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Autore: RyodaUshitoraITbis    23/02/2021    4 recensioni
Erano passati quasi tre mesi da quella famigerata conferenza stampa in cui le incaute parole pronunciate da Judy avevano alimentato le divisioni tra prede e predatori a Zootropolis. Nonostante provasse ancora del risentimento nei suoi confronti, Nick aveva messo da parte l'orgoglio e l'aveva cercata in lungo e in largo per la città in fermento. I suoi sforzi sarebbero stati sufficienti per riappacificarsi con lei oppure no?
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick, Judy Hopps, Mr. Big, Nick Wilde
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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IL MOMENTO DELLA VERITÀ

 

Nick Wilde era sempre andato fiero della propria immagine, almeno in apparenza. Indossava le camicie più stravaganti che riuscisse a trovare e andava in giro con un sorrisetto disarmante che lo faceva apparire di buon umore. I suoi occhi color smeraldo brillavano ogni volta che se ne veniva fuori con il suo ultimo piano per racimolare quattrini a danno degli sprovveduti.

In verità, Nick era un tipo tutt’altro che orgoglioso. Per ben undici settimane non era stato in grado di portare a termine neanche la più insignificante delle truffe. Il suo socio Finnick si era più volte preoccupato per lui, nonostante avesse sempre detto di stare benone. Nell’ultimo mese la volpe non era neppure tornata nel suo appartamento, poiché preferiva trascorrere il suo tempo nell’area portuale, dove aveva acquistato un lotto diversi anni prima. C’era stato un tempo in cui Nick aveva accarezzato l’idea di aprire un parco a tema riservato ai predatori in uno dei capannoni rimasti inutilizzati in zona. Si poteva benissimo supporre che i proventi delle truffe potessero finanziare il progetto, ma alla fine era caduto nel dimenticatoio. Più di un acquirente aveva avanzato delle offerte allettanti, ma Nick le aveva ostinatamente rifiutate.

Ultimamente i suoi pensieri erano rivolti a quanto era accaduto quasi tre mesi addietro. Aveva conosciuto una coniglietta di campagna appena entrata in polizia che inizialmente non considerava altro che una sempliciotta con manie di grandezza. Lei aveva fatto di tutto per dimostrare di valere molto più di quanto lui avesse pensato. Quel piccolo uragano con la coda a fiocco era entrato nella sua vita e l’aveva letteralmente stravolta… ma poi lei lo aveva ferito fin nel profondo, nonostante avesse preso le sue difese.

Le parole che i due si erano scambiati risuonavano ossessivamente nella testa di Nick da settimane.

Sembra che i predatori stiano tornando al loro stato selvatico.

Ho solo esposto i fatti relativi al caso. Insomma, non si è mai visto un coniglio selvaggio.

Nick era appoggiato allo schienale di una sedia a sdraio che aveva piazzato sotto il ponte che si trovava nei pressi del magazzino in cui il suo progetto avrebbe dovuto prendere forma. I suoi occhi erano nascosti da un paio di occhiali da sole, un’insulsa paccottiglia da bancarella che era in suo possesso da tempo. La sua bocca era contratta in una smorfia di disappunto.

«Figuriamoci. Nessuno pensa davvero che io possa valere più di quanto sembri, dopotutto.» pensò la volpe tra sé e sé.

Nick sentì un ronzio provenire da una tasca dei pantaloni e tirò fuori il suo cellulare. Mentre lo portava all’altezza degli occhi, si accorse che Finnick lo stava chiamando. Il display mostrava anche cinquantasette chiamate perse che Nick aveva deliberatamente ignorato.

La volpe si portò il telefono all’orecchio e fece scorrere il dito sullo schermo per rispondere.

«Ehilà, come sta il mio piccoletto preferito?» esclamò.

«Chiamami così un’altra volta e vedrai che la tua testa sarà un bersaglio perfetto per la mia mazza da baseball.» lo minacciò Finnick a voce bassa.

«Che ti prende, amico?»

«È da un bel po’ che non ti fai più vedere in giro, Nick.» proseguì il fennec «Mi stai facendo preoccupare.»

