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Autore: nontiscordardime2    28/03/2021    1 recensioni
Una ragazza orfana di padre diventa la sguattera della famiglia. Credete di conoscere già la storia? Credete già di sapere come andrà a finire! Vi sbagliate! Questa è una fiaba rivisitata!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una giovane donna, che viveva con la madre e la sorella.

Era una ragazza molto infelice. Suo padre era morto da anni; e lei in casa aveva assunto le veci di una sguattera anche se veniva trattata molto peggio. Nessuno le diceva buongiorno, o buonasera; nessuno le chiedeva come stava, nè le veniva mai detta una sola parola di conforto quando piangeva disperata.  La casa in cui viveva con la madre e la sorella era grande, ma la sua stanza era piccola, angusta, e sempre fredda. Lavorava dalla mattina alla sera  e tutti i giorni veniva insultata e disprezzata in tutti i modi possibili ed inimmaginabili
La giovane aveva persino dimenticato il suo nome e veniva chiamata in modo dispregiativo "Cenerentola". Cenerentola si era abituata a quella vita, che accettava chinando il capo, e talvolta anche piangendosi un po' addosso.
Non so come avvenne, ma una notte in preda alla disperazione si mise a pregare il padre defunto.  "Se devo vivere così" disse " ti prego, fammi morire, così potrò raggiungerti"
Quella notte la ragazza fece uno strano sogno. Gli apparve il padre defunto, che le parlarva "Sara" disse - perchè questo era il vero nome della ragazza "smettila di dire cazzate. Io ti ho dato la vita perchè tu vivessi. E non te l'ho data perchè  la gettassi via ammazzandoti  o la sprecassi rinchiusa in casa con quelle due stronze "  
"Papà" rispose la ragazza "Ma io non so che cosa fare per andarmene da qui"
il padre rispose "Ogni giorno esci e passeggia nella foresta"
"Tutto qui?"
"Sì, tutto qui. Fai quello che ti ho detto, mi raccomando. E vedrai che qualcosa cambierà"

Cenerentola si ridestò da quello strano sogno chiedendosi se per caso la sua mente non stesse cedendo e lei stesse impazzendo. Ma poi la madre la mandò a fare varie commissioni nel paese lì vicino, e per andarci Cenerentola decise di prendere il sentiero che passava attraverso la foresta.
Ed ogni giorno nonostante la madre/matrigna le imponesse  di stare in casa  tutto il giorno a faticare infelice, Cenerendola prendeva di corsa la porta e scappava nella foresta. Non aveva mai desiderato farlo perchè credeva che non ci fosse niente per lei al mondo, al di là di quella porta.
 Ma giorno per giorno, passeggiando in silenzio nella foresta, si rese conto che esisteva un mondo, oltre le porte della casa in cui viveva. In quel mondo non c'erano insulti, ma vi era la calma silenziosa degli alberi, che si libravano verso il cielo; vi erano gli sguardi sorridenti e le parole cortesi dei passanti. Ogni giorno Cenerentola passeggiava nella foresta ed ogni giorno l'anima della foresta la ricaricava di quella vitalità che aveva perso in quegli anni.

Un giorno, mentre era intenta a girovagare nel bosco, incontrò un bel ragazzo su un cavallo bianco. Sebbene  fosse vestita con un abito semplice e modesto, lui venne colpito dalla sua bellezza, dalla grazia e dalla compostezza che emanava da quella ragazza.
Il suo cavallo era inciampato, ed era terrorizzato, ma Cenerentola con la sua sensibilità lo accarezzò e riuscì a riportarlo alla calma. Il principe gli disse che di lì a tre giorni avrebbe tenuto un ballo a cui erano invitate tutte le fanciulle del paese. La invitò al ballo dicendole che voleva ringrarla per averlo aiutato; ma la verità era che desiderava ancora vedere quella dolce fanciulla. 
Cenerendola gli sorrise. L'idea del ballo gli piaceva, ma sapeva che non sarebbe mai stato possibile. Non aveva nulla di appropriato da indossare, e sua madre non le avrebbe mai permesso di andare al ballo tenuto dal principe.
Nel frattempo, la sorella e la matrigna avevano ricevuto l'invito che era giunto a tutte le fanciulle di quel paese. Cenerentola aveva avuto l'ordine di preparare la sorella al meglio, perchè fosse scelta dal principe. Le aveva sistemato l'abito più bello e le aveva acconciato i capelli. Guardandola così affannata e sudata la madre e la sorella risero e le chiesero sarcastica e sprezzanti "Cenerentola, perchè non vieni al ballo con noi?"  "Ci serve giusto una sguattera che ci lucidi le scarpe tra un ballo e l'altro!" aggiunse perfida, la sorella. Le loro risate di scherno la colpivano duramente, e tratteneva a stento il pianto che le ribolliva dentro.

