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Autore: Manto    10/03/2021    1 recensioni
♦ Raccolta ideata per il BSD Writober 2020 (ci ho provato, la porto avanti comunque!)
♦ Possibili riferimenti a Dead Apple e alle light novel
Trentuno prompt per trentuno o più personaggi, relazioni e sogni diversi. Alte dosi di angst, fluff e hurt/comfort, a seconda dell'umore dell'autrice.
Essendo questa in pari con le uscite online del manga, alcune vicende/personaggi citati saranno spoiler per gli anime only.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Akiko Yosano, Altri, Osamu Dazai, Ranpo Edogawa
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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17# — Sogno

 

Personaggi: Sigma, Nikolai Gogol’
Canzoni: Bringing It Down ~ Starset
Numero parole: 1026
 
 

 

C’è qualcosa, dentro te, che non funziona
C’è qualcosa, dentro te, che perseguita i tuoi sogni di notte
C’è qualcosa che hai perduto
E lo stai trascinando a fondo.

Nemmeno dallo Sky Casinò si è mai vista una simile stellata. Lassù, addormentate tutte le luci della struttura e i suoi occupanti — quasi tutti —, scesa la calma nei lunghi corridoi, il corpo della Via Lattea si mostra senza sforzo, occhieggiando nella sua veste imperlata e gettandosi ben oltre le regioni dell’orizzonte, dove l’occhio corre senza raggiungere una vera meta. Il vento, respiro dell’oscurità, scivola sopra i muri e porta via i pensieri, disperdendoli come foglie in un autunno che dura il tempo del buio; rimane l’uomo, il silenzio, l’attesa di qualcosa impossibile da trovare e le sensazioni che niente, neppure un uragano, potrebbe strappare — sono loro stesse la tempesta.
Ma questo firmamento, e la notte insieme a esso, è completamente diverso: più distante da chi lo guarda eppure di un nitore sconvolgente, ruota sul capo del mondo intaccando i sogni di chi incontra, scendendo come pioggia di cristallo sotto la pelle, nella mente, là dove si agita l’inconscio.
Dormendo di un sonno fragile, incerto, Sigma strozza un singulto appena spalanca gli occhi e inizialmente non riconosce ciò che lo circonda, e fa lo stesso appena ridiscende nella realtà che attende al di sotto delle palpebre, con il suo vortice d’immagini in frammenti, sensazioni e lampi inafferrabili. Come sempre, il giovane insegue quei fantasmi spezzati ovunque questi vogliano condurlo, in cielo e in terra; ma benché siano ridotti a metà, incapaci di mantenere una forma sicura, corrono più veloci di lui e svicolano ai suoi tentativi di presa, si tramutano in bagliori simili a fotografie sfocate, cadono in un vuoto nero e liquido, in un’onda color pece: un abisso soffocante.
E Sigma, Sigma non può far altro che cadere dietro di loro e precipitare sempre più in basso, fino a quando i sogni non lo scacciano e lui sente sotto la schiena la soffice presenza del materasso, il freddo bacio del pavimento o il nulla, se tarda a riemergere nella realtà e rimane sospeso tra l’uno e l’altro mondo.