«Tu? Preoccupato per me? Sono commosso. Potrei perfino venire ad abbracciarti se solo mi dicessi dove sei.»

«Provaci e ti strappo via la faccia a morsi. Se non vuoi che ti ficchi la mia mazza lì dove non batte il sole, ti suggerisco di darci un taglio con queste scemenze!»

«Va bene, va bene! Che permaloso che sei.»

«Sto parlando sul serio, Nick. Si può sapere che accidenti ti è preso ultimamente? Stai ancora pensando a quella coniglietta che ti ha messo nei guai?»

Nick abbassò le orecchie e sgranò gli occhi nascosti dalle lenti scure dei suoi occhiali da sole.

«Come immaginavo. Il tuo silenzio è una risposta sufficiente.»

«Come fai a esserne così sicuro? Potrei benissimo pensare alla prossima truffa.» disse Nick.

«Se così fosse, avresti già sparato un’altra delle tue battute idiote.» puntualizzò Finnick «Senti, va’ al Distretto e parla con lei. Se non vuoi farlo, allora gridale tutto il tuo disprezzo. Insomma, inventati qualcosa sul momento se non vuoi continuare a tormentarti per questa faccenda, per l’amor di Dio!»

Nick sospirò.

«Perché dovrei farlo?» obiettò la volpe rossa «Dovrebbe essere lei a doversi scusare con me!»

«Devo proprio dirtelo, Nick. Mi stai deludendo.» affermò il fennec «Il Nick che conosco io non l’avrebbe piantata in asso senza averle prima dato la possibilità di spiegarsi.»

Nick rimase pietrificato nel sentire le parole di Finnick. Aveva ragione e lo sapeva benissimo: non avrebbe dovuto lasciarla sola in quel frangente.

C’era solo un altro piccolo problema da affrontare.

«Detesto dovertelo dire, Fin, ma io sono una volpe e ultimamente circola una brutta aria per i predatori in città.» obiettò Nick «Posso già ritenermi fortunato che nessun altro sappia che sono qui, perché sono più che sicuro che qualche simpaticone tra gli erbivori morirebbe dalla voglia di sbattermi come un tappeto, dal momento che sono sia una volpe disonesta che un predatore. Già, devo proprio ringraziare Carotina per questo! Pensi davvero che dovrei girovagare per l’intera città soltanto per addentrarmi nella fossa dei leoni e concederle un’altra occasione

Per un breve istante non ci fu una risposta.

«Accidenti a te, Nick.» disse Finnick «Sembri proprio una volpe che ha deciso di farsi trascinare all’altare!»

«… che cosa?!»

«Oh, sì. Quella coniglietta ti piace, non è vero?» lo incalzò il fennec.

«Non so proprio di cosa stai parlando.» replicò la volpe rossa rimandando al mittente qualsiasi insinuazione.

«Puoi negarlo finché ti pare, ma lei è la ragione per cui ultimamente sei così giù di morale. Non è forse così?»

«D’accordo, fermami pure se hai già sentito questa storia.» esordì Nick «Una coniglietta con la testa piena di sogni e ideali proveniente da un sobborgo agricolo popolato da coltivatori di carote arriva in città e convince tutti di essere una poliziotta, trascinando con sé una certa volpe acuta. La volpe in questione fa tutto il possibile per aiutarla a risolvere un caso particolarmente ostico, arrivando persino a prendere le sue difese contro quel brutto prepotente del suo capo, che voleva assolutamente vederla fallire, finché lei stessa ammette di credere in lui e gli suggerisce di entrare in polizia. Peccato che… ops, lei non lo credeva affatto. E quella proposta? Doppio ops, perché il dipartimento di polizia cittadino non avrebbe ammesso una volpe tra i propri ranghi. E per finire… triplo ops, la coniglietta fa capire chiaramente di essere spaventata dalla grande volpe cattiva, al punto che stava per prendere il repellente per volpi che portava alla cintura fin dal giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. I suoi pregiudizi sono emersi a galla, tutti i predatori soffrono per le sue dichiarazioni e la volpe se n’è andata in uno stato di forte agitazione mentale ed emotiva perché credeva ingenuamente che lei avesse visto qualcosa di più in lui.»

