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Autore: Atenah    13/04/2021    0 recensioni
Avete mai pensato che il mondo che conosciamo non è altro che un fascio di storie? Esse si intrecciano fra di loro, annodandosi, confondendosi l’una con l’altra e non c'è nessuno che le possa conoscere nella loro interezza.
Vi narrerò quindi una storia di Inganno e Fedeltà che, come potrete immaginare, parlerà anche di caos e tempeste, essendo ciò veramente inevitabile quando si uniscono due opposti.
Loki x Sigyn
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Sigyn, Thor
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ᛋᚪᚷᚪ ᛏᛁᛚ ᛚᚩᚳᛁ ᚩᚳ ᛋᛁᚷᛁᚾ

(e per chi non sapesse leggere le rune)

Saga til Loki ok Sigyn

(e per chi non parlasse norreno “La storia di Loki e Sigyn”)


 


 

ᚢᛈᛈ-ᚻᚪᚠ – Upp-haf

(“L’inizio")


 

Il regno prosperava, come sempre e per sempre, pensò ironicamente Loki, mentre finiva di vestirsi ed osservava i suoi abiti cuciti con filo d’oro. Veniva considerato un metallo prezioso, non che non lo fosse, ma ad Asgard ci sarebbe stato poco da stupirsi anche se le fontane avessero improvvisamente incominciato a spruzzare oro fuso anzi che acqua, non a caso veniva chiamata Città Dorata: tutto era d’oro.

Non in tutti i Regni vi era tale benessere però. Una delegazione, che sembrava piuttosto un gruppo di disperati giunti al palazzo per rifugiarsi nel benessere di Asgard, era arrivata poche ore prima da Vanaheimr. Æsir e Vanir erano alleati antichi, ma da un po’ di tempo i primi avevo assunto più che altro il ruolo di benefattore ed i secondi di bisognosi. Ciò che una volta era stato una terra prosperosa, fiorente, era dominata dalla decadenza. Il Re, Njord, nonostante il potere che in passato aveva esercitato, era solo un vecchio che aspettava la fine del suo tempo su gambe tremanti che non lo sostenevano più ed alla stirpe reale era rimasto nulla più che il loro sangue a renderla tale. Vanaheimr era sulla soglia della rovina.

Questo Loki ovviamente lo aveva previsto già da tempo. A differenza di Thor, suo fratello, che passava ogni momento libero sul campo d’allenamento a lavorare quei suoi muscoli sfacciatamente perfetti, lui aveva seguito le strazianti lezioni di politica e storia. Il fatto che il Regno dei Vanir stesse per giungere alla sua fine proprio come se l’era immaginato, gli dava quasi un senso di soddisfazione perché aveva avuto ragione.

D’altro canto rispettava quel popolo, erano maghi antichi, famosi per la loro abilità con rune magiche e dato che di magia se ne intendeva piuttosto bene anche il principe dai capelli corvini, i visitatori erano un’occorrenza interessante. Gli Æsir erano guerrieri, non stregoni ed a parte se stesso e sua madre, Loki conosceva ben poche persone che sapessero utilizzare la magia per qualcosa di più decente che trucchetti per feste.

Prese il suo elmo, ovviamente d’oro uscendo dalle sue stanze a passo sostenuto, si fermò però in cima alla gradinata che stava per discendere e volse lo sguardo al lato opposto del lungo corridoio da cui era appena venuto. Thor era famoso per i suoi bicipiti, ma non proprio per la sua puntualità, sarebbe stato meglio andarlo a chiamare.

Con un sospiro che fece suonare volutamente scocciato anche se non c’era nessuno ad ascoltarlo, ruotò sui tacchi e si diresse dall’altra parte del corridoio che divideva le proprie stanze da quelle di suo fratello.

Loki aveva i passi particolarmente silenziosi, ma avvicinandosi pensò rigirando gli occhi con un mezzo sorriso, che anche se un’intera squadra di Einherjar fosse passata con tanto di armatura, spade e scudi, si sarebbero potuti udire gli strilletti che provenivano dalle stanze di Thor.

Bussò, ma aprì comunque in fretta le porte. La scena che gli si presentò davanti era abbastanza comica: suo fratello lo guardava scocciato, incurante della sua nudità, mentre la donna, un ancella bionda che Loki aveva visto già più volte al servizio di Thor, cercò di ricoprirsi e sparire talmente in fretta che uscendo gli sbatté contro, il che la fece arrossire ancora di più e scappare via con foga.

Loki non poté fare a meno di concedersi un sorrisetto: “Sei in ritardo.” disse a suo fratello, non dandogli neanche il tempo di lamentarsi e lanciandogli casacca e pantaloni. Thor sembrava sul punto di ribattere, ma alla fine sembrò decidere che Loki avesse ragione e si vestì in fretta.

