Fumetti/Cartoni americani > star vs the forces of evil
Segui la storia  |       
Autore: Khailea    03/03/2021    0 recensioni
Una stirpe persa nel passato, la cui memoria è conservata nelle carte più remote del castello.
Forse a nulla i loro racconti serviranno per affrontare le difficoltà del presente, ma la conoscenza non è mai cosa di cui dubitare.
Raccolta di AU one-shot originali sulle regine di Mewni inventate da me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Amelia Butterfly, La Guaritrice.
 
  • Data nascita: X0174
  • Data morte:  X0200
  • Sposata con: Greggory Mildred
 
 
 
“Un dì così arrivò la peste, impossibile da prevenire,
e la gente si chiuse in casa, ma continuò a morire.
Amelia la Guaritrice da questo male la volle liberare,
grazie ai suoi poteri riuscì il popolo a curare.”
 
 
 
 
 
 
 
 
Contrariamente alle numerose sue predecessore, Amelia non nacque nella comodità del castello Butterfly, circondata da nutrici pronte a lavarla e ad accudirla fin dai suoi primi respiri di vita; nacque bensì nel cruento campo di battaglia, dove i genitori mietevano senza indugio le vite dei mostri tentavano di opporsi all’espansione del regno.
Il parto durò molte ore, e vista l’incapacità dei soldati di far altro se non combattere la regina fu completamente sola durante quel tempo mentre il marito, fuori dalla tenda dove avevano allestito un letto più comodo degli altri, la proteggeva da eventuali attacchi a sorpresa.
Le urla della donna furono lancianti e fecero impallidire chiunque le udisse, mentre all’interno il sudore e sangue riempivano l’aria. Quando finalmente la bambina nacque la madre quasi svenne, ma riuscì a resistere controllando le condizioni della nascitura. Era molto più piccola e fragile di quanto ci si sarebbe aspettato da dei genitori simili, dal colorito eccessivamente pallido nonostante la carnagione scura ed incapace perfino di emettere un urlo abbastanza udibile da rassicurare sarebbe sopravvissuta; perfino i simboli a forma di lacrima sulle guance erano quasi invisibili. Per la prima volta nella sua intera vita la regina si sentì fragile di fronte alla debolezza della bambina a cui aveva appena dato vita, e nel suo cuore si era già fatta largo la convinzione sarebbe morta in poche ore. Stringendola a sé con delicatezza vietò addirittura al padre di entrare nella tenda, desiderando risparmiagli la visione della vita che lasciava il corpo della figlia e conservare quelle poche ore solo per loro, piangendo lacrime di dispiacere. Il tempo però non è gentile sul campo di battaglia, ed un attacco nemico costrinse la donna ad abbandonare la bambina sul letto, nascondendola dentro un fagotto nella speranza che se anche qualcuno fosse entrato non l’avrebbe vista, aggredendola.
La principessa rimase così sola per svariate ore, respirando a malapena mentre la lotta imperversava all’esterno, e solo quando il sole tramontò la regina tornò indietro, stavolta accompagnata dal marito.
Era il momento di tornare al castello, e di seppellire la povera bambina, o almeno questa era la convinzione di entrambi, ma il destino volle diversamente.
Nonostante le sue condizioni la piccola infatti era ancora viva.
I soldati tornarono a casa ricevendo gli omaggi dell’intero popolo, che celebrò non solo l’ennesima vittoria ma anche la nascita della nuova principessa. A nessuno però fu permesso di vederla, nemmeno la servitù pronta a prendersene cura, ad eccezione del fratello e del medico di corte che venne chiamato nelle stanze private della regina.
Quando vide la bambina la donna ebbe un sussulto, e non servì alcun particolare esame per stabilire la bambina sarebbe morta in poco tempo. Eppure già prima aveva superato le aspettative dei genitori, e fu quindi deciso che se fosse sopravvissuta fino all’alba le avrebbero dato un nome, nella convinzione sarebbe stata in grado di crescere e di migliorare.
E così fu, anche se solo in parte.
