17#
— Sogno
Personaggi:
Sigma, Nikolai Gogol’
Canzoni: Bringing It Down
~ Starset
Numero parole: 1026
C’è
qualcosa, dentro te,
che non funziona
C’è qualcosa, dentro te,
che perseguita i tuoi sogni di notte
C’è qualcosa che hai
perduto
E lo stai trascinando a
fondo.
Nemmeno
dallo Sky Casinò si
è mai vista una simile stellata. Lassù,
addormentate tutte le luci della
struttura e i suoi occupanti — quasi
tutti —, scesa la calma nei lunghi
corridoi, il corpo della Via Lattea si mostra senza sforzo,
occhieggiando nella
sua veste imperlata e gettandosi ben oltre le regioni
dell’orizzonte, dove
l’occhio corre senza raggiungere una vera meta. Il vento,
respiro
dell’oscurità, scivola sopra i muri e porta via i
pensieri, disperdendoli come
foglie in un autunno che dura il tempo del buio; rimane
l’uomo, il silenzio, l’attesa
di qualcosa impossibile da trovare e le sensazioni che niente, neppure
un
uragano, potrebbe strappare — sono loro stesse la tempesta.
Ma questo firmamento, e
la notte insieme a esso, è completamente diverso:
più distante da chi lo guarda
eppure di un nitore sconvolgente, ruota sul capo del mondo intaccando i
sogni
di chi incontra, scendendo come pioggia di cristallo sotto la pelle,
nella
mente, là dove si agita l’inconscio.
Dormendo di un sonno
fragile, incerto, Sigma strozza un singulto appena spalanca gli occhi e
inizialmente non riconosce ciò che lo circonda, e fa lo
stesso appena ridiscende
nella realtà che attende al di sotto delle palpebre, con il
suo vortice d’immagini
in frammenti, sensazioni e lampi inafferrabili. Come sempre, il giovane
insegue
quei fantasmi spezzati ovunque questi vogliano condurlo, in cielo e in
terra;
ma benché siano ridotti a metà, incapaci di
mantenere una forma sicura, corrono
più veloci di lui e svicolano ai suoi tentativi di presa, si
tramutano in
bagliori simili a fotografie sfocate, cadono in un vuoto nero e
liquido, in
un’onda color pece: un abisso soffocante.
E Sigma, Sigma non può
far altro che cadere dietro di loro e precipitare sempre più
in basso, fino a
quando i sogni non lo scacciano e lui sente sotto la schiena la soffice
presenza del materasso, il freddo bacio del pavimento o il nulla, se
tarda a
riemergere nella realtà e rimane sospeso tra l’uno
e l’altro mondo.
Ma
cos’è l’esperienza che
definisco “realtà”? Dove vivo
— e vivo davvero?
Destandosi
per l’ennesima
volta, la schiena che si lamenta per il rigido suolo e il dolore al
petto sordo
e intenso come un colpo di tamburo, Sigma si appoggia ai gomiti e si
solleva un
poco, una lacrima a incidergli le guance. Respira a fondo, ma attenua
la
veemenza con cui lo fa non appena ode, a poca distanza da lui, il
giovane con
il quale condivide lo spazio voltarsi nella sua direzione.
«Sigma-kuuuun, muoviti
piano o ti si riaprirà la ferita! Fai attenzione!»
«… Nemmeno tu riesci a
dormire?» Sigma non sa perché, tra tutte le cose
che vorrebbe dire e l’opzione
dell’ostinato silenzio — specie perché
non si sa mai come Nikolai Gogol’
possa reagire —, pronuncia proprio quelle parole; ma
obbedisce a quanto l’altro
gli consiglia e si ridistende lentamente, tastandosi appena il petto.
«No! Devo badare a te,
non posso dormire!», è la risposta, immediatamente
seguita da una breve pausa.
«Comunque, ti consiglio di insonorizzare le camere del
Casinò, se non hai già
provveduto: te l’hanno mai detto che urli nel
sonno?»
