La camera da letto era pregna di un odore dolciastro, proveniente dalle candele ormai spente che la fiamma aveva consumato per tutta la notte.
L'aria era calda, umida e appiccicosa. Il ventilatore sopra le loro teste la smuoveva appena, riuscendo a dare solo un minimo di sollievo da quell'afa opprimente che non permetteva a Vincent di chiudere occhio, il che era alquanto strano dato che riusciva ad addormentarsi sempre nel giro di pochi minuti.
Era sveglio da chissà quanto tempo e fissava il movimento rotatorio delle pale, sperando prima o poi di prendere sonno.
Quanto invidiava il ragazzo al suo fianco che invece non aveva avuto nessun problema ad addormentarsi, avvinghiato a lui nonostante il caldo.
Gli passò una mano tra i capelli curi, scostandoglieli con delicatezza dal viso e scoprendo, man mano che le ciocche scivolavano via dalla sua pelle, una serie di segni rossi, evidenti perfino nella penombra della camera.
Rimase fermo a fissarli per alcuni istanti, prima di sentire il volto prendere calore e arrossarsi.
Non si era reso conto di esserci andato così pesante con lui ed era sicuro che, se avesse scostato le coperte, avrebbe trovato altri succhiotti sparsi lungo il corpo di Gilbert.
Trattenne il fiato e si morse le labbra, voltandosi dalla parte opposta e guardando fuori dalla finestra, prima di alzarsi ed andare in bagno a darsi una rinfrescata.
Ne aveva decisamente bisogno.
Se l'avesse fissato per un secondo di più, non avrebbe resistito dal riprendere a baciarlo, finendo col svegliarlo per fare l'amore di nuovo, per l'ennesima volta quella notte.
Era impossibile averne abbastanza delle sue espressioni, della sua voce, delle sue mani che lo cercavano e del suo sapore.
Tornando in camera, non poté fare a meno di notare, aperto sulla scrivania, qualcosa che sembrava un diario. Senza volerlo, diede un'occhiata alle pagine aperte e sentì la gola seccarsi improvvisamente e una morsa stringergli lo stomaco. Non era un'agenda con il programma della giornata, come aveva pensato, bensì il diario personale di suo fratello.
Si sentì improvvisamente a disagio a spiare così nella sua vita ma, allo stesso tempo, provava l’irrefrenabile impulso di continuare a leggere per saperne di più e, alla fine, la curiosità ebbe la meglio su di lui.
Afferrò il quaderno e andò in soggiorno, accendendo la luce, per poi accomodarsi sul divano.
Magari si sarebbe limitato a dare una sbirciatina…o forse no.
Più andava avanti a leggere e più non riusciva a smettere, catturato dal contenuto e dalla verità che stava pian piano scoprendo.
Sentì la morsa allo stomaco farsi più dolorosa e, senza rendersene conto, iniziò a mordersi il labbro inferiore.
Aveva sempre saputo quanto Gilbert fosse preso da Oz, quanto lo adorasse e aveva visto con i suoi occhi che per lui avrebbe dato volentieri la vita senza pensarci due volte, sfidando da solo anche un'organizzazione intera di uomini armati.
E ora capiva il perché di tutto. Non si trattava di semplice devozione, no; era qualcosa di più.
Non riuscì ad andare oltre e interruppe la lettura prima ancora di finire di leggerlo completamente.
Chiuse il diario, abbandonandolo di fianco a sé e, portando i piedi nudi sul divano, strinse le ginocchia al petto.
Possibile che fosse stata tutta una presa in giro? Che Gilbert l'avesse usato solo come sostituto di Oz poiché quel ragazzino era irraggiungibile?
Si strinse nelle spalle e appoggiò la testa contro uno dei braccioli.
Senza che se ne rendesse conto, le lacrime cominciarono a sgorgare, rigandogli silenziosamente il volto.
Non era la prima volta che succedeva; aveva pianto solo una volta in vita sua dato che Gilbert gli aveva insegnato a non piangere e a mostrarsi forte, ma ora trattenersi si era rivelato impossibile.
Spostò lo sguardo appannato sulla copertina scura del diario e allungò una mano per prenderlo ancora.
Forse, se avesse letto fino in fondo, avrebbe scoperto il perché di quel gesto meschino e perché aveva voluto illuderlo in quel modo, facendogli credere di amarlo.
Tornò a leggere in rigoroso silenzio. Più andava avanti e meno sapeva come sentirsi. Alla fine alzò di scatto la testa verso la porta della stanza che si apriva.
Gilbert era sulla soglia, con indosso solamente i boxer e la camicia del pigiama abbottonata male. Si stropicciava gli occhi mentre tentava di mettere a fuoco, infastidito dalla lampada ancora accesa, nonostante la luce dei primi raggi del sole iniziasse a filtrare dalle finestre.
Vincent sembrava sconvolto. Il ragazzo abbassò lo sguardo su quello che reggeva in mano e trasalì.
Il suo diario.
Gli corse incontro, inginocchiandosi davanti a lui. Fece per dire qualcosa ma dalle sue labbra non uscirono parole. Notare il suo bel viso rigato dalle lacrime l'aveva bloccato completamente.
Si limitò a prendergli una mano, accarezzandone il dorso con il pollice e ad abbassare lo sguardo.
Quando era arrivato, Vincent aveva appena finito di leggere e ora non poteva fare a meno di sentirsi un totale idiota per aver dubitato della persona che amava e per aver pensato quelle cose di lui. Se avesse letto da subito fino alla fine, avrebbe scoperto che l'ultima parte era interamente dedicata a loro due. Gilbert aveva scritto che per lui Oz era solo un carissimo amico e se non ci fosse Vincent nella sua vita, si sentirebbe tremendamente solo. L’amicizia con Oz non gli bastava, aveva bisogno anche della presenza del suo fratellino affinché si potesse considerare completo e felice.
Gilbert alzò il viso e lo guardò in volto, sorridendogli con amore, limitandosi a baciargli le labbra prima di abbracciarlo.