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Autore: Flame    07/09/2003    1 recensioni
Sono passate migliaia d'anni dalla sconfitta di Sauron a dallo scioglimento della Compagnia dell'Anello. Legolas è l'unico superstite dei Nove e si trova a fronteggiare una vita immortale che per lui non ha più significato. Ma un'oscura profezia rimetterà in gioco il suo destino...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'ultima della compagnia

Autore: Flame
Titolo originale: The Last of the Fellowship
Tradotto dall'inglese per Erika's Fanfiction Page da Sage

NOTE DELLA TRADUTTRICE (Sage)

Solo due piccole comunicazioni di servizio :
- Se volete mettervi in contatto con l'autore di questa fic, siete pregati di farlo in inglese, perché lui conosce solo questa lingua ! Se comunque avete delle comunicazioni da fargli, potete scriverle nelle recensioni, ci penserò poi io a tradurle e mandargliele.
- Scusate se la traduzione non è proprio il massimo...il fatto è che tra capire il senso di una frase e tradurla alla lettera c'è una differenza abissale ! Per cui, vi prego, siate clementi...
Buona lettura !
Ruby Chubb-Baggins

1. Vita senza felicità

Sotto la luce delle stelle che filtrava attraverso gli alberi di Bosco Atro, il bell'elfo Legolas Greenleaf era immerso nella sua meditazione elfica. Gli Elfi non avevano bisogno di dormire, potevano invece rimanere a fissare attraverso un abisso oscuro per un periodo di tempo deciso precedentemente. Lui sognava di avere quella cosa che per quasi tremila anni non l'aveva nemmeno sfiorato, il vero amore.
Erano trascorsi molti anni dopo che la Compagnia dell'Anello non era più stata necessaria, e tutti i quattro Hobbit erano passati dall'altra parte, lasciando il lutto dietro di loro.
Legolas era salpato per le Terre Imperiture con Gimli, rendendolo il primo Nano a posare il piede su quel suolo. Ma Gimli aveva presto perso la volontà di vivere, ed era scivolato via dalla vita che gli era stata donata. Dopo allora Legolas era tornato ad Est, verso la sua casa a Bosco Atro.
Aragorn era morto di malattia subito dopo la Guerra, ma per sua volontà aveva concesso ad un Uomo sconosciuto il potere di governare il suo regno. Gandalf era stato assassinato da un Orco. L'aveva morso al collo, forandogli le vene e lasciandolo sanguinare sulla strada fino alla morte.
Ciò aveva reso Legolas l'ultimo della Compagnia dell'Anello. Lui aveva spesso desiderato di avvicinarsi alla morte per questo, ma si era sempre tirato indietro all'ultimo minuto, sapendo che, se fosse morto, si sarebbe semplicemente reincarnato nella Sala di Mandos. Così non avrebbe mai potuto sfuggire alla vita in questo Mondo.
Si sentiva come se la sua vita non avesse un significato. Desiderava trovare delle ragioni per svegliarsi felice ogni mattina, ma questo non sembrava mai passargli per la mente nemmeno per un secondo. Uscì dalla sua meditazione e si incamminò verso il suo regno. Camminò attraverso il palazzo fino alla sua Camera. Si sedette su un trono situato sul suo balcone e osservò l'attiva città sotto di lui.
La gente era pacifica e molti avevano trovato ciò che volevano fare per il resto delle loro vite immortali, e le persone con cui volevano farlo. Legolas naturalmente non l'aveva trovato. Era sempre depresso, e la cosa preoccupava suo padre.
Suo padre l'aveva mandato a lussuosi banchetti in altri Castelli e Palazzi, e gli aveva comprato ogni oggetto d'intrattenimento che poteva trovare. Ma nemmeno un sogghigno gli aveva attraversato il viso. Era rimasto senza emozioni per tre anni...

