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Autore: Sanae77    12/04/2021    5 recensioni
Si fanno scelte nella vita che spesso coinvolgono gli altri.
Altre volte, senza esserne coscienti, sono le tue scelte a portare conseguenze.
Ma indipendentemente da ciò che scegliamo... il nostro destino è già scritto?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koshi Kanda, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infilò le chiavi nella porta di casa cercando di fare meno rumore possibile. Sono in ritardo di mezz’ora e stavolta mia madre mi uccide lo so, ma…
Non faccio in tempo a finire di formulare il pensiero che la luce di sala si accende e mia madre compare sulla soglia della porta in vestaglia. So cazzi!
 
“Sanae…”
 
Sono terrorizzata, ho come la sensazione che si veda la differenza tra il prima e il dopo. In un assurdo pensiero, che non è assolutamente possibile, sento mancarmi il sangue sul volto e inizio a sudare freddo; tanto che mia madre aggrotta le sopracciglia guardandomi stranita, poi si avvicina e posandomi una mano sulla fronte mi chiede se sto bene.
Ed è in questo esatto momento che ne approfitto spudoratamente.
 
“Scusa mamma, ho bevuto una bevanda troppo fredda ed ho avuto mal di stomaco, per questo ho tardato.”
Annuisce. “Ok, amore, va di sopra e mettiti comoda, ti preparo un tè caldo.”
“Grazie mamma.”
 
Vedo lei andare verso la cucina mentre io salgo le scale in tutta velocità facendo gli scalini due a due. Voglio cambiarmi in fretta e mettermi a letto, quando la mamma salirà per il tè farò finta di dormire.
Devo riflettere su cosa è accaduto questa sera con Koshi… perché finalmente è accaduto e non mi sembra vero.
In due secondi netti mi lavo i denti, la doccia l’ho fatta a casa di Kazuo. 
In testa mi esplode la sensazione delle mani di Koshi sulla mia schiena nella semi oscurità del bagno. Per un pudore ancestrale che mi porto dietro non ho voluto accendere la luce neppure dopo… dopo che lo avevamo fatto e che ormai eravamo dentro la doccia. Mi ha preso in giro Koshi per questo, ma mi ha anche rispettata. Accettando che fosse solo la luce della camera a illuminare il bagno. 

Lo specchio mi restituisce un viso rilassato e al contempo accaldato. È ancora difficile gestire tutte le emozioni che ho dentro. Com’è imbarazzante pensare di averlo fatto.
Infilo al volo una maglietta di cotone e sparisco sotto le lenzuola. Faccio appena in tempo a spengere la luce che sento mamma arrivare dal corridoio. Chiudo gli occhi nella speranza che la mia performance sia almeno sufficiente. Rendo anche il respiro pesante così da poter offrire il massimo da questa messa in scena.
 
 
La porta si apre e la luce filtra. Vedo, sbirciando da sotto le ciglia dell’occhio sinistro, il riflesso di mia madre nel vetro della finestra. La sento sospirare e poi chiudere nuovamente la porta. Rilascio andare l’aria che avevo trattenuto e afferro il cellulare dal comodino. Tiro il lenzuolo fin sopra la testa e sparisco nel mio covo improvvisato.
 
Un messaggio pieno di cuoricini compare tra le notifiche. 
 
È stato bellissimo.
 
Le labbra s’incurvano verso l’alto mentre riassaporo quella sensazione di unione provata solo un’ora fa. Sorrido perché Koshi aveva ragione quando, prima di salire nella camera degli ospiti, mi ha sussurrato che non era necessaria tutta la notte.
 
Sì, è stato meraviglioso.
 
Rispondo digitando velocemente sulla tastiera mentre una nuova sensazione di eccitazione mi pervade il basso ventre. Non riesco ancora a smaltire questa adrenalina che si è impossessata del mio corpo.
Yukari si è chiusa nella stanza con Kazuo e non è uscita neppure quando il mio ragazzo mi ha riaccompagnata a casa. Sghignazzo e comprendo perfettamente, a questo punto, che non si può certo interrompere sul più bello.
 
Ma non faccio in tempo a finire il pensiero sulla mia amica che mi arriva un suo messaggio.

Sanae ricordati di coprirmi se chiamasse mia madre.

Non temere ci penso io
 
Rispondo in modo sicuro per non farla preoccupare anche se, visto il teatrino che ho tirato su con mia madre, avrei bisogno di essere coperta pure io. Quindi in un secondo messaggio che invio velocemente scrivo.
 
