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Autore: Davide Albertazzi    06/03/2021    0 recensioni
Una misteriosa bestia accerchiata da torme di gatti insanguina le periferie di Tredgor, gloriosa capitale della Redania, e solo il celebre witcher Geralt di Rivia , giunto in città a corto di denaro potrebbe essere in grado di fermarla! Tra vicoli mefitici , boschi infestati dagli Scoi'atel e cupe rovine molti pericoli ed inaspettati alleati lo attendono lungo la via pronti ad assalirlo con violenza o ad offrirgli pasti dalla dubbia commestibilità! (UN NUOVO EPISODIO OGNI DUE SETTIMANE)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Geralt di Rivia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abernatius allungò la manina artigliata e con la punta delle dita girò una piccolissima manopola, regolando il flusso di vapore all’interno della spirale di vetro poggiata davanti a lui.
Con il fuoco caldo che bruciava al di sotto degli alambicchi facendone bollire il liquido rosato contenuto al loro interno, il laboratorio alchemico aveva preso vita tra sbuffi e cigolii proiettando soffi di fumo rovente nei lunghi tubicini di vetro che, quasi fossero i viticci di un roveto, si spandevano in ogni direzione, incrociandosi ed intricandosi, convergendo però tutti verso un unico rubinettino in metallo dal quale piccolissime gocce di un composto color rosso pallido cadevano lentamente in una larga beuta.
“Ecco fatto!” esclamò il nekker fregandosi le manine “Il processo di distillazione dei fiori di Axilea Farnensis è iniziato!” regolò nuovamente il flusso di vapore “Tra sei ore dovrebbe essere completato e potrò unirlo agli altri ingredienti per creare la base della cura!” si voltò verso Geralt “Tu witcher, nel frattempo, devi andare a recuperare l’accelerante, per la precisione una tossina neuro degenerativa complessa… in altre parole… veleno di manticora!”
“Stai scherzando?” esclamò Geralt alzando un sopracciglio “Tralasciando il pericolo di una bestia di quelle dimensioni… dove la trovo una manticora in questa zona della Redania?”
“Precisamente dieci miglia a nord est” rispose il nekker con un sorriso inquietante.
“Come fai a essersene certo?” domandò il witcher aggrottando la fronte “Divinazione?”
“No! Semplicemente tre mesi fa ha divorato mezzo battaglione di forze speciali della corona…”
“Cosa?” domandò Geralt contrariato “Ma… perché non è stato affisso un annuncio ed ingaggiato un witcher?”
“Beh...” rispose Abernatius ravvivando la fiamma sotto un alambicco “Diciamo che nel momento in cui ci si è resi conto che la bestia predava abitualmente sugli Scoiatel della foresta… la corona ha preferito interdire l’area al transito e lasciare che fossero i ribelli a vedersela con la manticora!”
“Assurdo...” mormorò Geralt, poi si voltò verso il cadavere in decomposizione che ancora giaceva supino sul pavimento del laboratorio “Senti Abernatius” disse con una vena di disgusto nella voce “Vuoi che prima di partire metta sottoterra il tuo cadavere? Inizia a puzzare forte e credo di aver visto un verme nell’ occhio…”
“Eh No, assolutamente no!” esclamò il nekker voltandosi “Il corpo mi serve qui per prendere dei campioni ed analizzarlo… come potrò recuperare il mio aspetto altrimenti? Ho in mente qualcosa a metà tra negromanzia e clonazione!” si fregò le zampette “Anzi potresti farmi il favore di adagiarlo sul tavolo da somministrazione?” domandò
“Se ci tieni…” Rispose Geralt poco convinto poi, raddrizzato il contorto strumento in metallo, raccolse il cadavere marcescente e ve lo adagiò sopra; dopodiché si voltò, uscì dal sotterraneo e si diresse verso il distretto minerario con l’intento di recuperare la sua cavalcatura.
 
 
Dieci miglia a nord est della città, la foresta si estendeva placida in ogni direzione, con gli alberi più antichi che svettavano sopra gli altri come arbusti in un prato, esibendo lungi rami nodosi carichi di foglie verdi appena nate.
Il cinguettio degli uccellini aleggiava tra le fronde, accompagnato dal lontano bramire dei cervi in amore.
Geralt, in groppa alla sua fedele Rutilia scrutava il cielo con i suoi occhi da gatto.
