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Autore: dracosapple    21/02/2021    2 recensioni
La vita nelle campagne del Kansas scorre tranquilla e monotona per tutti, anche per il giovane Dean a cui non dispiace affatto essere un semplice ragazzo di campagna, gli va bene così, non pretende nulla di diverso per sé stesso, anche se vive negandosi la libertà per non deludere la sua famiglia.
Il destino però, anche se in modo crudele, certe volte presenta l'occasione di ricominciare, perché la vita è una sola, anche quando sembra distrutta e non resta altro da fare che rimettere insieme i pezzi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 3: Helter Skelter[i]
 
Lawrence, Kansas, 22 gennaio 1989

 
Da quella sera di fine Agosto erano cambiate molte cose. Aveva deciso di iniziare a guadagnare dei soldi che fossero veramente suoi e così aveva trovato lavoro come aiuto meccanico, mentre continuava ad aiutare i suoi genitori alla fattoria, in un’officina di Lawrence. Se era riuscito a ricostruire Baby daccapo a quindici anni si era detto che quello non sarebbe stato poi così tanto diverso. Suo padre aveva fatto in modo e maniera che lui e Lisa si incontrassero casualmente, le cene a casa dei Braeden erano diventate più frequenti e John invitava a sua volta i Braeden. E Dean aveva ceduto.
Lui e Chris avevano smesso di vedersi e lui si era messo con Lisa. La amava? No, non avrebbe mai potuto, ma si era abituato, era scivolato lentamente nella routine della coppia, l’aveva presentata a Garth e Benny e quando Sam era tornato per le vacanze di Natale erano usciti insieme.
Sam era sorpreso ma sembrava felice che il suo fratellone stesse mettendo la testa a posto, anche John e Mary erano contenti e in casa Winchester si respirava un’aria più rilassata.
Dean non era rilassato, era sempre sul chi vive, nell’ansia costante che Lisa potesse leggergli dentro quando facevano l’amore in macchina o sul suo vecchio letto cigolante. Ma la sua famiglia era felice e per Dean questo era importante, suo padre aveva smesso di fissarlo e trattarlo come un bambino, Mary sembrava in qualche modo più dolce anche se ogni tanto gli lanciava uno sguardo preoccupato.
Dean era diventato incredibilmente bravo a fingere, si era scoperto un bravo attore e aveva deciso che avrebbe portato avanti il tutto senza troppe cerimonie.
-Sei distratto tesoro, che hai?- domandò Lisa.
Dean continuò a guardare la strada bagnata rimanendo in silenzio, gli unici rumori nell’abitacolo dell’Impala erano il lento tamburellare della pioggia sul tetto, lo sfregare dei tergicristalli, il respiro di Dean e Girls, Girls, Girls dei Mötley Crüe che veniva trasmessa soffusamente dall’autoradio.
-Niente- rispose e poi si sentì subito in colpa. Non era colpa di Lisa, era tutta colpa sua, che era un maledetto codardo e aveva fatto quello che suo padre aveva sempre voluto per lui e lei c’era andata di mezzo.
Dean cercava sempre di fare apparire le cose il più naturali possibili, anche adesso che stava accompagnando Lisa a casa dopo che aveva cenato da lui, le aveva messo una mano sulla coscia mentre guidava.
-Okay- fece lei con rassegnazione. Si era abituata agli sbalzi d’umore di Dean anche se non capiva perché, era stato lui a chiederle di mettersi con lei quel pomeriggio di inizio ottobre. Lisa era al settimo cielo e credeva che la scontrosità di Dean fosse dovuta al fatto che non fosse molto bravo con i sentimenti e le emozioni, ma le cose non erano cambiate affatto con il passare dei mesi.
-Dopodomani è il tuo compleanno! Hai intenzione di fare qualcosa? Potrei dire ai miei genitori di andare a cena fuori, così tu puoi venire da me e potremmo cenare insieme, guardare un film o fare altro- sorrise maliziosa.
