Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Dalybook04    26/02/2021    0 recensioni
Ispirato a "Shatter Me" di Tahereh Mafi
Lovino era un mostro. Come altro poteva definirsi? Cos'altro poteva essere un ragazzo che distruggeva tutto quello che toccava e uccideva chiunque provasse a sfiorarlo? Un mostro, appunto.
Ormai erano passati anni dall'ultima volta che aveva toccato qualcuno; dall'ultimo abbraccio, l'ultima stretta di mano. Neanche si ricordava più come fosse sfiorare qualcuno. Essere tranquillo in mezzo agli altri, senza il terrore di toccare qualcuno per sbaglio e ucciderlo. Ma è anche vero che non vedeva nessuno da anni, per cui non soffriva la distanza. Non appena aveva mostrato i suoi poteri per la prima volta, la Restaurazione lo aveva preso e sbattuto in manicomio. Non ricordava molto, ma, se da allora aveva visto qualcuno, quel qualcuno erano scienziati e psichiatri, di cui aveva anche rimosso il ricordo. All'alba dei suoi sedici anni lo avevano sbattuto in cella, avevano smesso di drogarlo e lo avevano lasciato lì a marcire.
Poi, circa un anno dopo, quella porta si aprì.
ATTENZIONE: verranno trattati argomenti delicati, ci saranno scene anche pesanti, soprattutto nell'ultima parte della storia.
Inoltre saranno presenti coppie boy×boy
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Antica Roma, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il ragazzino vagava senza meta, solo, con le mani nelle tasche del suo vecchio e logoro giaccone, cercando qualcosa. Neanche lui sapeva cosa, ma aveva fame.
Inquadrò una casa e si avvicinò, studiando l'interno dalle finestre. Le luci erano accese nelle camere, e dalla cucina veniva un profumino che gli fece brontolare lo stomaco. La finestra era aperta.
Intrufolarsi fu facile. Farsi beccare ancora di più.
-oh, piccolo caro- la proprietaria di casa si chinò per essere alla sua altezza e gli sollevò il viso con una mano. Lui, con dei pani in mano, non ebbe il coraggio di muoversi -sei tutto sporco. Hai una famiglia? Qualcuno che si occupi di te?
Il ragazzino si rabbuiò e scosse la testa, liberandosi con uno strattone dalla sua presa gentile. Da dietro la gonna della donna spuntò un altro ragazzino, forse un poco più giovane di lui, che lo raggiunse e gli prese le mani, facendogli cadere a terra il suo bottino, e lo studiò attentamente. Aveva due occhi verdi inquietanti, privi di emozione, un po' assonnati, e portava i capelli castani lunghi fino alle spalle.
Quando sembrò averlo analizzato per bene, si girò verso la donna, evidentemente sua madre, e le disse qualcosa in una lingua al ragazzino sconosciuta.
Quella annuì, poi ridacchiò -non fare il maleducato, Hercules. Parla in modo che tutti capiscano.
Hercules tornò a guardarlo e parlò di nuovo, questa volta nella lingua nuova.
-hai le mani fredde.
Alla faccia dell'attenta analisi. Aggrottò la fronte -e quindi?
-hai anche dei calli e delle cicatrici. È strano a quest'età. Che ti è successo?
-affari miei- sbottò, allontanandole sue mani dalla sua presa.
-tesoro- intervenne la madre -ti va di restare qui per la notte? Puoi mangiare con noi, e se dopo vuoi andartene sei libero di farlo. Immagino che avrai fame.
Il ragazzino avrebbe voluto rifiutare, ormai aveva imparato che le persone non erano mai così gentili senza dei secondi fini... ma aveva fame, e se poi poteva andarsene quando voleva...

Il bambino piangeva. Era piccolo, poco più di un neonato, e, per le esperienze che entro poco avrebbe fatto, poco meno di un uomo.
La madre lo sistemò in una cesta e lo spinse nella grata. Per qualche secondo restò nel buio e nel silenzio, quasi un momento sacrale, il suo passaggio alla sua nuova vita, la sua iniziazione a tutte le cose brutte del mondo. Non osava fiatare, aveva istintivamente paura del buio, ma al tempo stesso ne era rassicurato, come se l'oscurità fosse una coperta rimboccata da una mamma che non avrebbe mai avuto.
Forse, se fosse rimasto lì altro tempo, magari per sempre, le cose sarebbero andate diversamente. Forse sarebbe morto lì, nell'unica coperta rimboccata con amore che avrebbe mai avuto, e sarebbe stato meglio così. Meno sofferenza, meno dolore. Sarebbe rimasto in eterno al buio, tranquillo, senza piangere.
Però qualcuno aprì lo sportello dall'altra parte, accecandolo con la luce. Non la voleva la luce. Non gli piaceva la luce.
-ne è arrivato un altro- una mano callosa molto poco delicata lo tirò dentro, alla vita -la smetteranno mai di ingravidare quelle troiette o dovremo occuparci di questi bastardelli per sempre?

