All’oscuro
di quello che accade nel
nascondiglio del Professore e tantomeno dei piani della polizia, la
Banda
continua a lavorare ininterrottamente.
In
fonderia, i saldatori sono esausti e
Bogotà esige da loro più del massimo.
“Non
ti pare che debbano riposare? Almeno un
paio di orette, tra poco li vedremo stesi a terra”
– sostiene Denver all’amico.
“Bisogna
uscire il prima possibile da qui. Un
po' di sforzo in più ora, per la sicurezza della
libertà” – commenta l’omone,
asciugandosi
la fronte sudata con il dorso della mano.
“Sono
d’accordo con te, anche perché ogni
minuto in più qui è un rischio per tutti.
Però..”
“Però nulla Denver! Io voglio uscire, voglio
tornare alla mia vita”
A
quel punto il sorrisetto malizioso del ragazzo
e la sua solita e buffa risata, spiazza Bogotà –
“Che hai da ridere adesso?”
“Ammetti
che non vedi l’ora di rivedere
Nairobi e di…” – a quel punto si
zittisce perché è l’uomo a farlo
dandogli una
sberla dietro la nuca.
“Piantala
di fare queste battute! E’ normale
che voglia stare con lei, ma non come credi tu”
“Ah
si certo! A chi la vuoi dare a bere? Ma
ti capisco, sappilo!”
“E’
da quando siamo al monastero che mi
prendi in giro, scemo!!” – nascondendo
l’imbarazzo, Bogotà chiude il discorso –
“Adesso torniamo a lavorare! Meno
chiacchiere…”
Eppure
in quel momento, un flash è piombato
nella mente dell’uomo.
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FLASHBACK
E’
pomeriggio e Nairobi, seduta in giardino e
sfoglia alcuni appunti presi durante le lezioni di Sergio,
approfittando anche
del sole caldo e piacevole che le illumina il viso.
Indossa
un giacchettino rosa confetto e una
maglietta nera aderente con una scollatura che ovviamente non
può non essere
notata, soprattutto dai maschietti.
O
meglio, da Bogotà!
Ed
è proprio lui che, qualche metro lontano,
la osserva non togliendole gli occhi di dosso. Fuma il suo sigaro e
contiene il
nodo allo stomaco che avverte ogni volta che ha Nairobi vicino.
Gli
basta vederla accavallare la gamba, così
sinuosamente, o sistemarsi i capelli, per cadere preda
dell’estasi.
Una
volta gli passò accanto, con passo
felino, ancheggiando i fianchi, e lui si sentì morire
dentro.
Ormai
svegliarsi al mattino sapendo di
poterla vedere, sempre più bella, è la gioia
della giornata.
Si
limitava tante volte a guardarla
immaginando come sarebbe accarezzarla, o baciarle il collo. Una notte
sognò
anche di fare l’amore con lei.
E
proprio in quei minuti, mentre Nairobi è
alle prese con la sua solitudine, Bogotà ricorda frammenti
di quello strano
sogno.
Arrossisce
al solo pensiero e scuote il capo,
come a voler rimuovere idee che sembrano fin troppo spinte nei
confronti di una
donna che, in fondo, non conosce e che vive solo durante le lezioni del
Professore.
Sospira
profondamente, tornando ad inalare il
fumo del suo sigaro.
In
quel preciso istante, qualcuno lo raggiunge
per fargli compagnia.
O
forse non proprio per fargli compagnia. Piuttosto
per prenderlo in giro.
“A
furia di guardarla, la consumerai sai?”
“Come?”
– l’omone grande e grosso riconosce
la voce di Denver e voltandosi verso di lui, si mostra alquanto confuso
da tali
parole.
“Non
vorrai farmi credere che eri immerso nei
tuoi pensieri? Perché se è così io
quei tuoi pensieri li ho ascoltati
chiaramente e non erano molto puliti… e per di
più avevano a che fare con la
moretta laggiù” – il giovane punzecchia
il compagno di squadra perché è fin
troppo evidente che questo ha una cotta folle per Nairobi.
“Che
cazzo dici? Hai fumato erba, per caso?”
– imbarazzato, Bogotà cerca di contenere la
vergogna, dando uno scappellotto
affettuoso al giovane che vista l’età potrebbe
essere suo figlio.
“Dai,
ammettilo una buona volta che Nairobi
ha fatto perdere la testa anche a te e ti
piacerebbe…” – il gesto esplicativo
di Denver che si
sostituisce alle
parole, fa ridere l’adulto che
a quel
punto non può che dirgli – “Che idiota
che sei! E’ così che definisci le notti
con la tua Stoccolma? Con quel gesto?”
“No,
ovviamente. La mia Monica ed io ci
amiamo. Lei lo chiama “fare l’amore”.
Sono anni che non facciamo più sesso” –
spiega, nostalgico di momenti di intensa passione.
“E
non è la stessa cosa di “fare
l’amore”?” –
domanda Bogotà, mentre tenta di distogliere lo sguardo da
Nairobi, ancora fissa
al suo posto.
