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Autore: Danamochi97    16/03/2021    0 recensioni
“Ora tu mi ascolti” disse aprendo con un colpo secco l’anta.
“Non ne ho alcuna voglia” sbraitò tae non degnandolo neanche di uno sguardo.
“Non ti ho chiesto il permesso” concluse Jimin senza ammettere repliche e ostacolando con il proprio corpo tutti i tentativi di fuga dell’altro.
[Vmin]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Secondo me non ce la fai” stava sghignazzando Jungkook  
“Io posso qualsiasi cosa se voglio” rispose offeso Jimin 
“Sei così sicuro Jimin?” stava chiedendo ora Seokjin  
“Si lo sono” rispose risoluto l’altro 
“Bene, allora è deciso:
devi dare un bacio a tae” 
“Okay” disse sollevando le spalle Jimin 
 
“Sulla bocca Jimin” 
 
 
“L’avevo capito hyung..”
 
“Secondo me ti lascerai coinvolgere invece” 
“Si Jimin è un sentimentalone” 
“Ma cosa dite?! E poi tae non prova nulla per me lo sapete benissimo, mi vuole solo  un gran bene” 
“D’accordo Jimin allora puoi tranquillamente procedere” 
Jimin si incamminò pensieroso verso camera sua. Gli altri rimasero a confabulare osservandolo andare via.
 
 
“Non ha capito che è innamorato di lui”
“E aggiungici che tae lo ricambia” 
“Possono essere così ciechi?!”
“La scommessa era l’unico modo per farli uscire allo scoperto, aspettiamoci di tutto nei prossimi giorni” 
Con un sospiro e la certezza di agire per il meglio, ciascuno rientrò nella propria stanza
 
 
Quella sera per lasciare agire Jimin, tutti avevano preso impegni.
Jimin si era seduto avanti la tv mentre tae, il ragazzo più prevedibile e responsabile della Terra, stava lavando i piatti.
Questa era una delle cose che Jimin non sopportava di lui: perché doveva essere sempre così razionale e perfettino? Che male c’era ad infrangere le regole?
“Vieni a riposarti taetae”
“Faccio l’ultimo piatto e vengo”
“Ecco bravo siediti accanto a me” 
Jimin mezz’ora prima aveva posizionato e attivato una telecamera minuscola poco dietro la tv perciò doveva agire e subito. 
“Tae” 
“Che c’è” rispose sulle sue l’altro.
Jimin senza pensarci troppo gli bloccò il viso tra le mani, lo guardò un secondo negli occhi, poi lo baciò.
 
 
 
Dallo schermo della telecamera nascosta tutto ciò che si vedeva era la testa di Jimin che si muoveva all’unisono con quella di tae, come in una danza di cui si conoscono già tutti i movimenti, un sincro perfetto: quando Jimin piegava la testa da un lato, tae rispondeva piegandola dal lato opposto in modo da far incastrare le bocche perfettamente e viceversa, si stavano parlando senza parlare, in quella combinazione speciale di movimenti che si viene a creare solo con la persona giusta.
Ma Jimin si era accorto che qualcosa non andava, doveva essere un rapido bacio, perché allora stava continuando?
“Ma che diavolo fai?!” 
gridò tae quando Jimin si staccò all’improvviso da lui.
Si stava alzando per andarsene, ma non aveva previsto che erano in due su quel divano.
“Dove vai?” 
“A letto...ho..ho molto sonno” 
“Tu ora non vai proprio da nessuna parte” 
Jimin non aveva pensato a come giustificarsi, voleva solo riuscire a vincere quella scommessa, non aveva previsto quella sensazione, quella stretta allo stomaco, quel batticuore, se ne spaventò. 
Tae nel frattempo lo aveva intrappolato con le braccia.
Jimin era disorientato, non aveva mai visto il lato mascolino di tae e quelle braccia forti e muscolose lo stavano facendo sentire così dannatamente al sicuro ora.
I secondi passavano, Jimin non riusciva più a ragionare, perciò Tae prese in mano la situazione e, senza chiedere permessi, si fece spazio prepotentemente tra le labbra dell’altro riprendendo con più foga da dove avevano lasciato.
 
 
 
“Dove stiamo andando tae?”
 
