Capitolo 5: Lying down
And I don't need someone who makes me feel so bad
And I've just enough left to help me pack my bags
Yes I have found something I thought I lost
I found me, I found faith, I found trust
You can't take this from me
Can't you see I won't take this lying down?
And I can hear you when you speak your poison
Bitter words can't hurt me now, I won't take it lying down!
(“Lying down” – Celine Dion feat. Sia)
In poco più di un mese
Hvitserk era letteralmente rifiorito, anche se il percorso era stato davvero
durissimo e doloroso tanto per lui quanto per Aethelred. Ora era di nuovo in
sé, pulito e ordinato nella mente e nel corpo, i lunghi capelli adesso legati
in una treccia e un’espressione più serena sul volto. Tuttavia le sofferenze
che aveva passato avevano lasciato tracce su di lui e non era più il ragazzo
vivace e allegro che tutti conoscevano, era diventato un giovane uomo consapevole
dei suoi limiti, pacato e a volte malinconico.
Aethelred aveva fatto
esattamente quello che aveva dichiarato davanti a Bjorn e, fermo e determinato,
si era occupato del giovane vichingo con totale abnegazione, senza lasciarsi
impietosire ma anche senza cedere di fronte alle mansioni più faticose e
umilianti. Si era trasferito con Hvitserk in una piccola casa appena fuori
Kattegat e si era dedicato a lui notte e giorno, in ogni situazione, senza mai
esitare, disperare o scoraggiarsi. Eppure di momenti devastanti ce n’erano
stati molti, soprattutto nei primi giorni. Il Principe teneva Hvitserk
continuamente chiuso in casa per impedire che si incontrasse di nuovo con il
suo spacciatore, lo conteneva quando
aveva le crisi allucinatorie o di astinenza, lo sosteneva quando si sentiva
male, lo aiutava a mangiare, lo lavava e si occupava di lui.
Una sera Hvitserk aveva
perfino tentato di aggredire Aethelred, stravolto per la necessità di assumere
ancora i suoi funghi allucinogeni.
“Lasciami uscire, Aethelred”
lo aveva implorato, con veemenza e disperazione. “Sto male, ho bisogno di quei
funghi, devi aiutarmi!”
E, visto che il Principe non
aveva la minima intenzione di cedere, aveva fatto per gettarglisi addosso,
cercando di spintonarlo per poi uscire a cercare il suo fornitore. Era però
troppo debole e instabile e Aethelred aveva avuto gioco facile
nell’immobilizzarlo e gettarlo sul letto.
“Io ti sto aiutando!” gli aveva gridato, feroce. “Ti sto aiutando
proprio perché ti tengo lontano da quello schifo! Ti salvo la vita tutti i
giorni passando con te ogni momento, occupandomi di te, facendoti mangiare e
impedendoti di farti del male!”
Hvitserk era subito tornato
a più miti consigli, umiliato e schiacciato dai sensi di colpa. Nonostante il
suo stato, riusciva ad essere abbastanza lucido da capire che non aveva il
diritto di pretendere niente da Aethelred, che il Principe stava facendo fin
troppo per lui e che… e che lui aveva fallito su tutta la linea. Doveva essere
lui a rendere felice Aethelred! Quando erano ancora in Wessex aveva immaginato
di viaggiare con lui, di farlo sentire libero, amato e realizzato… e poi? Ecco
cosa aveva fatto! Si era lasciato schiacciare da ossessioni e dipendenze, aveva
quasi ucciso Lagertha e aveva rischiato di farsi cacciare da Kattegat e
Aethelred era rimasto sempre al suo fianco, non lo aveva mai abbandonato, lo
aveva sostenuto, protetto e salvato.
Non gli sarebbero bastate
mille vite per sdebitarsi con Aethelred.
Ora, un mese dopo quella
drammatica sera, Hvitserk guardava il Principe che sistemava le ultime cose
prima di lasciare quell’abitazione provvisoria e trasferirsi di nuovo con lui
nella dimora reale. Si rendeva conto che il loro rapporto, in quel lungo
periodo di dolore e disperazione, era cambiato profondamente e non sarebbe mai
più potuto tornare quello di prima.