«Cavoli, Nick… sei proprio cotto di lei, anche se ancora non te ne rendi conto.» esclamò Finnick fra una risata e l’altra.

«Tutto quello che ci ho guadagnato è una sedia a sdraio nel bel mezzo del nulla, una casa diroccata dalla quale mi sono tenuto alla larga e nessuna voglia di andarmene in giro ad architettare chissà quale truffa. Dovrei davvero biasimare Carotina per questo?»

«Eccome.»

Per qualche strana ragione, Nick non riusciva a convincersi di aver detto davvero quelle cose.

«Senti, se la cosa ti fa sentire meglio, proverò a fare un salto in centrale.» disse dopo un sospiro rassegnato «Tuttavia, mi aspetto che tu venga a trovarmi in ospedale se qualche erbivoro fuori di testa volesse farmi a brandelli.»

«Non sperarci troppo. Al massimo verrò a raccattarti e ti ci accompagnerò. A proposito, a quante chiamate perse sei arrivato?» domandò il fennec dopo una breve pausa.

Nick digrignò i denti.

«Ventuno. Più altrettanti messaggi vocali.» ammise.

******

Il furgone di Finnick ci mise circa un’ora per arrivare a destinazione. Le due volpi non si erano dette una parola per tutto il viaggio che avevano dovuto percorrere su strade secondarie per evitare le proteste (Finnick aveva preferito definirle ‘rivolte’) contro i predatori. Una volta arrivati nel parcheggio di fronte alla centrale di polizia del Distretto Uno, Finnick spense la vettura e si rivolse a Nick.

«Se proprio vuoi andare fino in fondo, fallo ora.» gli disse.

«Perché sono qui, Fin?» replicò la volpe rossa mentre guardava in faccia il fennec.

«E lo chiedi a me?» replicò quest’ultimo «Non so che diavolo hai in mente, ma so che in quella tua testolina c’è spazio soltanto per quella coniglietta. Devi darci un taglio con questa storia. Perciò entra là dentro, chiedi dove si trova e parla con lei

Nick sbuffò e scosse per un attimo la testa prima di aprire la portiera e balzare fuori. Attraversò il parcheggio e raggiunse l’ingresso della centrale di polizia. C’erano ben pochi poliziotti in giro, poiché Nick aveva sentito in giro che l’intero dipartimento era stato costretto a sospendere dal servizio tutti gli agenti predatori in via precauzionale dopo che uno di essi – un leone di nome Delgato, se Nick ben ricordava – era regredito allo stato selvatico. Quelli rimasti erano tutti erbivori.

Nick entrò dall’ingresso principale e in breve si ritrovò nell’atrio della struttura. Sembrava che non fosse cambiato niente rispetto all’ultima volta in cui Nick era stato in centrale, ma c’era qualcosa che non andava.

Prima che potesse soffermarsi su questo, Nick si ricordò perché si trovasse lì e andò alla reception, aspettandosi di trovare un ghepardo con evidenti problemi di obesità. Al suo posto trovò una zebra dallo sguardo impassibile.

Aveva un aspetto vagamente familiare…

Il fantasma di quell’atto di bullismo che aveva condizionato pesantemente la sua vita si insinuò nella mente di Nick, facendogli quasi venire un attacco di panico.

Era lui. Faceva parte del gruppo di teppistelli che gli aveva messo una museruola quando era soltanto un cucciolo.

«Posso aiutarla, signore?» domandò l’agente. Nick osservò la targhetta (vi lesse il cognome Stripeford e questo confermò i suoi sospetti) e si prese un attimo di tempo per riprendersi psicologicamente. Nonostante si sentisse un po’ a disagio, riuscì ad abbozzare un sorriso amichevole prima di avanzare la sua richiesta.

«Oh, certo che può, agente!» disse la volpe rossa nella maniera più naturale possibile «Mi chiedevo se potessi parlare con l’agente Judy Hopps.»