Il ragazzo sospirò sommessamente. –Non mi va di fare nulla in realtà. Sono solo un giorno più vicino alla mia morte-
-Guastafeste-
-Dai scendi, siamo arrivati-
Lisa si voltò per baciarlo e Dean glielo concesse con malcelata riluttanza. Poi però la guardò dispiaciuto mordendosi il labbro. –Se ho intenzione di fare qualcosa ti chiamo okay?-
-Sì!- rispose lei con ritrovato entusiasmo. –Buonanotte amore-
-Buonanotte Lisa-
Aspettò che la ragazza entrasse in casa e poi riaccese il motore dell’auto. Aveva appuntamento con Benny e Garth in un pub a Lawrence ed era già in ritardo, tutto questo perché i suoi genitori erano così contenti che Dean avesse finalmente una ragazza che non la smettevano più di fare domande. Quando sua madre aveva menzionato il matrimonio a Dean era quasi venuto un infarto, soprattutto nel vedere l’entusiasmo di Lisa.
Per un secondo si vide vestito con un completo mentre, accanto a Sam, aspettava che Lisa camminasse lungo la navata vestita con l’abito bianco.
Scacciò immediatamente quell’immagine e cercò di concentrarsi sul fatto che adesso i suoi genitori erano tranquilli, suo padre era di nuovo fiero di lui (gli aveva chiesto persino se aveva voglia di andare a pescare!) e andava tutto bene. Anche Dean era fiero di sé stesso, era riuscito a portare la sua idea fino in fondo e si disse che andava bene così, era giusto così, perché quello che era non andava bene, non era quello che sarebbe dovuto essere.
Ogni tanto capitava che gli cadesse l’occhio su qualche bel ragazzo al pub o al supermercato ma si mordeva immediatamente la lingua per tornare in sé.
Parcheggiò l’auto lungo la strada e scese, riparandosi la testa dalla pioggia battente con il giaccone ed entrò nel pub.
Era rumoroso e affollato come sempre e si scoppiava di caldo. Oltre al brusio di sottofondo si sentiva una canzone rock ma Dean non riusciva a riconoscerla per il troppo chiacchiericcio. Aguzzò la vista per cercare i suoi amici finché non vide quel secco di Garth che si sbracciava da un tavolo in fondo alla sala.
-Eccolo qui!- esclamò Benny facendogli spazio su una panca posizionata contro il muro. –Mi stavo per dimenticare la tua faccia amico. Solo perché adesso sei un uomo onesto non vuol dire che ti devi scordare dei tuoi vecchi amici- lo prese in giro ridendo.
Dean nascose un sorrisetto e si sedette pesantemente appoggiando la schiena. Benny e Garth erano i suoi migliori amici fin dalle elementari, erano cresciuti insieme e vivevano a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Era inevitabile che diventassero amici, si vedevano ogni mattina all’unica fermata dello scuolabus che li avrebbe portati a scuola nel centro di Lawrence e così in poco tempo formarono uno sgangherato e scombinato trio.
Garth, secco e con uno strano senso dell’umorismo, fissato coi supereroi e i videogiochi, adesso lavorava come programmatore in un’azienda di Lawrence.
Benny, che chiamavano affettuosamente “vampiro” per via dei suoi canini aguzzi, si era fidanzato con Andrea, la barista del Pit Stop, il suo stesso locale, e adesso progettavano di sposarsi.
E poi c’era Dean. I suoi due amici lo avevano sempre invidiato, bello, con la battuta pronta, che sapeva cavarsela in ogni situazione. Il ragazzo abbassò lo sguardo sulla birra che la cameriera gli aveva appena portato, lanciandogli un’occhiata lasciva.
-Non perdi tempo eh?- rise Garth dandogli un pugno sulla spalla.
-Questa la offre la casa- disse la cameriera strizzandogli un occhio mentre si allontanava per andare a servire altri tavoli.
-Alle ragazze piacciono sempre quelli impegnati- fece eco Benny sorridendo.
Dean alzò le spalle. –Sono off-limits signori, Dean Winchester è diventato un uomo onesto- rispose con una punta di amarezza nella voce.
La porta del pub si spalancò facendo entrare un gruppetto di ragazzi più giovani che ridevano e scherzavano tra loro, già visibilmente alticci.
