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Autore: kiku_san    26/02/2021    2 recensioni
[WinterWidow // What if? // Post-Endgame]
Lui è un ex-killer dell’Hydra, lei un’ex-spia russa
Quello che desiderano è vivere una nuova vita insieme, libera dagli incubi del passato, ma quello che possono fare è solo procedere per tentativi, cercando di fare del loro meglio: due supereroi che cercano di gestire un’esistenza low profile a New York, tra azione, gelosie, battibecchi e amore.
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1.# E’una messa alla prova?
2.# Intuito femminile. [Guest Star: Falcon/Sam Wilson]
3.# Ringraziami sorella. [Guest Star: Black Widow/Yelena Belova]
4.# Marvel Comics.
5.# Io odio i ragni! [Guest Star: Spiderman/Peter Parker]
6.# 10 Marzo.
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CASA BARNES


Black-Widow-Scarlett-Johansson-Florence-Pugh



3. Ringraziami sorella.


Bucky esce gocciolante dalla doccia dopo essersi allenato duramente nella palestra dell’Academy, è nudo se non per un asciugamano stretto alla vita, mentre si strofina i capelli si avvia verso la panca dove ha lasciato i vestiti.
“Tu devi essere James, vero?”
“Ma che caz…” ringhia preso alla sprovvista, cosa cui decisamente non è abituato.
C’è una ragazza in piedi accanto agli armadietti: giovane, bionda, bella, occhi azzurri e portamento da ballerina: eretto ed elastico nello stesso tempo, che gli ricorda in qualche modo Natasha.
“Chi diavolo sei?”
“Ho chiesto prima io.”
“Non sei spiritosa, vattene fuori, questo è lo spogliatoio maschile.”
“Per me non è un problema.”
Bucky non parla ma lo sguardo che le lancia forse fa sorgere un piccolo ripensamento nella donna, che alza le spalle e bofonchia: “Va bene, rispetto il tuo senso del pudore anche se mi sembra un po’ retrò, ma trattandosi di te tutto torna, no? Ti aspetto fuori.”
Bucky socchiude gli occhi cogliendo nell’inglese apparentemente perfetto della ragazza un imprecettibile accento che lo trascina nella tundra gelata, si asciuga rapidamente con un brivido, si infila pantaloni e t-shirt ed esce fuori a piedi nudi.
“Chi sei?” le chiede, “Sei russa?”
“Notevole! Sono Yelena Belova e sono in visita parenti.”
“Che parenti?”
“Sto cercando mia sorella.”
“Che sorella?”
“Natalia Alianovna Romanova.”
“Sei la sorella di Nat? Non mi ha mai parlato di te, che vuoi da lei?”
“Quello che vorrebbe qualsiasi sorella dopo lunghi anni di separazione: riabbracciarla.”
Una voce fa girare entrambi di scatto.
“Yelena, non ti aspettavo così presto, pensavo fossi ancora a Berlino.”
“Cambio di programma, i documenti sono arrivati prima del previsto ed eccomi qui.”
“Hai già conosciuto James?”
“Sì nello spogliatoio maschile, un incontro ravvicinato.”
Natasha lancia un’occhiata interrogativa a Bucky, che si sente in dovere di chiarire i possibili malintesi: “Se fosse stato un incontro ravvicinato non saresti qui a raccontarlo ragazzina… Che storia è questa Nat?”
“Scusa James, adesso devo sistemare questa faccenda, poi a casa ti spiego con calma.”
“Con calma… James” sussurra con aria gelida Yelena accodandosi alla sorella.

