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Autore: reby    26/08/2009    2 recensioni
Da cosa è spinto il terrorista di Gotham?
Si può mettere freno ad un uomo talmente convinto di quello che fa da definire pazzi tutti gli altri?
La risposta è una sola: no.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nudi pensieri

 

 

 

 

 

 

La strada sottostante era buia e deserta.

Di tanto in tanto si sentivano sfrecciare le auto sulla strada principale dalla quale il vicolo si diramava stretto.

Dormiva. La metropoli era addormentata sotto la coltre spessa e oscura della notte, cullata dalla speranza e agitata dal tormento.

Un gatto di un pallido bianco rovistava nel cassonetto stracolmo con la coda dritta per mantenere l’equilibrio.

Poi improvvisamente, i fari accecanti di un’auto passeggera illuminarono la scena e il gatto scappò, soffiando indispettito.

Dall’alto di una delle tante e inquietanti finestre scure dell’enorme palazzo, un uomo osservò tutto in silenzio.

-Perché lo fai?-

Lasciò scivolare la tenda sudicia sulla finestra e infilò le mani nelle tasche del suo soprabito viola.

Rise.

Una risata atona e breve.

-Non rispondi?-

Mosse alcuni passi nell’oscurità che avvolgeva la stanza spoglia e si lasciò cadere pesantemente sull’unica poltrona presente, sollevando una fitta nube di polvere.

-Avrei dovuto imbavagliarti.- Si decise a rispondere l’uomo conosciuto da tutti come Joker. La voce sempre squillante, ironica. Fredda.

-Non l’hai fatto però.- Il sindaco di Gotham rispose a tono.

Era lì da alcune ore o almeno così gli sembrava, vista l’oscurità sovrana che regnava sia all’esterno che all’interno dell’abbandonato appartamento alla periferia della sua città. Aveva mani e piedi legati ad una sedia traballante e intorno a se, dinamite.

In quantità industriali.                                                                                

Joker canticchiava a bassa voce, dondolandosi avanti e indietro sulla poltrona.

-Ci vuole un po’ di luce qui dentro,- annunciò dopo alcuni minuti e si alzò di scatto per raggiungere un mobile poco distante.

Il sindaco lo sentì trafficare con alcuni oggetti e gettarsi nuovamente sulla sua poltrona.

Erano soli lì.

Socchiuse gli occhi alla debole fiamma che si sprigionò dal fiammifero per poi passare su una candida candela che il terrorista teneva ben salda tra le dita, proprio di fronte agli occhi truccati.

-Non è così complicato da afferrare l’ideale che mi spinge ad agire.-

Il primo cittadino assorbì quella frase con molto interesse. Di certo non si sarebbe aspettato che Joker avrebbe risposto alle sue domande.

Era un pazzo, e da un pazzo puoi solo aspettarti che si comporti da tale.

-Illustralo allora, sono sinceramente curioso.-

Joker rise di nuovo, sempre con quell’ironia tagliente e cinica.- Sinceramente curioso..- gli fece eco quando la risata si spense.- Dimmi, cos’è per te la curiosità?-

Il primo cittadino rimase basito.

Curiosità…di certo non si era mai arrovellato la mente su tale quesito. Impiegò un po’ di tempo per rispondere e nonostante questo quando lo fece la sua voce non era ferma come voleva far apparire.

-E’ un’emozione che ci porta a scoprire cose nuove, mai conosciute,- affermò poco convinto.

Aveva paura di aver dato la risposta sbagliata.

-Può andare, ma mi sembra troppo impersonale come risposta. Hai mai assecondato la tua curiosità?- domandò l’uomo dal cappotto viola, fissando intensamente la fiamma traballante della candela, ipnotizzato.

-Si certo..- rispose d’impulso il sindaco.

-No no, dico sul serio.- lo interruppe alzando la voce e parlando in fretta.- Assecondata, non placata. La curiosità va assecondata.- sibilò Joker spegnendo la candela con le dita.

La stanza tornò nel buio e un brivido freddo percorse la schiena del rapito.

-Siete tutti uguali. Voi uomini votati al bene intendo. Tutti identici. Ah!Sembrate fatti con lo stampino!

