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Autore: LadyHeather83    06/04/2021    2 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 9

*

Basta un niente perché il tuo cuore si frantumi in tanti piccoli pezzettini.

Una parola, un gesto.

Ma quello che avevano appena visto gli occhi di Marinette, era un tradimento in piena regola.

Inconsapevole, certo, ma pur sempre un tradimento.

In un secondo, tutte le sue certezze, tutte le parole e i gesti amorevoli di Adrien, erano andati a farsi benedire.

Quando Volpina aveva lasciato la loro stanza da letto, si era inginocchiata a terra, fatto dei bei respiri profondi, ed aveva intimato alla prole di uscire da quella stanza.

“Ma mamma, perché?” Aveva obiettato il più piccolo, che era solito indossare le orecchie da gatto, tipiche del suo super eroe preferito: Chat Noir.

Non se ne separava mai, solo a scuola non le portava, però teneva sempre agganciato allo zaino, il portachiavi dalle sembianze di Plagg, che le mani amorevoli di sua madre, avevano cucito a mano.

Era il suo portafortuna.

Marinette si era alzata e la sua espressione non prometteva niente di buono.

Si era avvicinata incalzante ai tre bambini, prese il cerchietto dalla testa di Hugo e lo ruppe, gettandolo poi dalla finestra.

“Ho detto di uscire da qui!” Lo disse in tono fermo e deciso, in un grugnito che le corde vocali le vibrarono così forti, da desiderare di uscire dalla gola e andarsene in giro per la stanza, finchè l’incazzatura e la delusione, non fossero svanite.

Ci sarebbe voluto del tempo.

Hugo rimase di stucco a quel gesto, non era da sua madre prendere e rompere le cose a caso, a meno che suo padre non l’avesse combinata grossa, e dal suo comportamento, doveva essere di certo così.

“Hai rotto il mio cerchietto” Tirò su con il naso prima di lasciarsi andare ad un pianto nervoso e adirato.

“Davvero? E se non ve ne andate subito, sarà qualcos’altro che romperò!” Riferendosi alla maschera nera che aveva in mano.

Marinette!” Incalzò Adrien che ne frattempo si era coperto le parti intime con l’asciugamano con il quale era uscito dalla doccia.

Marinette un corno! Tu devi stare solo zitto” Alzò un indice vicino al suo viso, non l’aveva mai vista così.

Adrien deglutì pensando di essersi messo proprio in un bel pasticcio.

La corvina sospirò cercando di reprimere la rabbia, non doveva comportarsi così con i suoi figli, non c’entravano nulla e si era pentita subito di aver rotto quell’oggetto tanto prezioso per il suo cucciolo.

Pazienza, gliene avrebbe di certo costruito subito un altro.

“Andate di sotto, ragazzi. Io e vostro padre dobbiamo parlare” Cercò di essere più calma possibile e soffocò un singhiozzo mentre stringeva i pugni lungo i fianchi.

I tre bambini, ubbidirono.

Louis, fu quello che trascinò i fratelli più piccoli in salotto, non prima che Hugo si rivolgesse alla madre dicendole che era cattiva e lo sguardo stizzito che le lanciò, spezzò per l’ennesima volta il cuore della donna.

Era davvero cattiva?

*

Quando la porta si chiuse, Adrien fu pronto a ricevere un sonoro ceffone sulla guancia, che gli lasciò un bel segno rosso, mentre la mano di sua moglie sfrigolava.

C’era andata giù pesante, ma se lo meritava.

Marinette, non essere arrabbiata!” Esclamò mortificato Adrien mentre si rivestiva e si massaggiava la guancia.

“Non sono arrabbiata” Disse guardandolo mentre tirava un sospiro di sollievo, sperando di essersela cavata con uno schiaffo “…sono furibonda!” Urlò indurendo ancora di più lo sguardo, e le pupille dilatate le davano un aspetto quasi demoniaco, Adrien si aspettava che alla moglie spuntassero delle ali nere dietro la schiena.

Il biondo sussultò.

“Come hai solo potuto pensare che quella potessi essere io??”