Quando la sera del ballo madre e sorella uscirono tutte agghindate, Cenerentola se ne uscì fuori in giardino a piangere. Si sedette sotto una grande quercia che aveva un tronco spesso e possente.  Di norma, quando si sedeva a terra ai piedi della grande quercia,  immaginava di  avere anche lei delle radici che estendevano in profondità, e di trarre così energia dalla terra.
Ma quella sera  scoppiò a piangere, e nel suo pianto vi era  un dolore che aveva celato troppo a lungo dentro di sè.  Era sola al Mondo e non aveva niente, nè nessuno che tenesse realmente a lei.
Ma ad un certo punto, una farfalla color argento le si posò su una mano, e la ragazza si fermò a guardarla, rapita: brillava .alla luce della Luna, ed era un che di meraviglioso. E poi, un turbine di farfalle argentate le si agitò attorno mentre  si alzava, e le si appoggiarono dolcemente sul vecchio vestito, trasformandolo in uno straordinario manto color argento. 
Cenerentola piangeva dalla gioia per quel vestito meraviglioso, si sentiva bella dopo tanto tempo. Decise di fare una passeggiata nella foresta, ma poi si accorse che senza accorgersene era arrivata fino ad un posto dove c'era della musica e si sentiva della gente ridere e parlare a voce alta
Delle guardie vicino ad un'entrata le sorrisero invitantola ad entrare. Cenerentola li guardò sgomenta, ma entrò lo stesso, con fare timido.
Attorno a lei c'erano tante fanciulle magnificamente vestite, ma la ragazza non si rendeva conto di emanare una luce bellissima e pura. Il principe era l'unico uomo presente a quel ballo, e le si avvicinò, incantato.  Cenerentola temava di essere riconosciuta, ma la madre e la sorella erano avevano un animo così chiuso e meschino da essere mentalmente ottuse. 
Cenerentola si sentiva  raggiante mentre ballava con il principe, ma si rese conto che presto sarebbe dovuta tornare a casa. Quella splendida serata avrebbe solo reso la sua vita ancora più penosa, perchè le avrebbe ricordato tutto ciò che non aveva e non avrebbe mai potuto avere.  Il principe, vedendola turbata,  le chiese il perchè di tanta angustia, e lei, scoppiando a piangere, gli raccontò la sua storia. Poi però si pentì di essere stata così infantile da piangere davanti al principe, e siccome non voleva che la sua pietà , prese e scappò via. 
La giovane corse piangendo  per la foresta; ed in quel verde meravigliosamente illuminato dalla luce dolce della Luna,  piangeva e urlava, isterica, e buttava fuori la rabbia e il dolore che aveva tenuto dentro per anni. Si sentiva letteralmente impazzire da tutto il dolore  che d'un tratto pareva invaderla, e non riusciva a calmarsi.
Decise che non sarebbe più tornata a casa. Meglio la morte di quella vita. Fino ad allora non si era resa conto di quanto fosse infelice, ma ora lo comprendeva anche troppo chiaramente.
Sapeva che c'era un punto in cui la foresta, così bella e verdeggiante, si affacciava su un burrone. Sapeva bene dove andare, ormai quel pezzo di foresta lo aveva percorso a lungo. 
Si incamminò singhiozzando, rassegnata, perchè ormai sentiva che non le rimaneva nient'altro da fare se non lanciarsi nel burrone e morire. Nessuno avrebbe rimpianto la sua scomparsa. Nessuno, nemmeno quello stupido del principe, con i suoi stupidi balli, si sarebbe ricordato di lei.
Giunse in quel punto, dove la foresta iniziava a essere sempre più terrosa, ed un buio lugubre si stendeva di fronte a lei: intravedeva il burrone, e, sopraffatta dalla disperazione, si preparò a lanciarsi nel buio.
Ma mentre piangeva si portò una mano al volto per asciugarsi le lacrime, e l'occhio le cadde su una farfalla color argento che le si era posata sul dorso della mano. Era strano, ma quella farfalla, illuminata dalla tenue luce della Luna, era così meravigliosa che la fermò. E quando cessarono i suoi singhiozzi, alle sue orecchie giunse  il frinire dei grilli  della foresta, ed alla ragazza ebbe l'impressione di udire -  dopo tanto tempo  - una vecchia musica dimenticata. Respirò di sollievo, e nell'inspirare profondamente le arrivò il profumo dolce dei fiori che si schiudono d'estate. E allora capì che non desiderava saltare nel burrone, perchè anche se nessuno la amava, c'erano e potevano esserci mille cose meravigliose a questo mondo per le quali valeva la pena vivere.
La ragazza si scrollò le farfalle  di dosso, e  con il suo modesto e logoro abito marrone ritornò a casa, e si mise a dormire nella sua stanzetta, che le sembrò meno triste dopo che ebbe aperto la finestra, per far sì che il frinire dei grilli ed il gracidare delle rane le facessero compagnia.


