Cap.18
The ashes fell like snow
and the ground caved in
“Xanxus,
la fiamma dell’ira è
forte e incontrollabile. Io stesso l’ho vista utilizzata da
Secondo e ho potuto
saggiare la sua furia.
Suppongo,
però, che tu non
voglia vederla esplodere e deflagrare in mezzo ai tuoi
alleati” disse Skull,
camminando avanti e indietro.
Xanxus
fece una smorfia,
incrociando le braccia al petto.
“Non
farò del male ai miei
mocciosi e ai miei Varia” ringhiò. <
Già non mi va che il mio Squalo e la
mia Anya debbano combattere. Anche se sono felice siano insieme. Ora
che ho
riunito i due gemelli non voglio separarli, sento quanto gli fa male
>
pensò.
“Perciò
cercheremo di usare
la fiamma del Cielo. Ho chiesto a Dino di venire, anche se non deve
allenarsi
perché non fa parte di questa squadra. Così
potrai avere un guardiano fedele e
vivo che possa aiutarti a manifestarla”. Proseguì
Skull.
Xanxus
annuì. Allungò la mano
e accese la fiamma del Cielo, era calda e arancione.
<
Senti i loro occhi su di
me. Sono pieni di ammirazione e fiducia.
Posso
sentire distintamente
Anya e Squalo smettere di respirare, mentre la loro pioggia gelata si
trasforma
in taglienti fiocchi di neve. Posso avvertire Lussuria poter finalmente
splendere come il pallido e bellissimo sole invernale.
Persino
Victoria, che non è
mia guardiana, fissa questa mia fiamma con ammirazione.
Mi
chiedo come mai? A me
sembra il balocco di un bambino che si sorprendeva di tutto e si
macchiava del peccato
dei Vongola: l’ingenuità. Come posso farla
splendere ancora dopo il ghiaccio?
> s’interrogò.
Xanxus chiuse il pugno e alzò il capo con aria
di sfida.
“Intendi queste?”
domandò.
Skull annuì.
***
Skull si voltò, vedendo
Xanxus che stava in piedi davanti a
lui.
“Tu sei il Punitore,
vero?” domandò.
Skull inarcò un
sopracciglio, massaggiandosi il collo. “Sì,
e questo lo sai bene”.
Xanxus avanzò.
“Senti, tu sei il padre di
Squalo e questo discorso non
volevo fartelo prima. Però… Ora che devo
combattere per difendere Mammon, che
tutti i ragazzi sono in pericolo…
Devo mettermi la coscienza in pace,
feccia” disse secco.
Skull rabbrividì,
guardandosi intorno con aria preoccupata.
< Ho un’improvvisa voglia di scappare >
pensò.
“Enrico, Massimo e
Federico… Non quelli veri. Quei tre sono
miei Varia e stanno benissimo.
Quelli falsi che Timoteo spacciava
per suoi figli, anche se
non si somigliavano affatto né tra loro né con
lui. Li rammenti?” domandò
Xanxus.
Skull annuì.
“Certo” rispose.
Xanxus gli disse: “Morirono
negli anni, quando ero ancora un
bambino. Mi diedero la colpa. Tu sai quanto me cosa significa venire
incolpati
dalla Feccia di essere assassini. Non era vero!
Certo, avevo ucciso, ma quei tre non
li ho mai toccati”
ringhiò.
Skull abbassò lo sguardo.
< Federico fu il primo a
scomparire. Cercava di
bulleggiarmi, come quei suoi due finti fratelli, ma non mi ha mai fatto
paura.
Si vedeva che non ci provava veramente, e spesso anzi mi trattava
davvero come
un fratello minore. Ripuliva quando spaccavano tutti e mi ascoltava
quando
gridavo il mio nervoso ai quattro venti.
Man mano che mi affezionavo a
Timoteo, che volevo davvero la
sua approvazione come padre, ho sperato di poter fare amicizia con quei
tre.
Perversamente, ho iniziato a
desiderare di avere davvero una
famiglia di cui facessero parte.
Federico fu ritrovato mesi dopo la
sua scomparsa. Reborn
scattò delle foto. Doveva essere il suo addestratore, ma
quel ragazzino aveva
fallito. Le sue ossa erano accatastate in una fossa. Era stato
carbonizzato da
un qualche incantesimo, lo riconobbero dai calchi dei denti. Non
c’erano tracce
e pensarono alla mia fiamma dell’ira.
Dovette salvaguardare
l’Onore e sterminarono una famigli,
sottoposta a una importante famiglia rivale. Diedero loro la colpa solo
perché
il loro potere si stava facendo troppo invadente, iniziava a
danneggiare gli
affari. Timoteo diede l’ordine fingendo di piangere davanti
alla tomba di
Federico.
Sì,
Federico era il migliore
tra quei tre. Era tutto sommato onesto e, nonostante la sua lingua
fosse
tagliente, persino considerabile gentile.