2. Destino

Il terzo anno della sua solitudine, aveva meditato e fatto un sogno. Sognò che il male si spandeva sulla Terra di Mezzo, e portava via gli elementi della vita. All'inizio aveva calmato i venti finchè cessarono di esistere, poi aveva prosciugato la purezza dell'acqua che dimorava nel mondo fin dall'inizio. In seguito, come tocco finale, aveva esaurito il dono del fuoco e la natura, rendendo la Terra di Mezzo una putrida palla di nulla.
Si svegliò con la fronte ricoperta di sudore e una dolorosa paura dentro al suo corpo. Corse da suo padre, svegliandolo con difficoltà nel suo letto di lino viola. Suo padre si svegliò spaventato.
"Padre !" urlò con voce alta e stridula. Gli spiegò tutti gli avvenimenti del suo sogno, e pianse le calde lacrime che aveva costruito nel suo corpo per tre anni.
Non stava piangendo per il suo sogno, ma sembrava che tutte le lacrime, che non l'avevano mai fatto, irrompessero fuori dai suoi occhi come un'onda di marea che aveva finalmente raggiunto la rive di una spiaggia solitaria.
Suo padre prese tra le mani le sue guance rigate di lacrime. Alla fine aveva creduto che suo figlio fosse stato portato alla pazzia. Fissò suo figlio con occhi vuoti, poi si alzò dal letto e si incamminò con lui nel Giardino Reale. Rose bianche e rosse mischiate tra loro e legate insieme crescevano nei giardini così accuratamente potate da non raggiungere il viale. Il Re si sedette su una panchina di pietra scolpita con suo figlio, e lo guardò negli occhi azzurri che aveva ricevuto da sua Madre. Erano privi di emozioni, ad eccezione delle lacrime, e avevano dato al Re un insopportabile impulso di piangere con lui.
Ma il Re si trattenne e parlò a suo figlio.
"Guardami negli occhi e dimmi che stai parlando nel nome della verità" disse con voce rotta.
Legolas lo fissò, rifiutandosi di credere che suo padre lo considerasse un bugiardo. "Sì, Padre. Ho visto tutto nella mia mente. E' passato molto tempo da quando avevo sognato l'ultima volta, sono sicuro che si tratti di una profezia !"
Il Re cedette a questo e accettò di continuare a parlarne.
Il Re e Legolas ragionarono e discussero sul sogno e cercarono di uscirne con una soluzione. Andarono alla Grande Biblioteca di Bosco Atro per avere una risposta. Chiesero agli Scolari riguardo a questo, ma non sapevano nient'altro che alcuni semplici fatti. Tutti ruotavano intorno agli Elementi e alle specie che li rappresentavano. Il Fuoco apparteneva ai Draconici, umani che avevano il dono della Magia del Fuoco e i potere di addomesticare i Draghi con un solo simbolo. L'Acqua apparteneva ai Tritoni, che erano in grado di camminare e respirare sulla terra come nell'acqua. Potevano anche chiamare a loro i poteri dell'acqua in aiuto o come guida, ed addestrarli. Le Ninfe rappresentavano l'Aria; erano donne che potevano convocare le bestie del vento e volare nel cielo. La Terra era ironicamente rappresentata dagli Elfi, la razza simile a quella umana, ma che non poteva soccombere a malattie o infezioni e che era tanto leggera sui piedi come se camminasse sulla neve.
Ma tutte queste informazioni avevano solo una cosa in comune, l'immortalità. L'unica soluzione che il Re di Bosco Atro poteva dare a suo figlio era di recarsi nel Regno dei Boschi di Lorien e chiedere a Dama Galadriel, che era ritornata dal suo viaggio all'Ovest, di guardare nel suo Specchio Magico. Quando veniva riempita con acqua di fiume, la vasca mostrava luoghi e tempi lontani. Forse avrebbe potuto dirgli cosa significava il suo sogno.
Legolas preparò le sue cose, il suo arco migliore e la faretra piena di frecce di legno con punte sottili e acuminate. Disse addio e se ne andò dal suo palazzo senza voltarsi indietro. Raggiunse il cancello di piante rampicanti che era l'entrata e l'uscita della sua dimora. Si disse che un giorno sarebbe tornato in quel luogo, che non si sarebbe lasciato uccidere.
Mentre avanzava nella zona più fitta della foresta, qualcuno gli sbattè contro, facendolo cadere a terra.
"Guarda dove vai, ragazzina !" esclamò Legolas, ma poi guardò su e vide con chi stava parlando. Era Myian. Era una mezzelfa, ma nessuno l'avrebbe mai detto. Aveva 1500 anni, un bel viso e capelli ricci e biondi. I suoi occhi verdi erano sempre allegri e brillanti. Nessuno l'aveva mai vista infelice o insignificante come si sentivano molti elfi a quell'età. Era l'unica cosa che accennasse alla sua origine mezzelfa. Indossava una veste a foggia, ma con l'aspetto più di una camicia, per renderla più femminile. E, cosa peggiore di tutte soprattutto per Legolas, le piaceva sempre farsi gli affari degli altri.
"Chi hai chiamato ragazzina, razza di larva depressa ? !" gli urlò. La maggior parte delle persone sarebbe caduta in ginocchio e avrebbe implorato perdono, ma lei non sembrava mai volersi abbassare a quel livello, anzi, lo trattava come una persona qualsiasi.
Dopo una lunga pausa, cominciò ad indagare. "Dove vai ? E' pericoloso ? Posso venire anch'io ? PER FAVORE !" disse alla velocità della luce. Lui le parlò del suo viaggio ma le disse che non poteva venire.
"COSA ? !" urlò lei. "Puoi sempre contare su di me come una scusa per chiamarmi ragazzina ! TI PREGO !" Lui sapeva che sarebbe stato via per una settimana al massimo, e sapeva anche che lei non l'avrebbe MAI piantata di piagnucolare e supplicarlo di andare con lui nel suo viaggio alla ricerca di risposte.
Sinceramente, lui avrebbe preferito andare da solo, dal momento che sapeva benissimo che lei era una seccatura, ma alla fine accettò. Naturalmente lei l'avrebbe aiutato in qualsiasi battaglia, poiché aveva la grande abilità dei ladri nell'uso dei pugnali. Se n'era andata dal mondo di Bosco Atro ed era tornata esperta combattente con i coltelli. Ne portava molti con sé, negli stivali, due nella cintura e uno piccolo nello scollo della veste.
Mentre Myian correva a casa a prendere ciò di cui aveva bisogno, Legolas cercò di svignarsela senza di lei, ma fu subito riacciuffato. Lei rimase incredibilmente silenziosa per circa dieci minuti, canticchiando una canzone tra sé e sé. Lui si mostrava scocciato, ma dentro di sé era felice di avere compagnia. Uscendo dalla foresta vide molti altri elfi che guardarono i due viaggiatori sogghignando o ridendo. Naturalmente sapeva che pensavano che il principe Elfo stesse corteggiando la mezzelfa , ma sapeva anche che una mezzelfa avrebbe portato solo disonore alla sua famiglia reale, e non provava nulla che lo spingesse ad iniziare una storia con lei.

