IL
MOMENTO DELLA VERITÀ
Nick
Wilde era
sempre andato fiero della propria immagine, almeno in apparenza.
Indossava le
camicie più stravaganti che riuscisse a trovare e andava in giro con un
sorrisetto disarmante che lo faceva apparire di buon umore. I suoi
occhi color
smeraldo brillavano ogni volta che se ne veniva fuori con il suo ultimo
piano
per racimolare quattrini a danno degli sprovveduti.
In
verità, Nick era un tipo tutt’altro che orgoglioso. Per ben undici
settimane
non era stato in grado di portare a termine neanche la più
insignificante delle
truffe. Il suo socio Finnick si era più volte preoccupato per lui,
nonostante
avesse sempre detto di stare benone. Nell’ultimo mese la volpe non era
neppure
tornata nel suo appartamento, poiché preferiva trascorrere il suo tempo
nell’area portuale, dove aveva acquistato un lotto diversi anni prima.
C’era
stato un tempo in cui Nick aveva accarezzato l’idea di aprire un parco
a tema
riservato ai predatori in uno dei capannoni rimasti inutilizzati in
zona. Si
poteva benissimo supporre che i proventi delle truffe potessero
finanziare il
progetto, ma alla fine era caduto nel dimenticatoio. Più di un
acquirente aveva
avanzato delle offerte allettanti, ma Nick le aveva ostinatamente
rifiutate.
Ultimamente
i suoi pensieri erano rivolti a quanto era accaduto quasi tre mesi
addietro.
Aveva conosciuto una coniglietta di campagna appena entrata in polizia
che
inizialmente non considerava altro che una sempliciotta con manie di
grandezza.
Lei aveva fatto di tutto per dimostrare di valere molto più di quanto
lui
avesse pensato. Quel piccolo uragano con la coda a fiocco era entrato
nella sua
vita e l’aveva letteralmente stravolta… ma poi lei lo aveva ferito fin
nel
profondo, nonostante avesse preso le sue difese.
Le
parole che i due si erano scambiati risuonavano ossessivamente nella
testa di
Nick da settimane.
Sembra
che i predatori stiano tornando al loro stato selvatico.
Ho
solo esposto i fatti relativi al caso. Insomma, non si è mai visto un
coniglio
selvaggio.
Nick
era appoggiato allo schienale di una sedia a sdraio che aveva piazzato
sotto il
ponte che si trovava nei pressi del magazzino in cui il suo progetto
avrebbe
dovuto prendere forma. I suoi occhi erano nascosti da un paio di
occhiali da
sole, un’insulsa paccottiglia da bancarella che era in suo possesso da
tempo.
La sua bocca era contratta in una smorfia di disappunto.
«Figuriamoci.
Nessuno pensa davvero che io possa valere più di quanto sembri,
dopotutto.»
pensò la volpe tra sé e sé.
Nick
sentì un ronzio provenire da una tasca dei pantaloni e tirò fuori il
suo
cellulare. Mentre lo portava all’altezza degli occhi, si accorse che
Finnick lo
stava chiamando. Il display mostrava anche cinquantasette chiamate
perse che
Nick aveva deliberatamente ignorato.
La
volpe si portò il telefono all’orecchio e fece scorrere il dito sullo
schermo
per rispondere.
«Ehilà,
come sta il mio piccoletto preferito?» esclamò.
«Chiamami
così un’altra volta e vedrai che la tua testa sarà un bersaglio
perfetto per la
mia mazza da baseball.» lo minacciò Finnick a voce bassa.
«Che
ti prende, amico?»
«È
da un bel po’ che non ti fai più vedere in giro, Nick.» proseguì il
fennec
«Mi stai facendo preoccupare.»
«Tu?
Preoccupato per me? Sono commosso. Potrei perfino venire ad
abbracciarti se
solo mi dicessi dove sei.»
«Provaci
e ti strappo via la faccia a morsi. Se non vuoi che ti ficchi la mia
mazza lì
dove non batte il sole, ti suggerisco di darci un taglio con queste
scemenze!»
«Va
bene, va bene! Che permaloso che sei.»
«Sto
parlando sul serio, Nick. Si può sapere che accidenti ti è preso
ultimamente?
