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Autore: Sonietta74    25/02/2021    6 recensioni
Ho sempre amato Ryo e Kaori e, basandomi su un episodio dell'anime, mi sono divertita a scrivere questa breve fanfiction. Spero vi piaccia! :D
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ore 23.15 casa Saeba.
 
La testa enorme di Kaori sovrastava quella piccolissima del suo socio.

«Insomma, RYO!» gridò furiosa, gli occhi di fuori «Cosa sarebbe questa ripartizione delle camere?»

Lui allargò la bocca in un sorriso lascivo, un rivoletto di saliva scese dall’angolo sinistro.

«Ah ah ah... Beh, mi sembra ovvio» rispose soddisfatto «Nella stanza degli ospiti, nonché stanza di Kaoru, dormirete tu e Kozue. L’altra camera, ovvero la mia, la occuperemo io e Yuka! Mi sembra perfetto, no?»

Kaori strinse i pugni «Niente affatto!» urlò rabbiosa «Perché Yuka non può dormire qua dentro insieme a me?»

«Ma che dici?» Ryo le si avvicinò. Una mano sul lato destro della bocca per non farsi sentire dalle due sorelle «Tu sei mio fratello! Sei un uomo! Kozue puoi ingannarla... ma se dormi con Yuka, lei capirà subito che in realtà sei una donna!» fece una breve pausa, durante la quale si avvicinò ancora di più alla socia. Adesso era lui ad avere la testa enorme «Vuoi forse mandare in frantumi i sogni della piccola?»

Kaori sussultò «D... d’accordo, d’accordo, ho capito!» mormorò, guardandolo poco convinta. Non le piaceva affatto l’idea che Ryo dormisse con Yuka. No, no, proprio non le piaceva. Forse c’era un’altra soluzione «A... allora Yuka e Kozue possono dormire insieme qua dentro, no?» propose, fulminandolo.

Ryo si voltò di spalle. La socia era gelosa marcia. L’adorava quando gli mostrava così palesemente i suoi sentimenti. Ma l’adorava soprattutto quando arrossiva. Decise di divertirsi un po’ «Eeeh? Sei sicura?»

Kaori lo fissò senza capire.

Lui sorrise malizioso «In questo caso, tu dovrai dormire in camera mia...» s’interruppe, quello che stava per dire doveva arrivare come un treno in corsa «... Insieme a ME!»

Kaori fece un passo indietro, spalancò gli occhi sbalordita, la bocca talmente aperta da vederne persino l’ugola «Ma... ma io...» l’imbarazzo alle stelle.

Le due sorelle li guardarono perplesse. Un grande punto interrogativo spuntò sopra le teste.

«Allora? Deciditi!» la esortò Ryo, gustandosi la scena. C’era riuscito. Come sempre era riuscito a mettere la sua adorabile socia all’angolo.

Kaori gli si avvicinò minacciosa. L’espressione contrita... e incazzata. Sì, era incazzata nera.

«Brutto bastardo...» lo insultò a denti stretti «Quindi, è per questo che hai fatto venire Yuka a casa nostra, eh?»

Ma lui non le diede retta. Al massimo della gioia, si voltò verso Yuka.

«Allora è deciso» la spinse per le spalle verso il letto «Dai Yuka, andiamo!»

La donna avvampò, cercando di bloccare quella corsa verso il materasso «Ma... io mi sento un po’ in imbarazzo all’idea di dormire con un uomo!»

Anche Kozue, la sorella minore, arrossì «A... anch’io mi sento in imbarazzo a dormire con Kaoru...» il rossore sulle guance aumentò «In fondo, sono una donna anch’io».

Ryo si fermò al centro della stanza, Kaori si voltò a guardare la bambina.

«Eh?» esclamò sorpresa. Non sapeva cosa la preoccupasse di più: se sapere che il suo socio farfallone avrebbe dormito con Yuka, o il pensiero di LEI nel letto di Ryo. Con Ryo.

Le due sorelle, di nuovo l’una accanto all’altra, si lanciarono un’occhiata complice. Dietro di loro brillava un'insegna luminosa "sorelle".

«È meglio se ciascuno di noi dorme col proprio fratello o sorella, no?» propose Kozue. L’unica ad avere avuto l’idea migliore, la soluzione più ragionevole.

«Già» concordò Yuka rassicurata. L’idea di dormire con quel don Giovanni di Ryo Saeba le incuteva un certo timore.