Alla fine era rimasto lì. Per anni, a dirla tutta. Aveva sedici anni quando Elena, la madre di Hercules, morì.
-Sadiq- lo chiamò, dal letto di morte -devo dirti alcune- colpo di tosse -cose, prima di andarmene
-non fare la stupida e prendi le tue medicine- la rimproverò, porgendole una pillola rossa e un bicchiere d'acqua. Elena scosse la testa -non serve, sto per andarmene. È giusto così, le Moire stanno per tagliare il filo.
-non dire cazzate- cercò di farle prendere la medicina, ma quella non volle sentire ragioni.
-Sadiq, ascoltami. Ho bisogno che tu mi faccia una promessa.
Quello sospirò -se lo faccio, poi prendi questa dannata pillola?- Elena annuì -allora va bene. Cosa vuoi?
-prenditi cura di Hercules. Non te lo lascerà fare, non vorrà, ma tu fallo lo stesso, anche a costo di farti odiare.
Sadiq annuì. Non ci voleva tanto a prometterglielo, lo avrebbe fatto comunque -certo.
-sei un bravo ragazzo- gli accarezzò la guancia, con un sorriso triste -sei destinato a cambiare il mondo, lo sai?- incapace di reggere il suo sguardo curioso, lo abbassò sul bicchiere che le aveva porso -anche se forse non nel modo che pensi tu.

Quando, anni dopo, si ritrovò davanti gli stessi identici occhi di Elena, ma in un ragazzino che con la donna non c'entrava niente, per poco non si mise a ridere. Era assurdo che la potenziale arma di distruzione di massa più distruttiva di tutti i tempi avesse gli occhi della donna più dolce e buona che avesse mai conosciuto, anche se, nella testardaggine di quel ragazzino, la riconobbe, per certi versi... ma c'era qualcosa, nella postura, fiera nonostante fosse solo, in catene, con una cinquantina di armi puntate contro, che gli ricordava qualcun altro, qualcuno che aveva visto di sfuggita, ma di cui non riusciva a individuare il nome.
-chi è?- chiese, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Gli rispose uno scienziato.
-è il ragazzino che...
-quello lo so. Voglio sapere il suo nome.
L'uomo dovette cercarlo in una cartellina. Sadiq trattenne un verso di stizza, lo torturavano e neanche si ricordavano il suo nome.
-Lovino Romano Vargas, signore.
-Vargas...- ripeté, cercando di ricollegare quel cognome a qualcuno. Niente. Tabula rasa.
Qualche ora dopo ci pensò Hercules, che all'epoca ancora non lo odiava a morte, a rinfrescargli la memoria.
-l'ex marito di mamma- gli disse, riconoscendo il cognome -so che hanno avuto una figlia, ma non ero ancora nato. Si sono separati prima che io nascessi, però quando ero piccolo ogni tanto veniva a trovarci. Forse l'hai incontrato una di quelle volte. La figlia non era male, l'avrò vista... due, tre volte.
-ah, capisco- aggrottò la fronte -è tuo padre?
-no.
-e allora chi è?- non gli era mai venuto in mente di chiederlo, in tutti quegli anni. C'era sempre stata Elena, e lei era bastata.
Hercules si strinse nelle spalle -mamma non me l'ha mai detto, e non mi è mai interessato saperlo.
-mh. Pensi che quel ragazzo sia figlio dell'ex di Elena?
-se ha gli occhi di mamma dev'essere un nipote- aggrottò la fronte, pensando -com'è che si chiamava la figlia... Caterina. Dev'essere il figlio di Caterina.
-quindi tecnicamente sei suo...
-zio? Tecnicamente sì- lo guardò di sbieco -cosa gli fate, esattamente?
La voce gli uscì più fredda di quanto non volesse -non deve interessarti saperlo.
-è poco più di un bambino da quel che mi hai detto. Come fai a...
-guardarmi allo specchio sapendo quel che gli succede? Non lo so, lo faccio e basta- si alzò, la conversazione si stava facendo pesante -domani lo trasferiranno in un laboratorio qui fuori. Non dovrai più sopportare le sue urla.
-questo non significa che...
-zitto- lo fulminò con lo sguardo -non voglio più sentire una parola a riguardo. E se ti becco a sgattaiolargli intorno, lo farò uccidere.
Hercules lo fissava truce, per la prima volta con odio -il potere ti fa male. Stai diventando uno stronzo.
-può essere.
-mamma non sarebbe contenta. Ha sempre detto che la pietà è una delle cose che più di tutte ci rende umani, e penso che la pietà verso quello che è praticamente un bambino rientri nell'umanità.
-allora vorrà dire che sarò più di un umano. Ho detto che non voglio più sentire una parola sull'argomento.
La verità? Sadiq era finito a odiare Elena. Lo aveva reso debole, gli aveva lasciato una ferita a forma di madre nel petto e una debolezza di nome Hercules che, nella posizione in cui ora si trovava, equivaleva a un mirino contro le loro schiene e una preoccupazione continua che gli faceva perdere il sonno.
Elena gli aveva fatto promettere di proteggerlo, anche a costo di farsi odiare. Ora, Sadiq stava cominciando a capire che farsi odiare era l'unico modo di proteggerlo. Era meglio così: l'amore fa solo danni, ormai l'aveva capito. Ti spezza il cuore, ti spezza le costole e ti intralcia in tutto quello che vuoi fare, e ora metteva anche a rischio l'unico ancora in vita che si era concesso di amare. Sarebbe stato più comodo per tutti: Hercules sarebbe stato più al sicuro, non avrebbe pianto al suo funerale e lui avrebbe potuto dormire un paio di ore a notte.
E se ciò lo avrebbe reso un mostro, così fosse.