Non ne avevano ancora
parlato, ma era chiaro ad entrambi che l’amore si era trasformato in una tenera
amicizia, un legame più simile a quello tra due fratelli che tra due amanti.
Non c’era più stata tra loro quell’intimità legata al desiderio, alla passione,
all’attrazione fisica. Aethelred si era occupato di Hvitserk come se fosse
stato suo figlio e adesso non riusciva più a vederlo come compagno di vita; dal
canto suo Hvitserk voleva tantissimo bene al Principe, ma adesso si sentiva
vagamente in soggezione con lui e… e invece avrebbe desiderato qualcuno con cui
sentirsi, finalmente, un uomo capace di prendersi cura di un compagno e di
essere un punto di riferimento per lui.
Con Aethelred questo non
sarebbe stato più possibile. Aethelred aveva visto il suo lato peggiore, le sue
fragilità e debolezze; era maturato tanto in quei mesi, era cresciuto e non
aveva più bisogno di lui. O meglio, aveva bisogno del suo affetto e della sua
amicizia, ma nulla più. Aethelred era ormai mille miglia avanti a lui, bastava
a se stesso, era addirittura diventato un caposaldo per Kattegat. Perfino Bjorn
si consultava con lui e ascoltava i suoi consigli! Aethelred non era più il
ragazzo malinconico e oppresso dalla figura materna che lui aveva conosciuto in
Wessex.
“Sei sicuro che sarò ben
accetto nella dimora reale?” domandò Hvitserk al Principe. “Credo che Bjorn sia
ancora infuriato con me e che Ubbe mi consideri un totale fallimento. Forse
dovrei restare a vivere qui senza essere di peso a nessuno e senza dovermi sentire
tollerato a stento.”
Aethelred smise di fare
quello che stava facendo e, con un sorriso dolce e paziente, si sedette sul
letto accanto a lui.
“Tu sei uno dei figli di
Ragnar e il tuo posto è nella dimora reale insieme ai tuoi fratelli” gli disse.
“E’ vero, probabilmente all’inizio non sarà facile e magari Bjorn e Ubbe ti
guarderanno con ostilità, ti terranno d’occhio e valuteranno ogni tuo gesto e
ogni tua parola. Ma sta a te dimostrare a tutti loro che sei cambiato, che hai
compreso i tuoi errori e che sei disposto a fare tutto ciò che potrai per
rimediare.”
Hvitserk scosse il capo,
sconsolato.
“Io non so se ne sarò
capace. Forse hanno ragione loro e io sono davvero un fallimento, un essere
inutile, la vergogna della famiglia…”
Un lampo attraversò gli
occhi di Aethelred.
“Non voglio sentirti fare
questi discorsi, mi hai capito bene? Tu sei Hvitserk Lothbrok e nessuno può
permettersi di farti sentire in questo modo. Hai sbagliato, lo sappiamo tutti e
due, ma chi può dire di non aver mai commesso errori in vita sua? Io no di
certo e nemmeno Bjorn e Ubbe. L’ho già detto il giorno in cui eri stato
condannato all’esilio, lo ripeto adesso e sono pronto a ripeterlo davanti a
chiunque oserà attaccarti: sei stato sciocco a deprimerti e a cercare rifugio
nell’alcool e negli allucinogeni, ma noi siamo colpevoli quanto te perché non
abbiamo fatto niente per aiutarti. Bjorn era troppo preso dal governo di
Kattegat e Ubbe dai suoi progetti di esplorazione, io ti ero vicino ma non
capivo cosa ti stesse succedendo. Ubbe, in particolare, era al corrente di come
ti stavi distruggendo e, invece di prenderti da parte e costringerti a
ripulirti è rimasto a guardare disgustato mentre tu crollavi. Ascolta bene quello
che sto per dirti e mettitelo in testa una volta per tutte: sei stato lasciato
da solo a combattere contro qualcosa di molto più grande di te e tutti noi, io
compreso, ne siamo responsabili.”
Hvitserk era commosso e
confuso. Le emozioni lo stordivano, provava vergogna ma anche un’infinita
riconoscenza per Aethelred che era sempre accanto a lui, che non lo giudicava,
che lo incoraggiava e lo spronava continuamente.
