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Autore: FraJV_94    24/02/2021    0 recensioni
Vivienne Shepard è una giovane studentessa del college con una problematica famiglia alle spalle, alle prese con una minaccia proveniente dal passato che incombe su di lei. La sua protezione verrà affidata a una misteriosa Organizzazione, di cui Emily Lennox è la più brillante agente, da sempre impegnata nella ricerca di una pericolosa criminale.
La vita delle due donne si intreccia alle indagini, tra presente e passato, entrambe alle prese con amori difficili e destini complicati.
"-Devo farti un paio di domante. Vorrei che tu mi rispondessi con sincerità, se ti è possibile-
Vivienne lo guardò sorpresa. Era la prima volta da quando era arrivata in quel luogo che qualcuno la trattava con gentilezza, senza imporle di fare qualcosa.
Annuì.
-Allora, ti ricordi com'è iniziata la storia con David Cooper?-"
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 25 
 
Nel mese di giugno, la tenuta degli Shepard ad Hartford veniva invasa da colori e profumi, dovuti alla fioritura di piante e alberi da frutto. A Vivienne quasi piaceva trascorrere del tempo in giardino, mentre la nonna si dilettava con il giardinaggio e il nonno discuteva di affari seduto nella veranda, che era ricoperta di piante rampicanti e d’estate offriva un po’ di riparo dal caldo afoso.  
Erano trascorsi dieci giorni dall’ultimo incontro con Emma Ryan. Lei e Jennifer Mosby non erano morte, ma finalmente erano state arrestate. Vivienne aveva dato prova di coraggio e sangue freddo nell’affrontare quella situazione così difficile e pericolosa, e aveva ricevuto complimenti e onori dalle più alte cariche di polizia di Boston, compresi i vertici di FBI e Organizzazione.  
La sera del ballo, Emma Ryan e Jennifer Mosby avevano atteso che Vivienne, Chris ed Emily si allontanassero dalla festa e, sfruttando una peculiarità del tragitto che avrebbero percorso, avevano provocato l’incidente ed erano riuscite a rapire Emily e Vivienne. Il piano originale prevedeva che venisse rapita soltanto Emily, ma Jennifer aveva deciso di prendere anche Vivienne, al posto di ucciderla sul luogo dell’incidente. Quella deviazione aveva rovinato l’intero piano e Vivienne era riuscita a salvare Emily, insieme a sé stessa.  
Le due ragazze erano state portate in un casolare ai margini di Hartford, gli uomini addetti alla protezione di Vivienne, oltre all’organizzazione, erano stati rallentati da apparenti guasti alle loro vetture e dal cambio di vettura con cui Emma Ryan e la complice erano fuggite con i due ostaggi.  
Per Vivienne, anche a distanza di qualche giorno, era tutto ancora molto confuso: non ricordava con precisione tutti gli eventi, ricordava di aver risposto all’aggressione di Jennifer e di aver sparato a Emma, ma non ricordava come fosse scappata da quel luogo. Dopo aver varcato la soglia del casolare aveva iniziato a vagare in mezzo al buio, nella campagna, continuando a urlare per chiedere aiuto, singhiozzando.  
Ricordava soltanto con estrema chiarezza il momento in cui era stata trovata, da Chris. Aveva scorto in lontananza i fari di un veicolo e aveva iniziato a sbracciarsi, disperatamente, affinché l’automobile si fermasse. Era sceso proprio Chris, che l’aveva subito avvolta in una coperta e caricata in macchina, dove alla guida c’era Evans. Seguendo le indicazioni confuse della ragazza, i due agenti, supportati da altri operativi dell’Organizzazione, dell’FBI e del servizio di sicurezza privata della famiglia Shepard, era giunti al casolare e avevano arrestato Emma Ryan e Jennifer Mosby, entrambe ancora in vita. Mentre le ferite della Mosby erano superficiali e di lieve entità - il pugno di Vivienne le aveva rotto il naso e fatto perdere i sensi, ma non aveva causato particolari danni-, le ferite di Emma Ryan si erano rivelate abbastanza gravi: il colpo di pistola le aveva provocato una grave perdita di sangue, ma, incredibilmente, nessun organo vitale era stato colpito. Erano riusciti a evitare che morisse per dissanguamento, grazie a un tempestivo trasferimento in ospedale. Per la donna si prospettava una vita dietro alle sbarre in un qualche carcere di massima sicurezza.  