Stai ancora pensando a quella coniglietta che ti ha messo nei guai?»
Nick
abbassò le orecchie e sgranò gli occhi nascosti dalle lenti scure dei
suoi
occhiali da sole.
«Come
immaginavo. Il tuo silenzio è una risposta sufficiente.»
«Come
fai a esserne così sicuro? Potrei benissimo pensare alla prossima
truffa.»
disse Nick.
«Se
così fosse, avresti già sparato un’altra delle tue battute idiote.»
puntualizzò Finnick «Senti, va’ al Distretto e parla con lei. Se non
vuoi
farlo, allora gridale tutto il tuo disprezzo. Insomma, inventati qualcosa
sul momento se non vuoi continuare a tormentarti per questa faccenda,
per
l’amor di Dio!»
Nick
sospirò.
«Perché
dovrei farlo?» obiettò la volpe rossa «Dovrebbe essere lei a
doversi
scusare con me!»
«Devo
proprio dirtelo, Nick. Mi stai deludendo.» affermò il fennec «Il
Nick
che conosco io non l’avrebbe piantata in asso senza averle prima dato
la
possibilità di spiegarsi.»
Nick
rimase pietrificato nel sentire le parole di Finnick. Aveva ragione e
lo sapeva
benissimo: non avrebbe dovuto lasciarla sola in quel frangente.
C’era
solo un altro piccolo problema da affrontare.
«Detesto
dovertelo dire, Fin, ma io sono una volpe e ultimamente circola una
brutta aria
per i predatori in città.» obiettò Nick «Posso già ritenermi fortunato
che
nessun altro sappia che sono qui, perché sono più che sicuro che
qualche
simpaticone tra gli erbivori morirebbe dalla voglia di
sbattermi come un
tappeto, dal momento che sono sia una volpe disonesta che
un
predatore. Già, devo proprio ringraziare Carotina per questo! Pensi
davvero che
dovrei girovagare per l’intera città soltanto per addentrarmi nella
fossa dei
leoni e concederle un’altra occasione?»
Per
un breve istante non ci fu una risposta.
«Accidenti
a te, Nick.» disse Finnick «Sembri proprio una volpe che ha
deciso di
farsi trascinare all’altare!»
«…
che cosa?!»
«Oh,
sì. Quella coniglietta ti piace, non è vero?» lo incalzò il fennec.
«Non
so proprio di cosa stai parlando.» replicò la volpe rossa rimandando al
mittente qualsiasi insinuazione.
«Puoi
negarlo finché ti pare, ma lei è la ragione per cui ultimamente
sei così
giù di morale. Non è forse così?»
«D’accordo,
fermami pure se hai già sentito questa storia.» esordì Nick «Una
coniglietta
con la testa piena di sogni e ideali proveniente da un sobborgo
agricolo
popolato da coltivatori di carote arriva in città e convince tutti di
essere
una poliziotta, trascinando con sé una certa volpe acuta. La volpe in
questione
fa tutto il possibile per aiutarla a risolvere un caso particolarmente
ostico,
arrivando persino a prendere le sue difese contro quel brutto
prepotente del
suo capo, che voleva assolutamente vederla fallire, finché lei
stessa
ammette di credere in lui e gli suggerisce di entrare in polizia.
Peccato che…
ops, lei non lo credeva affatto. E quella proposta? Doppio ops, perché
il
dipartimento di polizia cittadino non avrebbe ammesso una volpe tra i
propri
ranghi. E per finire… triplo ops, la coniglietta fa capire chiaramente
di
essere spaventata dalla grande volpe cattiva, al punto che stava per
prendere
il repellente per volpi che portava alla cintura fin dal giorno in cui
si erano
incontrati per la prima volta. I suoi pregiudizi sono emersi a galla,
tutti i
predatori soffrono per le sue dichiarazioni e la volpe se n’è andata in
uno
stato di forte agitazione mentale ed emotiva perché credeva
ingenuamente che
lei avesse visto qualcosa di più in lui.»
«Cavoli,
Nick… sei proprio cotto di lei, anche se ancora non te ne rendi conto.»
esclamò Finnick fra una risata e l’altra.
