Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |       
Autore: saitoxlouise    21/02/2021    1 recensioni
Che cosa faresti se ti chiedessero di scegliere fra la carriera dei tuoi sogni e la persona dei tuoi sogni?
Che cosa faresti se la tua immagine sociale, i tuoi amici, la tua vita, fossero incompatibili con qualcuno che ami?
Come gestiresti i primi amori, le amicizie, gli scontri, le forti emozioni di quel periodo frenetico e caotico della nostra vita che chiamiamo adolescenza? Chi ci vive dentro, quando si accorge, non lo apprezza. Chi lo ha già vissuto, lo guarda come ad un ricordo lontano e dal sapore agrodolce. Chi deve ancora passarci, ne vedrà delle belle. A queste ed altre domande, proverò a dare le mie risposte attraverso gli occhi e il cuore di diversi personaggi di knb. Un intreccio interconnesso fra le storie di tutti noi, fonte di gioia e al contempo di sofferenza, che si chiama vita sociale.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shintarou Midorima, Sorpresa, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quell'unica luce fioca che illuminava la stanza, proveniente dall'abat jour che gli aveva regalato suo padre, quella sola segnava il confine fra una situazione di per sé già molto compromessa e la tragedia vera e propria.
Un po' come quando la porta chiusa della cameretta ovattava il suono dei passi della mamma che saliva le scale per sculacciarlo, spesso durante un battibecco in cui aveva alzato troppo il tono contro la podestà genitoriale. Ecco, in quei brevissimi istanti, isolato nella propria stanza, Taiga percepiva un innaturale senso di quiete e sicurezza, malgrado la piena consapevolezza che di lì a pochi istanti quella barriera sarebbe stata infranta dall'ingresso della madre, e un bello schiaffo non glielo avrebbe risparmiato nessuno.
In poche parole, la quiete prima della tempesta. 
Allo stesso modo, fintanto che non avesse spento la luce e non si fosse sdraiato accanto a lei, si sentiva insolitamente tranquillo. Non poteva non godersi quegli ultimi istanti di inattività prima di quell'enorme salto nel vuoto.
Forse, pensò, il significato del silenzio della sua temporanea concubina, che giaceva in attesa di lui già sdraiata sul materasso, sotto le leggerissime coperte ancora poco più che estive, risiedeva proprio in analoghe riflessioni.
Oppure, più semplicemente, la situazione era così bizzarra che non sapeva cosa dire né pensare. O magari, peggio ancora, non si curava più di tanto della cosa perché per lei non sussisteva un problema. No, conoscendola non poteva essere così. O almeno sperava. Sarebbe stato molto imbarazzante essere l'unico in difficoltà.
Nonostante avesse procrastinato il più possibile, Kagami fu costretto a innescare quel fatidico click. Il buio avvolse l'intero habitat, segnando, sì, l'inizio della fine, ma se non altro nascondendo al contempo ogni traccia di rossore nel suo volto ad occhi terzi.
Si adagiò in silenzio e lentamente sul giaciglio, permettendosi il lusso di qualche ulteriore istante di pace. Durò poco. Malgrado fosse fiochissima, la luce dei lampioni sul marciapiede filtrava comunque attraverso le tapparelle della cameretta. Questo voleva dire che se avesse ruotato la testa di qualche grado, avrebbe visto qualcosa di più dettagliato che una semplice sagoma.
Sentì il respiro farsi più pesante, come se avesse avuto un macigno premuto contro il diaframma, e percepì delle deboli vibrazioni, quasi delle scariche elettriche a basso potenziale, lungo tutto il corpo. Pensò che si trattasse di formicolio da stress, del suo stress.
Fortunatamente per Asia, non gli venne in mente che potesse essere causato dal tremolio del suo intero, piccolo (a confronto con quello del cestista) corpicino.
"N-Non avevo mai dormito con qualcuno che non fosse Nene prima d'ora." Sibilò lei, cercando di tenere ben salda la voce senza che nessun suono uscisse tremolante. Ci riuscì solo in parte.
"Mi è capitato di condividere il letto con Kuroko, ma non credo sia la stessa cosa." Bofonochiò lui.
