.

Una sera Hvitserk aveva perfino tentato di aggredire Aethelred, stravolto per la necessità di assumere ancora i suoi funghi allucinogeni.

“Lasciami uscire, Aethelred” lo aveva implorato, con veemenza e disperazione. “Sto male, ho bisogno di quei funghi, devi aiutarmi!”

E, visto che il Principe non aveva la minima intenzione di cedere, aveva fatto per gettarglisi addosso, cercando di spintonarlo per poi uscire a cercare il suo fornitore. Era però troppo debole e instabile e Aethelred aveva avuto gioco facile nell’immobilizzarlo e gettarlo sul letto.

“Io ti sto aiutando!” gli aveva gridato, feroce. “Ti sto aiutando proprio perché ti tengo lontano da quello schifo! Ti salvo la vita tutti i giorni passando con te ogni momento, occupandomi di te, facendoti mangiare e impedendoti di farti del male!”

Hvitserk era subito tornato a più miti consigli, umiliato e schiacciato dai sensi di colpa. Nonostante il suo stato, riusciva ad essere abbastanza lucido da capire che non aveva il diritto di pretendere niente da Aethelred, che il Principe stava facendo fin troppo per lui e che… e che lui aveva fallito su tutta la linea. Doveva essere lui a rendere felice Aethelred! Quando erano ancora in Wessex aveva immaginato di viaggiare con lui, di farlo sentire libero, amato e realizzato… e poi? Ecco cosa aveva fatto! Si era lasciato schiacciare da ossessioni e dipendenze, aveva quasi ucciso Lagertha e aveva rischiato di farsi cacciare da Kattegat e Aethelred era rimasto sempre al suo fianco, non lo aveva mai abbandonato, lo aveva sostenuto, protetto e salvato.

Non gli sarebbero bastate mille vite per sdebitarsi con Aethelred.

Ora, un mese dopo quella drammatica sera, Hvitserk guardava il Principe che sistemava le ultime cose prima di lasciare quell’abitazione provvisoria e trasferirsi di nuovo con lui nella dimora reale. Si rendeva conto che il loro rapporto, in quel lungo periodo di dolore e disperazione, era cambiato profondamente e non sarebbe mai più potuto tornare quello di prima.

Non ne avevano ancora parlato, ma era chiaro ad entrambi che l’amore si era trasformato in una tenera amicizia, un legame più simile a quello tra due fratelli che tra due amanti. Non c’era più stata tra loro quell’intimità legata al desiderio, alla passione, all’attrazione fisica. Aethelred si era occupato di Hvitserk come se fosse stato suo figlio e adesso non riusciva più a vederlo come compagno di vita; dal canto suo Hvitserk voleva tantissimo bene al Principe, ma adesso si sentiva vagamente in soggezione con lui e… e invece avrebbe desiderato qualcuno con cui sentirsi, finalmente, un uomo capace di prendersi cura di un compagno e di essere un punto di riferimento per lui.

Con Aethelred questo non sarebbe stato più possibile. Aethelred aveva visto il suo lato peggiore, le sue fragilità e debolezze; era maturato tanto in quei mesi, era cresciuto e non aveva più bisogno di lui. O meglio, aveva bisogno del suo affetto e della sua amicizia, ma nulla più. Aethelred era ormai mille miglia avanti a lui, bastava a se stesso, era addirittura diventato un caposaldo per Kattegat. Perfino Bjorn si consultava con lui e ascoltava i suoi consigli! Aethelred non era più il ragazzo malinconico e oppresso dalla figura materna che lui aveva conosciuto in Wessex.

“Sei sicuro che sarò ben accetto nella dimora reale?” domandò Hvitserk al Principe. “Credo che Bjorn sia ancora infuriato con me e che Ubbe mi consideri un totale fallimento. Forse dovrei restare a vivere qui senza essere di peso a nessuno e senza dovermi sentire tollerato a stento.”

Aethelred smise di fare quello che stava facendo e, con un sorriso dolce e paziente, si sedette sul letto accanto a lui.

“Tu sei uno dei figli di Ragnar e il tuo posto è nella dimora reale insieme ai tuoi fratelli” gli disse. “E’ vero, probabilmente all’inizio non sarà facile e magari Bjorn e Ubbe ti guarderanno con ostilità, ti terranno d’occhio e valuteranno ogni tuo gesto e ogni tua parola. Ma sta a te dimostrare a tutti loro che sei cambiato, che hai compreso i tuoi errori e che sei disposto a fare tutto ciò che potrai per rimediare.”

Hvitserk scosse il capo, sconsolato.

“Io non so se ne sarò capace. Forse hanno ragione loro e io sono davvero un fallimento, un essere inutile, la vergogna della famiglia…”

Un lampo attraversò gli occhi di Aethelred.