«Tutto
quello che ci ho guadagnato è una sedia a sdraio nel bel mezzo del
nulla, una
casa diroccata dalla quale mi sono tenuto alla larga e nessuna voglia
di
andarmene in giro ad architettare chissà quale truffa. Dovrei davvero
biasimare
Carotina per questo?»
«Eccome.»
Per
qualche strana ragione, Nick non riusciva a convincersi di aver detto
davvero
quelle cose.
«Senti,
se la cosa ti fa sentire meglio, proverò a fare un salto in centrale.»
disse
dopo un sospiro rassegnato «Tuttavia, mi aspetto che tu venga a
trovarmi in
ospedale se qualche erbivoro fuori di testa volesse farmi a brandelli.»
«Non
sperarci troppo. Al massimo verrò a raccattarti e ti ci accompagnerò. A
proposito, a quante chiamate perse sei arrivato?» domandò il fennec
dopo
una breve pausa.
Nick
digrignò i denti.
«Ventuno.
Più altrettanti messaggi vocali.» ammise.
******
Il
furgone di Finnick ci mise circa un’ora per arrivare a destinazione. Le
due
volpi non si erano dette una parola per tutto il viaggio che avevano
dovuto
percorrere su strade secondarie per evitare le proteste (Finnick aveva
preferito definirle ‘rivolte’) contro i predatori. Una volta arrivati
nel
parcheggio di fronte alla centrale di polizia del Distretto Uno,
Finnick spense
la vettura e si rivolse a Nick.
«Se
proprio vuoi andare fino in fondo, fallo ora.» gli disse.
«Perché
sono qui, Fin?» replicò la volpe rossa mentre guardava in faccia il
fennec.
«E
lo chiedi a me?» replicò quest’ultimo «Non so che diavolo hai
in mente,
ma so che in quella tua testolina c’è spazio soltanto per quella
coniglietta.
Devi darci un taglio con questa storia. Perciò entra là dentro, chiedi
dove si
trova e parla con lei.»
Nick
sbuffò e scosse per un attimo la testa prima di aprire la portiera e
balzare
fuori. Attraversò il parcheggio e raggiunse l’ingresso della centrale
di
polizia. C’erano ben pochi poliziotti in giro, poiché Nick aveva
sentito in
giro che l’intero dipartimento era stato costretto a sospendere dal
servizio
tutti gli agenti predatori in via precauzionale dopo che uno di essi –
un leone
di nome Delgato, se Nick ben ricordava – era regredito allo stato
selvatico.
Quelli rimasti erano tutti erbivori.
Nick
entrò dall’ingresso principale e in breve si ritrovò nell’atrio della
struttura. Sembrava che non fosse cambiato niente rispetto all’ultima
volta in
cui Nick era stato in centrale, ma c’era qualcosa che non andava.
Prima
che potesse soffermarsi su questo, Nick si ricordò perché si trovasse
lì e andò
alla reception, aspettandosi di trovare un ghepardo con evidenti
problemi di
obesità. Al suo posto trovò una zebra dallo sguardo impassibile.
Aveva
un aspetto vagamente familiare…
Il
fantasma di quell’atto di bullismo che aveva condizionato pesantemente
la sua
vita si insinuò nella mente di Nick, facendogli quasi venire un attacco
di
panico.
Era
lui. Faceva parte del gruppo di teppistelli che gli aveva messo una
museruola
quando era soltanto un cucciolo.
«Posso
aiutarla, signore?» domandò l’agente. Nick osservò la targhetta (vi
lesse il
cognome Stripeford e questo confermò i suoi sospetti) e si prese un
attimo di
tempo per riprendersi psicologicamente. Nonostante si sentisse un po’ a
disagio, riuscì ad abbozzare un sorriso amichevole prima di avanzare la
sua richiesta.
«Oh,
certo che può, agente!» disse la volpe rossa nella maniera più naturale
possibile «Mi chiedevo se potessi parlare con l’agente Judy Hopps.»
La
zebra abbassò lo sguardo su Nick e inarcò un sopracciglio.
«Judy
Hopps non lavora più al dipartimento.» rispose «Ieri ha rassegnato le
dimissioni.»
Il
sorriso di Nick si spense.
Judy
se n’era andata.