Quando Natasha torna a casa non è sola, Yelena Belova la segue, entra e le basta un’occhiata per catalogare ogni particolare della stanza: vie di fuga e possibili armi proprie ed improprie, poi l’attenzione le cade su Liho che a sua volta la sta trapassando con occhi ambrati.
“Che gatto meraviglioso” esclama avvicinandosi e allungando la mano.
“Fai atten…”
“Zitta Nat, lascia che Yelena faccia amicizia con Liho” esclama Bucky con sguardo da mascalzone.
La ragazza si avvicina al felino e in punta di dita gli gratta il sottocollo morbido e Liho comincia a ronfare felice; Yelena con delicatezza lo solleva e lo prende in braccio, mentre gli sussurra paroline dolci in russo.
“Ti odio” sibila Bucky quando il gatto gli passa vicino.
“Yelena è stata allevata nella Red Room come me, ci siamo conosciute quando era piccola, io le ho fatto da sorella maggiore per quanto mi fosse permesso farlo, poi dopo che io me ne sono andata ha preso il mio posto, è diventata la Vedova Nera… E’ rimasta in Russia fino alla Decimazione di Thanos, poi approffitando dell’evento è fuggita rimanendo latitante fino a qualche mese fa, quando mi ha contattata. Ha deciso di passare dalla nostra parte come ho fatto io anni fa” lo informa Natasha laconicamente, “Si fermerà da noi un paio di giorni, ci sono alcune pratiche burocratiche da definire prima che possa sistemarsi all’Avengers Academy.”
Bucky non riesce a nascondere un’espressione infastidita che non sfugge alla ragazza.
“Non sembri molto felice di avermi tra i piedi, io invece ne sono entusiasta, finalmente posso conoscere da vicino il Soldato d’inverno, sei una leggenda!”
“Io non sono il Soldato d’inverno.”
“Però lo sei stato e per lungo tempo.”
“Ma non lo sono più.”
“Ti sbagli! Io, Natalia e anche tu saremo sempre quello per cui siamo stati modellati, la Russia è come la Regina delle Nevi: un pezzo di ghiaccio ci rimarrà sempre conficcato nel cuore, che lo vogliamo o no.”
Bucky si alza di scatto, sparisce un attimo e torna con addosso il giaccone.
“Dove vai?” chiede Natasha sorpresa.
“A portare fuori il cane” risponde a denti stretti Bucky.
Nat è una spia e conosce a menadito il linguaggio del corpo, soprattutto quello di Bucky e sa che quando la ruga che ha tra le sopraccigia si approfondisce, gli occhi gli diventano quasi scuri e le labbra si tendono assottigliandosi è altamente consigliato non aggiungere una parola, quindi lascia che Bucky si chiuda bruscamente la porta alle spalle, senza fiatare.
“Avete un cane?” domanda Yelena con voce tranquilla.
“No!” Natasha fa un respiro profondo e fissa negli occhi la ragazza seduta accanto a lei, “Ti rendi conto che quello che hai fatto è un discorso sgradito?”
“Non ne capisco il motivo, dovrebbe essere fiero di quello che è stato: il killer migliore di tutta la storia, un mito!”
“Era una macchina, come potrebbe esserne fiero. Non parlarne più.”
“La storia di voi due era leggenda alla Red Room, tutte noi sognavamo una storia così!”
“E’ stata una storia piena di paura e dolore.”
“Ma anche di passione.”
Natasha non può trattenersi dal sorridere suo malgrado: “Già… Di grande passione.”
“Ed ora tu e lui state insieme come una qualsiasi coppia di mezz’età.”
“Di mezz’età? Ci vedi così?”
“Più o meno… Però nello spogliatoio gli ho buttato un’occhiata e devo dire che ho trovato molto eccitante quel braccio di metallo, chissà a letto com’è, quali sensazioni può dare…”
“Fai questo discorso quando c’è lui e potrai provare tu stessa quali sensazioni può dare, ma non ti garantisco che siano piacevoli, sentirlo mentre stringe il tuo collo e le tue vertebre cervicali schricchiolano non è granchè divertente.”
Yelena la osserva con un misto di ammirazione e invidia: “Non sarà divertente ma sicuramente molto eccitante! E comunque anche senza il braccio artificiale, James nonostante l’età è ancora molto figo.”
“Vorrei non lo chiamassi così.”
"Figo?"
"No, James."
“Ohh, hai l’esclusiva sul marchio, ho capito!”