“In camera mia”
 
 
 
 
 
 
 
7:00
Una sensazione di pace stava inebriando Jimin. Un respiro caldo dall’odore familiare gli carezzava il viso: tae stava russando teneramente sul cuscino accanto.
Jimin a quella visione sorrise di cuore ma poi tutto, gli tornò alla mente.
Si mise dritto di colpo e corse in salotto. 
Prese la telecamera, che nel frattempo si era spenta per le troppe ore di ripresa, cercò disperatamente il caricabatterie, l’attaccò alla presa, aspettò sbattendo i piedi per il nervoso che si ricaricasse un minimo per poterla accendere, dopodiché tagliò il video nel migliore dei modi possibile, lasciando solo la parte di lui che inizialmente baciava tae.
Il dopo non sapeva spiegarlo a se stesso, figuriamoci agli altri.
 
“E bravo il nostro Jimin” 
“Io non avevo dubbi!”
“Mi hai stupito devo dire la verità” 
Jimin sollevò leggermente i lati della bocca in quello che doveva essere un sorriso ma parve tutto fuorché quello. Il senso di colpa era troppo grande e quello che c’era stato dopo pesava come un macigno sulla coscienza e faceva battere come un martello pneumatico il suo cuore.
 
 
Quella giornata Jimin e tae non ebbero occasione di vedersi.
Prima di coricarsi tae però aveva l’abitudine di salutare tutti i suoi compagni; aveva deciso di lasciare Jimin per ultimo, come fosse un premio prezioso.
Era arrivato alla porta di seokjin e hoseok quando li sentì bisbigliare, allora incuriosito porse l’orecchio. 
 
“È stato proprio bravo Jimin vero? Non credevo ce l’avrebbe fatta”
“Non dovevamo scommettere” 
“Eppure credevo che costringendo Jimin a baciare tae sarebbero cambiate un po’ le cose”
“Sai che Jimin accetta qualsiasi scommessa” 
“Si ma la scommessa di baciare tae non ti è sembrata un po’ eccessiva?”
“Ci è riuscito no? Hai visto pure tu il video”
“Beh si.. però”
Da qui in poi tae non riuscì più a metabolizzare nulla, aveva sentito fin troppo. 
Si chiuse in camera, girò la chiave e si sentì al sicuro; tutti l’avevano tradito, ma un solo tradimento faceva più male degli altri, uno solo stava dilaniando il suo cuore, uno solo ora lo stava facendo cadere inerme sul pavimento..
 
 
Il mattino seguente a mente fredda quest’ultimo riacquistò lucidità; aspettò che tutti all’infuori di Jimin uscissero.
Dopo circa un’ora decise di agire anche se era rimasto anche hoseok 
 
 
Aprì la porta della camera di Jimin e lo trovò intento nel preparare un borsone.
“Ti sei divertito a prendermi per il culo eh Park Jimin?”
“Se c’è una persona che mi ha preso per il culo quello ieri sei stato solo tu ahahha” disse in tono leggero e scherzoso Jimin 
“Non sto dicendo letteralmente ora”
“E a che ti riferisci?”
“Mi hai fregato”
 
Jimin si bloccò di colpo non riuscendo nemmeno a sollevare la testa. Delle lacrime leggere scivolarono sulle sue guance dissolvendosi nella sopracoperta del letto.
Il ricordo di quello che avevano fatto insieme, il ricordo di come gli occhi di tae lo guardassero, di come le sue mani stringessero il suo corpo con sicurezza e avidità, di come sorridesse ogni volta che Jimin emetteva un suono imprecisato, ora scorrevano nitide nella sua mente e facevano male, più male di quella che poche ore prima, non glielo aveva detto, ma era stata la sua prima volta.
 
“È tutto partito come un gioco, era una stupida scommessa” prese a singhiozzare Jimin.
Ma poi tirò fuori l’anima gridando
“COME POTEVO SAPERE DI ESSERMI INNAMORATO DI TE?!” 
 
Tae sbiancò. 
Jimin afferrando il senso delle sue stesse parole arrossì drasticamente.
 
“Ragazzi che succede qui?” fece capolino hoseok.
“Nulla hyung, stavo giusto raggiungendo un amico e sono in ritardo pure“ disse Jimin 
 
“QUALE-AMICO” sentenziò tae 
 
“Uno di Busan” replicò Jimin infastidito,
poi si rivolse ad hoseok afflitto e sconvolto 
“non aspettatemi per cena e se riesco vedo di rimanere con lui anche dopo, dormivo spesso a casa sua ai tempi della scuola, la mamma mi adora” 
hoseok sorridendo non poté che confermare “e chi non ti adora jiminah?” 
 