Fortunatamente avevano spedito i ragazzi di sotto, litigare davanti a loro, soprattutto parlando di certe cose, non sarebbe stato il massimo, anche se le orecchie dei più grandi, erano rivolte sulle scale.

Nella loro breve vita, non li avevano mai visti litigare tra loro, quella era la loro prima volta, ma avevano potuto assistere alla loro ira con altre persone.

Ma cose da niente, incomprensioni.

Sentivano spesso litigare la mamma per telefono con i fornitori perché non le avevano consegnato la stoffa per tempo, oppure papà, con i ragionieri perché il bilancio mensile non era ancora pronto, ma era solo fine mese, bisognava dare il tempo a loro di registrare le ultime fatture e pagamenti.

“Sapevo che non eri tu, ma non riuscivo a fermarmi.” Cercò di giustificarsi ed essere i più convincente possibile.

“Dovevi” Marinette aveva le lacrime agli occhi, amava Adrien, da sempre.

Sapeva che anche lui l’amava e che non le avrebbe mai fatto del male, che Volpina aveva usato il suo potere dell’illusione.

Ma perché proprio Adrien?

Si, il motivo era facilmente intuibile, nessuno poteva resistere al fascino dell’ex modello, ma Marinette pensò che ci fosse sotto dell’altro, e lo avrebbe scoperto.

Quello che non si capacitava, era il fatto che Volpina, alias Lila Rossi, non possedeva miraculos, e quella era la sua forma akumatizzata.

Ma Gabriel Agreste, non poteva esserne la causa.

“Io ti amo, Marinette.” Le aveva preso le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi per provare che non stava mentendo, distogliendola dai suoi pensieri.

“Scusami, ma ho bisogno di tempo”. Aveva sciolto quella posa restituendogli le mani e scesa nel suo studio, avrebbe cenato lì, e forse anche dormito.

Se sarebbe riuscita a chiudere occhio.

Stava esagerando?

Forse.

Ma aveva bisogno di tempo per sbollire la rabbia, e lo avrebbe fatto da sola, non c’era Tikki o l’esercito di kwami pronti a consolarla e consigliarla.

*

La cena non fu delle più felici.

I bambini continuavano a rivolgere domande un tantino scomode al papà, del tipo:  “Ora tu e mamma divorzierete?” Aveva chiesto Hugo.

“Ti vedremo una volta ogni due settimane e il fine settimana?” Continuò la biondina con l’aria triste.

Ma lui li aveva rassicurati.

“Mamma e papà non divorzieranno. Io vi vedrò tutti i santi giorni in questa casa.” Addentò un pezzo di manzo che masticò lentamente “…e poi come sapete tutte queste cose?”

“Nella mia classe ci sono due compagni che fanno così” Spiegò Emma ingenuamente.

“Mi spiace per loro. Ma io amo tua madre e farò di tutto perché resti qui con noi.”

“Ma tu che cosa hai fatto con quella sgualdrina?”

Adrien inarcò un sopracciglio “Dove hai sentito quella parola?”

Emma deglutì il boccone che teneva in bocca “Da mamma, lo ha detto quando ha sbattuto la porta del suo studio”.

“Non ho fatto niente con lei. Era solo entrata in camera perché voleva rubare qualcosa…

“Quindi era una ladra!” Hugo si portò due dita sul mento “…peccato che Lady Bug e Chat Noir non ci fossero stati, ci avrebbero pensato loro con calci, pugni e…

“Hugo! Lady Bug e Chat Noir non esistono” Lo interruppe Louis, stufo di sentire quelle idiozie.

“Si che esistono!” Replicò il più piccolo.

“Allora perché non si sono fatti vedere?” Chiese con aria di superiorità.

Hugo non seppe cosa rispondere, sua madre gli aveva detto che vegliavano sempre su di loro, allora perché non si sono presentati ad aiutarli?

“Smettila, Louis” Adrien battè le posate sulla tavola, facendo scontrare le porcellane nel tipico tintinnio.

“E’ vero!”

“Va in camera tua!” Gli intimò.