La zebra abbassò lo sguardo su Nick e inarcò un sopracciglio.

«Judy Hopps non lavora più al dipartimento.» rispose «Ieri ha rassegnato le dimissioni.»

Il sorriso di Nick si spense.

Judy se n’era andata.

Subito dopo aver deglutito, Nick continuò.

«… dice sul serio?» chiese.

«Sì.» confermò l’agente Stripeford «Secondo quanto mi risulta, è andata a casa a preparare le valigie subito dopo essere uscita dall’incontro con il sindaco Bellwether e il capitano Bogo. Dev’essere tornata nella sua città natale.»

«Allora è così, dunque?» pensò Nick «L’agente Judy Hopps ha deciso di arrendersi e tornare a casa?»

Per un istante, Nick pensò di andarsene; invece, riprese a parlare.

«Se non è più un agente di polizia, allora potrebbe dirmi dove abita?» domandò «È molto importante.»

La zebra chiuse gli occhi e sbuffò contrariata. Subito dopo li riaprì e si rivolse a Nick.

«Mi dispiace, ma sarebbe una violazione delle norme sulla protezione dei dati personali.» si giustificò «Non posso fornire informazioni sul domicilio degli agenti in servizio, nemmeno di quelli che non sono più operativi.»

Nick lasciò cadere all’indietro le spalle e le orecchie in segno di rassegnazione.

«Ho capito.» sospirò «Grazie lo stesso.»

Nick si voltò per andarsene. La zebra lo vide fare pochi passi prima di riprendere il filo del discorso.

«L’ho già vista da qualche parte, per caso?» domandò.

Nick si fermò senza voltarsi, mentre la sua coda si irrigidiva.

«Io conosco tutti.» rispose tenendo lo sguardo fisso sulla porta «Passo gran parte del mio tempo in giro. Probabilmente mi ha visto mentre era di pattuglia. Buona giornata.»

Con quelle parole di commiato, Nick lasciò la centrale.

******

         «Accidenti. Ora che facciamo?» domandò Finnick.

«Che vuoi dire? Non c’è nient’altro che possa fare.» disse Nick «Se n’è andata. Ha deciso di fare ritorno fra i suoi simili a coltivare carote e mi ha lasciato qui a marcire. Dovrei dare retta al mio istinto e cercarla in lungo e in largo?»

«Allora hai deciso di arrenderti? Vuoi davvero gettare la spugna?»

«Cos’altro ti aspetti che faccia? Ho provato a rivolgermi ai suoi colleghi, ma ora che ha lasciato la polizia nessuno mi dirà dove abita.»

«C’è qualcun altro che potrebbe aiutarti.» concluse Finnick mentre faceva ripartire il furgone. Nick lo guardò perplesso, ma non appena ebbe capito cosa intendesse dire, le orecchie gli si appiattirono sulla testa e i suoi occhi si spalancarono.

«Non pensarci neanche, Fin.» ribadì categorico «Non se ne parla. L’ultima volta che sono stato lì sono riuscito a cavarmela per il rotto della cuffia e stavolta non ci sarà Carotina a salvarmi la pelliccia!»

«Mr. Big non può non sapere dove abita la coniglietta.» ribadì il fennec «Dopotutto, sua figlia Fru Fru ha fatto presto a diventare sua amica e Mr. Big saprebbe come aiutarti.»

«Forse non ne sei al corrente, ma è stata Carotina ad aver salvato la vita a Fru Fru.» sottolineò Nick «Mr. Big ha già ripagato il suo debito e io non ho alcuna intenzione di essergli debitore ancora una volta.»

«Conosci un metodo migliore per rintracciare quella coniglietta?!» sbottò il fennec «Sai, sarei più che felice di prenderti a calci qui e subito.»

Nick incrociò le braccia e lanciò un’occhiataccia a Finnick.

«Va bene.» esclamò «Ma se dovessi contrarre un altro debito, sarai tu a pagarlo.»

