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Autore: ilbilbo    09/04/2021    2 recensioni
Cos'è l'alba? Quanto è lontana? In questa storia, i due protagonisti, travolti in un vortice di fatalità e passioni, riusciranno ad arrivarci?
L'abbiamo scritta in due come vedrete dal prologo. Se vi piace, recensite! Se non vi piace, recensite ancora di più! Grazie.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VIII ~ KATANA

 


Vincent

Una luce fredda, impersonale, da ufficio, illumina una serie di stanze una uguale all'altra, con grandi tavoli al centro. Tavoli da riunione, dove qualcuno riferisce di scoperte e osservazioni fatte nei laboratori adiacenti. Dove altri non capiscono, perchè si occupano di attività diverse o perchè non sono interessati. Eppure a questi tavoli continuano a riunirsi, giorno dopo giorno, c'è gente che muove denaro, decide se continuare a finanziare un progetto o farlo terminare.

Un emissario di Polimax ci ha scortato in questo posto inquietante. Siamo in quella che nel mio mondo chiamavano Romania.
Prima mi hanno fatto visitare i vari laboratori che sono stati riuniti all'interno della struttura, interamente allestita sottoterra. Sopra di noi c'è un denso bosco di conifere, c'è un lago a mille metri d'altezza, il lago Sant'Anna, che occupa il cratere di un antico vulcano. Pare che tutto il sito, in virtù di una particolare ionizzazione negativa, riesca a rilassare il sistema nervoso di chi lo frequenta. Ed è una fortuna, perchè si rischia di fare incontri poco gradevoli nei paraggi. Qui sotto infatti si fanno pure esperimenti di ingegneria genetica, ed ogni tanto qualcosa sfugge dai laboratori. Ho visto gabbie con esseri mostruosi immobilizzati per la mancanza di spazio. Mi hanno rassicurato che niente viene creato qua sotto, che gli scienziati si limitano a studiare specie provenienti da parti diverse del mondo, ma non ci ho creduto.

Siamo arrivati con una specie di drone a 4 eliche e una grande cabina in vetro, molto panoramica. Siamo stati accolti da curiosi personaggi agghindati con fasce e grandi stemmi. L'emissario di Polimax non ci ha mai lasciato neanche per un minuto. Prende spesso la parola al posto nostro, ma il suo capo non si fa vedere.

Riuniti ad uno dei tavoli dei sotterranei mi comunicano che la campagna di scavi ha dato ottimi risultati, ma che al momento è conclusa. Esistono progetti più importanti da finanziare. Rimango con un po' di amaro in bocca: dopo mesi di lavori portati avanti con impegno e dedizione, non mi aspettavo un finale così improvviso e deludente.

Poi l'orologio giapponese e noi veniamo  scortati in un laboratorio ottico che fa parte del gruppo di laboratori sotterranei. L'oggetto viene disassemblato pezzo per pezzo, mentre io resto a guardare impotente: riusciranno poi a rimontarlo come prima? Non viene scoperto niente di nuovo, se non che la lancetta del planisfero superiore è stata volutamente bloccata sul Nord del Giappone. Il quadrante su cui ruota la lancetta viene sottoposto a una particolare illuminazione di fotoni balistici e rivela alcuni ideogrammi giapponesi che sono stati scritti a matita e poi accuratamente cancellati. Gli ideogrammi vengono ricopiati e separati dalle decorazioni circostanti, e fatti circolare fra gli studiosi presenti nel laboratorio. Nessuno è esperto di cultura giapponese. Tengo una copia per me. Ma l'orologio non mi viene restituito. Forse era meglio che non avessi mai riscoperto il capolavoro di Tanaka.

Nel frattempo vedo Kallen alzarsi e sparire dietro una porta scorrevole su un lato del laboratorio. E' in continuo fermento, Kallen. Sta cercando. Forse se stessa. Forse quelle che sono le sue misteriose radici.