Il giorno dopo si svegliò, e fu come se all'improvviso la mente le si fosse schiarita. Sapeva esattamente cosa fare. Sparì alcune ore senza che nessuno riuscisse a trovarla, poi arrivò a casa appena in tempo, perchè era giunto il principe, a cercare in ogni casa la splendida fanciulla che aveva visto al ballo.
Entrò in casa, e la porta sbattè perchè c'era vento. Il principe era in salotto a parlare con la sorella e la matrigna quando chiese chi era entrato. "Oh, nulla è soltanto una sguatterà" gli disse ridendo la sorella.  "Chiunque sia voglio vederla in faccia" disse il principe, e si diresse verso la cucina.
La ragazza stava incominciando a preparare il pranzo, quando il principe entrò nella cucina. Aveva vergogna di farsi vedere così malvestita e brutta, ma il principe la riconobbe subito. Le baciò la mano, le si inginocchiò ai piedi e disse "Oh, meravigliosa creatura, ti prego, sposami, e non dovrai più fare la serva. Vivrai con me a palazzo, servita e riverita, indosserai abiti intessuti d'oro e di pietre preziose. E sopratutto, verrai amata e trattata come un gioiello."
A Cenerentola si offuscarono gli occhio dalle lacrime, ed il principe pensò che fosse per commozione. Si scostò da lui e scoppiò a terra in singhiozzi. Finalmente si sentiva libera, libera da tutto. Iniziò a parlare.
"Ascoltami principe. Ti ringrazio per le belle parole che mi dici, ti ringrazio anche di avermi invitato al ballo. Un tempo avrei accolto con giubilio la tua offerta e  mi sarei gettata tra le tue braccia senza esitare. Ma ora capisco che, per quanto sia allettante la tua offerta non farei che scappare da una prigione all'altra"
"Ma cosa dici? Sei impazzina? Prigione il mio palazzo?"
"Potrà anche essere un palazzo, potrai anche vestirmi con abiti preziosi come fossi la tua bambola. Ma io non voglio questo. Io voglio la libertà. Voglio alzarmi ogni mattina senza che nessuno mi dica cosa debba fare. Sai cosa voglio in realtà? Io voglio un monolocale e anche contratto a tempo indeterminato. Scusa principe, ma non me ne faccio un piffero di un coglione che non sa neanche cavalcare"
La matrigna, che aveva sentito ogni cosa, era entrata urlando "Cenerentola, ma che dici?? Sei impazzita?" 
"No madre, non sono impazzita. Sono appena stata da un avvocato mostrandogli alcuni documenti che mi tenevate nascosti. In questi anni mi avete sfruttata, malmenata, maltrattata, dicendomi che vi dovevo essere grata perchè mi davate un tetto sopra la testa e da mangiare. L'avvocato da cui sono andata mi ha spiegato che mio padre mi ha lasciato una bella fetta di eredità. Un' eredità della quale voi non mi avete mai informato perchè volevate che passassi la mia vita qui, chiusa tra queste mura, infelice, a fare la sguattera."
Gli occhi le si colmarono di lacrime, perchè la verità era dolorosa. Ma ormai non poteva più negarla, se voleva essere libera.
La madre/ matrigna la guardò in modo strano, come se non credesse a ciò che aveva appena udito. Sara, la ragazza in questione, decise che ormai non vi era più nulla da dire.
 "Ora scusatemi" disse  "Ma vado su in camera mia"
La ragazza andò nella sua stanza, e infilò le poche cose di valore che aveva in un vecchio zaino. Si sentiva un po' triste nell'abbandonare quella casa, ma sapeva che ormai  i bei momenti di un tempo che aveva passato lì dentro non sarebbero più tornati. La sua infanzia era finita da tempo. Quella non era più casa sua. Lì non sarebbe mai  più potuta essere felice.
Scese le scale ed il principe appariva ancora sconcertato: "Ma,...Cenerentola, non puoi andartene così!"
"E smettila di chiamarmi così, cazzo! Io ce l'ho un nome, ma quella stronza di mia madre mi ha sempre chiamato così, ed ora anche tu mi paragoni ad una sguattera con quello stupido epiteto!"
Sara  varcò una volta per tutte la porta di quella che una volta era stata la sua casa, ed uscì fuori, con addosso il suo modesto abito marrone che aveva sistemato  per l'occasione e lo zaino sulle spalle.
Era sola, ma dopo tanto tempo, si sentiva di nuovo felice. Provava un senso di leggerezza e di libertà che le scaturiva da dentro.
 Forse un giorno sarebbe uscita con il principe. Ma la sua libertà e la sua felicità non dipendevano da quello, o da qualcuno che sarebbe venuta a salvarla. Perchè era lei ad aver salvato se stessa. In realtà aveva sempre avuto la possibilità di andarsene, ma solo da poco ne aveva preso realmente coscienza.
Così si incamminò, lungo il sentiero che conduceva ad un villaggio, che la avrebbe portata in un bed and breakfast dove aveva prenotato una stanza tramite Tripadvisor, usando il laptop della matrigna. Ad accompagnarla c'era il fruscio degli alberi, con le verdi foglie tenere, il cinguettio degli uccelli, e la luce del sole che la baciava sulla pelle. E lassù, da qualche parte, la ragazza sapeva che c'era anche suo padre che la guardava dall'alto. Aveva sempre vegliato in tutti questi anni. Aveva sempre cercato di parlarle e condurla fuori di lì, ma finalmente, era riuscita ad ascoltarlo. Ed ora che era libera, poteva finalmente lasciarlo andare.

Lui sarebbe sempre vissuto nell'anima della foresta, ed anche dentro di lei.
   
 
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