Dean alzò lo sguardò su di loro e una morsa gli strinse lo stomaco quando vide un’ondulata chioma castana stretta in un codino dal quale sfuggivano alcune ciocche che ricadevano su un viso ancora imberbe.
Cazzo cazzo cazzo. Proprio adesso doveva capitare Chris Collins? Non si vedevano da mesi, Dean era semplicemente sparito dalla circolazione ed era sicuro che la voce di lui e Lisa gli fosse arrivata, probabilmente tramite quella pettegola di Anna Milton, ma lei e Lisa erano grandi amiche nonostante quella non sapesse tenere la bocca chiusa.
-Devo uscire- annunciò. Sentiva le guance paonazze e non sapeva nemmeno lui perché. Lui e Chris non erano mai stati insieme, non erano innamorati l’uno dell’altro e Dean non capiva perché si sentisse così. Forse per quella sensazione di desiderio che aveva provato al basso ventre quando l’aveva visto.
Non c’era nulla di sentimentale in quello, lo voleva e basta in quel modo animalesco e rude di quando lo facevano in macchina nascosti sulla collina. Ma non poteva. Mando giù il groppo che aveva in gola mentre si faceva spazio nella calca per uscire. Era sicuro al cento per cento che Chris l’avesse visto e voleva uscire prima che lo fermasse per chiedergli spiegazioni, così facendosi spazio raggiunse la porta e uscì nella pioggia.
Si riparò sotto la tettoia inspirando l’aria pungente di gennaio a grandi boccate.
“Porca troia porca troia, cazzo cazzo cazzooooooo” pensò. Sicuramente Benny e Garth si stavano domandando il motivo della sua uscita di scena così frettolosamente ma prima che potesse iniziare ad inventarsi una scusa vide Benny avvicinarsi.
-Ehi amico, tutto bene? Ti senti male?- domandò preoccupato.
-Sì sto bene, è che lì dentro fa troppo caldo, avevo bisogno di…un po’ d’aria-
Benny lo squadrò per qualche istante.
-Senti Dean…-
-Benny non cominciare, sto bene-
-No Dean. E non mi riferisco a questo-
-E a cosa ti riferisci?-
-Al fatto che non sei felice-
Dean rimase a bocca aperta per qualche istante, doveva avere un’espressione davvero buffa, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
-Sei il mio migliore amico da vent’anni, credevi che non lo avessi notato?- fece Benny alzando un sopracciglio. –Dean è da quando hai iniziato a uscire con Lisa che sei strano. C’è qualcosa che non va con lei?-
“È lei che non va” pensò Dean.
-Mmmmm no è che il lavoro mi sta stressando un po’, sono stanco…- disse invece ma l’altro lo interruppe. –Non dirmi cazzate, ti conosco da quando abbiamo sei anni, qual è il problema?-
Dean inspirò profondamente. Non poteva dirglielo, non avrebbe mai potuto.
-Se è Lisa il problema parlale, lasciala se necessario. Se è qualcos’altro…Dean lo sai che a me puoi dire tutto-
-Non è solo Lisa, lei è fantastica okay? Ma…non fa per me. E anche il lavoro, mi piace, lo sai quanto mi piace quello che faccio, però mi sento come se la mia vita stesse andando in una direzione che non le ho dato io. Però adesso con mio padre le cose vanno meglio…a volte penso solo di aver sbagliato tutto e che facendo così possa sistemare le cose, altre volte vorrei solo andarmene dove non mi conosce nessuno e non so, ricominciare, ma poi penso che deluderei mio padre e…- snocciolò Dean. Non sapeva nemmeno lui perché stava dicendo quelle cose ma improvvisamente fu come se una piccola parte del peso che gli gravava sul petto si fosse sbriciolata.
-Che si fotta John!- esclamò improvvisamente  Benny. –È la tua vita Dean, non la sua. Solo perché a lui piace Lisa non vuol dire che debba piacere anche a te, solo perché vorrebbe che ti sposassi non vuol dire che devi farlo. Hai solo ventisei anni Dean, puoi scegliere di fare quello che ti pare. Se vuoi andartene da Lawrence fallo, parti, ricomincia. Io e Garth saremo sempre qui quando vorrai tornare- aggiunse pacatamente.
