L'ultima della compagnia
Autore: Flame
Titolo originale: The Last of the Fellowship
Tradotto dall'inglese per Erika's
Fanfiction Page da Sage
NOTE DELLA TRADUTTRICE (Sage)
Solo due piccole comunicazioni di servizio :
- Se volete mettervi in contatto con l'autore di questa fic, siete pregati
di farlo in inglese, perché lui conosce solo questa lingua ! Se comunque
avete delle comunicazioni da fargli, potete scriverle nelle recensioni, ci
penserò poi io a tradurle e mandargliele.
- Scusate se la traduzione non è proprio il massimo...il fatto è che tra
capire il senso di una frase e tradurla alla lettera c'è una differenza
abissale ! Per cui, vi prego, siate clementi...
Buona lettura !
Ruby Chubb-Baggins
1. Vita senza felicità
Sotto la luce delle stelle che filtrava attraverso gli alberi di Bosco
Atro, il bell'elfo Legolas Greenleaf era immerso nella sua meditazione
elfica. Gli Elfi non avevano bisogno di dormire, potevano invece rimanere a
fissare attraverso un abisso oscuro per un periodo di tempo deciso
precedentemente. Lui sognava di avere quella cosa che per quasi tremila anni
non l'aveva nemmeno sfiorato, il vero amore.
Erano trascorsi molti anni dopo che la Compagnia dell'Anello non era più
stata necessaria, e tutti i quattro Hobbit erano passati dall'altra parte,
lasciando il lutto dietro di loro.
Legolas era salpato per le Terre Imperiture con Gimli, rendendolo il primo
Nano a posare il piede su quel suolo. Ma Gimli aveva presto perso la
volontà di vivere, ed era scivolato via dalla vita che gli era stata
donata. Dopo allora Legolas era tornato ad Est, verso la sua casa a Bosco
Atro.
Aragorn era morto di malattia subito dopo la Guerra, ma per sua volontà
aveva concesso ad un Uomo sconosciuto il potere di governare il suo regno.
Gandalf era stato assassinato da un Orco. L'aveva morso al collo, forandogli
le vene e lasciandolo sanguinare sulla strada fino alla morte.
Ciò aveva reso Legolas l'ultimo della Compagnia dell'Anello. Lui aveva
spesso desiderato di avvicinarsi alla morte per questo, ma si era sempre
tirato indietro all'ultimo minuto, sapendo che, se fosse morto, si sarebbe
semplicemente reincarnato nella Sala di Mandos. Così non avrebbe mai potuto
sfuggire alla vita in questo Mondo.
Si sentiva come se la sua vita non avesse un significato. Desiderava trovare
delle ragioni per svegliarsi felice ogni mattina, ma questo non sembrava mai
passargli per la mente nemmeno per un secondo. Uscì dalla sua meditazione e
si incamminò verso il suo regno. Camminò attraverso il palazzo fino alla
sua Camera. Si sedette su un trono situato sul suo balcone e osservò
l'attiva città sotto di lui.
La gente era pacifica e molti avevano trovato ciò che volevano fare per il
resto delle loro vite immortali, e le persone con cui volevano farlo.
Legolas naturalmente non l'aveva trovato. Era sempre depresso, e la cosa
preoccupava suo padre.
Suo padre l'aveva mandato a lussuosi banchetti in altri Castelli e Palazzi,
e gli aveva comprato ogni oggetto d'intrattenimento che poteva trovare. Ma
nemmeno un sogghigno gli aveva attraversato il viso. Era rimasto senza
emozioni per tre anni...
2. Destino
Il terzo anno della sua solitudine, aveva meditato e fatto un sogno.
Sognò che il male si spandeva sulla Terra di Mezzo, e portava via gli
elementi della vita. All'inizio aveva calmato i venti finchè cessarono di
esistere, poi aveva prosciugato la purezza dell'acqua che dimorava nel mondo
fin dall'inizio. In seguito, come tocco finale, aveva esaurito il dono del
fuoco e la natura, rendendo la Terra di Mezzo una putrida palla di nulla.
Si svegliò con la fronte ricoperta di sudore e una dolorosa paura dentro al
suo corpo. Corse da suo padre, svegliandolo con difficoltà nel suo letto di
lino viola. Suo padre si svegliò spaventato.
"Padre !" urlò con voce alta e stridula. Gli spiegò tutti gli
avvenimenti del suo sogno, e pianse le calde lacrime che aveva costruito nel
suo corpo per tre anni.
Non stava piangendo per il suo sogno, ma sembrava che tutte le lacrime, che
non l'avevano mai fatto, irrompessero fuori dai suoi occhi come un'onda di
marea che aveva finalmente raggiunto la rive di una spiaggia solitaria.
Suo padre prese tra le mani le sue guance rigate di lacrime. Alla fine aveva
creduto che suo figlio fosse stato portato alla pazzia. Fissò suo figlio
con occhi vuoti, poi si alzò dal letto e si incamminò con lui nel Giardino
Reale. Rose bianche e rosse mischiate tra loro e legate insieme crescevano
nei giardini così accuratamente potate da non raggiungere il viale. Il Re
si sedette su una panchina di pietra scolpita con suo figlio, e lo guardò
negli occhi azzurri che aveva ricevuto da sua Madre. Erano privi di
emozioni, ad eccezione delle lacrime, e avevano dato al Re un insopportabile
impulso di piangere con lui.
Ma il Re si trattenne e parlò a suo figlio.
"Guardami negli occhi e dimmi che stai parlando nel nome della
verità" disse con voce rotta.
