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Autore: kioccolat    26/02/2021    0 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
dall’altra parte della città, una bellissima ragazza bionda, trascinava con difficoltà un trolley.
“Davvero Huotou, non era necessario che mi accompagnassi fin qui. So cavarmela da sola!”
“Sono soltanto preoccupata Esther... E’ una nuova città di cui non sai nulla. Volevo almeno accompagnarti al tuo nuovo appartamento”
“Stai tranquilla! Ne ho preso uno economico. Si trova da quella parte”
Sorridendo, Esther, indicò una strada e, con fiducia, si avviò su quella.
“Esther, da quella parte c'è il cimitero…dobbiamo girare l’angolo e fare due metri per arrivare al tuo appartamento…”
Silenzio.
“Certo, lo sapevo ovviamente!”
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Accelerator, Esther Rosenthal, Misaka Mikoto, Shirai Kuroko, Shokuhō Misaki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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8 – Approccio

Dopo qualche giorno, anche Accelerator, come Last Order, aveva preso a svegliarsi presto. Non perché lo volesse. Fosse stato per lui avrebbe dormito fino a mezzogiorno. Ma perché quel cavolo di aspirapolvere faceva troppo rumore, ed il suo sonno andava sempre a farsi benedire.

Per la maggior parte del tempo se ne stava, seduto, ad osservare male Esther. Nell’attesa che sbagliasse qualcosa. Ma purtroppo non trovava una scusa decente. Che ragazza noiosa.

“Per stamattina ho finito!”

La bionda si sedette su una delle sedie della cucina per poi stiracchiarsi all’indietro. Un gesto naturale ma che, nella sua situazione, metteva ben in risalto il seno. Che era una delle cose apprezzabili.

“Non hai lezione oggi?”

“No per fortuna. Oggi riposo da scuola. Tu invece?”

“Io cosa?”

“Lavori? Frequenti l’università?”

“Frequentavo l’Università…”

Accel fece una smorfia. Non gli piaceva troppo parlare di quel periodo. Sperava che la biondina cambiasse presto argomento.

“Davvero? Che indirizzo facevi?”

“Medicina.”

“Ah.”

Esther si mise le mani sulla bocca soffocando una risata. Medicina? Lui? Accelerator? Non se lo immaginava proprio con il camice da dottore e occhialetti professionali

“Cosa sarebbe quella risata strozzata?”

“Scusami è che, non ti ci vedo proprio a fare medicina. Sembri così… spensierato. Ora capisco perché hai lasciato perdere.”

“Cosa vorresti dire?”

“Beh, non ti piace svegliarti presto, e sembri sempre evitare le cose impegnative. L’università non è una passeggiata.”

Al padrone di casa, improvvisamente, venne un non troppo velato tik all’occhio.

“Questo tuo atteggiamento mi sta dando i nervi. Non l’ho assolutamente lasciata perché era impegnativa. Per tua informazione, nella mia classe, avevo i voti più alti.”

“Oh, allora ancora peggio. Se l’hai lasciata avendo voti alti…da cosa dipendeva?”

Guardò Accelerator.

“Non socializzavi o non ti piaceva l’ambiente?”

Le parole della ragazza non erano dette con cattiveria, anzi, stava provando ad aiutarlo usando la tecnica più vecchia del mondo. Essendo Accel un tipo orgoglioso, forse avrebbe ceduto sotto quelle frecciatine. Esther sapeva che Yomikawa e Yoshikawa credevano in lui, e sapeva che ad entrambe era dispiaciuto moltissimo quando erano venute a sapere della notizia dell’abbandono dell’Università.

“Non sono affari tuoi. Socializzavo benissimo.”

“Allora mi stai mentendo sui voti. Non ci credo che eri il primo…”

Si alzò dalla sedia andando verso la camera.

“Cambiati, dobbiamo andare a fare spesa.”

“Sono già cambiato…”

“Ah…quel pigiama a strisce grigie e bianco è il tuo abbigliamento migliore?”

Con uno scatto di rabbia, Accel prese un cuscino del divano tirandolo ad Esther. Quest’ultima entrò in camera chiudendo velocemente la porta. Obiettivo mancato.

“Dopotutto…E’ divertente la sua compagnia.”

Sorrise leggermente appoggiandosi alla porta.


 

“Misaka, non sarebbe ora di finirla?”

Domandò Toma, con la solita espressione da ingenuo

“Eh?!”

I due si stavano rilassando, per così dire, in una caffetteria. Per i primi minuti erano restati in silenzio… Ognuno a bere la propria ordinazione. E poi Toma aveva fatto quella domanda…

La ragazza guardò Toma sorpresa e, al tempo spesso, sollevata. Almeno non le aveva urlato.

“Con l’università. Il tuo è un indirizzo stranissimo… Quanti sbocchi credi che avrei appena ti sarai laureata?”

“Ancora con questa storia?”

“Si. Sai che non sono d’accordo… Dovresti almeno considerare la mia opinione...”