Se domani mia madre ti chiede che cosa abbiamo fatto ieri sera, tu dì che siamo state in un pub.
Sono tornata a casa tardi; siccome mi ha visto un po’ stralunata le ho detto che avevo bevuto una bibita troppo fredda… tienimi il gioco.

Sticazzi, è così bravo il nostro pugile?
Cretina, ci vediamo domani.
Ok, ma non mi sfuggi e voglio tutti i dettagli, anche i più sconci.
Ma non pensarci neppure.
Immaginavo, a parte di scherzi… tutto bene. Spero.
Tutto benissimo. Buona Notte Yukari.
Sono felice per te, e comunque qualcosa ti caverò da quella boccaccia.
:-P
 
 
Ridacchio mentre osservo l’emoticon con la linguaccia che le ho inviato come ultimo messaggio prima di chiudere il cellulare. Riemergo dal nascondiglio improvvisato e metto il telefonino sul comodino, dopo resto a fissare il soffitto ripensando alla serata. 
 
Alle mani esperte di Koshi su di me.
Al mio imbarazzo nel dover togliere gli indumenti e alla sua premura nel coprirmi con un lenzuolo.
Alle sue carezze e ai suoi baci…
A lui… dentro di me. 
 
E ancora quella sensazione di calore m’investe da capo a piedi. Adoro riassaporare quel momento.
Mi sembra ancora impossibile il pensiero di esser diventata donna. 
E di esserlo diventata senza Tsubasa.
E come il suo nome mi entra in testa è come se una pugnalata fosse diretta allo stomaco e non solo.
La sensazione di attorcigliamento e dolore non passa, improvvisamente mi sento quasi in colpa. 
 
In colpa per cosa poi? 
 
Non si fa sentire da mesi, pensa solo alla sua carriera e mi ha lasciata qua da sola senza una possibilità di scelta. Invece qua ho un ragazzo meraviglioso che mi adora, quindi basta elucubrazioni mentali. Sbuffo verso il soffitto, ma quando mi volto stizzita sul lato opposto alla finestra; sulla scrivania noto il pallone che il capitano mi ha donato prima di partire. Sgrano gli occhi visto che lo avevo quasi dimenticato. È quel quasi che mi frega e mi fa sentire male e con un senso di colpa che si sta infiltrando sotto pelle. 
 
“Fanculo” dico al pallone inanimato che pare osservarmi provando quasi compassione.
 
Compio una mezza rotazione lasciandomi il pallone alle spalle e puntando lo sguardo fuori dalla finestra. Un puntino intermittente nel cielo mi ricorda invece l’aereo che ha portato Tsubasa in Brasile.
Non so quanto spazio ancora occupi il capitano dentro al mio cuore ma una cosa è sicura prima di dormire sono certa che una lacrima si è spenta contro la stoffa del cuscino. Non ho scampo visto che ogni volta qualcosa mi ricorda di lui; lui è il suo dannato pallone.
 
 
 
 
Sanae, Sanae, Sanae…
Ancora disteso nella camera degli ospiti di Kazuo rigiro tra le mani il cellulare dopo averle scritto. Quando ho dovuto riportarla a casa ho avvertito subito una sensazione di vuoto in questo grande letto. Non avrei mai creduto che una ragazza potesse farmi tutto questo effetto, e pensare che era partito tutto come una sfida. Sorrido come un ebete verso il buio dopo aver riposto il cellulare sul comodino, ho visto che non è più on-line.
Cerco di ripassare quanto appena accaduto e anche se per me non era la prima volta confesso che non mi ero mai sentito così preso nel fare… nel fare…

La mente mi porta alle parole: Fare l’amore.

Parole che prima non avevo mai pensato, finora l’avevo solo considerato sesso.
Sto bene con lei, sono felice ma… sotto pelle c’è sempre quel ma grosso come un macigno. Sono cosciente che Sanae pensi ancora a Tsubasa, non sono uno stupido anche ieri in piscina poco prima che la scaraventassi in acqua lei sembrava altrove con la testa.
Lo è spesso altrove con la testa, purtroppo.
Non so davvero come comportarmi, come riuscire a toglierle dalla mente quel maledetto calciatore da strapazzo… almeno ci restasse in Brasile… per sempre!
Non voglio farmi rovinare il momento con pensieri strampalati su Ozora Tsubasa che onestamente neppure sapevo chi fosse prima di Sanae, dopotutto il calcio è uno sport che non avevo mai seguito e che non seguirò in futuro.
Non m’interessa.
L’immagine di Sanae che esce con il costume torna prepotentemente facendomi pulsare il sesso. Ho fatto fatica in quel momento a mantenere la lucidità e a cercare di mantenere un certo contegno. Sapevo perfettamente che per Sanae ero il primo e non c’era alcuna intenzione di forzarla.

