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Autore: vanessie    06/04/2021    0 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

Capitolo 36

“Romanzo”

 

 

POV Matt

Ero con Michael e Daniel ai controlli di sicurezza dell’aeroporto di Dublino. Era giovedì santo, il giovedì prima di Pasqua ed erano le dieci del mattino, ora irlandese. Per loro era la prima volta nella mia terra, ero felice che conoscessero la mia famiglia, ero felice che per darmi sostegno mi avessero accompagnato. Avrebbero dormito a casa mia per una notte, mamma aveva preparato loro il divano letto, poi sarebbero partiti per Londra, dove avrebbero fatto dei giorni di vacanza, riprendendomi a Dublino il martedì successivo. Jennifer era venuta a prenderci quella mattina. Si presentarono e quando giungemmo a casa lei rimase a fare quattro chiacchiere. Pranzammo tutti insieme, poi Jen si congedò, aveva chiesto delle ore di permesso dal lavoro per venire a prenderci, ma alle 15 doveva rientrare. Ci rilassammo un po’, facemmo delle risate in camera mia perché ci prendemmo per il culo, com’eravamo solti fare. “Ma allora sei sicuro che stasera lei sarà alla biblioteca?” chiese Mickey “Sì, me lo ha detto un’amica” risposi “E ti sei preparato qualcosa da dire?” intervenne Dan “Sì…all’incirca” “Abbiamo detto che glielo dirai davanti a tutti, non scordarlo” chiarì Michael “Ma veramente preferirei in privato” risposi “Oh no. A lei serve qualcosa di plateale per lasciarti parlare senza interromperti, altrimenti rischi che anche stavolta non voglia ascoltarti” precisò Daniel “E poi tu l’hai fatta grossa, amico. Chiederle scusa davanti a tante persone, alcune delle quali potrebbero anche conoscervi, sarà un modo per far sapere a tutti che la ami e alle ragazze piace quando un uomo ha i coglioni di ammetterlo senza problemi!” esclamò Michael. Annuii, sì forse avevano ragione. Mi imbarazzava tantissimo farlo in pubblico, perchè ero un tipo riservato, non andavo a raccontare in giro i miei fatti, però il loro ragionamento filava. Mamma e papà rientrarono verso le 18. Presentazioni, qualche chiacchiera, poi uscimmo a cena insieme a loro. Parlarono con papà di Stati Uniti, era la loro patria, sebbene mio padre ormai avesse vissuto più a Dublino che negli States. Anch’io mi sentivo legato agli Stati Uniti, metà del mio corredo genetico proveniva da lì, inoltre erano casa mia da ormai 8 anni, ero diventato grande in quel luogo, lì avevo intrapreso il mio percorso verso il futuro lavorativo che sognavo. Tuttavia ero nato a Dublino e ci ero rimasto fino ai 18 anni, per cui consideravo l’Irlanda la mia nazione ed ero fiero di rispondere che ero irlandese se qualcuno me lo chiedeva. Rimasi stupito quando elogiarono le mie competenze culinarie davanti a mamma. Lei mi aveva insegnato a cucinare, molte ricette che sapevo fare erano sue. Michael le chiese scusa per avermi sciupato il sopracciglio, mia madre si mise a ridere “Ohhhh io l’avevo fatto carino e intelligente, era anche educato, se poi fa delle sciocchezze sono contenta di sapere che ha degli amici in grado di rimetterlo al suo posto. Non devi scusarti, Matt mi ha spiegato perché è successo, al posto tuo altro che pugno gli avrei dato” rispose. I miei ci lasciarono verso le 20.30, restai a bere una birra con i miei amici. “Carina tua madre, ti ha proprio difeso” mi prese in giro Daniel.