-Non ne ho il coraggio Benny…- sussurrò Dean. L’aveva detto, l’aveva ammesso a sé stesso mettendolo nero su bianco. Era un vigliacco.
-Trovalo Dean, non puoi vivere la vita degli altri- rispose Benny guardandolo intensamente. –Ascolta va’ a casa, rilassati, metti ordine nella tua testa e poi fammi sapere okay?-
-Okay. Grazie Benny-
-Figurati, non saresti il mio migliore amico se non fossi così incasinato!-
Benny rientrò nel pub e Dean cominciò a cercare le chiavi dell’auto nel giaccone. Sì, avrebbe lasciato Lisa poi avrebbe preso i suoi risparmi e se ne sarebbe andato per un po’, magari a New York da Sam. Poteva trovare di nuovo lavoro come meccanico, c’era sempre bisogno di qualcuno che aggiustasse le auto alla fine. Magari avrebbe trovato anche qualcuno… no, no, no. Non avrebbe pensato a quello, non adesso.
Una morsa tornò a stringergli il cuore. Andarsene…perché era così maledettamente difficile? Lì aveva i suoi genitori che l’avevano cresciuto e avevano cercato di dargli tutto e Dean doveva ripagare quel debito rendendoli fieri di lui, ma voleva vivere la sua vita, quella vita di cui aveva fame da sempre, da quando aveva capito che era diverso.
Voleva davvero stare con Lisa magari per tutta la vita e rimanere lì nel Kansas?
-Dean Winchester!- esclamò una voce distraendolo dal suo joyceiano flusso di coscienza. –Iniziavo a credere che fossi morto-. Chris Collins si stava avvicinando col suo passo strascicato.
-Oh, ciao Chris-
-Non sapevo che giocassi anche per l’altra squadra- disse Chris sarcastico.
-Non…gioco per l’altra squadra- ribatté infastidito.
-Beh il mondo intero la pensa diversamente e anche la tua ragazza, com’è che si chiama? Mmmmmm…Lisa Braeden giusto?-
-Chris lascia stare, non sono affari tuoi-
-Sta’ calmo Elton John[ii], stavo solo scherzando. Però dovresti dirglielo non pensi?- replicò Chris. Stavolta il suo tono era stranamente dolce e Dean rimase sorpreso.
-Non posso, lo sai come andrebbe a finire-
-Già, non penso ti convenga in effetti. Volevo solo sapere perché eri sparito comunque, tolgo il disturbo adesso-
-No aspetta! Senti Chris è un po’ che…- iniziò Dean. Non sapeva nemmeno lui da dove gli fosse venuta fuori quella sfacciataggine. Cioè, in realtà lo sapeva benissimo, era quella che usava quando ci provava con le ragazze, solo che non l’aveva mai usata con un maschio. Di solito erano gli altri a cercarlo.
-Sapevo che me l’avresti chiesto, dai prendi le chiavi e muoviti-
I due, guardandosi attorno si diressero velocemente nell’auto di Dean, dove quest’ultimo accese il motore.
Chris lo scrutò per qualche istante prima di appoggiargli la mano sul cavallo dei pantaloni. Dean sussultò mentre guidava.
-Non è cambiato niente qui- mormorò Chris con voce roca iniziando a massaggiare lentamente.
-Gesù Chris, non mentre sto guidando, andremo a schiantarci da qualche parte!- lo ammonì il maggiore.
-Mi fa piacere di farti questo effetto- ribatté l’altro.
-Sì, finché non ci schiantiamo contro un palo-
-Accosta lì- disse Chris indicando un vicolo deserto e ben protetto.
Dean si guardò intorno con circospezione. Era eccitato ma anche spaventato, si chiese cosa stesse facendo, se spegnere il cervello per un po’ fosse la scelta giusta. Si disse che era solo per quella sera, per sfogarsi un po’, poi tutto sarebbe tornato alla normalità. O forse no. Non lo sapeva ancora. Le parole di Benny ormai avevano piantato il seme del dubbio nel suo cuore e l’idea di stare vivendo una vita che non gli apparteneva ormai ce l’aveva da un po’ anche se aveva sempre cercato di ignorarla per il suo bene e per quello di sua madre, o almeno, questo era quello che pensava.