Finché non furono finalmente sulle scale verso la sala del trono i due fratelli non si scambiarono parola. L’uno era ancora infastidito da come la sua piacevole interazione con la bionda Hulda era stata interrotta e l’altro chiedendosi se presto avrebbe trovato l’occasione per qualche conversazione interessante con gli ospiti.

Superata la metà delle scale il momento di silenzio finì. “Alcune volte mi chiedo cosa direbbero madre o padre se ti trovassero come io ora.” fece Loki con tono stuzzicante. Thor gli diede una pacca volutamente forte sulla spalla: “Non che tu fossi molto meglio, fratello, le donne quasi ti seguono in fila e tu di certo non ti trattieni.”

In un certo senso era vero. Se dei due principi il biondo era il bel guerriero, il corvino era famoso per, diciamo, altri talenti oltre alla sua magia. Ciò nonostante Loki era abbastanza sicuro che se mai uno di loro due fosse stato colto nell’atto sarebbe stato Thor. “La differenza, fratello, è che io sono meno appariscente, insomma, un po’ più arguto. Sai, esiste questo trucchetto semplicissimo: qualche runa e dalla stanza non esce il minimo suono, magari dovrei illustrartelo…” disse guarnendosi con noncuranza le mani e strappando finalmente un sorriso anche a Thor.

ᛚᛋ

Quando giunsero nella sala di Odino, o sala del trono, i sospetti di Loki furono confermati. Una delegazione era di solito composta da messaggeri e solo raramente accompagnata da un membro della casata reale se la cosa era particolarmente importante.

Nel caso della delegazione di Vanaheimr ci sarebbero potuti essere ben 10 messaggeri, una scorta di guardie decisamente eccessiva e praticamente la famiglia reale a suo completo, al di fuori di Njord. Il vecchio Re sembrava esser stato abbandonato per andare in rovina insieme al suo regno. Abbastanza poetico, sogghignò Loki anche se sapeva benissimo che la decadenza della terra dei Vanir avrebbe avuto effetti ben più longevi e probabilmente scomodi.

Il Padre Tutto era sceso dal suo trono (indovinate) d’oro dal quale era solito ad accogliere ospiti, ma nonostante il suo gesto mirato a ridurre la disparità fra la casa reale di Asgard e gli ospiti, a tutti era chiaro che i visitatori Vanir sembravano un gruppo di disgraziati venuti nella Città dorata per leccarsi le ferite. L’aria era soffocante.

Davanti a tutti stavano Freyr e Freija, i due gemelli, figli di Njord. La chiamavano Dea del Piacere e la sua bellezza che sfoggiava orgogliosamente in forma di lunghe ciocche di mogano, labbra splendidamente piene e degli occhi di notte, era nota in tutti i nuovi regni. Quel giorno però, neanche la sua deliziosa apparenza ed il modo sfidante in cui teneva alto il capo osservando dritto negli occhi Odino riusciva a far sembrare la delegazione meno patetica.

A suo fianco Freyr spostava il suo sguardo nervoso in giro per la sala. Non era un brutto uomo, muscoloso, ma leggermente tozzo e godeva della fama della gemella. Noioso ed insicuro, decise Loki e spostò lo sguardo oltre a ciò che aveva catturato la sua attenzione fin dall’inizio, ma che aveva volutamente ignorato fino a quel momento.

Il fatto era che risultava proprio impossibile trascurare la giovane che stava alle spalle dei suoi zii, un po’ nascosta, ma comunque spiccante più di chiunque altro. Quindi quella era Sigyn. Loki se la ricordava solo vagamente, forse ad un ballo o qualche altra occasione ufficiale si erano visti quando erano ancora bambini, ma l’unica cosa che richiamava chiaramente era come ella si nascondesse dietro alle gonne di Freija che scocciata la rimproverava spingendola in avanti. Era cresciuta, come anche lui del resto, ed il suo corpo si era fatto deliziosamente arrotondato proprio nei punti giusti. L’unica traccia rimasta dell’innocenza di una bambina le era dipinta sul viso dalle labbra leggermente schiuse e gli zigomi alti. Abbastanza bellina. Il principe corvino lasciò vagare gli occhi su di lei ancora per un po’ notando anche le occhiaia ed i segni di preoccupazione sulla sua fronte.

“Benvenuti Freija e Freyr, figli di Njord, e Sigyn, figlia di Vígi e Fraida. Siamo felici di accogliervi ad Asgard, a cosa dobbiamo l’onore?” parlò in quel momento Odino benevolmente, ma Loki capì benissimo che voleva arrivare al punto più in fretta possibile; il Padre Tutto non era di certo uno sciocco ed immaginò che sapesse della situazione dei Vanir.