******

Il distretto di Tundratown era noto per le rigide temperature e la tenuta di Mr. Big non faceva certamente eccezione. I terreni attorno ad essa sembravano deserti, ma Nick sapeva che era molto meglio non dare troppo per scontato che non ci fosse nessuno. Avanzò con cautela fino all’ingresso. Prima che potesse suonare il campanello, la porta si spalancò e Nick fu trascinato dentro senza troppi complimenti da un enorme braccio ricoperto da una candida pelliccia. Un orso polare dallo sguardo torvo in tuta scura e con un cerotto appiccicato sul muso lo sollevò all’altezza degli occhi.

«Kevin!» lo salutò Nick «Come te la passi?»

«Che ci fai qui?» domandò l’orso con un palese accento russo, sebbene non fosse il più marcato che Nick avesse sentito.

«Devo parlare con il tuo capo.» disse la volpe.

Kevin ringhiò di rimando, poi trascinò Nick nella sala principale. Un altro orso polare ben più imponente era seduto alla scrivania. Nick sapeva che si trattava di Boris Koslov, un signore della malavita caduto in disgrazia che adesso lavorava al servizio di Mr. Big come guardia del corpo e sicario. Non sembrava affatto entusiasta di vedere Nick, ma l’attenzione della volpe fu attirata dalla minuscola poltrona sulla scrivania, dove si trovava il famigerato Mr. Big, un toporagno artico.

Sebbene fosse conosciuto come il capo indiscusso della mafia di Tundratown, il suo vero nome era Antonio Soricini. Aveva assunto il soprannome di Mr. Big dopo aver messo in riga tutti gli altri boss del distretto anni prima. Nick aveva persino lavorato per lui a un certo momento della sua vita, ma quel rapporto meramente professionale era naufragato. In effetti, è stato per merito di Judy se Nick era ancora vivo dopo il loro ultimo incontro.

Mr. Big tese un braccio e Nick si fece avanti per baciare delicatamente l’anello al dito del boss in segno di reverenza.

«Perché sei venuto qui, Nicky?» domandò l’anziano toporagno mantenendo un’espressione interlocutoria «Mi hai sempre evitato da quando ti ho aiutato nella ricerca di Otterton.»

«Mr. Big, signore…» iniziò Nick «Sono qui soltanto perché ho bisogno di sapere dove posso trovare Carot… voglio dire, l’agente Hopps.»

«Uhm…» Mr. Big inclinò la testa per la curiosità «Sei venuto a farmi visita soltanto per una questione che poteva essere risolta con una semplice telefonata?»

«Beh, ecco…» Nick si portò una mano dietro la testa per l’imbarazzo.

«Questa coniglietta significa molto per te.» concluse il vecchio toporagno con quella che non poteva in alcun modo essere scambiata per una domanda «Se è così posso dirti dove abita, ma non sono sicuro che si trovi ancora lì. Le mie fonti mi dicono che ha lasciato la polizia e che intende tornare a Bunnyburrow, dove è nata e cresciuta.»

Le orecchie di Nick gli caddero all’indietro.

«Ecco perché devo almeno provare a rintracciarla.» ammise «Avete mai saputo che ho lasciato qualcosa di irrisolto?»

«Le parole ‘peli di chiappe di puzzola’ ti suonano familiari?» domandò Mr. Big inarcando un sopracciglio. Nick sbiancò di terrore, mentre il vecchio toporagno si lasciò sfuggire una risatina «Rilassati, Nicky. Il passato è passato. Saresti dovuto venire da me molto prima, picciotto

Nick sospirò.

«Un giorno il tuo orgoglio ti porterà alla rovina, Nicky.» lo avvertì Mr. Big «Ti darò il suo indirizzo. Abita in un appartamento nella Tenuta del Pangolino nel distretto di Savanna Central. Se sei fortunato, dovresti raggiungerla prima che se ne vada.»

«Grazie mille, Mr. Big.» disse Nick «Vi sono debitore!»

Detto questo, la volpe si allontanò, mentre Mr. Big lo guardava lasciare la propria dimora.