“Tu dimostrerai a tutti che
hai superato le tue debolezze e i tuoi problemi e che lotterai ogni giorno per
renderti utile, per essere un punto di forza per Kattegat e un aiuto prezioso
per i tuoi fratelli” continuò Aethelred, convinto. “So che ce la puoi fare e
che mi renderai fiero di te!”
“Farò quello che posso, te
lo prometto, non ti creerò più problemi” replicò Hvitserk, turbato. “E
soprattutto… accetterò quello che sono senza illudermi di poter fare grandi
cose. Non sono un eroe come i miei fratelli, gli dei non hanno niente di
speciale in serbo per me. Il mio destino è semplicemente fare il mio dovere
ogni giorno e smettere di sognare grandi imprese.”
“Non c’è niente di male in
questo, Hvitserk” gli disse il Principe, affettuosamente. “Non tutti siamo al
mondo per diventare delle leggende. Anch’io credevo questo, quando ero in
Wessex. Ero sicuro che sarei diventato Re e che sarei stato ricordato come uno
dei più grandi sovrani inglesi, ma mi sbagliavo. All’inizio anche per me è stata
molto dura, non volevo accettarlo, ma adesso capisco che non era quello il mio
posto e che non era nemmeno quello che volevo davvero. Sono molto più felice
ora, ho trovato me stesso, mi sento libero e realizzato… senza fare niente di
speciale. Sarà così anche per te, vedrai.”
Hvitserk annuì. Non era
convinto fino in fondo, ma giurò a se stesso che non avrebbe più deluso
Aethelred che si era sacrificato tanto per lui e che gli dimostrava tanta stima
e fiducia. Si sentiva strano. In un'altra vita avrebbe stretto il Principe tra
le braccia e lo avrebbe baciato, avrebbe voluto fare l’amore con lui… ma in
quel momento sentiva che sarebbe stata la cosa sbagliata. Vedeva Aethelred come
una specie di fratello maggiore, come avrebbe voluto che fosse Ubbe. Non
importava che il Principe fosse più giovane di lui, aveva mostrato molte volte
di essere più maturo, saggio e responsabile.
“Adesso vuoi rimanere lì ad
autocommiserarti oppure vuoi aiutarmi a sistemare le nostre cose per tornare
alla dimora reale?” domandò scherzosamente Aethelred.
“Ti aiuto” rispose Hvitserk,
alzandosi dal letto. Il momento di intimità era svanito così come tante altre
cose… “Credo di essermi pianto addosso fin troppo in tutto questo tempo.”
“Ecco, questo è il Hvitserk
che voglio vedere. Ci aspettano tante altre difficoltà e ci sarà bisogno anche
di te per superarle” lo rassicurò il Principe.
Quando i due giovani
uscirono da quella piccola casa per tornare alla dimora reale, Hvitserk si
voltò indietro solo per un attimo, rivivendo nella mente tutto ciò che era
stato e quello che sarebbe potuto essere. Provava un vago senso di malinconia,
ma sapeva anche che, in ogni modo, Aethelred sarebbe stato accanto a lui, come
amico se non come compagno, e quella consapevolezza lo faceva sentire più forte
e capace di affrontare tutto ciò che lo attendeva.
Un capitolo della vita di
entrambi si era appena concluso e un altro stava iniziando. Nessuno dei due
poteva anche solo lontanamente immaginare quanto le loro esistenze sarebbero
state travolte da qualcosa di totalmente inaspettato, una vera e propria tempesta d’inverno che avrebbe
rivoluzionato il loro cuore, la loro mente, che avrebbe portato fatiche e
delusioni ma anche nuove gioie e che avrebbe tracciato per ognuno di loro un
nuovo percorso, nuovi amori e stravolgimenti.
E sia Hvitserk che Aethelred
erano pronti per fronteggiare qualsiasi colpo di scena a viso aperto, con
coraggio e determinazione. Le dure esperienze vissute li avevano temprati e
fatti crescere e niente più avrebbe potuto abbattere i loro spiriti.
Fine capitolo quinto