“Non voglio sentirti fare questi discorsi, mi hai capito bene? Tu sei Hvitserk Lothbrok e nessuno può permettersi di farti sentire in questo modo. Hai sbagliato, lo sappiamo tutti e due, ma chi può dire di non aver mai commesso errori in vita sua? Io no di certo e nemmeno Bjorn e Ubbe. L’ho già detto il giorno in cui eri stato condannato all’esilio, lo ripeto adesso e sono pronto a ripeterlo davanti a chiunque oserà attaccarti: sei stato sciocco a deprimerti e a cercare rifugio nell’alcool e negli allucinogeni, ma noi siamo colpevoli quanto te perché non abbiamo fatto niente per aiutarti. Bjorn era troppo preso dal governo di Kattegat e Ubbe dai suoi progetti di esplorazione, io ti ero vicino ma non capivo cosa ti stesse succedendo. Ubbe, in particolare, era al corrente di come ti stavi distruggendo e, invece di prenderti da parte e costringerti a ripulirti è rimasto a guardare disgustato mentre tu crollavi. Ascolta bene quello che sto per dirti e mettitelo in testa una volta per tutte: sei stato lasciato da solo a combattere contro qualcosa di molto più grande di te e tutti noi, io compreso, ne siamo responsabili.”

Hvitserk era commosso e confuso. Le emozioni lo stordivano, provava vergogna ma anche un’infinita riconoscenza per Aethelred che era sempre accanto a lui, che non lo giudicava, che lo incoraggiava e lo spronava continuamente.

“Tu dimostrerai a tutti che hai superato le tue debolezze e i tuoi problemi e che lotterai ogni giorno per renderti utile, per essere un punto di forza per Kattegat e un aiuto prezioso per i tuoi fratelli” continuò Aethelred, convinto. “So che ce la puoi fare e che mi renderai fiero di te!”

“Farò quello che posso, te lo prometto, non ti creerò più problemi” replicò Hvitserk, turbato. “E soprattutto… accetterò quello che sono senza illudermi di poter fare grandi cose. Non sono un eroe come i miei fratelli, gli dei non hanno niente di speciale in serbo per me. Il mio destino è semplicemente fare il mio dovere ogni giorno e smettere di sognare grandi imprese.”

“Non c’è niente di male in questo, Hvitserk” gli disse il Principe, affettuosamente. “Non tutti siamo al mondo per diventare delle leggende. Anch’io credevo questo, quando ero in Wessex. Ero sicuro che sarei diventato Re e che sarei stato ricordato come uno dei più grandi sovrani inglesi, ma mi sbagliavo. All’inizio anche per me è stata molto dura, non volevo accettarlo, ma adesso capisco che non era quello il mio posto e che non era nemmeno quello che volevo davvero. Sono molto più felice ora, ho trovato me stesso, mi sento libero e realizzato… senza fare niente di speciale. Sarà così anche per te, vedrai.”

Hvitserk annuì. Non era convinto fino in fondo, ma giurò a se stesso che non avrebbe più deluso Aethelred che si era sacrificato tanto per lui e che gli dimostrava tanta stima e fiducia. Si sentiva strano. In un'altra vita avrebbe stretto il Principe tra le braccia e lo avrebbe baciato, avrebbe voluto fare l’amore con lui… ma in quel momento sentiva che sarebbe stata la cosa sbagliata. Vedeva Aethelred come una specie di fratello maggiore, come avrebbe voluto che fosse Ubbe. Non importava che il Principe fosse più giovane di lui, aveva mostrato molte volte di essere più maturo, saggio e responsabile.

“Adesso vuoi rimanere lì ad autocommiserarti oppure vuoi aiutarmi a sistemare le nostre cose per tornare alla dimora reale?” domandò scherzosamente Aethelred.

“Ti aiuto” rispose Hvitserk, alzandosi dal letto. Il momento di intimità era svanito così come tante altre cose… “Credo di essermi pianto addosso fin troppo in tutto questo tempo.”

“Ecco, questo è il Hvitserk che voglio vedere. Ci aspettano tante altre difficoltà e ci sarà bisogno anche di te per superarle” lo rassicurò il Principe.

Quando i due giovani uscirono da quella piccola casa per tornare alla dimora reale, Hvitserk si voltò indietro solo per un attimo, rivivendo nella mente tutto ciò che era stato e quello che sarebbe potuto essere. Provava un vago senso di malinconia, ma sapeva anche che, in ogni modo, Aethelred sarebbe stato accanto a lui, come amico se non come compagno, e quella consapevolezza lo faceva sentire più forte e capace di affrontare tutto ciò che lo attendeva.

Un capitolo della vita di entrambi si era appena concluso e un altro stava iniziando. Nessuno dei due poteva anche solo lontanamente immaginare quanto le loro esistenze sarebbero state travolte da qualcosa di totalmente inaspettato, una vera e propria tempesta d’inverno che avrebbe rivoluzionato il loro cuore, la loro mente, che avrebbe portato fatiche e delusioni ma anche nuove gioie e che avrebbe tracciato per ognuno di loro un nuovo percorso, nuovi amori e stravolgimenti.

E sia Hvitserk che Aethelred erano pronti per fronteggiare qualsiasi colpo di scena a viso aperto, con coraggio e determinazione. Le dure esperienze vissute li avevano temprati e fatti crescere e niente più avrebbe potuto abbattere i loro spiriti.

Fine capitolo quinto

 

   
 
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