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Autore: Dalybook04    21/02/2021    0 recensioni
Ispirato a "Shatter Me" di Tahereh Mafi
Lovino era un mostro. Come altro poteva definirsi? Cos'altro poteva essere un ragazzo che distruggeva tutto quello che toccava e uccideva chiunque provasse a sfiorarlo? Un mostro, appunto.
Ormai erano passati anni dall'ultima volta che aveva toccato qualcuno; dall'ultimo abbraccio, l'ultima stretta di mano. Neanche si ricordava più come fosse sfiorare qualcuno. Essere tranquillo in mezzo agli altri, senza il terrore di toccare qualcuno per sbaglio e ucciderlo. Ma è anche vero che non vedeva nessuno da anni, per cui non soffriva la distanza. Non appena aveva mostrato i suoi poteri per la prima volta, la Restaurazione lo aveva preso e sbattuto in manicomio. Non ricordava molto, ma, se da allora aveva visto qualcuno, quel qualcuno erano scienziati e psichiatri, di cui aveva anche rimosso il ricordo. All'alba dei suoi sedici anni lo avevano sbattuto in cella, avevano smesso di drogarlo e lo avevano lasciato lì a marcire.
Poi, circa un anno dopo, quella porta si aprì.
ATTENZIONE: verranno trattati argomenti delicati, ci saranno scene anche pesanti, soprattutto nell'ultima parte della storia.
Inoltre saranno presenti coppie boy×boy
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Antica Roma, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonsalve tesori miei! Come va? Spero tutto bene.
Informazione di servizio: ho quasi finito di scrivere l'epilogo di questa storia, devo rivederlo un po' eccetera ma la base c'è. 9000 parole. Ho detto tutto.
Comunque, buona lettura!

Ludwig non ne poteva più. Prima li catturavano, poi suo fratello rischiava di morire dissanguato in una cella e infine Antonio veniva portato via dal suo gemello malvagio e ritornava con un occhio nero e un mutismo assoluto. La cosa peggiore? Come Feliciano continuasse a sostenere che suo fratello li avrebbe salvati.
-Feliciano, scheiße, lo capisci o no che siamo nella merda fino al collo?!- sbottò, sull'orlo dell'esaurimento. Feliciano lo guardò male.
-lo so benissimo, Ludwig- non aveva mai sentito un tono così gelido uscire dalla bocca dell'italiano -ma cosa vorresti fare, eh? Stare qui a disperarti pensando a piani inutili? Urlarci addosso a vicenda?
Non riuscì a rispondere. Tirò un calcio a un sassolino e tornò a vagare per la stanza -e allora che facciamo?- gli uscì dopo un po' -restiamo qui ad aspettare che ci uccidano?
-non ho detto questo.
-ah, certo- roteò gli occhi -aspettiamo che il tuo magico fratellone arrivi a pararci il culo dal guaio in cui lui stesso ci ha messo.
-esatto.
-ah, lo ammetti pure?! Le vostre sono solo fottute supposizioni. Dammi una prova, una, che Lovino non se la stia semplicemente ridendo alle nostre spalle!
Feliciano alzò le spalle e indicò Antonio con un cenno del capo -quello non è Antonio.
Antonio, che se n'era stato tutto il tempo seduto in un angolo per i fatti suoi da quando era rientrato nella cella, alzò gli occhi al cielo -allora qualcuno se n'è accorto. Ha ragione il ragazzino, comunque. Vi tireremo fuori, tranquilli.
-e come, di grazia?!
Quello-che-non-era-Antonio sollevò lo sguardo verso il soffitto, poi controllò l'orologio che aveva al polso.
-tra poco- disse solo -intanto riposatevi.
Dove sono finiti Eliza, Gilbert e Arthur? Ora ve lo dico.