“Fanculo” pensò mentre scivolava sopra Chris nel sedili posteriori dell’Impala e si slacciava la cintura.
I finestrini dell’auto si appannarono mentre iniziava a muoversi dolcemente. Era bello non pensare e lasciarsi trasportare dall’istinto, i nervi distesi, una piacevole sensazione al basso ventre.
Finalmente stava facendo del sesso vero. Senza alcun sentimento, senso di colpa e soprattutto era del sesso che gli piaceva, non come quello con Lisa, che era come costringersi a ingoiare un cucchiaio di una medicina dal sapore amaro.
 
 
 
 
Lawrence, Kansas, 23 gennaio 1989
 
Dean si svegliò nel suo letto con una strana sensazione di appagamento nonostante la sveglia presto. Si sentiva stranamente rilassato e tranquillo, merito del sesso, faceva miracoli.
Si stiracchiò e saltò fuori dalle coperte dirigendosi verso il bagno. Lanciò un’occhiata fugace al suo riflesso nello specchio, osservando i capelli scompigliati, gli occhi verdi brillanti anche se ancora un po’ appannati dal sonno, le spalle larghe e il fisico modellato da anni di lavoro nei campi.
Si sciacquò il viso con l’acqua fredda per svegliarsi definitivamente e poi scese giù in cucina dove trovò Mary intenta a preparare una crostata. L’odore del dolce si aggrappò alle narici di Dean mentre si versava una generosa dose di caffè nella tazza facendolo sorridere.
-Buongiorno tesoro- disse Mary sorridendo. –Ieri sera sei rientrato tardi-
-Sì, non vedevo Benny e Garth da un po’ e ci siamo fermati più del dovuto- rispose sbadigliando. –Dov’è papà?- domandò poi guardandosi attorno.
-Oh lui…sta ancora dormendo. Ieri sera dopo che tu e Lisa siete andati via ha un po’ esagerato con il whisky…sai com’è fatto-
-Mamma…ti ha fatto qualcosa?- chiese Dean con voce tremolante stringendo forte la tazza tra le mani. Queste erano quelle cose che gli facevano venire voglia di non andarsene, insieme alla sua codardia, si diceva sempre.
-Stai tranquillo tesoro, non riusciva nemmeno ad alzarsi dal divano- lo rassicurò la donna tristemente.
Dean sospirò mentre si alzava dalla sedia dopo aver finito la colazione. Doveva sbrigarsi o sarebbe arrivato in ritardo al lavoro e aveva promesso a Lisa che sarebbe passato a prenderla per darle un passaggio fino a Lawrence visto che doveva incontrarsi con un’amica dopo il lavoro.
Si vestì velocemente e uscendo dalla sua stanza gettò uno sguardo alla camera dei suoi genitori attraverso la porta socchiusa. John era gettato malamente sul letto e Dean poteva sentirlo russare.
-Ciao mamma, ci vediamo per cena- salutò infilando la porta e richiudendosela alle spalle con un tonfo.
Mise in moto l’auto facendo partire una cassetta dei Metallica e canticchiando a bassa voce si diresse verso casa di Lisa.
Avrebbe troncato con lei? Non adesso, forse tra un po’. Aveva bisogno di tempo per…elaborare.
Si chiese da quando fosse diventato così incasinato. La sua testa ultimamente era un intreccio di pensieri contorti e confusi, non riusciva a trovare un appiglio. Non riusciva più a capire che cosa volesse davvero.
-Ciao amore- lo salutò Lisa stampandogli un bacio sulla bocca. Sapeva di dentifricio alla menta.
-Ciao- rispose lui mettendole una mano sulla spalla con delicatezza. Non voleva davvero ferirla, non ancora almeno.
-Domani è il tuo compleanno! Hai deciso che cosa fare?- chiese lei mentre Dean guidava silenziosamente.