Anche Emily Lennox riuscì a sopravvivere. Emma Ryan le aveva rotto svariate costole, perforandole un polmone, e le aveva inflitto numerosi tagli sul volto. Secondo i medici, le cicatrici di quell’aggressione non sarebbero mai scomparse del tutto. Emily aveva abrasioni, lividi e tagli anche sul resto del corpo, specialmente sulle braccia. Emma Ryan le aveva anche spezzato una gamba, presumibilmente con un forte pestone, ma i ricordi di Emily a proposito erano confusi. L’unica cosa che ricordava era la voce di Vivienne, che cercava di alzarla per scappare da quella stanza. 
Sia Emily che Vivienne erano state ricoverate all’MGH e avevano potuto condividere la stanza. Chris non le aveva lasciate neanche un momento.  
In ospedale avevano ricevuto numerose visite, alcune molto piacevoli, altre meno. Vivienne aveva assistito all’incontro tra Jake ed Emily, in cui i due si erano salutati e lasciati definitivamente. Jake sarebbe partito il giorno stesso per New York, per riprendere la ricerca di Casey. Era intenzionato a trovarla e, se possibile, riconoscerla e adottarla. Sperava di portare un po’ di normalità nella vita della bambina, e anche nella sua.  
Una notte, inoltre, aveva fatto la sua comparsa Oliver James. Intuendo che lui ed Emma avessero bisogno di un po’ di privacy, Vivienne era sgattaiolata fuori dalla stanza insieme a Chris. Mentre Oliver insisteva con una ormai rilassata e divertita, anche se sofferente, Emily circa la possibilità di fuggire insieme, Chris aveva coccolato un po’ Vivienne, che cercava di godersi al massimo quei momenti, consapevole che da lì a poco sarebbe dovuta uscire dalla sua vita.  
Vivienne venne dimessa dall’ospedale qualche giorno prima di Emily e dovette tornare al Manor. Lì, in quella che ormai era tornata ad essere casa sua, veniva coperta di attenzioni e gentilezze da tutti i suoi parenti. I nonni erano estremamente orgogliosi di avere una nipote come lei, che riusciva a cavarsela anche in situazioni estreme: per Richard non fu altro che la conferma che Vivienne fosse davvero la persona giusta a cui affidare, un giorno, le redini dell’azienda e della famiglia.  
Lei era contenta di essere sopravvissuta in quel modo, ma, allo stesso tempo, cercava di non pensare alla facilità con cui aveva sparato a Emma Ryan. Certo, era stata più che giustificata, ma nel profondo sapeva che in realtà avrebbe voluto spararle lo stesso, a prescindere. E un po’ le dispiaceva che non fosse morta, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. 
Quando anche Emily venne dimessa, lei e Chris andarono al Manor, per salutare Vivienne.  
La ragazza era nel roseto a leggere un libro e si godeva i raggi del caldo sole estivo. Chris spingeva la sedia a rotelle occupata da Emily, che con la gamba fratturata non riusciva a camminare. Raggiunsero Vivienne, che offrì a entrambi del the freddo. 
-Tornate al Quartier Generale?- chiese la ragazza, mascherando con un sorriso la sensazione di malinconia che stava crescendo in lei.  
Emily scosse la testa. -In realtà no. Tra un paio di ore partiamo per il Venezuela, c’è un colpo di stato in corso e la CIA ha richiesto il nostro supporto- 
-E vai anche tu?- le chiese sorpresa Vivienne. 