Gilbert si era addormentato. Incredibile ma vero, era talmente esausto che era crollato in grembo a Eliza, la quale era così concentrata a contare i suoi respiri che non aveva seguito minimamente la conversazione. Arthur, invece, si era rintanato in un angolo a pensare alla scenata che gli avrebbe fatto Francis se non fosse tornato da lui. Aveva bisogno si aggrapparsi al suo angolino felice, sì, capitelo.
-e perché dovrei fidarmi?
L'ispanico lo guardò dritto negli occhi -i tunnel. Sei tu quello con i poteri sulla roccia, vero? Li senti? Tutti intorno a noi. Usciremo con quelli.
Ludwig esitò. Sì, li sentiva benissimo, erano così tanti che era impossibile per lui non percepirli, ma... -e come faremo a non perderci?
Quello si leccò le labbra -ho dietro una cartina. Il tipo con la memoria fotografica la memorizza, visto che lì sarà parecchio buio immagino, e tra tu e lui più o meno ce la caviamo.
-"più o meno ce la caviamo"?!
-hai idee migliori?
Ludwig balbettò qualcosa, cercando di trovare un modo di sbattergli in faccia un'idea migliore. Non scovò niente, e questo lo frustrò ancora di più.
Sbuffò, andò dalla parte opposta della cella (non che fosse chissà quanto distante) e si sedette a gambe incrociate, in teoria pensando, in pratica sbollendo la rabbia.
Feliciano sospirò e scrollò le spalle. Gli sarebbe passata, sinceramente non aveva voglia di litigare.

Dopo una quantità di tempo che Feliciano non avrebbe saputo definire (spoiler: un'oretta circa, secondo l'orologio di Joāo), le luci si spensero. Per qualche secondo, buio assoluto. Poi la luce tenute delle luci di emergenza.
Joāo si alzò e prese qualcosa dalla tasca: un rettangolino di carta.
Guardò Feliciano -chi è quello che memorizza le cose?
Il ragazzino indicò Arthur con un cenno del mento. L'inglese sollevò la testa -che c'è?
-vieni qui, ci servi per uscire- gli passò la cartina -riesci a memorizzarla, vero?
Arthur la osservò per qualche secondo. Poi annuì -fatto. Quindi?
-ci sono dei tunnel qui intorno, in quella cartina c'è il percorso per uscire da qui. Gli allarmi ora sono disattivati per la mancanza di corrente, ma dobbiamo darci una mossa prima che ripristino la corrente.
Ludwig sbuffò -vi fidate veramente?
Feliciano alzò gli occhi al cielo, esasperato -hai qualche alternativa? Tanto vale provarci, mal che vada ci ammazzano domani.
Ludwig si sentì arrossire, ma per fortuna le luci non permisero a nessuno di notarlo -Gilbert non può camminare- replicò -e non ho la minima intenzione di lasciarlo qui da solo.
-no no, fratellino, non mi utilizzerai come scusa- Gilbert si mise seduto, con un piccolo sorriso -muovi il culo, forza. Dovrei riuscire a rendermi invisibile. Starò bene.
-se qualcuno entrasse...
-resto io- intervenne Eliza -tanto non ho poteri particolari. Se siamo entrambi invisibili...
-ma...
-manderò qualcuno a prenderli- intervenne Joāo -quando saremo fuori. Ora, se proprio non vuoi venire, almeno aprici i tunnel prima che ripristino la corrente. Sto bloccando le loro radio, ma non so quanto ci vorrà prima che vadano direttamente a chiamare qualcuno, e quando mi allontanerò non potrò più farlo.
Ludwig sbuffò, contrariato. A quel punto Feliciano perse la pazienza e lo spinse verso il muro, e per poco non gli fece perdere l'equilibrio, più per l'inaspettatezza del gesto che per la sua effettiva forza.
-Ludwig- disse tra i denti, incazzato -invece di fare il bambino in un momento del genere, puoi fare l'adulto- e a metà frase tirò una sonora bestemmia piuttosto creativa, tanto per ribadire il concetto -e lasciarci fare?
