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Autore: Nonmipiacenulla    18/03/2021    1 recensioni
Arthur era nella sua camera segreta, ma qualcosa andò storto: perché era tutto così grande rispetto a lui?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arthur prese dallo scaffale una radice e dopo averla annusata per bene, la buttò nel pentolone e fece una strana reazione, con il contenuto. L'inglese sorrise soddisfatto e si asciugò il sudore che gli scendeva, per l'ansia della situazione: stava ultimando la pozione per farlo tornare indietro nel tempo, per rimediare al suo errore di anni prima. Era emozionato, ma allo stesso tempo aveva paura. Cancellare tutto il corso della storia per il suo grande egoismo non era qualcosa di "eroico", come l'avrebbe definito la sua ex colonia. Ma in fin dei conti, non era importante.
Non doveva assolutamente aver rimpianti, dunque continuò i preparativi per la pozione. Mancavano solo l'ultimo ingrediente: un fiore, che andò a prendere da un vaso per terra. Lo spezzettò velocemente dentro la pentola e mischiò tutto il contenuto. 
"Perfetto!" Disse orgoglioso. Si avvicinò e provò ad annusare quella brodaglia, che puzzava di terra marcia. Non sembrava per nulla disgustato, anzi! Aveva l'aquolina in bocca.
Posò poi un foglio sul tavolo e decise di bere quella pozione.

Non lo avesse mai fatto.

Iniziò a provare un forte sonno. Gli occhi ed il corpo si facevano sempre più pesanti, finchè non perse completamente i sensi.
Al suo risveglio, non riusciva a capire cosa fosse successo. Ora avrebbe dovuto essere da America, ma si trovava ancora nella sua stanza. Ma la cosa ancora più strana era che, tutto sembrava così grande rispetto a lui e probabilmente riuscì subito a realizzare cosa fosse appena accaduto: era tornato indietro nel tempo a quando era ancora un marmocchio. Questo lo portò a deglutire. Voleva dire molestie da parte di quel pervertito di Francis, che ai tempi era abbastanza inquietante quando ci provava con luii.
Questo lo portò ad urlare forte, così tanto che fu udito probabilmente fuori dalla sua stanza segreta.
Non passò tanto tempo che, sentì bussare alla porta. L'ormai piccolo Arthur rabbrividì. Chi poteva essere? Deglutì cercando di non farsi sentire.

"Oi Arthur" Sussultò appena udì quella voce. Non voleva crederci. Si guardò intorno e notò una cosa: il foglio che aveva lasciato prima di bere la pozione era ancora lì.
Allora, era accaduta una cosa ancora peggiore: era tornato bambino, ma era ancora nel presente. Il piccoletto urlò ancora una volta in preda alla confusione.
A quel punto, la porta della sua stanza, fu aperta violentamente da un volto a lui familiare. Era proprio Alfred, che dalla sua attuale bassezza, era ancora più alto e possente. Come reazione involontaria, Arthur, alla sua vista si nascose dietro una gamba del tavolo.
"Arthur, dove sei? Ho sentito delle urla e sono accorso subito qui, io, your heeeeero!"
"Chiudi il becco!" Pensò. 
L'americano odorò l'aria e notò poi il pentolone puzzolente, per poi inginocchiarsi al cospetto in modo drammatico, per poi dire: "Oh no, Inghilterra! Non... non dirmi che..."
"Lo avrà capito?" Pensò ancora Arthur, questa volta lievemente spaventato.
"Nooooo! Inghilterra, non dirmi che questa sottospecie di acido ti ha bruciato!"
Il piccolo Arthur, riuscì a lasciarsi sfuggire una risatina, che fu udita da Alfred che si voltò di scatto dalla sua parte. "Inghilterra, sei tu?!" Disse con un sorriso in volto. "Che bello, sono felice. Pensavo che in questo modo saresti fuggito ai tuoi debiti, invece mi potrai ripagare!"
Inghilterra arricciò il naso un po' infastidito dal commento, ma data la situazione -e soprattutto dato il suo aspetto- decise di stare al gioco, uscendo dal suo nascondiglio.
"Eheheh!" Ridacchiò, facendosi notare. "Mi dispiace darti questa brutta notizia ma, quel ragazzo fighissimo l'ho immerso in quel gran pentolone che vedi!"
America guardò il piccoletto confuso. "Aspetta con ragazzo fighissimo intendi Arthur?"
"CERTO!" Disse orgoglioso.
"Piccoletto, non è che hai bisogno degli occhiali? Se vuoi ti posso prestare quelli di mio fratello Can-" Il piccolo Inghilterra gli si avvicinò pestandogli il piede. "Ouch! Mi hai fatto male!" Disse mettendo il labbruccio. "Ti meriteresti una punizione, lo sai!" 
Arthur sussultò. Non sapeva cosa intendesse con punizione, in fin dei conti era un bambino, cosa gli avrebbe potuto fare?!
Però, dato che la situazione era quella, si sentì un po' più libero di agire. "Allora vediamo se riesci a prendermi, vecchietto!" Era la prima volta che chiamava in quel modo Alfred. Di solito era lui a stuzzicarlo in quel modo, quindi era curioso di vedere la sua reazione, che in realtà fu veramente buffa: mise un finto broncio, gonfiando le sue guance. Faceva quasi tenerezza. Però si alzò quasi subito per poi iniziare a inseguire il bambino.