"Spero che abbiate dormito e basta..." Sussurrò lei. Ci fu un attimo di silenzio. Poi entrambi scoppiarono a ridere.
"Baka! Mi piacciono le ragazze..." Le replicò subito dopo.
"Ah sì? E c-che tipo?" Domandò lei. Si chiese subito dopo se non si fosse esposta troppo. Ma questo stallo durato mesi la stava uccidendo, e Taiga non sembrava in grado di prendere l'iniziativa.
"Ehm... Q-Quelle carine?" Provò a sviare lui, cercando di prendere tempo per capire cosa stesse succedendo. Chiaramente non capì, né riuscì quindi a prepararsi una risposta migliore. Forse gli conveniva rispondere in maniera sincera e basta. 
"Sì, grazie! Sai essere più preciso? Ma poi quanto è grande questo letto? Come mai ti sento così lontano?"
"La mia spalla sinistra è fuori dal materasso." Rispose lui, evitando nuovamente la prima domanda.
"E che aspetti a entrare di più?" Le domandò lei. Non andava per niente bene. Nei momenti di maggior nervosismo, il suo lato più aggressivo prendeva il sopravvento, e Kagami era l'ultimo che doveva saperlo! I suoi pensieri misantropi, la sua scontrosità, non rientravano nella parte di sé che amava mostrare agli altri. Non era semplice questione di apparenza. Non voleva celare una parte di sé per piacere agli altri. Al contrario, se anche fosse stata la sua caratteristica più apprezzata, voleva comunque eliminare ad ogni costo quella parte di sé che meno le piaceva.
"R-Ruberei troppo spazio. Il letto è p-piccolo." Provò a giustificarsi lui.
"Ci stringeremo. N-Non voglio che sia tu a sacrificarti." Replicò lei per senso del dovere, nonostante fosse già consapevole che se ne sarebbe pentita.
Data la stazza del ragazzo, quando egli fu entrato completamente, il suo intero lato destro, dalla spalla scoperta allo stinco anch'esso nudo, aderì completamente al lato sinistro di Asia, dalla spallina del pigiama alla punta del calzino.
Adesso poteva tranquillamente sentirla tremare, e lei poteva percepire il respiro affannato di lui.
"M-M-Mi dispiace. Sono un pò ingombrante..." Provò a sdrammatizzare lui.
"B-Buon per te che sei così alto e grande." Avrebbe voluto insistere su quella fatidica domanda, ma non se la sentì. Chiederlo tre volte sarebbe stato troppo sospetto. Si rassegnò all'idea di aver fallito anche in quella circostanza. E comunque, non si sarebbe mai abituata al contatto fisico con lui. Il solo strusciare l'estremità dei suoi arti, il solo sfiorare l'uno la mano dell'altra, le provocava delle scariche elettriche lungo tutto il corpo. Un piacere talmente intenso da risultare insopportabile.
"C-Comunque, intendevo carine in tutti i sensi. Non solo l'aspetto, ma nei modi. Una persona raffinata, gentile, timida, corpo grazioso, lineamenti dolci e viso da angelo. Cose così... credo." Riprese lui.
"Wow, e dove la trovi una così? Nelle storie della Disney?" Ironizzò lei. Quella era una descrizione piuttosto simile alla sua apparenza, perlomeno caratteriale (su quella fisica non avrebbe saputo dire, dato che chiaramente non osava definirsi da sola un viso da angelo e un corpo grazioso, né era convinta di esserlo). A maggior ragione, era una descrizione che si discordava così malamente dalla sua natura più intima, per nulla serena e speranzosa come le principesse delle fiabe, ma anzi molto pessimista, arrogante e cinica. Se non altro, la aveva stupita riprendendo le redini del discorso.
"Oh, ma questa era solo la prima faccia della medaglia. Non mi piacerebbe stare con una zolletta di zucchero servile e senza carattere. All'occorrenza deve essere forte e financo aggressiva."
"Financo?" Lo interrogò lei ridendo.
"Volevo farti vedere che sto studiando..." Spiegò lui.
"E q-quale sarebbe una situazione tale da giustificare questa trasformazione?" Lo incalzò lei, assai sollevata dallo sviluppo del personaggio dei sogni di Kagami.