Legolas lo fissò, rifiutandosi di credere che suo padre lo considerasse un
bugiardo. "Sì, Padre. Ho visto tutto nella mia mente. E' passato molto
tempo da quando avevo sognato l'ultima volta, sono sicuro che si tratti di
una profezia !"
Il Re cedette a questo e accettò di continuare a parlarne.
Il Re e Legolas ragionarono e discussero sul sogno e cercarono di uscirne
con una soluzione. Andarono alla Grande Biblioteca di Bosco Atro per avere
una risposta. Chiesero agli Scolari riguardo a questo, ma non sapevano
nient'altro che alcuni semplici fatti. Tutti ruotavano intorno agli Elementi
e alle specie che li rappresentavano. Il Fuoco apparteneva ai Draconici,
umani che avevano il dono della Magia del Fuoco e i potere di addomesticare
i Draghi con un solo simbolo. L'Acqua apparteneva ai Tritoni, che erano in
grado di camminare e respirare sulla terra come nell'acqua. Potevano anche
chiamare a loro i poteri dell'acqua in aiuto o come guida, ed addestrarli.
Le Ninfe rappresentavano l'Aria; erano donne che potevano convocare le
bestie del vento e volare nel cielo. La Terra era ironicamente rappresentata
dagli Elfi, la razza simile a quella umana, ma che non poteva soccombere a
malattie o infezioni e che era tanto leggera sui piedi come se camminasse
sulla neve.
Ma tutte queste informazioni avevano solo una cosa in comune,
l'immortalità. L'unica soluzione che il Re di Bosco Atro poteva dare a suo
figlio era di recarsi nel Regno dei Boschi di Lorien e chiedere a Dama
Galadriel, che era ritornata dal suo viaggio all'Ovest, di guardare nel suo
Specchio Magico. Quando veniva riempita con acqua di fiume, la vasca
mostrava luoghi e tempi lontani. Forse avrebbe potuto dirgli cosa
significava il suo sogno.
Legolas preparò le sue cose, il suo arco migliore e la faretra piena di
frecce di legno con punte sottili e acuminate. Disse addio e se ne andò dal
suo palazzo senza voltarsi indietro. Raggiunse il cancello di piante
rampicanti che era l'entrata e l'uscita della sua dimora. Si disse che un
giorno sarebbe tornato in quel luogo, che non si sarebbe lasciato uccidere.
Mentre avanzava nella zona più fitta della foresta, qualcuno gli sbattè
contro, facendolo cadere a terra.
"Guarda dove vai, ragazzina !" esclamò Legolas, ma poi guardò su
e vide con chi stava parlando. Era Myian. Era una mezzelfa, ma nessuno
l'avrebbe mai detto. Aveva 1500 anni, un bel viso e capelli ricci e biondi.
I suoi occhi verdi erano sempre allegri e brillanti. Nessuno l'aveva mai
vista infelice o insignificante come si sentivano molti elfi a quell'età.
Era l'unica cosa che accennasse alla sua origine mezzelfa. Indossava una
veste a foggia, ma con l'aspetto più di una camicia, per renderla più
femminile. E, cosa peggiore di tutte soprattutto per Legolas, le piaceva
sempre farsi gli affari degli altri.
"Chi hai chiamato ragazzina, razza di larva depressa ? !" gli
urlò. La maggior parte delle persone sarebbe caduta in ginocchio e avrebbe
implorato perdono, ma lei non sembrava mai volersi abbassare a quel livello,
anzi, lo trattava come una persona qualsiasi.
Dopo una lunga pausa, cominciò ad indagare. "Dove vai ? E' pericoloso
? Posso venire anch'io ? PER FAVORE !" disse alla velocità della luce.
Lui le parlò del suo viaggio ma le disse che non poteva venire.
"COSA ? !" urlò lei. "Puoi sempre contare su di me come una
scusa per chiamarmi ragazzina ! TI PREGO !" Lui sapeva che sarebbe
stato via per una settimana al massimo, e sapeva anche che lei non l'avrebbe
MAI piantata di piagnucolare e supplicarlo di andare con lui nel suo viaggio
alla ricerca di risposte.
Sinceramente, lui avrebbe preferito andare da solo, dal momento che sapeva
benissimo che lei era una seccatura, ma alla fine accettò. Naturalmente lei
l'avrebbe aiutato in qualsiasi battaglia, poiché aveva la grande abilità
dei ladri nell'uso dei pugnali. Se n'era andata dal mondo di Bosco Atro ed
era tornata esperta combattente con i coltelli. Ne portava molti con sé,
negli stivali, due nella cintura e uno piccolo nello scollo della veste.
Mentre Myian correva a casa a prendere ciò di cui aveva bisogno, Legolas
cercò di svignarsela senza di lei, ma fu subito riacciuffato. Lei rimase
incredibilmente silenziosa per circa dieci minuti, canticchiando una canzone
tra sé e sé. Lui si mostrava scocciato, ma dentro di sé era felice di
avere compagnia. Uscendo dalla foresta vide molti altri elfi che guardarono
i due viaggiatori sogghignando o ridendo. Naturalmente sapeva che pensavano
che il principe Elfo stesse corteggiando la mezzelfa , ma sapeva anche che
una mezzelfa avrebbe portato solo disonore alla sua famiglia reale, e non
provava nulla che lo spingesse ad iniziare una storia con lei.
Nota : ho usato il termine "Draconici" (con tante scuse alla
saga di Dragonlance) perché non sapevo come tradurre "Dragon Spawn"...se
qualcuno lo sa o ha un'idea migliore, per favore, me lo faccia sapere !