Tae era nero. 
 
Jimin voleva fuggire in tutti i modi da quella conversazione, si era esposto troppo, non c’era possibilità di sviare a ciò che aveva detto, era stato sincero, troppo sincero.
Tae saltò la cena e andò a chiudersi in sala attrezzi.
La rabbia non aveva intenzione di lasciarlo, scenette di passione e risate che immaginava tra i due lo stavano infastidendo più di quanto volesse ammettere.
Iniziò a sferrare pugni al punching ball:
Una 
Due 
Tre volte 
Ancora 
Ancora 
E ancora 
Durante la doccia furtive lacrime si unirono segretamente al getto dell’acqua e con essa scomparirono. Era così tardi e Jimin non era ancora tornato....
l’unica spiegazione logica era che fosse rimasto a dormire dall’amico
Si stese sul letto ancora intatto, le mani poggiate l’una sopra l’altra dietro la nuca, e quella vena sporgente che batteva sul collo e non voleva saperne di placarsi. 
 
 
Jimin rientrò il mattino successivo per l’ora della colazione, tutto sorridente, intento a raccontare per filo e per segno la serata piacevole che aveva trascorso, non soffermandosi però sull’unica parte che a tae interessava davvero: la notte.
Dove aveva dormito? nello stesso letto dell’amico? sicuro lui ci aveva provato... non aveva dubbi, d’altronde hoseok l’aveva confermato: nessuno riesce a resistergli. 
Quando il raccontò finì e gli altri presero ad indaffararsi, Jimin fu costretto a passare accanto a tae per raggiungere la propria camera, ma l’altro quando lo vide non riuscì a trattenersi 
“Non hai raccontato della notte però, come mai?” 
“Non era importante per loro, figurati per te giusto?”
Jimin vs Tae 1-0
Ma tae non ci vedeva piu, voleva sapere, DOVEVA sapere. 
Jimin invece, conscio del suo potere, proseguì dicendo con voce sognante:
“Ciò che conta è che importi a me quello che è successo stanotte”.
Stava facendo il bastardo lo sapeva e aveva sbagliato con la scommessa, sapeva anche questo, ma il danno ormai era fatto e quello che c’era stato dopo era la prova che entrambi erano innamorati, perciò ora voleva solo sentirsi dire di essere ricambiato, in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo.
Un conato di vomito salì nella gola di tae. 
“Basta ora è troppo pure per me” 
Diede uno schiaffo a Jimin e se ne andò in camera sua sbattendo violentemente la porta.
Jimin rimase scioccato da quel gesto inaspettato che però gli fece capire chiaramente quanto avesse esagerato, 
si stava prendendo gioco di tae e dei suoi sentimenti ancora una volta. 
 
 
“Ora tu mi ascolti” disse aprendo con un colpo secco l’anta.
“Non ne ho alcuna voglia” sbraitò tae non degnandolo neanche di uno sguardo
“Non ti ho chiesto il permesso” concluse Jimin senza ammettere repliche e ostacolando con il proprio corpo tutti i tentativi di fuga di tae  
 
Quando tae si calmò, Jimin con voce tremante gli aprì completamente il suo cuore  
“ASCOLTAMI: 
Se tu ci sei, io ci sono.
Sai meglio di me che siamo legati, incastrati, incollati l’uno all’altro e non sarà una mia cazzata a cambiare le cose. 
Te lo ripeto, se tu ci sei io ci sono e non intendo solo fisicamente, io sono dentro di te e tu sei dentro di me. 
Non ci sono sostituzioni accettabili lo sai, 
so che lo senti anche tu.
Quindi gridami in faccia, picchiami, fai quello che vuoi, io non me ne andrò perché io e te ci apparteniamo. 
Tae, io voglio tutto di te perché accetto tutto di te, io voglio sapere e voglio sentirti dire che senti lo stesso per me, devi dirmelo, non mi importa ora in questa situazione chi ha ragione e chi ha torto, voglio sentirtelo dire; voglio sentirti dire che hai bisogno di me tanto quanto io sento di aver bisogno di te, voglio sentirti dire che quando non ci sono stai male, voglio sentirti dire che stai bene con tutti ma che con me è diverso, voglio sentirti dire che io ti appartengo e se non lo farai me ne andrò una volta per tutte.”
 
