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Autore: Eneri_Mess    21/02/2021    0 recensioni
La verità era che senza caffè non aveva ancora iniziato a carburare e la pioggia non gli stava venendo in aiuto nell’attesa.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lunatic, Wild Tiger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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COW-T 11, seconda settimana, M3
Prompt: Sereno/Pioggia
Numero parole: 833
Rating: SAFE
Warning: //
Note: dedicata a Mini che mi ha fatto pazientemente vedere la serie *love*



 

Kotetsu cercava di ricordare chi una volta gli avesse detto che “con la pioggia diventi proprio un gatto pigro”, mentre sbadigliava e si strusciava leggermente contro il muro alle proprie spalle, avvolto nel caldo e vecchio cappotto invernale. Forse per la stagione e per Sternbild City era un capo di abbigliamento sia demodè che fuori stagione, ma l’umidità era un attentato costante alla sua schiena non più così giovane. 

Prima la salute gli aveva detto qualcun altro, probabilmente sua madre. 

La verità era che senza caffè non aveva ancora iniziato a carburare e la pioggia non gli stava venendo in aiuto nell’attesa. 

Si trovava al riparo sotto una tettoia appena fuori da una delle fermate della monorotaia. Bunny era in ritardo per quell’uscita programmata, ma mezza improvvisata. 

Vorrei parlare di alcune… questioni tra di noi.”

Ricordava che avesse distolto lo sguardo, ma con un sorrisetto piccolo e imbarazzato, strano per i suoi atteggiamenti tipici. 

C’è questa caffetteria nuova nel quartiere…”

I dubbi su quel modo di fare bislacco e improvvisamente gentile si erano dissipati nel momento in cui il biondino si era offerto di pagare la colazione e Kotetsu si era illuminato, senza uno straccio di pudore, come un bambino a Natale. 

Peccato che Barnaby fosse in ritardo. 

Kotetsu sbadigliò di nuovo, stropicciandosi la faccia col palmo della mano. Non che gli desse problemi aspettare, era solo quell’umidiccio dato dalla pioggia che gli stava facendo desiderare il divano di casa, un plaid caldo e la tv. Quel desiderio gli fece venire un’idea. 

Avrebbe potuto chiamare Bunny e spostare l’appuntamento a casa propria. Aveva fatto da poco le pulizie complete, era abbastanza decente per riceverlo e avrebbero potuto stare comodi sul divano a parlare di qualsiasi cosa volesse il suo partner. Doveva solo comprare del tè e qualche biscotto lungo la strada, e- 

Lo sguardo di Kotetsu fu attirato da una figura ferma sulla soglia dell’uscita della monorotaia. 

“Ah, ma è… come si chiamava…” borbottò tra sé, picchiettandosi il mento con le dita e guardando in alto in cerca di ispirazione per il nome. Una goccia d’acqua cadde dalla tettoia colpendolo al centro della fronte e lui ebbe l’epifania. 

Yuri Petrov!” 

L’uomo in questione, sentitosi chiamare, si voltò a fulminarlo con lo sguardo, anche se era evidente una certa confusione, ma del tutto composta. 

Dopo un ops tra sé e sé, Kotetsu alzò la mano a mo’ di saluto, senza essere certo di cosa fare per tirarsi fuori dall’ennesima situazione imbarazzante in cui si era cacciato da solo. 

“Salve!” disse, alzando un po’ la voce per farsi sentire attraverso la pioggia e la distanza di tre-quattro metri che li separavano. “Sono Wild-” si bloccò, mordendosi la lingua.

“Kaburagi Kotetsu” replicò il procuratore, con un vago cenno del capo. 

Valigetta da lavoro stretta in mano, l’uomo tornò a guardare la strada davanti a sé, valutando le pozzanghere e la confusione, ignorando l’eroe. 

Kotetsu tirò un sospiro, reclinando la testa, indeciso se approfondire o lasciar correre. Anche se si conoscevano, non avevano chissà quale confidenza, oltre al fatto che per una decisione di Petrov lui si era ritrovato a pagare diversi danni alla città. Non proprio la persona con cui ti fermeresti a chiacchierare. 

Tuttavia, il suo sguardo tornò a focalizzarsi sul procuratore, ancora immobile all’uscita. Emanava un'aura di autorità tale che la gente si scostava da lui, nonostante ostruisse un po’ il passaggio. Non capì perché fosse fermo lì finché il proprio corpo non si mosse da solo, realizzando prima della sua mente. 

“Ah-” iniziò Kotetsu, incerto. “Il palazzo di giustizia è in fondo alla strada a destra, vero? Sto aspettando una persona, ma è in ritardo, quindi posso accompagnarla se, ecco-” e fissò l’ombrello che aveva appena aperto di fronte all’uomo, ma non voleva dire se ha dimenticato l’ombrello perché qualcosa gli diceva che potesse essere scortese. Una voce a metà tra quella di sua madre e Bunny. Aveva decisamente bisogno di un caffè. 

Yuri Petrov lo scrutò come se fosse stato un criminale e l’eroe sentì davvero di aver fatto un errore, incassando la testa nelle spalle. 

“Posso anche prestarglielo-” aggiunse Kotetsu sulla difensiva. 

Il procuratore chiuse gli occhi e sospirò con pazienza, mandandolo ancora più in confusione. Avrebbe dato tutti i soldi che aveva nel portafoglio - non molti in effetti - per capire cosa pensasse di lui. 

“Non sarà necessario.” 

Kotetsu saltò come se gli avesse appena letto nel pensiero. 

“Cosa?”

“L’ombrello. Non sarà necessario” spiegò l’uomo con voce modulata, forse più tiepida di quella che l’eroe ricordava. Con un gesto del mento indicò la strada e Kotetsu si accorse che la pioggia aveva appena smesso. Alzando gli occhi al cielo questo lo beffò con uno scorcio di sereno primaverile. 

“Oh.” 

“Sarà per la prossima volta, Tiger-san.”

Yuri lo superò con un sorrisetto che lasciò Kotetsu ancora più sbigottito, mentre richiudeva l’ombrello. 

Bunny avrebbe dovuto offrirgli un caffè doppio perché proprio non capiva. 

 
   
 
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