Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Redferne    24/02/2021    4 recensioni
Tre fratelli.
E una tecnica segreta che rappresenta la summa, lo stadio ultimo di una disciplina millenaria dall'incomparabile potere distruttivo.
Ed il modo in cui essa coinvolgerà le loro vite, ed i loro rispettivi destini.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kenshiro, Raul, Ryuken, Toki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Fratelli! Fratelli miei! Non avete sentito la notizia? E' accaduta una cosa terribile!!”

L'allievo era in piedi, sulla soglia d'ingresso della sala dove si trovavano i suoi compagni di addestramento più anziani.

Ma questi ultimi due, seduti al centro del locale uno di fianco all'altro e a gambe incrociate, non stavano facendo una sola piega. Stavano mantenendo il massimo atteggiamento impassibile ed imperturbabile di cui potessero disporre.

Tutto il contrario di colui che aveva appena parlato. Anzi, gridato. Che continuava a muoversi forsennatamente avanti e indietro e a gesticolare come un matto, e talvolta afferrandosi i lunghi capelli tirati all'indietro con entrambe le mani per poi mettersi a strattonarli vigorosamente e con forza.

Sembrava volesse addirittuta strapparseli a manciate dal cranio.

“Allora?!” Ribadì loro, con tono furibondo. “Mi volete rispondere? Vi decidete a rispondermi o no, una buona volta? Kensh...”

Si bloccò di colpo, prima di terminare il nome.

Pareva che gli facesse persino schifo o ribrezzo anche il solo pronunciarlo. Anche il solo doverne essere costretto.

“Q – quel...quel pusillanime buono a nulla é stato nominato successore della nostra scuola! E'...é stato nominato successore al posto nostr...”

“Al posto nostro?!” Lo interruppe la figura di sinistra, che dal punto di vista fisico era decisamente il più grande, con un lieve ghigno appena pronunciato. “Stavi davvero per dire questo? Allora credo proprio che tu sia incappato in un madornale equivoco, fratello. Credi forse che il titolo di successore si possa dividere, forse? O che lo si possa utilizzare in comune? Qui non siamo in una cooperativa o in un consorzio, nel caso tu non te ne sia ancora accorto.”

L'allievo si ritrasse impaurito, come inibito da quell'improvviso intervento. Anche se il tono di voce era stato chiaramente ironico.

“M – ma....ma...” balbettò convulsamente.

“E comunque é inutile che continui” gli disse la figura di destra, quella vicino al gigante. “Ciò che dici lo sappiamo già. Ne siamo ben al corrente, Jagger.”

“Coosa?” Fece allibito quest'ultimo. “C – che...che cosa hai detto, Toki? Che cos'é che hai appena dettoo?!”

“Allora...allora lo sapete!!” Continuò. “Allora lo sapevate già! E avete intenzione di rimanere qui a far niente e a far finta di niente, come se nulla fosse?!”

“Mi meraviglio di voi!!” Annunciò.

“E mi meraviglio soprattutto di te, Raoul!!” Disse, puntando il dito contro il diretto interessato. “Sei...sei tu il più forte!!” Dichiarò. “Sei sempre stato tu il più forte, e questo lo sanno tutti! E sfido chiunque a sostenere il contrario! E pur sapendo ciò...vuoi fargliela passare liscia? Vuoi davvero fargliela passare liscia, a quell'incapace?!”

“Eppure...eppure lo sapete!!” Spiegò. “Lo sapete benissimo, quel che accadrà! Siete anche voi a conoscenza di quel che succederà ora!!”

Raoul e Toki non replicarono.

“Le regole della Divina Scuola di Hokuto parlano fin troppo chiaro!!” continuò il loro fratello minore. “Quel bastardo sarà l'unico che verrà legittimato ad impiegare la tecnica dell' Orsa Maggiore, e l'unico a poterla utilizzare! Mentre a noi tre, che siamo ben più forti ed esperti di lui...ci verrà proibito di usarla! Lo sapete meglio di me cosa prevede la tradizione a tal riguardo! Dovremo sigillare i nostri pugni, e se ci rifiuteremo di obbedire ci toccherà la stessa sorte di quelli che si sono ribellati prima di noi! Ci distruggeranno le mani o ci cancelleranno la memoria per impedirci di usare l'arte!!”

I suoi due compagni si ostinarono a rimanere rintanati dietro alla loro coltre di mutismo. Un atteggiamento che mandò Jagger letteralmente fuori di sé e dalle grazie di Dio.

“D – dannazione!!” Imprecò.

