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Autore: Ivy001    08/03/2021    1 recensioni
Ho pensato di creare un seguito della one-shot "Te Amaré
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI, HO PENSATO DI CREARE IL SEGUITO DI UNA ONE-SHOT SU NAIROBI E BOGOTA' E SPERO VI PIACCIA.
BUONA LETTURA

E’ una calda e piacevole mattinata primaverile nella cittadina australiana di Perth e una donna dai capelli neri e lunghi dorme beata, lasciandosi coccolare dai raggi di un sole non tipico del clima spagnolo a cui lei è abituata nel mese di ottobre.

E’ proprio quello stesso sole a penetrare dalla finestra della sua camera da letto a ricordandole che è giunta l’ora di svegliarsi.

“Buongiorno mia bella Nairobi!” - le sussurra qualcuno all’orecchio.

“Bogotà, amore, sei già in piedi? Ma che ore sono?” – domanda lei, avvicinando il corpo dell’ uomo al suo, dandogli un bacio a stampo dolcissimo.

“Mancano dieci minuti alle otto”

“Cazzo, davvero? Ma abbiamo un appuntamento alle nove!” – sobbalza la gitana non immaginando di far tardi all’ultima visita di controllo prima di un evento lieto e tanto atteso da ben nove mesi. Si aggrappa a quello che ormai da un anno è il suo compagno e scende dal letto.

“Questo pancione diventa ogni giorno più pesante e decisamente ingombrante” – commenta, dirigendosi a piedi nudi verso il bagno – “Però mi mancherà” – conclude, prima di dedicarsi del tempo sotto la doccia.

Bogotà, da bravo uomo di casa, rassetta la stanza durante la preparazione della futura moglie.

Futura moglie sì!! Questo perché il matrimonio non è stato ancora celebrato, vista la gravidanza inattesa della donna.

Così, mentre dà un ultimo sguardo alle varie camere della casa, controllando che tutto fosse apposto, si trova di fronte ad un’ enorme foto che riempie la parete del salone. Ripensa all’istante in cui Rio la scattò, a loro insaputa. Era precisamente il giorno delle nozze di Sergio e Raquel, quando Nairobi rivelò di essere incinta, e i due si baciarono con una delicatezza e un amore tale che gli amici non poterono non immortalare il momento.

Oggi, a distanza di quasi nove mesi, la coppia è prossima ad accogliere in famiglia il bambino tanto atteso.

E’ soprattutto Nairobi a sentirsi pronta a tornare ad indossare i panni di mamma, con tutto ciò che ne comporta: kili di troppo, nausee, dolori post cesareo, poppate, notti insonni, pannolini, ma anche ad accogliere e dare alla luce il frutto del suo amore con Bogotà.

“Ci sono, ho preso tutto!” – dice la Jimenez, salendo in auto. Così i due sfrecciano diretti verso l’ospedale dove, ad attenderli, c’è la ginecologa che ha seguito la gravidanza.

“Salve, sono qui per il monitoraggio” – la gitana saluta e, mano nella mano con il suo compagno, entra nello studio della dottoressa Salliwan.

“Prego, Agata sistemati e vediamo come sta questo bimbo birichino. Mi ricordo che l’ultima volta, durante l’ecografia si muoveva in continuazione. Sarà un bel terremoto, preparatevi” – sorride la donna, dando il via alla visita finale.

“Tutto bene, come stabilito, il cesareo avverrà domani. Quindi questa sera ti ricovereremo qui, così sarai pronta all’intervento domattina” – spiega la ginecologa.

Il momento è sempre più vicino ormai e l’ansia del futuro papà aumenta.

A differenza di Nairobi, lui è terrorizzato da ciò che accadrà quando un nuovo pargolo entrerà a far parte della sua vita.

Lui in fondo non è mai stato un genitore presente e stavolta dovrà esserlo, con tutto ciò che questo comporta.

Mostratosi forte durante nove mesi, ad oggi, ormai prossimo al lieto evento, sente tremargli le gambe. Con il cuore in gola e l’ansia alle stelle, si reca a casa, prende alcune delle cose più essenziali sia di Nairobi che dei piccolo che sta per nascere e le carica in un trolley.

Quando torna in ospedale, incrocia per puro caso la stanza adibita a Nido, dove da una grande vetrata sono ben visibili tanti neonati nelle loro culle. Un giovane papà è proprio di fronte a quel vetro e guarda, con lo sguardo innamorato, uno dei bambini.

“Piccolo mio, il tuo papà è qui e non ti lascerà mai” – dice lo sconosciuto, commuovendosi. La sua forte emozione colpisce anche il cuore di Bogotà che, trattenendo le lacrime, raggiunge la compagna. Nairobi, infatti, è stata sistemata in una stanza singola: è distesa sul letto e fissa la tv, mentre si accarezza il pancione.

