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Autore: Ciuffettina    27/03/2021    4 recensioni
La missione era conclusa ma né Gabriel né Michael erano soddisfatti, perché avrebbero voluto un esito diverso.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Michael
Note: Cross-over, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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La missione era conclusa ma né Gabriel né Michael erano soddisfatti, perché avrebbero voluto un esito diverso.
Certo il Popolo Eletto stava marciando verso la libertà e quest’avvenimento sarebbe stato ricordato fino alla fine dei tempi col nome di “Pesach”, “Passaggio” ma purtroppo l’esercito egizio stava annegando nel Mare dei Giunchi(1) e ciò per colpa del faraone Dudimose che non aveva saputo privarsi dei suoi schiavi.
Dio aveva mandato una piaga dopo l’altra tentando di convincerlo e, a ogni disastro, il faraone aveva supplicato Mosè di fermare quel flagello, spergiurando che avrebbe liberato gli israeliti salvo poi cambiare idea, finché non si arrivò alla decima piaga e, come in precedenza, il sovrano fu avvisato con largo anticipo, proprio perché potesse evitarla.
Niente da fare, il faraone aveva indurito il proprio cuore perciò Uriel era stato costretto a colpire i primogeniti egizi e a quel punto Dudimose aveva permesso agli israeliti di partire.
Come se non bastasse l’ostinazione del sovrano, anche Uzza, l’angelo custode dell’Egitto(2), si era opposto alla liberazione. Era comparso davanti a Michael mentre questi, sotto forma di nube di polvere, guidava gli Israeliti, costringendolo a fermarsi bruscamente e, con lui, tutta la colonna.
Gabriel, che seguiva a piedi la retrovia, per poco non era andato a sbattere contro uno dei loro protetti. “Siamo già arrivati al Mare dei Giunchi?” aveva pensato sorpreso ed era volato in testa per vedere che cosa stesse succedendo.
«Arcangelo Michael!» aveva esordito Uzza. «Nostro Padre aveva stabilito che il popolo d’Israele fosse schiavo del mio per 400 anni ma ne sono passati soltanto 145, pertanto il termine non è ancora giunto. Abbi la compiacenza di lasciarmelo riportare in Egitto, in modo che vi resti per i restanti 255. Solo così sarà compiuta la Sua parola!»
Michael era rimasto in silenzio, non sapendo come controbattere.
Bel guaio!” aveva pensato Gabriel.
Se Uzza, Principe di una nazione, aveva osato fermare due Arcangeli che agivano su ordine diretto dei Piani Alti, significava o che qualcuno avesse sbagliato clamorosamente i conti (possibile, Metatron?) o che il loro Padre, visto il dramma degli Israeliti, avesse cambiato idea, liberandoli prima. Possibile ma così avrebbe vanificato una Promessa e ciò che prometteva Dio era sacro e immutabile…
Comunque si girasse la faccenda pareva che qualcuno avesse sbagliato, sempre che la Promessa dicesse quello che asseriva Uzza…
Gabriel non se la ricordava, recava così tanti messaggi! «Aspettate qui, volo su a chiedere».
Non aveva voluto rivolgersi direttamente a suo Padre, col rischio di mettere nei guai il suo fratellino per aver contestato gli ordini che loro avevano ricevuto, per fortuna Metatron aveva scritto qualsiasi cosa Dio avesse detto o fatto, pertanto Gabriel si era precipitato nel suo ufficio e, dopo averlo rassicurato, («Ti giuro che non ho le dita impiastricciate di miele!») si era fatto consegnare la pergamena in questione, poi era volato sulla terra.
«Vi prego di esaminare la prova alef» aveva detto Gabriel, mostrandola a Michael e Uzza. «La frase esatta è: “I tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese non loro per 400 anni; dove saranno resi schiavi e oppressi(3).” È ovvio che gli anni siano riferiti all’essere stranieri sia in Egitto e, precedentemente, a Canaan; e ciò è iniziato dal giorno in cui nacque Isacco, esattamente 400 anni fa. Altre obiezioni, Uzza?»
L’angelo si era ritirato e la marcia era ripresa ma i due Arcangeli avevano scoperto che il re aveva di nuovo cambiato idea e aveva sguinzagliato le sue milizie all’inseguimento dei fuggitivi.
«Accidenti!» brontolò Michael. «Se Uzza non ci avesse fermato, adesso i nostri protetti sarebbero già in salvo sull’altra sponda».
Dopo aver rallentato l’esercito con una colonna di fuoco, Michael convinse Mosè a stendere il suo bastone verso il mare che si divise in due permettendo agli Israeliti di attraversarlo.
Il faraone, vedendo i suoi schiavi a un passo dalla libertà, diede ordine d’inseguirli.
Il suo secondo figlio, che dopo l’intervento di Uriel era diventato il maggiore, Khonsuemwaset, Comandante della carreria reale dell’Esercito, guidò l’incursione nel letto del Mare dei Giunchi, nonostante Michael avesse lanciato un fulmine proprio davanti al suo carro per indurlo a tornare indietro.
Dapprima le milizie egizie incalzarono quei pochi che erano rimasti indietro, accelerando la loro fuga verso l’altra sponda, ma poi le ruote dei carri iniziarono a sprofondare nel terreno.
A quel punto l’acqua, che era stata trattenuta miracolosamente in alto si abbatté su di loro con terribile violenza.
Al sicuro sulla costa, il faraone Dudimose assistette con orrore mentre i suoi uomini e suo figlio annegavano nel Mar dei Giunchi.
«Non doveva finire così» mormorò tristemente Gabriel.
«Lo so» replicò Michael, «ma a volte, davanti alla protervia umana, anche noi arcangeli siamo impotenti».
*****
Racconto ispirato dal libro 14 dell’Esodo
  1. Antico nome del Mar Rosso
  2. Secondo la tradizione ebraica, tutte le nazioni, anche quelle pagane ne avevano uno.
  3.  Genesi 15,13
   
 
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