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Autore: JeanGenie    25/03/2021    1 recensioni
- Non ricordava neppure il suo nome, chi fosse - stato e cosa stesse facendo prima che quella mano afferrasse la sua. Prima che quella voce iniziasse a sussurrare “Dove sei? Mi manchi. Torna da me.” -
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo ricordo nitido era quello di una mano che stringeva la sua. Una mano sottile, forte e disperata.

Più oltre non c’era nulla, neppure la consapevolezza di quanto tempo fosse passato. Perché anche il tempo era un concetto astratto. Per ciò che ne sapeva, poteva essere trascorsa un’intera esistenza e altre centinaia sarebbero potute passarne prima che lui riuscisse ad aprire gli occhi. 

Non ricordava neppure il suo nome, chi fosse stato e cosa stesse facendo prima che quella mano afferrasse la sua. Prima che quella voce iniziasse a sussurrare “Dove sei? Mi manchi. Torna da me.” 

Una voce lieve e fragile come le ali di una farfalla, una voce che brillava come un minuscolo fuoco nella notte.

A volte avrebbe voluto seguirla, rispondere a quel richiamo. Ma lacci invisibili sembravano trattenerlo.

Forse i suoi occhi erano aperti, o forse stava solo sognando. Si era ormai convinto  di questo quando la voce si era trasformata in un viso. 

“Dove sei? Mi manchi. Torna da me.” 

La ragazza lo mormorava tra sé e sé. A volte non aveva neppure bisogno di pronunciare quelle  parole perché lui le percepisse.

Lui non sapeva chi fosse, non sapeva perché sentisse il  bisogno di raggiungerla. Sapeva solo che osservarla gli provocava un dolore immenso e, al tempo stesso,  lo sommergeva di una speranza assoluta. 

Erano momenti come scintille disperse nell’aria. Lei sorrideva. Lei si lasciava vincere dalla stanchezza. Lei si infuriava. Lei viveva. E continuava a ripeterlo mentre quel tempo che lui non riusciva a calcolare continuava a scorrere e lei, sempre, ostinatamente, ripeteva:

“Dove sei? Mi manchi. Torna da me.” 

Lei lottava, con le unghie e con i denti. Lei si avvicinava. Lei lo chiamava. Di nuovo. Anni. Erano passati anni. E lei non aveva mai rinunciato. Testarda. Bellissima. Sconosciuta e fondamentale.

Lui non ricordava il proprio nome. Lui ricordava solo la sua mano. Lui aveva percepito la sensazione del freddo sulla pelle, il tremore dei muscoli che tornavano a muoversi, del sangue che pulsava, dell’aria che gli riempiva i polmoni. La luce aveva ferito i suoi occhi che si erano aperti. Aveva sete. Il mondo reale si era fatto duro e concreto. E il suo viso era chino su di lui, incredulo, spaventato, felice, meraviglioso.

Lui non ricordava il proprio nome. Non ricorda chi fosse stato e cosa stesse facendo prima che tutto diventasse buio. Ma non importava. Non in quel momento. Aveva tutto il tempo del mondo,  in quel momento. Perché ricordava ciò che contava davvero. Ricordava lei. Perfino sorridere faceva male, ma neppure quello importava, mentre prendeva la sua mano con quel poco di forza che era già tornata nel suo corpo. Non importava, perché lei era lì e tutto aveva di nuovo un senso. Il suono della sua voce, dopo tutto quel tempo, suonava distorto ed estraneo. Ma pronunciò l’unica parola che davvero contava. La sua àncora, la sua luce, la sua destinazione.

“Rey.”

   
 
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