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Autore: denna    31/03/2021    0 recensioni
Dopo essere sopravvissuti alla Meteorfall e aver salvato il pianeta, i nostri eroi dovranno fronteggiare una nuova terribile sfida contro un avversario mai affrontato prima: una vita normale.
Prima fanfiction ambientata nello straordinario universo di Final Fantasy VII, spero di coinvolgervi in una piacevole lettura.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: FFVII, Advent Children
Capitoli:
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On The Way To An Apocalypse
Parte 2

 


La porta del Seventh Heaven si aprì e Cloud entrò nel locale. Tifa era dietro al bancone, intenta a preparare un cocktail con varie bottiglie. Alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso smagliante. 

«Ciao Cloud!»

«Hey… come stai? Come mai sei qua? Non è il giorno di chiusura?» le domandò lui, perplesso.

«Si certo, mi stavo giusto preparando qualcosa. Mi fai compagnia?»

«Certo.»

La raggiunse e fece il giro dietro al bancone, appoggiandosi vicino a lei. Colse l’occasione per rifilarle una sculacciata.

«Hey!» ridacchiò lei. «Ho le mani occupate, non posso ribattere!»

«Peggio per te.» rispose lui, dandogliene un’altra.

«Guarda che te lo preparo virgin.» lo minacciò lei. Lui inorridì.

«Che fine ha fatto Meteor?»

«Non te l’ho detto? È l’ingrediente segreto del mio nuovo cocktail, il “Biondo Tonic”.» disse maliziosamente lei.

Lui la guardò male, stringendo gli occhi.

«Come sei permaloso. Meteor sta già riposando. Ha giocato tutto il pomeriggio con Marlene.»

«Con Marlene?!?» esclamò Cloud, sorpreso.

«Si. Barret ha avuto un impegno improvviso e l’ha lasciata qui da me per il pomeriggio.»

«Ah, ma dai…» disse lui, facendo del suo meglio per sembrare sorpreso.

«E lo hai lasciato fare? Intendo Meteor!» si affrettò a dire «Poteva farle male!!»

«Ho controllato, non preoccuparti! Erano adorabili!» rispose lei, sorridendo.

«… pensavo di piacergli solo io… pennuto ingrato…» borbottò Cloud sottovoce.

«Che borbotti? Geloso di Marlene?» chiese Tifa, porgendogli il bicchiere con il drink.

«Chi, io? No… no no. Per niente.» rispose il ragazzo, in tono poco convincente, prendendo il drink e bevendo un lungo sorso.

«Buono… come si chiama?»

«Si chiama davvero Biondo Tonic. Ma non c’è nessun pulcino dentro.»

Lui la fissò, cercando di capire se lo stesse ancora prendendo in giro. Nel dubbio bevve ancora, perdendosi nei suoi occhi vermigli.

«Sai… sono lusingata dello sforzo che stai facendo per me.» gli disse Tifa, dopo aver bevuto. Cloud rischiò di sputare il suo drink, strappandole una risatina.

«... davvero?» riuscì a chiedere, con un filo di voce.

«Si… mi rendo conto che deve essere difficile per te. Ci penso da tutto il giorno. Sei da ammirare.»

Cloud si sentì avvampare, sia per il complimento che per il senso di colpa. Tirò fuori un sorriso nervoso e si scolò il cocktail. 

«Cloud? Tutto bene?» gli domandò lei.

«Si.» mentì lui. Il suo sguardo indugiò sulle curve di lei, mentre ripensava all’ultima volta che avevano dormito insieme. L’emozione suscitata da quel ricordo prese il sopravvento, annientando qualsiasi altra cosa: le prese il bicchiere dalla mano e, prima che potesse protestare, la baciò, con tutto l’ardore di cui fu capace.

Lei rispose, come se non stesse aspettando altro da giorni. L’entusiasmo della sua reazione lo rese ancora più intrepido: cominciò a spingere le sue mani sotto la maglietta di lei, sentendo con soddisfazione un brivido estendersi sulla sua pelle.

«Sai a cosa penso io, da tutto il giorno??» le chiese, maliziosamente, mentre la sollevava, mettendola a sedere sopra il bancone.

«Oooh, Cloud…» sospirò lei, allargando le gambe e cingendolo.

«Pensi forse a… questo?» domandò con voce suadente, mentre giocherellava con la cerniera del maglione di lui.

«… si!» 

«Anche io ci ho pensato… ahi! Dai, prima andiamo di sopra…»

 

***

 

Il giorno dopo

«Ma sei proprio sicuro che ci sia bisogno di andare a controllare?»

«Si! Se Tifa se l’è presa, forse siamo ancora in tempo per salvarlo.»

«Conoscendolo, non le avrà detto niente.»

«Lei potrebbe esserci arrivata comunque. O potrebbe avergli estorto la verità… quella banderuola bionda non è mai riuscita a dirle di no. Pensaci.»

«Ma a che cazzo devo pensare! Voglio solo tornarmene a casa dalla mia nuova nave.»

«... e da Shera.»

«Vaffanculo Barret!»

L’omone stava per ribattere quando si bloccò di colpo in mezzo alla strada; Cid rischiò di finirgli addosso.

«Aspetta… quello non è quel moccioso robot ex-Shinra sforna materie?» esclamò, indicando un punto alle spalle dell’amico.

«Intendi... Chadley?» domandò dubbioso quest’ultimo.

«Si! Che ci fa da queste parti…»

I due si guardarono per un momento, poi si lanciarono all’inseguimento del cyborg.

«Hey tu!!» gridò Barret.

Chadley si voltò, sorpreso, ma felice di vederli. Appena fu più vicino esclamò:

«Cid! Barrett!! Sono lieto di avervi incontrati! C’è una questione della massima importanza che necessita un intervento immediato!»

«Calmati un attimo, cervellone.» 

«Si, diamine, sei ancora più pallido del solito!» commentò Cid, chiedendosi come facesse un robot ad impallidire.

«Ho donato una materia a Cloud, giorni fa…»

«Si, lo sappiamo, ma arrivi tardi per la festa! Gliel’abbiamo fatta togliere ieri pomeriggio.» lo interruppe Barret.

«Davvero?!» esclamò il cyborg, tirando un sospiro di sollievo.

«Si. A proposito, cosa cazzo ti è saltato in mente quando gliel’hai data??»

«Le mie intenzioni erano nobili! Volevo essergli d’aiuto, ma non avevo calcolato fino in fondo le possibili interazioni tra la sfera emotiva e quella sentimentale, oltre ad un possibile potenziamento auto-indotto sul modello di materie simili…» si giustificò Chadley.

«Parla come mangi, pivellino! Non ci stiamo capendo niente!» disse Barret, spazientito.

«Io di solito non mangio. Comunque, se Cloud continuasse a portarla, la materia emotiva continuerebbe a potenziare le sue emozioni e potrebbe arrivare ad avere effetti disastrosi!»

«Ci siamo arrivati vicino, potevi farti un altro sonno. La prossima volta fai i tuoi maledetti esperimenti prima di regalare bombe innescate!» fu il commento dell’omone.

«Prometto solennemente che starò più attento la prossima volta. Mi da un grande sollievo sapere che Cloud l’abbia tolta. Chi di voi ha la materia? La rivorrei per estrarre dati preziosi.» disse Chadley, con lo sguardo che andava dall’uno all’altro.

«Dagliela, Cid.»

«Io? Ma che dici, ce l’hai tu!»

«Non l’ha data a te?»

«Pensavo l’avesse data a te!»

I due uomini si guardarono, realizzando troppo tardi cosa fosse successo.

«Quando se l’è ripresa?? Maledetto ladruncolo!!»

«Se la sarà pure rimessa, vero?»

 

***

 

Tifa si svegliò a mattina inoltrata, solo perché i raggi del sole che filtravano dalla finestra le illuminavano il volto. 

“Ho fatto proprio un bel sogno… movimentato, ma molto bello…”

Cloud, che dormiva di fianco a lei, nel sonno si girò e la strinse in un abbraccio. Si accorse che erano entrambi nudi.

“Oh, non era un sogno…”

Ricambiò dolcemente la stretta, abbandonandosi al calore del contatto sulla sua pelle. Notò che il ragazzo aveva ancora addosso il bracciale con le materie.

“Ma che tonto… non me n’ero nemmeno accorta, ieri sera.”

Ridacchiò in silenzio, pensando a tutte le cose successe nella notte. Non aveva mai provato sensazioni così intense e non riusciva a credere a quanto fosse cambiato il ragazzo che la stava teneramente abbracciando.

Non riuscendo a resistere, sollevò una mano per accarezzare il viso di Cloud, anche se sapeva che l’avrebbe certamente svegliato: aveva sempre avuto il sonno leggero. Il ragazzo non si svegliò, spostando solo leggermente il braccio.