Sigma abbandona la vista
del cielo e serra nuovamente le palpebre. Questa volta, i sogni non
arrivano,
né lo faranno tanto presto. «Lo so.»
«Ah, quindi—»
«Lasciami stare, per
favore.» Il fruscio del vento s’insinua
nell’interruzione, la colma. «Non
parlare.»
Gogol’ obbedisce e non
replica, nemmeno per lanciare una delle sue classiche, irritantissime
battute,
e questo sorprende Sigma di un poco, strappandogli un silenzioso
ringraziamento. Portandosi le gambe al petto e sciogliendo
immediatamente la
posizione per il brivido doloroso che gli ha attraversato la spina
dorsale, il
giovane si allontana dalla vista degli astri avvolgendosi nei propri
capelli e
fissa un punto nel buio, come attendendo che questo assuma figura e gli
parli.
Di nuovo, nessun sogno: le illusioni non appartengono a questa notte,
non gli
parleranno di una casa e una famiglia.
Se le ha avute, le ha
perse; se non ci sono mai state, difficilmente le troverà ora.
«Non voglio tutto
questo», mormora, tentando di non farsi sentire,
«perché le cose non vanno mai
come desidero?»
«Perché nessuno ti dà
quello che vuoi. È dannatamente semplice.»
No, di dannata c’è tutta
quella situazione: la compagnia di una persona che non desidera avere
accanto,
la perdita dell’unico luogo in cui poter fingere di star
bene, un futuro
instabile e un passato che gambe non ha; e sé stesso,
l’ombra che resiste anche
nel pieno del giorno, il cuore oscuro nel sole. Il sogno che infine
giunge, improvviso
e rapace, è altrettanto nero: sorge dal suolo come la falce
lunare, si allunga
sopra di esso e tende artigli di fumo verso il volto del giovane.
Non una parola lascia la
bocca dell’entità che si avvicina, più
buia della notte stessa, ed è per questo
che, forse, fa così paura; e quando Sigma spalanca le
palpebre e balza
indietro, spaventato, non si ricorda di quanto ha visto dopo.
Tremante, affannato,
si ritrova lontano dal luogo in cui si è disteso; e Nikolai,
appena rivelato
dal battito stellare, gli è accanto e lo osserva a occhi
stretti.
Un movimento repentino
segue subito dopo, reso noto dal fruscio del tessuto che scivola via
dalla
pelle; quindi, Sigma si trova il clown chino verso di lui.
«Ecco quanto so,
Sigma-kun», sussurra questi porgendogli la mano denudata del
guanto, nessuna
traccia di scherzo nella voce, «ciò che vuoi
conoscere, una parte di quello che
cerchi o tutto, è qui. Ma fai attenzione a cosa desideri:
questa volta potrebbe
fare male.»
Non
si torna indietro.
Il ragazzo sente un altro brivido sciogliersi lungo la schiena e
deglutisce, ma
niente si perde nella gola inaridita. Tende una mano verso le lunghe
dita di
Gogol’, esita un istante. L’oscurità
attende, paziente, che tutto si compia o
rimanga com’è sempre stato; che il suo sognatore preferito decida da sé se quella sia la realtà, o l’ennesima visione che il mattino si porterà via insieme a tutte le lacrime mai versate.
ANGOLO DI MANTO
Salve
**
Ok, nemmeno io so bene come interpretare questa storia, davvero. Mi
sono
solamente immaginata la notte seguente al momento in cui
Gogol’ salva Sigma, e
ovviamente tutti i demoni di quest’ultimo; da qui
è partita la domanda, che
chissà se avrà risposta in breve: e se in cambio
dell’aiuto di Sigma nell’uccidere
Fyodor, Nikolai gli rivelasse quello che vuole più
conoscere, ovvero la propria
storia?
Avrei voluto rendere tutto meno angosciante e più
shippy, ma così
è uscita.
Un abbraccio,
Manto