Strinse il pugno destro e mollò un colpo con l'avambraccio contro la metà più vicina del colossale portone d'entrata, facendolo schiantare su di esso.

Lo divelse completamente. Ed il suono della tremenda botta rimbombò per tutto quanto il locale.

“Maledizione!!” Imprecò ancora. “Non lo sopporto questo vostro silenzio! Non lo sopporto il vostro silenzio, fratelli! Non lo sopporto propriooo!!”

“Come potete accettare tutto questo, fratelli miei?” Chiese. “Giuro che non vi riconosco più! Siete diventati forse dei vigliacchi?!”

“Beh...allora andate al diavolo!!” Urlò. “Andatevene pure all'inferno, tutti e due! Se non avete intenzione di sistemare le cose, allora...allora vorrà dire che lo farò io, mi avete sentito? Se a voi sta bene una cosa simile, siete padronissimi di farlo! Ma io...io non lascerò che uno più piccolo e debole di me possa decidere di me! Non lascerò che quel pezzo di merda sigilli i miei pugni e la mia tecnica, capito? Non prendo ordini e non mi faccio comandare da nessuno, tanto meno da lui! Mai e poi mai! Lo dsitruggerò con le mie stesse mani, così dimostrerò coi fatti che non vale nulla! E poi restituirò il titolo di successore a chi se lo merita! Me lo guadagnerò sul campo!!”

Guadagnò l'uscita. Ma trovò il tempo di voltarsi ancora una volta.

Un'ultima volta.

“N – non...non é ancora finita, mi avete sentito?” Li avvertì. “Non é ancora finita!!”

E corse fuori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raoul e Toki erano rimasti soli. E per un po' seguitarono a non dir nulla.

Sembrava non sapessero bene che dire, o cosa fare.

In realtà, lo sapevano benissimo. Sapevano da tempo che quel giorno sarebbe arrivato, con tutte le sue ovvie conseguenze.

Solo che davano l'impressione di avere paura.

Si, paura. Di muoversi o di aprire soltanto bocca. Perché erano consci che chi lo avrebbe fatto avrebbe dato inizio a un qualcosa di inesorabile e di impossibile da fermare.

Era un processo atteso da tempo. Ed inevitabile, come già detto. Ma restava solo da stabilire chi doveva decretare l'inizio. E quindi...prendersi la responsabilità di tale scelta e decisione. Perché é questo quel che fa di un uomo e basta un VERO uomo.

La responsabilità.

Ogni gesto, ogni parola, ogni movimento...comporta degli effetti. Pertanto non va eseguito a caso o con leggerezza.

Nella vita, e nel mondo...tutto ha un peso.

Qui si stava per decidere il fato. Di alcune persone, e di rimando di moltissime altre.

Qualcuno doveva pur farlo. Ma nessuno dei due voleva assumersene l'onere.

Nessuno dei due voleva prendersi la colpa.

Nessuno dei due voleva diventare il principio di tutto.

Alla fine, fu Raoul a muoversi per primo.

Fu una cosa più che naturale, per lui. La più ovvia, per uno così.

Non era mai stato un tipo riflessivo e pacato, per indole.

Era votato all'azione e alla reazione.

L'attesa, lo stare ad aspettare...non facevano per lui. Non avevano mai fatto per lui.

Del resto...per ciò che aveva in mente di fare, e per metterlo in pratica...ne sarebbe dovuta morire, di gente.

Ne sarebbero dovuti morire in tanti. Tantissimi. E per opera sua.

Tanto valeva prendersene la reponsabilità da subito, senza nascondersi. E senza mettersi a far finta di nulla, come gli ipocriti. O i politici.

La responsabilità. E' questo, ciò che fa di un uomo un capo.

E lui avrebbe dovuto instaurare un regno. Non certo un governo.

Un regno che sarebbe durato mille anni, com minimo. E forse anche di più.

Liberò e mosse una gamba, sciogliendola dalla posizione in cui era imbrigliata. Poi, poggiandola a terra, la usò come perno per issarsi in piedi.

“No” disse. “Jagger si illude. E si sopravvaluta eccessivamente. Per quanto si sforzi, non riuscirà mai a battere Kenshiro. La differenza tra loro due é fin troppo marcata. Ed evidente.”

Toki lo osservava. Sapeva bene che l'intervento non era ancora finito. E che a quelle parole ne sarebbero seguite altre.

Purtroppo.

“Ma...” aggiunse subito dopo il colosso,“...di questi tempi, e per come stanno messe le cose...nemmeno Kenshiro potrà battere Jagger.”