RCB
3. Viaggi pericolosi
Tutto ciò che Legolas doveva fare era dirigersi verso Ovest fino a
raggiungere il fiume Anduin. Là c'era un ponte su cui lui e Myian potevano
passare. Poi sarebbero arrivati a Lorien. Impiegarono un giorno per giungere
al fiume indisturbati. Quando ebbero attraversato il ponte, Legolas si
fermò sui suoi passi. Myian vide ciò che aveva fatto e si mise nella
stessa posizione.
Lentamente, Legolas estrasse una freccia dalla faretra e la posizionò sulla
corda dell'arco. Poi tirò velocemente indietro la corda e spedì la freccia
in aria, facendola volare attraverso il cranio di un Orco. L'Orco cadde
dall'albero su cui si trovava, sanguinante e con pezzi di osso e cervello
che uscivano dal retro della sua testa calva.
Poi molti Orchi apparvero dal nulla. Legolas saltò sul ramo di un albero,
tirando agli Orchi molte frecce una di seguito all'altra. Myian estrasse i
due coltelli dalla cintura e iniziò ad attaccare gli Orchi che li
circondavano. Volò nell'aria e, scendendo, descrisse un piccolo cerchio,
decapitando un Orco e pugnalandone un altro nella sua verde gola dalla pelle
spessa. Estrasse poi il pugnale e ricominciò ad attaccare.
Quando fu rimasto solo un paio di Orchi, questi si ritirarono temendo per le
loro vite. Myian lavò il sangue che colava dai suoi pugnali e li rimise nei
loro foderi, di nuovo pronti per l'uso.
Legolas le diede un'occhiata che significava "Tutto bene ?". Lei
annuì e andò da lui. Continuarono a camminare verso il bosco finchè lo
raggiunsero. Myian esitò, avendo sentito molte cose riguardo a quella
foresta. Tutto le apparve in un attimo e lei si sentì venire meno nella
testa. Aveva sentito che gli Elfi in quel bosco non accettavano mezzelfi, e
che avrebbero ucciso coloro che infrangevano tale divieto. Naturalmente ciò
la rese nervosa e irritabile, pensando a come avrebbero potuto ucciderla. Ma
lei proseguì.
Quando raggiunsero il territorio acquoso della foresta di Lorien, furono
salutati dagli Elfi che vi risiedevano. Molti di loro guardarono incuriositi
come Myian era vestita. Un Elfo gli fece un cenno, e loro lo seguirono. Li
portò in un specie di sala d'attesa e disse loro che Galadriel li avrebbe
incontrati presto. Lei li aspettava.
Legolas si sedette sulle radici di un vecchio albero, perso nei suoi
pensieri. Myian lo squadrò, guardando nel profondo oceano dei suoi occhi. I
suoi capelli d'oro erano tirati dietro le orecchie. Due ciocche di capelli
intrecciati uscivano da ogni lato della sua testa, rendendo i suoi capelli
di seta più belli di qualsiasi cosa che lei avesse mai visto prima. Il suo
viso aveva sempre lo stesso color crema, e mostrava quanto fosse rimasto
senza emozioni, privo di felicità. Le sue braccia erano incrociate sul
petto e, con le gambe pure incrociate di fronte a lui, sembrava che stesse
meditando. La sua bellezza si riflettè negli occhi di Myian. Splendeva come
la luce delle stelle, una delle cose che Myian non aveva mai ereditato dalla
sua parte elfica. Ripeteva di continuo nella sua mente quanto era splendido,
ma anche quanto sembrava triste e depresso, facendo crescere in lei gli
stessi sentimenti.
Poi Legolas uscì dalla sua trance e le diede uno sguardo. Aveva visto
spesso delle fanciulle guardarlo in quel modo, come se fossero sotto un
incantesimo che avrebbe potuto durare tutta l'eternità. Le fece un sorriso
sforzato, e lo ritirò immediatamente. Lei smise di fissarlo.
Un Elfo arrivò e ordinò loro di seguirlo nella Camera di Dama Galadriel.
Quando la raggiunsero, la trovarono vicino ad un colonna con una vasca sulla
cima. Lei teneva in mano una brocca piena d'acqua, e riempì lentamente la
vasca.
"Avvicinati con coraggio, Principe Elfo, e prova a vedere quello che
cerchi." disse con la cupa voce degli antichi.
Legolas fece un passo avanti e scrutò sulla superficie della vasca magica,
ma vi vide solo il suo riflesso. Mezzo minuto dopo l'acqua si trasfigurò
lentamente in parole. Sembravano le scritte di un libro antico, ma sembrava
che solo lui fosse in grado di leggerle.
"Il Fuoco, l'Acqua e il Vento che cerchi verranno da te solo se troverai i tre che hanno raggiunto il tuo stesso potere. Ognuno di loro percorrerà la tua strada e ti aiuterà a sconfiggere il male che cerca di abbattersi sulla Terra di Mezzo. Uno dei Draconici, una delle Ninfe e, ultimo, uno dei Tritoni. Se li troverai tutti, potrete raggiungere la luce che distruggerà tutto ciò che si oppone alla vita di questo mondo."
Il riflesso di Legolas riapparve, e lui sapeva ciò che doveva fare.
Doveva cercare le tre specie che potevano aiutarlo a fermare il male. Fece
un cenno con la testa, si inchinò a Dama Galadriel e iniziò ad andarsene.
"La giovane Dama vuole provare a guardare ?" disse Galadriel in
lingua elfica. Myian si avvicinò alla vasca e vi guardò dentro. Vide ciò
che non avrebbe mai voluto rivedere, la sua prima uccisione. Gridò e gettò
una mano nell'acqua.