"Beh, se deve aiutare una persona cara, ma soprattutto se deve farlo per se stessa. Sai, difendere le proprie idee, o-o-oppure difendersi da chi la infastidisce."
Asia rimase interdetta per qualche istante. Non riusciva a credere che fosse stato così tanto esplicito, né mai lo avrebbe sperato.

FLASHBACK
La vista del cortile fiorito della Seirin che la aveva tanto affascinata il primo giorno di scuola, durante quel freddo inverno si era inaridita tanto quanto erano appassite le sue speranze e ingenue aspettative sulla sua nuova vita da liceale.
Soltanto rami secchi e spogli facevano da perfetto contorno al suo stato d'animo, duramente impoverito dalla sopraggiunta maturità adolescenziale che, ahimé, data la sua mente brillante si era risvegliata troppo presto sotto certi punti di vista, primo fra tanti la disillusione di tutti i falsi miti tipici dell'età fanciullesca.
Era sempre stata una pensatrice critica e acuta fin dalla più tenera età, ma la sua filosofia di vita era chiaramente stata viziata dalla sua povertà di esperienze del mondo adulto, che, non appena catapultata in una realtà leggermente meno protettiva come il liceo privato, erano crollate in pochi giorni come un castello di carta.
Tutte quelle contraddizioni che non aveva mai percepito o che aveva fatto finta di non vedere, non solo non poteva più ignorarle, ma dominavano adesso ogni aspetto della sua vita quotidiana.
Le sue preoccupazioni spaziavano dai più complessi temi del secolo, se non dell'intera storia umana, alle più superficiali problematiche di cuore.
La cattiveria intrinseca delle persone, lei stessa compresa, era forse la cosa che più la turbava. Non soltanto limitata a grandi tematiche redistributive (perché lei poteva permettersi il lusso di mangiare, dormire, studiare, giocare ai videogiochi, quando era palese che il benessere dei paesi ricchi fosse stato costruito sulla montagna di cadaveri malnutriti del terzo mondo?), ma anche più in generale all'osservazione quotidiana di piccole piccole cose, piccoli comportamenti egoistici, ma talmente frequenti da averla travolta come la goccia d'acqua che corrode la roccia dopo milioni di tentativi.
In mezzo a tanta desolazione, si vergognava di aver tanto desiderato, alle medie, un amore intenso una volta raggiunto il liceo. Non riusciva più a trovare una motivazione per cui valesse la pena, o fosse anche solo possibile, innamorarsi.
Era tutta una finzione, un auto-inganno collettivo utile solo ai fini della conservazione della specie, un istinto primordiale che è servito all'umanità per non estinguersi.
A condizioni normali, due persone si incontrano, si innamorano, mettono su famiglia giurandosi fedeltà eterna, e invecchiano insieme. Forse a condizioni normali lo schema corretto è: due persone si incontrano, si innamorano, mettono su famiglia, ogni tanto scappa qualche incornata, però facciamo finta di nulla perché è triste morire da soli, e alla fine alle nozze d'oro i figli faranno un video con movie maker su quanto il loro amore sia stato sentenziato dal filo rosso del destino.
Ma ammettiamo, perché qualche volta accade davvero, che due persone rimangano sul serio innamorate tutta la vita. E se non si fossero mai incontrate? A quel punto ciascuna di loro avrebbe incontrato persone diverse, e avrebbe creduto di aver trovato la propria anima gemella in qualcun altro. In poche parole, senza una mentalità fatalista, e il metodo scientifico ci impedisce di ricorrervi, l'amore è un sentimento effimero, temporalmente limitato e vincolato alle circostanze. Niente di così speciale.
E questo è il male minore. Si limitasse tutto a questo, basterebbe metter su famiglia con qualcuno con cui ci si trova bene, senza stare a ragionare ulteriormente.
Guardiamo ora il fidanzato tipo e la fidanzata tipo. Il maschio usa tante belle parole, ma in ultima istanza vuole solo riprodursi. Nonostante possa affermare il contrario, si aspetta anche di avere un ruolo dominante nella coppia.
La femmina tipo è forse peggio. Finge di volere la parità dei diritti, ma chissà perché tutte le ragazze escono con le teste di cazzo e i pochi bravi ragazzi fanno fatica ad accoppiarsi e quindi riprodursi (ecco perché ce ne sono pochi).
