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Autore: Helen_Book    28/02/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Per tutta la mattinata, Mala cercò di riposarsi, ma non ci fu verso. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, tendeva a rivivere l’incubo della notte prima.

Non aveva più la febbre, il suo corpo era riuscito a reagire. Però non aveva ancora recuperato le forze e avere il morale sottoterra non aiutava.

Non si pentiva di essere partita insieme ad Eileen. Era la cosa più altruistica che avesse mai fatto nella sua vita. Tuttavia, trovare la sua strada si stava rivelando più complicato del previsto.

Se prima le era chiaro cosa sarebbe diventata, ora iniziava a dubitare anche di quello. Non aveva più certezze a cui aggrapparsi: Shura, sua madre, il suo sogno di diventare un guerriero. Tutto andato.

Stesa sul letto, fissava un punto indefinito all’orizzonte. Si era alzata un paio di volte solo per andare in bagno, per il resto del tempo, era rimasta sdraiata nella stessa posizione.

Qualcosa dentro di lei, si era spezzato.

Se avesse seguito le nozioni imparate durante il suo addestramento, avrebbe impiegato quel tempo esplorando la zona o studiando una strategia per non farsi uccidere.

Sono un disastro, quel poco che ho imparato, non sono in grado di applicarlo.

Nascose il viso nel cuscino. Provò a riaddormentarsi, ma i troppi pensieri la tenevano sveglia.

Dannazione.

Sentì dei passi provenire dall’esterno. Probabilmente era Eileen. Le aveva promesso che sarebbe tornata per controllarla.

Nessuno si presentò, i rumori scomparvero e Mala continuò a guardare fuori dalla finestra.

Era una bella giornata. In altre circostanze, si sarebbe trasformata e avrebbe corso per chilometri, godendo del calore dei raggi del sole.

La porta si aprì e percepì subito l’odore di Eileen e quello di un altro essere umano. Non si scomodò a salutarli, si limitò ad alzare la mano per avvisarli che era sveglia.

Eileen si avvicinò al suo letto, sbarrandole la visuale. Il suo sguardo cadde subito sulla piccola tracolla che, a quanto pare, era riuscita a recuperare. Sapeva quanto fosse prezioso il suo contenuto. La osservò mentre piegava alcuni vestiti e li conservava al suo interno.

Non aveva per niente voglia di interagire con gli altri e per di più fare la conoscenza di una nuova persona.

Ruotò leggermente la testa e con la coda dell’occhio notò, appoggiato allo stipite della porta, un ragazzo sulla ventina. Non era molto alto, ma aveva dei lineamenti piacevoli. Il suo viso era cosparso di piercing e il maglione variopinto non aiutava per niente a mimetizzarsi nella foresta.

“Con quello addosso, ti vedranno a chilometri di distanza” affermò lei a bruciapelo, saltando le presentazioni.

Abituato a ricevere commenti sul suo aspetto, Ziki rispose, sorridendo: “Vero, ma almeno ammetteranno che ho gusto.”

“Ma questo lo diranno prima o dopo che sei morto?” chiese Mala, cambiando posizione. Smise di dargli le spalle e si sedette, ignorando totalmente il fatto di essere in pigiama.

“Se ci sarai tu vestita così, stai certa che non baderanno a me” le rispose, facendole l’occhiolino.

L’imbarazzo la zittì momentaneamente. Il pigiama di flanella non era aderente, ma le fasciava le curve alla perfezione.

Ingoiò più volte la saliva, scacciando le immagini dell’uomo che le metteva le mani addosso, sussurrandole nelle orecchie qualsiasi tipo di volgarità.

Non è qui. Sei al sicuro.

Cercò di autoconvincersi.

“Cosa ti è successo al viso?” le chiese Ziki, notando le ferite.

“Cosa te ne importa?” gli rispose a tono, mettendosi sulla difensiva.

“Non c’è bisogno di uscire gli artigli, la mia era semplice curiosità” sollevò le braccia, chiedendo una tregua.

Eileen andò in suo soccorso mostrando il foglio al ragazzo. Inventò una scusa, spiegando che quei graffi se li era procurati cadendo.

Le guardò guardingo, ma non aggiunse nulla. 

Mala portò la coperta fino al mento, coprendosi completamente. Si ristese sul fianco, dando le spalle a Ziki.

Eileen la osservò preoccupata.

Appena era entrata nella stanza, aveva notato che qualcosa non andava. Trovarla stesa nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata, l’aveva rattristata parecchio.

Il trauma che aveva vissuto non poteva essere dimenticato. Aveva bisogno di essere aiutata, in modo da poterlo superare.