Vi vantate d’essere puri di cuore, d’agire secondo ciò che meglio per tutti e di sentirvi in pace con voi stessi. Ma in realtà non vivete affatto. Voi…-

Si fermò qualche istante, muovendo le braccia nell’aria cercando le parole adatte.- Ecco ecco, voi non assaggiate le sensazioni voi le sfiorate soltanto. Non siete mai completamente sazi delle vostre emozioni più profonde e ve ne vantate!-

Il sindaco aggrottò le sopracciglia per quel monologo, soppesando ogni parola per tentare di trovarne un nesso logico.

-Prediamo la curiosità mio caro amico del bene, la curiosità. Un’emozione che ci spinge ad arrivare dove non siamo ancora arrivati, ad esplorare noi stessi oppure reazioni altrui, luoghi, avvenimenti lontani. L’emozione che spinge tutta questa massa informe di vite a muoversi.-

Si fermò ancora, stavolta per riaccendere la candela.

-E’ come una grande forza che ti spinge ad andare avanti. Ti chiedo ora, hai mai assecondato fino in fondo questo sentimento?-

Il sindaco tacque.

-Rispondi!- l’urlò fu talmente acuto da spegnere la fiamma.

-N..no!No mai.- balbettò l’uomo troppo impaurito dal repentino cambio d’umore del suo aguzzino.

E Joker rise.

Più forte delle volte precedenti, sbattendo i piedi sul pavimento e agitando le braccia come un posseduto.

All’improvviso si bloccò. I muscoli si tesero e il viso dipinto tornò serio, per quanto serio si possa definire la faccia di un pagliaccio.

-Allora non puoi capire. Non puoi. Io assecondo la curiosità, io vivo di curiosità. Se non ho mai provato a far saltar in aria un palazzo e lei  mi martella la mente con quel pensiero io lo faccio. Se mi dice di sparare su una folla per la prima volta, io sono curioso delle reazioni che ciò che faccio innescherà, sono curioso della mia reazione davanti al mio operato.-

-Ma è pura follia questa!- lo interruppe il sindaco fremendo di rabbia.

Come poteva giocare così con degli innocenti?

Come poteva uccidere per assecondare un capriccio?

-Follia!Tu la chiami follia?Io chiamo follia il vostro perbenismo, i vostri…limiti!-

-Non sono limiti. E’ rispetto, è amore per il prossimo, è equilibrio.- ribattè duro il sindaco Garcia.

-Osserva.- si limitò a rispondere Joker.

Accese di nuovo la candela, poi con un gesto secco la spense. E ancora, e ancora.

Anthony Garcia non capiva cosa volesse dirgli. Osservava la luce apparire e riapparire, alternata dal buio della notte.

-Dove c’è luce c’è ombra.- spiegò allora con un sussurro Joker, mantenendo la candela accesa. –Per milioni di uomini ipocriti come te o il tuo amichetto che si diverte a volteggiare mascherato, ci sarà sempre uno come me pronto a battersi contro la vostra ordinaria follia.-

-Non è follia la nostra…- mormorò il sindaco senza rendersene conto, impegnato a pensare alle parole appena ascoltate.

-Ah!Non lo è soltanto perché sono troppi i pazzi come voi. In un mondo di pazzi, è colui che si distingue che viene additato come tale, è lui che viene definito mostro.-

Il sindaco di Gotham non credeva alle sue orecchie. Joker, colui che tutti additavano come folle, articolava le sue idee in discorsi che, se non fosse per l’assurdità dei principi sui quali si basavano, potevano dirsi…logici.

Era sconcertante anche la convinzione radicata in lui. Lui trovava stimolante uccidere innocenti. Non lo trovava affatto sbagliato o immorale.

Sempre se la parola immorale fosse contemplata nel suo dizionario..

-Ma è divertente infondo. Io non sono come voi e ne sono fiero.- sibilò serio.

Poi guardò l’orologio sollevando la manica viola e si alzò.

-E’ ora.-

A grandi falcate andò di fronte al sindaco e lo colpì forte.

Dopo, il nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve ragazzi. Questa è la mia prima fiction su Batman anche se dovrei parlare di one-shot.

Comunque, ho preso come riferimento “The dark knight” e ho tentato di ricostruire i pensieri di uno dei personaggi più elaborati e complessi della storia.

Spero di ricevere qualche commento,

Sabri

 

 

 

 

 

   
 
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