Se ti reputi pari dell'uomo, di certo non frequenti i trogloditi rimasti al Medioevo.
Non sapeva se fosse geniale o inquietante che fosse arrivata a tutto questo partendo dalla semplice osservazione degli alberi spogli nel cortile della sua scuola.
"Hey, Suzuki. Stiamo andando a fare un giro. Perché non ci fai compagnia?"
Asia sollevò lo sguardo in direzione della voce che aveva appena parlato. Erano tre matricole dell'altra sezione, e nessuno di loro godeva di buona reputazione. Prima che potesse rispondere, la avevano già circondata, e uno di loro si era pure permesso di circondarle le spalle con un braccio.
Se fosse uscita un po' prima da scuola, non sarebbe incappata in questa spiacevole situazione. Le lezioni erano finite già da un pezzo.
Provò a divincolarsi, ma uno di loro la afferrò per la sciarpa, strattonandola indietro fra le sue braccia.
"Toglietemi quelle luride mani di dosso." Sentenziò lei, riuscendo a mascherare la sua paura dietro a un atteggiamento duro e sprezzante.
I tre risero di gusto, iniziando a deriderla.
"Non essere così rigida, o rimarrai verginella a vita, piccola. Noi siamo qui per aiutarti." Le sussurrò quello che la aveva appena abbracciata.
Asia tirò una forte testata all'indietro, spaccandogli un labbro e approfittando della sua sorpresa per divincolarsi. Uno di loro, però, la afferrò per un braccio, alzando la mano per colpirla con un potente schiaffo.
Asia chiuse gli occhi di istinto. Si sentì uno schiocco molto forte, ma la ragazza non avvertì alcun dolore. Guardò nuovamente, e vide una quinta persona che aveva appena afferrato il polso del suo aggressore.
"Non azzardarti mai più ad alzare le mani. E ora sparite." Ghignò a denti stretti il suo soccorritore, un ragazzo grande e grosso dai capelli rossi.
Evidentemente la sua stazza non aveva intimorito solo lei, dato che gli altri tre, malgrado fossero in superiorità numerica, si dileguarono rapidamente.
Considerando la prestanza (e la presenza) fisica e il fatto che fossero le cinque del pomeriggio di un sabato di pieno inverno, la ragazza dedusse correttamente che fosse un membro della squadra di basket maschile della scuola, che tra l'altro si era laureata campionessa del Giappone a un torneo poche settimane prima.
"G-Grazie." Borbottò lei, da una parte sinceramente grata per il suo aiuto, dall'altra infastidita dal suo atteggiamento. La aveva fatta sembrare come se spettasse al maschio, più forte, difendere le povere e indifese fanciulle. E la cosa che le socciava era che fosse andata proprio così.
"Non ho aiutato te. Ho aiutato loro. Tiri delle testate formidabili." Rispose lui, accennando un sorriso a cui lei rispose istintivamente.
Era molto carino, non si fece problemi ad ammetterlo, e sembrava anche una brava persona. Ma, come tutti i maschi, avrebbe di sicuro sfruttato questa sua entrata in scena con gli effetti speciali per strapparle un appuntamento.
"Beh, ci vediamo." Disse invece lui, indirizzandosi verso la palestra, e spiazzando Asia. Forse era fidanzato, oppure semplicemente non gli piacevano le tipe come lei.

Durante il weekend ci aveva riflettuto più volte, ed era giunta alla conclusione che dovesse ringraziarlo come si deve. Non le piacevano molto i tipi sostenuti come lui, o meglio, anche se non voleva ammetterlo, si sentiva punta nell'orgoglio ad essere stata snobbata così, e più in generale per principio si ostinava a preferire le persone non troppo sicure di loro stesse, poiché un atteggiamento troppo spavaldo implicava una grande capacità di adattamento alla struttura sociale esistente, e quindi una complicità con quel sistema marcio che erano i gruppi di adolescenti, e forse, anzi sicuramente, anche di adulti.