I due ragazzini erano sdraiati fianco a fianco, con le teste vicine e i piedi in direzione opposte.
-...e quindi l'essere è e non può non essere. Quindi il non-essere non è e...
-frena, non ho capito.
-ti rispiego la questione dell'essere secondo Parmenide? Allora, secondo Parm...
-no, non è quello. È...- sospirò, frustrato -secondo Talete l'origine di tutto è l'acqua, secondo Anassimandro l'infinito, secondo Anassimene l'aria, secondo Eraclito il fuoco o il logos eccetera.
-eh. Quindi?
-quindi chi ha ragione?
Hercules sembrò pensarci su, poi scrollò le spalle.
-nessuno, presumo. Oppure tutti.
-non ha senso. Che cavolo di risposta è?
-non c'è una risposta giusta. A modo loro, hanno tutti ragione. Sono visioni diverse del mondo, e seguono tutte una loro logica. Se ti chiedessi di pensare a quale sia l'origine del mondo, tu che mi diresti?
Sadiq alzò le spalle -il big bang? O qualche divinità, non lo so.
-questo è quello che dicono le probabilità e le altre persone. Tu che ne pensi?
-non lo so.
-esatto. Loro sono solo dei tizi che ci hanno pensato di più.
-mh. E... secondo te?
Hercules alzò le spalle -non lo so ancora, ci sto riflettendo. Però ho capito e so per certo che il mondo è un bel casino.
Sadiq sbuffò divertito -benvenuto nella realtà allora.

Era finito in un orfanotrofio. Sapete quei posti brutti brutti che si vedono nei film? Più o meno così, ma peggio. Inutile dire che, come tanti, se n'era andato non appena aveva imparato a camminare, e grazie tante.
Con la morte di Elena era tornato a vagare, questa volta volta con un compagno.
E per questo si arruolò nell'esercito: come tanti, aveva bisogno di soldi e di cibo. Ma lui, a differenza di tanti, aveva altri progetti. Voleva cambiare il mondo, essere ricordato. Al come doveva ancora pensarci.
Per questo, mentre, anni dopo, assassinava il vecchio supremo, sorrise. Quello era il primo passo. Ora, come avrebbe detto Hercules, doveva solo pensare agli altri.

La seconda volta che rivide gli occhi di Elena, il ragazzino era cresciuto ed era tornato al nido dopo essere scappato come uno sciocco. E, cavolo, sembrava così giovane. Sadiq aveva all'incirca la sua età quando aveva preso il potere, ma lui sembrava davvero troppo giovane.
E mentiva, cazzo se mentiva... ma forse era la persona giusta. Hercules lo avrebbe adorato, figuriamoci. Sembrava determinato, ma doveva assicurarsi fosse quello giusto.
Sorrise. Non gli avrebbe reso le cose facili.
Anche mentre gli offriva un'alleanza, Lovino mentiva, cazzo se mentiva... ma era sulla buona strada. Ormai di passi ne avevano fatti, mancava poco.
Sarebbe stato ricordato come un dittatore. Pazienza: era stato comunque, in parte, merito suo. O almeno, lo sarebbe stato se avesse funzionato tutto.
Nel nuovo mondo che avrebbero creato, per lui non ci sarebbe stato posto, ma lui sarebbe stato il motivo scatenante della creazione stessa del nuovo mondo. E se c'era voluto un periodo buio come quello per ricordare all'umanità l'importanza della loro libertà, così fosse. Alla fine il mondo lo avrebbe cambiato, ma non come pensava da ragazzo, su quello Elena, alla fine, aveva avuto ragione.