“Uh? Non pensavo di averti sfiancato tanto…”

Decise di approfittarne, iniziando a tormentargli uno dei ciuffi biondi, ridendo a voce bassa. Sembrava tutto perfetto in quel momento, anche la smorfia imbronciata che Cloud mise su, senza svegliarsi.

“Ma quanto sei carino!! Non ho cuore di svegliarti… andrò a mangiare qualcosa!” pensò la ragazza, alzandosi con cautela dal letto e raccattando i suoi vestiti. Trovò solo la biancheria intima e si chiese dove fosse il resto: uscendo dalla stanza trovò i suoi pantaloni che pendevano dal corrimano delle scale.

“Ah… dovremmo essere più discreti… tra poco non saremo più soli.” si disse, infilandoseli. Riuscì a finire di rivestirsi solo quando raccolse da terra la sua maglietta, in fondo alle scale. Mentre preparava la colazione fu raggiunta da Meteor, che si strofinò sulle sue gambe e pigolò tutto contento.

«Kueeeeeh kueeeh!» (oh, patrigna, come siete radiosa quest’oggi!)

«Ci siamo tutti svegliati felici oggi, eh?» gli sorrise lei, allungandogli un biscotto. Il pulcino lo prese e andò a mangiarselo con calma altrove.

 

***

 

«Necessitiamo affrettarci! Temo un esito negativo per questa situazione!»

«Come fa a usare parole così difficili tutto il tempo?» borbottò Cid.

«Rilassati, robottino! Al massimo si starà facendo un altro pianto.» disse Barret.

«Non comprendete la gravità della…»

Chadley si interruppe bruscamente, guardandosi intorno; erano ormai molto vicini al Seventh Heaven, e le persone iniziavano a comportarsi in modo strano.

«Non vi sembra che ci sia... un eccesso di coppie intente ad amoreggiare?»

«Tutti… a limonare… stronzetti…» commentò acido Cid. Si voltò verso Barret per chiedergli che ne pensasse, ma il modo in cui l’amico lo stava guardando lo fece ammutolire. 

«Barret, che cazzo c’è?»

«Cid, io… non avevo mai notato quanto tu sia… belliss-ma cosa sto dicendo?!» esclamò Barret, orripilato.

«Cosa??» gridò il pilota, sputando per sbaglio la sigaretta. Si chinò a raccoglierla e vide due persone abbracciate dall’altra parte della strada. Quando si rialzò, guardò l’energumeno che aveva di fianco con occhi diversi.

«Barrett, i tuoi bei muscoli mi fann-ehh?? No… no… ma cosa…!!» gridò, con espressione a metà tra il terrore e lo schifato.

«Kiiiiiih! Kih kiih!» (Dove fuggite, femmina! Bramo congiungermi carnalmente con voi e crescere i nostri figli insieme!!)

Una gallina sfrecciò accanto a loro, rincorsa da Meteor che la fissava con gli occhi spalancati e il becco semi-aperto.

«Quello non è il chocobo di Cloud?? Perché rincorre quella… gallina?» domandò Barret, riacquistando il controllo. Cid confermò:

«È lui… e sembra ingrifato.» 

«Oh cielo! Parrebbe esattamente l’effetto della mia materia emotiva, ma… non dovrebbe estendersi ad entità terze…» dichiarò Chadley, preoccupato, ma incuriosito da quello scenario.

Una coppia di mezza età si avvicinò a loro, guardandoli con fare lascivo:

«Ciao ragazzoni… vi va di giocare un po’?» chiese l’uomo. Cid e Barret sbiancarono, anche se per un attimo la proposta sembrò davvero allettante. Anche Chadley sembrava soffrire nel mantenere la lucidità.

«Devo… proteggerci… ma come?» disse, la mente offuscata che lavorava freneticamente nella ricerca di una soluzione.

«Prendimi una pall-ehm… una materia immunizzante…» suggerì Barret.

«Giusto! Una materia immunizzante dovrebbe schermare da qualsiasi alterazione di stato, anche la più bizzarra!» dichiarò il cyborg, tirando fuori dal suo zaino tre materie azzurre.

«Oh si! Datemela tutt-cazzo! Datemene una!» gridò Cid. Appena i tre riuscirono a mettersi le materie, sentirono un grande sollievo e furono di nuovo padroni delle loro menti. Intorno a loro, la strada si stava tramutando nel set di un film a luci rosse.

«Mente sgombra finalmente! Non riuscivo più a ragionare… era come se sentissi sensazioni aliene al mio corpo! È stato interessante.» disse Chadley, rivolto a nessuno in particolare.

«Barrett, porca puttana! Mi trovi bello??»

«Taci! Tu ti stavi ingrifando con i miei muscoli… che dovrei dire?»

«Era soltanto l’effetto della materia. L’unica spiegazione che riesco a concepire è che Cloud l’abbia collegata ad una materia estensiva… questo provocherebbe emozioni simili a quelle del portatore in un raggio considerevole intor…» ipotizzò Chadley, ignorando l’alterco tra i due.

«Mi stai dicendo che in questo momento tutti si stanno ingrifando perché anche Cloud è arrapato??» domandò incredulo Cid. Barret trasalì.

«Quindi… lui e Tifa adesso stanno…»

«Si, probabilmente stanno avendo un coito.» concluse Chadley, mentre si aggiustava gli occhiali.

«Non voglio irrompere in una stanza mentre due miei amici scopano!» gridò Cid.

«Non possiedo abbastanza materie per proteggere tutti, dobbiamo far cessare l’effetto!»

«… altrimenti tra nove mesi avremo molti mocciosi sulla coscienza!» aggiunse Barret, allarmato.

«O peggio! Molto peggio… speriamo che Cloud non si spaventi!» disse Chadley.

«Che intendi?» gli chiese Barret.

«Adesso ogni sua emozione è amplificata a dismisura. Se qualcosa gli causerà terrore, potrebbe letteralmente causargli un infarto, o ucciderlo direttamente!»

Gli altri due trasalirono.

«Sbrigatevi cazzo!» gridò Cid, cercando di ignorare le effusioni sempre più spinte che la gente si stava scambiando. Ripresero ad avanzare verso il Seventh Heaven.

«Odierei interrompere la loro prima volta…» confessò Cid.

«Soprattutto per Tifa! Da quanto lo stava aspettando?» concordò Barret. «Gli serviva per forza una materia per sbloccarsi? Tipico di Cloud!»

«Mi sorprende che sappiate così tanti dettagli sulle loro vite private.»

«In realtà supponiamo e basta, ma il biondo è come un libro aperto quando si tratta di Tifa.»

«Il ciuffo biondo ha veramente esagerato stavolta! Come gli è venuto in mente di espandere quella trappola?» berciò furibondo Barret. 

«Chi se ne frega, dobbiamo muoverci!» dichiarò Cid.

I tre, ormai lanciati in corsa, quasi non si accorsero di Tifa, che si affrettava nella direzione opposta.

«… oh ragazzi! Che ci fate qui? Dove correte?»

I tre trasalirono.

«Tifa?!?» chiese Barret, incredulo. 

«Cosa…»

«Non… sei con Cloud?»

«No… l’ho lasciato che dormiva ancora… cercavo Meteor! Lo avete visto?» chiese, confusa. Cid e Barret notarono che aveva i capelli in disordine e sembrava molto trasandata.

«Avete dormito insieme??» osò chiederle Barret.

«Ma che domanda è?» mormorò lei, arrossendo. 

«Per me è un sì.» ridacchiò Cid. Chadley aggrottò la fronte e domandò:

«Ma se tu sei qui… chi o cosa sta generando eccitazione sessuale in Cloud?»

«Che stai dicendo??» rispose lei, ad alta voce, diventando ancora più paonazza.

«… ho una mezza idea di cosa stia succedendo nella stanza di Cloud adesso, se volete vi faccio un cazzo di disegnino!» disse esasperato Cid. Barret prese Tifa per un braccio e disse:

«Non c’è tempo di spiegare, prendi una boccetta immunizzante e seguici!»

«Ma ne ho già una, la porto sempre…» disse lei, perplessa, mostrando il bracciale.

«Anche meglio, andiamo!»

«Hey, come mai quelli stanno… OH MIO DIO cosa stanno facendo?!?» esclamò la ragazza, guardando un gruppo di persone con espressione orripilata.

«Sbrighiamoci!» disse Chadley.

«Ma… Meteor? Devo…» ribatté Tifa, ancora scioccata.

«Non c’è tempo di pensare all’uccello!» disse Barret, tirandola via.

«Dillo a tutti questi altri…»  commentò Cid.