La piccola Amelia sopravvisse anche alla notte, e così per i giorni seguenti, ma il suo aspetto non migliorò, rimanendo fragile ed apparentemente sull’orlo della morte. Il suo respiro era sempre così debole che la madre, temendo di perderla senza rendersene conto, volle dormire con lei ogni singola notte, ed in un paio di mesi i primi capelli cominciarono a crescere, di un colorito grigio pallido, simile ai suoi occhi quasi perennemente chiusi.
Ancora nessuno aveva il permesso di vederla, ma trascorso il primo anno le incertezze dei genitori cominciarono ad affievolirsi, spinte in parte dalla necessità di tornare in battaglia. Le cure di Amelia vennero così date all’intero castello, ed in caso le fosse successo qualcosa le teste di tutti sarebbero cadute.
Cosa che stupì tutti fu però il fatto che, nonostante fino ad ora non si fosse mai ammalata, il suo corpo reagiva come se lo fosse, costringendola spesso a letto, ma senza alcun sintomo o rischio di alcun genere. Ciò semplificò molto il compito dei servi, che dovettero solo portarle da mangiare, lavarla e farle compagnia alternandosi in base ai vari momenti della giornata, ma nessuno ne fu mai dispiaciuto in quanto la fragilità di quel piccolo esserino provocò in tutti loro una tenerezza tale da farli affezionare all’istante, per non parlare del fatto era già chiaro quanto la bambina fosse buona e gentile.
Rapidamente un intero anno trascorse, ed i genitori finalmente tornarono, anche se solo per poche settimane.
La bambina era rapidamente cresciuta, mantenendo un corpo estremamente piccolo e magro, ma i suoi capelli erano arrivati ormai alle spalle e finalmente era in grado di tenere gli occhi completamente aperti. Nonostante il colore grigiastro erano estremamente belli, dalle lunghe e pallide ciglia, con un forte accenno di empatia e gentilezza dentro di loro.
Il tempo trascorso con lei fu l’unico nel quale i genitori abbandonarono completamente gli allenamenti, dandole tutto l’affetto che non aveva potuto ricevere da loro in quell’anno, e ricompensando adeguatamente i servi per il lavoro svolto. La prima volta che il castello udì la risata della bambina l’intero reame si paralizzò completamente; era debole, quasi un sussurro, ma incredibilmente bella e preziosa come il respiro di una fata. Trattenendo le lacrime la regina fu perennemente grata di averla data alla luce e che fosse ancora tra loro, forte nella sua debolezza, ma la guerra richiamò presto lei ed il marito in battaglia, e dovettero nuovamente lasciarla sola.
Stavolta prima del loro prossimo incontro trascorsero tre anni. Durante tale periodo fu il fratello della regina ad occuparsi delle sorti del regno, senza andar mai contro i voleri della sorella per quanto riguardava le attività più importanti, comunicando tramite delle lettere, ed al suo ritorno fu deciso l’uomo avrebbe partecipato all’istruzione della principessa assieme ad altri numerosi maestri.
L’uomo non ne fu per nulla dispiaciuto, amava la nipote e come tutti non voleva altro che il suo bene, proteggendola da qualsiasi pericolo potesse un giorno arrivare alle porte.
Gli studi di Amelia si concentrarono in ogni ambito culturale, mentre quelli dal lato più fisico, come il ballo, vennero tralasciati. Ogni sessione di studio avveniva poi nelle camere della bambina, ed era supervisionato da almeno due guardie che si assicuravano tutto procedesse senza problemi. In ogni argomento la principessa si dimostrò capace, e soprattutto comprensiva nei confronti dell’assenza dei suoi genitori.
Il regno continuò nel frattempo a crescere e ad espandersi grazie alle loro spedizioni, ma con la scoperta di nuove terre i soldati portarono a Mewni anche i mali che le caratterizzavano. Nelle zone più esterne del regno la gente cominciava ad ammalarsi, ma il loro numero era così ridotto, e la distanza tale, da non venir considerata di gran importanza.