“Ti mancherà, ammettilo” – le dice il compagno, distogliendola dai suoi pensieri.

“Cosa?” – chiede Nairobi, guardandolo mentre sistema la valigia in un piccolo armadio lì accanto.

Bogotà senza aggiungere parole, adagia la sua mano su quella di lei

“Ti amo” – le sussurra, esigendo un bacio da batitcuore.

E infatti il saldatore non esita a farlo.

“Appena possibile, recupereremo questi lunghi mesi di astinenza” – lo provoca, modicchiandosi il labbro inferiore.

Bogotà sa che Nairobi ha il potere di farlo arrossire anche solo con l’espressione del viso.

Infatti diventa rosso mostrando un imbarazzo che Agata adora.

Il momento intimo tra loro si interrompe quando i due si accorgono che il loro bebè ha scalciato con forza.

“Caspita! Sa come farsi sentire questo monello!” – afferma la Jimenez.

“Sarà sicuramente un maschio. È un terremoto…” – sostiene l’uomo, già pronto ad insegnarli l’arte del suo mestiere.

Nairobi non si esprime sul sesso del nascituro. Non ha voluto saperlo e continua a non dargli peso. Però sono mesi che ha un presentimento e l’ha tenuto ben segreto.

Sono le 19 quando un’infermiera di turno entra nella camera e invita Bogotà ad uscire.

“E’ ora di andare, signore! L’orario di visite è terminato.”

“Mi raccomando, aspettami prima di venire alla luce” – dice il saldatore al pancione della futura moglie. Poi si rivolge proprio a lei - “Quando arriverò domattina, tu sarai già in sala operatoria!”

“Tranquillo, andrà tutto bene” – lo rassicura.

Dopo esseri scambiati un ultimo dolce e intenso bacio, Bogotà va via con il cuore in gola. Si trova di nuovo davanti al Nido e a nota una culla vuota.

Sa già a chi è destinata… manca davvero pochissimo ormai!

Quella notte dorme solo, in una casa deserta, in un letto enorme e sente l’assenza della sua Nairobi. Si gira e si rigira, non trovando sonno. L’agitazione è troppa da impedirgli di dormire. Perciò trascorre la notte tra dormiveglia, camminata nervosa nel corridoio, sigaro in giardino, tv e notiziari vari… insomma la prima notte insonne a cui ne seguiranno tante altre.

Nairobi è invece stranamente rilassata. Dorme beatamente sognando addirittura l’incontro tra Axel e il bebè. quell’emozione forte viene interrotta alle 6.30 del mattino da un infermiere entrato in camera.

“Buongiorno signora Jimenez, è pronta per questa bella giornata di sole? E’ 27 ottobre e il cielo è limpido. Direi un bel giorno per venire alla luce” – dice lo sconosciuto, aprendo le finestre. “Adesso bisogna prepararsi per il cesareo” – le comunica.

Però Nairobi è tranquilla. Sente che manca davvero poco e questo non può che essere fonte di gioia. Mentre lei entra in sala operatoria, dopo vari accertamenti, Bogotà è già in auto, diretto verso l’ospedale. È teso come una corda di violino, tanto che alcune dottoresse che lo notano in sala d’attesa, gli offrono qualcosa da bere per rilassarlo.

Tra queste c’è la Salliwan che si congratula in anticipo, ricordandogli di essere sempre presente per Agata, perché il parto è un’esperienza che stravolge sotto ogni punto di vista.

Manca poco…ormai ci siamo… le mani di Bogotà tremano…vorrebbe fumare per sciogliere la tensione…Poi il pianto di un neonato è ben udibile anche nei corridoi e scioglie definitivamente il cuore del neo papà.

“E’ nato” – esclama, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

È un fiume in piena.

E’ allora che l’ostetrica lo raggiunge – “Lei è il signor Gonzales?”

“Si, sono io! La mia compagna come sta? Il bambino?” – domanda, preoccupato.

“Tutto benone, nonostante abbiamo riscontrato nella signorina Agata alcuni disagi fisici, dovuti a passate operazioni, addirittura molto invasive, è filato tutto liscio” – lo informa.

“Grazie a Dio” – esclama Bogotà, spaventato da una possibile reazione negativa del corpo di Nairobi all’ennesimo intervento.

“Se vuole conoscere sua figlia, a breve potrà vederla lavata e vestita, nel Nido”

“Figlia? E’ una femmina?”

“Si, e deve sentire come strillava!” – sorride l’ostetrica – “Sarà un peperino”

“E’ appena nata e già comanda. È proprio degna figlia di sua madre” – commenta lui, riconoscendo sempre in Nairobi il ruolo da leader che la contraddistingue.

A passo veloce, Bogotà raggiunge il nido ed è lì che nota la culla che la sera precedente era vuota, che accoglie ora una neonata dalla carnagione scura e i capelli neri come la pece. Non ha dubbi su chi possa essere quella creatura.

