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Autore: Gatto1967    25/03/2021    2 recensioni
Vi siete mai chiesti perché Paulina Giddings e Suor Lane/Maria abbiano deciso di fondare la Casa di Pony?
Come hanno preso una decisione che ha cambiato la vita di tanti bambini sfortunati?
E Miss Mary Jane?
Come si sono conosciute lei e Miss Pony?
Sappiamo che lavoravano insieme come infermiere, ma poi hanno preso strade diverse, perché?
Perché una persona buona come la futura Miss Pony ha deciso di lasciare un mestiere che amava?
E a proposito di Pony... che c'entrano i pony con un orfanotrofio?
Perché le sue fondatrici hanno deciso di chiamarlo proprio "Casa di Pony"?
E chi ha affibbiato il soprannome di Miss Pony a Paulina Giddings che un nome già ce l'aveva?
Parliamo anche della Croce della Felicità che Miss Pony dona a Candy... come l'ha avuta? Cosa significa per lei?
Tranquille/i!!!!!
Ci hanno pensato Tamerice e Gatto1967 a rispondere a tutte queste domande in questa fan fiction, un po' "La casa nella prateria", un un po' giallo alla Fantomas, e un po' Candy Candy naturalmente!
Questa storia è già stata pubblicata nel Candy Candy e Klin forum del circuito forumfree di cui Tamerice è admin, ma ovviamente la pubblicheremo anche su EFP.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La Porte, anni 1895/1896

Suor Lane pregava nella cappella del suo convento, le sue preghiere erano tutte rivolte a quei tre bambini che aveva da poco accompagnato a Indianapolis.
I gestori di quell’orfanotrofio le erano sembrati brave persone, non come quella povera donna semi-alcoolizzata che la picchiava in continuazione quand’era piccola. Tuttavia l’orfanotrofio di Indianapolis le era sembrato grande e dispersivo, e certamente pur con tutta la buona volontà di questo mondo, a quelle persone sarebbe risultato quantomeno complesso seguire individualmente ognuno di quei bambini. Loro erano in pochi e quei bambini tanti.
La voce di una consorella la distrasse dalle sue considerazioni interiori.
-Scusami sorella, non volevo disturbarti, ma c’è una visita per te.-
Una visita? E chi poteva essere? Si chiese la giovane suora.
-Nessun disturbo Suor Anna, arrivo subito.-
Si fece rapidamente il segno della croce e seguì la consorella nella sala d’ingresso del convento.
-Miss Giddings! Cosa fa qui?- chiese con una voce che esprimeva insieme sorpresa e contentezza.
-Sono venuta per parlarle sorella. Dove possiamo…-
-Venga con me, oggi è una bella giornata e possiamo sederci fuori all’aperto.-
Suor Lane condusse la sua amica miss Giddings fuori dal convento, vicino ad una panchina situata sotto un grande albero.
-Mi dica miss Giddings.- disse dopo che si furono sedute -Cosa la conduce qui? È un bel viaggetto da La Porte!-
Miss Giddings sembrò quasi prendere fiato.
-Ho venduto il mio emporio.-
-Cosa ha fatto?- chiese sinceramente stupita Suor Lane
-Sì ho preso una decisone: quella vita da commerciante sola e insoddisfatta non faceva più per me.-
-E… cosa vuole fare?-
-Voglio fondare un orfanotrofio a La Porte.-
La giovane suora sgranò gli occhi.
-Che cosa vuol fare?-
-Ha capito bene sorella. Voglio dare alla mia vita un senso diverso da quello che ha sempre avuto fino a oggi. Voglio fondare un istituto che ospiti bambini orfani, e ho in mente anche il posto dove fondarlo.
Sorella, vuole aiutarmi? Vuole essere con me in questa avventura?-
Suor Lane non credeva alle sue orecchie: quella donna tanti anni addietro le aveva dimostrato pietà, anche se le loro strade si erano separate subito, e ora le stava offrendo la possibilità di realizzare il suo sogno.
Non ebbe bisogno di pensarci, le bastò solo riprendersi dalla sorpresa per pronunciare il sì più importante per la vita sua e di tanti bambini che avrebbe potuto aiutare.

-Ecco Sorella, questa è la vecchia chiesa di cui le ho parlato.-
La suora rimase senza fiato, quella era la chiesa che aveva visto allontanandosi con la diligenza da La Porte!
Ecco spiegata la sensazione di “richiamo” che aveva percepito quel giorno. Possibile che il suo cuore già sentisse che quell’edificio avrebbe visto realizzarsi il suo sogno? Che sarebbe stato legato all’esperienza probabilmente più importante di tutta la sua vita?
Non lasciò trasparire le sue emozioni, in quel momento c’era solo di che rimboccarsi le maniche!
-Beh, c’è proprio da lavorarci, cade letteralmente a pezzi.-
-Intanto c’è da chiedere il permesso al signor Cartwright di insediarsi qui. Questi terreni formalmente appartengono a lui.-
-Che tipo è questo signor Cartwright?-
-È un ranchero che possiede un importante allevamento di bestiame poco distante da qui. Avrà più o meno la mia età, e visto da fuori sembra il classico uomo dedito solo al lavoro e al guadagno.-
-Un uomo così difficilmente avrà a cuore il destino dei bambini orfani.-
-Sembrerebbe, ma sono convinta che ci concederà l’uso di questa struttura.-
-Che aspettiamo? Andiamo da lui!-