Trascorsero in questo modo altri cinque anni, con breve visite da parte dei sovrani e la saluta della principessa che rimaneva in quella curiosa condizione di stabilità ed apparente malattia, poi, quando ormai aveva dieci anni, una lettera dal campo di battaglia arrivò improvvisamente.
Il re e la regina erano entrambi periti durante un assalto dei mostri.
La notizia colpì l’intera Mewni come un fulmine, mettendo a dura prova non solo il cuore della principessa, ma anche quello del fratello della regina, che si chiuse nella propria camera per tre giorni interni nel tentativo di elaborare il lutto; uscì solamente quando si rese conto che, nonostante il dolore, il regno aveva bisogno di andare avanti.
Amelia era ancora troppo giovane per regnare da sola, ma venne comunque celebrata la sua incoronazione un mese dopo la dipartita dei genitori, e fu deciso lo zio le sarebbe rimasto accanto guidandola in ogni decisione importante riguardante il regno, nella speranza fosse in grado di imparare ad essere una degna sovrana nel minor tempo possibile.
La bacchetta della regina venne recuperata pochi giorni prima dell’incoronazione, al contrario dei corpi dei sovrani che furono dispersi. Un gruppo di mostri l’aveva rubata nella speranza di poter sfruttare il suo potere, ma quando i soldati li trovarono videro che molti di loro erano già stati uccisi, ed in mezzo ai loro corpi un mostro era stato soggiogato dalla quantità di potere dentro d’essa, tramutandolo in un essere spaventoso, ma incapace di alcun pensiero proprio, o almeno queste furono le parole dei soldati, che riuscirono a sconfiggerlo.
Nel momento stesso in cui Amelia toccò la bacchetta questa mutò in un lungo scettro dall’asta argentea, con delle ali bianche in prossimità della cima affusolata.
Il regno accettò piuttosto rapidamente la nuova regina, grazie anche alla presenza dello zio, il cui ruolo politico si era ormai consolidato negli anni, ma non trascorse nemmeno un mese prima che alla corte arrivassero i fratelli e le sorelle adottive della precedente regina, protestando crudelmente contro il passaggio della bacchetta ad Amelia, sostenendo non fosse in alcun modo pronta per un simile incarico. Non importava se lo zio era lì per aiutarla, affermavano era solo un bieco gioco di potere, che l’uomo cospirava contro il nome della famiglia Butterfly e che avrebbe usato la bambina come una marionetta per i suoi scopi.
Amelia nonostante fosse solo una bambina cercò di mostrarsi cordiale nei loro confronti, ed allo stesso tempo seria per mantenere il nome della corona, ma loro non la trattarono come altro che un pupazzo, ignorandola e pretendendo la corona passasse ad uno di loro. Stavano completamente ignorando i sentimenti di Amelia, come se la perdita della madre e l’assunzione improvvisa di quella responsabilità fosse cosa da poco, e lo zio capendolo si abbandonò ad una furia che li zittì completamente, affermando che se non se ne fossero andati all’istante avrebbe tenuto fede alle parole che la sorella aveva già usato in passato, e quindi avrebbe cancellato completamente il loro titolo.
Solo allora finalmente se ne andarono, concedendo un barlume di pace al castello, seppur per pochissimo tempo. Tre mesi dopo infatti una delle zie della bambina fece nuovamente la sua comparsa al castello, apparentemente però solo per scusarsi della crudeltà del resto della famiglia, mostrandosi addolorata per la perdita della sorella, chiedendo di poter restare per qualche settimana e conoscer meglio Amelia.
Lo zio conosceva perfettamente ciascuno di loro, e nonostante sapesse che stava mentendo decise comunque di mostrarsi ospitale e concederle la possibilità di dimostrare le sue parole erano vere.
Nell’ingenuità del suo cuore Amelia pensò fin dal primo istante fosse una brava persona, e fu molto felice di parlare con lei, anche se quando la conversazione verteva sulla madre si rese presto conto non aveva mai buone parole nei suoi confronti, anzi cercava perfino di alterare le sue memorie in modo anche lei pensasse fosse stata crudele ed egoistica, andando in guerra piuttosto che restare con lei, ma Amelia non volle mai cedere sotto le sue parole.