«EEEHHHHH?» esclamarono Ryo e Kaori, mentre un enorme lastra di marmo con sopra scritto "fratelli" cadeva sulle loro teste.

Yuka si avvicinò alla porta, l’aprì «E con questo...»

«Buonanotte» concluse Kozue, al fianco della sorella.

Il “vlam” che udirono quando la porta si chiuse, significava “fine della questione”.

Un corvo gracchiante e una libellula sorvolarono pigramente le teste di Ryo e Kaori, ormai soli nella stanza.

I due si ritrovarono ognuno a un lato del letto. Lui a destra, lei a sinistra. Nessuno aveva il coraggio di guardare l’altro. La tensione al massimo.

«Ehi...» disse Ryo senza voltarsi. Non poteva credere che avrebbe dormito con la sua socia. Sperò di non darle a vedere che la sua proverbiale freddezza era andata a farsi fottere «Hai davvero intenzione di dormire qui?»

«Pe... per forza! Non c’è altro posto!» borbottò Kaori, avvertendo una strana sensazione alle gambe. Stavano per cederle, per caso? Non ora. L’ultima cosa che voleva era dividere il letto con lui. E se avesse udito i battiti del suo cuore? Erano talmente forti in quel momento.

«Ma c’è un solo letto!» puntualizzò Ryo, facendo un sorriso a trentasei denti, mentre si voltava verso di lei.

Kaori fece lo stesso, ma gli occhi lanciavano saette. Occhi castani contro occhi neri.

«Laggiù c’è un divano! Tu puoi sempre dormire lì, no?» propose urlando. La speranza era l’ultima a morire.

«Ma sei scema? Questo è il mio letto! Sul divano ci dormi tu!» ribatté Ryo arrabbiato.

Kaori si incazzò di brutto «Come osi chiedere a una donna di dormire sul divano?» gridò, indicando se stessa «Che razza di uomo sei?»

«A una donna? Io non vedo nessuna donna, qua dentro!» commentò Ryo urlando, mentre si guardava attorno.

Si osservarono un istante negli occhi, le espressioni torve. Sembravano due cani pronti a sbranarsi. All’improvviso corsero verso il letto.

«Vince chi entra nel letto per primo!» gridarono all’unisono.

Dopo una breve battaglia tra pantofole scagliate in aria e coperte svolazzanti, vinsero entrambi. Sotto le coperte si fissarono imbarazzati. Kaori voltata verso di lui, le guance in fiamme; Ryo voltato verso di lei, sorrideva impacciato.

«Scendi subito!» gridò Ryo, scansandola brusco «Sono entrato prima io!»

«No, IO! Vattene tu» replicò Kaori. Afferrò il cuscino e lo colpì a ripetizione.

Ryo cercò di schivare i colpi. La sua socia era una furia. Una furia bellissima, doveva ammetterlo «Se dormi nel mio letto, me lo contamini!» urlò.

Kaori sembrava il diavolo in persona, gli occhi iniettati di rosso intenso «Che cosa?»

La lotta continuò per parecchio tempo.

Al piano di sotto, Yuka e Kozue osservavano il soffitto. La prima sgomenta, la seconda divertita. I tonfi continui stimolarono la loro curiosità.

«Dal piano di sopra viene un sacco di rumore... staranno litigando quei due?» chiese Yuka.

Kozue sorrise «Sono davvero grandi amici quei fratelli!»

Due enormi gocce caddero sulle loro teste.


 
 
Entrambi erano in piedi sul letto, guardandosi in cagnesco.

«Insomma, adesso basta, Ryo» Kaori era stremata, afferrò il cuscino e lo tirò verso di sé.

«Io non dormirò sul divano!» ripeté lui, tirando il guanciale dalla sua parte.

«Invece, sì».

«E invece, no».

Il tira e molla del cuscino continuò per alcuni minuti. Quando Ryo decise di lasciare la presa, Kaori si sbilanciò, perdendo l’equilibrio. Lui avvertì subito il pericolo, i muscoli tesi, i riflessi pronti, veloci. Scattò in avanti e l’afferrò al volo prima che cadesse a terra.

«Kaori!» esclamò preoccupato. La spinta con cui la riportò in piedi fu troppo forte. L’impatto sul suo torace muscoloso, violento. Fu lui a sbilanciarsi, trascinandola con sé sul letto.

Caddero sul materasso con un tonfo. Lenzuola e coperte si sollevarono per posarsi subito dopo.