“Bo,
chiedilo a lei. Le donne fanno sempre le
romantiche. Però…sei furbo, sai?”
“Che
vuoi dire?”
“Hai
volutamente cambiato discorso,
spostandolo su di me e le mie scopate. Io piuttosto vorrei che anche tu
avessi
di questi momenti. Da quanto tempo non stai con una donna? Dai, a me
puoi
dirlo. Ormai ci conosciamo”
Bogotà
sospira profondamente, rassegnandosi
alla curiosità dell’amico. Però ripensa
alle sue ultime parole: Nairobi ha
fatto perdere la testa ANCHE a te.
“Chi
altro si è infatuato di Nairobi?” –
domanda, mostrandosi fin troppo interessato.
L’espressione
di Denver è palesemente
soddisfatta di tale quesito – “Ahhhh vedi che
è come dico io? Ti piace, ti
piace, ti piace” – ridacchiando, gli dà
una pacca sulla spalla e aggiunge – “Guarda
che lei ha il suo fascino gitano. Quando il Professore ci
portò nella casa di Toledo,
anche Berlino fece apprezzamenti su di lei”
Berlino?!
Il maschilista che durante la rapina quasi la
soffocò?
“Perché
questo non mi stupisce? Lui ha avuto
ben cinque mogli non è affatto indifferente alle belle
donne” – puntualizza poi
Bogotà, ricordando le storie del defunto amico.
L’uomo
torna, così, a guardare Nairobi e in
quel momento lei si libera del giacchetto.
La
sua pelle olivastra sembra luccicare sotto
i raggi del sole.
“Caspita”
– commenta, stavolta ad alta voce,
riferendosi a quanto ciò che ha visto lo ha eccitato.
“Fossi
in te mi butterei! Domani è il
compleanno di Monica. Dille qualcosa di carino, provaci
insomma”
“Hai
visto quanto è dura parlarle? Ha un muro
invalicabile davanti a se”
“E’
che è innamorata dell’uomo sbagliato,
tutto qua” – dice Denver.
“Già”
– commenta amareggiato Bogotà.
Il
figlio di Mosca però pensa di agire da
Cupido e in quel momento decide di intervenire a modo suo.
“Hey
Nairo, puoi venire un attimo” – la chiama
a gran voce.
“Che
cazzo fai?” – gli sussurra l’altro,
afferrandogli un braccio.
“Tranquillo,
fidati”
La
donna, si volta e riconosce la voce dell’amico.
Alzando gli occhi al cielo, li raggiunge, già consapevole di
qualche battuta da
parte dei due.
“Che
succede? Qualcosa non va?”
“Vorrei
chiederti se ti va di mettere su un po'
di musica. Così da ballare, che dici?”
“EH?”
– esclamano in coro Nairobi e Bogotà.
E
in quel momento i loro sguardi si
incrociano e una strana vibrazione viene percepita da entrambi.
Però
la donna sorvola, dando l’ok al ragazzo,
seppure spiazzata da una richiesta tanto assurda.
“Dovremmo
chiedere al professore, questo è un
monastero. Non uno stadio o una discoteca, Denver”
“Ah
certo! Vado io, allora. Voi aspettate qui”
Con
quella scusa, fila via.
“Io
torno a sedermi lì” – dice Nairobi.
Nota
come Bogotà sia rimasto impassibile e per
di più in un muto silenzio.
“Vuoi
venire anche tu?” – chiede lei,
scioccando totalmente l’omone grosso che annuisce.
Quello
è il primo se non l’unico momento che
i due vivono uno di fianco all’altro.
In
fondo a Bogotà bastava solo quello: starle
accanto ed ammirarla.
Sì,
gli bastava quello…per ora!
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FINE FLASHBACK
Ripensare
a quel momento, deconcentra Bogotà
dal suo lavoro tanto da prendere una decisione.
“Ragazzi,
Denver ha ragione, prendiamoci
qualche minuto di pausa”
Tra
la gioia dei chicos de oro, e lo stupore
del figlio di Mosca, Bogotà si siede sul pavimento,
invitando il compagno di
Banda a fare lo stesso.
“Sai
che ho ripensato al pomeriggio della
musica al monastero?” – dice l’adulto al
ragazzo.
La
risata di Denver è chiaro segno che gli è
rimasto impresso nella mente quel giorno.
“Sì,
ammetti che grazie a me ti sei
avvicinato a lei” -
si autoelogia,
scherzosamente.
“Già,
sei un vero amico! Potrei dire quasi un
figlio”
“E tu sei il padre che mi è mancato in questi due
anni. Grazie di esserci
sempre” – lo scherzo cede il passo ad una forte
emozione e a un legame ormai
diventato essenziale per entrambi.
Dopo
un tenero abbraccio, i due si godono un
bel panino, pronti a tornare a sgobbare, pronti a riprendere in mano la
situazione e sistemarsi per la fuga dalla Banca, pronti a riabbracciare
i loro
cari: Cincinnati per Denver, e Nairobi per Bogotà.
E’ davvero certo, Bogotà, che una volta fuori può riabbracciare con certezza assoluta la sua amata?