Il signor Cartwright rifletté a lungo sulla richiesta delle due donne.
-D’accordo signore. Quel terreno non mi serve quindi avete il mio permesso di utilizzare la vecchia chiesa per realizzare il vostro orfanotrofio, ma ci sono due condizioni: primo, io non vi darò neanche un centesimo, e secondo, se un giorno vorrò ampliare i miei pascoli voi sgombererete senza colpo ferire, sono stato chiaro?-
Paulina si inchinò davanti a quell’uomo.
-La ringraziamo infinitamente signor Cartwright, Dio ve ne renda merito.-

Lasciato il ranch del signor Cartwright le due donne si diressero verso la vecchia chiesa, volevano fare mente locale sul da farsi per mettere in sicurezza quel posto.
-La struttura è tutto sommato abbastanza solida, bisognerà ripulirlo bene dentro, rifare tutte le finestre e mettere una nuova porta d’ingresso.-
L’occhio analitico di Paulina aveva già individuato i lavori principali da fare perché quel posto tornasse abitabile.
Dove c’erano i vecchi locali della sagrestia si potevano realizzare il necessario ufficio, la cucina, e le stanze delle due direttrici.
Là dove si svolgevano le funzioni, si potevano mettere le stanze dei bambini, un locale comune che fungesse da sala pranzo e aula scolastica insieme.
-Ci vorranno tempo, denaro e manodopera, miss Giddings.-
-Il denaro non è un problema, di tempo ne abbiamo a disposizione, quanto alla manodopera sono sicura che gli abitanti di La Porte ci daranno volentieri una mano nel tempo libero.-
-E io ho già i primi ospiti ansiosi di popolare la nostra casa miss Giddings!-

Era una bella domenica mattina di inizio estate.
Ben stava aiutando il falegname di La Porte, il signor Robson, a segare le assi che dovevano costituire la base portante delle nuove stanze del futuro orfanotrofio, mentre Tobia stava aiutando alcuni uomini intenti a lavorare alle finestre, e Laura dava una mano a Suor Lane a preparare il pranzo per tutti quei volontari.
Nel frattempo le donne del paese erano affaccendate a ripulire la vecchia chiesa per renderla abitabile il prima possibile.
Il signor Robson era un brav’uomo, che aveva messo a disposizione il materiale quasi gratuitamente. Certo alcune spese aveva dovuto farsele rimborsare, quel materiale lui lo pagava.
Uomini e donne del villaggio mettevano a disposizione buona parte del loro tempo libero, e i lavori procedevano spediti. Persino l’arido signor Cartwright aveva donato del materiale.

Miss Giddings sedeva davanti ad un rozzo tavolaccio approntato fuori dalla ex-chiesa, intenta alle necessarie pratiche burocratiche con l’aiuto di un simpatico avvocato di un paese vicino che si era prestato ad aiutarla.
-Ha già pensato a un nome per il suo orfanotrofio miss Giddings?-
-Un nome?- con tutto il daffare che aveva avuto in quell’ultimo periodo a Paulina Giddings non era certo venuto in mente di mettersi a pensare a un nome.
Sentirono la voce della piccola Laura che stava apparecchiando la tavola dove avrebbero pranzato tutti insieme.
-Il pony!-
-Quale pony?- le chiese Suor Lane.
-Il pony sulla collina!-
Già! Sul pendio della collina lì vicino, quella con il grande albero in cima, brucava tranquillamente un piccolo pony.
-Deve appartenere al signor Cartwright.- commentò miss Giddings.
Come richiamato dalla voce di Laura, l’animale scese il pendio della collina e passò di fianco a miss Giddings. Lei istintivamente si scansò per evitarlo e ruzzolò a terra.
-Miss Giddings! Si è fatta male?- chiese con apprensione l’avvocato chinandosi su di lei e aiutandola a rialzarsi.
-No, no, non è niente.-
Nel frattempo il pony si dirigeva verso la chiesa puntando dritto lo spazio dove doveva sorgere la porta, e prima che qualcuno potesse fermarlo entrò nell’edificio.
-La Casa di Pony!- esclamò ridendo la piccola Laura.
Miss Giddings fu come fulminata da queste parole.
-Avvocato, che ne dice di… Casa di Pony?-
-La Casa di Pony… è un nome simpatico.-
-Vada per Casa di Pony allora!-

Più tardi, mentre tutti pranzavano Paulina Giddings si alzò e propose un brindisi.
-Alla Casa di Pony!-
-Alla Casa di Pony!- risposero in coro tutti i presenti.
-A miss Pony!- aggiunse la piccola Laura
-E chi è miss Pony?-
-È lei miss Pony!-
-Figliola benedetta! E cosa sono? Un cavallo?-
-No, è la direttrice della Casa di Pony!-
-A miss Pony!- disse Suor Lane
-A miss Pony!- ripeterono in coro i presenti. E per un istante miss Giddings alias miss Pony si sentì di nuovo la ragazzina di un tempo, quella che era partita per New York sognando mirabolanti avventure…
 
   
 
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