Verseggiare mi spinge in un viaggio nell’immaginario primaverile , mi muovo nel mio tempo con indosso le vesti delle mie parole elette a grande imprese , che aspirano ad essere belle come le note su un pentagramma , nello scorrere della musica
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
Verseggiare mi spinge in un viaggio nell’immaginario primaverile , mi muovo nel mio tempo con indosso le vesti delle mie parole elette a grande imprese , che aspirano ad essere belle come le note su un pentagramma , nello scorrere della musica . Come l’acqua cheta che scorre attraverso il rubinetto di casa, diretta verso il basso , verso quell’indefinita sostanza delle cose che anima il vivere di ognuno. E l’amore fu per me un tempo , un mostro dalle tante teste, alcune sorridevano , altre si muovevano nell’oscurità dei miei giorni passati . E nella mia logica poetica , lungo i righi della mia memoria intrapresi il mio viaggio e mai compresi il senso che mi condusse a tutto questo.
Da scolaro cantai amori e narrai di mille eroi nati dalla mia immaginazione e nella mia dolce canzone adolescenziale mi persi nella logica del creato , nell’esistenza ribelle che mi spinse nella iperbolica ricerca poetica a comporre e scomporre , esprimere e restare con i piedi per terra ad ogni costo. Mi liberai del peso nella coscienza nella voglia di libertà , la quale mi sollevò nell’esprimere e nel verseggiare per ridenti prati fioriti , con la mia vanga in mano in cerca di un sogno da coltivare.
E tutto scorreva come fosse un ruscello di versi e canzoni allegre tra mille ballate ribelle , balbuziente in piedi davanti ai mausolei dei miei miti poetici. E attraverso il giardino della mia innocenza , giunsi alla canzone profetica con i miei calzoni corti in preda a tanti dubbi . In altri mondi ed in varie dimensione in quell’ utopia metaforica che m’elevava nel volo delle mie villanelle , andai verso uno spazio profondo. Cavalcai lentamente in cieli sconfinanti. In preda , all’euforia lessi tante poesie e mi diressi nell’essere uno , in una domenica qualsiasi , fatta a misura di uomo . Senza soldi presi il primo traghetto e mi recai ad Itaca come Ulisse poi dopo incontrato Penelope, averla baciata e fatta mia navigai , verso Amsterdam in cerca del vello d’oro.
Sono stato sempre inquieto nel mio dire non ho mai dato peso ai segni ed al significato del cavallo di troia nell’odissea . Sostanzialmente , mi sono perso molte volte, nel mio intimo lirismo . La poesia ha fatto il resto, mi ha restituito una dignità fatta a pezzi . In questa canzone poi ho compreso che l’amore è qualcosa che non ha sempre voce in capitolo che dice sempre di essere bella, ma in vero è assai ipocrita . Cosi se mai ci sarà un tempo delle mele, io chiedo di divenire il signore del campo dei girasoli.
M’interrogo se questa realtà sarà mai la stessa tra poco tempo , continuare a vivere dopo tutto ciò , di amori ed altre idilli, nelle ballate come un tempo tristemente trascorso sotto le stelle , con le nostre poesie simile a poggiatesta come fossero cuscini di foglie d’erba. Nel dolce aprile della mia infanzia , cantai la mia prima canzone per i prati in fiori , nel vento della giovinezza espressi il mio giudizio di cosa fosse per me la poesia in genere e le ballate erano belle al sole d’aprile come le gambe della donzella di ritorno dalla campagna.
Ed io sono rimasto tante volte, solo , con il mio amore incompreso in altre ipotesi ed altre questione estetiche senza cuore , avrei voluto salvare il mio spirito che annegava in questo mare di immagini . E dopo questa triste poesia , continuo a chiedermi se sarò mai capace di guarire da tanto male nella verità dei miei versi , tra questi idilli e falsi miti in questa incredibile ballata di metà aprile.