Subito
dopo aver deglutito, Nick continuò.
«…
dice sul serio?» chiese.
«Sì.»
confermò l’agente Stripeford «Secondo quanto mi risulta, è andata a
casa a preparare
le valigie subito dopo essere uscita dall’incontro con il sindaco
Bellwether e
il capitano Bogo. Dev’essere tornata nella sua città natale.»
«Allora
è così, dunque?» pensò Nick «L’agente Judy Hopps ha deciso di
arrendersi
e tornare a casa?»
Per
un istante, Nick pensò di andarsene; invece, riprese a parlare.
«Se
non è più un agente di polizia, allora potrebbe dirmi dove abita?»
domandò «È
molto importante.»
La
zebra chiuse gli occhi e sbuffò contrariata. Subito dopo li riaprì e si
rivolse
a Nick.
«Mi
dispiace, ma sarebbe una violazione delle norme sulla protezione dei
dati
personali.» si giustificò «Non posso fornire informazioni sul domicilio
degli
agenti in servizio, nemmeno di quelli che non sono più operativi.»
Nick
lasciò cadere all’indietro le spalle e le orecchie in segno di
rassegnazione.
«Ho
capito.» sospirò «Grazie lo stesso.»
Nick
si voltò per andarsene. La zebra lo vide fare pochi passi prima di
riprendere
il filo del discorso.
«L’ho
già vista da qualche parte, per caso?» domandò.
Nick
si fermò senza voltarsi, mentre la sua coda si irrigidiva.
«Io
conosco tutti.» rispose tenendo lo sguardo fisso sulla porta «Passo
gran parte
del mio tempo in giro. Probabilmente mi ha visto mentre era di
pattuglia. Buona
giornata.»
Con
quelle parole di commiato, Nick lasciò la centrale.
******
«Accidenti.
Ora che
facciamo?» domandò Finnick.
«Che
vuoi dire? Non c’è nient’altro che possa fare.» disse Nick «Se n’è
andata. Ha
deciso di fare ritorno fra i suoi simili a coltivare carote e mi ha
lasciato
qui a marcire. Dovrei dare retta al mio istinto e cercarla in lungo e
in
largo?»
«Allora
hai deciso di arrenderti? Vuoi davvero gettare la spugna?»
«Cos’altro
ti aspetti che faccia? Ho provato a rivolgermi ai suoi colleghi, ma ora
che ha
lasciato la polizia nessuno mi dirà dove abita.»
«C’è
qualcun altro che potrebbe aiutarti.» concluse Finnick mentre faceva
ripartire
il furgone. Nick lo guardò perplesso, ma non appena ebbe capito cosa
intendesse
dire, le orecchie gli si appiattirono sulla testa e i suoi occhi si
spalancarono.
«Non
pensarci neanche, Fin.» ribadì categorico «Non se ne parla. L’ultima
volta che
sono stato lì sono riuscito a cavarmela per il rotto della cuffia e
stavolta
non ci sarà Carotina a salvarmi la pelliccia!»
«Mr.
Big non può non sapere dove abita la coniglietta.» ribadì il fennec
«Dopotutto,
sua figlia Fru Fru ha fatto presto a diventare sua amica e Mr. Big
saprebbe
come aiutarti.»
«Forse
non ne sei al corrente, ma è stata Carotina ad aver salvato la vita a
Fru Fru.»
sottolineò Nick «Mr. Big ha già ripagato il suo debito e io non ho
alcuna
intenzione di essergli debitore ancora una volta.»
«Conosci
un metodo migliore per rintracciare quella coniglietta?!» sbottò il
fennec «Sai,
sarei più che felice di prenderti a calci qui e subito.»
Nick
incrociò le braccia e lanciò un’occhiataccia a Finnick.
«Va
bene.» esclamò «Ma se dovessi contrarre un altro debito, sarai tu a
pagarlo.»
******
Il
distretto di Tundratown era noto per le rigide temperature e la tenuta
di Mr.