Dopo circa una settimana dalla permanenza della donna, questa fermò una delle domestiche che lavoravano a palazzo e che giornalmente portavano il thè alla regina, chiedendole di portarle al posto di quello fatto da loro uno preparato con le sue mani, fatto in segno di affetto. Non potendo rifiutare direttamente la richiesta la donna acconsentì, ma prima di arrivare alla stanza della bambina versò il contenuto della tazza in una delle piante da arredamento vicino alla porta, portandole successivamente il suo consueto thè.
La richiesta proseguì all’incirca per una settimana, almeno fino a quando la domestica non si rese conto la pianta stava morendo. Le guardie vennero immediatamente allertate ed andarono ad arrestare la zia, mentre la sua camera venne perquisita. Trovarono in una tasca nascosta di uno dei suoi abiti una piccola boccetta di cianuro, e fu immediatamente chiaro quale fosse il suo obbiettivo.
Nemmeno il suo legame di parentela con lo zio la salvò dalla ghigliottina, e l’esecuzione avvenne quello stesso giorno senza però che Amelia dovesse assistere, le venne solamente raccontato che la donna aveva tentato di avvelenarla, e che per questo aveva pagato con la vita.
Superata questa crisi interna al castello la sicurezza si accentuò enormemente, non un bicchiere, non un osso di pollo poteva passare senza che fosse stato adeguatamente controllato, e visto la strana malattia che aveva assalito recentemente i contorni del regno si stava espandendo Amelia fu costretta a rimanere nel castello, anche se le sue condizioni fisiche non le permettevano di fare altro.
Altri anni trascorsero, ed Amelia insieme allo zio, che gradualmente le lasciò sempre più potere, stavano cercando di arginare i malesseri del regno, talvolta riuscendoci, mentre altre meno, ma nonostante ciò quando per l’uomo arrivò il momento di riunirsi alla sorella il regno era certo di essere in buone mani.
Amelia aveva ormai diciotto anni, ma su di lei c’erano ancora i chiari segni della debolezza l’aveva caratterizzata fin da bambina. Il corpo era completamente diverso rispetto a quello della madre, estremamente slanciato ma magro. I grigi e lisci capelli ormai avevano superato la lunghezza della vita, e gli occhi di una sfumatura leggermente minore continuavano ad osservare il mondo con empatia.
Alla scomparsa dello zio le lettere da parte dei suoi parenti tornarono con prorompenza, stavolta sostenendo ci fosse bisogno di qualcun altro al suo fianco, perché non aveva mai guidato da sola il regno e non ne era ancora in grado, ma colui che fu più aggressivo di tutti fu lo zio che si presentò a palazzo il giorno del suo compleanno, accompagnato da una schiera di mercenari.
Le sue prime parole non furono di saluto o riverenza, ma pretese la mano di Amelia.
La regina, cercando come tutti di nascondere lo shock e una vena di disgusto, lasciò che l’uomo perlomeno parlasse, e questo affermò come tutti gli altri che era necessario qualcuno alla guida. Secondo le sue parole il corpo di Amelia era troppo debole ed orrido, vista la magrezza, perché potesse essere accettabile per qualsiasi altro uomo, e quindi in quanto lui già aveva una certa esperienza con il controllo dei terreni ereditati in passato era la figura migliore per adempire a tale ruolo, e che sarebbe stato certamente in grado con la sua prestanza di farle partorire dei degni eredi.
I soldati presenti nel salone erano già pronti a cacciarlo, ma come loro anche i mercenari dell’uomo si mostrarono ben armati, e questo affermò non aveva intenzione di andarsene senza un sì della regina verso le sue pretese.
Amelia non era purtroppo come lo zio, non era in grado di mostrare quella rabbia che aveva tenuto sotto controllo quella spiacevole parte della loro famiglia, e l’unica cosa poté fare fu ospitare lo zio in una delle numerose stanze del palazzo, lontana a sufficienza dalla sua da renderlo sopportabile, e sperare che con il tempo la sua smania svanisse.