La sera prima di andare dagli amichetti di Lovino, Hercules andò a parlargli.
Sadiq sospirò -che vuoi?
-sei sicuro di voler andare avanti?- il supremo si girò verso di lui, e capì che aveva capito.
Inarcò un sopracciglio -certo. Perché non dovrei? Sto per vincere, come sempre.
Hercules sospirò -sai che non ti serve mentire, vero?
-non sto mentendo. Vincerò, in un modo e nell'altro.
Hercules rimase in silenzio per un po'. Poi gli prese la mano e gliela strinse, forse cercando di consolarlo, di incoraggiarlo, o forse solo per sfiorarlo un'ultima volta in modo dolce -come ti pare. Vado a dormire.
Sadiq sospirò quando la porta si fu chiusa. Che addio romantico.

Lovino tornò in sé, e incontrò due occhi verdi.
Sconvolto, gettò le braccia intorno al collo di Antonio e lo abbracciò.
-ma che... Lovi, che è successo?- lo strinse, per consolarlo.
Lovino tirò su con il naso -io...- meglio non parlargliene, avrebbe vanificato tutto, e se anche avesse voluto non ne aveva il tempo, e se anche ne avesse avuto il tempo non avrebbe saputo che dirgli -non... quanto tempo è passato?
-tempo? Lovi, sono passati pochi secondi- lo baciò sulla spalla -sei uscito, sono passati pochi minuti, poi ti ho sentito urlare e sono venuto a vedere.
-ti avevo detto di non uscire finché non fossi venuto io- ma non poteva lamentarsi, non quando quello lo cullava in quel modo.
Antonio fece un piccolo sorriso imbarazzato -scusa, ero preoccupato- lo baciò sulla testa -non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa.
-sto bene- e più o meno era vero. Quando aveva toccato Sadiq, il suo potere gli era rimbalzato addosso, e per quello aveva urlato. Ma poi aveva trovato un'apertura, e ora capiva il perché. Sadiq si era fatto uccidere, per permettere la nascita di un nuovo mondo; aveva interpretato la parte del cattivo, per farsi sconfiggere e cambiare la storia. Una filosofia discutibile, ma Lovino poteva capirlo. Compatirlo no, comprenderlo...
-dopo ne parliamo per bene- promise Antonio -direi che abbiamo tanto di cui discutere.
Lovino annuì, allontanandosi da lui e asciugandosi distrattamente gli occhi -adesso andiamo a chiamare gli altri. Dobbiamo aprire le porte.

Non appena furono rientrati nel magazzino, Lovino fu investito da suo fratello, che lo abbracciò forte.
-Lovino! Che è successo?! Ero così preoccupato, volevo uscire ma è andato Antonio e mi ha detto di restare qui al sicuro perché...
-tranquillo, sto bene- gli diede qualche pacca sulla spalla, ancora pallido -ho ucciso il supremo.
Feliciano lo guardò scioccato -tu cosa?!
-l'ho ucciso. Era qui fuori e l'ho toccato, devo averlo colto di sorpresa... non lo so, ma ce l'ho fatta- gli sorrise, un po' timidamente -adesso dobbiamo solo aprire le porte.
Antonio gli prese la mano -non abbiamo molto tempo.
-non c'era nessuno- si diresse verso l'uscita -andiamo prima io e lui, così se ci vedono...
-ehm, ragazzi?- li richiamò Feliciano.
Lovino, sulla porta, si girò verso di lui -cosa?
-le mani.
Abbassò lo sguardo, non si era accorto di stargli ancora tenendo la mano. Lo lasciò andare, un po' imbarazzato -giusto. Andiamo.
E uscirono. Emozionante eh? Fuori risuonavano gli allarmi, c'era casino, ma le strade erano deserte.
-svelti, muovete il culo, il posto è lì- indicò un edificio alla sua destra e osservò i suoi compagni correre in quella direzione. Si concesse di ricambiare il sorriso di Antonio mentre li seguiva.
La porta era chiusa a chiave. Gioia e giubilio.
-porca tro...- neanche ebbe il tempo di finire l'imprecazione, che Ludwig la buttò giù con un calcio. Inarcò un sopracciglio -minchia.
Feliciano batté le mani, entusiasta -grande Luddi!
Mentre quello entrava nella stanza, sembrò, anche solo vagamente, compiaciuto.
E ora entrarono. Quante emozi