Restare chiusa in camera non le faceva bene. Doveva uscire, passare del tempo all’aria aperta, insieme agli altri. Isolarsi era inutile e controproducente.

Eileen iniziò a sbucciare una mela e intanto le porse parte dell’infuso che aveva preparato in precedenza.

Non ricevendo nessuna reazione, lo appoggiò sul comodino.

Gesticolò invitandola a berlo e Mala le rispose muovendo le mani. Lo avrebbe bevuto solo se Ziki se ne fosse andato.

Non posso cacciarlo, abbiamo stretto un patto. Potevo venire qui, solo se accompagnata da lui.

“Così però mi sento escluso. Non posso sapere cosa vi state dicendo” disse Ziki mettendo il broncio.

“Ha detto che te ne puoi andare e che dovresti dedicarti a qualcos’altro invece di fare il cane da guardia” spiegò Mala, stizzita dalla sua presenza.

Ziki non sembrò abboccare, rimase calmo e aggiunse: “Fare il cane da guardia è il mio secondo lavoro. Il primo è realizzare abiti-lupo.”

Mala scoppiò a ridere.

Rimase stupita dalla sua stessa reazione. Non si faceva una risata di cuore da una vita. Aveva dimenticato che cosa significasse.

Eileen guardò incuriosita prima il ragazzo e poi l’amica.

“Aspetta, questa mi è nuova. Vuoi dirmi che quel maglione lo hai creato tu?” domandò, prendendolo in giro. Si rimise seduta, guardandolo dritto negli occhi.

“Certo” affermò Ziki, senza battere ciglio.

Mala smise di ridere e, incredula, chiese: “Sei serio?”

Il ragazzo incrociò le braccia: “Ci sto ancora lavorando, ma ho intenzione di creare dei vestiti che non si strappino nel momento in cui ci trasformiamo” spiegò in modo concitato “È scocciante dover portarsi sempre un cambio di riserva. Abiti pratici, ma anche guardabili. Il nero è sopravvalutato.”

Mala rimase stupita dalla sua passione. Era qualcosa in cui credeva, il fuoco ardeva nei suoi occhi quando ne parlava. Infastidita, prese un pezzo di mela e lo addentò.

Eileen alzò entrambi i pollici, entusiasta.

“Purtroppo, non c’è posto per idee così innovative nel branco” continuò, mostrando per pochi secondi la sua vulnerabilità “però sono un osso duro e poi essere figlio del capobranco ha i suoi vantaggi” aggiunse, tornando a scherzare.

Tu e Arthur siete figli del capobranco?  Gli chiese, con l’ausilio di Mala che tradusse la domanda ad alta voce.

Non c’era somiglianza tra i due, se non per i capelli neri.

“Purtroppo, sì. Arthur è chiaramente il figlio preferito. Ammetto di essere un po’ invidioso, ma è troppo perfetto, è impossibile portargli rancore. Ecco perché, alla fine finisco per cedere a qualsiasi sua richiesta” concluse sbuffando.

Eileen ascoltava attentamente le parole di Ziki, avida di ricevere informazioni riguardo al suo presunto compagno.

C’erano ancora tante questioni in sospeso da risolvere, ed era quello il motivo per cui probabilmente lui la stava evitando. Lei stessa aveva paura di incrociarlo, non sapeva come avrebbe reagito.

“E quale richiesta ti avrebbe fatto?” chiese Mala, incuriosita.

“Di essere la vostra ombra e di trattarvi bene. Non so perché si prenda tanto fastidio” affermò, scrutando l’espressione sul volto delle due ragazze, in attesa di ricevere spiegazioni in merito.

Eileen rimase impassibile, anche se con difficoltà.

Dentro di sé, tirò un sospiro di sollievo.

Arthur ci teneva alla loro incolumità, e ora ne aveva finalmente la conferma. Questo significava che c’erano maggiori possibilità che tornassero a casa sane e salve.

Per ora, le bastava sapere questo. Non voleva indagare oltre.

Quella notte si era ripromessa che la sua priorità numero uno sarebbe stata riportare Mala al branco, tutta intera. Il resto sarebbe passato in secondo piano.

“Tuo fratello è un gentleman, è normale che voglia salvare due donzelle in pericolo” disse la ragazza, sperando di convincere Ziki che fosse quello il vero motivo.

“Su questo non posso darti torto, è il motivo per cui tante lupacchiotte gli ronzano intorno” constatò, alzando le spalle.

La gelosia è una brutta bestia ed Eileen lo sapeva. Almeno in teoria. In pratica, era tutta un’altra storia.