-ci?- Ludwig era scioccato -hai intenzione di andare?
-certo- incrociò le braccia al petto, come a sfidarlo a dirgli qualcosa -problemi?
-certo! È una follia, è pericoloso, è...
-e restare qui ti sembra meglio? Non mi sembra che abbiamo chissà quante alternative.
-Feliciano, non puoi...
-non posso niente! Faccio il cazzo che mi pare, Ludwig- adesso capiva come si fosse sentito suo fratello quando Antonio aveva provato a dirgli di non andare in superficie. Vi sembra una vita fa, eh? Invece sono solo un paio di capitoli -non è che se stiamo insieme devo fare tutto quello che dici.
Eliza si illuminò d'immenso. Guardò Gilbert -sbaglio o ha appena detto che...?
Gilbert scrollò le spalle -non lo sapevi?
-certo che lo sapevo, ma...
Ludwig rise sarcasticamente -scusa tanto se voglio impedirti di fare delle stronzate.
-se hai qualche alternativa migliore avanti, ti ascolto.
-non è che se non ci sono alternative è la scelta giusta!
-preferisci restare qui a girarci i pollici finché non ci uccidono?!
-e tu preferisci entrare in tunnel vecchi chissà quanti anni, al buio, seguendo una mappa che ti ha dato un tizio che hai conosciuto dieci minuti fa e che ti ha fatto sbattere in cella, senza neanche sapere dove cazzo sbucherai?!
-sentite, mi dispiace interrompere i vostri litigi di coppia, ma qui dovremmo andare.
Feliciano inspirò profondamente, cercando di calmarsi. Aveva bisogno di un'altra tecnica. Gli prese la mano, guardandolo dal basso con aria imbarazzata e due occhioni così. Ludwig vacillò -se ci sei tu con me, so che non mi accadrà niente.
Oh ragazzi, lui sì che sapeva come rinfrancare l'orgoglio maschile! D'altronde guardate in che razza di famiglia si trovava... João rimase impressionato, giocarsi la carta della fiducia e quella del fanciullo in difficoltà era davvero una bella mossa.
Feliciano si avvicinò al tedesco e gli prese anche l'altra mano, posando la fronte contro la sua. Gli stampò un bacio -ti prego- gli sussurrò -fidati di me come io mi fido di te.
E a quel punto il povero Ludwig non seppe più come replicare. Sbuffò, infastidito, e con un gesto della mano aprì in due la pietra, rivelando un passaggio.
Feliciano ci trotterellò dentro, con un sorriso soddisfatto.
Uomini, pensò divertito. Ci vuole niente a farli cedere. Basta premere i tasti giusti e diventano docili come agnellini.
Forse sarebbe stato il caso di ricordargli che tecnicamente anche lui è un uomo, ma sorvoliamo, tanto nessuno gli leggeva nel pensiero.
Joāo ridacchiò e gli andò dietro, con un "i giovani d'oggi", seguito da Arthur. Ludwig si girò verso suo fratello, cercando le parole per salutarlo, ma quello scosse la testa, con un piccolo sorriso, e gli indicò la galleria appena aperta con un cenno della testa -vai. Buona fortuna, rendi onore al tuo magnifico fratellone!
Ludwig cercò qualcosa da dire, ma non lo trovò, e forse non serviva, tanto aveva la gola così secca che, anche se avesse scovato le parole nei meandri del suo cervello, non se ne sarebbe fatto nulla. Annuì, semplicemente, ed entrò nel tunnel, chiudendoselo alle spalle.
Gilbert sospirò e lasciò andare la testa contro la parete alle sue spalle, concedendosi un respiro. Eliza, al suo fianco, gli strinse la mano.
-se la caverà- gli disse, e lui annuì.
-lo so- abbozzò un sorriso, e una piccola goccia di sudore gli corse lungo la tempia quando rese entrambi invisibili -ma sono preoccupato lo stesso. E anche stupito, a dirla tutta. Non pensavo fosse così preso da Feliciano- sospirò, divertito -cioé sì, sapevo che lo ama e tutto, ma non che fosse così...