-Mmmmm pensavo che potrei andare al pub con Benny e Garth sai, una cosa semplice. Ovviamente vieni anche tu- si affrettò ad aggiungere.
Lisa gli fece un gran sorriso e appoggiò la mano su quella di Dean. Il ragazzo affondò ancora di più nel sedile dell’auto guardando la strada davanti a sé, erano quasi arrivati. Fece scendere Lisa di fronte alla caffetteria dove lavorava.
-Ci vediamo dopo- cinguettò lei salutandolo con la mano.
-Sì a dopo- rispose Dean al vuoto e poi riaccese il motore per dirigersi all’officina.
Appena arrivò il suo capo lo squadrò da capo a piedi.
-Sei in ritardo ragazzo-
Dean non rispose e si diresse all’auto a cui stava lavorando da ieri. Non riusciva proprio a capire quale fosse il problema di quella dannata automobile. Il proprietario gli aveva detto che forse era il carburatore e Dean l’aveva controllato, ma non era quello.
Si immerse dentro il cofano dell’auto ascoltando il sottofondo di musica rock (il suo capo aveva ottimi gusti) e il brusio della gente che andava e veniva finché la voce di Tom, uno dei suoi colleghi, lo chiamò.
-Winchester! Hai una visita!-
Dean smise di lavorare e si domandò chi lo stesse cercando proprio in quel momento. La sua domanda trovò risposta appena vide la figura magra Anna Milton entrare in officina.
-Ciao Dean-
Non vedeva Anna da secoli, cosa mai poteva volere da lui? Pensò che era un po’ tardi per arrabbiarsi con lui dopo che l’aveva scaricata al liceo. O magari aveva solo bisogno di riparare l’auto.
-Ciao Anna. Posso fare qualcosa per te?-
-Oh non saprei Dean. Per esempio potresti dirmi che facevi ieri sera con Chris Collins-
-Che intendi?-
-Beh ieri sera vi ho visti, mentre parlavate fuori dal pub e mi sembrava che vi conosceste molto bene. E poi mi è venuto in mente che alla mia festa di compleanno quest’estate lui ti stava cercando…-
-Siamo solo amici, era in classe con Sam al liceo, veniva sempre a studiare a casa nostra…-
Dean stava iniziando a sudare freddo. Il cuore gli martellava così forte che poteva sentirlo nelle sue orecchie.
-Sei un pessimo bugiardo- disse Anna con voce tagliente.
-Non sto mentendo!- esclamò Dean rabbiosamente. Non poteva essere così, non poteva stare succedendo a lui. Dopo mesi che non vedeva Chris si concedeva una scappatella e Anna Milton, che non vedeva da anni, veniva a dirgli quelle cose…non poteva essere vero.
-Dean mi dispiace ma Lisa è la mia migliore amica e deve sapere che il suo fidanzato è un traditore oltre che un bugiardo. Oh e omosessuale-
Disse l’ultima parola disgustata come se fosse una bestemmia. Dean la afferrò per un braccio e la strattonò nel retro dell’officina.
-Gliel’hai detto?- sibilò.
-Ringrazia che l’ho detto a lei e non a tuo padre- disse Anna sommessamente.
Come poteva essere così crudele? Dean sapeva di non essersi comportato da santo con lei, ma addirittura arrivare a quel punto…deglutì cercando di calmarsi.
-Che cazzo hai fatto Anna?- bisbigliò.
-Quello che avrebbe fatto qualunque amica. Ora capisco molte cose Dean Winchester, tutte quelle ragazze che duravano così poco…-
Dean la spinse via.
-Vattene!- fece quasi gridando.
-Non preoccuparti, non mi vedrai più- rispose lei con una risatina.
Appena se ne andò Dean si appoggiò al muro e si rese conto che stava tremando. Si guardò le mani sporche di olio per motori e cercò uno straccio per pulirsi. Sentiva la testa girargli fortissimo e si rese conto di avere la vista annebbiata.
-Tutto bene ragazzo?-
La voce di Tom lo riportò coi piedi per terra.