Mi
diedero un’arma per proteggermi, in caso un
assassino avesse provato ad attaccare anche me, ma fu solo per scena.
In realtà
mi temevano e con quella pistola in mano mi guardavano con ancor
più terrore.
L’unico
che
credeva nella mia innocenza era Tyr. Non andavamo d’accordo.
Quello era un
folle senza un braccio con una spada attaccata al moncherino, che
gridava e
blaterava cose senza senso.
Vorrei
urlare a Squalo di riattaccarsi il dannato braccio e cambiare arma
perché mi
ricorda troppo quel tipo, ma ogni volta lascio perdere >
pensò Xanxus.
“Non
saprei
bene da dove iniziare a parlare, spazzatura. Ho fin troppo da
dire” biascicò.
<
Massimo
fu il secondo a morire. Mi fa ridere pensare che si erano lasciati i
loro veri
cognomi. Si erano dati i nomi corretti, ma erano stati sciocchi a
lasciarsi i
cognomi fingendo fossero secondi nomi. Se realmente fossero stati figli
di
Timoteo il loro cognome sarebbe stato semplicemente Vongola.
Come
lo è il
mio, tra l’altro: Luigi Vongola.
Massimo
fu
trovato con più facilità. Era morto annegato, ma
non era affogato attaccato a
qualche pietra. Lo avevano proprio affogato. Reborn dovette tuffarsi in
acqua
con maschera, pinne e una macchina fotografica subacquea per
fotografarlo.
Mi
dispiacque meno per Massimo, ma comunque non fui felice della sua
morte. Ogni
tanto era stato meno crudele con me. Forse perché aveva
paura dei miei calci o
che le mie fiamme gli divorassero la sua faccia paffutella. Diverse
persone
avevano assaggiato entrambe le cose da parte mia. Già, mi
difendevo così, senza
uccidere.
Forse
non
volevo morisse solo perché sapevo che le voci contro di me
sarebbero peggiore.
Fu così, si triplicarono> si disse.
“Tu
sai chi
li ha uccisi, vero?” domandò Xanxus con tono secco.
Skull
rispose a bassa voce: “Non Reborn. Anche se è un
hitman incredibile e non
avrebbe lasciato tracce, lui li stava davvero allenando”.
<
L’ultimo fu Enrico. Fu trovato subito, su un freddo asfalto
vicino a Villa
Vongola. Per Reborn fu facile immortalare il suo cadavere in una foto.
Enrico
sembrava il più forte, ma si sgretolò facilmente
come gli altri due. Fu lì che
capii che non mi bastava essere forte, ma dovevo essere il
più forte.
Quasi
a
voler fare ricadere la colpa su di me, fu ucciso in uno scontro a
fuoco. Fu
trivellato di colpi. Nonostante fosse il più odioso, non si
meritava quella
fine. Non era un tipo sveglio, aveva il viso lungo e la faccia
allampanata, mi
odiava con tutte le sue forze.
Con
la sua
morte si scatenò una guerra tra famiglie. Timoteo ripeteva
come un disco rotto
che sarebbe stato meglio lasciar perdere, per la pace. Tyr fu accusato
dell’aver comunque voluto sterminare i possibili
responsabili. Come se non si
sapesse che la pace del Nono era più sanguinaria della
guerra > pensò
Xanxus.
“Li
hai
uccisi tu?” domandò secco.
Skull
lo
guardò con gli occhi socchiusi. “Se anche fosse
non potrei dirtelo, sono ordini
dei Vongola”.
“IO
SONO UN
VONGOLA! VOGLIO SAPERE CHI LI HA UCCISI!” gridò
Xanxus, venendo avvolto dalle
fiamme dell’ira.
Skull
si
raggomitolò su se stesso, voltando la testa.
“Sì…
Xanxus.
Volevano ucciderti... Secondo mi avvertiva quando veniva a sapere di un
loro
possibile attentato ed io li eliminavo prima. Vuoi odiarmi per questo?
Fa
pure”.
Xanxus
abbassò il capo, pallido in volto.
“Capisco”
sussurrò. < Avrò tempo per piangere e
disperarmi con Squalo, non adesso
>.
“Sappi
che
ho intenzione di salvare Mammon. Se dovessimo arrivare alle finali,
ammazzerò
voi altri Arcobaleno con le mie mani, così non
dovrò scontrarmi con nessuno dei
ragazzi” abbaiò.
Si
allontanò
con passo veloce.
Skull
trasalì, sentendo dei passi e si voltò.
“Non lo farà. Il Principe è solo
arrabbiato” disse Reborn, avvicinandoglisi.
Skull
negò
col capo.
“Non
è
rabbia. Anche se non lo sa, resta sempre un piccolo Cielo invernale che
ama il
mondo attraverso la meraviglia e che si ferisce quando viene scottato
dalle
fiamme del tradimento” mormorò.