Si rincorsero per tutta la stanza finchè l'americano, non posò gli occhi sulla lettera, poichè stava scritto il suo nome. Preso dalla curiosità, decise di leggerla, anche se il piccolo Arthur cercava in tutti i modi di bloccarlo.

Caro Alfred, sono Arthur.
Se leggerai questa lettera, vuol dire che sono riuscito nel mio intento.
Già, sono tornato indietro nel tempo, qualche giorno dopo il nostro primo incontro.
Sai, volevo tanto aggiustare il nostro rapporto, che ormai non è più da tempo lo stesso. Spesso rimpiango i bei vecchi tempi, quindi sì, ho deciso di cambiare la storia, ti prego non odiarmi, lo faccio per entrambi.
Lo so, faccio schifo con le parole, ammetto anche di non sapere cosa dire, ma se adesso penserai che sono uno scemo, magari un'ipocrita. Ma io voglio seriamente cambiare le cose, tornare ai vecchi tempi, a quando tu volevi essere abbracciato quando qualcosa andava storto. Ti prego, non odiarmi, perchè sappi che io ti vorrò per sempre bene.
Con affetto, Arthur.

Alfred si sentì perdere un battito ed improvvisamente i suoi occhi iniziarono a bruciargli, tanto che si dovette togliere gli occhiali per grattarsi i suoi occhi e poi si sedette per terra.
Arthur, dalla sua parte si sentiva in colpa. Non era in programma vedere la reazione del fratello a quella lettera, oltretutto si sarebbe aspettato di vederlo indifferente, invece quella sua reazione, che non sembrava minimamente recitata, lo fece rimanere senza parole. Quasi gli veniva da piangere. Forse, non era neanche giusto aver pensato di attuare quell'incantesimo. Se n'era pentito già dopo aver visto il risultato, ma la vista di Alfred conciato in quel modo gli trasmise tristezza.
Si avvicinò lentamente al ragazzone, che dal suo punto di vista da bambino, sembrava quasi un orsacchiotto da coccolare. "Ehi, vecchietto..." Disse il piccolino.
"Sai, tu gli assomigli tantissimo... a Arthur, il ragazzo fighissimo intendo." Sospirò. "Uffa, mi sento uno schifo. Non pensavo che Arthur pensasse che l'odiassi...." Sospirò.
"Perchè, non lo odi?"
"Per nulla. Anzi, lui probabilmente è la persona a cui tengo di più!" I loro sguardi si incrociarono e l'americano sorrise. "Già, gli assomigli veramente tanto, siete bruttini entrambi." Ridacchiò. 
"Ehi, cosa intendi?!"
"Stavo scherzando, tranquillo. Tu sei più carino." Gli scompigliò i capelli e poi lo guardò con un'espressione vuota. "Mi puoi abbracciare?"
Arthur lo guardò confuso. Era contento, non riceveva quella richiesta da tanto tempo, ed era un po' assurdo sentirselo dire in quelle condizioni.
"Il mio, umh, amico... ha detto che voleva abbracciarmi come i vecchi tempi, e se posso essere sincero, anche a me un po' manca essere abbracciato..." sorrise. "Beh, forse sarei io quello a doverti abbracciare, vista la situazione, piccolino." Sorrise.
Arthur arrossì, per poi andare verso il maggiore e fu subito preso in un forte abbraccio. Sorrise, si sentiva al sicuro tra le braccia di Alfred, e lui, allo stesso tempo si sentì meno triste. "Ehi, Arthur..." sussurrò, facendo sussultare l'inglese. "Cioè so che non sei Arthur, ma posso chiamarti così? Posso addormentarmi?"
Il piccolo annuì e l'americano sorrise e cadde subito in un sonno profondo, seguito subito dopo da Arthur.

Qualche ora dopo, Alfred si svegliò da solo. Il bambino era scomparso nel nulla. Sospirò e iniziò a guardare il pavimento. Si sentiva solo.
Improvvisamente sentì bussare alla porta della stanza di Arthur. "Non c'è nessuno!" Gridò con il suo tono infantile.
La porta si aprì comunque e lui si voltò infastidito, ma i suoi occhi si illuminarono dopo aver visto chi era appena entrato: era proprio Arthur, quello vero. E con il suo sorriso radioso lo andò ad abbracciare. "Arthur, ti voglio beneeee!"
Il ragazzo, fece finta di essere infastidito dall'abbraccio dell'americano, anche se in realtà era felicissimo. "Anche io Alfred, anche io."
Il più giovane sorrise e strinse l'abbraccio ancora di più.
"E per dimostrartelo, ti ho comprato tre Hamburger!"
Alfred si staccò dall'abbraccio, mentre sorrideva ancora di più. "Sei il migliore!" Disse.

1394 parole

//Ciao ragazziiiii <3
questa è la prima storia che scrivo qui. E finalmente direi, ho sempre voluto scrivere qualcosina, ma non ho mai trovato tempo T-T
eeeee nulla, ecco qui una piccola storiella su Arthur e Alfred. Spero vi possa piacere :( l'avevo in mente da un paio di mesetti. Probabilmente scriverò anche un prequel ed un sequel uwu ci vediamo alla prossima <3

   
 
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