Quel lunedì mattina si sforzò di arrivare con qualche minuto di anticipo, cosa per lei molto fastidiosa (non bastava il fatto che fosse lunedì mattina) per approcciare Taiga (era stato facile informarsi su chi fosse, data la sua fama di cestista) prima che entrasse in classe e offrirgli il piccolo pensiero che aveva preparato per lui.
Lo vide (e come poteva passare inosservato del resto?) fare capolino da un gruppo di ragazzi che si dirigevano verso l'aula. Nell'istante in cui furono abbastanza vicini e incrociarono lo sguardo, lo salutò con la mano.
"C-Ciao." Gli disse.
Quel grandissimo lurido tirò a dritto senza rispondere al suo saluto. Rossa come un peperone, lo afferrò per la manica della giacca, costringendolo a girarsi.
"S-Sei un maleducato!" Gli disse, spingendogli contro il petto i biscotti, impacchettati con cura, che gli aveva cucinato il giorno prima.
Girò i tacchi e se ne andò. Quell'idiota rimase così spiazzato che neanche la inseguì per chiederle scusa.
Lo incontrò per caso all'uscita, nonostante fosse l'ultima cosa che desiderasse. Questa volta fu lui a venirle incontro.
"C-Ciao. Scusami, non ci ho capito molto questa mattina. Perché questo pacco? Ci conosciamo?"
Asia rimase per un secondo in silenzio, non riuscendo a capire né cosa stesse succedendo né cosa avrebbe dovuto rispondere.
"Lascia stare, volevo solo ringraziarti per sabato. Buttali pure se non ti servono." Rispose lei bruscamente. E stavolta fu lui a rimanere immobile ed in silenzio, quasi inebetito.
"Per... sabato?" Domandò poi.
"Per avrmi difesa da quei tre, ma lascia stare, ho detto. Mi sono sdebitata, da ora in poi preferirei non avere nulla a che fare con una persona così maleducata."
Il ragazzo arrossì vistosamente, irrigidendosi di colpo. Dopodiché, si inchinò di scatto nella sua direzione.
"Ti chiedo scusa! Ero concentrato su di loro, e da lontano non avevo visto chi stessero infastidendo. Pensavo se la stessero prendendo con un ragazzo."
Asia si irrigidì a sua volta, ma per un motivo diverso. Non sapeva se essere più sconcertata dal fatto che, forse dall'alto del suo metro e novanta, non si fosse minimamente degnato di ruotare gli occhi per vedere con chi stesse parlando né di decifrare il "Grazie" che aveva bofonchiato e riconoscervi la sua voce, o se suonargliele per averla scambiata per un ragazzo. Peggio ancora, gliele avrebbe dovute dare perché era stato così idiota da averle espressamente rivelato di averla scambiata per un ragazzo, soprattutto nonostante, non avendola guardata, non ci fosse niente di offensivo in tutto questo. Ovvero, era stato così cretino da offenderla senza offenderla .
"C-C-Cioè, mi sono espresso male, scusa! You know... intendevo dire che per tenere d'occhio loro mentre se ne andavano non ti avevo proprio vista. V-Voglio dire, una ragazza b-b-bella come te me la sarei ricordata."
Arrossì anche lei, non sapendo più nemmeno come doveva relazionarsi con lui. Una cosa era sicura: era un vero idiota. Ma in senso buono.
"E-Ecco, n-non intendevo in quel senso. Nel senso che, si capisce che sei una ragazza." A Kagami ormai girava la testa. Ogni volta che apriva bocca peggiorava la sua situazione.
"Ho capito, ho capito. G-Grazie allora. E scusami, sono stata molto scortese." Si vergognò molto del modo poco signorile con cui lo aveva attaccato.
"N-No! Scusami tu, davvero." Rispose lui, scartando il pacco.
"Non avresti dovuto, sono bellissimi! Come facevi a sapere che mi servivano?" Ricominciò poi, ammirando con entusiasmo quei guanti su cui era stata ricamata una palla da basket per ogni mano. Sembrava un lavoro fatto a mano, e soprattutto durato molte ore.
"Basta guardarti le mani rovinate. A differenza di un certo cafone, io sono piuttosto attenta ai dettagli." Gli disse lei sorridendo. Era davvero molto contenta della reazione genuina che aveva avuto al suo regalo. Un'accoglienza più fredda la avrebbe fatta sentire in imbarazzo con se stessa per aver sprecato un fine settimana intero per quel presente.