Ma cos’è l’esperienza che definisco “realtà”? Dove vivo — e vivo davvero?
Destandosi per l’ennesima volta, la schiena che si lamenta per il rigido suolo e il dolore al petto sordo e intenso come un colpo di tamburo, Sigma si appoggia ai gomiti e si solleva un poco, una lacrima a incidergli le guance. Respira a fondo, ma attenua la veemenza con cui lo fa non appena ode, a poca distanza da lui, il giovane con il quale condivide lo spazio voltarsi nella sua direzione.
«Sigma-kuuuun, muoviti piano o ti si riaprirà la ferita! Fai attenzione!»
«… Nemmeno tu riesci a dormire?» Sigma non sa perché, tra tutte le cose che vorrebbe dire e l’opzione dell’ostinato silenzio — specie perché non si sa mai come Nikolai Gogol’ possa reagire —, pronuncia proprio quelle parole; ma obbedisce a quanto l’altro gli consiglia e si ridistende lentamente, tastandosi appena il petto.
«No! Devo badare a te, non posso dormire!», è la risposta, immediatamente seguita da una breve pausa. «Comunque, ti consiglio di insonorizzare le camere del Casinò, se non hai già provveduto: te l’hanno mai detto che urli nel sonno?»
Sigma abbandona la vista del cielo e serra nuovamente le palpebre. Questa volta, i sogni non arrivano, né lo faranno tanto presto. «Lo so.»
«Ah, quindi—»
«Lasciami stare, per favore.» Il fruscio del vento s’insinua nell’interruzione, la colma. «Non parlare.»
Gogol’ obbedisce e non replica, nemmeno per lanciare una delle sue classiche, irritantissime battute, e questo sorprende Sigma di un poco, strappandogli un silenzioso ringraziamento. Portandosi le gambe al petto e sciogliendo immediatamente la posizione per il brivido doloroso che gli ha attraversato la spina dorsale, il giovane si allontana dalla vista degli astri avvolgendosi nei propri capelli e fissa un punto nel buio, come attendendo che questo assuma figura e gli parli. Di nuovo, nessun sogno: le illusioni non appartengono a questa notte, non gli parleranno di una casa e una famiglia.
Se le ha avute, le ha perse; se non ci sono mai state, difficilmente le troverà ora.
«Non voglio tutto questo», mormora, tentando di non farsi sentire, «perché le cose non vanno mai come desidero?»
«Perché nessuno ti dà quello che vuoi. È dannatamente semplice.»
No, di dannata c’è tutta quella situazione: la compagnia di una persona che non desidera avere accanto, la perdita dell’unico luogo in cui poter fingere di star bene, un futuro instabile e un passato che gambe non ha; e sé stesso, l’ombra che resiste anche nel pieno del giorno, il cuore oscuro nel sole. Il sogno che infine giunge, improvviso e rapace, è altrettanto nero: sorge dal suolo come la falce lunare, si allunga sopra di esso e tende artigli di fumo verso il volto del giovane.
Non una parola lascia la bocca dell’entità che si avvicina, più buia della notte stessa, ed è per questo che, forse, fa così paura; e quando Sigma spalanca le palpebre e balza indietro, spaventato, non si ricorda di quanto ha visto dopo. Tremante, affannato, si ritrova lontano dal luogo in cui si è disteso; e Nikolai, appena rivelato dal battito stellare, gli è accanto e lo osserva a occhi stretti.
Un movimento repentino segue subito dopo, reso noto dal fruscio del tessuto che scivola via dalla pelle; quindi, Sigma si trova il clown chino verso di lui. «Ecco quanto so, Sigma-kun», sussurra questi porgendogli la mano denudata del guanto, nessuna traccia di scherzo nella voce, «ciò che vuoi conoscere, una parte di quello che cerchi o tutto, è qui. Ma fai attenzione a cosa desideri: questa volta potrebbe fare male.»

Non si torna indietro. Il ragazzo sente un altro brivido sciogliersi lungo la schiena e deglutisce, ma niente si perde nella gola inaridita. Tende una mano verso le lunghe dita di Gogol’, esita un istante. L’oscurità attende, paziente, che tutto si compia o rimanga com’è sempre stato; che il suo sognatore preferito decida da sé se quella sia la realtà, o l’ennesima visione che il mattino si porterà via insieme a tutte le lacrime mai versate.

 

 

 

 

ANGOLO DI MANTO

Salve **
Ok, nemmeno io so bene come interpretare questa storia, davvero. Mi sono solamente immaginata la notte seguente al momento in cui Gogol’ salva Sigma, e ovviamente tutti i demoni di quest’ultimo; da qui è partita la domanda, che chissà se avrà risposta in breve: e se in cambio dell’aiuto di Sigma nell’uccidere Fyodor, Nikolai gli rivelasse quello che vuole più conoscere, ovvero la propria storia?
Avrei voluto rendere tutto meno angosciante e più shippy, ma così è uscita.
Un abbraccio,

Manto

   
 
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