Nota : ho usato il termine "Draconici" (con tante scuse alla saga di Dragonlance) perché non sapevo come tradurre "Dragon Spawn"...se qualcuno lo sa o ha un'idea migliore, per favore, me lo faccia sapere !
RCB


3. Viaggi pericolosi

Tutto ciò che Legolas doveva fare era dirigersi verso Ovest fino a raggiungere il fiume Anduin. Là c'era un ponte su cui lui e Myian potevano passare. Poi sarebbero arrivati a Lorien. Impiegarono un giorno per giungere al fiume indisturbati. Quando ebbero attraversato il ponte, Legolas si fermò sui suoi passi. Myian vide ciò che aveva fatto e si mise nella stessa posizione.
Lentamente, Legolas estrasse una freccia dalla faretra e la posizionò sulla corda dell'arco. Poi tirò velocemente indietro la corda e spedì la freccia in aria, facendola volare attraverso il cranio di un Orco. L'Orco cadde dall'albero su cui si trovava, sanguinante e con pezzi di osso e cervello che uscivano dal retro della sua testa calva.
Poi molti Orchi apparvero dal nulla. Legolas saltò sul ramo di un albero, tirando agli Orchi molte frecce una di seguito all'altra. Myian estrasse i due coltelli dalla cintura e iniziò ad attaccare gli Orchi che li circondavano. Volò nell'aria e, scendendo, descrisse un piccolo cerchio, decapitando un Orco e pugnalandone un altro nella sua verde gola dalla pelle spessa. Estrasse poi il pugnale e ricominciò ad attaccare.
Quando fu rimasto solo un paio di Orchi, questi si ritirarono temendo per le loro vite. Myian lavò il sangue che colava dai suoi pugnali e li rimise nei loro foderi, di nuovo pronti per l'uso.
Legolas le diede un'occhiata che significava "Tutto bene ?". Lei annuì e andò da lui. Continuarono a camminare verso il bosco finchè lo raggiunsero. Myian esitò, avendo sentito molte cose riguardo a quella foresta. Tutto le apparve in un attimo e lei si sentì venire meno nella testa. Aveva sentito che gli Elfi in quel bosco non accettavano mezzelfi, e che avrebbero ucciso coloro che infrangevano tale divieto. Naturalmente ciò la rese nervosa e irritabile, pensando a come avrebbero potuto ucciderla. Ma lei proseguì.
Quando raggiunsero il territorio acquoso della foresta di Lorien, furono salutati dagli Elfi che vi risiedevano. Molti di loro guardarono incuriositi come Myian era vestita. Un Elfo gli fece un cenno, e loro lo seguirono. Li portò in un specie di sala d'attesa e disse loro che Galadriel li avrebbe incontrati presto. Lei li aspettava.
Legolas si sedette sulle radici di un vecchio albero, perso nei suoi pensieri. Myian lo squadrò, guardando nel profondo oceano dei suoi occhi. I suoi capelli d'oro erano tirati dietro le orecchie. Due ciocche di capelli intrecciati uscivano da ogni lato della sua testa, rendendo i suoi capelli di seta più belli di qualsiasi cosa che lei avesse mai visto prima. Il suo viso aveva sempre lo stesso color crema, e mostrava quanto fosse rimasto senza emozioni, privo di felicità. Le sue braccia erano incrociate sul petto e, con le gambe pure incrociate di fronte a lui, sembrava che stesse meditando. La sua bellezza si riflettè negli occhi di Myian. Splendeva come la luce delle stelle, una delle cose che Myian non aveva mai ereditato dalla sua parte elfica. Ripeteva di continuo nella sua mente quanto era splendido, ma anche quanto sembrava triste e depresso, facendo crescere in lei gli stessi sentimenti.
Poi Legolas uscì dalla sua trance e le diede uno sguardo. Aveva visto spesso delle fanciulle guardarlo in quel modo, come se fossero sotto un incantesimo che avrebbe potuto durare tutta l'eternità. Le fece un sorriso sforzato, e lo ritirò immediatamente. Lei smise di fissarlo.
Un Elfo arrivò e ordinò loro di seguirlo nella Camera di Dama Galadriel. Quando la raggiunsero, la trovarono vicino ad un colonna con una vasca sulla cima. Lei teneva in mano una brocca piena d'acqua, e riempì lentamente la vasca.
"Avvicinati con coraggio, Principe Elfo, e prova a vedere quello che cerchi." disse con la cupa voce degli antichi.
Legolas fece un passo avanti e scrutò sulla superficie della vasca magica, ma vi vide solo il suo riflesso. Mezzo minuto dopo l'acqua si trasfigurò lentamente in parole. Sembravano le scritte di un libro antico, ma sembrava che solo lui fosse in grado di leggerle.

"Il Fuoco, l'Acqua e il Vento che cerchi verranno da te solo se troverai i tre che hanno raggiunto il tuo stesso potere. Ognuno di loro percorrerà la tua strada e ti aiuterà a sconfiggere il male che cerca di abbattersi sulla Terra di Mezzo. Uno dei Draconici, una delle Ninfe e, ultimo, uno dei Tritoni. Se li troverai tutti, potrete raggiungere la luce che distruggerà tutto ciò che si oppone alla vita di questo mondo."