«Ti sembra il momento per del becero umorismo?»

«Questa mi pare proprio… l’aporcalisse! Cani e gatti che si accoppiano per strada!» continuò il pilota. Barret gli sferrò un diretto ai reni che per poco non lo fece capitombolare sull’asfalto. Cid incassò ridacchiando e mormorando un “forse me lo meritavo”.

«Mentre andiamo mi spieghereste cosa succede?!» gridò Tifa, fuori di sé dalla confusione.

«Il cervellone ha dato a Cloud una specie di materia-bomba emotiva che lo ha ridotto uno straccio!» riassunse Barret.

«Mi sembra una spiegazione estremamente riduttiva.» si indignò Chadley.

«E allora perché non parli tu, inventore dei miei coglioni??» ribatté Cid in tono di sfida.

«Che turpiloquio... volevo aiutare Cloud ad esternare al meglio le sue emozioni, così ho creato una materia apposita. Ma non ho calcolato alcune interazioni tra la sfera emotiva e quella sentimentale, oltre ad un possibile potenziamento auto-indotto sul modello di materie simili…»

«Sono le stesse cose che hai detto a noi!! E ancora non capisco un cazzo!» urlò il pilota, paonazzo di rabbia. 

«Che cosa hai FATTO?? Come hai fatto a non considerare la sovrapposizione emotivo-sentimentale e la connessione al lifestream?!? Senza contare che proviamo emozioni continuamente, quindi la materia avrà assorbito gran parte della sua forza lasciandolo esausto!» strillò Tifa, terrorizzata, mettendosi le mani nei capelli.

«Non mi dire che hai capito!» sussurrò Barret.

«Certo che ho capito! E non posso credere che Cloud abbia… le cose che ha detto… le cose che abbiamo fatto… era tutto falso!! Non posso credere che mi abbia preso in giro in questo modo!!» esclamò la ragazza, sentendo montare la rabbia. Chadley tentò di rabbonirla:

«Le emozioni che ha provato in questi giorni erano autentiche ed erano le sue. Le ha solo… mostrate.»

«Si, ma…»

«Poche balle! Ci incazzeremo a dovere con lui quando lo avremo salvato!» tagliò corto Cid. Erano ormai davanti al Seventh Heaven, ma indugiarono davanti alla porta, incerti sul da farsi..

«Ok, eccoci! Come agiamo?» chiese Tifa.

«Entriamo, lo immobilizziamo e gliela leviamo con la forza!» disse Barret, deciso.

«No! Non possiamo rischiare! Una emozione troppo violenta ormai potrebbe ucciderlo… e distruggerebbe dati inestimabili!» intervenne Chadley.

«I tuoi dati non sono la priorità in questo momento!» ribatté Tifa, stizzita.

«D’accordo, cazzo! Entriamo di soppiatto quindi…» propose Cid.

«Per vederlo morire di paura quando apriamo la porta della sua stanza?? No!» rispose Barret. Chadley si intromise:

«Tifa, dovresti andare tu ed agire con tutta la naturalezza che puoi.»

«… io?»

«Si. sei l’unica che non desterebbe sospetti.»

«Ragazzi…» li richiamò Cid. «Guardate, hanno tutti smesso di baciarsi…»

Gli altri si guardarono intorno.

«Sembrano agitati! L’umore di Cloud è cambiato!»

«Perché stiamo sussurrando?»

«Dannazione, ci avrà sentiti! Sbrigati Tifa!» bisbigliò Barret.

«Vado!»

Tifa salì le scale, cercando di non andare troppo di corsa. Arrivò davanti alla porta della sua stanza e bussò leggermente con le nocche.

«Cloooud! Posso entrare?» disse con il tono più tranquillo e conciliante che riuscì ad usare, sebbene avesse il forte desiderio di dargli una strigliata coi fiocchi. Dall’interno non rispose nessuno, anche se si sentiva il rumore di passi affrettati.

Dopo qualche secondo Tifa sentì anche il suono della finestra che si apriva e si chiudeva, cigolando. Spalancò la porta.

«Cloud…? Ma cosa…»

Lo intravide per un attimo attraverso il vetro mentre si buttava nel cortile sul retro. Rimase allibita per qualche momento, poi il rombo del motore di Fenrir la scosse. Corse di nuovo verso l’esterno, sempre più confusa e arrabbiata.

«… ragazzi! Si è buttato dal balcone sul retro!» urlò, rivolta ai compagni. Tutti la guardarono intimoriti: la furia che emanava era quasi palpabile.

«Oh, merda!»

«Dobbiamo seguirlo!»

«Ma con discrezione! Avremo più fortuna nel bloccarlo se potremo evitargli emozioni forti!» affermò Chadley.

«Discrezione?? Tu hai mai inseguito un ex-SOLDIER, cervellone?» gridò Barret, scuotendo la testa.

«Vado a prendere il furgone!» dichiarò Tifa.

«Ma se non sappiamo nemmeno dove può essere andato!» le fece notare Barret.

“Se è andato di nuovo alla chiesa, lo uccido.” pensò Tifa, sbuffando. In quel momento Meteor li raggiunse, trafelato. Saltellava senza sosta e starnazzava agitatissimo.

«Kueeeh! Kueeh! Kueeeeh!» (patrigna! temo che in un momento di debolezza io possa aver importunato una femmina! Inoltre, mi sento inspiegabilmente inquieto! Devo anche urinare!)

«Meteor… tranquillo, stai buono!» disse Tifa, tentando di calmarlo.

«Deve essere ancora sotto l’effetto dell’umore di Cloud!» constatò Chadley, guardando il pulcino con scientifico interesse. Tirò fuori il taccuino e scrisse un paio di annotazioni.

«Kueeh! Kueeeeeh!!» (per quale motivo non mi placo?! Ciò non fa che aumentare il mio disagio! Qualcuno mi cibi e mi coccoli come fa la mia genitrice!)

«Cid, prova ad accarezzarlo!» suggerì Barret.

«Ci tengo alle mie dita, cazzo! Toccalo tu!» ribatté il pilota, memore del suo primo incontro con il pulcino. Barret sbuffò, mentre Meteor correva a fare pipì su un angolo dell’edificio.

«Aspettate… Chad, hai un’altra materia immunizzante?» domandò Tifa.

«Si… ma cosa ci vuoi fare?»

«Dammela e vedrai!»

Chadley obbedì e Tifa mise la sfera in uno degli alloggiamenti dei guanti, poi si sfilò il bracciale dove aveva lasciato solo l’altra materia immunizzante. Si avvicinò al pulcino di soppiatto, poi lo prese in braccio.

«Perfetto… ora piano… su, su! Brutto antipatico… non avere paura… fatto!!» disse soddisfatta, dopo aver messo il bracciale al collo di Meteor.

«Kueh… keeeh…» (patrigna! come osate! la mia genitrice vi farà pentire di cotanto ardire!)

Tifa ignorò le sue lamentele e lo posò di nuovo a terra. Barret si grattò la testa con la mano, confuso.

«Ma siamo tutti impazziti? Perché l’hai messa al chocobo??» chiese.

«Perché Meteor sa fare un gioco… Meteor?»

«Kueeh!?» (perché mi importunate ancora??)

«… dov’è Cloud?»

 

***

 

«Piano Meteor!!» gridò Tifa, mentre il pulcino spariva dietro all’ennesimo angolo.

«Come fa… con quelle gambette… del cazzo… a correre così??» ansimò Barret, che tentava di tenere il passo con il resto del gruppo.

«Perché non abbiamo preso il furgone??» si lamentò.

«Quanto rompi! Non avremmo potuto usare il C.P.S. dal furgone!» esclamò Cid.

«Il cosa??»

«Il Chocobo Positioning System!» esclamò il pilota, fiero.

Barret decise di risparmiare il fiato per l’interminabile corsa e non rispose. Stavano seguendo Meteor ormai da svariati minuti, correndo all’impazzata verso la periferia di Edge senza la minima conferma di star andando nella direzione giusta, tranne il fiuto di un pulcino. 

«Appena ritroviamo Cloud… gli faccio... ingoiare… la spada…» ansimò Barret.

«Perché non c’è nessuno per strada?» domandò Tifa.

«Se Cloud è in ansia come temo, sono probabilmente tutti barricati dentro casa, impauriti dalla loro stessa ombra.» rispose Chadley.

«Chad… la prossima volta che hai un’idea per una merdosa materia nuova… pensaci due volte… e poi fai qualcos’altro!!» gridò Cid. Meteor rallentò l’andatura, annusando l’aria e iniziando a saltellare e a pigolare.

«Kueee! Kueeh!» (sento la dolce fragranza della mia genitrice sempre più predominante, tra gli effluvi mefitici di codesto luogo!)