“Lo sconfiggerà, questo é certo” precisò. “Jagger non ha alcuna speranza. Ma quando si tratterà di infliggergli il colpo di grazia...nostro fratello minore esiterà. Perché gli vuole ancora bene, in fondo. E continua a nutrire affetto nei suoi confronti, anche se chi ha di fronte lo odia con tutte le sue forze e lo vorrebbe vedere morto. E non esiterebbe ad ammazzarlo con le sue stesse mani, se solo potesse.”

“Kenshiro é fatto così” sentenziò. “E non ci si può fare nulla. E' abile e ben preparato, questo é sicuro. Ma ha un atteggiamento fin troppo compassionevole, ed il suo stile é troppo morbido. Ha lo sguardo troppo limpido, per poter essere il successore.”

“Anche con te non c'é niente da fare” gli disse Toki. “Continui a non ritenerlo all'altezza, dunque.” “Eppure...” continuò, dopo una brevem brevissima pausa che sembrava studiata e piazzata ad arte. “Eppure Ken ha fatto di tutto. E sta facendo di tutto, pur di convincerti dell'esatto contrario. E sappi che lo sta facendo soprattutto per te. E' per te che sta diventando ogni giorno più forte, nel caso tu non lo abbia notato.”

“Ah, si?” Gli fece Raoul. “Beh...allora ti rispondo che é perfettamente inutile. Deve sporcarsi un po', se vuole arrivare alla mia altezza e cominciare ad impensierirmi. E' ancora immaturo. E' ancora troppo ingenuo e sensibile, e ha troppa fiducia nei suoi simili. Nutre ancora troppa fiducia, nelle persone. Il suo sguardo deve diventare torbido, segnato dalla violenza esattamente come il mio. Solo così potrà reggere ciò che lo aspetta. Solo così potrà diventare il degno erede di Hokuto. Il vero, autentico e legittimo successore non deve avere paura di lordarsi le mani. Non deve temere di immergersi in un mare di sangue, se occorre!!”

“Nostro padre ha sbagliato” disse. “Ha sbagliato, nella scelta della succesione.”

“Tu dici?” Gli domandò Toki.

“Certamente” gli replicò lui, voltandosi nella sua direzione. “Così facendo...ha decretato la fine di tutto. E' la fine della Divina Scuola di Hokuto, fratello! E' la fine di tutto quanto, e di come lo conoscevamo! E' la fine del nostro mondo!!”

Si diresse verso l'uscita a sua volta.

Toki alzò lo sguardo.

“Raoul...dove stai andando?” gli domando. Anche se aveva un estremo timore di voler conoscere la risposta.

Più che altro timore di saperla già, e fin troppo bene.

“Mph. Secondo te?” Gli domando a sua volta suo fratello.

“Vuoi andare anche tu a domandare a nostro padre il perché della sua decisione, forse?”

“Affatto, Toki. Assolutamente. Nel modo più categorico. Lui non é tenuto a fornirmi i motivi della sua scelta. Così come io non ho alcun bisogno che da parte sua mi fornisca delle giustificazioni. La Divina Scuola di Hokuto ha la sua strada, da dover seguire. E nostro padre Ryuken, in quanto custode dell'arte...ha anche lui la sua strada, da dover seguire. Ed in quanto a me...io seguo, devo seguire la mia. E ti informo che quelle due strade, la mia e la sua, ormai sono divergenti. Da tempo la mia strada procede su di una direzione differente. Ma ti posso assicurare sin da ora che la mia va ed andrà fino in fondo, a differenza della sua e di quella di Hokuto.”

“La Sacra Scuola del Pugno della Stella del Nord non ha alcun futuro” sentenziò, lapidario. “Non ha più alcun futuro!!”

E si incamminò.

“Aspetta” lo chiamò suo fratello minore.

Raoul si arrestò.

“Mh?” disse, quasi incuriosito mentre lo guardava di sbieco, voltando appena il voluminoso collo all'indietro. “Vuoi ancora aggiungere qualcosa? Hai ancora qualcosa da volermi dire, prima che io me ne vada?”

“Io...”

Toki sembrò tentennare, anche solo per un istante.

“...Si.” gli rivelò. “Ti ricordi quello che ci siamo promessi io e te, Raoul? Quello che ci siamo detti da piccoli, tantissimo tempo fa?”

“Certo che me lo ricordo, fratello. La mia memoria é ancora buona, che io sappia.”