Il riflesso di Legolas riapparve, e lui sapeva ciò che doveva fare. Doveva cercare le tre specie che potevano aiutarlo a fermare il male. Fece un cenno con la testa, si inchinò a Dama Galadriel e iniziò ad andarsene.
"La giovane Dama vuole provare a guardare ?" disse Galadriel in lingua elfica. Myian si avvicinò alla vasca e vi guardò dentro. Vide ciò che non avrebbe mai voluto rivedere, la sua prima uccisione. Gridò e gettò una mano nell'acqua.
"NO !" urlò Galadriel, quando vide ciò che stava succedendo. Myian sembrò folgorata al contatto con l'acqua, e cadde sul pavimento lastricato...senza vita...

 

4. Il rimedio

Legolas corse nel punto in cui Myian era caduta. La raccolse nelle sue braccia delicate e le toccò il collo per sentirle il polso. Ci provò a lungo e non sentì il minimo movimento. All'improvviso era diventata fredda e la sua pelle azzurro chiaro.
Galadriel avanzò con calma verso di lui e ascoltò le sue parole. "E'...morta..." disse, spingendosi fuori dal suo mondo oscuro.
"E' vivissima, invece ! E' semplicemente congelata nel tempo." gli disse Galadriel. "Tutto ciò di cui ha bisogno è la fiamma di un Drago Blu. Il suo fuoco blu può sciogliere un blocco di ghiaccio con una sola scintilla."
"Ma quella specie di drago è stata cacciata e si è estinta !" gridò Legolas "Come posso trovare qualcosa che non esiste nella Terra di Mezzo ? "
"Qualcosa mi dice che i fatti che stanno accadendo sono più che accidentali. Sì, so che il Drago Blu non vaga più in questo mondo, ma c'è un'altra specie vivente che può salvarla con il suo fuoco blu."
"Quale specie ? !" domandò Legolas confuso.
Galadriel lo guardò con un ghigno sul suo meraviglioso viso. Le parole uscirono dalla sua bocca come una lieve brezza nella salata aria dell'oceano. "Draconici..." disse con la sua voce antica, ma dolce e consolatoria.
"Draconici ?" disse Legolas confuso. "Ma dove posso trovare una specie del genere ?" Ma poi ricordò ciò dove aveva appreso prima quel nome. "Draconici..." si ripetè. "Stavo dimenticando che questi fatti non sono mai accaduti prima e avevano fatto sfuggire il sogno dai miei ricordi. Ma le trame del destino si sono assicurate che lo farò. Io sono stato quello che l'ha lasciata venire con me in questo viaggio. Aver cura di lei è di mia responsabilità."
Galadriel annuì. "Devi cercare la riva in cui il fiume Ision incontra l'Oceano, più ad ovest. Là vedrai una pozza d'acqua. E' dove dovrai andare per trovare l'unico villaggio di Draconici rimasto."
Poi gli disse cos'erano i Draconici, come se lo stesse leggendo direttamente da un libro.

"I Draconici e i draghi sono connessi tra loro. Quando nasce un Draconico, un drago nato nello stesso momento sarà il suo eterno compagno. Ma quando uno dei due muore, l'altro se ne va nel medesimo istante. Ecco perché i Draconici sono difficili da trovare. Poiché gli uomini uccidevano i draghi per divertimento, ciò significava la morte anche per i Draconici. Ma il Draconico che cerchi resisterà." Sembrava aver finito con la sua descrizione, ma gli spiegò altro.
"I Draconici hanno normalmente capelli rossi o blu e occhi verdi. Se non vedrai ciò in nessuno, allora saprai di essere nel posto sbagliato." Poi si piegò e raccolse Myian dalle braccia di Legolas, e se ne andò lasciandolo sul pavimento, sepolto nei suoi pensieri.
Legolas si alzò e lasciò la foresta in cerca dei Draconici, ma fu fermato da una Guardia di Lorien. Portava con sé un carico di frecce e una lettera. Riempì la faretra di Legolas e gli diede la lettera, che si rivelò una mappa della Terra di Mezzo.
Legolas fece un ceno con il capo e lo congedò, e si avventurò nella luce fuori dal bosco.