La sua socia gli era sopra. Ryo chiuse gli occhi, assaporando quel corpo tenero; il suo, al contrario, era di pietra. Poteva sentirne il seno sul torace, i fianchi, le cosce snelle e sode. Tutto gli si modellava addosso in maniera perfetta. Le braccia le circondavano la schiena, le mani premevano sulla maglia del pigiama. Dio, quanto aveva sognato poterla stringere così. Anni di sentimenti repressi, sesso represso, baci repressi. La sua stessa esistenza era repressa... dalla paura folle di lasciarsi andare. Di amare lei, la donna che lo aveva cambiato più di ogni altra persona al mondo. La sua Sugar Boy...
Riaprì gli occhi, immergendosi in quelli castani di Kaori che lo osservavano... sbalorditi? Appassionati? Timidi?
Non riusciva a capire cosa le stesse passando nella testa...

«Ryo» mormorò Kaori.
Il cuore batteva furioso nel petto. Stava sognando? No, quello sotto di lei era il suo socio, in carne e ossa. E che carne! Sapeva che era muscoloso, ma mai avrebbe immaginato in quel modo. L’abbraccio con cui la stava avvolgendo era tenero e forte allo stesso tempo. Sembrava volesse dirle di non preoccuparsi, che ci sarebbe stato sempre lui a proteggerla. Per tutta la vita.
Lo vide spostare una mano e sfiorarle il volto. Chiuse gli occhi, perdendosi in quel gesto così carico di tenerezza. Poi, un movimento deciso, veloce e si ritrovò sotto. Come diavolo aveva fatto? Come c’era riuscito? Dentro di sé, sorrise. Era Ryo Saeba e questo nome spiegava ogni cosa. Riaprì gli occhi, tuffandosi nei suoi. Neri, profondi, enigmatici... Che la stesse per baciare?

«Kaori... io...» una battaglia interiore lo bloccò. L’ennesima contro se stesso. Una battaglia più cruenta delle altre. Quegli occhi castani che lo stavano fissando erano da contemplare in eterno; le labbra morbide da baciare, succhiare, accarezzare; i seni sodi da leccare e stuzzicare; quei fianchi degni di una dea da stringere con desiderio mentre entrava in lei; le cosce da allacciare intorno alla propria schiena, mentre affondava nella sua essenza pulsante, calda, umida; quel corpo sotto il suo da far godere fino a raggiungere un piacere doloroso; LEI meritava di godere. Ma non con lui.
Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non eccitarsi, per non farle vedere, o meglio sentire, tra le gambe il suo mokkori d’acciaio. Si concentrò affinché il sangue gli affluisse al cervello e non nei lombi. Doveva riuscirci, proprio come aveva fatto altre volte. Tutte le volte che ce l’aveva intorno. Se solo lei avesse saputo...

Si odiò per la sua codardia, ma quando si trattava di Kaori doveva fare appello a tutte le sue forze per non cedere. La paura di perderla a causa sua era sempre dietro l’angolo. No, la sua Sugar Boy non doveva sapere che tipo di tempesta gli scatenava dentro ogni volta che ce l’aveva vicino, soprattutto in casa; quale fosse il potere che aveva su di lui. NO!

«Kaori...» ripeté serio, preparandosi al peggio. Si mise a sedere sul letto, le braccia incrociate sul petto. Chiuse gli occhi e si girò dall’altra parte con aria altezzosa «È inutile che mi guardi così. Non farò mai sesso con un altro uomo!»

Lei ringhiò rabbiosa «COSA??????» sollevò un martello da 100 gigatoni e glielo rovesciò sulla testa con tutta la forza che ebbe nel corpo «Sei un idiota, Ryo Saeba!» poi si infilò sotto le coperte e si girò dall’altra parte.

Ryo fece diversi tentativi prima di far uscire la testa dalla testiera del letto. Cazzo, questa volta il colpo era andato a segno con una tale precisione e potenza, degne della miglior sweeper sulla piazza.

Era riuscita a incastrargliela per bene. Doveva ammettere che stava migliorando ogni giorno di più. Quando riuscì a liberarsi sospirò. Alcuni cerotti sul volto, i capelli scompigliati e un fazzoletto infilato nella narice destra.

«E ora dormi!» furono le ultime parole che Kaori disse, quasi abbaiando.

Lui si girò dall’altra parte, dandole le spalle. Ripensò alle parole della sua socia: “Sei un idiota, Ryo Saeba!”.

Dentro di sé avvertì una morsa gelida. Lo so... ammise con se stesso.
   
 
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