“Dunque...te lo ricordi. Lo rimembri ancora.”

“Mph. Naturale. Visto che fui io stesso, a dirtelo.”

“E allora ripetilo” lo esortò suo fratello.

“...Devo proprio, Toki? Mi pare che tu riesca a riportarlo alla mente benissimo senza alcun bisogno del mio aiuto.”

“...Non ti fa piacere ricordarlo, forse?”

“In verità non mi fa né caldo, né freddo.”

“E allora dillo, forza. Qui. Adesso. Proprio davanti a me, se hai il coraggio.”

“Sicuro che ce l'ho, il coraggio. Posso ridirtelo per filo e per segno. Come se fosse ieri. Ti dissi che se avessi preso la strada sbagliata, o se tu ti fossi reso conto che avrei iniziato ad incamminarmi dove non dovevo...tu avresti dovuto intervenire per fermarmi. Anche con la forza, se necessario. Anche uccidendomi, se io ti avessi costretto a farlo.”

“Già. Ti ricordi anche questo, a quanto pare. Anche ad ucciderti, se vi fossi stato costretto.”

“Piuttosto...levami una curiosità. Perché stai tirando in ballo questo discorso proprio ora? Trovi forse che io stia percorrendo una cattiva strada, forse? Davvero pensi questo?”

“Davvero lo pensi?” Gli richiese Raoul.

“...Ecco. Tu lo hai detto, fratello. Tu stesso. Non io.”

“In tutta sincerità, Toki...io non ritengo affatto di stare per prendere la strada sbagliata. Ma se tu la pensi così, e ritieni che sia davvero tale...sentiti libero di provare a fermarmi. Sentiti libero di farlo come e quando vuoi. Vieni pure ad affrontarmi come e quando ti pare.”

“Allora...dovremo farlo per forza, Raoul?” Gli domandò. “Davvero? Davvero siamo giunti a questo? Non vi é proprio altra soluzione?”

“No” dichiarò suo fratello maggiore. “Non vi é proprio altro modo. Nessun altro modo, direi.”

“E' quel che accadrà se deciderai di ostacolarmi” continuò. “In qualunque modo tu decida di farlo. A meno che...”

“...A meno che?”

“A meno che tu non decida di stare dalla mia parte, e di percorrere il mio stesso sentiero. Con me, Toki. Al mio fianco.”

Si girò verso di lui. E gli tese la mano.

“Vieni con me, Toki.”

Quest'ultimo rimase immobile dov'era.

“...Credi davvero che io possa farlo? Che io possa accettare un simile proposta, da parte tua?”

Raoul ritrasse il braccio. E non si dimostrò affatto sorpreso, da quel rifiuto.

“Mph. In effetti no. Non mi aspettavo niente di diverso, da te. E niente di meno. Sapevo che non avresti accettato. Perché in fin dei conti, per quanto tu possa obiettare...niente cancella la verità. E la verità...é che nelle tue vene scorre il mio stesso sangue. E in quanto tale, non accetti in alcun modo di stare sotto a qualcuno o a qualcosa. Non vuoi riconoscere l'autorità di chicchessia.”

“Sbagli. So riconoscere l'autorità, quando la vedo. Riconosco l'autorità di nostro padre, ad esempio. E rispetto il suo volere e le sue decisioni. Così come rispetto i comandamenti e le tradizioni della Sacra Scuola.”

“Già” commentò Roul, beffardo. “Però per seguire me dovresti essere pronto a cedere, ad arretrare di un passo. Dovresti abbassarti a riconoscere la mia superiorità. E questo...questo non sei disposto a farlo, vero?”

Toki non disse nulla, di nuovo. E perciò...suo fratello parlò per lui.

“Già. Proprio come immaginavo” aggiunse. “Nemmeno tu. Nemmeno tu conosci la ritirata.”

Per un attimo sembrò quasi orgoglioso, di quella constatazione.

“Beh...se proprio non vuoi darmi una mano, almeno vedi di non starmi tra i piedi” lo avvertì. “Vorrà dire che a me basterà anche così. Me lo farò bastare, in mancanza di meglio. Resta fuori dalla questione, e una volta fuori...rimanici, capito? Stammi alla larga. Rimani pure tranquillo lì dove deciderai di stare, e resta pure a guardare. Resta pure a guardarmi mentre conquisterò e dominerò la Terra intera, e da lì ascenderò fino a raggiungere ed impossessarmi del cielo! Fino ad affrontare Dio! Rimani pure a goderti lo spettacolo!!”