-Io…non credo di sentirmi molto bene- ansimò. –Devo andare a casa, no, non a casa mia io…devo andare, devo andare..-
-Gesù ragazzo, sei sconvolto. Va’ a casa, lo dirò io al capo-
-Grazie…-
Afferrò la sua giacca di pelle e barcollando uscì dall’officina. Non era vero, era solo un sogno, un orribile sogno. Doveva essere così.
Si sedette al volante dell’Impala cercando di concentrarsi. Doveva avvertire Chris? Doveva andare a casa sua e dirglielo? O così facendo avrebbe rischiato ancora di più, o avrebbe messo Chris ancora di più nei guai?
La testa gli girava più che mai, aveva la nausea. L’orologio al suo polso segnava le cinque del pomeriggio e pensò che aveva saltato il pranzo. Che stupido.
Le mani continuavano a tremargli quando le posò sul volante. Doveva andare a casa e stendersi e sarebbe andato tutto bene, Anna mentiva, non aveva visto niente, era solo uno scherzo crudele.
Quando arrivò a casa e aprì la porta capì che non era un incubo. Era peggio.
Al tavolo della cucina erano seduti suo padre, sua madre e Lisa. Lei alzò la testa quando lo vide entrare, gli occhi pieni di lacrime.
Dean rimase pietrificato sulla soglia mentre suo padre si alzava.
-È vero?- domandò. Non urlò, era semplicemente freddo, gelido, deluso, arrabbiato. Dean riusciva a percepire ogni sfumatura e gli si gelò il sangue nelle vene.
-È vero?- ripeté.
Dean sentiva la bocca impastata, la lingua incollata al palato. Non riusciva a spiaccicare parola. La mano di suo padre lo colpì dritto in faccia e sentì il sapore metallico del sangue in bocca.
-John no!- disse Mary debolmente. Ma Dean sapeva che non sarebbe servito a nulla.
-Sì- fece lui alzando la testa. Una strana sensazione si impossessò di lui. Aveva paura, anzi, un terrore folle gli stava stringendo le viscere, ma c’era anche una sorta di risolutezza in quello che sentiva.
-Nostro figlio è frocio- rise John allargando le braccia. Era una risata amara, vuota. Dean rabbrividì, era…orribile.
-Da quanto lo sai?- aggiunse poi, il suo tono di voce stava diventando sempre più aggressivo.
-Dal liceo- mormorò.
Un altro colpo, stavolta sullo zigomo sinistro, che lo fece indietreggiare.
-Papà io…- cercò di dire. Ma non riuscì a dire nulla perché d’improvviso un pugno gli arrivò dritto allo stomaco e gli mozzò il respiro.
Udì distintamente le grida di sua madre e di Lisa e John che intimava loro di andarsene. Poi un altro colpo e un altro ancora, che lo fecero cadere per terra. Cercò di rialzarsi per rispondere ma un calcio ben assestato e un rumore poco piacevole lo costrinsero di nuovo a terra.
Un dolore lancinante iniziò a diffondersi nel suo corpo mentre sentiva il rumore attutito dei pugni e dei calci che si abbattevano su di lui. Cercò di raggomitolarsi su sé stesso per proteggersi alla meno peggio, non riusciva ad alzarsi, non riusciva a muoversi, non riusciva a fare niente, nemmeno a piangere.
Non seppe quanto durò, sentiva solo il dolore che si propagava ogni volta un po’ di più finché suo padre non lo afferrò per un braccio e lo tirò su.
-Ora stammi bene a sentire. Sono stato anche troppo buono con te, ma adesso basta. Nessuno deve sapere di questa cosa, quindi tu domani andrai al lavoro e dirai a tutti che tu e Lisa vi sposerete, perché è questo che succederà. Tu la sposerai, il prima possibile-
-No- trovò la forza di ribattere.
Gli faceva male ogni singolo osso del corpo, era sicuro di avere qualche costola rotta e non voleva pensare al resto.
-Ascoltami bene frocetto del cazzo, se non fai quello che ti dico questo è niente in confronto a quello che ti farò, sono stato chiaro?-
Sentì dei passi dietro di lui e vide sua madre rientrare in cucina. Il suo sguardo era pieno di dolore e sentì il suo cuore spezzarsi.