-Si, certo, ma rimarrò fuori dall’azione. Non posso lasciare Rogers da solo, lo sai che senza me fa solo danni- ghignò. 
Chris sorrise, scuotendo la testa. -Si, beh, non c’è stato verso di convincerla a tornare a casa- 
-Sarà molto pericoloso?- chiese ancora Vivienne, preoccupata. 
Lui le accarezzò i capelli. -Ce la caveremo, non ti preoccupare-  
Lei sospirò. 
-Ragazzi,- fece Emily, -normalmente mi allontanerei da voi, ma date le circostanze... perché non andate voi a parlare un po’ più in là?- 
Vivienne sorrise, mentre Chris le prendeva la mano. Si allontanarono di qualche metro da Emily, camminando fra i cespugli di rose.  
-Quindi non ci vedremo più?- fece lei, appoggiando una mano sul suo petto, in piedi di fronte a lui.  
-Non hai idea di come mi senta in questo momento...- mormorò Chris, prima di abbracciarla.  
Gli occhi di Vivienne si inumidirono. -Non c’è nulla che io possa fare per farti... non so, cambiare idea...?- 
Lui sospirò. -Ho un compito. Io … vorrei poter rimanere, ma devo andare, lo capisci?- 
Vivienne annuì lentamente con la testa, prima di allontanarsi da Chris e tornare da Emily.  
La donna non le chiese nulla, riusciva perfettamente a capire quanto fosse doloroso quell’addio.  
-Senti, partiamo dal Logan tra due ore, ok?- disse Emily, cercando di non farsi sentire da Chris, che non le aveva ancora raggiunte. -Il volo è diretto a Huston e partirà dal Terminal 3. Hai capito?- 
Vivienne la guardò confusa. -Ok, ti ringrazio...?- 
-Terminal 3, volo per Huston alle 16.45. Voliamo con American Airlines-  
-Emily, ti ringrazio, ma perché mi stai dicendo queste cose? Ti auguro buon viaggio, American Airlines non è come viaggiare in prima classe o con il jet privato dei nonni, lo capisco, ma va bene. Oppure me lo stai dicendo perché vorresti il jet dei nonni? Lo posso far preparare in quindici minuti e...- 
Emily la interruppe, coprendole la bocca con una mano. -No, grazie, ragazzina. Vorrei che tu... ahh, non importa- 
Chris le aveva raggiunte e le guardava con aria interrogativa. 
-Cosa le stavi dicendo?-  
-Rogers, sono cose tra ragazze- 
-Oh, si, agente Rogers,- ghignò Vivienne, -ancora che ficchi il naso nei nostri discorsi?-  
Si guardarono tutti e tre ridendo.  
Vivienne poi abbracciò entrambi, prima che si allontanassero da lei.  
Rientrò sconsolata nell’edificio principale e raggiunse Bentley e Daniel, che stavano guardando la tv in uno dei salotti.  
-Ehi Bond, come stai?- la salutò suo fratello, facendole posto vicino a sé. 
Lei si sedette sconsolata. -Ho appena salutato Chris ed Emily, stanno andando in Venezuela. Mi sento da schifo- 
-Cosa vanno a fare?- chiese Daniel con poco interesse, mentre sgranocchiava dei pop-corn. 
-A salvare un governo… o a rovesciarlo, non ho capito in realtà- rispose lei, con una smorfia.  