“Farò in modo di donartene uno di quelli davvero memorabili, te lo garantisco” gli giurò, mentre gli dava ancora le spalle. “Sarà meraviglioso. E ne varrà assolutamente la pena, credimi. Ma non provare a guastarmelo, o te ne pentirai! Non avrò pietà di te, nemmeno se abbiamo lo stesso sangue!!”

“Piuttosto...levami una curiosità” concluse, mentre usciva. “Ho sentito che vuoi impiegare le tue conoscenze per guarire e salvare la gente, giusto?”

“Così é” gli rivelò Toki, lapidario.

“Beh...ti faccio tanti auguri per la tua missione, allora. Mi sa tanto che ne avrai un gran bisogno. Vuoi ostinarti a sprecare il resto della tua vita a guarire le ferite e le malattie di gente debole e inerme, solo per farli finire in pasto ad una morte ancora più orribile e atroce! Non capisci che gli risparmierai un mucchio di sofferenze, a lasciare che la la vita stessa se li porti via! Se muoiono...vuol dire che non servivano. Non servivano a nulla.”

“Sbagli anche questo. Ogni vita conta. E ogni morte é una perdita.”

“Liberissimo di pensarla così, se ti pare. Ma renditi conto che non potrai salvare tutti, anche se ti sforzi al massimo. La tua é una vera battaglia persa, a differenza della mia. I deboli che non sanno combattere e non si possono difendere non avranno più alcun diritto di esistere! Non ci sarà più alcun posto per loro, nel mondo che sta venendo alla luce!!”

Detto questo si allontanò, sparendo ben presto dalla vista della persona con cui, fino a pochi istanti prima, aveva diviso la stanza dove risiedeva. Insieme agli ultimi, fatidici istanti di meditazione e di pace. Ed insieme alle ultime e preziose riflessioni e confidenze.

O almeno così era, per colui che era stato ad ascoltarlo. E a sopportarlo.

Non ci sarebbe stato più un solo attimo di pace, da quel momento in poi.

Toki era rimasto da solo. Sempre in silenzio.

Due lacrime gli sgorgarono dalle palpebre inferiori e gli rigarono le guance.

Un pianto che sapeva di sconfitta. Ma anche di rabbia e di frustrazione.

Un pianto di pura impotenza. Nato dall'amara consapevolezza di chi ha appena assistito alla genesi di un'imminente tragedia. Ed insieme di un'immane catastrofe.

E di non esser riuscito a fare proprio nulla per poter impedire che ciò avvenisse. Nonostante un ultimo, disperato e velleitario tentativo.

Era già tardi. Troppo tardi.

La bufera stava arrivando.

Meglio prepararsi. E mettersi al riparo, per il momento.

E se possibile, soprattutto.

Quello contava.

Se da lì in avanti sarebbe davvero stato possibile, potersi riparare in qualche modo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!!

Rieccomi qua!!

Come va? Spero bene.

Questa volta credo di aver rispettato i tempi previsti, senza sgarrare.

Si, lo so.

Molto probabilmente sarete rimasti un po' sorpresi. Per non dire perplessi.

Dal punto di vista narrativo abbiamo fatto un piccolo salto indietro. Riproponendo un'altra scena chiave ed arricchendola con qualcosa di mio.

Diciamo che la mia storia non segue una linea temporale ben definita. Ogni tanto ci sarà qualche “balzo” che fungerà da antefatto, e che permetterà di comprendere meglio alcuni risvolti decisivi della vicenda.

Qui ci troviamo davanti alla famosa sfuriata da parte di Jagger, ormai sempre più fuori controllo.

Un preludio ad una bella quanto generosa dose di mazzate da parte del suo “caro” fratellino.

Era una soddisfazione che doveva togliersi da tempo. Ma che purtroppo gli porterà una serie pressoché infinita di guai.

In un certo qual senso...si può dire che é cominciato tutto quanto da lì.

E poi al momentaneo addio tra Raoul e Toki.

Non si vedranno più, almeno lì dentro.

Raoul vorrebbe andarsene, e basta. Ma ovviamente non può farlo. E quindi non gli rimarrà da fare altro che regolare i conti col suo padre e maestro, mentre Jagger si occuperà di Kenshiro.

Ma non tutto andrà come previsto...

Prima di chiudere, passiamo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a Devilangel476, Kuumo no Juuza e a vento di luce per le recensioni all'ultimo episodio.

E come sempre, un grazie di cuore a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Grazie ancora di tutto e alla prossima!!

 

See ya!!

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

   
 
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