-Sissignore- esalò Dean.
-Adesso va’ a darti una ripulita e domani andremo a casa di Lisa a dire a suo padre del matrimonio-
Il ragazzo si liberò dalla stretta del padre e salì faticosamente le scale dirigendosi verso il bagno. Mentre si sciacquava il volto, evitando accuratamente di guardarsi allo specchio, la porta si aprì ed entrò sua madre.
-Tesoro…mi dispiace- sussurrò la donna.
-Tu lo sapevi- disse Dean, la consapevolezza si abbatté su di lui come una doccia fredda. –Sapevi cos’avrebbe fatto e non mi hai nemmeno avvertito, non hai cercato di fermarlo, non hai fatto niente!- stava gridando adesso.
-Dean quello che tuo padre ha fatto…l’ha fatto per te, lui…-
-Per me?-
Era così arrabbiato che per un secondo il dolore scomparve per poi tornare a morderlo con forza.
-Vuole farmi sposare Lisa, vuole che faccia questo per me? A lui non è mai importato un cazzo, vuole solo che nessuno parli e che nessuno sappia che ha un figlio finocchio- sputò fuori.
-È…è per il tuo bene- disse Mary che aveva iniziato a piangere.
Era troppo, troppo. Afferrò i suoi abiti sporchi, uscì dal bagno sbattendo la porta e si chiuse nella sua stanza gettandosi sul letto, il corpo dolorante e la testa vorticante di pensieri.
Rimase sdraiato per un po’, non sapeva nemmeno lui quanto, ad ascoltare le grida dei suoi genitori. John urlava e urlava e urlava. Dean voleva solo scendere, prenderlo a pugni come aveva fatto lo stesso John fino a poco fa ma invece rimase fermo immobile mentre sentiva il suo corpo fargli sempre più male.
Sentì le urla e il pianto di Mary placarsi, i loro passi sulle scale. Aspettò ancora un po’ poi si alzò da letto, si infilò la giacca di pelle, afferrò dei vestiti a caso e li spinse in un borsone verde militare. Frugò nel cassetto del comodino finché non trovò quello che stava cercando, i suoi soldi, e li infilò in tasca dove c’erano le chiavi dell’auto.
Aprì la porta piano, cercando di non fare rumore, scese le scale con passo felpato e appena fu fuori si diresse di corsa alla sua auto.
Gli faceva male dappertutto ma non poteva aspettare. Si fiondò sul sedile del guidatore e accese il motore con un rombo, l’adrenalina alle stelle.
Lo stava facendo, lo stava facendo davvero. Strinse le mani sul volante mentre accelerava, il sangue gli rombava nelle orecchie, i finestrini abbassati nonostante l’aria gelida di gennaio.
Quando vide il cartello con scritto Kansas City, Missouri esalò un respiro di sollievo. Era successo tutto così velocemente che non aveva avuto neppure il tempo di pensare. Fino a poche ore prima era Dean Winchester, meccanico, fidanzato di Lisa e abitava a Lawrence. Adesso stava scappando e cazzo, si sentiva bene. Nonostante gli dolesse ogni fibra del suo corpo sentì la consapevolezza di essere…libero.
L’orologio del cruscotto passò da 23:59 a 00:00.
“Buon compleanno” pensò Dean.
 
 
 
Spazio autrice: ehilà! Eccomi di nuovo con un altro capitolo e grazie per essere arrivat* fino a qui, ho pensato di accelerare un po’ le cose per fare scorrere la storia, che ne dite? Spero vi piaccia. Ancora grazie a tutt* quell* che hanno recensito e messo la storia nelle ricordate\seguite\ preferite, siete prezios*.
Un abbraccio e a presto!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[i] Celeberrimo brano dei The Beatles del 1968. In inglese però “helter skelter” significa anche “caotico, confuso” proprio come il nostro Dean
[ii] Si riferisce al fatto che Elton John fu prima fidanzato con una donna e poi sposato con un’altra donna prima di dichiararsi omosessuale
  
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