******

La Tenuta del Pangolino sembrava un complesso residenziale come tanti altri nel distretto di Savanna Central, anche se sembrava alquanto fatiscente.

«Quella coniglietta vive davvero qui?» si domandò esterrefatto Finnick mentre parcheggiava il suo furgone «Preferisco rimanere fedele al mio stile di vita, grazie.»

Nick non disse una parola. Scese dal mezzo, salì i gradini ed entrò nell’atrio dell’edificio.

Un’anziana femmina di armadillo stava in piedi sulla porta di uno degli appartamenti in affitto.

«Posso aiutarvi?» domandò.

«Ecco… sto cercando Judy Hopps.» rispose Nick.

«Hopps?» L’anziana affittuaria aggrottò le sopracciglia con sospetto.

«Sì, sono un suo amico.»

«Un coniglio amico di una volpe. Non è di certo la cosa più strana che lei abbia fatto. Temo però che siate arrivato troppo tardi. Se n’è appena andata. È partita con le valigie in mano circa due ore fa.»

Nick lasciò cadere le orecchie all’indietro sconsolato. Le cose stavano davvero così.

«Questo dimostra che avevo ragione. Quella campagnola dalla coda a fiocco ha fatto ritorno a casa non appena il gioco si era fatto troppo duro per lei…» pensò la volpe tra sé e sé. Per un breve attimo fu colto da un impeto di rabbia che scomparve con la stessa velocità con cui era sopraggiunto.

«Ho capito. Beh… grazie comunque.» disse Nick poco prima di andarsene.

******

Era passata una settimana e Nick sembrava essersi stabilito in pianta stabile nel lotto di terreno in suo possesso. Era ritornato al medesimo stato melanconico che aveva prima di mettersi alla ricerca di Judy e non aveva più architettato alcuna truffa. Si era perfino rifiutato di passare una serata al bar in compagnia di Finnick.

I suoi pensieri furono interrotti dal suono del cellulare che vibrava nella sua tasca. La volpe lo tirò fuori e vide che il suo amico fennec lo stava chiamando.

«Ciao, Fin.» rispose Nick.

«Il tuo desiderio sta per avverarsi.» esclamò Finnick «La coniglietta è ritornata in città e ti sta cercando.»

«Non le avrai mica detto dove mi trovo, vero?»

«Per chi mi hai preso, amico? Puoi scommetterci che l’ho fatto! Sono tre dannati mesi che ti stai facendo venire il sangue amaro per lei e prima o poi dovrai pur trovare il fegato di affrontarla! Sta venendo da te proprio ora. Puoi farti trovare pronto oppure scappare di nuovo con la coda tra le zampe. A te la scelta!»

«Grazie tante.» sussurrò Nick a denti stretti.

«Stammi a sentire, Nick. Oggi può essere la volta buona per risolvere definitivamente la questione.» lo avvertì Finnick «Affrontala e vedrai che le cose potranno sistemarsi.»

Nick emise uno sbuffo dalle narici.

«E va bene, lo farò.» disse «Grazie per avermi avvertito e per il tuo consiglio.»

Nick riattaccò e rimise il cellulare in tasca. La sua zampa frugò nell’altra tasca e tirò fuori un altro oggetto.

Si trattava della penna con registratore incorporato a forma di carota che non aveva potuto restituire alla legittima proprietaria. Era soltanto riuscito a capire come farla funzionare. Cercò di immaginare che cosa avrebbe fatto quando l’avesse rivista. L’avrebbe nuovamente accolta a braccia aperte? Certo che no. Forse avrebbe dovuto chiederle scusa.

Continuò a spremersi le meningi per un’ora abbondante. Prima che se ne rendesse conto, avvertì il suono di un veicolo che parcheggiava. Nick tornò ad accomodarsi sulla sedia a sdraio, sapendo che era arrivato il momento.

Ne era abbastanza sicuro…

«Nick?» lo chiamò una voce femminile «Nick?»

La volpe si sentì pervasa da un breve impeto di rabbia, seguito dal rimorso.