E mentre l’ennesima lacrima gli riga il viso, l’infermiera gli chiede – “Quale di questi è il suo?”

“Non ha ancora un nome ma è appena nata! La sua mamma si chiama Na…” – poi si corregge, abituato al nome di città – “Agata Jimenez”

“Bene, è una bambina bellissima, complimenti! Un piccolo capolavoro” – la donna prende la neonata in braccio e la adagia tra quelle del saldatore.

Bogotà la osserva mentre si accoccola al suo petto e le accarezza la guancia paffuta.

È uno scricciolo che quasi scompare di fronte alla grandezza fisica dell’omone.

“Sei un incanto, piccola mia. Papà è qui e non farò come con i tuoi fratelli e le tue sorelle. Ti sarò accanto sempre, sarò una presenza stabile e una certezza per te” – dandole un delicato bacio sulla fronte, si inebria del suo profumo, respirando la più pura felicità.

Nairobi è in camera quando Bogotà la raggiunge.

“E’ femmina, visto?” – con voce debole, la Jimenez gli fa subito notare di aver sbagliato a pensare fosse maschio – “Io lo sospettavo da tempo”

“Meglio di quanto potessi sperare” – le risponde, dandole un bacio sulle labbra.

“L’hai vista?”

“Si, è la tua fotocopia” – precisa lui.

“Adesso bisogna pensare al nome” – dice Nairobi, pensando alla lista di quelli scelti mesi addietro.

“Li abbiamo bocciati praticamente tutti” – aggiunge l’uomo, ricordando quando comprarono un libro di nomi per bebè e non ne trovarono uno che li mettesse d’accordo.

“Penso sia giusto darle il nome di tua madre” – quando Agata dice quelle parole, il cuore di Bogotà accelera il battito. Incredulo la guarda cercando di capire quanto fosse seria.

“In fondo piace anche a me” – commenta lei.

“Dici sul serio?”

“Assolutamente! Poi ho controllato…è il nome di una città! E quindi manteniamo la tradizione dei nostri Dalì”

Il regalo di Nairobi per il suo compagno è stato doppio. In una mattina le ha regalato una figlia e per di più quella bambina porterà il nome di una delle donne più importanti della vita di Bogotà.

“Salve, ecco la vostra piccina, pronta per conoscere finalmente la sua famiglia” – l’arrivo improvviso dell’infermiera del nido, interrompe il momento dolce della coppia.

In una piccola culla di ferro, con appeso un bel fiocco rosa, compare un batuffolo dai capelli nerissimi.

Il neo papà prende delicatamente in braccio la neonata e la cede a Nairobi.

“Amore mio, sei bellissima” – si commuove la Jimenez.

Il contatto con il corpo della bambina, crea in lei una sensazione di immenso calore.

Le sembra in più di rivivere un déjà-vu, come quando dieci anni prima conobbe Axel per la prima volta e la sua vita mutò radicalmente.

La stringe a se e si lascia andare ad un pianto carico di emozioni forti e intense.

Sente finalmente di aver coronato il suo sogno. È diventata mamma, di nuovo. Ha un compagno che la ama e la rispetta. È al sicuro in un posto ben studiato dal professore, lontano da ogni pericolo. Insomma, cosa chiedere di più?

“Benvenuta tra noi, piccola Alba!” – con quel saluto, Nairobi dà inizio ad una nuova vita, una vita fatta finalmente di sole gioie.

Mentre la neonata riceve la sua prima poppata, Bogotà tira fuori dalla sua tasca un cellulare che gli è stato regalato da alcuni amici del professore che risiedono a Perth nello stesso quartiere e che aiutano i due ex Dalì a mantenere la copertura, curandone la sicurezza.

Ha con se una serie di contatti e digita uno sms e lo invia a ben sette numeri telefonici.

Questo non prima di aver scattato una piccola foto della sua bellissima Alba.

“Questa è Alba, la vostra nuova sorellina! Spero possiate venire a farle visita un giorno, lei merita di conoscere il suo stesso sangue”

Dopo quel momento di nostalgia verso quei sette figli dispersi nel mondo, Bogotà inoltra la stessa fotografia a qualcun altro.

“Amici miei, abbiamo allargato la famiglia. Vi presentiamo un’altra dei nostri, Alba! Ah…professore, non ci siamo smentiti. Alba è il nome di una città italiana” – inviando quel messaggio, l’uomo ridacchia al pensiero che, anche se casualmente, hanno scelto un nome di città, esattamente come Denver fece per Cincinnati.

Con il cuore leggero, e le farfalle nello stomaco, come se si fosse innamorato per la prima volta, torna alle sue donne e alla vita che d’ora in avanti li attende.

   
 
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