Big non faceva certamente eccezione. I terreni attorno ad essa
sembravano
deserti, ma Nick sapeva che era molto meglio non dare troppo per
scontato che
non ci fosse nessuno. Avanzò con cautela fino all’ingresso. Prima che
potesse
suonare il campanello, la porta si spalancò e Nick fu trascinato dentro
senza
troppi complimenti da un enorme braccio ricoperto da una candida
pelliccia. Un
orso polare dallo sguardo torvo in tuta scura e con un cerotto
appiccicato sul
muso lo sollevò all’altezza degli occhi.
«Kevin!»
lo salutò Nick «Come te la passi?»
«Che
ci fai qui?» domandò l’orso con un palese accento russo, sebbene non
fosse il
più marcato che Nick avesse sentito.
«Devo
parlare con il tuo capo.» disse la volpe.
Kevin
ringhiò di rimando, poi trascinò Nick nella sala principale. Un altro
orso
polare ben più imponente era seduto alla scrivania. Nick sapeva che si
trattava
di Boris Koslov, un signore della malavita caduto in disgrazia che
adesso
lavorava al servizio di Mr. Big come guardia del corpo e sicario. Non
sembrava
affatto entusiasta di vedere Nick, ma l’attenzione della volpe fu
attirata
dalla minuscola poltrona sulla scrivania, dove si trovava il famigerato
Mr.
Big, un toporagno artico.
Sebbene
fosse conosciuto come il capo indiscusso della mafia di Tundratown, il
suo vero
nome era Antonio Soricini. Aveva assunto il soprannome di Mr. Big dopo
aver
messo in riga tutti gli altri boss del distretto anni prima. Nick aveva
persino
lavorato per lui a un certo momento della sua vita, ma quel rapporto
meramente
professionale era naufragato. In effetti, è stato per merito di Judy se
Nick
era ancora vivo dopo il loro ultimo incontro.
Mr.
Big tese un braccio e Nick si fece avanti per baciare delicatamente
l’anello al
dito del boss in segno di reverenza.
«Perché
sei venuto qui, Nicky?» domandò l’anziano toporagno mantenendo
un’espressione
interlocutoria «Mi hai sempre evitato da quando ti ho aiutato nella
ricerca di
Otterton.»
«Mr.
Big, signore…» iniziò Nick «Sono qui soltanto perché ho bisogno di
sapere dove
posso trovare Carot… voglio dire, l’agente Hopps.»
«Uhm…»
Mr. Big inclinò la testa per la curiosità «Sei venuto a farmi visita
soltanto
per una questione che poteva essere risolta con una semplice
telefonata?»
«Beh,
ecco…» Nick si portò una mano dietro la testa per l’imbarazzo.
«Questa
coniglietta significa molto per te.» concluse il vecchio toporagno con
quella
che non poteva in alcun modo essere scambiata per una domanda «Se è
così posso
dirti dove abita, ma non sono sicuro che si trovi ancora lì. Le mie
fonti mi
dicono che ha lasciato la polizia e che intende tornare a Bunnyburrow,
dove è
nata e cresciuta.»
Le
orecchie di Nick gli caddero all’indietro.
«Ecco
perché devo almeno provare a rintracciarla.» ammise «Avete mai saputo
che ho
lasciato qualcosa di irrisolto?»
«Le
parole ‘peli di chiappe di puzzola’ ti suonano familiari?» domandò Mr.
Big
inarcando un sopracciglio. Nick sbiancò di terrore, mentre il vecchio
toporagno
si lasciò sfuggire una risatina «Rilassati, Nicky. Il passato è
passato.
Saresti dovuto venire da me molto prima, picciotto.»
Nick
sospirò.
«Un
giorno il tuo orgoglio ti porterà alla rovina, Nicky.» lo avvertì Mr.
Big «Ti
darò il suo indirizzo. Abita in un appartamento nella Tenuta del
Pangolino nel
distretto di Savanna Central. Se sei fortunato, dovresti raggiungerla
prima che
se ne vada.»
«Grazie
mille, Mr. Big.» disse Nick «Vi sono debitore!»
Detto
questo, la volpe si allontanò, mentre Mr. Big lo guardava lasciare la
propria
dimora.
******
La
Tenuta del Pangolino sembrava un complesso residenziale come tanti
altri nel
distretto di Savanna Central, anche se sembrava alquanto fatiscente.
