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Autore: sallythecountess    12/03/2021    0 recensioni
In questo capitolo finale della saga della famiglia Jimenez tutti i nodi verranno al pettine. Juan ritroverà la sua natura oscura e darà inizio ad una guerra che incendierà Los Angeles solo ed esclusivamente per amore di Mina. John dovrà affrontare non solo la fine della sua relazione con il suo amato Ethan, ma un enorme dolore che lo manderà totalmente in crisi e lo costringerà a crescere. I tre ragazzi Jimenez, infatti, si troveranno da soli a combattere con la paura di diventare orfani e inevitabilmente diventeranno adulti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo: un passato che ritorna
Non ci aveva pensato più di tanto il nostro amico scrittore, quando aveva sentito che Mina era stata colpita ed era in ospedale era letteralmente fuggito a Los Angeles per andare dal suo immenso amore con gli occhi azzurri. Non si parlavano più da tanto, da quando John gli aveva confessato che stava vedendo un’altra persona e che si stava innamorando. Ethan lo aveva odiato, disprezzato e detestato in ogni modo perché non riusciva ad accettare che lui potesse davvero innamorarsi di qualcun altro. La verità, però, era che il loro legame non si era ancora spezzato.
“Non posso adesso, davvero…”gli aveva detto cercando di sembrare calmo, ma letteralmente disperato, ed Ethan lo aveva solo stretto forte, permettendogli di piangere sulla sua spalla. John provò a dire qualcosa, ma le parole venivano fuori totalmente sconnesse tra le lacrime e i singhiozzi e Ethan capì solo “non è mia madre…morta…” e versò qualche lacrima anche lui. Era molto legato alla signora Jimenez, anche se lei gli aveva fatto molto male l’ultima volta che ci aveva parlato. Le aveva telefonato quando John aveva confessato di amare un altro, e lei aveva solo detto piano “Lascialo andare…”.
Quando poi John lo aveva chiamato in lacrime, perché aveva il cuore spezzato, Ethan aveva capito che comunque le cose tra loro non sarebbero mai tornate come prima.
“Johnny sono qui perché malgrado tutto, io e te siamo la storia l’uno dell’altro. Siamo indissolubilmente legati ed io mi sento ancora un Jimenez onorario dopo tanto tempo. Non sono qui per parlarti di relazioni o di altre cose che nessuno dei due vuole, ma solo perché ci tengo a te e a tutti voi e volevo mostrarvi vicinanza. Posso andare via subito, però, se non è quello che vuoi…”
John non aveva detto una parola, lo aveva solo stretto con tutte le sue forze, ed Ethan aveva sorriso e aveva preso ad accarezzargli piano la testa.
Nel frattempo, in ospedale, Juan era rimasto da solo con la sua Mina. Non poteva toccarla né avvicinarsi più di tanto, ma non ci pensava neanche a lasciarla. Era rimasto fermo a distanza a fissarla per più di un’ora, ma poi una cosa strana l’aveva colpito: l’infermiera era entrata chiedendo permesso, e aveva continuato a parlare alla “bella Mina” come se lei fosse stata nella stanza.
Juan le aveva chiesto il perché di quel gesto, se lei pensava che Mina sentisse, e la donnina bionda gli aveva solo sorriso e detto piano “e chi lo sa? Magari sì, magari no. E’ come dormire in fondo. Certo è che se sente, deve avere molta paura, o almeno io ne avrei…”
Aveva molto senso quel discorso, e Juan pensò che probabilmente anche lui avrebbe avuto paura. Così una volta uscita l’infermiera, improvvisamente disse piano “Sono qui mia piccola, non avere paura. Non posso tenerti la mano, né toccarti ma non ti lascio mai, perché sono il tuo lupo, lo sai. Non ti ho mai lasciata, non lo farò adesso. Però, da brava, sforzati ragazzina testarda, fai funzionare quel polmone sinistro, per favore, perché noi non possiamo stare senza di te. Fallo per Jo e per i ragazzi, non vuoi mica lasciarli da soli con me? Che cosa vuoi che se ne facciano di me? Io…non so fare niente senza di te. Non so essere una persona normale, non so fare il padre e…Cristo santo non so neanche stare al mondo. Non voglio metterti pressione, davvero, ma non puoi lasciarmi. O meglio sì lasciami, ma per uno più giovane, più fico e meno rozzo. Non così Mimi, così non posso accettarlo. Non costringermi a venirti a prendere, ovunque tu sia…”
“Che dici la smetti di minacciarla? Lasciala libera di stare male almeno…” gli disse scherzando Joey, mettendogli una mano sulla spalla, ma non aveva un incarico facile. Era atterrato un elicottero sul tetto dell’ospedale, circa dieci minuti prima dell’ingresso di Stanley nella stanza di Mina, e l’ospedale si era riempito di polizia, perché il pezzo grosso in persona aveva deciso di andare a controllare come stesse la sua storica ex.
