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Autore: Francyzago77    06/04/2021    5 recensioni
Questa è la seconda parte di Destini. Ambientata in Australia, è una storia dove Georgie, tornata protagonista, vivrà emozioni, tormenti e passioni. Il passato sembra non abbandonarla ma quali incontri le ha riservato il destino?
Questa storia è stata scritta senza fini di lucro, i personaggi sono proprietà di Mann Izawa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fritz accostò la porta soffermandosi ancora una volta a guardare Milly che dormiva accanto alla sua mamma nel letto di Kevin.
Il piccolo Abel invece, si era appisolato sulla poltroncina vicino alla finestra anche lui stremato per tutto ciò che era accaduto durante quella lunga giornata.
Finalmente sorridente il conte Gerald tornò in cucina dove Georgie, Arthur e Kevin erano seduti attorno al tavolo.
-Papà – esordì la ragazza togliendosi dalle spalle la coperta che le avvolgeva il busto – la bambina si è addormentata?
-Sì, Milly come Maria sta tranquillamente dormendo – rispose Fritz sedendosi – anche tuo figlio è crollato dalla stanchezza.
Arthur ricoprì con premura sua moglie ancora un po’ pallida e con i brividi addosso, Kevin propose:
-Rimanete tutti qui stanotte, è buio ormai, in qualche modo ci sistemeremo.
-Non credo riuscirò a dormire – disse Georgie – come non sono riuscita a toccare cibo.
-Dovresti stenderti un poco – le consigliò Arthur – oramai è finito tutto. Hai risposto ad ogni domanda del capo della polizia, non hanno più bisogno della tua testimonianza, il caso è chiuso. 
Georgie annuì e si voltò verso suo padre che, con i gomiti appoggiati sul tavolo, si teneva la testa fra le mani in silenzio.
Lei gli sfiorò il braccio, Fritz sollevò il capo e guardandola dichiarò:
-Ho temuto fortemente di perdere le mie due figlie, grazie al cielo non è accaduto.
-Tu e Arthur siete arrivati in tempo – sussurrò la ragazza ancora frastornata.
-No – rispose Gerald – credo che Desmond si sarebbe ucciso comunque. Nella sua follia voleva uccidere anche Milly, tu l’hai salvata gettandoti sopra di lei e, per fortuna, non ha sparato a te.
-È stato determinante anche zio Kevin – disse Arthur aggiungendosi al discorso – ha capito che la casa abbandonata era il nascondiglio di Desmond e ci ha subito indirizzati là.
-Ne era rimasto troppo colpito – spiegò il vecchio – quando l’abbiamo visitata. Georgie ha avuto la mia stessa sensazione.
Dopo un attimo di silenzio Kevin continuò:
-Quella casa da oggi porterà fra le sue mura l’onta di un altro suicidio.
A quelle parole Georgie ebbe un sussulto poi, mentre Arthur le scansava delicatamente i capelli dalla fronte, si domandò a voce alta:
-Perché? Perché l’ha fatto?
Allora Fritz capì che doveva prendere la parola per mettere fine a quella storia e cercare di tranquillizzare sua figlia, per quanto fosse possibile. 
-Desmond non è riuscito a mettere da parte il rancore, il risentimento – disse – ha vissuto per la vendetta e quando l’oggetto del suo odio è venuto a mancare ha dovuto trovare altro su cui riversare il suo scopo malsano.
Quando un bambino cresce in un ambiente poco sereno, nei sensi di colpa, difficilmente potrà colmare quel vuoto di affetto formatosi intorno a lui.
Desmond, purtroppo, non ha saputo trovare una via d’uscita nonostante avesse i mezzi e i soldi per poterlo fare. Il suo cuore era intriso di odio, un odio antico difficile da rimuovere.
Arrivato all’apice l’ha riversato tutto su Milly colpevole, secondo lui, di avere nelle vene il sangue dei Dangering.
È un ragionamento contorto, proprio di una mente folle come la sua.
I suoi demoni l’hanno inseguito da sempre finché l’hanno ucciso.
Nessuno parlò più, il conte ora tamburellava le dita sul tavolo, Arthur con il braccio destro teneva stretta sua moglie mentre Kevin riponeva via lentamente i bicchieri nella credenza.
Fu Georgie a riprendere il discorso chiedendo:
-Che ne sarà del suo cadavere?
Kevin, tornato a sedere, rispose subito:
-Ai suicidi non è consentito l’ingresso al camposanto, molto probabilmente sarà gettato in una fossa comune.
Non lo nominarono ma il pensiero di ciascuno di loro andò ad Abel.
Del suo corpo non si era saputo più nulla. 
Nel parapiglia generale, dopo l’arresto del duca e tutti i fatti che si erano succeduti, non era stato possibile recuperarlo. Riconquistato il suo titolo nobiliare, Fritz aveva tentato di saperne di più ma ormai era trascorso troppo tempo. Quel che rimaneva di terreno di Abel era sicuramente in una fossa comune insieme ai resti di altri sconosciuti malcapitati.
-Avevo chiesto – esordì Arthur inaspettatamente – di poter far mettere una croce con il nome di mio fratello accanto alle tombe di mamma e papà. Il prete mi disse che non c’era problema, si poteva fare, ricordi zio Kevin?
Il vecchio annuì mentre il ragazzo proseguiva dicendo:
-È un modo per mantenere un contatto con suo padre per il piccolo Abel e anche per te Georgie.
Lei ascoltava con gli occhi pieni di lacrime, Arthur affermò guardando il conte:
-C’è posto vicino a quelle croci.
Fritz colse subito l’intenzione e disse:
-Godo della stima del capo della polizia, non credo sarà difficile richiedergli il corpo di Desmond.
-E il prete – suggerì Kevin – farà uno trappo alla regola, è mio amico.
Arthur sorrise e asserì:
-A nessuno dovrebbe esser negata una degna sepoltura.
Georgie strinse ancora più forte la mano di suo marito e osservò suo padre che si stava alzando, quella notte capì con decisione che era stata veramente fortunata ad avere accanto due uomini così generosi, leali e di buoni sentimenti. 
Avendo compreso che altre parole sarebbero state di troppo, Fritz baciò Georgie per poi raggiungere Maria e Milly nella stanza adiacente.   
Kevin lo accompagnò prendendo delle coperte mentre Arthur sentì il bisogno di uscire fuori nel cortile con sua moglie.
-Hai freddo? – le chiese percependo un lieve tremore nella ragazza.
-Un po’ – bisbigliò Georgie -è fresco qui.
-Sei ancora scossa, è normale – affermò Arthur - ma passerà, te lo ripeto, è finito tutto.
Georgie, prendendo forza dentro di sé, gli disse:
-No, ancora c’è qualcosa che devi sapere. Questa storia non è definitivamente conclusa.
Lui sorrise scuotendo la testa:
-Cosa altro può esserci? – domandò – È stato detto tutto.
-Quando mi fermai alla locanda per via del temporale – esordì Georgie non distogliendo lo sguardo dal suo – la notte prima di arrivare da mio padre. Devi ascoltarmi Arthur.
-Va bene – rispose il giovane con dolcezza – raccontami.
E lui ascoltò.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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