Le sue aspettative purtroppo vennero ampiamente deluse.
Trascorsero tre anni, durante i quali l’uomo non solo si approfittò dell’ospitalità della regina, ma compì ogni genere di azione irrispettosa nei suoi confronti; a tavola si comportava come un animale, pretendendo le carni migliori ed i vini più costosi, buttando a terra il cibo quando non lo soddisfava, molestava senza ritegno le domestiche, e più volte fu necessario l’intervento di un cavaliere per evitare la situazione degenerasse, per la maggior parte delle ore era costantemente ubriaco, e nei confronti della regina aveva solo parole volgari che la volevano costringere ad avere dei rapporti sessuali con lui ed a lasciargli il regno.
A complicare la situazione era poi la peste che aveva assalito il regno, arrivando addirittura fino all’esterno delle mura del palazzo.
La gente cercò di prevenirla chiudendosi nelle proprie case, ma fin troppi avevano preso la situazione alla leggera e questo aveva causato l’espandersi a macchia d’olio della malattia. Uomini, donne, anziani, bambini, nessuno sembrava in grado di difendersi da questa malattia, ed il numero dei morti, come i carri che trasportavano i cadaveri, sembravano aumentare di giorno in giorno.
Il dispiacere della regina aumentava con il dolore del popolo, ma nessun medico fino ad ora era stato in grado di trovare una cura, il peggio però arrivò quando alcuni dei domestici si ammalarono, e presto si venne a scoprire come era successo.
Ormai tutto il castello era a conoscenza dei vizi della regina, ed uno tra questi riguardava svariate visite ai bordelli fuori dal palazzo. L’uomo recentemente aveva contratto la peste del popolo, ed invece che informare il castello o iniziare un trattamento aveva nascosto i propri sintomi. A nessuno era importato si fosse chiuso nella propria stanza negli ultimi tre giorni, non era la prima volta capitava e spesso era stato per via di qualche sbornia o un eccessivo consumo di vino, ma quando i cavalieri andarono a controllare lo trovarono privo di vita in una smorfia di dolore.
La sua morte fu un sollievo per tutto il palazzo, ma aveva tratto il dado che inesorabilmente avrebbe portato tutti con sé.
Fino a quel momento Amelia non aveva mai utilizzato la bacchetta ereditata dalla madre, temeva di esser troppo debole e che il corpo non avrebbe retto l’uso della magia, ma quando venne a sapere del rischio che stavano correndo le persone che l’avevano allevata usarla fu del tutto naturale.
Tenendo la bacchetta con la mano destra un fascio di luce bianca avvolse le sue mani, mentre la magia della bacchetta confluiva nel suo corpo, e sotto lo sguardo incredulo di tutti fluttuò verso i malati a palazzo, e toccando loro la fronte li guarì all’istante.
Quell’evento significava molte cose, ma soprattutto la salvezza del regno.
Senza ascoltare le parole di nessuno la regina, dopo aver curato tutti coloro ne avevano bisogno a palazzo, si precipitò fuori dalle mura che lo circondavano, usando la magia per guarire ad uno ad uno tutti i suoi cittadini. Il suo desiderio però avrebbe richiesto molto tempo per essere realizzato, e soprattutto ordine. L’aiuto venne da un rampollo di una famiglia nobile, Greggory Mildred, che si offrì di istituire un centro nel quale i malati avrebbero potuto recarsi per ricevere la cura. L’uomo, una persona dal sorriso radioso, i capelli arancioni e gli occhi verdi, fu in prima fila ad assistere i malati fin dall’inizio, ampliando di giorno in giorno la grandezza dell’edificio in modo le persone potessero aspettare venendo aiutate, nutrite e lavate.
Fu proprio in quelle interminabili ore di fatica che Amelia trovò una particolare affinità con l’animo dell’uomo, e con lo sbocciare del loro amore nacque anche una bellissima principessa per il regno.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > star vs the forces of evil / Vai alla pagina dell'autore: Khailea