“La considero, ma il mio futuro me lo scelgo da sola. Non ho intenzione di abbandonarla… Non capisco il fastidio poi. Mica chiedo i soldi a te per la retta!”

“I soldi non c’entrano, lo sai!”

“Abbiamo affrontato questo discorso un sacco di volte! Sei intelligente. Mettiti a lavorare! Meriti di più di un’università del genere!”

Misaka si sentiva esplodere. Avevano detto soltanto quattro parole ed erano già a quel punto. Se fossero andati avanti, probabilmente, non si sarebbe trattenuta.

Si alzò in piedi con il bicchiere del Tè alla pesca in mano.

“Finalmente hai cap-“

Prima che Toma potesse finire la frase, il Tè alla pesca, gli arrivò dritto in faccia…accompagnato dai ghiaccioli che vi erano rimasti dentro.

“E’ l’ennesima volta che ne parliamo! Ti ho già spiegato come la penso… comunque hai ragione. Merito di più.”

Lo guardò con sguardo gelido e distaccato.

“Con me hai chiuso. Non cercarmi mai più!”

Con questo atto di coraggio, Misaka se ne andò furiosa… E dire che l’oroscopo aveva predetto fortuna in amore…

“Quindi…mi ha lasciato?”

Si chiese Toma a bassa voce. Doveva ancora realizzare ciò che era successo in quei due minuti.


 

Esther ed Accel erano appena entrati nel supermercato e, la situazione, era già particolare.

“Prendi la pancetta a cubetti. Oggi farai la carbonara.”

“No, martedì e venerdì mangiamo pesce. Prenderò le vongole. Poi il pesce contiene vitamina D che fa bene al cervello.”

“Ma cosa me ne frega della vitamina D?!”

“Per uno che non ha finito l’Università è essenziale!”

Sorrise leggermente guardandolo con la coda dell’occhio. Sicuramente quel ragazzo non sapeva controllare la rabbia e, se lo sguardo avesse potuto uccidere, Esther sarebbe morta da un pezzo.

“Hai intenzione di dirmelo fino a quando non ti licenzio?!”

“Oh guarda! C’è il budino in offerta. A Last Order piacerà sicuramente!”

Corse verso lo scaffale lasciando all’altro il carrello da spingere.

“Che significa a Last Order? Io non lo mangio?”

“Ovvio che no. I bambini cattivi non lo mangiano...”

“Potresti smetterla di prendermi in giro?”

“Ci proverò…”

Mise il preparato del budino nel carrello e cancellò dalla lista sia il pesce che il dolce.

“Bene, manca solo l’ammorbidente.”

“Era ora. Il carrello sta straripando.”

E anche stavolta, l’albino seguì Esther alla corsia dei detersivi. Vastissima, un intero scaffale di detersivi si stagliava davanti a loro. Rosa, verdi, blu, viola. Per pavimenti, per abiti e qualche strana bottiglia non ben specificata.

“Ma c’è davvero differenza fra loro? Io di diverso vedo solo il prezzo…”

“Quello per i pavimenti si usa per pulire i pavimenti. Quello per gli abiti per lavare gli abiti.”

“Non mi dire…”

Sospirò appoggiandosi al carrello e aspettando che la bionda scegliesse l’ammorbidente adatto. Guardandola bene era anche carina. Non il suo tipo, ma carina.

Esther si rialzò guardando soddisfatta l’ammorbidente.

“Bene, possiamo and-aia…”

Uno strano commesso, molto di fretta, la urtò sulla spalla facendola sbilanciare e finire addosso allo scaffale.

Il ragazzo appena passato, tirò dritto senza guardarsi indietro.

“Che modi…e dire che è un dipendente…”

“ESTHER!”

“Hmm?”

Esther alzò lo sguardo e vide la scaffalatura di detersivi dondolare. Capì subito la situazione ma non ebbe il tempo di realizzare ciò che stava accadendo. L’unica cosa che riuscì a fare fu portarsi le braccia sopra la testa. E cacciare un urlo di terrore.

Un istante dopo, un frastuono terribile invase il supermercato. Il liquido di decine di bottiglie spase a terra si era mischiato fra loro creando stranissimi colori. Tuttavia…non sentiva nulla, nemmeno il minimo dolore. Aprì gli occhi lucidi per la paura e, a pochi passi da lei, vi era Accelerator.

Aveva piantato i gomiti allo scaffale facendo da scudo alla bionda.

Non era esattamente la situazione adatta per pensare a certe cose ma, per un attimo, Esther, desiderò che quel ragazzo fosse molto più vicino a lei. Non si era mai soffermata a guardarlo e non aveva mai notato lo splendore di quegli occhi rossi come il sangue.

“Stai bene?”

“Eh?! Ah… si. Io sto bene…”

Un rivolo di sangue uscì dalla tempia destra di Accelerator, scivolando giù per il volto e macchiando la guancia di Esther.

Restò imbambolata un attimo e poi tornò alla realtà.

“DOBBIAMO ANDARE IN OSPEDALE!”


Angolo Kiocco: Siamo a metà storia!

   
 
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