 
 
Tae rimase a testa bassa senza dire nulla.
Jimin fece come detto: 
si voltò e se ne andò.
 
 
Un’ora dopo, non avendo nemmeno più la forza di piangere, tae abbassò le serrande della finestra, si mise nel letto, strinse forte il cuscino e sperò che anche il mal di testa, addormentandosi, se ne sarebbe andato di lì a poco, come aveva fatto Jimin. 
 
~
 
Jimin trascorse la serata vagando per le strade della città, non aveva alcuna voglia di stare con gli altri, il gruppo per lui era fondamentale sì, ma Taehyung era tutto e credeva di conoscerlo, okay l’aveva fatta grossa, anche più del solito, ma tae che non lo perdonava lo mandava su tutte le furie, voleva prendere a pugni persino il vento che aveva il coraggio di sfiorargli il viso.
Poche cose lo facevano arrabbiare.
Tae era una sua certezza, si sentiva colpito nel profondo, camminava sanguinando dentro, tutto gli doleva, persino respirare sembrava difficile. 
 
-~
 
Il giorno dopo tae si svegliò fortunatamente senza mal di testa, ma con un macigno incastonato nel petto che lo rendeva pesante.
Uscì a fare due passi.
Aveva fatto la cosa giusta, stava pensando, non perdonando Jimin, 
Jimin.. 
solo il nome lo faceva stare meglio, 
allora perché stare così male?
Non lo sapeva neanche lui in fondo,
si sentiva tradito, tradito dall’unica persona che considerava la sua metà
“tae le cose rotte non si aggiustano mai, sono rotte” diceva tra sè e sè
Eppure tutto gli ricordava Jimin: quel mare di nuvole grigie sulla sua testa, quel palazzo più basso degli altri, quella risata lontana che era in realtà uno stormo di uccellini, quel bambino che stava facendo alla sua mamma una smorfia, tutto gli ricordava lui, ma lui non c’era, l’aveva respinto, l’aveva allontanato per difendersi e invece che sopravvivere,
si sentiva lentamente morire.
Faceva freddo, mise una mano nel tascone del cappotto, prese il telefono, lo sfondo non lo aveva ancora cambiato, erano lui e Jimin abbracciati durante un live di pochi mesi prima.
Sbloccò rapido il telefono, cercò il numero di Jimin; voleva chiamarlo, voleva sapere come stesse; pensò che un messaggio sarebbe stato meglio, tanto, orgoglioso e permaloso com’era, non avrebbe risposto, però, almeno lui, si sarebbe sentito in pace con se stesso. 
Un semplice ciao era la cosa migliore 
 
"ciao”
 
 
1 minuto dopo...
 
 
"se mi mandi la posizione ti raggiungo” 
 
 
Tae si era bloccato, non si aspettava risposta, di certo non così presto, non aveva previsto la continua di quel ciao, così rimase a fissare il telefono inviando solo la posizione senza aggiungere nulla.
Jimin corse come un pazzo per mezza città, e quando lo raggiunse lo trovò in piedi all’entrata di un parco giochi 
 
Si avvicinò a lui con il fiatone. 
Stettero entrambi in silenzio per un po’ 
 
...
 
“Non credevo saresti venuto davvero, orgoglioso come sei” 
 
“Non credevo mi avresti mandato la posizione, incazzato come sei” 
 
Tae accennò un sorriso, poi si incupì di nuovo e a voce bassa disse 
“Dove sei stato stanotte” 
 
“In giro” 
 
“Tutta la notte?” 
 
“Si” rispose senza esitare Jimin, aveva giurato a se stesso che da quel momento in poi avrebbe detto sempre e solo la verità
 
"...da solo?" chiese quasi titubante tae 
 
"Si" rispose ancora una volta fermamente Jimin 
 
"e tu?" chiese ora jimin 
 
"io non sono stato da solo" rispose tae con una tale fermezza che jimin sentì venir meno le gambe. 
Si girò a guardarlo dritto negli occhi, ma tae continuava a guardare dritto verso lo scivolo. 
Jimin continuava ad osservarlo provando un senso di rabbia mista a paura e dolore che non riusciva quasi più a dominare:
voleva picchiarlo, baciarlo, piangere, di nuovo picchiarlo baciarlo e ancora piangere, picchiarlo mentre lo baciava, piangere mentre lo picchiava, baciarlo mentre piangeva e lo picchiava. 
 