"Prima della cabina di comando c'è un laboratorio"

Un laboratorio
Laboratorio
L a b o r a t o r i o
Merda, avrei dovuto pensarci
Laboratorio
Devo andarmene
Laboratorio
Non trovo il mio corpo.
Laboratorio
Non c'è. Non riesco a muoverlo perché non c'è
Laboratorio
Freddo. Cos'è che è freddo?
Laboratorio
Duro. Il pavimento. Devo essere caduto
LABORATORIO
Non sento niente
LABORATORIO
Cazzo

Il pavimento è freddo
Questa è l'unica informazione che riesco a recepire
Mi parlano ma non sento
Non sento niente tranne il fatto che il pavimento è fottutamente freddo e io
ho
paura
Mi tirano in piedi, mi mettono su una sedia. Qualcosa mi stringe i polsi, uno stridio meccanico mi schiaffa le orecchie
Paura
Delle voci, che dicono? Che dicono che dicono che dicono
Stanno dicendo qualcosa di importante lo so dovrei ascoltarli dovrei seguirli è importante ma non sento non capisco non capisco non capisco non capisco non capisco non

dolore
dolore
dolore
fuoco
elettricità
questo lo sento
non sento dove fa male
fa male
e basta
un urlo, sono io?
devo essere io
non lo so
so che

Non respiro
Non sento i polmoni il petto il cuore ma non respiro e fa male fa male fa male fa male voglio
respirare
Ora respiro
e ora no
che fanno?
che mi stanno facendo?
che mi stanno facendo?
chi mi controlla?
chi è che sta decidendo tutto questo?

chi è che ha il controllo sulla mia vita?

Voglio dormire
Ho sonno
Ho sonno
Ho sonno
Mi sento cadere
Non fisicamente
Sono legato, come posso cadere?
Ma mentalmente sì
Sto
C
A
  D
    E
     N
      D
       O

E non mi importa dove andrò a finire
Mi basta cad
...
Dolore
Mi hanno svegliato
Fottuti bastardi
Lasciatemi dormire
Io vi ammazzo
Vi ammazzo
Vi ammazzo
VI AMMAZZO

Sono di nuovo sul pavimento
Sudicio. Questo pavimento è sudicio e fa schifo e mi voglio alzare ma le gambe non sono dove dovrebbero essere e neanche i piedi e le braccia e le mani e la testa e oh merda dove sono?
Dove sono io, dove sono loro... fa differenza?
No aspetta sì
Io sono sul pavimento. Lo so che sono sul pavimento
Quei bastardelli dei miei arti però non lo so dove sono
Luce
C'è luce adesso, anche se non so dove siano i miei occhi
Vedo qualcuno stagliarsi contro la luce, finalmente là sopra si sono decisi a venirmi a prendere?
Altro dolore
No, evidentemente no
Mi sono rotto il cazzo di questi spazi vuoti
Mi costringono a farlo
Io non voglio
Non voglio
Non voglio
Lo vogliono loro io no non voglio non voglio basta bastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastaba

Hanno vinto di nuovo loro
Vincono sempre loro
Mi fanno male e restano degli
S p a z i
E in questi  s p a z i  io faccio  m a l e  alle persone e non voglio non voglio nonvogliononvogliononvoglio mi costringono vi giuro che non voglio almeno voi credetemi vi prego vi prego vi prego vi pr
...
Non mi credete, vero? Non mi credo neanche io

Che succede? È più calmo adesso. È tutto bianco e il male sta andando via lentamente piano piano e e e e

Sto urlando io? Sta urlando qualcuno? Non sono sicuro di conoscere la distinzione
doloredoloredoloredoloredoloredoloredoloreDOLOREDOLOREDOLOREDOLOREDOLOREDOLORE
Uccidetemi
Vi imploro
Mi stanno toccando
Perché mi toccano
Non so dove come quando o perché ma mi stanno toccando mi stanno toccando NON RIPORTATEMI LÌ LASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMILASCIATEMI
LASCIATEMI
L-
Lasciatemi
Lasciatemi stare e basta
Non mi toccano più
Che mi abbiano lasciato qui a morire finalmente?
Respiro
Respiro
Respiro
Aria dentro
Aria fuori
Aria dentro
Aria fuori

Lovino
È così che mi chiamo?
Chi mi sta chiamando?
Lovino Lovino Lovi

Altro dolore
Ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora EANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAEANCORAE
E
e
e
e

e il mondo è esploso

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Dalybook04