«Quella
coniglietta vive davvero qui?» si domandò esterrefatto Finnick
mentre
parcheggiava il suo furgone «Preferisco rimanere fedele al mio stile di
vita,
grazie.»
Nick
non disse una parola. Scese dal mezzo, salì i gradini ed entrò
nell’atrio
dell’edificio.
Un’anziana
femmina di armadillo stava in piedi sulla porta di uno degli
appartamenti in
affitto.
«Posso
aiutarvi?» domandò.
«Ecco…
sto cercando Judy Hopps.» rispose Nick.
«Hopps?»
L’anziana affittuaria aggrottò le sopracciglia con sospetto.
«Sì,
sono un suo amico.»
«Un
coniglio amico di una volpe. Non è di certo la cosa più strana che lei
abbia
fatto. Temo però che siate arrivato troppo tardi. Se n’è appena andata.
È
partita con le valigie in mano circa due ore fa.»
Nick
lasciò cadere le orecchie all’indietro sconsolato. Le cose stavano
davvero
così.
«Questo
dimostra che avevo ragione. Quella campagnola dalla coda a fiocco ha
fatto
ritorno a casa non appena il gioco si era fatto troppo duro per lei…»
pensò
la volpe tra sé e sé. Per un breve attimo fu colto da un impeto di
rabbia che
scomparve con la stessa velocità con cui era sopraggiunto.
«Ho
capito. Beh… grazie comunque.» disse Nick poco prima di andarsene.
******
Era
passata una settimana e Nick sembrava essersi stabilito in pianta
stabile nel
lotto di terreno in suo possesso. Era ritornato al medesimo stato
melanconico
che aveva prima di mettersi alla ricerca di Judy e non aveva più
architettato
alcuna truffa. Si era perfino rifiutato di passare una serata al bar in
compagnia di Finnick.
I
suoi pensieri furono interrotti dal suono del cellulare che vibrava
nella sua
tasca. La volpe lo tirò fuori e vide che il suo amico fennec lo stava
chiamando.
«Ciao,
Fin.» rispose Nick.
«Il
tuo desiderio sta per avverarsi.» esclamò Finnick «La
coniglietta è
ritornata in città e ti sta cercando.»
«Non
le avrai mica detto dove mi trovo, vero?»
«Per
chi mi hai preso, amico? Puoi scommetterci che l’ho fatto! Sono tre
dannati
mesi che ti stai facendo venire il sangue amaro per lei e prima o poi
dovrai
pur trovare il fegato di affrontarla! Sta venendo da te proprio ora.
Puoi farti
trovare pronto oppure scappare di nuovo con la coda tra le zampe. A te
la
scelta!»
«Grazie
tante.» sussurrò Nick a denti stretti.
«Stammi
a sentire, Nick. Oggi può essere la volta buona per risolvere
definitivamente
la questione.» lo avvertì Finnick «Affrontala e vedrai che le
cose
potranno sistemarsi.»
Nick
emise uno sbuffo dalle narici.
«E
va bene, lo farò.» disse «Grazie per avermi avvertito e per il tuo
consiglio.»
Nick
riattaccò e rimise il cellulare in tasca. La sua zampa frugò nell’altra
tasca e
tirò fuori un altro oggetto.
Si
trattava della penna con registratore incorporato a forma di carota che
non
aveva potuto restituire alla legittima proprietaria. Era soltanto
riuscito a
capire come farla funzionare. Cercò di immaginare che cosa avrebbe
fatto quando
l’avesse rivista. L’avrebbe nuovamente accolta a braccia aperte? Certo
che no.
Forse avrebbe dovuto chiederle scusa.
Continuò
a spremersi le meningi per un’ora abbondante. Prima che se ne rendesse
conto,
avvertì il suono di un veicolo che parcheggiava. Nick tornò ad
accomodarsi
sulla sedia a sdraio, sapendo che era arrivato il momento.
Ne
era abbastanza sicuro…
«Nick?»
lo chiamò una voce femminile «Nick?»
La
volpe si sentì pervasa da un breve impeto di rabbia, seguito dal
rimorso.
«Oh,
Nick.» Judy l’aveva notato dopo essersi sporta sul ponte. Iniziò a
scendere la
collina per raggiungerlo.