“Io non vado da nessuna parte!”

“Chiedi scusa a tuo fratello e vai in camera tua.”

Il maggiore si era alzato seccato.

“Tanto non avevo fame.”

Adrien sospirò, odiava quella situazione.

Odiava litigare con sua moglie, e odiava comportarsi così con i suo figli.

Amava la sua famiglia più di qualsiasi altra cosa al mondo, e non avrebbe lasciato che Lila Rossi la rovinasse.

*

Entrò nello studio di Marinette dopo aver bussato, e senza ottenere nessuna risposta.

La luce fioca sopra la scrivania era accesa.

Il suo computer era acceso, ma lei non c’era.

La finestra, era aperta, e le tende bianche svolazzavano mosse dalla brezza serale.

Il quadro del loro matrimonio era semi aperto, ma la cassaforte che racchiudeva la Miracle Box, era chiusa.

Digitò il codice d’accesso, pronto a prendere l’anello del gatto nero e vestire i panni di Chat Noir, sicuramente lei aveva invocato il potere di Tikki per cercare Volpina.

Senza di lui.

Era una questione tra lei e lei.

No.

Era una questione tra loro tre, anche lui era coinvolto in tutta quell’assurda faccenda.

Aprì la Miracle Box e notò subito che mancavano all’appello gli orecchini della coccinella.

Non aveva tempo da perdere.

Prese l’anello, ma non riuscì ad infilarlo perché venne interrotto da sua moglie.

“Non li ho indossati” Era comparsa dietro di lui e non aveva nessun dubbio che fosse lei, una fragranza di vaniglia e biscotti gli inebriò le narici.

“Stavo per invocare Plagg, per venirti a cercare.” Si voltò verso di lei.

“Mi sono girata e rigirata tra le dita gli orecchini fino a pochi attimi prima che arrivassi tu, se non lo avessi fatto, probabilmente sarei lì fuori a cercare quella puttana.”

“Andiamo!” Propose “Scopriamo che intenzioni ha.”

“No, i ragazzi sono in casa, non li lascio da soli, magari non aspetta altro.”

“Hai paura che possa tornare?”

“Non lo so” Scosse la testa.

Per Adrien però era giunto il momento di non parlare di Lila, ma di loro due.

Marinette era più tranquilla, e sembrava più propensa al dialogo.

Doveva sistemare quella situazione, perché quella notte non avrebbe dormito in un letto freddo.

“Ti amo, Marinette!” Le aveva preso le mani e guardato intensamente negli occhi.

Non poteva non credergli, era consapevole della magia di quella strega.

La corvina accennò un mezzo sorriso, poi scoppiò a piangere e trovò riparo nel suo petto forte e mucoloso.

Le aveva fatto male, e il sol vedere suo marito con un’altra donna, le aveva spezzato il cuore in tanti piccoli pezzetti.

“E mi ero accorto subito che qualcosa non andava. Ma la sua magia era forte, mi sembrava di essere un marinaio attirato dalla voce di una sirena.”

“Dimmi la verità” Tirò su con il naso e asciugato con la mano le lacrime che gli stavano bagnando le gote. “Ti piaceva quella biancheria audace che stava indossato?”

Mmm…lo sai che preferisco altro” Catturò con la bocca l’ultima lacrima che le stava rigando il volto.

“Una certa tuta rossa a pois?” Oh! se quello lo eccitava.

“Abbiamo deciso di non trasformarci più” Le baciò delicatamente le labbra.

“Ma lo sai che posso sempre cucire un abito identico” Marinette ricambiò il bacio, spostandosi poi sul collo.

“Ti prego, non dirmelo, che poi mi vengono strane idee.” Adrien iniziò ad accarezzarle la pelle sotto la camicetta, ed inebriarsi del suo profumo, quello si che era della sua Marinette.

Una dolce e calda essenza rilassante.

“Ti conviene togliertele subito, perché dobbiamo chiedere scusa ai ragazzi.” Sul volto della corvina, si materializzò un ghigno soddisfatto, una piccola vendetta l’aveva avuta.

*

continua

*

 

 

  
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