 

cap-36

 

“Mi sono beccato già tre ceffoni da lei quando sono tornato per lo Spring break, è già tanto se adesso non me ne ha reso uno per la mia frase maleducata verso Michael” risposi divertito. “Sai che è il momento, vero?” mi chiese Mickey, alludendo al fatto che alle 21.15 cominciava l’incontro letterario in biblioteca. Annuii, finimmo le birre e ci incamminammo, distava solo pochi minuti a piedi. “Fa un freddo allucinante” affermò Dan “Sì, è vero, non ricordavo che aprile fosse così umido e freddo in Irlanda” spiegai “Andiamo, se parli come si deve, stasera ti riscaldi” disse Mickey facendo una pura allusione sessuale. Entrammo, era molto affollata, non me lo aspettavo. Mi diedi uno sguardo intorno, riconoscendo anche alcune persone coetanee e altre adulte che conoscevo benissimo. Perfetto…dovevo mostrare le mie emozioni di fronte ad una platea vasta e di sicuro Dublino non era New York, le voci correvano più velocemente, diffondendosi grazie alle persone che conoscevano me e Kate che erano presenti. L’autore ospite presentò il suo ultimo romanzo, parlò della trama, lasciando in sospeso molti dettagli per incuriosire il pubblico ad acquistare il libro. Quando terminò tutti applaudirono e lo stesso facemmo noi tre. Vidi Katelyn alzarsi da una sedia in prima fila, ecco dov’era, dalla mia posizione, infatti, non l’avevo ancora vista. Mi prese la tachicardia, mani sudate e pensieri confusi, quasi non ricordavo cosa volevo dirle, eppure ci avevo pensato molto bene nei giorni precedenti. Salì sul piccolo palco e ringraziò lo scrittore “Se qualcuno ha delle domande da fare al nostro ospite, oppure se ci sono giovani autori che vogliono far conoscere il proprio lavoro, questo è il momento” annunciò. “Lo dovrei proprio fare qui?” sussurrai ai miei amici pensando che farle quel discorso era ancor più difficile del previsto “Lo fai qui” rispose Daniel. Silenzio, nessuno alzò la mano per fare delle domande “È imbarazzante” bisbigliai “Vuoi perderla?” chiese Michael per spronarmi.

 