«Oh, Nick.» Judy l’aveva notato dopo essersi sporta sul ponte. Iniziò a scendere la collina per raggiungerlo.

«Gli Ululatori Notturni non sono lupi! Sono fiori tossici!»

«Mi sta solo prendendo in giro…» pensò Nick «Mi ha appena ritrovato e la prima cosa che le viene in mente è come salvarsi il suo bel culetto? Chi crede che io sia?»

«Qualcuno ha preso di mira i predatori e li fa diventare selvaggi.»

Nick aveva sentito abbastanza. Si alzò dalla sedia a sdraio e lasciò gli occhiali da sole su un vaso lì vicino.

«Wow. Davvero interessante.» disse con indifferenza.

Nick andò sotto il ponte. Avrebbe dovuto essere arrabbiato con lei. Avrebbe dovuto provare ad aiutarla come aveva fatto durante la conferenza stampa, ma sentiva che non poteva fare altro che allontanarsi da lei.

Ancora una volta.

«Aspetta! Dai, aspetta!» esclamò Judy mentre tentava di raggiungerlo «Io so che non mi perdonerai mai… e non ti biasimo. Neanch’io mi perdonerei!»

Nick si arrestò e frugò nella tasca dei pantaloni in cui si trovava la penna a forma di carota.

«Non mostrare mai a nessuno il tuo lato debole. Non mostrare mai a nessuno il tuo lato debole. Non mostrare mai a nessuno il tuo lato debole.» si ripeteva ostinatamente dentro di sé.

«Sono stata spregevole… e irresponsabile… e meschina.» continuò Judy «Ma i predatori non devono soffrire per colpa mia. Devo rimediare ai miei errori, ma senza di te non posso farlo.»

La voce di Judy stava assumendo un tono decisamente angosciato. Nick rimase immobile, incerto sul da farsi.

«Questa coniglietta vuole solamente ritornare in polizia oppure sta cercando davvero di scusarsi con me? Mi sento come se fossi davanti a un bivio e ancora non riesco a capire se posso fidarmi di lei in questo momento.» pensò la volpe.

«E una volta finito, puoi tornare a odiarmi.» riprese Judy con voce tremante mentre iniziava a piangere «E… e a me sta bene, perché sono stata un’amica orribile e ti ho ferito… e tu… tu puoi andartene via sapendo di avere sempre avuto ragione. È vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»

Nick lasciò andare la presa sulla penna, mentre non poteva fare a meno di sentirla tirare su con il naso. Prese il dispositivo dalla tasca e premette il pulsante di avvio. Un suono gracchiante fu emesso dall’altoparlante, dopodiché si poterono riascoltare le ultime parole di Judy.

«È vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»

Nick premette nuovamente il pulsante, stavolta tenendo in alto la penna in modo che Judy la vedesse.

«È vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»

Nick si girò, sorridendole di rimando.

«Tranquilla, Carotina.» disse dolcemente «Te lo farò cancellare… fra quarantotto ore.»

 

 

 

 

 

Note dell’autore: Cari colleghi e colleghe di fandom, rieccomi a voi con un altro dei miei lavori di traduzione. Al contrario dei precedenti, questo è ambientato in un momento ben preciso all’interno del film, compreso tra la fatidica conferenza stampa in cui le incaute parole di Judy hanno fomentato le divisioni fra prede e predatori in città e la successiva riappacificazione fra la coniglietta e Nick in vista della resa dei conti con Bellwether.

Se siete arrivati fin qui, avrete senza dubbio capito che questa storia ha raccontato le azioni di Nick mentre Judy aveva fatto ritorno a Bunnyburrow dopo aver lasciato la polizia in preda ai sensi di colpa in modo del tutto plausibile. Secondo il mio modesto parere, naturalmente!

Come di consueto, vi lascio un paio di link in modo che possiate leggere la storia originale in inglese:

https://www.deviantart.com/giftheck/art/Zootopia-Time-To-Face-Up-One-Shot-719369473

https://archiveofourown.org/works/12971178

 

Direi che questo è quanto. Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione. A presto!  

   
 
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