«Finalmente hai rallentato, maledetto uccellaccio… ma… dove siamo?» esalò Barret, portandosi la mano al costato. Il gruppo arrivò davanti ad un grosso cancello in ferro, scrostato e arrugginito, fissato a due grosse cataste di ferraglia e macerie che fungevano da rozze colonne. Fenrir era parcheggiata accanto ad uno dei cumuli.

«Sembra… la discarica.» disse Tifa.

«Brava, da cosa l’hai capito?» chiese sarcastico Cid, mettendosi fuori portata di calcio.

«Da sempre l’ultimo rifugio degli emotivi… la discarica.» commentò Chadley, annuendo.

Delle urla agghiaccianti, provenienti dall’interno della discarica, li fecero sobbalzare.

«… ma che diamine… quanti emotivi ci saranno lì dentro??» fece il pilota, impensierito.

«Avete sentito anche voi, sembrav-oh mio dio, ma cosa…?»  esclamò Tifa, venendo interrotta da un’altra serie di urla. Meteor saltò su come se lo avesse punto un insetto e si mise a scalare le colonne di rifiuti, starnazzando.

«Kueeeeh!» (madre! accorro da voi immantinenti!)

«Meteor, aspetta!!» gridò Tifa, cercando di aprire il cancello.

«Rincorriamo un uccello da due ore, per salvare Cloud dalle sue emozioni…» commentò Cid, mettendosi a spingere insieme alla ragazza.

«Non pensavo che avrei mai sentito una frase del genere!» ammise Barret, mentre si univa a loro. In un trionfo di cigolii e stridii di metallo, la pesante porta si mosse abbastanza da permettergli di entrare.

«Non dobbiamo farci individuare!» bisbigliò Chadley.

«Facile per te, mi stanno scoppiando i polmoni! Poi questo coso è completamente arrugginito!» ribatté Barret, che ansimava pesantemente. Meteor li attendeva dall’altra parte, saltellando sul posto con impazienza.

«Kuiiiih!!» (orsù! Ho un gioco da vincere, cosa fate lì impalati!)

Lo seguirono attraverso un dedalo di stretti camminamenti tra pile di rifiuti di ogni genere, mentre le urla assordanti continuavano a rimbombare ovunque. Tifa riuscì a riacchiapparlo e a zittirlo, sorda alle sue proteste. Dopo pochissimo scorsero Cloud: era disarmato, completamente circondato da grossi ratti mannari. Erano loro a strillare in quel modo raccapricciante.

«Ecco Cloud… ma cosa cazzo sta facendo?» esclamò Cid, cercando di farsi sentire al di sopra del frastuono. Gli altri non risposero, troppo occupati a guardare quella scena con espressione allibita.

«Dobbiamo aiutarlo! È circondato!» gridò Chadley.

«No! Aspetta… quei ratti mannari non lo stanno attaccando. Nemmeno lui li sta attaccando… ma perché urlano??» esclamò Tifa, sempre più perplessa e preoccupata.

I ratti e Cloud ripetevano ciclicamente sempre le stesse movenze: loro sembravano in procinto di attaccarlo, poi lui si riparava con le braccia e urlava, poi i ratti ripetevano goffamente lo stesso gesto e urlavano a loro volta, per poi ricominciare.  

«Ritengo siano ondate consecutive di rabbia e paura… sono bloccati in un loop emotivo per colpa della sinergia con la materia estensiva! È una cosa incredibile!!» disse Chadley, con occhi sgranati, mentre metteva mano al taccuino.

«Va bene questo è troppo! Te le stai inventando sul momento!! E smettila di scrivere come se fossimo a una gita scolastica!» 

«Rimuovi la tua materia immunizzante, Barrett, se non mi credi.» replicò il cyborg, senza staccare gli occhi da quello che stava scrivendo.

«Col cavolo! E visto che hai creato tu questo casino, perché non tiri fuori anche la soluzione adesso??» ribatté l’omone.

«L’unico modo è convincerlo a togliersi la materia. Levargliela con la forza sarebbe pericoloso.» decretò il cyborg.

«Lo hai già detto.» mugugnò Barret.

«Si, pericoloso, soprattutto per noi!» commentò Cid, pensando inorridito a quella volta in cui avevano dovuto scontrarsi con Cloud. Barret non condivideva la preoccupazione:

«Facile allora! Lo abbiamo già convinto una volta!»

«Si, e poi ve l’ha rubata per rimettersela! Stavolta lo farò io!» intervenne Tifa.

«Attenta soprattutto ai ratti! Condivideranno qualsiasi emozione provi Cloud. Approccialo con estrema calma, non far trasparire emozioni negative.»

Tifa sbuffò.

«Fosse facile!! Ok… vado.»

La ragazza si affacciò da dietro il cumulo di rifiuti, cercando contemporaneamente di farsi coraggio e di chiamare a raccolta il suo autocontrollo; alla fine uscì dal nascondiglio e si avvicinò con cautela al gruppo di creature urlanti.

«Ehm… ciao Cloud!» esordì, tentando un sorriso.

Il ragazzo si girò verso di lei e trasalì. Tutti i ratti si zittirono improvvisamente.

«Tifa!!!!!» urlò, terrorizzato. Fece per dire qualcosa, ma strinse gli occhi e si portò la mano allo sterno, con una smorfia di dolore. Gli animali intorno a lui condivisero la sua espressione e iniziarono a lanciare stridii terrorizzati mentre correvano da tutte le parti. Uno di quelli che erano più vicini a Cloud crollò al suolo, privo di vita. Tifa dimenticò per un istante di essere arrabbiata con lui e si portò una mano alla bocca, allarmata.

“Oh, mio Dio! Chadley non stava esagerando!”

«… quel ratto non si muove più!» bisbigliò Barret, atterrito.

«Tifa, più calma… potrebbe essere già troppo tardi…» sussurrò Chadley, che stringeva con forza il suo taccuino.

Tifa prese un bel respiro e fece un secondo tentativo.

«Ehi… come stai… amore?» buttò fuori. I tre alle sue spalle sgranarono gli occhi.

L’espressione di Cloud si addolcì per un momento, mentre anche i ratti si calmavano, facendoli sperare in bene.

«Tifa…» bisbigliò, con tono dolce, camminando verso di lei.

“Funziona…?” pensò la ragazza, incredula.

«Tiiifaa!» disse ancora Cloud, in tono più deciso e sensuale. Lei conosceva quel tono e il modo in cui adesso la stava guardando.

“NO no no NO!!” pensò, avvampando.

Anche i ratti si stavano lentamente muovendo, convergendo su di lei.

«Tifa levati da lì!» bisbigliò Barret, levando la sicura al cannone.

«Oh, che epilogo entusiasmante!» commentò Chadley, rapito dalla scena.

“NO no no! Dannazione, Cloud!” pensò Tifa, mentre il ragazzo ormai l’aveva raggiunta a braccia aperte e con le labbra protese. 

“O forse…” pensò, lasciandolo fare. Le era appena venuta un’idea: non si sottrasse al contatto, tenendo gli occhi fissi sul bracciale di Cloud finché non scomparve dietro la sua schiena. Il ragazzo prese a baciarla con passione. 

«Ma che cazzo fa? Le sembra il momento di pomiciare!?» esclamò Barret. Cid gli diede una gomitata e bisbigliò: 

«Zitto! Guarda!» 

Tifa non aveva ricambiato l’abbraccio e con entrambe le mani stava cercando di sfilare il bracciale dal polso di Cloud. Chadley fece un piccolo salto e bisbigliò:

«Geniale! Impiega il suo impeto emotivo amplificato come diversivo per un furto!»

«Ma ti hanno programmato così o sei difettoso?»

Tifa stava per sbloccare la fibbia del bracciale, quando l’orda di ratti li assalì mugolando. L’inaspettato assalto li separò ed entrambi caddero nel fango della discarica. 

«Aaah! Ah! Lasciatemi stare!! Aaah! Che schifo!!!» strillò Tifa, cercando di rialzarsi e coprendosi il volto con le mani. Sentiva le creature avvinghiarsi a lei e si aspettava da un momento all’altro il dolore acuto dei loro denti affondati nella sua carne. Invece, sentì le loro piccole disgustose lingue scorrere sulla sua pelle.

«Tifa!» strillarono i tre, saltando fuori dal nascondiglio.

«Tifa!!! NOOO!!» urlò Cloud. I ratti ulularono, unendosi al coro di voci umane e sovrastandole, per poi spegnersi del tutto e accasciarsi sul corpo di Tifa. Il ragazzo si rialzò e corse via, sparendo tra gli ammassi di rifiuti.

Cid, Barret e Chadley corsero verso la ragazza, che giaceva sotto il mucchio di roditori.