Kallen

Percepisco la delusione di Vincent. Ci tolgono in sostanza tutti i finanziamenti, con modi di fare falsi e ossequiosi. Ho la sensazione che ci considerino come due esseri anomali, e pericolosi per di più, da tenere sotto stretto controllo. E se non ci facessero più uscire da questi laboratori? Se ci ingabbiassero come quelle inquietanti specie mutanti che ci hanno mostrato?

E poi c'è quel Polimax, con quel suo comportamento viscido…

"Perchè continui a fidarti di Polimax, e lo metti a parte di tutte le nostre scoperte?"

Vincent risponde in modo vago, come se la sapesse lunga e io non potessi capire: "Ci sarà utile, vedrai…". Ci sono momenti in cui mi indispone anche Vincent.

La riunione davanti all'orologio fatto in mille pezzi mi diventa insopportabile. Mi alzo, ho bisogno di muovermi, di strapparmi di dosso questa sensazione di prigione che cresce in me. Mi avvicino alla porta più vicina, si apre da sola. Ancora un passo, e si richiude alle mie spalle.

Mi ritrovo in un vasto ambiente, tappezzato di teche alle pareti, contenenti armi. Un'armeria? Meglio, un esposizione di armi per lo più giapponesi usate da antichi samurai: katana, wakizashi, con splendide custodie decorate, corti pugnaletti tanto, lunghissimi nodachi che già a impugnarli ci vuole un'arte tutta speciale. Mi trovo davanti a una bellissima katana, di media curvatura (koshi-sori), dalla punta lunga e stretta (o-kissaki) e una dimensione che sembra fatta apposta per la mia statura. Mi mancano troppo i miei allenamenti di kendo, quando bastavano pochi movimenti col mio bokken di legno per cancellare tutto il negativo dell'intera giornata, quando riuscivo a dare tutto il meglio di me stessa. È più forte di me, e un attimo dopo la teca è aperta, la katana ben bilanciata sotto il mio completo controllo. Con l'altra mano, con gesto voluttuoso, sciolgo i capelli. Mi strappo via camicetta e pantaloni, rimango in una specie di tuta aderente, resistente ai tagli. Sono pronta, preparata. Dimentico il luogo dove mi trovo. Il pavimento diventa aria, il soffitto diventa cielo.

Davanti a me si apre un largo e lungo corridoio, mi ci spingo dentro e iniziano a comparire ai lati altre katana. Non sono esposte alle pareti, sono in rapido movimento, volteggiano nell'aria. Appena mi avvicino, si materializzano antichi guerrieri che impugnano le spade, aspettano il mio passaggio, pronti a mettere alla prova le mie capacità fisiche e psichiche. Il corridoio si popola di fantasmi, ologrammi sospesi che appaiono e scompaiono a intervalli. Comincio ad affrontarli uno per uno, il corridoio si riempie di grida; attimi di immobilità seguiti da fendenti spietati e fendenti schivati. Ho l'adrenalina alle stelle. "Vai avanti così, Kallen", mi ripeto spesso. Ma non ho bisogno di incoraggiamenti. Sono finalmente libera da ogni vincolo, e continuo a combattere, spossata ma vittoriosa. I guerrieri approfittano di ogni mia minima distrazione, ma rapidamente, uno a uno, li vedo accasciarsi e poi sparire, con la coda dell'occhio.

Non ho tempo di pensare, e non capisco se tutto questo sia frutto della mia fantasia o se si tratti di qualche nuovo tipo di arma, reale e irreale al tempo stesso. Ho come la sensazione che tutti i guerrieri vengano manovrati da un'unica mente. Una mente nella quale riesco sempre più a immedesimarmi, di cui riesco a prevedere sempre meglio materializzazioni e reazioni, man mano che avanzo nel corridoio. È un gioco perverso, una sfida sanguinaria in cui c'è posto solo per il migliore.

Il corridoio finisce in una grande sala. Distrutta, cado per terra, la schiena rovente contro il pavimento gelato. Mi sembra di vedere una figura nera, che agilmente mi scavalca e sparisce dietro una porta.

   
 
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