"NO !" urlò Galadriel, quando vide ciò che stava succedendo.
Myian sembrò folgorata al contatto con l'acqua, e cadde sul pavimento
lastricato...senza vita...
4. Il rimedio
Legolas corse nel punto in cui Myian era caduta. La raccolse nelle sue
braccia delicate e le toccò il collo per sentirle il polso. Ci provò a
lungo e non sentì il minimo movimento. All'improvviso era diventata fredda
e la sua pelle azzurro chiaro.
Galadriel avanzò con calma verso di lui e ascoltò le sue parole.
"E'...morta..." disse, spingendosi fuori dal suo mondo oscuro.
"E' vivissima, invece ! E' semplicemente congelata nel tempo." gli
disse Galadriel. "Tutto ciò di cui ha bisogno è la fiamma di un Drago
Blu. Il suo fuoco blu può sciogliere un blocco di ghiaccio con una sola
scintilla."
"Ma quella specie di drago è stata cacciata e si è estinta !"
gridò Legolas "Come posso trovare qualcosa che non esiste nella Terra
di Mezzo ? "
"Qualcosa mi dice che i fatti che stanno accadendo sono più che
accidentali. Sì, so che il Drago Blu non vaga più in questo mondo, ma c'è
un'altra specie vivente che può salvarla con il suo fuoco blu."
"Quale specie ? !" domandò Legolas confuso.
Galadriel lo guardò con un ghigno sul suo meraviglioso viso. Le parole
uscirono dalla sua bocca come una lieve brezza nella salata aria
dell'oceano. "Draconici..." disse con la sua voce antica, ma dolce
e consolatoria.
"Draconici ?" disse Legolas confuso. "Ma dove posso trovare
una specie del genere ?" Ma poi ricordò ciò dove aveva appreso prima
quel nome. "Draconici..." si ripetè. "Stavo dimenticando che
questi fatti non sono mai accaduti prima e avevano fatto sfuggire il sogno
dai miei ricordi. Ma le trame del destino si sono assicurate che lo farò.
Io sono stato quello che l'ha lasciata venire con me in questo viaggio. Aver
cura di lei è di mia responsabilità."
Galadriel annuì. "Devi cercare la riva in cui il fiume Ision incontra
l'Oceano, più ad ovest. Là vedrai una pozza d'acqua. E' dove dovrai andare
per trovare l'unico villaggio di Draconici rimasto."
Poi gli disse cos'erano i Draconici, come se lo stesse leggendo direttamente
da un libro.
"I Draconici e i draghi sono connessi tra loro. Quando nasce un
Draconico, un drago nato nello stesso momento sarà il suo eterno compagno.
Ma quando uno dei due muore, l'altro se ne va nel medesimo istante. Ecco
perché i Draconici sono difficili da trovare. Poiché gli uomini uccidevano
i draghi per divertimento, ciò significava la morte anche per i Draconici.
Ma il Draconico che cerchi resisterà." Sembrava aver finito con la sua
descrizione, ma gli spiegò altro.
"I Draconici hanno normalmente capelli rossi o blu e occhi verdi. Se
non vedrai ciò in nessuno, allora saprai di essere nel posto
sbagliato." Poi si piegò e raccolse Myian dalle braccia di Legolas, e
se ne andò lasciandolo sul pavimento, sepolto nei suoi pensieri.
Legolas si alzò e lasciò la foresta in cerca dei Draconici, ma fu fermato
da una Guardia di Lorien. Portava con sé un carico di frecce e una lettera.
Riempì la faretra di Legolas e gli diede la lettera, che si rivelò una
mappa della Terra di Mezzo.
Legolas fece un ceno con il capo e lo congedò, e si avventurò nella luce
fuori dal bosco.
5. La ricerca del fuoco
Legolas viaggiò verso sud attraverso il bosco di Fangorn, dove vivevano
gli Onodrim, detti Ent dagli uomini. Essi erano una razza di giganti che
assomigliavano agli alberi. Furono creati per proteggere le foreste della
Terra di Mezzo, ma il loro numero diminuì quando la Grande Foresta aveva
cominciato a deperire. Legolas vide solo un piccolo Onodrim, il cui nome in
lingua elfica significava "Barbalbero", ma questo fuggì da lui
prima che potesse parlargli. (nota della traduttrice : in realtà Legolas
conosce bene Barbalbero...ma questa è un'altra storia...)
Viaggiò giorno e notte senza sosta, mangiando solo quando vedeva alberi da
frutto, e attraversò il fianco di una montagna dove vide le rovine di
Isengard. Questa città era stata costruita dagli uomini di Gondor come
fortezza, e fu poi presa da Curunir, "Uomo astuto", o, nel suo
nome Umano, "Saruman il Bianco", finchè questi non fu ricacciato
a Mordor. Più tardi fu distrutta dagli Onodrim durante la Guerra
dell'Anello. Là vide la torre di Orthanc, fatta di pietra indistruttibile,
l'ultima cosa rimasta in piedi.
Legolas non voleva sprecare frecce contro gli Orchi che potevano vivere là,
così si voltò e costeggiò le Montagne Nebbiose attraverso la breccia di
Rohan, infine si riposò vicino alla strada che un tempo univa Gondor ad
Arnor, poco utilizzata a causa delle sue cattive condizioni. Notò anche che
il ponte del guado dell'Isen era distrutto, così, nei suoi sogni, meditò
su come attraversare il fiume.