«Tifa?? Tutto ok?» domandò Barret puntando incerto la mitragliatrice verso gli animali. La ragazza spinse via i corpi senza vita dei ratti e si rialzò, aiutata da Cid.

«Che cosa… non capisco, sono…? E non sei ferita?»

«Non mi hanno morso… mi… si strusciavano e… mi stavano leccando… mi sento sporca! Che schifo!!» gridò Tifa, cercando invano di pulirsi.

«Kueh! Kueh!» (patrigna, il vostro olezzo mi vellica le narici!)

«Ma cosa gli è successo?» chiese Barret, guardando gli animali stecchiti.

«Sono… morti. Una overdose di emozioni troppo complesse per il loro encefalo, ma non so dire esattamente quali.» rispose Chadley, voltando uno degli animali usando la penna. 

«Avevano gli occhi pieni di… oddio, non voglio sognarmeli stanotte! È stato orribile, mi sono sentita violata! Poi di botto mi hanno lasciata stare…» continuò Tifa, che sembrava sull'orlo delle lacrime.

«Il ciuffo biondo è scappato, ovviamente!» sbuffò Barret.

«Secondo me si è cagato sotto!» commentò Cid. Chadley annuì gravemente:

«Colorito, ma potenzialmente giusto… oppure si è vergognato della sua stessa reazione iniziale. Non dimentichiamo che non ha perso coscienza di sé.»

«Gliela farò perdere io appena riusciremo a prenderlo!» ringhiò Tifa. «Che schifo… quei ratti…»

«Tifa, ti prego, cerca di riprenderti. Ormai sono sicuro che solo tu puoi salvare Cloud.» disse Chadley, tentando di farla tornare in sé.

«Ma poi perché ha esteso quella maledetta materia??» chiese Barret, scuotendo la testa.

«Probabilmente si è solo sbagliato: non è mai stato attento a quali alloggiamenti usa.» dichiarò Tifa, che si stava pulendo il volto con un fazzoletto. «Più che altro...» riprese, voltandosi verso Chadley «... perché gliel’hai data?»

«... il mio intento era di essergli d’ausilio.» mormorò il cyborg, chinando la testa.

«E perché lui l’ha presa?!?» gridò Tifa, fuori di sé. «Perché ha fatto una cosa così stupida?»

«A sua difesa, era preoccupato. Sai, dopo quello che è successo…» intervenne Barret.

«Successo? Quando, dove?!» chiese lei, confusa.

«Ma si… con i doppelganger, le trasformazioni…»

«Con la paura di essere mollato…» aggiunse Cid.

Tifa in un primo momento rimase interdetta dalle parole dei due uomini, ma in breve realizzò cosa stavano implicando.

«Io non ho mai minacciato Cloud di lasciarlo.» disse, scandendo molto lentamente le parole e guardandoli con occhi fiammeggianti. I due uomini realizzarono il loro errore troppo tardi e provarono a mormorare qualcosa:

«Ehm… sai...»

«Noi… credevamo…»

Tifa esplose:

«Non mi interessa cosa credevate!! Adesso ditemi per filo e per segno cosa gli avete detto!!»

I due uomini capitolarono e raccontarono dei loro discorsi con Cloud. Non bastò a placare la furia di Tifa:

«Mi state dicendo che gli avete riempito la testa di stupidaggini?!? Non gli ho mai parlato di lasciarlo!! Ero arrabbiata, è vero, ma ne avevo tutto il diritto! E comunque voi non dovevate presupporre niente!!! Lo avete spinto a fare questa cretinata!»

«Nessuno gli ha detto di mettersi quella cosa!» provò a difendersi Barret.

«E comunque, sembravi molto arrabbiata dopo la faccenda dei doppelganger…» gli fece eco Cid.

«Lo ero!! Ma mi sarebbe passata! Avevamo anche chiarito, mi serviva solo del tempo per digerire la cosa! Prima di quell’incidente le cose stavano andando bene!!»

«Bene…?»

«Chiarito…?»

«Si! Per quanto strano vi possa sembrare, io e Cloud usciamo insieme!! Mi fa dei regali, è carino con me e io sono assolutamente felice di stare insieme a lui!!!» continuò a urlare la ragazza.

«Appari tutt’altro che gioiosa in questo frangente.» commentò Chadley. Tifa si girò verso di lui, gli strappò dalle mani il suo taccuino e lo gettò in mezzo ai rifiuti.

«Ne ho anche per te, inventore da strapazzo!! Non fare mai più esperimenti con il mio ragazzo!!!»

Il cyborg non si scompose più di tanto e rispose:

«Non puoi negare però, che la vostra relazione abbia beneficiato della materia. Da quanto hai detto precedentemente, è stata indispensabile per farvi compiere un notevole passo in avanti dal punto di vista dell’intimità.»

«Che cosa stai dicendo??» strillò la ragazza.

«Non avete avuto il vostro primo coito ieri notte?»

Tifa ammutolì per un istante, sgranando gli occhi e arrossendo.

«Ma cosa avete nel cervello?? Non sono fatti vostri, e comunque non era il primo!!!» urlò fuori di sé, il volto paonazzo. Chadley le chiese:

«Interessante… in questo momento il rossore sul tuo volto è causato principalmente da rabbia, imbarazzo o da entrambi?»

Tifa di tutta risposta gli strappò la penna e la lanciò a fare compagnia al taccuino. Barret e Cid continuavano a guardarla attoniti. Chadley annuì pensosamente e annunciò:

«... propendo per la rabbia.» 

«Non posso crederci…»  mormorò Barret. 

«Si, avete fatto un’enorme cazzata!! E la materia ha causato soltanto guai!!» gridò Tifa.

«Ha capito da solo che non gli serve soltanto per pisciare...» disse Cid, senza ascoltarla.

«Si!! Io e Cloud facciamo SESSO!! Ma non sono affari vostri!!!» strillò la ragazza, iniziando a camminare in giro per cercare di sbollire e tirando calci ai cadaveri dei ratti. Meteor la seguì preoccupato, pigolando.

«Kueeh?» (patrigna, colgo un certo disagio nei vostri modi, cosa vi affligge?)

I tre si guardarono, incerti sul da farsi.

«Non l’ho mai vista così…» sussurrò Cid.

«Nemmeno io. Dobbiamo fare qualcosa.» rispose Barret, sussurrando a sua volta. Chadley commentò, con sguardo grave:

«Non credete di aver agito già abbastanza?»

«No, ora dobbiamo rifarci.»

«Glielo dobbiamo, ad entrambi. E comunque, pure tu potevi farla meglio quella cazzo di materia!» 

«Ok! Pausa finita! Dobbiamo salvare Cloud, al più presto!» dichiarò Barret, ad alta voce, iniziando a correre nella direzione che aveva preso Cloud. Tifa si fermò e lo guardò.

«Si, ma come cazzo possiamo fare? Chissà in che buco si sarà rintanato!» disse Cid, seguendolo.

Barret si fermò di scatto. Il pilota sbatté contro la sua schiena, imprecando a denti stretti.

«Perché cazzo ti sei fermato??»

«… giusto! Intrappoliamolo da qualche parte, così se le buone non funzionano possiamo stenderlo!» disse l’omone, con espressione trionfante, ricominciando subito dopo a correre.

«Interessante, ma come possiamo attirarlo in un posto simile?» si intromise Chadley, correndo insieme a lui. Meteor iniziò a seguirli a sua volta, ma si fermò quasi subito vedendo che Tifa non si era mossa. Trotterellò verso di lei e le mordicchiò gentilmente una mano.

«Kueeeh kueeh?» (patrigna, non accorrete in soccorso della mia genitrice?)

La ragazza sospirò e si asciugò gli occhi, incrociando quelli azzurri di Meteor che la fissavano, interrogativi. Gli accarezzò la testa e si affrettò a raggiungere gli altri, col pulcino che la seguiva tutto contento.

 

***

 

Il gruppo cercò Cloud per svariati minuti, scovandolo infine raggomitolato su se stesso in mezzo a dei rottami. Si lamentava in continuazione a bassa voce, dondolandosi avanti e indietro.

Tifa tappò il becco a Meteor, che stava per lanciarsi verso il suo amato padrone, e si ritirò più lontano insieme agli altri.

«Se lo disturbiamo adesso, scapperà di nuovo. Dobbiamo attirarlo senza farci notare.»

«Quella piccola caverna che abbiamo visto nel fianco di quella collina dovrebbe andare.»

«Si, ma come facciamo?»

«Impieghiamo un qualcosa che lo attragga.» propose Chadley.

«Si dice “esca”, cazzo!!»

«L’idea è buona però… qualcosa a cui non sappia resistere…»

Tutti gli sguardi si spostarono verso Tifa.