 
“con chi sei stato stanotte?”
 
Tae non rispondeva ma continuava imperterrito a sorridere
 
Jimin lo guardò sprezzante e corse il più lontano possibile da quel traditoremeschino, crudele, a cui era bastata una litigata per stare con qualcun altro. 
Era stato così difficile per lui perderlo e così facile per tae trovare un rimpiazzo. 
 
“Idiota idiota idiota, Jimin sei un idiota”
 
 
Ma tae stavolta gli stava correndo dietro. 
Lo raggiunse, lo prese per un braccio e lo voltò dalla sua parte facendogli quasi male.
 
 
— Jimin era una bestia —
 
 
“LASCIAMI IMMEDIATAMENTE” 
 
“Richiedimelo” 
 
“RICHIEDERTI COSA”
 
“Richiedimi con chi ho passato la notte” 
 
 
“NON MI INTERESSA IL NOME, SI CHIAMASSE COME TI PARE, NON ERO IO, QUESTO È TUTTO QUELLO CHE MI INTERESSA!!” 
 
“Ma tu richiedimelo lo stesso” 
 
Jimin lo fulminò con lo sguardo 
 
“Con-chi-eri-stanotte” 
 
Tae lo guardò accennando un sorriso, non riusciva più a trattenersi 
 
“MA CON IL CUSCINO NO?!” 
e fece un sorriso mostrando quasi tutti e 32 i denti
 
 
Jimin si sentì mancare;
che stronzo era quel ragazzo castano avanti a lui.
Non riuscì a trattenersi; nell’arco di 5 secondi gli diede un forte schiaffo, si liberò dalla presa e si incamminò ancora più infuriato di prima. 
Tae, che non si aspettava minimamente quella reazione, si mise la mano sulla guancia arrossata e dolorante mentre seguiva la figura di Jimin con occhi ora lucidi.
Il biondo dopo una decina di metri si fermò di colpo, prese un bel respiro e tornò indietro, come se avesse dimenticato qualcosa. 
Tae lo vide arrivare veloce, il viso contrito dalla rabbia, gli occhi arrossati, le mani chiuse a pugno.
 
“Ah e visto che le parole feriscono più dei fatti voglio aggiungere che sei stato un vero bastard-“ 
 
Non riuscì a terminare la frase perché tae lo aveva afferrato per i lembi del cappotto e lo stava baciando selvaggiamente e disperatamente. 
Jimin oppose resistenza per qualche istante ma poi le labbra e il respiro caldo di tae ebbero la meglio su di lui, perciò rimase con i piedi incollati al terreno e le labbra che si muovevano senza controllo. Nessuna parte del suo corpo pareva rispondergli, solo le labbra sapevano cosa fare, veloci ed esperte.
 
Dopo un tempo indefinito, suoni poco casti e un calore eccessivo sprigionato dai loro corpi, Jimin si volle mostrare nonostante tutto ancora risentito.
 
“Con la storia del cuscino sei stato davvero crudele” 
 
“Era per pareggiare i conti e non ho contato lo schiaffo.. mi fa ancora male la guancia” 
 
“Mi hai appena baciato!” 
 
“Pensi così che io consideri pareggiati i conti?” 
 
 
Jimin deglutì abbondantemente
 
 
“Ci vuole ben altro, ti dirò io quando saranno pareggiati, era un bello schiaffo dopotutto” 
 
“Cosa vuoi?” chiese Jimin ora spaventato
 
“Innanzitutto che stanotte la passi con me”
 
“Le passiamo sempre insieme”
 
Nel mio letto Jimin” 
 
Il biondo sobbalzò.
Tae sorrise diabolicamente capendo di essere riuscito nell’intento.
Non glielo avrebbe mai confessato, ma arrabbiato, Jimin gli faceva ancora più sangue del normale.
 
Iniziarono ad avviarsi lentamente verso casa.
 
 
“Tae”
 
 
“Si?”
 
 
 
“Mi bacerai ancora vero?” 
 
 
 
.
.
.
 
 
 
 
 
“Mmm.. 
 
          che ne dici di fare una scommessa?”
 
 
   
 
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