Si lasciò portare alla deriva dalla sua meditazione solitaria e pensò alla
sua vita passata, fino a quando aveva raggiunto l'età in cui la sua figura
non sarebbe più cambiata. Pensò a sua Madre e a suo Padre. Sua madre se
n'era andata molto tempo prima, colpita da una freccia che le aveva
trapassato il cuore mentre stava correndo attraverso i campi fuori da Bosco
Atro. Stava correndo a riferire a suo marito la buona notizia del bambino
che aveva in grembo. Ma il bambino fu naturalmente perso con lei. Ci vollero
molte settimane perché Legolas accettasse la sua morte inattesa. Suo padre
non aveva mai versato una lacrima, ma era stato molto protettivo con Legolas,
da allora il suo unico figlio.
Poi pensò al suo addestramento come arciere. Era sempre stato superiore a
ciò che ci si aspettava da lui. Era uno dei migliori arcieri di Bosco Atro.
Ma naturalmente non aveva praticato più di tanto a causa della sua noia
della vita.
Guardò il fiume accanto a lui. Tutto ciò che doveva fare era seguirlo
finchè avesse incontrato l'oceano. Naturalmente avrebbe dovuto nuotare
attraverso il fiume, ma aveva un po' di tempo prima di farlo.
Al mattino si svegliò, e cominciò a cantare parole di dolore e rimpianto.
Questo era il genere di canzoni che Legolas conosceva in abbondanza.
Raramente cantava canzoni d'amore e di felicità. Mentre lo faceva, il mondo
sembrò fermarsi per ascoltare la bellissima voce che scivolava dolcemente
fuori dalle sue labbra. Era come se la luce del sole prorompesse fuori dalla
sua bocca e riscaldasse ogni cosa.
Quando giunse all'intersezione dei fiumi Isen e Adorn, decise come avrebbe
attraversato. Aveva bisogno di raggiungere l'altra sponda del fiume, poiché
era più sicura di quella in cui si trovava. Questo perché un'antica stirpe
d'Uomini creduta estinta viveva lì in piccoli villaggi, prevalentemente sul
lato orientale del fiume, e non voleva trovarsi in mezzo ad un conflitto. Si
tolse la faretra e prese due dei molti lacci di pelle che portava su di
essa. Legò insieme le frecce con un laccio e le lanciò attraverso il
grande fiume. Poi gettò la faretra e, non lontano da essa, il suo arco. Poi
si sedette sull'erba e iniziò a togliersi gli stivali, la maglia e la
tunica, fino a restare solo con i pantaloni.
Ficcò i vestiti negli stivali e li lanciò attraverso il fiume. Poi si
diresse verso la riva e si tuffò. Nuotò attraverso il fiume con scarsa
difficoltà, e si issò sull'altra sponda.
Lì vicino trovò un albero da frutto e vi si arrampicò. Si sdraiò su un
ramo in grado di sorreggere il suo peso e si lasciò asciugare dalla luce
del sole. I suoi capelli erano ingarbugliati intorno alla sua testa, e le
trecce erano terribilmente attorcigliate. Mangiò un paio di frutti e usò
le dita per sistemarsi il disordine che aveva nei lunghi capelli.
Quando si fu asciugato, ed ebbe sistemato come meglio poteva i suoi capelli
dorati, si vestì, si armò e proseguì il suo viaggio.
Dopo un giorno e una notte, raggiunse la foce del fiume Isen. Guardò la
vegetazione circostante, cercando la pozza d'acqua di cui Galadriel gli
aveva parlato. Ma un'ombra dall'alto catturò la sua attenzione.
Un drago dalle scaglie verdi volò verso di lui con le sue narici
fiammeggianti e le sue ali dai bordi taglienti. Legolas si gettò di lato,
scansandolo, ma colpì con la testa una roccia e perse i sensi...
6. La dimora dei Draconici
Legolas si svegliò su un lenzuolo sistemato per terra. La testa gli
pulsava per il dolore quando si alzò. Con la mano si toccò la ferita e la
sentì ricoperta di pus vischioso.
Si trovava in una specie di grotta, con gemme e torce su tutte le pareti, in
modo da fare luce. Vide un'ombra entrare ed estrasse il lungo pugnale bianco
che teneva alla cintura.
Entrò una ragazza di media altezza con rossi capelli ondulati e occhi
verdi. Si fermò sui suoi passi guardando il pugnale che Legolas aveva come
arma. Poi gli parlò. "Non...non voglio farti del male, saggio
Elfo" disse facendo una riverenza con il lungo vestito bianco che
indossava.
Legolas rinfoderò il pugnale e si alzò da terra. La ragazza sembrava
sbalordita mentre lo guardava in faccia. Sembrava quasi che l'avesse
riconosciuto, o che si fosse immediatamente innamorata di lui.
"E' questa la dimora dei Draconici ?" le chiese, tenendola
d'occhio per assicurarsi che non tentasse qualche scherzo.
I suoi occhi si inumidirono un po' e brillarono per la tristezza mentre
parlava. "Lo...lo era...una volta... Ma gli Uomini la trovarono e
distrussero tutti i draghi. Mia madre mi nascose da loro. Ma lei morì
subito dopo, quando Sislse, il suo drago, venne ucciso."
"Ma che ne è del tuo drago ? E qual è il tuo nome ?" domandò
Legolas, confuso.
"Oh !" disse lei imbarazzata. "Il mio nome è Rouge. Sono
nata senza drago. Io sono la veggente dei Draconici. So perché sei qui. Ho
la 'vista' e ho visto il tuo viaggio fino in questa terra. Sono quella che
ti ha salvato dal Drago Spettro.
"Drago Spettro ?" disse Legolas stupito.
"Lo spirito di un drago che fu ucciso dai suoi pari, da quello nato
alla sua stessa ora."