5. La ricerca del fuoco

Legolas viaggiò verso sud attraverso il bosco di Fangorn, dove vivevano gli Onodrim, detti Ent dagli uomini. Essi erano una razza di giganti che assomigliavano agli alberi. Furono creati per proteggere le foreste della Terra di Mezzo, ma il loro numero diminuì quando la Grande Foresta aveva cominciato a deperire. Legolas vide solo un piccolo Onodrim, il cui nome in lingua elfica significava "Barbalbero", ma questo fuggì da lui prima che potesse parlargli. (nota della traduttrice : in realtà Legolas conosce bene Barbalbero...ma questa è un'altra storia...)
Viaggiò giorno e notte senza sosta, mangiando solo quando vedeva alberi da frutto, e attraversò il fianco di una montagna dove vide le rovine di Isengard. Questa città era stata costruita dagli uomini di Gondor come fortezza, e fu poi presa da Curunir, "Uomo astuto", o, nel suo nome Umano, "Saruman il Bianco", finchè questi non fu ricacciato a Mordor. Più tardi fu distrutta dagli Onodrim durante la Guerra dell'Anello. Là vide la torre di Orthanc, fatta di pietra indistruttibile, l'ultima cosa rimasta in piedi.
Legolas non voleva sprecare frecce contro gli Orchi che potevano vivere là, così si voltò e costeggiò le Montagne Nebbiose attraverso la breccia di Rohan, infine si riposò vicino alla strada che un tempo univa Gondor ad Arnor, poco utilizzata a causa delle sue cattive condizioni. Notò anche che il ponte del guado dell'Isen era distrutto, così, nei suoi sogni, meditò su come attraversare il fiume.
Si lasciò portare alla deriva dalla sua meditazione solitaria e pensò alla sua vita passata, fino a quando aveva raggiunto l'età in cui la sua figura non sarebbe più cambiata. Pensò a sua Madre e a suo Padre. Sua madre se n'era andata molto tempo prima, colpita da una freccia che le aveva trapassato il cuore mentre stava correndo attraverso i campi fuori da Bosco Atro. Stava correndo a riferire a suo marito la buona notizia del bambino che aveva in grembo. Ma il bambino fu naturalmente perso con lei. Ci vollero molte settimane perché Legolas accettasse la sua morte inattesa. Suo padre non aveva mai versato una lacrima, ma era stato molto protettivo con Legolas, da allora il suo unico figlio.
Poi pensò al suo addestramento come arciere. Era sempre stato superiore a ciò che ci si aspettava da lui. Era uno dei migliori arcieri di Bosco Atro. Ma naturalmente non aveva praticato più di tanto a causa della sua noia della vita.
Guardò il fiume accanto a lui. Tutto ciò che doveva fare era seguirlo finchè avesse incontrato l'oceano. Naturalmente avrebbe dovuto nuotare attraverso il fiume, ma aveva un po' di tempo prima di farlo.
Al mattino si svegliò, e cominciò a cantare parole di dolore e rimpianto. Questo era il genere di canzoni che Legolas conosceva in abbondanza. Raramente cantava canzoni d'amore e di felicità. Mentre lo faceva, il mondo sembrò fermarsi per ascoltare la bellissima voce che scivolava dolcemente fuori dalle sue labbra. Era come se la luce del sole prorompesse fuori dalla sua bocca e riscaldasse ogni cosa.
Quando giunse all'intersezione dei fiumi Isen e Adorn, decise come avrebbe attraversato. Aveva bisogno di raggiungere l'altra sponda del fiume, poiché era più sicura di quella in cui si trovava. Questo perché un'antica stirpe d'Uomini creduta estinta viveva lì in piccoli villaggi, prevalentemente sul lato orientale del fiume, e non voleva trovarsi in mezzo ad un conflitto. Si tolse la faretra e prese due dei molti lacci di pelle che portava su di essa. Legò insieme le frecce con un laccio e le lanciò attraverso il grande fiume. Poi gettò la faretra e, non lontano da essa, il suo arco. Poi si sedette sull'erba e iniziò a togliersi gli stivali, la maglia e la tunica, fino a restare solo con i pantaloni.
Ficcò i vestiti negli stivali e li lanciò attraverso il fiume. Poi si diresse verso la riva e si tuffò. Nuotò attraverso il fiume con scarsa difficoltà, e si issò sull'altra sponda.
Lì vicino trovò un albero da frutto e vi si arrampicò. Si sdraiò su un ramo in grado di sorreggere il suo peso e si lasciò asciugare dalla luce del sole. I suoi capelli erano ingarbugliati intorno alla sua testa, e le trecce erano terribilmente attorcigliate. Mangiò un paio di frutti e usò le dita per sistemarsi il disordine che aveva nei lunghi capelli.
Quando si fu asciugato, ed ebbe sistemato come meglio poteva i suoi capelli dorati, si vestì, si armò e proseguì il suo viaggio.
Dopo un giorno e una notte, raggiunse la foce del fiume Isen. Guardò la vegetazione circostante, cercando la pozza d'acqua di cui Galadriel gli aveva parlato. Ma un'ombra dall'alto catturò la sua attenzione.
Un drago dalle scaglie verdi volò verso di lui con le sue narici fiammeggianti e le sue ali dai bordi taglienti. Legolas si gettò di lato, scansandolo, ma colpì con la testa una roccia e perse i sensi...