Stormi di rondini dalle forme bizzarre, singoli merli affannati e persino un grosso falco passarono davanti al suo sguardo senza essere degnati della benché minima attenzione.
Ciò che lui cercava era altro.
Un frullare di penne nere attirò i suoi occhi.
Più avanti uno stormo di corvi volava in cerchio sopra le fronde degli alberi.
Un mezzo sorriso si aprì sul viso del witcher mentre spronava il cavallo.
A mano a mano che si avvicinava il gracchiare si faceva sempre più intenso fino a che, dietro ad un largo cespuglio, non la trovò.
Abbandonata sull’erba di una piccola radura all’interno di una pozza di sangue, la coscia di un cervo, o meglio ciò che ne restava dal momento che gli uccelli l’avevano spolpata fino all’osso, giaceva circondata da una serie di profonde orme impresse nel terreno fresco.
Geralt smontò e legò Rutilia al ramo di un albero, poi si avvicinò agitando le braccia per allontanare la nera massa gracchiante che gli vorticava attorno.
I corvi stizziti ed ormai sazi si allontanarono.
Il witcher si chinò accanto alla coscia.
“Tagli così profondi da lacerare le ossa…” pensò esaminando il femore scheggiato “…forza spaventosa unita ad artigli ricurvi… troppo grandi per un orso o per il nostro gatto mannaro” raccolse una penna seminascosta tra i fili d’erba tinti di rosso “Una penna, larga e scura… potrebbe essere manticora o grifone… ma dalle orme… manticora, maschio giovane!” si alzo in piedi e si guardò attorno “Deve essere piombato sul cervo dall’alto, uccidendolo rapidamente, ma non si era accorto di aver affondato gli artigli troppo in profondità, così quando si è alzato in volo per portarlo al nido una coscia si è staccata! Non mi resta che seguire la scia di sangue gocciolato dalla carcassa…” pensò inoltrandosi tra i cespugli.
Procedette nel sottobosco per una decina di minuti, guidato dall’odore di sangue fresco e dagli schizzi scarlatti che coloravano a sprazzi il terreno e le fronde fino a che d’improvviso il bosco non si aprì in un largo spiazzo pietroso sul quale troneggiava una collinetta di roccia circondata di sottili arbusti secchi.
Con un sospiro Geralt strinse le cinghie dei foderi e raggiunto il colle si diede alla scalata della parete scoscesa.
Quando raggiunse la cima, un’irregolare spianata di roccia grigia, un sorriso si aprì sul viso duro.
Davanti a lui, accanto alla carcassa sbranata di un cervo un grosso nido di giunchi ammassati faceva bella mostra di sé, circondato da una quantità incredibile di scheletri di ogni tipo, molti dei quali dall’aria umanoide.
Geralt fece un sospiro.
Là della bestia non c’era nessuna traccia.
“Dannazione!” pensò il witcher “Dove si sarà cacciato?” si portò una mano alla fronte “Siamo in primavera certo! Il bastardo ha mangiato poi è andato a cercarsi una compagna… potrebbero volerci giorni prima che torni!” si avvicinò al nido con un sorriso storto “A meno che non gli dia un piccolo incentivo…” Borbottò tra sé mentre con le dita componeva il segno igni.
Una fiammata abbacinante schizzò dalle sue dita e pochi secondi dopo il nido ardeva di un fuoco violento.
“Questo lo stanerà…” pensò mentre staccava dalla cintura un paio di boccette e ne tracannava il contenuto, poi si inginocchiò mentre sentiva le pozioni che iniziavano a corrergli nelle vene “…ora non resta che aspettare” pensò prima di scivolare nella meditazione più profonda.
 
Geralt spalancò gli occhi si scatto mentre un fremito attraversava i suoi sensi.
Davanti a lui un rosso sole serale stava tramontando nella distesa di fronde del bosco, colorando con i suoi raggi delicati il cielo di un tono sanguigno.
D’improvviso le chiome sotto al colle pietroso tremarono convulsamente eruttando una grossa figura alata che si gettò in aria alzando un turbinio di foglie.
Con un ruggito furibondo la manticora si stagliò contro il cielo scarlatto.
Il corpo, simile a quello di un leone ma più magro e con due sottili corna che sputavano dal cranio, era sostenuto in aria da due ampie ali da pipistrello scure mentre una lunga coda simile a quella di uno scorpione ma coperta da una fitta peluria pendeva tra le zampe posteriori.