Non si aspettava di sentire lo stomaco contorcersi e le mani prudere. Aveva voglia di uscire a cercarlo.

Perché ha chiesto a te di sorvegliarci, invece che farlo di persona?

Gli domandò, sperando che non notasse il suo orgoglio ferito.

“Arthur è un insegnante e si occupa dei cuccioli del branco. La malattia è arrivata anche lì. Si prende cura dei bambini 24 ore su 24” le rispose “vi ho detto che è schifosamente perfetto” accennò un sorriso, rassegnato.

Eileen si vergognò della sua reazione. Saperlo impegnato in una professione così nobile, aumentò il rispetto e l’ammirazione nei suoi confronti. Volevo assolutamente vederlo all’opera.

Non sapeva quanto fosse rischioso chiedere a Ziki di portarla da lui.

Se volessi parlare con Arthur, tu potresti portarmi da lui?

“Parlargli? Ieri sera, non avete parlato con lui?” chiese, chiaramente confuso.

La notte precedente era rimasta sveglia per tutto il tempo, nessuno era andato a trovarle.

“L’ho visto tornare la mattina presto e prima di andarsene di nuovo, mi ha chiesto di tenervi d’occhio” spiegò, rammentando gli eventi della giornata.

Cosa stava combinando?

Rifletté preoccupata, l’urgenza di incontrarlo era aumentata vertiginosamente.

“Comunque, ora tocca a voi svelarmi qualche informazione succulenta su di voi” affermò, chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi su una piccola poltroncina, distante dal letto.

“Non siamo persone interessanti, ma terribilmente noiose” disse Mala, alzandosi dal letto.

Prese i vestiti lavati da Eileen e velocemente si incamminò verso il bagno.

“Non ci credo” rispose Ziki, seguendo con lo sguardo la figura della ragazza, finché non scomparve “anzi, devo dire che dopo questa affermazione, sono ancora più curioso” un sorriso malizioso spuntò sul suo volto.

“La curiosità uccise il gatto” concluse Mala, alzando la voce dall’altra camera.

“Immagino che nessuna di voi abbia un compagno. Non sareste qui, in caso contrario” constatò Ziki, ignorando la battuta di Mala.

“Questa non mi sembra una domanda” lo riprese la ragazza, intenta a cambiarsi e a lavarsi.  

“Touché” ammise lui, guardando Eileen intenta a tenersi occupata.

Non le piaceva parlare di se stessa, sperava di evitare domande troppe personali. Inoltre, era una pessima bugiarda.

“Eileen è chiaramente un medico e tu invece cosa sei?” chiese imperterrito, non disposto a cedere.

“Mi chiamo Mala. Non volevo che Eileen partisse da sola e ho deciso di accompagnarla. Anche io conosco le basi della medicina” rispose, mentendo spudoratamente sulle sue capacità.

Si presentò nella stanza con i vestiti lavati e un’acconciatura nuova ai capelli. Li aveva intrecciati e alzati, lasciando davanti qualche ciocca libera.

Wow! Non sapevo fossi così brava con i capelli.

Le segnò Eileen, sorpresa dei mille talenti che la sua amica aveva.

“Potrei acconciarteli, se vuoi” le propose senza pensarci due volte.

Mi farebbe piacere, ma devo ritornare al lavoro. Ci sono tante persone che hanno bisogno del nostro aiuto. Dobbiamo convincere Ziki a portarci nelle prigioni. Ci sono persone malate laggiù.

“Non è giusto, mi sento escluso dal club. Devo assolutamente imparare il linguaggio dei segni” affermò il ragazzo, per nulla contento.

Eileen e Mala scossero la testa, divertite da quel commento.

Le persone malate del vostro branco si trovano solo in ospedale?

Domandò a Ziki, sempre attraverso Mala, con l’intenzione di sondare il terreno.

“Che io sappia sì, naturalmente ci sono diversi malati anche nelle case” rispose scrutandola, cercando di capire dove volesse andare a parare.

Non è così. Alcune persone malate sono state rinchiuse nelle prigioni. Le ho viste, quando eravamo in cella.

Disorientato, Ziki non credeva alle sue orecchie. Che senso aveva rinchiudere persone malate in prigione?

“Forse è arrivato il momento di andare a trovare mio fratello” affermò, convinto che fosse la scelta più giusta.

Eileen tirò un sospiro di sollievo.

Finalmente.



Buonasera!

Eccoci con un altro aggiornamento. Spero stiate bene, vi abbraccio tutti virtualmente. 

Helen 
  
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