La mattina dopo Bucky entrando ancora assonnato in bagno, trova Yelena in slip, reggiseno e lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle che sta trafficando davanti al lavabo.
“Ehi non si usa bussare?” lo redarguisce la ragazza con aria di riprovazione, chiudendogli la porta in faccia.
“Che c’è?” sbadiglia Natasha da sotto al piumone, quando Bucky ritorna in camera brontolando.
“Non so se tua sorella riuscirà a trasferirisi all’Academy, forse morirà prima.”
“Dai non fare il guastafeste, rimarrà per poco, al massimo fino alla fine della settimana.”
“Non dovevano essere due giorni?”
“Qualcuno di più probabilmente.”
Dopo poco un profumino invitante invade tutta la casa attirandoli in cucina dove Yelena è intenta a spadellare, coperta solo da una canottiera che le copre a malapena lo slip.
“Cucini sempre vestita così?” non riesce a trattenersi dal punzecchiarla Bucky, che però fatica a distogliere lo sguardo dalla ragazza.
“Qualcosa da obiettare?”
“Forse un filo esibizionista no?”
“Non che la cosa ti dispiaccia visto che non riesci a staccarmi gli occhi di dosso, dico bene Sergente?”
“Sergente? Da dove ti è uscita questa, chiamami Bucky come fanno tutti.”
“Niente da fare, voglio anch’io un nome in esclusiva come Natalia, comunque passando alle cose serie il vostro frigo è una desolazione, ho fatto del mio meglio con quello che ho trovato” e depone davanti a ciascuno un piatto con uova morbide al punto giusto, bacon croccante, tost fragranti e una tazza di caffè bollente ed aromatico.
“Mio Dio non ci posso credere, mi sembra di essere tornato ragazzo” esclama Bucky con gli occhi lucidi, mentre Natasha lo guarda tra il divertito e l’irritato.
“Se mi porti a fare la spesa, posso cucinarti qualcosa anche domani, magari dei pancakes se ti piacciono.”
“Se mi piacciono? Li adoro! Da ragazzo mia madre me li preparava sempre la domenica.”
“Come vedi basta poco per farlo felice” sospira Nat, poi segue lo sguardo di Bucky che si è spostato dal piatto al fondoschiena di Yelena che, davanti al suo naso, si è appena piegata per recuperare il latte dal frigo.
“Sorella che ne dici di vestirti, qui penso io a riordinare, è già tardi e abbiamo un mucchio di cose da fare all’Academy, James tu che fai?”
“Vengo più tardi, ho promesso a Parker di allenarci un po’ insieme.”
E’ quasi sera quando Bucky entra nella sala riunioni dove Natasha, Sam, Bruce e Yelena sono impegnati a visionare files e documenti.
“Io me ne vado a casa” comunica.
“Ehi Sergente aspetta” Yelena si alza e cerca lo sguardo della sorella, “Sono molto stanca Natalia, che ne dici se torno con lui?”
Non è una domanda in realtà, perché la ragazza è già in piedi e pronta ad uscire.
Nel garage Bucky le porge il casco e dà un’occhiata di disapprovazione al suo abbigliamento: “Avrai freddo in moto vestita così” ma una risata di scherno lo blocca facendolo sentire uno stupido e quando, sfrecciando per le strade di New York, sente le braccia della ragazza seduta dietro di lui stringerlo e il corpo appiccicarsi alla sua schiena, sa perfettamente che non si tratta di una manovra per scaldarsi, ma di qualcos’altro che le sta passando per la testa.
Il suo alito tiepido gli solletica il collo e un bisbiglio soffice gli arriva dall’interfono: “Non sarebbe meraviglioso se stessimo partendo io e te per una missione insieme?”
“L’unica cosa che possiamo fare insieme stasera è fermarci a fare la spesa, domani mi aspetto i pancakes” risponde lui ruvido.
Quando Natasha rientra trova la tavola apparecchiata e Bucky che sorseggia un bicchiere di vino.
“Sorella muoviti che si sta freddando tutto.”
Nat si siede trovandosi in mano un calice di Chianti e davanti un piatto con pollo fritto, verdure miste e una patata al forno con crema di formaggio che trasuda dal suo interno.
“Il Sergente, in cambio di questa cena, mi ha promesso che domani mi porta a fare un giro turistico per New York” annuncia Yelena e Natasha non può far altro che annuire.
La mattina dopo osservando sua sorella servire una montagna di pancakes ricoperti di succo d’acero a Bucky e il sorriso stranamente affettuoso che lui le concede, sente suonare un campanellino d’allarme.
“Divertitivi oggi” dice con voce fintamente allegra.
“Perché non vieni anche tu” replica Yelena con aria altrettanto fintamente ingenua.
“Non posso, devo essere a Washington per una riunione, tornerò stasera tardi.”
Bucky la bacia prima che se ne vada e apparentemente sembra che tutto sia come prima, ma il campanellino continua a suonare e Nat ha il presentimento che qualcosa di pericoloso stia gettando la sua ombra su ciò che le è più caro.
Sono le dieci di sera quando si prende una pausa dalla riunione per una videochiamata.
“Mi dispiace James ma non riesco a tornare, la riunione andrà ancora per le lunghe, mi fermerò qui per la notte.”
“Qualche problema?”
“Niente, l’unico rischio che corro è morire di noia. A voi come è andata la giornata?”
“Ohh bene direi, ti passo Yelena così te lo conferma.”
Natasha coglie un brusio di voci smorzate, luci soffuse e calde e un ambiente che non riesce a identificare.
“E’stata una giornata bellissima sorella, James mi ha portato in giro tutto il giorno e poi mi ha offerto la cena e adesso siamo in un locale veramente carino e ci stiamo sbronzando con una bottiglia di vodka come dei veri russi quali siamo.”
“Parla per te” ridacchia Bucky poi riprende lo smartphone, “Non è vero Nat, solo lei ha bevuto troppo, io non ho nessun problema, sono perfettamente sobrio” e la connessione sparisce prima che lei possa rispondere, lasciandola inquieta per un motivo che conosce bene, anche se fatica ad ammetterlo anche con se stessa.