Ma quando in piscina abbiamo iniziato a toccarci in quel modo, ho perso ogni riguardo e gliel’ho chiesto:
“Ho voglia di te Sanae, non voglio metterti fretta ma…”
Onestamente la sua risposta criptica lì per lì mi ha spiazzato…
“Forse dovrò sfruttare la proposta di Yukari…”
 
Infatti ho aspettato un attimo e quando ho visto che ridacchiava le ho chiesto spiegazioni.
E quando me le ha date ho solo pensato che avevo carta bianca e una camera libera al piano di sopra. 
Anche se ancora ripenso all’attimo di esitazione che ha avuto quando ho provato a toccarle il seno. 

IO SO.

Io so che pensava a Tsubasa, ma non volevo arrabbiarmi per questo, e non volevo rovinare il momento.
È per questo che richiamando tutta la concentrazione di cui sono capace, anche grazie allo sport che pratico, che le ho detto che se non se la sentiva non era necessario.
Ho mentito, visto che avevo una tremenda voglia di lei.
Poi non so cosa le sia scattato nel cervello, le ragazze sono strane, una cosa è certa quando mi ha baciato in quel modo… era impossibile fraintendere o tornare indietro.
Ripercorro con la mente tutti i nostri spostamenti, mentre come ubriachi abbiamo raggiunto la camera degli ospiti al piano di sopra.
Tremava Sanae, e non so se per il freddo o per la vergogna o l’agitazione, una cosa è certa ho tentato di metterla più a suo agio possibile coprendola con il lenzuolo prima e il mio corpo dopo. Avrei voluto guardare, ma ci sarà tempo anche per questo. Sorrido, ancora e ancora come un idiota, mi rigiro nel letto ancora umido dei nostri corpi bagnati a causa del bagno in piscina. Per fortuna fa un gran caldo e le lenzuola madide non hanno dato fastidio. Fastidio a cosa poi? In quel momento ero talmente concentrato a non farle del male che osservavo ogni sua piccola reazione sul candido volto.
L’ho sentita espirare aria a più riprese e quando con le dita mi ha stretto le spalle ho capito. Così ho preso a baciarle il collo per farla rilassare sussurrandogli parole dolci.

“Shh, rilassati, sei bellissima Sanae.”

Mi ha stretto ancora di più a sé mentre sussurrava al mio orecchio che era tutto apposto. 
E quel leggero soffio all’interno dell’orecchio ha fatto sì che ancora più pulsazioni arrivassero a basso ventre strappandole a quel punto un gemito di piacere.

“Oddio…” l’ho sentita mormorare a fior di labbra.

Ho sigillato quelle parole con un bacio sulla bocca carnosa prima che tutto svanisse come un sogno.
 
La doccia insieme è stata la piccola perla di una serata speciale. Vittima di quel pudore che ancora la contraddistingue non ha assolutamente voluto accendere la luce, concedendo solo quella dalla lampada in camera posta sul comodino. Non riuscirò mai a capire le ragazze e questa fissa che hanno per il loro corpo. Sanae è splendida e nonostante glielo ripeta da che usciamo insieme lei ancora non si lascia andare a farsi guardare.
Questa sarà la prossima conquista e la vivrò come un piccolo miracolo o concessione che sia.
Ci siamo lavati a vicenda tra risate, effusioni, tremori e imbarazzi… il suo più che altro. Io sono abituato allo spogliatoio condiviso con i miei compagni e la nudità non mi tange.

Solo quando ho dovuto riportarla a casa mi sono reso davvero conto di tenere a lei. Le avevo detto che non sarebbe stato necessario tutta la notte, ed era vero… anche se comunque le ho fatto fare tardi. Le avevo detto che non serviva tutta la notte perché solitamente non avevo mai avvertito la necessità di dormire con la mia ragazza, ma ieri sera dopo che ci siamo salutati nel vicolo dietro la sua abitazione ho avvertito un senso di vuoto indefinito, vuoto che mi accompagna anche adesso che tocco il lato vicino al mio completamente freddo e inanimato.

Pochi minuti che l’ho lasciata e già mi manca.

Sospiro tornando a fissare il posto vuoto, una mano accarezza le coperte dove poco prima il suo corpo accaldato e soddisfatto riposava.
Non so se è amore, ma sono certo che arrivato a questo punto non è più né una cottarella, né una sfida.
Mi addormento finalmente, ma dormo male per colpa dell’ombra del capitano Ozora che aleggia e spazia liberamente nella mia testa.
   
 
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