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Mi decisi a parlare. Alzai la mano e lei mi mise a fuoco per la prima volta, era impossibile che mi avesse notato in quella ressa di spettatori. “Sì, io avrei qualcosa da leggere, tratto dal mio romanzo” esordii tentando di regolarizzare quel tremolio della voce, dovuto all’emozione. Arraffai un libro qualsiasi dallo scaffale adiacente, fingendo che sul serio non stessi parlando di me, di lei, della nostra vita, bensì di un romanzo inventato. “Oh non credo che il genere di romanzi che lei scrive sia in tema con quelli dell’ospite” rispose per tentare di zittirmi “Grazie mille per la possibilità, sono onorato di conoscerla” insistei rivolgendomi allo scrittore, poiché quella sua risposta mi faceva capire che non le era passata per niente, era ancora in collera con me esattamente come un mese fa. Avanzai avvicinandomi un po’ al palco, lei era imbarazzatissima, non sapeva cosa dire e non poteva più bloccarmi. “Scusate sono molto emozionato” aggiunsi “Mi sembra normale” intervenne lo scrittore. Dal labiale di lei lessi che gli sussurrò “Sono molto dispiaciuta” “Non c’è problema, prego” rispose lui. Aprii il libro ad una pagina qualsiasi, dovevo nel giro di pochi secondi modificare il mio discorso e renderlo credibile come storia di un libro. Cazzo avevo sempre odiato la letteratura, prediligendo le discipline logico-matematiche-scientifiche. Che figura di merda! Un bel respiro, la guardai dritta negli occhi per trovare il coraggio di farlo, poiché non la volevo perdere, desideravo riconquistarmi la sua amicizia. Un’illuminazione improvvisa mi fece ricordare che da piccoli, quando facevamo qualche gioco di ruolo, lei voleva sempre che io interpretassi la parte di uno che si chiamava Jason. Talvolta ero suo fratello, o il suo migliore amico, o suo padre, o suo marito, o il suo vicino di casa. La costante era che portassi quel nome, diceva di adorarlo. Capii che in quell’istante potevo rivolgermi a lei facendo finta che il protagonista di quel romanzo inventato che volevo leggere fosse Jason, lei avrebbe capito. E così partii, ritornando al momento in cui l’estate scorsa lei mi aveva parlato di Thomas, il suo ragazzo. “Quando seppe che lei usciva con uno che aveva una vita complicata e un passato importante alle spalle, Jason non era d’accordo. Sapeva che lei meritava di meglio, qualcuno che la facesse divertire, che l’aiutasse ad esprimere la vera se stessa, che potesse accompagnarla passo dopo passo nella vita adulta. Era chiaro che sognasse di essere quel qualcuno, che lei gli permettesse di dimostrarle che poteva stare al suo fianco come qualcosa di più che un amico. Era una cosa che sognava da sempre a dirla tutta, fin da ragazzino, quando lei era continuamente pronta a sminuire i loro reciproci sentimenti, solo per paura di perdersi. Negli anni del distacco, in cui vivevano lontani, avevano avuto le loro relazioni, conservando in un angolino della mente le migliaia di esperienze condivise. Quell’estate, però, ormai cresciuti e maturati, le cose mutarono. Inaspettatamente lei gli aprì il suo cuore, lo fece in maniera leale e sincera, dedicandogli tante nuove esperienze che mai aveva provato e che invece con Jason avevano un altro sapore. A quel punto lui aveva intuito che come tutte le ragazze del mondo, lei si fosse lasciata coinvolgere tantissimo, capì che quella non relazione, per lei celava il fatto di immaginare il loro futuro insieme, un domani in cui sognava un matrimonio e dei figli. Non era ancora il momento giusto per lui di ipotizzare quelle cose, tuttavia sebbene non si sentisse affatto pronto, pensava che per lei avrebbe potuto buttarsi in una relazione davvero impegnativa, come non ne aveva mai avute in precedenza” feci una brevissima pausa. Kate ascoltava con gli occhi velati di lacrime, ripresi a far finta di leggere “E Jason adesso sapeva esattamente cosa voleva: tornare all’ultima volta in cui si erano visti, prima che tutto andasse storto. Prima che lui non si facesse vivo quando lei ne aveva avuto più bisogno. Prima di capire che stare vicino ad una persona quando è in difficoltà, è in realtà la cosa più importante in una relazione. Jason adesso l’aveva capito ed era così disperato per ciò che aveva fatto. Ormai si era anche reso conto che quella scelta stupida era dovuta ad altro. Esserle accanto in quel giorno che aveva cambiato tutto, significava dire ad alta voce a se stesso, a lei e soprattutto al mondo che l’amava. Lui non aveva avuto paura perché temeva che non fosse quella giusta, lui era assolutamente terrorizzato perché aveva sempre saputo che lei era quella giusta, la sola con la quale voleva condividere ogni istante della vita, ma ne aveva anche paura, perché questo significava ammetterlo non tanto a se stesso, ma a coloro che lo circondavano.

 

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Ora che tutto era finito tra loro, Jason sperava che lei volesse dargli un’altra possibilità, solo una possibilità…in quel caso avrebbe saputo dove trovarlo” conclusi con le lacrime che mi pungevano gli occhi.

 

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Vidi scorrere le lacrime sulle sue guance, speravo che dal mio discorso capisse che ero dispiaciuto, che volevo un chiarimento personale, che le avevo appena dichiarato davanti a una folla immensa di amarla, sebbene non fossi il tipo di ragazzo che faceva quel genere di cose plateali in pubblico. Staccai gli occhi da Kate, chiudendo il libro e tornando al mio posto da Michael e Daniel. Uscimmo prima che la serata finisse, verso le 22. “Dio Matt, hai un futuro come romanziere, perché diavolo hai scelto di fare il medico?” scherzò Michael “Era un romanzo pietoso, non mi ero mai vergognato tanto in vita mia” risposi “A me è piaciuto, se il libro è in vendita fammelo sapere” mi prese in giro Daniel “Seriamente ragazzi…grazie per avermi accompagnato a fare questa stronzata! Andrà come deve andare, prometto che martedì quando tornerete a Dublino per prendere insieme il volo per New York, indipendentemente da come lei reagirà, inizierò una nuova fase della mia vita, in cui la smetterò di deprimermi e tornerò il Matt che conoscevate” affermai. Ci scambiammo un abbraccio amichevole, quasi fraterno. Loro andarono a casa mia, dovevano riposare, la mattina dopo partivano presto per la loro vacanza a Londra, io invece dovevo provare a vedere se Katelyn aveva voglia di darmi quella possibilità che le avevo chiesto.