“Senti puoi dire no, puoi mandarlo via, ma potrebbe aiutare, potrebbe darle cure migliori, potrebbe darti il permesso di restare sempre con lei e onestamente Dio sa che altro può fare il nostro presidente…” gli disse Joey serissimo perché pensava che in nessun universo Juan Jimenez avrebbe concesso a Myles Ronson di restare solo con la sua Mina, eppure si sbagliava.
Juan gli disse piano “fallo entrare” senza neanche alzare lo sguardo. Myles ebbe una reazione fortissima vedendola così, ma Juan alzò la mano e disse piano “non spaventarla. Non so se sente, ma non dirle cose che potrebbero farle paura, per favore”.
Ronson annuì soltanto e rimase per un attimo in silenzio accanto a Juan, poi chiese “quanto è grave?” ma lui si strinse soltanto nelle spalle.
“Hai trovato già il colpevole?”aggiunse, con fare serissimo, ma Juan impassibile rispose che ci stava già pensando.
“Hai il mio permesso. Fa’ qualsiasi cosa al bastardo che l’ha ridotta così. Io non saprò nulla e chiuderò un occhio…”aggiunse in lacrime e Juan non disse nulla, fece soltanto per alzarsi. Voleva lasciarli soli, perché pensava che fosse giusto così. In fondo Myles era un deviato bastardo, ma aveva amato Mina con tutte le sue forze, e Juan rispettava il dolore che stava provando in quel momento, perché inevitabilmente era simile al suo. Disse solo “non puoi avvicinarti o toccarla, altrimenti tutti i monitor a cui è collegata inizieranno a suonare…”
“Ti ho odiato con tutte le mie forze, lo sai?” gli disse improvvisamente, mentre Juan usciva e lui pensò solo “è reciproco” ma non disse nulla.
“Non tanto perché me l’hai portata via, quello lo avevano fatto quasi tutti, non era una novità. Non è mai stato facile tenerla accanto, si faceva sempre sedurre dal fascino di questo o quest’altro bel ragazzo, ed io ero certo che lei fosse così. Ero sicuro che non sarebbe mai diventata la compagna fedele che sognavo e questo mi permetteva di tenerla lontana, di rassegnarmi al fatto che potesse essere solo sesso tra noi. E poi sei arrivato tu, cazzo e… sono vent’anni che state insieme, no?”
“Quasi ventidue ”concluse Juan orgoglioso e Myles scosse solo la testa.
 “E chi lo avrebbe mai potuto prevedere. Hai preso una ragazzina ribelle, instabile, arrivista, libertina e avida e Dio sa come l’hai trasformata in una creatura dolce e affettuosa, che rinuncia a tutto solo per amore. E’ diventata la mamma dolce e la moglie che io ho sempre sognato di avere accanto, ed io sono rimasto a guardarla a distanza, sconvolto perché diciamocelo: neanche nelle favole succedono certe trasformazioni…”
“Io non ho trasformato niente. Lei è sempre stata esattamente così, non sa amare in altro modo che dando tutto quello che ha, ma probabilmente non si è sentita ricambiata e ha fatto la parte della donna distaccata che le piace tanto. Mina non è mai stata avida o arrivista, ma era instabile, perché non si sentiva amata e accettata. Con me non è stato necessario fare giochini, perché ho scoperto subito che la sua era una recita, e dopo averla smascherata l’ho spinta ad esporsi. Se tu pensi queste cose di lei, però, probabilmente non lo hai mai notato…” aveva spiagato Juan, e Myles aveva avuto un tremito pensando ad alcuni sguardi ed espressioni di Mina che forse confermavano la teoria del marito.