Natasha apre piano la porta di casa, entra silenziosa come un’ombra e come un’ombra Liho le si avvicina strusciandosi contro le sue gambe senza miagolare.
Non accende la luce, ha una piccola torcia in mano con la quale illumina il divano letto dove dorme Yelena che è vuoto, con le coperte sbattute da parte come di chi si è alzato in fretta. Tutto è buio e silenzioso. Si dirige verso il bagno anch’esso vuoto e si sofferma con l’orecchio accanto alla porta chiusa della camera da letto, con il timore di sentire quello che non vorrebbe mai, ma anche lì tutto tace.
Apre la porta bruscamente e accende la luce.
Bucky è già seduto prima che lei possa entrare e ha in mano la pistola che tiene sempre sotto al cuscino.
Natasha alza le mani: “Sono io, va tutto bene.”
Bucky la guarda stranito: “Nat che ci fai qui, che ore sono?” poi getta uno sguardo alla sveglia, “Le due? Ma che diavolo succede?”
Natasha non lo ascolta ma gira lo sguardo intorno: il cuscino accanto a Bucky è intonso, le coperte ben tirate. Evita di guardare sotto al letto e dentro all’armadio per non dare troppo nell’occhio.
“Dov’è Yelena?”
“Yelena? Sta dormendo credo, non lo so!”
“Di là non c’è!”
Si sente un rumore di chiavi, Natasha schizza in soggiorno giusto il tempo per vedere sua sorella entrare in casa.
“Dove sei stata?”
“Sei tornata prima del previsto, qualcosa da controllare?” le sorride Yelena beffarda, “Comunque sono uscita a comprare le sigarette, se non fumo non riesco a dormire.”
Natasha le lancia un’occhiata indecifrabile, poi torna in camera.
“Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? Perché sei tornata in anticipo?” sbadiglia Bucky.
“Mi mancavi tesoro” dice Nat mentre rapidamente si spoglia e nuda si ficca sotto le coperte, “Vieni qui, abbracciami.”
Quando Bucky si sveglia trova il letto vuoto. In soggiorno Natasha, seduta sul divano con solo una sua t-shirt addosso e le gambe nude appoggiate al tavolino, è occupata a telefonare, mentre Yelena sta riempiendo il suo borsone.
“Mi dispiace Sergente oggi niente colazione anche se ne avresti bisogno, visto il notevole dispendio di energie di stanotte.”
“Ti sei divertita ad ascoltarci?”
“Avrei fatto volentieri a meno, ma siete fastidiosamente rumorosi.”
“Dove stai andando?” decide di cambiare discorso Bucky.
“Mia sorella ha sfoderato tutta la sua efficienza e capacità di persuasione e ieri sera ha fatto firmare i documenti che mi assegnano alla tutela degli Avengers in tempo record.”
Natasha chiude la comunicazione e le rivolge uno smagliante sorriso: “L’agente Carter sta arrivando, ti porterà lei all’Academy, Wanda ti ha gia sistemato una stanza accanto alla sua, ti troverai bene: camera tutta per te, palestra, piscina, poligono di tiro, compagnia piacevole e varia, non dovresti annoiarti.”
“Perché viene Sharon? Potevamo portarcela noi all’Academy” interviene Bucky.
“Noi abbiamo un aereo che ci aspetta fra meno di due ore, ci conviene sbrigarci.”
“Per andare dove?”
“Tulum, Messico, tre notti prenotate in un bungalow sul mare.”
“Stai scherzando?”
“Neanche un po’, ho pensato che io e te non siamo mai stati in vacanza, una vera vacanza voglio dire, che ne dici?”
“Dico che è un’idea magnifica, ma che devo ancora capire cosa ci sta sotto.”
“Stai diventando paranoico? Ho solo voglia di passare qualche giorno io e te da soli tutto qui ed ora vai a farti la valigia, io la mia l’ho già pronta.”
“Ok, allora ci si vede Yelena, qualche sera sei invitata a cena a patto che cucini tu.”
Yelena gli concede un sorrisino come congedo, poi si mette il borsone a tracolla ed esce accompagnata da Natasha.
“Ringraziami sorella per quello che ho fatto perché l’ho fatto per te” mormora, “anche se confesso che è stato piuttosto piacevole.”
“Di che parli?”
“Troppa sicurezza fa male all’amore, qualche dubbio ogni tanto aiuta a ravvivare la passione, non trovi? Fai buone vacanze sorella.”
  
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