6. La dimora dei Draconici

Legolas si svegliò su un lenzuolo sistemato per terra. La testa gli pulsava per il dolore quando si alzò. Con la mano si toccò la ferita e la sentì ricoperta di pus vischioso.
Si trovava in una specie di grotta, con gemme e torce su tutte le pareti, in modo da fare luce. Vide un'ombra entrare ed estrasse il lungo pugnale bianco che teneva alla cintura.
Entrò una ragazza di media altezza con rossi capelli ondulati e occhi verdi. Si fermò sui suoi passi guardando il pugnale che Legolas aveva come arma. Poi gli parlò. "Non...non voglio farti del male, saggio Elfo" disse facendo una riverenza con il lungo vestito bianco che indossava.
Legolas rinfoderò il pugnale e si alzò da terra. La ragazza sembrava sbalordita mentre lo guardava in faccia. Sembrava quasi che l'avesse riconosciuto, o che si fosse immediatamente innamorata di lui.
"E' questa la dimora dei Draconici ?" le chiese, tenendola d'occhio per assicurarsi che non tentasse qualche scherzo.
I suoi occhi si inumidirono un po' e brillarono per la tristezza mentre parlava. "Lo...lo era...una volta... Ma gli Uomini la trovarono e distrussero tutti i draghi. Mia madre mi nascose da loro. Ma lei morì subito dopo, quando Sislse, il suo drago, venne ucciso."
"Ma che ne è del tuo drago ? E qual è il tuo nome ?" domandò Legolas, confuso.
"Oh !" disse lei imbarazzata. "Il mio nome è Rouge. Sono nata senza drago. Io sono la veggente dei Draconici. So perché sei qui. Ho la 'vista' e ho visto il tuo viaggio fino in questa terra. Sono quella che ti ha salvato dal Drago Spettro.
"Drago Spettro ?" disse Legolas stupito.
"Lo spirito di un drago che fu ucciso dai suoi pari, da quello nato alla sua stessa ora."
Rouge spiegò a Legolas come gli abitanti del villaggio vivevano la loro vita, come furono tutti addestrati alla magia e come vennero tutti uccisi. Poi accettò di seguirlo nel suo viaggio. Lo prese per mano e lo condusse fuori dalla grotta, in un paradiso di cascate e frutti della natura. Molti cervi e conigli saltavano per i pascoli e si vedevano grossi banchi di pesci nuotare nel letto dei fiumi. 'Dev'essere duro lasciarsi alle spalle una terra così ricca...' si disse Legolas. Rouge tornò con una ciotola, diverse erbe e l'equipaggiamento da arciere di Legolas. Gli chiese di sedersi mentre mescolava le erbe e le metteva sulla sua fronte ferita.
"E' un peccato che un viso così bello debba portare uno sfregio come questo." gli disse mettendo da parte la ciotola.
"Sono un Elfo" disse Legolas. "Tutti i suoi segni svaniranno in meno di una settimana."
Lei annuì e lasciò la sua vista. Tornò con una borsa piena di erbe curative e cibo non deperibile per i due e un robusto bastone da passeggio.
"Stanotte ci accamperemo qui" gli disse facendo un cenno con il capo.
Lui approvò e la aiutò a cercare dei ramoscelli per accendere il fuoco. Quando ebbero preparato un bel mucchio di legna, la ragazza vi si mise di fronte e tirò il suo bastone da passeggio al centro di esso. Poi si alzò in aria e una scintilla uscì dal bastone e dai ramoscelli. Dopodichè le fiamme divamparono, dando il fuoco più caldo che Legolas avesse mai sentito. Lui spinse una parte di albero caduto verso il fuoco e vi si appoggiò contro. Fissò l'oscurità mentre Rouge si sdraiò contro un albero coperta con un lenzuolo pesante.
Più tardi, nella notte, Legolas uscì dalla sua meditazione e sentì Rouge piangere nel sonno. Talvolta strillava dicendo "Madre ! Non lasciarmi !" e "Non voglio restare sola !". Legolas si chinò su di lei e mise la testa sulla sua spalla. Le accarezzò i capelli e le disse che non era più sola. Lui aveva già provato tutto questo. La paura di trascorrere la vita da solo, e non avere vicino nessuna delle persone che aveva amato di più.
Iniziò a cantare una canzone che parlava dell'amore spezzato tra un uomo e un'elfa. Questo calmò gli incubi della ragazza e la fece sprofondare in un sonno pacifico.

7. Rouge

Rouge si svegliò dal suo pacifico sonno, ma non nelle braccia di Legolas. Era seduto in riva al fiume, vicino ad una delle più piccole cascate. Cantava una canzone con grande abilità, ma la canzone stessa non era bella per le parole, che trattavano un argomento piuttosto deprimente, ma per il modo in cui la cantava, che fece fremere la pelle della ragazza e riscaldare il suo cuore.
Rouge era una Draconica, come ben sapete. La sua razza era nemica degli elfi. La ragione principale era che non erano stati gli uomini a spazzare via i draghi, obbligandoli a vivere in villaggi sotterranei in una pozza d'acqua, ma gli elfi. Molta gente credeva che fosse stato l'Uomo, avido e crudele a portare la rovina tra i Draconici, invece l'avevano fatto gli Elfi, timorosi del potere che detenevano.
Ma Rouge si era lasciata tutto questo alle spalle, conoscendo il suo destino e ciò che ne sarebbe stato.
Legolas girò la testa verso di lei e la guardò bene per la prima volta. Aveva capelli rossi e ondulati che le arrivavano alla vita, ma li aveva legati in una crocchia sulla testa. Indossava un semplice vestito bianco, più simile ad una camicia da notte o ad una sottoveste. I suoi occhi verdi sembravano fiammeggiare intorno alle sue pupille, e ai piedi portava degli stivali marroni che sembravano un po' troppo grandi per lei.
Gli restituì lo sguardo ed entrò in una grotta vicina, di forma differente da quella in cui aveva tenuto Legolas nel suo stato di incoscienza.
Ritornò con un mantello nero, con il cappuccio tirato sul suo viso.
"Non ho nessuna possibilità di scampo. La mia vita avrà valore fino al termine del nostro viaggio. Poi forse andrò a raggiungere la mia razza nel mondo dell'attesa."
Legolas si alzò e la seguì per sentieri tortuosi finchè non raggiunsero la fine del percorso. Rouge indicò in alto e lui vide dell'acqua stagnante. Doveva essere la pozza con cui l'aveva trovata. La ragazza spiccò un goffo salto e l'acqua sembrò tirarla su e posarla sulla terra di sopra senza averla minimamente bagnata.
Legolas ripetè lo stesso gesto e si levò verso la superficie, e fu spinto di schiena sulla terra. Ingoiò il dolore e annuì a Rouge. Lei sorrise e si incamminarono verso Nord, lungo il fiume Isen. Quando ebbero raggiunto il punto in cui Legolas era passato dall'altra parte, lei gli sorrise in modo malizioso, dato che lui stava iniziando a togliersi l'equipaggiamento per gettarlo sull'altra sponda.
Prima che lui potesse mettere i lacci intorno all'equipaggiamento, lei alzò il robusto bastone nell'aria. Fuoco blu scese dal cielo e finì sull'acqua, facendone gelare una parte in modo da formare un ponte.
Lei vi picchiò un piede, per testare la sua durezza, e lo attraversò con cautela ma in fretta. Una volta di là, Legolas imitò lo stesso gesto e raggiunse l'altro lato, e subito dopo il ghiaccio fu trascinato via dalla corrente. Poi i due continuarono il loro viaggio. Si fermarono alla strada che portava da Nord a Sud in modo che Rouge potesse riposare per la notte.
"Dormi, Legolas. Mi addolora vederti sveglio mentre hai bisogno di più forze di quante ne servano a me per completare questo viaggio. Tu sei quello che usa la forza fisica come arma, hai bisogno di rinvigorirti." Rouge cercò di convincerlo, ma Legolas rifiutò ostinatamente.
"Non ho usato un'oncia della mia forza per questo viaggio. Gli Elfi non necessitano di riposo come altre specie della Terra di Mezzo, starò bene lo stesso."
Rouge stava per ribattergli, ma poi lo lasciò perdere, ed entrò nei suoi sogni di nuovo pieni di incubi.
Legolas la sentì di nuovo piangere di dolore nel sonno, ma non la calmò come aveva fatto la notte precedente. Stavolta cantò solo canzoni di desideri proibiti ed amori spezzati...