 “Ho incontrato una bambina insicura, ferita, piegata e umiliata da anni e anni di abusi fisici e mentali, convinta di non essere abbastanza per piacere così com’era. Ci ho parlato, le ho dato un po’ d’amore e qualche attenzione, senza volere nulla da lei. Solo così, sentendosi al sicuro, è riuscita a rifiorire e a mostrare a qualcuno la bellezza che teneva nascosta. Avresti potuto fare lo stesso tu, e persino Swanson se aveste voluto, ma quando ve ne ha dato la possibilità che avete fatto? Non siete stati in grado di amarla davvero e l’avete danneggiata e spinta a chiudersi ancora di più. Io le ho regalato tutto quello che sono, e lei ha fatto lo stesso. Questa è la favola di cui parli…”
Myles scosse solo la testa e sussurrò piano “è comunque un miracolo” facendo annuire Juan, che ancora una volta provò a uscire.
“L’ho incontrata un po’ di anni fa, quando tu volevi lasciarla per la storia della pubblicità…”tirò fuori Myles serio, e lui letteralmente tremò al pensiero di quello che stesse provando a dire.
“Eravamo allo stesso ristorante e lei si era allontanata un attimo per lasciarti un messaggio di scuse. Abbiamo chiacchierato per qualche minuto del più e del meno, ma quando le ho chiesto di te ha solo sospirato. Le ho offerto la mia spalla su cui piangere, ma lei orgogliosa e rigida mi ha solo risposto che era abbastanza vecchia da riuscire a piangere da sola senza spalle. Mi ha maltrattato un bel po’ quando ho provato a offrirmi come tuo rimpiazzo, anche solo per una notte, ma ha concluso che non avrebbe più voluto un altro uomo accanto che non fosse suo figlio…”
 Juan sorrise soltanto, ma tremò quando Myles aggiunse “e mi ha detto anche un’altra cosa…”. Lo fissò come per dire “e allora?” ma Myles ridendo aggiunse “non voterò mai per uno che potrebbe rimpatriare me, mio marito e tre quarti della mia famiglia, mi dispiace. Tu non vuoi la gente come me nella tua grande nazione, ed io non voglio te come presidente…”
Facendo ridere Juan per un attimo, perché s’immaginò Mina che tiene testa al candidato alla presidenza con la sua solita sfacciataggine.
“La riforma sull’immigrazione, quella per permettere alle famiglie di nazionalità diverse di stare insieme, quella che mi è costata mezzo senato, era un omaggio a voi Jimenez, comunque…” concluse divertito e Juan annuì, ma gli voltò le spalle e li lasciò per un attimo da soli a parlare raggiungendo Johanna e Joey nel corridoio.
Myles non riusciva neanche a guardarla, ma era da tempo che stava aspettando un’occasione di redenzione. Per anni aveva avuto paura che Mina decidesse di distruggerlo, raccontando al mondo quello che c’era stato tra loro, eppure lei non l’aveva fatto. Quando l’aveva incontrata, anni prima, le aveva anche chiesto perché, ma lei con un mezzo sorriso aveva risposto che la sua vita non sarebbe stata la stessa se lui non l’avesse salvata e che dunque per gratitudine aveva sempre tenuto il segreto.
“Perché sono stata molto felice, e se non avessimo fatto gli sbagli che sai, non avrei mai conosciuto l’amore. Non avrei mai avuto i miei figli, e probabilmente sarei morta o gettata ad un angolo di strada a quest’ora…” aveva aggiunto con un sorriso bellissimo, prima di dargli un bacio sulla guancia per salutarlo.
Myles Ronson, però, continuava a convivere con un feroce senso di colpa e per questo aveva segretamente aiutato la famiglia Jimenez, nascondendo tutte le colpe di Juan e i suoi legami con Calavera e il clan. Mina voleva lui al suo fianco, e Myles pensava che fosse giusto renderla felice, dopo le tante sfortune che aveva subito.
Rimase pochissimo con lei, il tempo di accarezzarle il viso e di sussurrarle un lungo messaggio di scuse, e poi uscì, informando Juan che aveva deciso di farla trasferire in una stanza privata, dove lui e i suoi figli avrebbero potuto restare con lei.
“Esiste una cosa del genere?”chiese Juan perplesso, ma Myles annuendo rispose che avrebbero trovato un modo, e lo ringraziò soltanto.
Nota:
Ciao a tutti, sono tornata! E con me due personaggi...discutibili? Che ne pensate del ritorno di Ethan? E di Myles? Dai ditemi qualcosa per favore! 
   
 
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