Avevo chiuso il discorso dicendole che se voleva sapeva dove trovarmi, era lì che ero diretto. La panchina di un giardino pubblico vicino ad un negozio di gelati, in cui da adolescenti andavamo spesso. Era lì che ci rifugiavamo per parlare di cose che non volevamo far sentire ai miei o ai suoi genitori. Il tempo passava, erano le 2.18 del mattino, ero seduto su quella panchina da quattro ore e stavo congelando.

 

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Che coglione! Neanche ricordavo che aprile in Irlanda fosse così freddo, erano otto anni che non ero stato lì in quella stagione ed ero vestito esattamente come mi sarei vestito a New York, che si trovava molto più a sud di Dublino come latitudine. Perché ero seduto lì? Perché ero ancora seduto su quella panchina? Non sapevo a che ora finissero gli incontri letterari, dubitavo andassero oltre la mezzanotte. Ero ancora lì perché in fondo non volevo arrendermi pensando che lei mi stesse ancora rifiutando. Non volevo accettare di aver perso la sua amicizia, il suo amore, il suo rispetto. Non volevo accettare di scrivere la parola fine su quella piccola grande cosa che era sbocciata tra noi, dopo anni che l’avevo desiderata.

 

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Dio…mi usciva il fumo dalla bocca per l’umidità della sera. Alzai gli occhi e la vidi. Camminava nella mia direzione, il cuore riprese a battermi all’impazzata, voleva darmi almeno quell’ultima possibilità di chiarirci, quasi non ci credevo. Mi alzai in piedi, quando arrivò ad essere più vicina due grosse lacrime mi uscirono dagli occhi.

 

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Mi osservò un attimo, poi senza dire nulla si mise seduta, feci altrettanto, sebbene fossi congelato sarei potuto restare su quella panchina fino al mattino per scusarmi, per dirle tutto ciò che pensavo, per vederle ancora sul viso un accenno di sorriso rivolto a me.

 

NOTE:

Buongiorno, avete trascorso bene le feste di Pasqua? Spero di sì 😉. Finalmente Matt, Michael e Daniel sono a Dublino, i suoi amici vogliono sostenerlo nel tentativo di recuperare il rapporto con Katelyn, almeno quello d'amicizia. Lo hanno convinto a fare un gesto plateale per farsi ascoltare e farle capire che è dispiaciuto e pronto a dire in pubblico che ha sbagliato, ma soprattutto che è innamorato di lei. Sì, perchè in questo capitolo Matthew spiega le vere ragioni che lo hanno portato a non presentarsi al funerale di Ben: pensava erroneamente che essere lì significasse anche ammettere a voce alta che avevano una relazione coinvolta. So che è sciocco, ma spesso ai ragazzi succede, forse più che alle ragazze...Matt spera davvero che stavolta Kate non lo respinga, che almeno gli conceda di provare a farsi perdonare e a riconquistare lentamente la sua fiducia. Sa bene che probabilmente lei non vorrà più ciò che c'era tra loro, ma perlomeno vorrebbe riavere la sua migliore amica. Non vuole arrendersi accettando di averla persa, per questo resta ad aspettarla per ore, rimanendo felicemente sorpreso quando lei lo raggiunge.

Sì lo so, ho interrotto il capitolo sul più bello 😝, ma vi aspetto tra pochi giorni, venerdì 9, per un nuovo aggiornamento!

Vanessie

P.S: spero di non aver disturbato inserendo molte gif, ma è un capitolo cruciale e mi servivano a rendere meglio l'idea.

   
 
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