“Per le Norne, dateci del buon vino, pane, carne!” scoppiò in quel momento Freyr senza alcun contegno ed il principe corvino vide come Sigyn sobbalzò alle spalle dello zio. “Abbiamo viaggiato a lungo, senza interruzione e qui tutti ci guardano come se venissimo da Muspelheim, pronti a bruciare tutta Asgard. Siamo stanchi, affamati!” continuò quello imperterrito.

Odino non era tipo da farsi gridare in faccia. Loki sentì Thor irrigidirsi a suo fianco e per un attimo temette che la buona vecchia diplomazia fosse presto stata sostituita dai buoni e vecchi pugni. Il Padre Tutto non sarebbe stato, però, un Re tanto eccezionale se non ci fosse stato a suo fianco la sua Regina e così Frigga si affrettò ad intervenire prima che la stanza si riempisse di uomini azzuffanti.

“Dovete allora scusarci per la nostra cattiva ospitalità, purtroppo non siamo così raffinati come i Vanir e spesso abbiamo la cattiva abitudine di mescolare cibo con politica, il che è ovviamente inaccettabile.” calmò gli animi con un sorriso, ma usando un tono deciso. Poi ordinò che fosse preparato un pasto sontuoso in un’altra sala e lanciò ai due principi uno sguardo che li invitava molto calorosamente a scortare gli ospiti personalmente.

ᛚᛋ

Quando Freyr e Freija si presentarono di nuovo, tardi la sera, nella sala del trono sembravano più tranquilli. Il vino che Frigga aveva fatto portare era forte, volutamente forse.

Il secondo incontro risultò pacato. Guardie ed altre persone erano state congedate e l’aria nella sala era meno pesante. Loki notò che curiosamente si erano presentati solo i due gemelli e che non c’era traccia della giovane principessa. Si mormorava che Njord avesse scelto lei come suo erede, dato che Freija non veniva considerata adatta ad essere una regina e Freyr non aveva avuto eredi, alcuni sospettavano addirittura che egli fosse sterile. Il tutto ovviamente non era altro che pettegolezzi raccontati durante alle feste, ma Loki sapeva che storielle del genere, anche se deformate ed arricchite, nascevano spesso grazie ad una base concreta.

Ovviamente anche Odino si accorse della mancata presenza di Sigyn e quando chiese di lei, Freija rispose seccamente che la sua nipote era stanca e che l’aveva mandata a riposare. Ciò che avrebbe potuto sembrare un gesto premuroso, non fu però confermato dallo sguardo che si indurì e da come strinse impercepibilmente le rosse labbra.

“Non è di certo un problema.” fece in quel momento Freyr come per rafforzare la posizione di sua sorella. “Non è il caso preoccupare una giovane donzella con affari politici.”

Il Padre Tutto fissò il suo sguardo pensoso sui gemelli: “Certo” acconsentì poi. “Lasciamo pure che la principessa si riprenda dal lungo viaggio.” disse, ma sembrò promettere con il suo unico occhio che la prossima volta non avrebbe tollerato tale atteggiamento.

La situazione di Vanaheimr che fu descritta successivamente era peggio, Loki dovette ammettere, di quello che si era immaginato. Gli ultimi due raccolti erano andati male perché coloro che lavoravano la terra si erano spinti verso le città in cerca di un destino migliore, le riserve reali di grano erano pressoché vuote e ci erano state rivolte di sudditi arrabbiati e presi dalla disperazione che avevano assalito le guardie del palazzo nella capitale Valldalen, il che aveva obbligato la famiglia reale a spostarsi in una residenza più piccola ad Ardall. Il commercio di pesce con Jotunheim era rado, come lo era sempre stato, ma gli Jotun, nonostante lo stato di povertà in cui si trovava Vanaheimr, non erano interessati ad incrementare gli scambi; del resto non esisteva nessun vero accordo fra i due popoli e Jotunheim non era certo famosa per la sua generosità.

Odino rimproverò duramente i gemelli per aver lasciato Njord in dietro solo nel palazzetto di Ardall in un momento così delicato, ma promise anche di mandare una scorta di Einherjar a sua protezione. Una cosa era chiara: approvvigionamenti dati in beneficenza non sarebbero bastati, qualcosa andava fatto ed anche in fretta.

ᛚᛋ

La giovane principessa Vanir risultò praticamente sparita per i tre giorni successivi e Loki valutò anche la possibilità che gli zii l’avessero rinchiusa nelle sue stanze. Era chiaro che fossero infastiditi dall’importanza che veniva attribuita a Sigyn e che volessero evitare che ella venisse in alcun modo coinvolta nel discorso politico, indicando che le teorie sull’eredità di Njord erano probabilmente fondate.