Geralt alzò gli occhi, resi completamente neri dalle pozioni, e osservò la creatura con un ghigno soddisfatto.
La manticora con la bava che le colava dalla bocca irta di zanne lanciò un ruggito terrificante, poi con una furia che avrebbe fatto tremare un grifone si gettò in picchiata contro il witcher, scoprendo i lunghi artigli ricurvi.
Geralt l’attese immobile mentre l’enorme massa di muscoli e morte si avvicinava rapida.
Un attimo prima che si abbattesse su di lui, fulmineo balzò in piedi e scattò di lato evitando di misura gli artigli, poi, mentre la bestia spinta dall’impeto gli scorreva di fianco, compose con le dita il segno aard.
Una terrificante onda d’urto si abbatté contro l’ala destra della manticora, frantumandone le sottili ossa cave.
Lanciando un disperato ruggito di dolore il mostro perse il controllo della planata e rotolò giù per la parete del colle, sollevando una piccola valanga di sassi e pietruzze, fermandosi solo nel largo spiazzo roccioso prima degli alberi, in una nuvola di polvere.
Geralt impassibile estrasse la spada d’argento e scese rapido la collina.
Come vide il witcher avvicinarsi, la manticora, coperta da innumerevoli ferite e con l’ala rotta piegata in una posizione innaturale, lanciò un ruggito bestiale poi si gettò contro di lui scoprendo le lunghe zanne ricurve.
Svelto il witcher balzò di lato evitando il colpo, poi scattò in avanti attaccando con un fendente.
Un lungo taglio frastagliato si aprì sul fianco della bestia.
Sibilando di collera e dolore il mostro fece vorticare la coda tentando di colpirlo con la micidiale punta velenosa.
Mosso da una velocità innaturale il witcher scattò di lato evitando il pungiglione che si conficcò nel terreno con un rumore sordo.
Stringendo la spada a due mani Geralt fece per attaccare nuovamente, ma la manticora fulminea ruotò di lato liberando il pungiglione e colpendo di piatto con la coda.
L’impatto tolse il fiato al witcher e lo fece volare per una decina di metri prima che l’urto con il terreno pietroso non lo fermasse, mentre la spada d’argento rimbalzava poco più avanti.
Geralt tossendo fece per rialzarsi, ma la manticora con un balzo gli fu sopra in un attimo e sbavando spalancò le fauci e sollevò il pungiglione pronta a colpire.
Ma non lo fece.
Una fiammata fuoriuscì dalle dita del witcher piegate secondo il segno igni  investendole il muso e dandole fuoco alla folta criniera rossastra.
Soffiando di dolore la bestia si gettò all’indietro e prese a rotolarsi a terra nel tentativo disperato di spegnere la pelliccia incendiata.
Approfittando dell’attimo Geralt annaspò indietro fino a che le sue dita non strinsero l’elsa della spada d’argento, poi scattò in piedi e fulmineo raggiunse la manticora menandogli un affondo preciso alla zampa sinistra ritirandosi poi di scatto mentre il mostro reagiva con un sibilo graffiandogli il braccio sinistro con gli artigli ricurvi.
Uno spruzzo di sangue fuoriuscì dalla zampa della creatura colando lungo il pelo sciupato.
Geralt ansimò mentre i sottili tagli gli pulsavano di dolore, in coro con tutti i traumi causatigli dal precedente impatto.
La manticora si sollevò sulle zampe ruggendo e, mentre un lago di sangue si allargava sotto di lei, contrasse i muscoli per attaccare.
Barcollando tentò di balzare contro il witcher, ma il suo salto storto non coprì nemmeno metà della distanza che li separava.
Ruggendo furibonda la belva fece per riprovare, ma quando tentò di muovere nuovamente le zampe crollò a terra.
Il witcher con fare calmo avanzò nel lago di sangue avvicinandosi circospetto alla manticora che, ormai dissanguata, respirava a fatica riversa su un fianco e con mano esperta le conficcò la spada nel cuore.
Barcollando Geralt estrasse la lama dal mostro ormai morto poi, dopo averle staccato con il coltello le corna che avrebbe sempre potuto rivendere per un pugno di monete a qualche alchimista, si avvicinò alla coda.
Sfruttando una delle fiaschette vuote delle pozioni e il coltello spremette le ghiandole velenifere estraendone il prezioso liquido.
 
   
 
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