«Gli
Ululatori Notturni non sono lupi! Sono fiori tossici!»
«Mi
sta solo prendendo in giro…» pensò Nick «Mi ha appena ritrovato
e la
prima cosa che le viene in mente è come salvarsi il suo bel culetto?
Chi crede
che io sia?»
«Qualcuno
ha preso di mira i predatori e li fa diventare selvaggi.»
Nick
aveva sentito abbastanza. Si alzò dalla sedia a sdraio e lasciò gli
occhiali da
sole su un vaso lì vicino.
«Wow.
Davvero interessante.» disse con indifferenza.
Nick
andò sotto il ponte. Avrebbe dovuto essere arrabbiato con lei. Avrebbe
dovuto
provare ad aiutarla come aveva fatto durante la conferenza stampa, ma
sentiva
che non poteva fare altro che allontanarsi da lei.
Ancora
una volta.
«Aspetta!
Dai, aspetta!» esclamò Judy mentre tentava di raggiungerlo «Io so che
non mi
perdonerai mai… e non ti biasimo. Neanch’io mi perdonerei!»
Nick
si arrestò e frugò nella tasca dei pantaloni in cui si trovava la penna
a forma
di carota.
«Non
mostrare mai a nessuno il tuo lato debole. Non mostrare mai a nessuno
il tuo
lato debole. Non mostrare mai a nessuno il tuo lato debole.» si
ripeteva
ostinatamente dentro di sé.
«Sono
stata spregevole… e irresponsabile… e meschina.» continuò Judy «Ma i
predatori
non devono soffrire per colpa mia. Devo rimediare ai miei errori, ma
senza di
te non posso farlo.»
La
voce di Judy stava assumendo un tono decisamente angosciato. Nick
rimase
immobile, incerto sul da farsi.
«Questa
coniglietta vuole solamente ritornare in polizia oppure sta cercando
davvero di
scusarsi con me? Mi sento come se fossi davanti a un bivio e ancora non
riesco
a capire se posso fidarmi di lei in questo momento.» pensò la volpe.
«E
una volta finito, puoi tornare a odiarmi.» riprese Judy con voce
tremante
mentre iniziava a piangere «E… e a me sta bene, perché sono stata
un’amica
orribile e ti ho ferito… e tu… tu puoi andartene via sapendo di avere
sempre
avuto ragione. È vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»
Nick
lasciò andare la presa sulla penna, mentre non poteva fare a meno di
sentirla
tirare su con il naso. Prese il dispositivo dalla tasca e premette il
pulsante
di avvio. Un suono gracchiante fu emesso dall’altoparlante, dopodiché
si
poterono riascoltare le ultime parole di Judy.
«È
vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»
Nick
premette nuovamente il pulsante, stavolta tenendo in alto la penna in
modo che
Judy la vedesse.
«È
vero, sono soltanto una coniglietta ottusa!»
Nick
si girò, sorridendole di rimando.
«Tranquilla,
Carotina.» disse dolcemente «Te lo farò cancellare… fra quarantotto
ore.»
Note dell’autore: Cari colleghi e colleghe
di fandom,
rieccomi a voi con un altro dei miei lavori di traduzione. Al contrario
dei
precedenti, questo è ambientato in un momento ben preciso all’interno
del film,
compreso tra la fatidica conferenza stampa in cui le incaute parole di
Judy
hanno fomentato le divisioni fra prede e predatori in città e la
successiva
riappacificazione fra la coniglietta e Nick in vista della resa dei
conti con
Bellwether.
Se siete arrivati fin
qui, avrete
senza dubbio capito che questa storia ha raccontato le azioni di Nick
mentre
Judy aveva fatto ritorno a Bunnyburrow dopo aver lasciato la polizia in
preda
ai sensi di colpa in modo del tutto plausibile. Secondo il mio modesto
parere,
naturalmente!
Come di consueto, vi
lascio un paio
di link in modo che possiate leggere la storia originale in inglese:
https://www.deviantart.com/giftheck/art/Zootopia-Time-To-Face-Up-One-Shot-719369473
https://archiveofourown.org/works/12971178
Direi che questo è
quanto. Vi
ringrazio per la vostra cortese attenzione. A presto!