La rivide una mattina nella biblioteca. Era avvolta in un abito di un celeste pallido ricamato d’argento sulle spalline e nonostante non rivelasse di certo molto, si potevano intravvedere le spalle sottili ed il collo. Sigyn era in punta di piedi e si allungava verso l’alto per arrivare ad un libro. Loki si avvicinò e le porse il grosso tomo che a sua differenza riuscì a raggiungere senza problemi. “ᛏᛁᛚ ᚷᚱᚪᛋᛋ ᚩᚳ ᛒᛚᚩᛘ ᛘᛖᚦ ᚠᚱᚩᚦᛚᛖᛁᚳᚱ ᚾᚪᛏᛏᚢᚱᚪ (Til grass ok blóm með fróðleikr náttúra) i” recitava il titolo.

“Grazie.” bisbigliò la Vanir senza incontrare però il suo sguardo che invece era fisso sul suo viso. “Prego.” rispose lui. “Io sono Loki.” continuò poi, sperando di catturare i suoi occhi. Effettivamente lei finalmente lo guardò: “So chi siete.” disse senza dispetto nella sua voce, era una semplice constatazione che lasciò il principe spiazzato per una attimo, il che era veramente un’evenienza rara per la Lingua d’argento.

“Non sembrate proprio una Vanir.” decise di stuzzicarla. “Il vostro popolo non è famoso per avere chiome scure? Eppure voi siete più bionda di molti Æsir, anzi oserei dire che avete i capelli tanto chiari da far cadere nell’invidia metà delle donzelle di corte.”

Sigyn non si era ancora mossa e teneva il libro polveroso fra le sue mani: “Voi non siete biondo.” Di nuovo un’affermazione innocente, ma questa volta velata con una leggerissima dolce malizia ed a quel punto Loki sorrise. Abbastanza sfacciata questa bionda Vanir, pensò.

Lei si spostò sotto ad un portico dove vi erano panchine con morbidi cuscini di seta e tavoli di marmo sui quali dedicarsi alla lettura ed allo studio. La seguì e lei si lasciò seguire finché non si accomodò su una panchina e lasciò vagare il suo sguardo sul paesaggio oltre al portico per un attimo, prima di abbassarlo sulla copertina del tomo che aveva fra le mani.

“Vi interessa la magia?” indagò Loki indicando il libro e chiedendosi se avesse finalmente trovato qualcuno con cui discutere del soggetto. Sigyn annuì, ma non disse niente e il principe notò le occhiaia e il modo in cui stringeva le labbra, doveva essere abbastanza preoccupata.

“Anch’io mi intendo di incantesimi e rune magiche, forse possiamo arricchire il nostro piacere a vicenda.”. La Vanir alzò lo sguardo verso di lui e sorrise, Loki pensò che era deliziosa. “Non credo proprio.” disse poi però e lui batté le palpebre. “Come scusa?” Lei continuava a sorridere: “Ho sentito del vostro talento da mago, se ne parla per tutti i Nove Regni, ma il modo in cui voi Æsir utilizzate la magia è rozzo, sicuramente spettacolare, ma comunque grossolano. A Vanaheimr usiamo incantesimi più raffinati, sottili, non usiamo la magia per vantarcene.”

Veramente, veramente sfacciata. Per un attimo Loki considerò di risponderle male ed utilizzare la sua Lingua d’argento per ferirla, ma poi non disse niente.

“Vi ho offeso.” constatò Sigyn, ma rimase un lieve sorriso sulle sue labbra dischiuse. “No.” le rispose in fretta Loki, determinato a non far traspirare niente dal suo tono. “Penso solo che siete giunta a conclusioni di fretta, non mi avete ancora visto praticare magia.”

“Mostratemi qualcosa, allora.” fece lei ed al principe non sfuggì il modo nervoso in cui giocava con la copertina del libro. Non capì il motivo di tanta agitazione, ma decise ad ogni modo che non le avrebbe dato la soddisfazione di mostrarle qualche incantesimo e si alzò quindi un lieve inchino: “Magari un’altra volta.”

“Se cercate alcune delle piante descritte in quel manuale, vi suggerisco di visitare i nostri giardini, c'è una ricca varietà di erbe .” aggiunse poi indicando il tomo fra le mani di Sigyn, quando stava per svoltare l’angolo dietro ad una colonna.

“Visiterò.” annuì lei e poi, prima che Loki potesse sparire completamente dalla sua vista disse: “E scusatemi, Loki.” Il principe non rispose, ma pensò che gli piaceva il suono della voce di Sigyn che pronunciava il suo nome.

 

i“Di erbe e fiori con proprietà magiche”

   
 
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