Bentley alzò le spalle. -Si, beh, figo. Me li immagino a dar la caccia ai ribelli-  
-Cavolo, potrebbero morire?-  
Vivienne guardò suo cugino, stralunata. -No... Cioè, oddio, si!-  
-Ma va!- esclamò Bentley con tono ovvio, cambiando canale. -Figurati, sono addestrati, cosa credi? Certo, potrebbero anche finire sotto fuoco amico, in guerra non si sa mai, ma immagino che ci siano poche possibilità che questo accada-  
Vivienne rabbrividì, un po’ smarrita. -Io ho fatto l’offesa poco fa e voi mi state dicendo che lui potrebbe morire-  
Bentley le cinse le spalle con un braccio. -Ma va sorellina, stai serena. Certo, saresti potuta essere un po’ più simpatica e comprensiva con lui- 
-Si, Viv, sta andando a salvare il mondo, potevi essere un po’ più affettuosa- rimarcò Daniel. 
Lei si alzò in piedi. -Cazzo, dobbiamo andare in un posto- 
 
 ~ 
 
-Ems, dobbiamo andare-  
Chris ed Emily si trovavano al Boston Logan International Airport, nell’area dei gates, in attesa di imbarcarsi sull’aereo.  
In realtà, le operazioni per imbarcare i passeggeri erano già iniziate e oltre a loro due rimanevano poche persone.  
-Senti, che fretta hai? Il gate chiude da un quarto d’ora, c’è tempo- 
-Si, ma perché dobbiamo aspettare? Saliamo adesso-  
-No- sbuffò Emily, senza aggiungere altro. 
Chris la guardò stizzito. -Ma si può sapere cosa stai aspettando? Se il mio posto è già stato occupato da qualcuno che puzza di sudore e ha lasciato dei residui, mi siederò al tuo posto, te lo dico subito- 
Emily lo guardò perplessa, con una smorfia. -Qualcuno che puzza di sudore? Rogers, ma che problemi hai?- 
Lui sbuffò. -Bene, io vado, tu fatti accompagnare da qualche hostess- 
-No, aspetta!- esclamò Emily, prima di controllare l’orologio. Ormai mancavano pochi minuti alla chiusura del gate. -Aspetta ancora un momento!- 
Chris la guardò scocciato. -Ma perché?- 
-Ecco!- 
Lui si voltò nella direzione in cui stava guardando Emily, raggiante.  
Trafelata e con il fiatone, Vivienne stava correndo verso di loro.  
Li raggiunse e prese le mani di Chris.  
-Ma come...?- 
-Ho comprato un biglietto per New York, per passare i controlli. Ti devo parlare-  
-Il volo sta per partire, noi dobbiamo imbarcarci-  
-Lo so, dammi un minuto, poi ti lascio partire. Prima non ti ho detto quello che pensavo davvero, non ti ho salutato come avrei voluto- 
Lui sorrise. -Non ti preoccupare-  
Lei si alzò sulle punte, le mani ben salde sulle sue spalle. -Chris, volevo augurarti buon viaggio e buon lavoro, ti prego di fare attenzione. Non sopporterei di perderti. So che non potrai chiamarmi o scrivermi, lo so, e so che probabilmente non ci vedremo più, ma se vorrai, io sarò qui. E se tornerai tra un mese o sei mesi o cinque anni, mi troverai ancora qui. Sarò sempre la tua ragazza- 
Lui le diede un dolce e lungo bacio sulle labbra, mentre lei iniziava a piangere. Chris non avrebbe voluto lasciarla mai.  
-Ti amo, ragazzina, non lo dimenticare- le mormorò, guardandola dritta negli occhi.  
Lei sorrise. -Lo so, Rogers. Ti amo anche io- 
-Oh, anche se ti ho legata alla sedia in quella sala per gli interrogatori?- 
Vivienne scoppiò a ridere e lo strinse forte a sé. -Adesso vai a salvare il mondo- 
Si scambiarono un ultimo bacio e poi Chris ed Emily si imbarcarono.  
Vivienne, in lacrime, tornò da suo fratello e suo cugino, che l’avevano accompagnata e poi aspettata vicino ai controlli di sicurezza. 
Si abbracciarono tutti e tre insieme, prima di tornare a casa. 

*to be continued*

 
  
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