8. Ritorno a Lorien

Quando Rouge si svegliò, fece una rapida colazione a base di frutta e si preparò per il viaggio. Attraversarono la breccia di Rohan e girarono intorno all'Hithaeglir. Quando raggiunsero il bosco di Fangorn, si accamparono al suo limite.
Rouge era terribilmente stanca e debole per il viaggio, così si addormentò subito dopo aver acceso il fuoco. Legolas non obiettò assolutamente a questo, considerando che lei non poteva farcela solo con i suoi piedi. Ad un certo punto avrebbe dovuto portarla lui per tutto il resto della strada, ma non gli importava di questo. Mise da parte la preoccupazione fino a quando ciò non sarebbe successo. Cantò le sue solite canzoni tra sé e sé, il suo modo di rilassarsi. Ma per la prima volta da quando aveva iniziato il suo viaggio, tornò al suo modo elfico di dormire e sognò sua madre...

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Quando si svegliò dal suo sogno, si sentì in un certo senso rinvigorito, ma manteneva ancora i suoi tratti privi di emozioni, e i suoi occhi erano rimasti vuoti. Vide che Rouge si era svegliata e guardava il cielo.
"Sei sempre così triste..." disse lei con stupore. "Mi sono sempre chiesta perché. Nei miei duecento anni di vita, non mi sono mai sentita come ti senti tu. Anche dopo la morte...la perdita della mia gente, continuo ad andare avanti con un sorriso. Cos'hai affrontato che ha fatto diventare la tua vita triste e confusa ?" Lo guardò tentando di leggergli il viso, o cercando una traccia dei suoi pensieri, ma lui era rimasto calmo e silenzioso. Lei sapeva che si era svegliato dal suo sonno, perché aveva perso quell'aria assente dagli occhi.
Ma la verità dietro tutto questo era che stava pensando ai suoi amici morti. Pensava a tutte le persone che aveva perso nei suoi quasi tremila ani di vita. Ma non rivelò niente di questo a Rouge, e le chiese solamente se aveva abbastanza energie per viaggiare per un altro giorno. Lei annuì e seguì i suoi passi nell'erba coperta di rugiada.
Più tardi iniziò a piovere, rendendo il suolo fangoso sotto i loro piedi e creando a Rouge qualche difficoltà ad avanzare. Pregò Legolas di fermarsi, ma lui la incoraggiò a proseguire visto che erano ormai molto vicini a Lorien. Alla fine Rouge si appoggiò ad un albero con il mantello fradicio e i capelli che cadevano dalla crocchia in cui erano raccolti. Legolas andò verso di lei e le chiese se voleva tentare una cosa.
"Sali sulla mia schiena e ti porterò io per il resto del viaggio." le disse. Lei fece come le era stato detto e si issò sulla sua schiena. Non era molto pesante, ma nemmeno leggera, però Legolas se la cavò.
Quando raggiunsero il bosco di Lorien, Myian aveva la febbre. Legolas la portò immediatamente nella sala d'attesa, dove Myian aveva aspettato, e la posò a terra. La pioggia gocciolava ancora attraverso gli alberi, ma non era affatto pesante.
Galadriel li raggiunse subito e posò una mano sulla fronte della ragazza. Si stupì nello scoprire che i Draconici erano davvero immortali, ma potevano ammalarsi. Ma si domandò anche se questo significava che potevano anche morire di malattia.
Chiese ad un elfo che possedeva la magia della guarigione di aiutarli. Era molto serio nel suo lavoro e agì subito contro la febbre che divorava Rouge. Mise molte erbe in una ciotola e le tritò insieme formando una poltiglia chiara. Ne mise una parte sulla sua fronte e le versò il resto in gola. Tossendo, Rouge ne ingoiò quanta poteva.
L'elfo assicurò a Legolas che la ragazza sarebbe sopravvissuta, ma che le serviva tempo per riprendersi. Galadriel ordinò che venisse lavata e messa in una delle sua stanze per gli ospiti. Anche a Legolas fu offerta una stanza, e lui la accettò. Gli assicurò anche un bagno caldo e dei vestiti asciutti. Lui seguì una guardia che lo portò nella sua stanza, gli chiuse la porta e rimase fuori vicino ad essa. Una fanciulla entrò nella stanza e gli portò dei vestiti quasi identici ai suoi, ma di un verde più scuro. Poi si congedò e Legolas passò in un'altra stanza collegata alla prima.
Essa aveva un buco nel pavimento, bordato di pietre che avevano il profumo dell'oceano. Quell'odore gli piaceva e il suo cuore ne fu un pochino felice. Dentro al buco c'era una sorgente d'acqua calda in cui Legolas poteva lavarsi. Si tolse i vestiti, buttandoli tutti in una catasta disordinata in un angolo, mise gli stivali vicino al fuoco nella stanza principale e scivolò nell'acqua che emanava vapore.