Rouge spiegò a Legolas come gli abitanti del villaggio vivevano la loro
vita, come furono tutti addestrati alla magia e come vennero tutti uccisi.
Poi accettò di seguirlo nel suo viaggio. Lo prese per mano e lo condusse
fuori dalla grotta, in un paradiso di cascate e frutti della natura. Molti
cervi e conigli saltavano per i pascoli e si vedevano grossi banchi di pesci
nuotare nel letto dei fiumi. 'Dev'essere duro lasciarsi alle spalle una
terra così ricca...' si disse Legolas. Rouge tornò con una ciotola,
diverse erbe e l'equipaggiamento da arciere di Legolas. Gli chiese di
sedersi mentre mescolava le erbe e le metteva sulla sua fronte ferita.
"E' un peccato che un viso così bello debba portare uno sfregio come
questo." gli disse mettendo da parte la ciotola.
"Sono un Elfo" disse Legolas. "Tutti i suoi segni svaniranno
in meno di una settimana."
Lei annuì e lasciò la sua vista. Tornò con una borsa piena di erbe
curative e cibo non deperibile per i due e un robusto bastone da passeggio.
"Stanotte ci accamperemo qui" gli disse facendo un cenno con il
capo.
Lui approvò e la aiutò a cercare dei ramoscelli per accendere il fuoco.
Quando ebbero preparato un bel mucchio di legna, la ragazza vi si mise di
fronte e tirò il suo bastone da passeggio al centro di esso. Poi si alzò
in aria e una scintilla uscì dal bastone e dai ramoscelli. Dopodichè le
fiamme divamparono, dando il fuoco più caldo che Legolas avesse mai
sentito. Lui spinse una parte di albero caduto verso il fuoco e vi si
appoggiò contro. Fissò l'oscurità mentre Rouge si sdraiò contro un
albero coperta con un lenzuolo pesante.
Più tardi, nella notte, Legolas uscì dalla sua meditazione e sentì Rouge
piangere nel sonno. Talvolta strillava dicendo "Madre ! Non lasciarmi
!" e "Non voglio restare sola !". Legolas si chinò su di lei
e mise la testa sulla sua spalla. Le accarezzò i capelli e le disse che non
era più sola. Lui aveva già provato tutto questo. La paura di trascorrere
la vita da solo, e non avere vicino nessuna delle persone che aveva amato di
più.
Iniziò a cantare una canzone che parlava dell'amore spezzato tra un uomo e
un'elfa. Questo calmò gli incubi della ragazza e la fece sprofondare in un
sonno pacifico.
7. Rouge
Rouge si svegliò dal suo pacifico sonno, ma non nelle braccia di Legolas.
Era seduto in riva al fiume, vicino ad una delle più piccole cascate.
Cantava una canzone con grande abilità, ma la canzone stessa non era bella
per le parole, che trattavano un argomento piuttosto deprimente, ma per il
modo in cui la cantava, che fece fremere la pelle della ragazza e riscaldare
il suo cuore.
Rouge era una Draconica, come ben sapete. La sua razza era nemica degli
elfi. La ragione principale era che non erano stati gli uomini a spazzare
via i draghi, obbligandoli a vivere in villaggi sotterranei in una pozza
d'acqua, ma gli elfi. Molta gente credeva che fosse stato l'Uomo, avido e
crudele a portare la rovina tra i Draconici, invece l'avevano fatto gli
Elfi, timorosi del potere che detenevano.
Ma Rouge si era lasciata tutto questo alle spalle, conoscendo il suo destino
e ciò che ne sarebbe stato.
Legolas girò la testa verso di lei e la guardò bene per la prima volta.
Aveva capelli rossi e ondulati che le arrivavano alla vita, ma li aveva
legati in una crocchia sulla testa. Indossava un semplice vestito bianco,
più simile ad una camicia da notte o ad una sottoveste. I suoi occhi verdi
sembravano fiammeggiare intorno alle sue pupille, e ai piedi portava degli
stivali marroni che sembravano un po' troppo grandi per lei.
Gli restituì lo sguardo ed entrò in una grotta vicina, di forma differente
da quella in cui aveva tenuto Legolas nel suo stato di incoscienza.
Ritornò con un mantello nero, con il cappuccio tirato sul suo viso.
"Non ho nessuna possibilità di scampo. La mia vita avrà valore fino
al termine del nostro viaggio. Poi forse andrò a raggiungere la mia razza
nel mondo dell'attesa."
Legolas si alzò e la seguì per sentieri tortuosi finchè non raggiunsero
la fine del percorso. Rouge indicò in alto e lui vide dell'acqua stagnante.
Doveva essere la pozza con cui l'aveva trovata. La ragazza spiccò un goffo
salto e l'acqua sembrò tirarla su e posarla sulla terra di sopra senza
averla minimamente bagnata.
Legolas ripetè lo stesso gesto e si levò verso la superficie, e fu spinto
di schiena sulla terra. Ingoiò il dolore e annuì a Rouge. Lei sorrise e si
incamminarono verso Nord, lungo il fiume Isen. Quando ebbero raggiunto il
punto in cui Legolas era passato dall'altra parte, lei gli sorrise in modo
malizioso, dato che lui stava iniziando a togliersi l'equipaggiamento per
gettarlo sull'altra sponda.
Prima che lui potesse mettere i lacci intorno all'equipaggiamento, lei alzò
il robusto bastone nell'aria. Fuoco blu scese dal cielo e finì sull'acqua,
facendone gelare una parte in modo da formare un ponte.