-sottone?- suggerì Eliza, con due occhi luminosi come stelle che lasciarono Gilbert senza fiato -ti stupirebbe sapere quanto si possa fare per la persona che si ama.
Il ragazzo ridacchiò -posso ben immaginarlo. Sperò solo che Feliciano non se ne approfitti.
Lei, che quando quei due pesci lessi si erano baciati era diventato il ritratto dell'estasi religiosa (non che Gilbert l'avesse osservata... figuriamoci), ridacchiò -non credo. Anche lui lo ama, si vede- gli diede una leggera gomitata -è che voi Beilschmidt non riuscite proprio a vederle certe cose.
Gilbert le restituì il colpo -che dici? Noi Beilschmidt siamo dei genii dell'amore da generazioni! Leggenda narra che il mio bisbisbisnonno avesse una fila così lunga di ammiratrici che i visitatori per arrivare a casa sua dovevano prendere il numero e attendere insieme a loro!
Eliza ridacchiò, scuotendo la testa -già. Conoscendolo si confidava con la sua carissima e dolcissima amica o amico, che era perdutamente innamorata di lui, ma quello era troppo cretino per accorgersene. Sbaglio?
Gilbert scrollò le spalle -che ne so? Però alla fine Ludwig ce l'ha il ragazzo, no?
La ragazza sospirò, sconfitta, e appoggiò la testa contro la sua spalla, cercando di racimolare la pazienza e la forza di non prenderlo a padellate e andare a cercarsi di meglio -Ludwig...- mormorò, trattenendo una bestemmia che avrebbe reso fiero Feliciano -certo...
Gilbert sembrò cogliere lo strafalcione. In realtà lo sapeva, non è stupido, ma voleva evitare figuracce (e potenziali evirazioni) dichiarandosi quando magari stavano parlando d'altro -stavamo... stavamo parlando di Ludwig, vero?
Eliza restò in silenzio per qualche secondo. Poi si tirò su e si girò a guardarlo negli occhi, così vicina che il ragazzo si sentì mozzare il fiato.
-Gilbert?
-sì?
E se voi foste passati di lì, miei cari lettori, avreste visto un evento alquanto... singolare. Per loro fortuna le telecamere erano ancora fuori uso, e le luci di emergenza gettavano una lieve luce rossa troppo sottile per mettere a chiunque di notarli, se non a una distanza ravvicinata. Perché chiunque fosse passato di lì quel giorno, a quell'ora, nell'arco di quei pochi secondi, magari con una torcia, avrebbe visto, nella penombra, due figure apparire e scomparire a intermittenza, come lucine di Natale. L'una, più minuta, premuta contro l'altra, con il suo viso tra le mani e le labbra premute sulle sue con forza, e anche una certa esasperazione; e l'altro, più massiccio, con gli occhi sgranati e le guance rosse quanto la luce, paonazzo insomma, con gli occhi sgranati, una mano, timorosa, su quella dell'altra figura, premendola conto la propria guancia, e l'altra posata a terra a reggere il proprio peso, visto che si sentiva sul punto di cadere a terra come un sacco di patate.
-dopo questo mi devi due cene- chiarì la prima figura, appoggiando la testa contro al petto dell'altro.
Quello annuì, obbediente e con la voce più stridula del solito -va bene.
-ora abbracciami.
-va bene.
-e da oggi stiamo insieme. Qualcosa in contrario?
-assolutamente no, signora.
Era strano sorridere tanto in una situazione del genere, con una gamba fuori uso, in una cella lurida dove chiunque avrebbe potuto attaccarli, e forse era il caso di stare più attenti, disarmati, soli e nella tana del nemico?
Poi Gilbert si disse che, in fondo, se non si sorrideva in una situazione del genere, quando altro avrebbe dovuto farlo?

   
 
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