«No. È emotivo, mica stupido! Pensate che se mi sdraiassi nella caverna correrebbe da me, dopo quello che è successo??» ribatté la ragazza, seccata.

«Io stavo pensando al chocobo.» mormorò Cid. Tifa lo fulminò con lo sguardo.

«Dai! Proviamo davvero col pennuto! Il ciuffo lo adora!» insistette il pilota.

«E come farebbe a convincerlo a togliersi la materia?» intervenne Barret. «E comunque, come ha già detto Tifa, capirebbe che è una trappola!»

«... le materie…» disse all’improvviso Tifa, illuminandosi.  

«Cosa?» fece Barret, spiazzato.

«Le materie!» ripeté la ragazza. «So cosa dobbiamo fare!»

 

Qualche momento dopo...

«Accettate critiche costruttive?» disse Cid.

«… si. Credo.» fece Chadley.

«Questo piano è un stronzata clamorosa! Non fregheresti mai nemmeno un bambino con un trucco così idiota!»

«Cosa vuoi fare allora? Stanarlo col fumo?» disse sarcastico Barret.

«… potrebbe avere esito positivo…» considerò Chadley.

«Vi proibisco di dare fuoco al mio ragazzo!» esclamò immediatamente Tifa.

«Sei stata molestata da un cazzo di branco di ratti merdosi per colpa sua, sei sicura che sia ancora il tuo ragazzo?» le fece notare il pilota.

«Non. Me. Lo. Ricordare!! Ho bisogno di lavarmi!» gemette la ragazza.

«Kueeeh…» (vorrei solo riabbracciare la mia genitrice…)

Tifa guardò la scia di materie che si allungava da dov’erano fino all’interno della caverna. Erano riusciti a metterne insieme un bel numero, tra quelle di Chadley e tutte quelle che avevano, tranne quelle immunizzanti. Erano pronti ad attirare l’attenzione di Cloud, che non si era mosso da dov’era.

“Spero tanto che funzioni…” pensò sconfortata.

«Ripeto che siete degli idioti! Avrebbe funzionato se avessimo dovuto catturare Yuffie! Questa è la cazzata più grossa che abbia mai…»

«Lo conosco bene! È fissato con le materie almeno quanto lei. Ora tutti in posizione!» sbottò Tifa.

Gli altri scattarono immediatamente, abbandonando ogni resistenza.

“Wow… devo arrabbiarmi più spesso.”

Con l’ultima materia in mano, si avvicinò il più possibile a Cloud, seguendo la scia di sfere; calibrò con attenzione il lancio, sperando di attirare la sua attenzione senza farlo morire di paura. Non potè rimanere dov’era a guardare il risultato: corse immediatamente a nascondersi, incrociando le dita.

La sfera rotolò nel fango fino ad entrare nel campo visivo di Cloud, che cacciò un urlo. Dopodiché, Tifa lo sentì chiaramente dire:

«Materie?»

“Si!” pensò lei, trionfante. 

«Ehi Barret.» sussurrò Cid.

«Che c’è?»

«Ma tu ci credi che Tifa e Cloud…» disse il pilota, lasciando in sospeso la frase.

«... no.»

«Come mai siete così sorpresi? Gli istinti naturali…» si intromise Chadley.

«Cloud non ha istinti naturali, lui…»

«Sshh! Eccolo che arriva!»

I tre si affacciarono da piccoli spiragli nel mucchio di rifiuti che li nascondeva e videro Cloud, intento a raccogliere una materia dopo l’altra, ridendo. Li superò saltellando, continuando a raccogliere le sfere da terra, dirigendosi verso la caverna.

«… non-ci-credo. Le sta prendendo.» sussurrò Cid, sferrando un pugno all’aria per la frustrazione.

Tifa e Meteor li raggiunsero.

«Sta funzionando! Pronti con il piano! E fate silenzio!» disse la ragazza. Tutti insieme uscirono circospetti dal loro nascondiglio: Cloud stava entrando nella caverna proprio in quel momento.

«Tifa, ricordati il segnale se le cose si mettono male!»

«Sono già abbastanza nervosa, Barrett.»

«Forza, andiamo!»

«Vai ragazza, salva il tuo ciuffo, così poi possiamo pestarlo.»

 

***

 

«Materie… eccone un’altra… materie…» disse allegramente Cloud.

«Cloud…» disse Tifa, più dolcemente che poté. Cloud si voltò di scatto, lasciando cadere le materie che generarono una cacofonia di tintinnii. Temendo che potesse spaventarsi di nuovo, la ragazza si affrettò a parlare.

«Stai tranquillo, non sono arrabbiata.» mentì spudoratamente.

«Tifa… davvero? Davvero??» chiese speranzoso.

Lei annuì, ma continuò a parlare, molto lentamente e con tono pacato:

«Non sono arrabbiata, ma Cloud… cosa hai combinato?»

«Tifa… volevo… emozioni… non controllo…» rispose il ragazzo, tremando e inciampando sulle parole. Tifa ebbe un tuffo al cuore a vedere com’era ridotto, ma si fece forza e continuò a seguire il piano:

«Lo vedo. Quindi sai cosa dovresti fare, dovresti togliere la…»

«No!! No! NOOO!!!» strillò immediatamente lui, coprendosi il volto con le mani e facendola sobbalzare.

«Cloud, calmati! Non voglio farti la predica!» sussurrò lei, alzando le mani. Cloud indietreggiò, velocemente, fino ad arrivare con le spalle alla parete della caverna. Sgranò gli occhi e si guardò intorno, impaurito. A Tifa ricordò un animale in trappola.

«Nooo! Voglio… piacerti… devo…» disse, iniziando ad ansimare.

«Credo che stia per avere un attacco di panico! Tifa sbrigati!» disse Barret, allarmato.

«Ma Cloud…» disse Tifa.

«Devo… piacerti!!!! Devo piacerti, devo piacerti, devo devo devo…!!» ripeté ossessivamente  Cloud, a voce sempre più alta, prendendosi la testa tra le mani.

«Tu mi piaci!» esclamò Tifa con decisione.

«Voglio… te… voglio, devo…» sussurrò il ragazzo. Tifa azzardò un passo in avanti e disse:

«Ma Cloud! Anche io voglio te, non lo vedi?»

Il ragazzo alzò il capo per guardarla, incerto. Si mise ad accarezzare compulsivamente la materia indaco nella sua polsiera.

«… devo… devo…»

«Voglio te, non un’altro Cloud.» lo interruppe Tifa, avvicinandosi ancora. Cloud iniziò di colpo a singhiozzare:

«Non… perderti… non posso, non posso, non posso... non posso!»

«Cloud!!!» disse Tifa con tono supplichevole.

«Tu mi piaci così! Ti… ti amo così! Non hai bisogno di essere un’altra persona!»

«… adesso sbratto…» borbottò Cid.

«Zitto idiota! Forse funziona.» lo rimbrottò Barret

«Non ti serve quella materia!» gridò Tifa, facendo un altro passo verso di lui. Cloud non diede segno di voler fuggire e mormorò:

«… Tifa…» 

«Abbi fiducia in quello che ti dico! Voglio te! Senza materie, senza nient’altro! Toglila e tutto andrà bene. Ti prego!»

Lui non rispose, continuando a guardarla. Sembrava combattuto tra il bisogno di fuggire e la voglia di rimanere. Tifa lo interpretò come un buon segno e si avvicinò ancora di più, guardando il ragazzo fisso negli occhi. 

«Voglio te!» disse con tutta la decisione che riuscì a infondere in quelle parole.

«… Tifa.»

Lei avanzò ancora.

«Amo te!!» 

«Tifa… io…»

«… Cloud… ti prego.»

Molto lentamente, come se una forza invisibile cercasse di trattenerlo, il ragazzo portò la mano alla sua polsiera e, mentre sfilava la materia dal suo alloggiamento, disse:

«Anche io… ti amo!»

A quelle parole gli altri tre fecero irruzione nella caverna, veloci come fulmini, seguiti da Meteor.

«L’HA TOLTA! Presto, prendetelo!» gridò Cid!

Barret gli piombò addosso, immobilizzandolo e gridando:

«Levagliela! Levagliela!»

«Presa!» esclamò Cid, strappando la sfera di mano a Cloud. Meteor si lanciò addosso a Barret, starnazzando come un ossesso.

«Kuee! KUEEH!» (non osate torcere una piuma alla mia genitrice, manigoldi!)

«Lasciami stare uccellaccio, lo sto salvando!» gridò l’omone, cercando di evitare le beccate del pulcino dirette alla sua faccia. Finì per abbandonare Cloud, che comunque non stava opponendo resistenza e sembrava svuotato di ogni energia. Meteor ne approfittò per gettarsi su di lui, pigolando di felicità.