Si sedette nell'acqua tiepida a pensare. Pensava ai bei ricordi che aveva dei suoi amici. Ricordava il legame che divideva con l'amico Nano. Ma aveva perso quell'amicizia con grande dolore, così come il resto della Compagnia. Ricordava la prima volta che li aveva visti al Consiglio di Elrond. Ricordava il dispiacere che aveva mostrato Elrond quando sua figlia aveva scelto di rinunciare all'immortalità per un re che si vergognava della sua eredità.
Ma lui morì prima che Arwen giungesse in quel periodo della vita in cui un mezzelfo poteva accettare o rifiutare la sua immortalità. Naturalmente lei aveva rifiutato l'offerta ed era rimasta nella sua stanza a pensare al suo perduto amore. Ovviamente Legolas aveva fatto lo stesso. Non aveva mai sentito nessun legame con quella mezzelfa, ma essi condividevano gli stessi sentimenti d'amore e amicizia.
Immerse la testa nell'acqua e poi ne uscì. Mentre pensava a queste cose molte frecce trafiggevano il suo cuore solitario. Afferrò una vestaglia da un gancio fatto di vite attaccato al muro e la indossò.
Vide una specchiera con un pettine e molti altri cosmetici da donna, ma aveva bisogno solo del pettine. Scivolò nei suoi nuovi vestiti e si sedette davanti allo specchio.
E vide ciò che odiava...il dolore sul suo viso. Si accorse anche dei segni rimasti sulla sua fronte, che un tempo portava un livido gonfio. Aveva già fatto progressi nella guarigione. Afferrò il pettine, districò i suoi capelli dai nodi e aspettò che si asciugassero.
Rifece le due trecce da ogni lato della testa che si erano disfatte a causa della pioggia. Quando ebbe finito, crollò sul letto e si fece trasportare dai suoi pensieri.
Sentì bussare alla porta, e Galadriel scivolò nella stanza. Sembrava brillare alla luce del focolare e lo guardò con l'attenzione che non gli aveva dato quando stava esaminando le condizioni di Rouge.
"Cos'è successo al tuo viso ?" disse senza mostrare segni di preoccupazione. Poi annuì come se avesse letto i suoi pensieri. Si avvicinò ad una delle finestre che circondavano la stanza e diede uno sguardo fuori dal vetro.
"Sei sempre triste, caro Legolas. Hai sofferto per molti anni pensando ai tuoi amici che sono stati portati via da questo mondo. Ma è tempo che tu ti liberi da questo peso. Devi dimenticare questi fatti di tua spontanea volontà. Temo che un giorno ripenserai alla tua vita passata e non sarai capace di manipolarla. E' una cosa molto triste quando un elfo muore di crepacuore."
"Io...non posso" le disse. "Ci ho provato ogni giorno, ma mi sembra di aver perso tutto il senso della vita in questo mondo. Sento che...che non troverò mai l'amore nel cuore di qualcun altro. A volte penso che la morte sia l'unica via d'uscita dalla mia tristezza."
"Ma hai così tanta bellezza dentro e fuori di te...sento che ti piangerei amaramente se dovessi scegliere questo destino. Ho visto molte persone in condizioni simili alle tue. Ma...nessuna aveva mai colpito così il mio cuore. Sono sicura che non si tratta di desiderio...ma io ti vedo come un bambino...il mio bambino." Questo catturò l'attenzione di Legolas.
"Forse non lo ricorderai, ma io e tua madre eravamo parenti e molto affezionate l'una all'altra. Le facevo visita ogni settimana. Quando tu sei nato, io non avevo mai visto un bambino che portasse tanta bellezza quanto te. Non la bellezza degli occhi...ma la bellezza dell'anima. Ma...quando tua madre fu brutalmente assassinata, temevo che il solo guardarti mi avrebbe spezzato il cuore. Ma ora hai perso l'anima che avevi una volta e l'hai sostituita con una piena di rimpianto."
Voltò le spalle alla finestra e lo fronteggiò. Tutto ciò che fece fu guardarlo negli occhi.
"E i tuoi occhi un tempo erano pieni della curiosità di un felino, ma erano sempre così pieni. Ora hai gli occhi più vuoti che io abbia mai visto. Devo dire...che mi sembrava strano che tu non avessi ancora desiderato la morte." Con una lacrima che le solcava il viso, Galadriel iniziò ad uscire dalla stanza.
Prima di uscire del tutto, si voltò e lo guardò. "Ricordati. I tuoi vecchi compagni preferirebbero che tu vivessi felice. Tu piangi per loro, ma la tua morte li farebbe solo soffrire per te. Vivi, Legolas ! Trova la volontà che avevi una volta !"
Con le sue ultime parole uscì dalla stanza. Legolas, sepolto nei suoi pensieri, fece qualcosa che aveva costruito dentro di lui. Pianse lacrime piene di dolore. Poi si sdraiò sul letto e fece una cosa che molti elfi non avevano mai fatto. Chiuse gli occhi e dormì come un mortale...

CONTINUA

  
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