Lei vi picchiò un piede, per testare la sua durezza, e lo attraversò con
cautela ma in fretta. Una volta di là, Legolas imitò lo stesso gesto e
raggiunse l'altro lato, e subito dopo il ghiaccio fu trascinato via dalla
corrente. Poi i due continuarono il loro viaggio. Si fermarono alla strada
che portava da Nord a Sud in modo che Rouge potesse riposare per la notte.
"Dormi, Legolas. Mi addolora vederti sveglio mentre hai bisogno di più
forze di quante ne servano a me per completare questo viaggio. Tu sei quello
che usa la forza fisica come arma, hai bisogno di rinvigorirti." Rouge
cercò di convincerlo, ma Legolas rifiutò ostinatamente.
"Non ho usato un'oncia della mia forza per questo viaggio. Gli Elfi non
necessitano di riposo come altre specie della Terra di Mezzo, starò bene lo
stesso."
Rouge stava per ribattergli, ma poi lo lasciò perdere, ed entrò nei suoi
sogni di nuovo pieni di incubi.
Legolas la sentì di nuovo piangere di dolore nel sonno, ma non la calmò
come aveva fatto la notte precedente. Stavolta cantò solo canzoni di
desideri proibiti ed amori spezzati...
8. Ritorno a Lorien
Quando Rouge si svegliò, fece una rapida colazione a base di frutta e si
preparò per il viaggio. Attraversarono la breccia di Rohan e girarono
intorno all'Hithaeglir. Quando raggiunsero il bosco di Fangorn, si
accamparono al suo limite.
Rouge era terribilmente stanca e debole per il viaggio, così si addormentò
subito dopo aver acceso il fuoco. Legolas non obiettò assolutamente a
questo, considerando che lei non poteva farcela solo con i suoi piedi. Ad un
certo punto avrebbe dovuto portarla lui per tutto il resto della strada, ma
non gli importava di questo. Mise da parte la preoccupazione fino a quando
ciò non sarebbe successo. Cantò le sue solite canzoni tra sé e sé, il
suo modo di rilassarsi. Ma per la prima volta da quando aveva iniziato il
suo viaggio, tornò al suo modo elfico di dormire e sognò sua madre...
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Quando si svegliò dal suo sogno, si sentì in un certo senso
rinvigorito, ma manteneva ancora i suoi tratti privi di emozioni, e i suoi
occhi erano rimasti vuoti. Vide che Rouge si era svegliata e guardava il
cielo.
"Sei sempre così triste..." disse lei con stupore. "Mi sono
sempre chiesta perché. Nei miei duecento anni di vita, non mi sono mai
sentita come ti senti tu. Anche dopo la morte...la perdita della mia gente,
continuo ad andare avanti con un sorriso. Cos'hai affrontato che ha fatto
diventare la tua vita triste e confusa ?" Lo guardò tentando di
leggergli il viso, o cercando una traccia dei suoi pensieri, ma lui era
rimasto calmo e silenzioso. Lei sapeva che si era svegliato dal suo sonno,
perché aveva perso quell'aria assente dagli occhi.
Ma la verità dietro tutto questo era che stava pensando ai suoi amici
morti. Pensava a tutte le persone che aveva perso nei suoi quasi tremila ani
di vita. Ma non rivelò niente di questo a Rouge, e le chiese solamente se
aveva abbastanza energie per viaggiare per un altro giorno. Lei annuì e
seguì i suoi passi nell'erba coperta di rugiada.
Più tardi iniziò a piovere, rendendo il suolo fangoso sotto i loro piedi e
creando a Rouge qualche difficoltà ad avanzare. Pregò Legolas di fermarsi,
ma lui la incoraggiò a proseguire visto che erano ormai molto vicini a
Lorien. Alla fine Rouge si appoggiò ad un albero con il mantello fradicio e
i capelli che cadevano dalla crocchia in cui erano raccolti. Legolas andò
verso di lei e le chiese se voleva tentare una cosa.
"Sali sulla mia schiena e ti porterò io per il resto del
viaggio." le disse. Lei fece come le era stato detto e si issò sulla
sua schiena. Non era molto pesante, ma nemmeno leggera, però Legolas se la
cavò.
Quando raggiunsero il bosco di Lorien, Myian aveva la febbre. Legolas la
portò immediatamente nella sala d'attesa, dove Myian aveva aspettato, e la
posò a terra. La pioggia gocciolava ancora attraverso gli alberi, ma non
era affatto pesante.
Galadriel li raggiunse subito e posò una mano sulla fronte della ragazza.
Si stupì nello scoprire che i Draconici erano davvero immortali, ma
potevano ammalarsi. Ma si domandò anche se questo significava che potevano
anche morire di malattia.
Chiese ad un elfo che possedeva la magia della guarigione di aiutarli. Era
molto serio nel suo lavoro e agì subito contro la febbre che divorava Rouge.
Mise molte erbe in una ciotola e le tritò insieme formando una poltiglia
chiara. Ne mise una parte sulla sua fronte e le versò il resto in gola.
Tossendo, Rouge ne ingoiò quanta poteva.
L'elfo assicurò a Legolas che la ragazza sarebbe sopravvissuta, ma che le
serviva tempo per riprendersi. Galadriel ordinò che venisse lavata e messa
in una delle sua stanze per gli ospiti. Anche a Legolas fu offerta una
stanza, e lui la accettò. Gli assicurò anche un bagno caldo e dei vestiti
asciutti. Lui seguì una guardia che lo portò nella sua stanza, gli chiuse
la porta e rimase fuori vicino ad essa. Una fanciulla entrò nella stanza e
gli portò dei vestiti quasi identici ai suoi, ma di un verde più scuro.
Poi si congedò e Legolas passò in un'altra stanza collegata alla prima.