Esaurita la carica di adrenalina, la rabbia di Asia si placò subito e, al contempo, venne meno lo stimolo per le sue reazioni più aggressive. In poco tempo, la sua parte più timida prese nuovamente il sopravvento. 
In quegli ultimi mesi dell'anno scolastico, i due, entrambi molto impacciati, non fecero altro che salutarsi timidamente ogni tanto. Allo stesso tempo, però, ognuno cominciò a pensare all'altra con frequenza e intensità sempre maggiori. Per l'inizio del nuovo anno, erano già praticamente cotti l'uno dell'altra.
Quella goffaggine e quella sua bontà d'animo, chiaramente unite al suo bell'aspetto, erano il mix letale che, nonostante la sua iniziale opposizione all'idea di perdere la testa per qualcuno, la avevano lentamente fatta scivolare nella trappola dell'amore.
A Taiga invece, per qualche motivo quella combinazione così ossimorica di aggressività e impacciataggine, unita alla sua bellezza fuori dal comune, aveva scatenato una fatale attrazione di cui all'inizio neanche egli stesso, molto ignorante in tema di sentimenti romantici, si era accorto.
Era persino andato da un dottore per farsi visitare, spiegandogli i frequenti crampi allo stomaco e la stranissima mancanza di appetito (rispetto ai suoi standard, si intende).

FINE FLASHBACK
"E a te, p-piacciono i ragazzi o le ragazze?" Cominciò Kagami ridacchiando.
"I ragazzi... pochi tra l'altro." Rispose lei, ancora un po' scioccata dalla sua risposta precedente.
Taiga deglutì. Ormai si era esposto, se proprio voleva togliersi questo peso di dosso (e, diavolo, quanto lo voleva), avrebbe tranquillamente continuato con queste tattiche da scuole medie (forse i ragazzi delle scuole medie erano più bravi di lui).
"Che tipo?" Chiese.
"Quelli buoni." Replicò lapidaria lei.
"Sei una cannibale?" Domandò scherzando lui.
"Assolutamente sì." Rispose lei ridacchiando. "A parte gli scherzi, mi piacciono le persone buone d'animo, quelle spontanee e magari un po' goffe e impacciate. Passionali, anche. E' bello dare tutto per qualcosa. Esteticamente, beh, direi alto e muscoloso, ma slanciato. C-Capelli corti, rossi, ha paura dei cani, ti dice nulla?"
"B-Baka..." Bofonchiò Taiga arrossendo. Ormai non aveva senso tirarsi ulteriormente indietro. Anche se il cuore minacciava l'infarto da un secondo all'altro, anzi forse proprio per questo occorreva fare in fretta, prima che il suo cervello gli impedisse di impelagarsi oltre in una dichiarazione lunga ore.
"M-M-Mi ero scordato di dire che mi p-piacciono le ragazze il cui nome è un continente." 
Un po' dal nervoso, un po' dall'assurda dichiarazione appena ricevuta, la ragazza scoppiò in una risata isterica. 
"Non...avevo mai sentito un a-approccio così stupido..." Gli rispose.
"N-N-Nemmeno io. Vorrei sotterrarmi."
"S-Se anche tu avessi avuto una chance, dovrei revocartela adesso." Infierì lei, afferrandogli la mano. 
Taiga sussultò per la sorpresa, ma reagì abbastanza in fretta stringendo a sua volta la presa.
"Se anche avessi una milione di chances, ogni volta che provo a dirti c-che s-s-s-s-sono innamorato di te, il mio cuore collassa e il poco cervello che ho frigge definitivamente. Non ho mai provato nulla di così intenso." Lo disse tutto d'un fiato. 
Silenzio.
"A-A-Adesso invece s-s-sei stato molto efficace."
Entrambi ruotarono il volto l'uno in direzione dell'altra, osservando nella penombra le proprie facce infuocate dalla passione. Comunque lo sapevano benissimo tutti e due. Erano stati fin troppo bravi quel giorno: fino a che non avessero recuperato le energie e la stabilità psicofisica, non ci sarebbe stato nessun bacio.




   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: saitoxlouise