Cid guardava con orrore la materia che aveva in mano, come se fosse contagiosa. La ficcò subito in mano a Chadley.

«Tieni i tuoi fottuti dati! E riprenditi anche tutte queste altre cazzo di materie! Quante ne hai fatte così utili? Questa cosa fa, mi trasforma le mani in due eliche, così se mi sbaglio quando vado a pisciare mi faccio il cazzo a rondelle?» strillò, raccogliendo una delle sfere che erano a terra.

«Cid, calmati! Ha funzionato!» intervenne Tifa, che in quel momento sembrò ridestarsi.

«Questa invece che fa?? Prima mi fa spuntare le piume sul culo, poi in tre giorni inizierò a fare le uova e vorrò ingropparmi il pennuto??» urlò ancora il pilota, con una seconda materia in mano.

«Cid!!» strillò ancora Tifa, esasperata. 

«… che c’è??» rispose lui, sbuffando come un toro.

«Calmati adesso. Anche io sono contenta che sia finita.»

«Kueeeh! Kuiiih!» (Oh, madre! il mio cuore straborda di gioia nel sapervi al sicuro da codesti masnadieri lestofanti!)

«Qualcuno deve scusarsi!» dichiarò Barret, con tono severo e le braccia conserte. 

«Siete nel giusto. Sono stato irresponsabile a non considerare tutte le probabili conseguenze. Sono mortificato di avervi posti in pericolo.»

«Non dicevamo a te, Chad!»

«Parla per te, io ho apprezzato, anche se non ho capito tutto!» ribattè Cid, che cercava di prepararsi una sigaretta.

«… scusatemi. Ho… fatto un casino.» parlò finalmente Cloud, mortificato.

«Un enorme casino del cazzo!! Hai rischiato di morire tu e di portarti chissà quanti altri in una merdosissima tomba! Senza contare chissà quanti bambini saranno stati concepiti mentre ti sollazzavi prima!!» berciò il pilota.

«Di cosa stai parlando…?» chiese Cloud, confuso.

«Io ho solo voglia di tornare al bar, farmi una doccia e dimenticarmi di questa storia.» disse Tifa, sospirando e facendo calare il silenzio. Si sentiva sporca e stanca. Cloud non riusciva a guardarla negli occhi. 

«Tifa… mi dispiace…» fu tutto quello che riuscì a dire. Lei gli lanciò un’occhiata tagliente.

«Pensa a me! Ti ci è voluta una materia per dire che mi ami.»

 

***

 

Era passato un giorno da quando la materia emotiva era tornata nelle mani di Chadley. Lui, Cid e Barret si erano affrettati a tornare ai loro affari, lasciando Cloud solo con il peso di quello che aveva fatto. Un giorno che il ragazzo aveva trascorso a girare silenzioso per casa, passando di stanza in stanza in punta di piedi, incapace di andare a chiarire le cose con Tifa, che si era chiusa in un nero, gelido silenzio. Meteor andava dall’uno all’altra come una pallina da ping-pong, senza capire come mai i suoi genitori fossero così tristi e distanti.

Verso sera Cloud cominciò a sentire i soliti rumori dell’attività del bar. Era disteso ormai da parecchio sul letto, con mille pensieri che gli attraversavano la mente, ma senza la forza di dar loro voce. Il senso di colpa per tutto quello che era successo non era niente in confronto a quanto si sentiva colpevole per aver mentito a Tifa.

“Cosa mi è venuto in mente?” si chiese, sentendosi sempre più stupido ogni volta che ripensava alla sua decisione di provare la materia. Aveva pensato di provare la via più facile per risolvere le cose, la via che non gli richiedeva di fare i conti con il passato, con i suoi problemi; lui avrebbe solamente dovuto attendere che tutto si sistemasse magicamente. Ma il ghiaccio si era rotto sotto i suoi piedi e l’acqua gelida lo stava soffocando. Sapeva che rimanere fermo sarebbe stato fatale, eppure non riusciva a muoversi.

La suoneria del cellulare lo fece sobbalzare, sottraendolo ai suoi pensieri: era un messaggio di Andrea.

-Ape regina a biondo. Mi ricevi?-

Cloud sbuffò. Non aveva voglia, né la forza di confidarsi.

-Ciao Andrea-

-Percepisco freddezza. Sei tornato davvero normale!! Sono contento.-

-Contento?-

-Sei tornato il solito musone, adorabile, molestabile Cloud di sempre. Certo che sono contento!-

Cloud rimase a fissare lo schermo, come paralizzato. Arrivò un altro messaggio:

-Perché sei tu, vero? Non te la sei rimessa quella robaccia addosso?-

Cloud si alzò dal letto, con la stessa paura di prima ma con una nuova decisione. Rispose frettolosamente di no ad Andrea, poi buttò il telefono sul letto e si diresse al piano di sotto.

Il bar era già abbastanza frequentato e Tifa si affaccendava come al solito, ma i sorrisi di circostanza che rivolgeva alle persone erano ancora più tirati del solito.

Quando lo vide sgranò gli occhi, ma cercò di fare finta di niente e continuò a preparare i drink. Lui non disse una parola, ma prese il bloc notes e la penna che lei aveva lasciato sul bancone e si diresse verso un tavolo che stava facendo segno di voler ordinare qualcosa.

Tifa si accorse della cosa solo quando lui le portò un foglietto, su cui c’era scritta l’ordinazione; alzò gli occhi dal bicchiere che stava finendo di decorare e le sfuggì un “oh!”.

Rimase a bocca aperta nel vederlo tuffarsi di nuovo fra i tavoli, stavolta verso un tavolino con una coppietta. Conosceva quella coppia e sapeva cosa stava per succedere.

Infatti vide Cloud diventare sempre più paonazzo, per poi tornare di fretta verso il bancone, lasciare il foglio con l’ordinazione e poi entrare a lavare i bicchieri.

«Grazie…» mormorò lei, stupita ma decisa a non darlo troppo a vedere.

«Non c’è di che. Quei due però…»

Tifa sapeva cosa stava per dire e non riuscì a trattenere un sorriso malvagio.

«Si…?»

«Quei due… mi hanno proposto…»

«Cosa?» chiese ancora lei, con aria innocente.

«... una cosa a tre.»

«Cooome? Non ci posso credere, che sfacciati!» commentò lei con finto stupore e mettendosi una mano davanti alla bocca.

«Si.» disse lui, senza smettere di arrossire.

«E cosa hai risposto?» lo incalzò.

Cloud rimase spiazzato dalla domanda, diventando ancora più paonazzo.

«Come… come cosa ho risposto… ho detto di no!»

Tifa non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, sotto lo sguardo confuso del ragazzo.

«Vengono qui quasi tutte le sere, e ogni sera mi propongono una cosa a tre. Non credo facciano sul serio. Se fosse così, dovrei offendermi visto che l’hanno proposto anche a te.» disse, prendendo il vassoio e andando a servire.

 

***

 

Svariate ore dopo, Tifa iniziò a comunicare a tutti che il locale stava chiudendo. Sorda ai mugugni di vari avventori, uno ad uno li fece alzare e iniziò a pulire i tavoli.

Cloud aveva la schiena a pezzi e tanti bicchieri ancora da lavare e asciugare, ma lasciò il bancone e si avvicinò alla ragazza.

«… Tifa.»

«Cloud.» disse lei, con tono piatto.

«Io...»

«Ragazzi, ho detto che si chiude! Tutti fuori!» esclamò Tifa, rivolta a due clienti che indugiavano vicino all’ingresso. Dopo essersi assicurata che fossero davvero usciti, chiuse a chiave il locale e si rimise a pulire.

«Io…» riprovò il ragazzo.

«Si…?» rispose lei, senza smettere di passare lo straccio su un tavolo. Cloud fece un bel respiro e riuscì finalmente a dire:

«Io… devo parlarti.»

«Ah, si? Che c’è, l’hai rimessa?» domandò lei, sarcastica, continuando le pulizie.

«… no.» 

«Come ti è venuto in mente di metterti quella roba?» domandò Tifa, mollando lo straccio sul tavolo e girandosi a guardarlo, gli occhi rossi che sembravano ardere.

«Mi era… solo sembrata una buona idea.»

«Non è una buona idea fare finta di essere qualcun altro, credevo lo avessi capito. Mi hai mentito! Mi hai presa in giro, te ne rendi conto?!»

«Ma… l’ho fatto per…»

«Non dire che lo hai fatto per me!! Non ha senso!»

«Però è vero… e le emozioni…»

«Si, va bene, ma anche se fossero state tutte tue, ciò non toglie che tu abbia mentito! Hai rischiato seriamente di morire e di fare male a un sacco di persone!!»