Essa aveva un buco nel pavimento, bordato di pietre che avevano il profumo
dell'oceano. Quell'odore gli piaceva e il suo cuore ne fu un pochino felice.
Dentro al buco c'era una sorgente d'acqua calda in cui Legolas poteva
lavarsi. Si tolse i vestiti, buttandoli tutti in una catasta disordinata in
un angolo, mise gli stivali vicino al fuoco nella stanza principale e
scivolò nell'acqua che emanava vapore.
Si sedette nell'acqua tiepida a pensare. Pensava ai bei ricordi che aveva
dei suoi amici. Ricordava il legame che divideva con l'amico Nano. Ma aveva
perso quell'amicizia con grande dolore, così come il resto della Compagnia.
Ricordava la prima volta che li aveva visti al Consiglio di Elrond.
Ricordava il dispiacere che aveva mostrato Elrond quando sua figlia aveva
scelto di rinunciare all'immortalità per un re che si vergognava della sua
eredità.
Ma lui morì prima che Arwen giungesse in quel periodo della vita in cui un
mezzelfo poteva accettare o rifiutare la sua immortalità. Naturalmente lei
aveva rifiutato l'offerta ed era rimasta nella sua stanza a pensare al suo
perduto amore. Ovviamente Legolas aveva fatto lo stesso. Non aveva mai
sentito nessun legame con quella mezzelfa, ma essi condividevano gli stessi
sentimenti d'amore e amicizia.
Immerse la testa nell'acqua e poi ne uscì. Mentre pensava a queste cose
molte frecce trafiggevano il suo cuore solitario. Afferrò una vestaglia da
un gancio fatto di vite attaccato al muro e la indossò.
Vide una specchiera con un pettine e molti altri cosmetici da donna, ma
aveva bisogno solo del pettine. Scivolò nei suoi nuovi vestiti e si sedette
davanti allo specchio.
E vide ciò che odiava...il dolore sul suo viso. Si accorse anche dei segni
rimasti sulla sua fronte, che un tempo portava un livido gonfio. Aveva già
fatto progressi nella guarigione. Afferrò il pettine, districò i suoi
capelli dai nodi e aspettò che si asciugassero.
Rifece le due trecce da ogni lato della testa che si erano disfatte a causa
della pioggia. Quando ebbe finito, crollò sul letto e si fece trasportare
dai suoi pensieri.
Sentì bussare alla porta, e Galadriel scivolò nella stanza. Sembrava
brillare alla luce del focolare e lo guardò con l'attenzione che non gli
aveva dato quando stava esaminando le condizioni di Rouge.
"Cos'è successo al tuo viso ?" disse senza mostrare segni di
preoccupazione. Poi annuì come se avesse letto i suoi pensieri. Si
avvicinò ad una delle finestre che circondavano la stanza e diede uno
sguardo fuori dal vetro.
"Sei sempre triste, caro Legolas. Hai sofferto per molti anni pensando
ai tuoi amici che sono stati portati via da questo mondo. Ma è tempo che tu
ti liberi da questo peso. Devi dimenticare questi fatti di tua spontanea
volontà. Temo che un giorno ripenserai alla tua vita passata e non sarai
capace di manipolarla. E' una cosa molto triste quando un elfo muore di
crepacuore."
"Io...non posso" le disse. "Ci ho provato ogni giorno, ma mi
sembra di aver perso tutto il senso della vita in questo mondo. Sento
che...che non troverò mai l'amore nel cuore di qualcun altro. A volte penso
che la morte sia l'unica via d'uscita dalla mia tristezza."
"Ma hai così tanta bellezza dentro e fuori di te...sento che ti
piangerei amaramente se dovessi scegliere questo destino. Ho visto molte
persone in condizioni simili alle tue. Ma...nessuna aveva mai colpito così
il mio cuore. Sono sicura che non si tratta di desiderio...ma io ti vedo
come un bambino...il mio bambino." Questo catturò l'attenzione di
Legolas.
"Forse non lo ricorderai, ma io e tua madre eravamo parenti e molto
affezionate l'una all'altra. Le facevo visita ogni settimana. Quando tu sei
nato, io non avevo mai visto un bambino che portasse tanta bellezza quanto
te. Non la bellezza degli occhi...ma la bellezza dell'anima. Ma...quando tua
madre fu brutalmente assassinata, temevo che il solo guardarti mi avrebbe
spezzato il cuore. Ma ora hai perso l'anima che avevi una volta e l'hai
sostituita con una piena di rimpianto."
Voltò le spalle alla finestra e lo fronteggiò. Tutto ciò che fece fu
guardarlo negli occhi.
"E i tuoi occhi un tempo erano pieni della curiosità di un felino, ma
erano sempre così pieni. Ora hai gli occhi più vuoti che io abbia mai
visto. Devo dire...che mi sembrava strano che tu non avessi ancora
desiderato la morte." Con una lacrima che le solcava il viso, Galadriel
iniziò ad uscire dalla stanza.
Prima di uscire del tutto, si voltò e lo guardò. "Ricordati. I tuoi
vecchi compagni preferirebbero che tu vivessi felice. Tu piangi per loro, ma
la tua morte li farebbe solo soffrire per te. Vivi, Legolas ! Trova la
volontà che avevi una volta !"
Con le sue ultime parole uscì dalla stanza. Legolas, sepolto nei suoi
pensieri, fece qualcosa che aveva costruito dentro di lui. Pianse lacrime
piene di dolore. Poi si sdraiò sul letto e fece una cosa che molti elfi non
avevano mai fatto. Chiuse gli occhi e dormì come un mortale...
CONTINUA