Cloud sentì la sua determinazione iniziale vacillare, ma cercò di tenere duro.

«E non credo che tu lo abbia fatto per me. Lo hai fatto per te stesso, vero? Va bene volersi sentire meglio, ma non ci sono scorciatoie di questo tipo nella vita, Cloud. Se ci sentiamo insoddisfatti di qualcosa, bisogna sforzarsi di cambiarlo.» continuò Tifa.

Cloud cercava di ricordare cosa volesse dirle, ma ogni cosa che aveva pensato sembrava ormai volatilizzata.

«Meno male che dovevi parlarmi.» constatò la ragazza, con tono pungente. Lui guardò speranzoso verso il bancone, sentendo la mancanza di una bella bevuta.

«Tifa… ehm, io…»

«No no, niente alcolici per te. Parlerai senza aiuto.» lo anticipò lei. Incrociò le braccia e lo squadrò da capo a piedi, in attesa, ma con poche aspettative: aveva vissuto quella situazione già altre volte, e non si azzardava a sperare in un epilogo diverso. 

“Parlerai, brutto idiota?”

“Parlerai, brutto idiota!”

«… ok. Parlerò.»

«Ascolto.» disse lei, con tono di sfida. 

«La verità è… che io… ho paura di perderti. Ogni giorno.» confessò il ragazzo.

Tifa sgranò gli occhi, ma non disse nulla.

«Non mi sento bene a pensare questa cosa, non voglio pensarla! Ma mi tormenta… e mi sembra che ogni mio sforzo per non perderti alla fine ti allontani da me.»

«Cloud…»

«Fammi finire… so che ho sbagliato. Pensavo di poter imparare da quella materia, usarla come si usano le altre e mettere a posto le cose prima che fosse troppo tardi. Invece mi stava… mi stava assorbendo. Non avevo il controllo e… volevo essere migliore di prima. Ma volevo esserlo per te.»

«Cloud… tu non hai bisogno di essere migliore! E fino a quando ti sei messo quella materia, nulla mi stava allontanando da te. Le cose andavano bene, facevi progressi.»

«Davvero?» domandò lui, sorpreso.

«Si! Certo, hai commesso degli errori, e rimane sempre il fatto che devo indovinare cosa pensi, specie quando le cose non vanno o quando hai un problema… certe volte penso che mi nasconderesti persino una malattia grave!»

Cloud rimase in silenzio. C’era un tarlo che lo rodeva dall’interno: trovò la forza di tirarlo fuori e chiese:

«Quindi… ti piacevo di più, quando la portavo.»

La ragazza non rispose subito, abbassando lo sguardo. 

«Tifa?»

«… si e no. Mi dicevi tutto quello che pensavi, non nascondevi le emozioni, sembravi a tuo agio. C’erano lati positivi, lo ammetto… mi dispiace di non aver visto subito che qualcosa non andava. Mi sono fatta accecare dal fatto che improvvisamente sembrava che avessi risolto i tuoi problemi.»

«Ero a mio agio, specie all’inizio. Io mi sentivo meglio, mi sentivo… adeguato.»

«Come… adeguato?»

Cloud prese un bel respiro, raccogliendo tutto il suo coraggio.

«Dopo Meteor… tutto quello che desideravo era iniziare una nuova vita, una vita normale; una cosa in cui non ero mai riuscito prima.» disse tristemente.

«E non è quello che abbiamo?» chiese lei.

«Non so se esisterà mai per noi la normalità.» le confessò Cloud, strappandole una risatina.

«Il punto è...» riprese, tornando serio, «… mentre vedevo Barret, Cid e te, andare avanti… io mi sentivo… mi sento come se fossi rimasto indietro, inadeguato a questa… vita normale.»

Tifa rimase in silenzio.

«Ci ho provato, con tutto me stesso, ma ogni errore, ogni sbaglio era come una conferma che forse non sono adatto a questa vita con te… forse per quanto ci provi, non sono la persona che ti meriti.» 

Vide una lacrima scenderle lungo la guancia, ma non si fermò.

«Forse l’ho fatto davvero per me stesso, per… diventare quello che ti meriti e per non farti andare via da me. Non… non voglio perderti. E mi dispiace, davvero. Mi sento un idiota per averti messa in pericolo. E per averti mentito.»

Tifa ormai piangeva senza ritegno, guardandolo fisso come se lo vedesse solo in quel momento, per la prima volta. Cloud, dal canto suo, aveva la nausea e gli girava la testa. Era come se quella confessione lo avesse prosciugato, ed ora, senza più la forza per dire altro, attendeva soltanto la condanna della ragazza di fronte a lui.

Tifa si asciugò le lacrime, prima di parlare.

«Cloud… mi dispiace se ti ho fatto credere che qualcosa mi stesse allontanando da te, o che dovessi diventare qualcun altro per rimanere insieme a me. Lo vedo quanto ti stai sforzando… anche per me a volte questa vita diversa da prima sembra strana. Però è la vita che volevo, insieme a te. Anche se non è sempre andato tutto bene, io non vado da nessuna parte.»

Cloud trasalì.

«… sul serio?» sussurrò, guardandola incredulo.

Lei sorrise, singhiozzando per un attimo.

«Cloud Strife, ti sembra che io cambi idea facilmente? Tu vai bene così come sei e sei “adeguato”, per me.»

Cloud non riusciva a credere alle proprie orecchie e continuava a fissarla a bocca aperta, con la mente attraversata da milioni di pensieri ed emozioni ma incapace di esternarne anche soltanto uno a parole.

«Non stavo mentendo, alla discarica.» continuò Tifa.

«È te che ho scelto, è te che voglio, è te che amo.»

Guardò il ragazzo, che sembrava paralizzato.

«Cloud? Tutto bene?» 

«… ti amo.» disse finalmente il ragazzo, con voce acuta.

Tifa si portò entrambe le mani alla bocca e spalancò gli occhi.

«… Tifa?» chiese lui, preoccupato.

«Po-potresti dirlo di nuovo?» balbettò lei, mentre le lacrime ricominciavano a scenderle lungo il viso.

«… ti… ti amo. E guarda… nessuna… non ho niente che… » disse lui, sollevando immediatamente il braccio per mostrarle la polsiera vuota. Tifa gli si lanciò addosso, stringendolo in un abbraccio.

«Ahia, ahi!» esclamò Cloud. Tifa ignorò le sue lamentele e le silenziò baciandolo appassionatamente. Cloud rimase spiazzato, ma il disagio durò solo un istante e rispose al bacio. Una volta separati, lei continuò a stringerlo e lo prese in giro dicendogli:

«Quante storie per un abbraccio! Eri sulla strada per una apocalisse… direi che ti è andata meglio!»

 

EPILOGO

«Ciaoooo Tifa!»

«Cloud… amore mio…»

«Sai Tifa? Ho provato una nuova materia che mi ha dato Chadleeeey…»

«COSA?!»

«Si… si chiama materia attraente. Mi trovi attraente?»

«Si, ma…»

«Anche io ti trovo attraente, ciuffo biondo! Guarda che muscoli che ho!»

«Ooooh, grande e muscoloso uomo, porta me e la mia grande spada via con te!!»

«Si, cazzo! Salite sulla mia nave! Andiamo!»

«Come?!? Cid, Cloud, Barret, dove andateeee??»

«Addio Tifa, è troppo forte questa materia!! Andiamo a sposarci a Midgar!»

«E io officerò la cerimonia con terminologie desuete!»

«Chadley io ti ammazzooooo…»

«E avremo tanti ratti ballerini come damigelle! Guarda come leccano tuttiiii...»

«Ahn… ahn… aaaaah!!»

«… ahi! Tifa, che c’è??»

«Un… incubo! Mi hai tradita in un incubo!»

«Cosa… ma che… non ha senso! Mi hai dato un pugno!»

«Ti sta bene! Ora abbracciami… ciuffo.»



 

Note degli autori (si, perché siamo due, ma solo io ho l’account)

Questo era il capitolo finale delle (dis)avventure di Cloud e Tifa (soprattutto di quel poveraccio di Cloud). Speriamo vi sia piaciuto. 

Questa piccola nota è per avvertirvi che la storia principale è conclusa e non ci saranno altri “scossoni”. Tuttavia ci saranno dei capitoli bonus, a scopo puramente goliardico, volti solo a divertirvi tanto quanto son serviti a divertire e a far sfogare noi; perché, diciamocelo ragazzi, è dura tenere IC un personaggio del cazzo complesso, come Cloud Strife.

Detto questo, speriamo che la storia vi sia piaciuta e di rivedervi al prossimo aggiornamento.

 

Bacibaci

 

Denna

 
  
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